ࡱ> )HJ !"#$%&'()*+,-./0123456789:;<=>?@ABCDEFG'`bjbj{P{P<::\@D?1(j\j\j\ vr***./././&0 2J QR"RRRV'N~\        b h!  * V|V ..RRr  .&R*R  * DT* RQ @,}K./ R < 0  f" { f"   ,f" * Z   ȷ%ZZZ  dZZZ bdxjbj......  RELAZIONE STORICA CIRCA LA CAUSA DEL SERVO DI DIO PADRE CARLO DABBIATEGRASSO (1825-1859) A cura della Commissione storica CASALPUSTERLENGO Santuario Madonna dei Cappuccini 2010 INTRODUZIONE La causa del servo di Dio padre Carlo Vigevano da Abbiategrasso (1825-1859) non parte da zero, ma si collega ai due processi istruiti a Lodi dal 3 maggio 1899 al 20 marzo 1902, e a Milano dal 13 gennaio 1899 al 28 gennaio 1903. Si tratta quindi ora della sua ripresa dopo la stasi di oltre un secolo. Da qui si affacciano subito due problemi: Perch la causa rimasta ferma cos a lungo? Perch la causa inizi solo quarantanni dopo la morte del Servo di Dio? Sono due questioni preliminari che trovano in questa relazione storica una loro spiegazione precisa e dettagliata. Lorigine di queste obiezioni si potrebbe trovare in un Promemoria conservato a Roma nellArchivio della Postulazione dellOrdine che dice cos: La causa del P. Carlo non fermata, ma piuttosto ferma. E ci (secondo il parere di tre avvocati che esaminarono gli atti del processo) non tanto per alcune difficolt che sorgono da varie deposizioni, ma perch listruttoria ottenuta nei due processi (di Lodi e di Milano) troppo scarsa di prove. I testi non furono bene scelti; basta riflettere che su oltre 80 testi, i religiosi cappuccini non toccarono la dozzina. Troppo si atteso ad iniziare i processi. Per impiantare saldamente la causa di una vita breve come quella di P. Carlo non si dovevano lasciar correre oltre ventanni dalla morte. Del resto al Signore non mancherebbe modo di supplire alle deficienze umane operando per lintercessione del P. Carlo veri miracoli. Questo giudizio sembra abbia tarpato le ali alle attese e abbia gelato lentusiasmo, anche se la fama di santit continu e continua ininterrotta fino ad oggi, come vedremo. Unanalisi critica secondo i criteri storici moderni, ad ogni modo, far vedere come questi due processi furono ineccepibili, a livello di procedura e di metodo, ma anche per la scelta di testi qualificati e spiegher anche perch il processo venne iniziato quarantanni dopo la morte del Servo di Dio, togliendo del tutto limpressione che sia stato per incuria o disinteresse. Al di l di questi interrogativi, si presenta alla Chiesa di oggi e rimane evidente, attorno alla figura di padre Carlo, una ininterrotta fama di santit, di virt eroiche e di miracoli. Su questo stato opportuno insistere per verificare se la documentazione raccolta consenta di mettere sufficientemente in risalto la santit e lesercizio eccellente delle virt, nonch la fama di santit in vita, in morte e dopo morte e la fama di miracoli, di segni e grazie fino ai nostri giorni. chiaro quindi che il lavoro fondamentale consiste nel revisionare analiticamente ed eventualmente completare la documentazione storico-archivistica e valorizzare inoltre la fonte testimoniale-giuridica dei due processi. Il percorso di questa relazione storica si svilupper perci in diverse sezioni: Dopo un elenco sommario della documentazione attualmente disponibile, che verr in seguito analizzata e ampiamente catalogata, si entrer direttamente nella biografia documentata del Servo di Dio ambientata nellepoca in cui visse e nel contesto del cappuccinesimo lombardo. In seguito si approfondir la fama di santit dalla morte del Servo di Dio fino ad oggi, in due tappe distinte: a) dalla morte fino allistruzione del processo canonico (1859-1904); b) dal Processo canonico ad oggi. Una terza parte riguarder le virt eroiche del Servo di Dio dimostrate attraverso le diverse testimonianze rilasciate durante il processo di Lodi e di Milano. Una quarta parte cercher di offrire il profilo spirituale del Servo di Dio e di spiegare lattualit del suo messaggio come risulta dallanalisi documentaria. Infine in modo analitico si presenter tutta la documentazione attualmente disponibile sia manoscritta che a stampa con lelenco degli archivi consultati e la loro consistenza in relazione alla causa di P. Carlo. I BREVE BIOGRAFIA DOCUMENTATA DEL SERVO DI DIO 1. - Documentazione attualmente disponibile La documentazione storica e bibliografica finora disponibile la seguente: 1) I processi manoscritti di Lodi e di Milano con tutti i documenti ivi riportati, inclusa la rogatoria di Bergamo. 2) I pochissimi scritti superstiti del Servo di Dio. 3) Le biografie di P. Carlo, incominciando dalla prima scritta nel 1877 dal sacerdote terziario francescano Gasparo Olmi (1833-1909) fino allultima di p. Evaldo Giudici edita nel 2008. Per una esatta recensione critica di queste biografie andranno segnalate soprattutto la Vita del Servo di Dio scritta da p. Ildefonso Aliverti da Vacallo nel 1945, importante per la seriet della ricerca documentaria e per la possibilit che lautore ebbe di utilizzare le testimonianze di molte persone che conobbero il Servo di Dio; e poi tutto il lavoro di scavo di p. Evaldo Giudici, durato molti anni, confluito poi nel recente volume Appunti per una vita di P. Carlo dAbbiategrasso (Casalpusterlengo 2008) nel quale si legge una pregevole descrizione della santit e dellesercizio eroico delle virt e della fama di santit del Servo di Dio. 4) Gli articoli di bollettini e di giornali, sia locali del Lodigiano sia quelli parrocchiali, della provincia cappuccina lombarda e dellOrdine. 5) I documenti darchivio, con lelenco degli archivi consultati e la loro consistenza in relazione alla causa di P. Carlo. 6) Infine la documentazione finora prodotta in relazione alla storia della causa del Servo di Dio e alla sua ripresa attuale. Tutto questo materiale a disposizione degli storici dimostra come la causa pu trovare ampio respiro contro la sensazione, spesso forse superficialmente espressa, che essa si sia arenata perch troppo povera di documentazione. Invece la documentazione c e se si raccoglie insieme con cura, crediamo, apparir abbastanza notevole o almeno pi che sufficiente, pur nella brevit di una vita conclusa in trentatr anni. Ed proprio su questa breve vita che ora opportuno fermare lattenzione e ripassarne la documentazione in modo da proporre una biografia tutta documentata con i testi ben scelti, numerati e autenticati. Ma prima necessario tracciare un sintetico e schematico quadro storico politico ecclesiale sul quale si innesta la breve vicenda biografica di P. Carlo. Lepoca del Servo di Dio, per pi aspetti, densa di trasformazioni sociali, politiche e religiose. 2. - Lepoca del Servo di Dio una vita che comprende quattro papati: Leone XII della Genga, dal 1823 al 1829. Il 1825, anno di nascita di padre Carlo, anno giubilare, 20 anno santo, solennizzato da Leone XII che riprese la serie dei giubilei interrotta per ragioni politiche da Papa Pio VII. Poi Pio VIII Castiglioni dal 1829 al 1830, solo venti mesi di pontificato, col card. Albani segretario di stato che svolse tutti gli affari secolari; successivamente il camaldolese Gregorio XVI Cappellari dal 1831 al 1846, sotto il quale scoppiarono moti insurrezionali nello Stato Pontificio nel 1831-32 e 1843-45, repressi con laiuto dellAustria che occup per sette anni Bologna e anche con laiuto dei francesi e poi della milizia pontificia. Ma crebbe lodio contro il dominio austriaco, mentre la Curia romana assumeva un atteggiamento ostile anche di fronte al movimento unitario nazionale, animato dalle societ segrete mazziniane che si infiltravano un po ovunque contro particolarmente la sovranit popolare. Tra i cattolici si svilupp il neoguelfismo, che voleva una conciliazione del papato con il liberalismo politico e derivava dal quel liberalismo cattolico fiorito rapidamente fra il 1830 e il 1848, che aspirava a porre sotto legida del papato i diversi stati italiani fino alleliminazione dellAustria. Erano idee espresse in vari modi dai patrioti moderati come Alessandro Manzoni ( 1873), i sacerdoti e filosofi Vincenzo Gioberti ( 1852) e Antonio Rosmini ( 1855), gli statisti Cesare Balbo ( 1853) e Massimo dAzeglio ( 1866). Nel campo religioso Gregorio XVI fu fecondo diniziative, affront con lenc. Mirari vos dellagosto 1832 lindifferentismo e lo spirito liberale del tempo, condann diversi errori, (di Lamennais e altri), dedic viva attenzione alle missioni. Il papa durante il quale padre Carlo chiuse la sua vita fu il beato Pio IX Mastai-Ferretti dal 1846 al 1878 (che padre Carlo nomina in un suo intitolato: Lamentazione); egli col suo atteggiamento pi liberale sollev un entusiasmo come un mito che vedeva il papa alla testa del movimento unitario destinato a cacciare lAustria e a rinnovare la nazione. Ma Pio IX non volle unirsi alla guerra di Carlo Alberto contro lAustria, cercando invece di guadagnare il Piemonte al progetto della lega difensiva. Nellallocuzione del 9 aprile 1848 il papa infranse le diffuse illusioni. Il tradimento di Pio IX, come venne detto dagli estremisti mazziniani, port alluccisione di Pellegrino Rossi il 15 nov. 1848 e alla proclamazione a Roma della repubblica (9 febbr. 1849). Roma venne liberata dai francesi col generale Oudinot in luglio 1849. Pio IX, fuggito a Gaeta, rientrava in citt nellaprile 1850, difeso dai francesi fino al 1870. Le legazioni settentrionali fino al 1859 rimasero occupate dagli Austriaci che avevano sconfitto Carlo Alberto, che abdic a favore del figlio Vittorio Emanuele II (1849-1878). La restaurazione papale del 1850 segnava la fine del neoguelfismo, e lunica possibilit era labolizione del potere temporale, come prese atto il Gioberti nel suo Rinnovamento civile degli italiani (Parigi-Torino 1851). L8 dicembre 1854 Pio IX proclam il dogma dellImmacolata Concezione. In Austria il cancelliere principe onnipotente Klemens Metternich resse le redini del governo per ben 39 anni, dal 1809 al 1848, con gli imperatori Francesco I ( 1835) e Ferdinando I ( 1848). Dopo la caduta di Metternich nel 1848 i vescovi riuscirono con il giovane imperatore Francesco Giuseppe I (1848-1916) a ottenere maggiore libert nelle cose ecclesiastiche fino a fare un concordato con la S. Sede il 18 agosto 1855 che escludeva il giuseppinismo e assecondava la libert della Chiesa, anche se era contrastato dai liberali e dai protestanti e da molti dubbi in ambienti cattolici giustificati per alcune disposizioni riguardanti la scuola. Lanno 1859, anno della morte di padre Carlo, anche lanno della morte del santo curato dArs Giovanni Battista Vianney ed lanno in cui il Piemonte, con Cavour, si alle con limperatore Napoleone III e fece guerra allAustria riuscendo a impossessarsi della Lombardia, mentre varie regioni dello stato pontificio si ribellarono al governo papale. In questo quadro storico politico ecclesiale si inserisce la vicenda biografica di padre Carlo. 3. - Breve Excursus documentato della vita di P. Carlo dAbbiategrasso La cronologia di padre Carlo va dal 1825 al 1859, soltanto 33 anni, pochi, come quelli di Cristo sulla terra, ma intensi di avvenimenti nella fetta di Lombardia in cui visse. Dal 1825 al 1852, 27 anni, padre Carlo vive e opera nel paese natio di Abbiategrasso, provincia di Milano. Dal mese di ottobre 1852 a febbraio 1859, 7 anni, frate cappuccino, con la pausa di circa quattro mesi nel 1854 quando, dopo il noviziato, per motivi di salute viene rimandato a casa. Sono 27 anni di preparazione, 7 anni di perfezione con gli ultimi 7 mesi di glorificazione, dal 1858 al 1859, a Casalpusterlengo. Uno sguardo retrospettivo e dinsieme, sulla scorta della documentazione e delle numerose testimonianze, consente di affermare che i suoi trentatr anni sono caratterizzati da una spiccata religiosit manifestata gi nel periodo della sua fanciullezza e da una crescente tensione verso la santit. Infatti tutto questo appare nelle successive tre tappe della sua vita. 1) Vita in famiglia: 1825-1852. Nato ad Abbiategrasso il 30 agosto 1825 da Carlo Vigevano e da Giuditta Golgi, sarto lui, cucitrice lei, viene subito battezzato con i nomi di Gaetano-Antonio nella chiesa parrocchiale di S. Maria Nova. Figlio primogenito di ben diciassette tra fratelli e sorelle, quasi tutti per non sopravvissuti, con genitori di grande fede ed enorme coraggio nella loro missione tanto lunga e dolorosa. Padre Carlo rivel presto una grandezza di spirito che destava lammirazione di tutti. Licona della sua spiritualit si pu trovare nella effige della Vergine Addolorata con Ges morto che pende dalle sue braccia, la statua della cappella dellAddolorata in Abbiategrasso, che tante volte egli da fanciullo ha visto e davanti alla quale tante volte ha pregato e dalla quale stato guarito miracolosamente (in data 17 o 18 ottobre 1829/1830) quando aveva cinque anni, al passaggio della statua portata in processione durante la festa che ad Abbiategrasso si celebra per tradizione dal 1758 la terza domenica di ottobre, quasi a chiusura dei grandi lavori agricoli. Scrive p. Evaldo che questa unica devozione (il Crocifisso e lAddolorata quasi fusi insieme) il fondamento della sua vocazione alla santit. Poi, gi da piccolo, da sei anni in avanti, nel 1831 inizia a frequentare la scuola e manifesta una grande compassione verso i poveri, come san Francesco, fa la scoperta dei poveri, ai quali dona tutta la sua merenda a scuola tornando a casa digiuno. Questo amore lo porta ancora giovanissimo a insegnar ai suoi compagni poveri le preghiere e i primi elementi della dottrina cristiana, e saranno poi questi che lo accompagneranno pi tardi nellorganizzare un primo oratorio festivo in parrocchia. Questa misericordia verso i poveri, i piccoli, gli ammalati, lo spingeva a partecipare sempre ai funerali, specie dei poveri, e guidava in chiesa gruppi di giovanetti. Seguiva i pi piccoli nella dottrina cristiana, conosceva le famiglie pi povere, anche quelle isolate nei cascinali di campagna, e ad esse portava ci che poteva, anche danari, fino al punto che, se lasciato fare, avrebbe svuotato il magazzino del padre. Serviva nellospedale degli incurabili ad Abbiategrasso. E animava tutto questo con una sempre pi grande devozione alla Madonna: digiuno tutti i sabati e vigilie delle sue feste, rosario quotidiano, corona dei sette dolori e dellImmacolata; e insieme la devozione al Crocifisso, fino a tarda notte, e al Sacro Cuore con i nove officietti e la fondazione in parrocchia della relativa confraternita. Questo spirito di devozione richiederebbe uno studio pi approfondito perch sta alla base del suo sviluppo spirituale e mistico. Nel 1832 incomincia a confessarsi. Il 3 aprile 1836 riceve la prima Comunione il giorno di Pasqua e il 22 maggio 1836 riceve la S. Cresima nel duomo di Milano, probabilmente nella solennit di Pentecoste, dalle mani dellarcivescovo card. Gaetano Gaisruck. Suo padrino fu il sig. Antonio Politi del fu Filippo. Testimoni importanti del periodo giovanile nel secolo sono stati i due prevosti di Abbiategrasso, il milanese don Giuseppe Lattuada ( 1841),e don Francesco Palazzi ( 1884). Questi due sacerdoti contribuirono molto alla formazione cristiana del giovane Vigevano e testimoniarono, specie il Palazzi, della sua grandissima devozione eucaristica e della pratica dei sacramenti con stupefacente partecipazione interiore e abbondanti lacrime, come gi stato segnalato. Una giovinezza assai attiva. Egli, specie ogni domenica, riuniva e seguiva i fanciulli, li conduceva a pregare in chiesa e al cimitero e li istruiva, quasi un primo movimento di oratorio, unazione cattolica ante litteram. Una nota pi umana si legge nella deposizione di Angelo Vigevano, nato nel 1833, venditore, 66 anni, cugino di p. Carlo: Accostandosi alla santa confessione vi si portava con tanto trasporto e passione, pi che non gli altri quando vanno a godere qualche spettacolo. Coi ragazzi non stava insieme che per pregare e per compiere altre opere buone gi dette. Non giuocava mai fuorch con mio fratello della stessa sua et col quale si divertiva qualche volta giuocando alle pallottole in un prato vicino alla casa nostra. Due fatti eclatanti restarono soprattutto impressi e rivelano la carica di amore soprannaturale che lo animava. Uno nellaiutare in bottega il padre, dove talmente scrupoloso e compassionevole verso i poveri che fa gli interessi del cliente, segnalando eventuali difetti della merce. Laltro un eroico zelo spirituale di salvezza delle anime che lo spinge nel 1850 a chiedere di sostituirsi a qualche carcerato o condannato a morte, offrendosi vittima di espiazione e intervenendo in questo senso presso le autorit, anche se poi naturalmente la sua proposta non venne accettata. Due fatti che gli procurarono tanti rimbrotti da tutti i suoi di casa. Per il primo fatto durante i processi lallora parroco di Abbiategrasso don Cesare Balconi di Vimercate, lascer questa curiosa testimonianza: Qualche vecchia coetanea di padre Carlo diceva che ai suoi tempi lo credevano quasi un po deficiente di mente, per il modo con cui trattava in negozio; e poi invece ora comprendono che era virt quello che giudicavano deficienza di mente. Del secondo fatto unaltra testimonianza di fr. Leone Bettoni da Bagnatica ( 1912) dice cos: Mi son trovato con suo padre che era di ritorno dai funerali di padre Carlo celebrati a Casalpusterlengo e ne contava tutte le meraviglie del gran concorso e delle guardie che a stento frenavano la folla. Poi si mise a contare alcuni fatti della giovinezza di padre Carlo quandera in famiglia tra cui che sera offerto a morire per un condannato, come fosse lui il colpevole e daverne perci provato s vivo dispiacere che incontratolo gli diede uno schiaffo. Questo episodio lasci una traccia profonda nella gente ed spesso ricordato nelle deposizioni processuali anche con particolari che meritano di essere sottolineati. Anche qui il testimone pi autorevole don Francesco Palazzi, il quale per si riferisce soltanto al fatto criminoso avvenuto il 30 novembre 1850 che riguarda una donna uccisa per rapina e trovata nei boschi di Casterno, una frazione di Robecco sul Naviglio in provincia di Milano. I due ladri assassini, presi dalla giustizia e imprigionati in Abbiategrasso, era ormai voce comune che sarebbero stati condannati a morte, quando intervenne Gaetano Vigevano a perorare la loro causa fino a voler sostituirli nella pena capitale. Questa incredibile offerta della propria vita sollecit lintervento del prevosto Palazzi che richiese alla Pretura abbiatense una ufficiale dichiarazione: Il 30 novembre 1850, in un bosco nella Valle Ticino, in Territorio di Robecco, venne assassinata e spogliata di danari ed oggetti preziosi, certa Signora Maria Bettes-Odonini, maritata Cattini di Milano, il cui cadavere fu rinvenuto in detto bosco nel giorno 8 successivo Dicembre. Le indagini praticate dalla punitiva giustizia condussero alla scoperta dei malandrini... successivamente arrestati e tradotti alle carceri Pretoriali in Abbiategrasso... Mentre, presso la I.R. Pretura in Abbiategrasso pendeva il processo relativo; e mentre si riteneva generalmente certa la condanna dei detti delinquenti, per gli indizi a loro carico raccolti negli Atti, in cui di gi si incolpavano fra loro vicendevolmente del reato; il Vigevano che credeva (come tutti del resto) dovessero essere condannati alla pena di morte (la terribile forca austriaca) tanto pi che il paese era in istato dassedio, con un governo militare, pose unistanza al protocollo criminale della Pretura per essere sentito in esame nellaccennato processo; e assegnato a comparire, si presentato, dichiarando in formale protocollo, da lui confermato e sottoscritto, e coi sentimenti pi manifesti di cristiana carit, che esso si offriva vittima di espiazione in favore dei nominati due delinquenti,e pregava fervorosamente i Tribunali a lasciarli in libert e a trattenere lui in carcere per fare subire a lui quella pena a cui i medesimi dovevano essere condannati. Don Palazzi non accenna ad un precedente fatto analogo, avvenuto il 15 ottobre 1850, ma ben pi leggero, di due ladruncoli alla bottega del padre, denunciati subito e finiti in carcere. Anche in questo caso il giovane Gaetano chiede alla Pretura del paese di lasciarli liberi e di perdonarli. Invece sono condannati ad alcuni giorni di carcere. Allora egli interviene di nuovo per farli liberare oppure di sostituirli nella pena. Qui opportuno indugiare un momento perch si tratta di una documentazione fortunatamente ritrovata sia nella Pretura di Abbiategrasso, sia nellArchivio del tribunale di Pavia, anche se le quattro lettere originali di Gaetano Vigevano non sono state purtroppo conservate, se non fortunatamente attraverso una trascrizione fedele di don Ferdinando Rodolfi. Queste lettere di Gaetano Vigevano potranno unirsi quindi agli altri pochissimi scritti originali suoi e vengono qui riproposte integralmente con la segnatura originale che avevano nellincartamento penale: (l85-CLXX-5) AllImperial Regia Pretura di Abbiategrasso Abbiategrasso, 15 ottobre 1850. Amorosissimo Sindaco, Lo supplico che voglia perdonare a quei due delinquenti, che oggi furono carcerati pel furto di n. 2 fazzoletti, come dal mio padre Vigevano Carlo oggi gliene fece avviso. Pi desidero che non gli faccia alcun scritto sul libro de la Giustizia; di ci tanto lo supplico. Quando li avr messi in liberta, lo supplico di scrivere (a me) poche righe su di un pezzetto di carta, rallegrandomi dessere stato esaudito. Non quale Sindaco lo chiamo, ma amoroso fratello lo prego di accettare questa mia supplica. Sono Vigevano Gaetano di Carlo. (l87-CLXXII-25) AllImperial R.Pretura di Abbiategrasso, Abbiategrasso, 1 Novembre 1850. Seppi che i carcerati V. e R. furono condannati a undici giorni di prigione per il furto dei n. 2 fazzoletti che fecero a mio Padre, di ci tanto mi dispiace; pertanto adunque io sono a nuovamente supplicare il Sindaco, cio quello che fu giudice. Amatissimo Sindaco, Giacch non ebbe luogo la mia supplica del giorno 21 scorso mese [sic per 15 ott.], che gli feci per ottenere perdono ai carcerati qui sopra mentovati, lo prego di accettare almeno la presente, ed questa: Sappia,o caro Sindaco, che io non posso soffrire che alcuno dei miei prossimi abbiano ad essere imprigionati n castigati pel male che mi abbiano potuto fare; pertanto, adunque, mossomi a piet de soprannominati, sono a supplicarlo di nuovo; e queste poche parole sono la mia supplica: O Egli li rimette subito in libert o si accetti me per loro; di ci, tanto lo supplico. Allora, o mio caro ed amato Sindaco, tanto lo supplico di rimetterli in libert, e se non pu, lo supplico di accettarmi per sostitutore; farammi il piacere a dimandarmi subito, non differendo tempo; e dimandandomi, lasciarli in piena libert lo supplico medesimamente. Per sommo affetto che io gli protesto di avergli a Lui, quale amato Giudice, di sempre raccomandarlo a Maria Santissima quale suo figlio. E frattanto lo riverisco e lo saluto di vero cuore. Sono Vigevano Gaetano di Carlo (l82-CL VII) Allimperial Regia Pretura di Abbiategrasso Onoratissimo Luogotenente la Pretura, Farammi piacere indirizzare la unita sigillatura a quellUfficio ed a quello cui terr luogo di Sindaco nel delitto di quei due uomini (cui si dice) che hanno dato la morte a quella povera donna, nei Boschi di Casterno; intanto lo ringrazio di ci e lo saluto di cuore. La mia firma si trova nella unita sigillata. (183-CCXVII) AllImperial Regia Pretura di Abbiategrasso Abbiategrasso,il 29 gennaio 1851. Onoratissimo Sindaco, Udii doversi dare la morte a quei due poveri carcerati (cui si dice) aver dato la morte a quella povera donna nei Boschi di Casterno, quindi mi sento mosso da Dio a piet di cotesti, e gi mi nasceva qualche pensiero di salvarli dalla morte, e per io ho voluto consultare con lorazione se era volont del Signore, ed ecco chEgli ispirommi efficacemente. Dunque per ispeciale impulso dello Spirito Santo, io ebbi a supplicarlo cos. Immensi motivi mi inducono a salvarli, quindi lo supplico: O di condonargli la vita o si metta me per sostitutore di quelli. Lo prego di non tardare a spedirmi una piccola ricevuta, cio di questa supplica, entro la quale lo supplico di scrivere qualche riga permettendomi che possa visitare i sunnominati, i quali credo trovarsi nella prigione di Abbiategrsso, questa ricevuta che spero da lei avere, desidero che sia indirizzata al Sig. Antonali Natale, Pedone di Abbiategrasso. Raccomando di accettare questa supplica ed insieme a me lo prego raccomandarli a Dio cos: Padre, nel nome di Ges e di Maria, salvate quelli da ogni male! Intanto mi dichiaro suo servo, e nel nome del Signore lo saluto. Sono Vigevano Gaetano di Carlo. Queste letterine originali di Gaetano Vigevano svelano qualcosa di profondo della sua anima, ci permettono di intravvedere una spiritualit altissima, eroica di amore, in un giovane di 26 anni che ormai aspira ad una consacrazione e offerta totale della sua vita. Del resto sappiamo che lattrattiva alla vita religiosa era in lui molto sentita. Quando manifest ai genitori questa sua volont, trov specie da parte del padre un netto rifiuto, anzi il padre fece molti tentativi per fargli scegliere la via del matrimonio. Ma fu un fallimento perch questo suo figlio primogenito, che egli molto amava, nonostante le sue fissazioni religiose e la sua mente esaltata (come egli diceva) era gi cos interiormente consacrato a Dio che non vedeva altro. Le testimonianze su questo punto sono poche, ma chiare nel segnalare questo episodio. Una testimonianza molto importante per gli anni trascorsi da P. Carlo ad Abbiategrasso una lettera di un lontano parente (forse un cugino da parte della madre Golgi) scritta a p. Egidio da Milano, in data Abbiategrasso, 14 Aprile 1881 e sembra opportuno qui riportarla perch riferisce anche una notizia finora non sottolineata nelle biografie, ossia che i genitori volevano che il figlio diventasse prete e questo quando era prevosto don Lattuada: Non posso dare informazione della giovinezza del Vigevano Gaetano, in Religione Padre Carlo, perch io magiore di 5 anni di pi et non aveva col picolo Gaetano comune le scuole e non poteva essere a contato. Ero per a contato con suo padre Vigevano Carlo e sua madre Golgi Margherita; oltre lammicizia sono anche lontano parente. Conobbi e fui sempre a contato col giovane Gaetano dalla sua et da 15 a 25 anni cio per 10 anni consecutivi. Da ragazzo i suoi genitori volevano dal suo Gaetano farne un prete, ma non potendo sostenere la spesa si rivolsero al innalora [allallora] Preposto di qui Sig. Latuada, pregandolo a farli avere un beneficio patronale, ci non venne acordato. In allora e il giovinetto Gaetano aveva circa 15 anni si occup del mestiere di suo padre, era giovane quieto, ubbidiente, asente agli affari del negozio, era piutosto bravo in botega e prometeva essere non solo buon filiolo, ma anche svilupato in comercio. Il giovane Gaetano era il magiore dei figli di suo padre, era la speranza de suoi genitori, i quali avendo numerosa fammilia calcolavano molto su lui. A 20 anni il giovane Gaetano non rifugiva di onesti divertimenti, era di naturale se non tropo alegro, per espansivo. Pi tardi suo padre voleva che prendesse molie. Vi furono due proposte di matrimonio, ma non si combin niente a motivo di interesse. Sono convinto che nei progetti di matrimonio il giovane Gaetano non faceva altro che ubidire suo padre, il quale sperava con un buon matrimonio del figlio migliorare la sua condizione economica e avantagiare cos la fortuna degli altri suoi figli. Dopo il suo rifiuto in fatto di matrimonio il giovane Gaetano non ne volle pi sentire parlare di altre proposte, allora aveva circa anni 25 e da allora cominci a essere pi concentrato, divoto religioso con una idea fissa, farsi frate e fu allora che si mise a studiare il latino sotto la direzione del sacerdote Sig. don Cesare Vigevano di qui. Da quel tempo in avanti cio sino che stesse qui in Abbiategrasso il giovane Gaetano tenne una condota non solo buona, ma fu un continuo esempio edificante di religione e di piet da farlo tenere da tutti quello che lo conoscevano poi un vero Angelo. Aparve che la familia del Padre Carlo cominciando dal padre, madre, cos tutti i fratelli e sorelle erano tutti chi pi o meno affetti di malatia polmonare.... La salute cagionevole sar un grave impedimento alle sue aspirazioni di vita religiosa consacrata e condizioner notevolmente tutta la sua breve vita. Ad ogni modo una cosa chiara: se il giovane Gaetano Vigevano non era adatto a coltivare gli interessi mercantili della famiglia, non era per, come pensava il padre, un esaltato e campato per aria, ma era profondamente inserito nella vita sociale e religiosa del suo paese, attento agli avvenimenti che potevano animare la sua carit verso ogni persona sofferente. Questo rapporto vivo e soprannaturale con i fatti del tempo e con la storia anche politica e legale del suo paese e del suo circondario ci offre loccasione per innestare qui un po di storia di Abbiategrasso per gli anni in cui vi oper p. Carlo e soprattutto le risonanze politiche delle Cinque Giornate di Milano del 1848 e le aspirazioni di libert e altri elementi economico-religiosi e culturali del paese che aiutano a inquadrare meglio la presenza del Servo di Dio. A questo proposito lasciamo la parola a uno specialista del settore, il prof. Mario Comincini: Abbiategrasso negli anni di padre Carlo Quando nacque Gaetano Vigevano (1825), il borgo di Abbiategrasso faceva parte da dieci anni del Regno Lombardo-Veneto ed era capoluogo del Distretto V della Provincia di Pavia, con sede di Pretura. A chi proveniva da Milano, come ebbe a scrivere Cesare Cant, la prima immagine di Abbiategrasso era una lunga fila di barconi carichi di merci, lungo il Naviglietto che congiungeva il Naviglio Grande al borgo. Erano merci provenienti su carri da Genova fino a Vigevano oppure da Bereguardo sul naviglio omonimo. Da Bereguardo arrivavano soprattutto la legna dei boschi del Ticino, il sale condotto sul Po dall'Adriatico a Pavia e i vini dell'Oltrepo e del Monferrato. Ma al porto di Abbiategrasso giungevano anche grani e fieno della campagna circostante e tutte queste merci erano destinate a Milano. Il borgo era cinto da un ampio fossato medievale e, al suo interno, gli edifici storici pi importanti erano il castello visconteo e la chiesa di S. Maria Nuova. Fuori dal borgo, verso il Ticino, si stendeva un'ampia e fertilissima vallata coltivata a riso, granoturco, frumento, segale, avena e che produceva inoltre fieno, foraggi e legumi. Altri prodotti locali legati all'economia rurale erano i bachi per la seta, il lino e l'olio di noce e di ravizzone. Fiorente era la produzione di burro e formaggi. Da qualche decennio, cio dalla fine del Settecento, si era aggiunta qualche attivit manifatturiera, come filatoi e filande a vapore. Prevosto della parrocchia di S. Maria Nuova era don Giuseppe Maria Bozzi, nativo del vicino borgo di Rosate e che nel 1833 sarebbe diventato vescovo di Mantova. Suo successore fu don Giuseppe Lattuada, protagonista di un episodio espressione del sentimento patriottico locale e ancora ricordato negli anni Ottanta dellOttocento, come testimonia Sajni nei suoi scritti. Nel 1847, annot infatti Sajni, in occasione dellonomastico dellimperatore dAustria, il prevostino Lattuada fu invitato dallautorit governativa a celebrare personalmente una messa in canto con altre solenni funzioni religiose. Il prevosto si rifiut ma aggiunse che, in obbedienza alle leggi, avrebbe fatto cantare la messa dal suo clero. Per cui conclude Sajni si provoc larresto e venne condotto, dicesi a Milano, qualche giorno. La sua salute ne risent e lo stesso anno decesse. Peraltro lepisodio stato in seguito ridimensionato e precisato, sulla scorta di documenti darchivio. Non si era nel 1847 ma nel 1838 (il prevosto sarebbe morto nel 1841) e in particolare era il 30 maggio, giorno onomastico di Ferdinando I. Come ogni anno, in S. Maria Nuova era prevista una funzione religiosa ma il prevosto non diede il permesso di cantare linno nazionale da parte di un coretto di fanciulli appositamente istruito dallorganista. Poco dopo riceveva una lettera dellImperial Regio Commissario Distrettuale, con la quale lo si invitava a fare in modo che in avvenire s interessante funzione si facesse con quel maggior decoro e con quella festivit che tanto si desidera. Nel contempo il Commissario lamentava che il canto dellInno Ambrosiano [il Te Deum] venne incominciato dal clero collaria consueta e poscia laria si mutata in quella del Miserere!. Non documentato, comunque, che quellepisodio abbia avuto conseguenze per il prevosto, che quindi fu piuttosto vittima della mitizzazione postrisorgimentale. Ladesione alla sommossa milanese del 1848 fu manifestata dal contado in primo luogo con la raccolta di denaro per la causa nazionale. E dai piccoli paesi ai grossi borghi, fu unadesione pressoch unanime. A Milano, per limitarsi all'Est Ticino, arrivarono offerte dalle parrocchie di Turbigo, Motta Visconti, Fallavecchia, Cisliano, Bestazzo. Il parroco e il coadiutore di Corsico coinvolsero una cinquantina tra fittabili e i loro coloni. Altre offerte arrivarono dalle comunit di Robecco, da Castellazzo de Barzi e da S. Stefano presso Magenta. Lavvocato Ambrogio Ubicini promosse una sottoscrizione tra la popolazione di Sedriano. Il Commissario Distrettuale di Cuggiono raccolse pi di 6000 lire tra 19 comuni del distretto. Gli assistenti, filere e menere della filanda dei fratelli Corti di Castano inviarono 163 lire. La pieve di Rosate raccolse in 11 sue parrocchie oltre 2500 lire. I terrieri di Ossona, col clero in testa, recapitarono 208 lire. Anche le tre parrocchie di Abbiategrasso inviarono denaro: quasi 1000 lire quella di S. Pietro, oltre 400 quella di Castelletto, quasi 4000 quella di S. Maria Nuova con ingenti somme versate dal clero (1000 lire solo da don Giuseppe Spreafico), oltre ad argenteria per un valore di 3900 lire (se ne riparler); la sottoscrizione di questultima parrocchia ebbe 150 adesioni, tra cui qualche membro della Deputazione Comunale e poi persone di ogni ceto sociale. Si promosse una colletta persino nella locale Pia Casa degli Incurabili, a cui aderirono il personale amministrativo (tra cui il patriota rag. Sartirana), i tre sacerdoti, il medico, il chirurgo ma anche gli inservienti e persino diversi miserabili ricoverati; colletta che frutt 840 lire. I promotori della raccolta di denaro, nelle singole realt locali, non ricoprivano sempre le stesse funzioni: pi spesso liniziativa era del parroco, talvolta della parrocchia e del comune insieme, talvolta del solo comune; ma ci furono anche moltissime oblazioni individuali, oppure offerte in natura come gioielli e biancheria per gli ospedali. Il contributo del clero risult comunque determinante non solo per lesito della sottoscrizione e anche prima che il Governo Provvisorio emanasse una circolare ai parroci, il 26 giugno, invitandoli ad usare tutta la loro influenza per larruolamento volontario e la raccolta di denaro. Circolare a cui segu, il primo luglio, linvito dellarcivescovo a offrire in prestito largento delle suppellettili sacre non strettamente legate al culto: e da Abbiategrasso il prevosto Palazzi, gi promotore di una serie di collette, invi sei candelieri e due croci, tutti in argento. Il Governo Provvisorio si preoccup di conquistare alla causa nazionale gli indecisi anche con azioni dirette sul territorio, invitando gli Oblati di Rho a portarsi nelle grosse borgate per raccomandare lordine e la tranquillit, dimostrando i vantaggi che derivavano anche alla religione e alla popolazione dalla conquistata indipendenza, che andava quindi conservata col rispetto delle leggi. E come primo paese in cui tentare questopera di persuasione si segnalava Cuggiono, dove evidentemente la causa nazionale non era molto sentita. La lettera del Governo Provvisorio agli Oblati, datata 30 aprile, fu controfirmata dallarcivescovo Romilli, con linvito ai parroci a cooperare. Ci si era rivolti ai religiosi di Rho sia per la loro esperienza missionaria sia per il loro sentimento patriottico, che in quei momenti fu dimostrato con linvio di ben 6200 lire e 24 moggia di frumento (un moggio = circa 150 kg), da convertirsi in pane per le famiglie indigenti. LAbbiatense e il Magentino costituivano allora, come s detto, un distretto appartenente alla provincia di Pavia e formato da 25 comuni, da Ozzero in su fino a Mesero e Ossona e, verso est, fino a Bareggio. E appunto in ambito distrettuale si costitu, ad Abbiategrasso, un Comitato di Pubblica Sicurezza, come disposto dalle Istruzioni emanate dal Governo Provvisorio il 15 maggio ma pubblicate solo il 15 luglio, Comitato che appunto in luglio esortava gli abitanti del distretto a sostenere la sua opera in favore della patria; ne era presidente labbiatense abate Cesare Vigevano, cugino di padre Carlo e citato negli atti del processo canonico come fonte per la testimonianza resa da don Luigi Magnaghi, coadiutore di S. Maria Nuova di Abbiategrasso. Purtroppo non si in grado di ricostruire lattivit di quellorganismo, sciolto dopo qualche settimana per il rientro degli austriaci, che ai primi di agosto organizz, nellambito del territorio di propria competenza, la leva in massa di tutte le Guardie nazionali mobilizzabili, cio di tutti gli uomini atti a marciare, dagli anni 18 ai 40. Ognuno che ha un fucile deve portarlo seco con tutte le munizioni che possiede. Quelli che non possono partire devono cederle a quelli che partono. Chi non ha armi marci con gli attrezzi da muover terra e spianare alberi, falci, scuri, vanghe, zappe, ecc. Ogni comune dovr fornire il pane per una settimana alle Guardie nazionali che marciano sia con armi sia con utensili. Il parroco, il medico condotto e lispettore di vigilanza, assistiti dallagente comunale, costituiranno il comitato della leva in massa. Non obbligatoria alcuna uniforme, e baster che ciascun uomo porti una croce rossa al petto. Chi non avesse cappotti o tabarri, porter con s una coperta di lana nel suo fardello. Il servizio durer pei pochi giorni del pericolo dellinvasione del territorio. Nei comuni in cui vi pi di un sacerdote, questo segua la sacra crociata. Quellesercito improvvisato era destinato alla linea dellAdda, da cui si temeva un'offensiva austriaca, e gli uomini del distretto di Abbiategrasso furono destinati a Mazzano, nel Bresciano: erano coloro che, nelle comunit di appartenenza, costituivano il popolo armato cio la Guardia Nazionale, istituita con apposita legge per la tutela dellordine pubblico e che sarebbe stata ripristinata dopo la battaglia di Magenta. Come a Milano, anche nei borghi e nei paesi non mancarono certamente manifestazioni antiaustriache e inneggianti alla nazione. Ad Abbiategrasso, in particolare, sventol il vessillo tricolore, poi nascosto dal patriota Sartirana col ritorno degli austriaci per ricomparire dopo la battaglia di Magenta; ancora alla fine dellOttocento si additava con orgoglio in via Misericordia, nel muro sottostante la finestra del prevosto Palazzi, il sostegno in ferro della bandiera tricolore che egli faceva sventolare in date occasioni liberali. In questo contesto pieno di passioni e di tensioni padre Carlo visse la sua giovinezza e matur il cammino della sua santit. Si capisce come questo periodo della sua vita trascorso in Abbiategrasso sia fondamentale, cio rappresenti il fondamento sul quale la sua santit and crescendo e sviluppandosi. 2) Tra i cappuccini, 1852- 1858: dalla SS. Annunciata a Casalpusterlengo Questi i primi 27 anni fino al 1852, quasi una preparazione alla sua successiva vita cappuccina che inizia faticosamente a causa della sua poca salute. Una testimonianza di Fraccapani Maria vedova Golgi esprime con realismo il suo radicale distacco dai parenti: Ricordo che nel 1852 quando stava per partire la prima volta per farsi frate, venne in casa nostra a prender commiato da mio marito che era suo primo cugino. Eravamo presenti io e mia suocera Regina Cagnoni maritata Golzi, e non ci guard neppure in faccia partendo senza salutarci. Dopo vari tentativi, venne finalmente accettato il 25 ottobre dal provinciale padre Camillo Cattaneo da Presezzo, detto da Bergamo ( 1876), con una raccomandata di don Palazzi portata a mano dal pap di p. Carlo al convento milanese di S. Vittore allOlmo e datata 25 ottobre 1852: Molto Reverendo Padre, latore della presente il signor Carlo Vigevano, padre di quellangelico giovane, che stette finora attendendo il giorno di entrare in cotestOrdine rispettabilissimo dei Cappuccini. Non avendo ricevuto finora alcun riscontro, il suddetto di lui padre verrebbe dalla Paternit Vostra Molto Reverenda per risolvere la cosa. Il giovane veramente un angelo vestito di carne. Di salute piuttosto gracile, ma di volont ferma e generosa. Il Signore per che dat velle et perficere [Filip. 2,13], potr risolvere a pr del giovane e dellIstituto ogni pugnatio terminis ecc. Accolga M.o Rev.do Padre i sensi di quella stima e profondo rispetto nei quali mi pregio raffermarmi Della P.V.M.o Rev.da Abbiate.so il 25 8bre 1852 Obb.o e devot.o Serv.re d. Franc.o Palazzi. L8 novembre 1852 fa la vestizione alla SS. Annunciata allora di Borno e inizia lanno di noviziato col padre Maestro Ignazio Pedrocchi da Rovetta ( 1893) e prende il nome di Carlo Maria. Scrive p. Evaldo: Dio si era impadronito di quellanima dandole quasi lappuntamento tra i cappuccini. Situazione dei cappuccini nellOttocento lombardo Qui dobbiamo dare un breve sguardo alla situazione dei cappuccini di allora in Lombardia. La soppressione dei conventi e la concentrazione dei frati in quelli rimasti aperti, condotte contemporaneamente nelle altre province del Regno dItalia, portarono alla costituzione dellunica provincia cappuccina che comprendeva le quattro custodie di Bologna, Milano, Brescia e Venezia, mentre i conventi della provincia di Parma rimasti aperti venivano divisi tra Milano e Bologna. Il capitolo della provincia si tenne a Milano nel maggio del 1805 e vide lelezione a provinciale di Felice Azzimonti da Busto Arsizio ( 1829) mentre alla guida delle custodie restavano i provinciali eletti nei capitoli provinciali degli anni precedenti e Francesco Maria da Ferrara continuava a governare i conventi del bolognese fino al 1808. In settembre il vicario provinciale di Milano avvisava segretamente di togliere i libri buoni dalle biblioteche, perch stava arrivando un nuovo ordine di fare inventari, preludio a una nuova soppressione. Prima della soppressione generale del 1810 ebbe luogo il capitolo provinciale del 1808. Fu convocato dal provinciale Felice da Busto Arsizio il 15 aprile, a nome del ministro per il culto Bovara; si doveva tenere a Milano il 9 giugno e doveva portare alla nomina di un provinciale e di quattro definitori per le custodie, Novara e milanese, Venezia e veronese, Bologna e reggiano, Brescia e bergamasco; i partecipanti dovevano giungere con la lista dei conventi, dei frati, delle disponibilit economiche, delle questue e non dovevano portarsi compagni. Il capitolo conferm il provinciale Felice Azzimonti ed elesse i definitori per le varie zone. Ma la situazione era tesa. Il 25 aprile 1810 Napoleone firmava il decreto di soppressione generale dei religiosi, pubblicato e messo in vigore il 12 maggio. I religiosi dovevano lasciare labito, argenterie, quadri, biblioteche e i conventi con tutti i loro beni venivano indemaniati, venduti o affittati. Ai cappuccini, come a tutti i religiosi, si ordinava di rientrare nelle parrocchie di origine e di mettersi a servizio dei parroci, secondo il progetto francese che voleva anche la chiesa organizzata territorialmente in maniera gerarchica, con tutti i preti che facevano capo ai parroci, i quali facevano capo ai vescovi, ai metropoliti e poi al ministro dei culti. A questo punto i frati si trovavano dispersi, salvo qualcuno pi coraggioso e intraprendente, che riusc a organizzare qualcosa di vita comune in luogo privato e a mantenere i contatti con gli altri. Questo era ci che si aspettavano le istruzioni emanate dal papa il 17 sett. 1810, a quattro mesi dallemanazione della legge di soppressione, nelle quali, in 19 punti, si cercava di dare indicazioni pratiche di aiuto e di guida ai religiosi, nellattesa di qualche nuovo evento. LOrdine in questi anni era guidato da P. Mariano Veloccia da Alatri, procuratore generale dal 1806 e nominato dal papa vicario generale per tutto lordine dal 1814 e per le province spagnole dal 1818 al 1821, anno della sua morte. Egli prese subito contatto con i frati principali delle province soppresse e incaric un frate, per ogni provincia, come commissario, per darsi da fare a ricostituire e ricuperare i conventi. Continuarono lopera di restaurazione Ludovico Micara da Frascati, della provincia di Roma, predicatore Apostolico dal 1820, che fu ministro generale dal 1824 al 1830, cardinale in pectore dal 1824, rivelato nel 1826 e mor nel 1847. Poi Eugenio Gruffat da Rumilly, della provincia di Savoia, procuratore generale dal 1836 e ministro generale dal 1838, mor nel 1843. In quegli anni fu impossibile la celebrazione di un capitolo provinciale regolare e anche la nomina dei successori avvenne spesso per breve pontificio. Erano tanti i problemi per la fatica di tanti anni di governo tra incertezza per timore di soppressioni, iniziative varie di repressione, difficolt di mantenere i contatti con i frati dispersi e di trovare una sistemazione per tutti, in particolare per i pi giovani, gli anziani, i malati e poi la ripresa della vita regolare, sui punti pi delicati della gestione del denaro e della libert di movimento dopo anni in cui i frati avevano dovuto assumere responsabilit personali e avevano preso abitudini alle quali sembrava difficile rinunciare. Pian piano si rimisero in funzione tanti aspetti, come lapertura del noviziato alla SS. Annunciata, in Val Camonica, nuovi impegni di predicazione, dispense per et troppo giovane in certi servizi. Un problema era anche lorario dei conventi, per cui alcuni volevano tenere le chiese aperte fino a mezzogiorno, per rispondere alle nuove esigenze dei fedeli, altri invece volevano chiuderle prima per mantenere il vecchio orario che prevedeva il pranzo intorno alle 11.00. Sorgevano anche diverse animosit fra le diverse parti (bresciani, bergamaschi, milanesi). Si doveva organizzare una pi equa distribuzione dei pesi economici tra i conventi. Solidariet molto sentita dal padre generale che ordinava al provinciale di Parma di inviare quattro sacerdoti per la riapertura del convento di Bergamo, impiegando intanto nei suoi conventi gli spagnoli presenti in provincia. Cerano molti personaggi in continuo movimento in quegli anni, quando cera chi giungeva in convento facendosi accettare per ottenere lordinazione sacerdotale. E poi cambiava atteggiamento. Lapostolato della predicazione si apriva a nuove iniziative e a pi vasto raggio. Nel 1845 si riformarono gli studi con lintroduzione della pluralit di lettori al posto di un lettore unico, con esami periodici ecc. Un cambiamento che avvenne anche qui sotto la pressione dellAustria che gi dalla fine del 700 con Giuseppe II aveva riformato i corsi per la preparazione al sacerdozio nellimpero. Una novit era costituita dal dubbio se i questuanti potessero accettare denaro al posto del pane. Evidentemente il denaro cominciava a circolare con maggior abbondanza e ai benefattori risultava pi comodo offrire quello, creando complicazioni ai frati che, per la regola professata, non potevano riceverlo. LOrdine dovette attendere il 12 maggio 1847 per poter celebrare di nuovo un capitolo generale dopo 58 anni. Eletto padre Venanzio Burdesio da Torino ( 1864), che non pot visitare i frati, nel 1853 gli succedeva il sardo padre Salvatore Saba Zoccheddu da Ozieri ( 1863) fino al 1859, quando divenne generale padre Nicola Bacchini da S. Giovanni in Marignano ( 1877). In provincia i frati erano dismembrati e disseminati in vari luoghi, anche fuori provincia, tra parenti e conoscenti, e specie in parrocchie e chiese locali. Padre Pierantonio Pelliccioli da Nembro ( 1838), gi missionario nella Rezia, si era recato a Vienna per ottenere la riapertura dei conventi di Bergamo e di Brescia, appoggiato dai vescovi delle due citt e dal provinciale di Trento. Per ottenere il Decreto di riapertura del convento di Bergamo, dove poi i frati rientrarono solennemente il 4 ottobre 1838, egli dovette attendere a Vienna ben 14 mesi dal luglio 1835 fino allagosto del 1836. Il Decreto per la Badia di Brescia giunse pi tardi, ma i frati vi entrarono prima nello stesso 4 ottobre 1837. I frati sparsi in altre province limitrofe, quelli anziani ancora viventi e altri di altre province si riunirono e cos si aprirono altri conventi. Nel 1838 il ministro generale padre Eugenio Gruffat da Rumilly ( 1843) aveva inviato in Lombardia padre Francescantonio Humpel da Trieste, gi ufficiale dellesercito austriaco, come commissario generale per riaprire conventi. Trov molte difficolt burocratiche, suggerite dalle leggi giuseppine, nel chiedere allarcivescovo card. di Milano Carlo Gaetano di Gaisruk il permesso di riaprire il convento di S. Vittore allOlmo. Egli svilupp molte altre trattative con diverse diocesi per aprire altri conventi e accett come ospizi la SS. Annunciata e il convento di Casalpusterlengo. Ma nella cronaca della provincia di Parma si legge, con un certo senso di disappunto regionalistico, che non si dovevano accogliere gli inviti di Francesco Antonio da Trieste che girava per le province a cercare frati sostenendo di essere autorizzato a riaprire la provincia di Milano. Nel capitolo celebrato nel 1840 ad insaputa del governo venne eletto come ministro provinciale padre Francesco Fustinoni da Bergamo ( 1872). Questo religioso era stato formato nella provincia di Parma e nel 1841, dietro richiesta del p. Generale, era passato alla Provincia di S. Carlo con altri religiosi di quelle parti per contribuire alla restaurazione di quei conventi. Nella Provincia di S. Carlo in Lombardia era stato pi volte definitore, vicario provinciale dal settembre 1841 al 1843, ministro provinciale tre volte dal 1846 al 1849, dal 1852 al 1855 e dal 1858 al 1859, quando nel mese di maggio era stato eletto definitore generale e dovette trasferirsi a Roma. Egli si potrebbe dire giustamente il principale restauratore della nuova Provincia di S. Carlo. Nel settembre dello stesso anno si apr il noviziato alla Badia di Brescia, poi fu spostato a Bergamo e infine allAnnunciata. Alla data 24 novembre 1842 la situazione della provincia era la seguente: nel convento di Bergamo abitava il vicario provinciale, padre Francesco da Bergamo, e aveva sede lo studentato e il noviziato; poi la Badia di Brescia. La SS. Annunciata, Casalpusterlengo e Cremona erano ospizi, in attesa di diventare conventi dopo aver ottenuto dal governo di Vienna il decreto formale di appropriazione. I religiosi erano 35 sacerdoti, 5 chierici professi, 20 laici professi, 6 chierici novizi, 5 laici novizi, 11 laici terziari, in tutto 82. Dopo il capitolo generale del 1847, il ministro generale pose fine in quellanno alle discussioni con la provincia di Milano, che si stava ricostituendo, a proposito delle questue al di l del Po, con un accordo al quale sia il cronista provinciale di Parma che quello di Piacenza dedicano ampio spazio. Il 1848, lanno della prima guerra dindipendenza contro la presenza austriaca in Italia e di avvio dellunificazione sotto la guida del regno di Sardegna, fu fortemente sentito anche tra i frati. Alle notizie della guerra tra austriaci e piemontesi mossisi in aiuto degli insorti di Milano, si diede inizio alle agitazioni, il 20 marzo. Ma il 14 agosto tornarono gli austriaci. Negli anni seguenti le notizie sono particolari. Il 3 agosto 1850 il generale Venanzio Burdesio da Torino ( 1864) decise finalmente di abolire il sistema delle custodie per le elezioni capitolari di definitori e provinciale, dando un forte impulso a una maggiore uguaglianza e unit di spirito fra tutti i frati. Nello stesso tempo si giungeva alla costituzione di un luogo proprio per i neoprofessi, dove riunire tutti insieme i giovani appena usciti dal noviziato a continuare la formazione di base prima di intraprendere gli studi di filosofia e teologia, senza disperdersi pi a servizio dei vari conventi, dove naturalmente lattenzione si dava ad altro che alla loro educazione. Probabilmente si nutr di questo spirito lidea che il cronista segnala nel 1851, sostenuta anche da Roma, di una riforma con frati pi desiderosi di osservanza regolare da porre in conventi appositi, ma la risposta inviata dalla provincia diceva che, tutto sommato, cerano poche osservazioni da fare sulla vita dei frati e cos non occorreva alcun convento di riforma. Il ricupero dei conventi fu accompagnato da lavori di restauro praticamente dappertutto con uno sforzo incredibile, sostenuto da pochi frati, molti dei quali anziani, che potevano far conto su fondi costituiti dalle pensioni riscosse durante la soppressione, su offerte di benefattori e su entrate per attivit varie. Quando p. Carlo si fece cappuccino nel 1852 la provincia era cos ordinata: il ministro provinciale, p. Francesco da Bergamo era nel convento di Milano insieme al suo segretario p. Cesare da Pavia e al compagno fratello laico fr. Giunipero dOlgiate Olona. Guardiano era p. Emmanuele da Mandello, ex-provinciale; vicario p. Giammaria da Milano; calendarista e presidente alla sacristia era p. Filippo da Brescia; direttore degli studenti e bibliotecario era p. Arsenio Comincini da Brescia; gli studenti erano nove, i laici sei; rettore dellospedale era p. Lorenzo dAlbino con sette assistenti e due fratelli laici. Nellospizio di S. Caterina addetto allOspedale Maggiore di Milano era curato p. Carlo da Milano con un assistente sacerdote e un laico. Nel convento di Bergamo era guardiano p. Giuseppe da Rovetta e vicario p. Innocenzo da Brescia ex definitore con p. Camillo da Bergamo ex-provinciale e altri quattro sacerdoti; p. Alessandro da Milano era presidente alla sacristia e bibliotecario. I laici erano dieci, curato allospedale di Bergamo p. Ilarione dAssiago ex definitore con due assistenti sacerdoti e un laico. Guardiano alla Badia di Brescia era p. Giuseppe da Bolzone, vicario p. Vincenzo da Goglione lettore e direttore degli studenti; poi altri tre sacerdoti, sette studenti e sette fratelli laici. A Casalpusterlengo guardiano era p. Mansueto da Verona, vicario p. Cesario da Monza bibliotecario; presidente alla sacristia era p. Filippo dalla Serra de Conti, altri tre sacerdoti e un diacono fr. Samuele da Vigan; i laici erano sei tra i quali fr. Modesto da Curnasco sagrestano e compagno di cucina di fr. Ippolito da Vertova, che era cuciniere, mentre gli altri erano due questuanti e un comunitiere. A Crema p. Luigi da Brescia era guardiano, vicario p. Antonio da Lecco presidente alla sacrestia e bibliotecario, p. Paolangelo dOlgiate Olona ex definitore era lettore e direttore degli studenti; cera anche un terziario. Gli studenti erano otto, i laici cinque, rettore dellospedale era p. Clemente da Ombriano, assistente p. Marcellino dAgnadello e un fratello laico. A Cremona era guardiano p. Andrea da Brescia, vicario p. Bonaventura da Brescia con altri cinque sacerdoti e sei laici. La famiglia religiosa che p. Carlo trov al noviziato della SS. Nunziata di Borno, in Val Camonica era la seguente: guardiano e maestro dei novizi era p. Ignazio da Rovetta, vicario p. Benedetto da Padova, bibliotecario p. Daniele da Bergamo. Curato p. Cristoforo da Lecco vice maestro e presidente alla sacristia. I fratelli laici erano fr. Pacifico da Gandino, maestro della scuola comunale; questuanti erano fr. Cherubino da Cavizzane e fr. Nicola da Riva di Solto; comunitiere era fr, Zaccaria da Casalpusterlengo, cuciniere e portinaio fr. Francesco da Saronno. I novizi chierici erano fr. Vittore da Milano, Candido da Milano, Giustino da Lovero e Vitale da Soresina; novizi laici erano fr. Benedetto da VallAlta, Bernardo dalla Rova e Dionisio da Lecco. Questo stato personale della provincia, inviato al ministro generale da p. Francesco da Bergamo, ministro provinciale, il 17 settembre 1852, termina con una osservazione autografa che utile riportare perch riguarda il maestro dei novizi di p. Carlo: R.mo P.re M.ro Gen.le Il M.R.P. Ignazio da Rovetta eletto a guardiano e Maestro de novizi bench abbia dieci anni di religione compiti, non tocca per ancora lanno trigesimo quinto di et voluta dai sacri canoni, essendo nato in giugno lanno 1820. Quindi mi rivolgo subito al R.mo P.re Procuratore per la relativa dispensa pontificia. E riguardo al ritenere ambi gli uffizi di guardiano e maestro de novizi imploro da V.P. R.ma e da codesto G.le Definitorio lopportuna dispensa del divieto, cos richiedendo assolutamente il bisogno. Mi raccomando dunque a lei anche per questa grazia. Egli, il P.re Ignazio, fu gi anni sono Vice maestro de novizi. Attesa la scarsezza de sacerdoti, e la solitudine del luogo che non ne richiede maggior numero, quattro solo vi sono stabiliti sacerdoti vocali. Ma i laici bench cinque di numero e tutti esemplarissimi professi, presentemente non sono che due i vocali, e due altri prossimi al diritto del voto. Milano, 17 7bre 1852 Fr. Francesco da Bergamo, P.le capp.no (b.i.). Quando padre Carlo si fece cappuccino i frati nel 1853 erano 72 sacerdoti, 1 sacerdote in missione, 11 chierici, 52 fratelli professi, in tutto 136; nel 1859, alla morte di padre Carlo la provincia comprendeva 82 sacerdoti, 34 chierici compresi i novizi, 78 fratelli professi compresi i novizi, in tutto 194. Nel passato i frati emettevano solo la professione solenne al termine del noviziato. Il 19 marzo 1857 la S. Congregazione dei Regolari, con il decreto Neminem latet stabiliva che, al termine del noviziato, si doveva emettere la professione Semplice e, dopo tre anni, quella Solenne. Inizialmente si pensava di rifondare la provincia di Brescia. Ma in seguito, il 22 settembre 1843 i padri chiesero al Vicario generale padre Andrea Acciai dArezzo ( 1856) di poter intitolare la nuova provincia a s. Carlo Borromeo, in ricordo dellantica amicizia e collaborazione, ma anche in segno di riconoscenza allimperatrice dAustria Carolina che tanto aveva operato per la riapertura dei conventi. La proposta fu accolta, approvata anche dal governo austriaco. Nel 1849 i frati ritornarono a Milano per il servizio spirituale dellOspedale Maggiore. Il giorno 11 dicembre 1851 rientrarono nellantico convento di S. Vittore che avrebbero nuovamente lasciato l8 gennaio 1865. Dal momento della ricostituzione erano ormai molti i conventi, in gran parte ricuperati o aperti, e non mancavano luoghi nuovi. La vita era ripresa, si potrebbe dire che la provincia poteva guardare avanti con fiducia, se non ci fosse stata subito unaltra soppressione. Era quindi una situazione fluida e difficile, ma i provinciali che si susseguirono in quegli anni, ossia i vicari provinciali Teofilo da Lodi, e Carlo Moro da Brescia ( 1855), nel 1840; e poi i ministri provinciali Francesco da Bergamo nel 1841, 1846 e 1852, Emmanuele Pini da Mandello Lario ( 1863), nel 1843; Camillo da Bergamo nel 1849, Lorenzo da Albino nel 1855, 1864, 1884; Paolangelo da Olgiate Olona ( 1877) nel 1849 e 1851, e Agostino Moretti da Crema ( 1888) nel 1869, 1872, 1878, riuscirono egregiamente a tener unita la provincia e a rinvigorirla. Noviziato cappuccino, dimissione, riammissione, professione, sacerdozio Questo il quadro sommario della realt cappuccina in provincia quando padre Carlo inizi il noviziato. Superati i due scrutini (20 febbraio e 30 maggio 1853), finito lanno di noviziato, si tent di verificare per altri pochi mesi la sua salute, ma alla fine venne respinto (16 gennaio 1854) e dovette lasciare il convento il 26 gennaio 1854 con sospiri e lacrime, ma sicuro che Dio lavrebbe fatto morire nellOrdine. Importante qui la testimonianza processuale di p. Giustino Giudici da Lovero ( 1909), allora vicario nel convento di Casalpusterlengo, 65 anni di et. Egli dice di averlo conosciuto ai primi di novembre del 1852 e rimase con lui nel noviziato allAnnunciata fino ad agosto 1853. curiosa qui anche la testimonianza di padre Cristoforo Molteni da Lecco, guardiano e vice maestro dei novizi al tempo di padre Carlo. Egli cos rilasci nei processi: Venne dimesso dallOrdine per il solo motivo di salute non ritenendolo sufficiente a sostenere le fatiche della regola; e secondariamente anche perch aveva gli occhi come imbalorditi e sembrava mezzo imbecille; questo fu il mio giudizio, daccordo col Maestro dei novizi padre Ignazio da Rovetta. Quando udii che era stato riammesso in convento ricordo che conversando con padre Ignazio da Rovetta ed anche con altri abbiamo disapprovato la riaccettazione supponendo che presto avrebbero dovuto rimandarlo perch non aveva salute sufficiente; ma poi in seguito ci siam ricreduti quando abbiamo sentito di fatti straordinari della sua vita, ed ora son persuaso di aver preso un granchio; da tutto quello che ho sentito lo ritengo anchio un vero santo. Padre Virgilio Binelli di Chiari, che conobbe p. Carlo nel convento della SS. Annunciata, rilasci questa forte testimonianza: Mi ricordo di averlo veduto un giorno nel convento dellAnnunziata di Borno e precisamente il 26 settembre 1853. Io era entrato come novizio il giorno innanzi 25 settembre e la mattina al giorno dopo andando in refettorio, mentre i novizi manifestavano i loro difetti, il padre Maestro rampogn severamente il novizio fr. Carlo perch a quanto mi sembra non voleva mangiare di grasso e digiunare come gli altri, ma fare maggiori penitenze degli altri. Venne espulso dal refettorio e nello stesso giorno spogliato dellabito e dimesso dal convento. Ammirai in quel momento la pazienza, lumilt e la gran confidenza in Dio di ritornare cappuccino. Ho sentito da fra Pacifico, incaricato di spogliarlo degli abiti di cappuccino e di vestirlo dellabito secolare, che in quel tempo fra Carlo non faceva che piangere e supplicare che lo tenessero ancora ed aggiungeva che Dio mi dar questa grazia di ritornare cappuccino. Un altro connovizio, fr. Raimondo da Casalpusterlengo, cos ricorda: Il p. Maestro dopo la partenza di fra Carlo ebbe a dire in una conferenza che di Novizi come fra Carlo, cos devoti e cos buoni, non ne aveva mai veduti. Lo stesso p. Maestro annot nel piccolo suo Registro: Fra Carlo, dimesso per malattia, per altro soggetto ottimo. Certamente la vita di noviziato allora seguiva delle regole molto dettagliate e austere, che non lasciavano quasi un attimo di libert personale ed esigevano una continua attenzione e dipendenza dal p. Maestro o Vice Maestro, come si nota in un regolamento composto in quel periodo, conservato in un manoscritto dellArchivio Generale dei Cappuccini dal titolo: Regole del S. Noviziato della Provincia di Milano. Si usava dividere la giornata con diversi esami di coscienza, si parlava in ginocchio, si facevano molte prostrazioni e molte penitenze, il silenzio era quasi continuo, il novizio doveva fare un preciso rendiconto al p. Maestro della sua vita spirituale. Sarebbe interessante rileggere queste regole per avere unidea del clima assai raccolto spiritualmente e molto impegnato nei vari uffici liturgici e nei lavori del convento. P. Carlo era fuori dubbio il pi perfetto osservante di queste regole, e al noviziato pot senzaltro leggere e assimilare nella sua profonda preghiera la spiritualit cappuccina attraverso una intensa compenetrazione affettiva e pratica particolarmente degli scritti di due scrittori spirituali cappuccini del Settecento, padre Agostino Pasquali da Fusignano ( 1803) e padre Gaetano Migliorini da Bergamo ( 1753), assai utilizzati tra i frati come metodo di vita spirituale e di orazione mentale o lectio divina. Si tratta del libretto divenuto allora classico per i novizi e professi intitolato: Modo pratico di santificare le operazioni della giornata e fare con profitto altri esercizi della vita religiosa dato in iscritto a suoi novizi, composto da p. Agostino da Fusignano quando era maestro dei novizi e pubblicato dapprima a Bologna nel 1766 e poi ripetutamente stampato. Unedizione apparve anche a Brescia nel 1842 e unaltra ad Imola nel 1853, anni di padre Carlo. Limportanza di questo piccolo gioiello di spiritualit non si pu esagerare, ma riassume la metodica pi lineare e semplice della vita devota e della santit cappuccina. Esso accompagna tutti i gesti del frate da quando si alza di notte a pregare fino a quando la sera si ritira in cella. la giornata di un novizio cappuccino, e vi riconosciamo tutte quelle pratiche vissute durante lanno del noviziato come si faceva nel passato. In particolare le tre divote affettuose genuflessioni o prostrazioni alla Vergine Immacolata che ripetute quattro volte al giorno formano le dodici stelle che la incoronano in cielo o le cinque profonde adorazioni alla santa Croce, da ripetersi tre volte al giorno in memoria de quindici misteri della Passione . Poi lo studio della regola con i diversi precetti e le libert; le virt principali del religioso, ossia lumilt, la mortificazione, lubbidienza, la povert, la castit, la pazienza, la rassegnazione al divin volere, il silenzio e loperare da religioso; e come recitare le orazioni vocali e il modo di fare lorazione mentale. Il metodo e lo svolgimento era praticamente ricavato dalla Pratica di orazion mentale di Mattia Bellintani da Sal, ma lelemento connettore di tutte le pratiche, che dava il tono complessivo di devozione e di spiritualit al religioso, erano le orazioni giaculatorie, ossia lorazione aspirativa o aspirazione, orazione affettiva, del cuore, cos amata dai cappuccini. Agostino da Fusignano consacra alcune paginette a questo argomento, considerandolo fondamentale per imparare il modo di sempre orare, di fare la comunione spirituale, di visitare il Santissimo Sacramento, di onorare la Vergine Maria e le sacre immagini e di andare per il mondo, tutte pratiche richiamate e regolate con lesercizio della presenza di Dio, della conformit al divino volere e del puro amore. Tutto questo viene messo in evidenza nellesperienza spirituale di padre Carlo con accostamenti e confronti che riescono a penetrare in certo modo nella sua metodica di vita spirituale assimilata al noviziato. Laltro autore, che fece epoca tra i cappuccini fino al Concilio Vaticano II, era Gaetano Migliorini da Bergamo, particolarmente con il suo aureo libro di meditazioni Pensieri e affetti sopra la Passione di Ges Cristo per ogni giorno dellanno, ricavati dalla Scrittura e dai Santi Padri, libro che si leggeva un po in tutti i conventi dellOrdine come introduzione alla meditazione silenziosa in coro. Padre Evaldo nella sua recente biografia di p. Carlo riesce non rare volte a confrontare certe espressioni di preghiera affettiva del Servo di Dio con analoghe e quasi identiche espressioni affettive presenti nelle meditazioni di padre Gaetano, e chi legge resta colpito da questa convergenza che fa intuire come nessuna parola cadesse a vuoto nello spirito contemplativo di padre Carlo, ma vi restava impressa trasformandosi in ferventi giaculatorie, continue aspirazioni del cuore e atti damore puro, operando nel modo pi perfetto possibile, raggiungendo anche lestasi delle opere, come dice padre Evaldo, che accompagna sempre ed il segno pi chiaro e caratteristico della vera estasi damore, abbandonato con somma confidenza allobbedienza, nella volont di dare la sua vita per i fratelli, nella compassione e condivisione mistica del dolore come Cristo in croce, in unimmersione che diventa sempre pi continua nel mistero di amore e di dolore di Cristo crocifisso e del cuore addolorato di Maria. Purtroppo la sua fragile salute convinse il p. Maestro a rimandarlo a casa. Il medico lo aveva dichiarato ammalato di scrofolosi incurabile. Al terzo scrutinio avvenuto il 16 gennaio 1854 aveva ricevuto tutti i voti contrari. Dieci giorni dopo lasciava in pianto il convento. In maggio dello stesso anno 1854 padre Carlo, che sollecitava continuamente il suo confessore don Palazzi perch lo facesse ritornare in convento, venne di nuovo riammesso dal padre provinciale Francesco da Bergamo come terziario francescano nel convento di S. Vittore allOlmo a Milano. Fondamentale qui la deposizione processuale del suo compagno fr. Barnaba Bozzotti da Milano ( 1908) che conobbe padre Carlo prima nel convento milanese di S. Vittore e poi a Crema e cos lo dipinge: Era lanno 1854, mi pare in ottobre, e mi trovavo nel convento di San Vittore in Milano in qualit di Terziario con labito; in assenza temporanea di Fra Ginepro portinaio stava a sorvegliare la porta; mi si present allora un sacerdote che domand di parlare col Padre Provinciale; gli risposi che non si poteva perch incomodato, ma alle sue insistenze, gli chiesi chi fosse, ed allora salii ad annunciare al Padre Provinciale Padre Francesco da Bergamo che il Prevosto di Abbiategrasso voleva parlare con lui. Risalito col detto signor Prevosto, rimasi presente al colloquio. Il Prevosto preg il Padre Provinciale di accettare nellOrdine il Padre Carlo dicendo: In questo giovinetto avrete un santo. Padre Provinciale chiese anche a me cosa si dovesse fare, ed io per quello che aveva sentito dai miei compagni, risposi di s, e sulle nuove insistenze del Prevosto, che ricordava landata del Padre Provinciale ad Abbiategrasso e le supplichevoli ripetute istanze dal Padre Carlo in quella circostanza per essere riammesso, fui per acconsentire. Due giorni dopo venne in convento Padre Carlo e cos ho condotto con lui la vita per tre mesi. Aiutante cuciniere, dimenticando una volta di chiudere le spine dellacqua, al mattino tutta la cucina era allagata con tutta la legna e il resto. Ma egli miracolosamente riesce ad accendere la stufa e lacqua brucia come fosse stoppia. Aiutante sagrestano prosciuga con la bocca il pavimento dove era caduta dellacqua benedetta, oppure va nellorto per prendere un po di fiori e si perde rapito davanti a una croce, oppure trovava modo di fare molta penitenza di nascosto e particolarmente di notte. La proclamazione del dogma dellImmacolata Concezione gli aumenta ancor pi la devozione alla Vergine, tanto che in una sua lettera al suo antico padre spirituale e confessore don Palazzi fa sapere di avere segni particolari dunione con Dio e gli chiede che preghi per ottenergli il dono di compatire Maria Addolorata. Questa lettera non venne per spedita, ma resta importantissima perch una delle pochissime finestre aperte per capire un po lo spirito del Servo di Dio e merita qui di essere ad integrum riportata con le bellissime note spirituali di p. Evaldo: Milano, dal Convento (nostro) Cap. Reverendo ed Amantissimo Sig.e Salute e grazia nel Signore. Allincominciar che faccio della presente, subito intendo movere le membra convenienti in tal effetto nel Nome del Divinissimo nostro Redentore, pel quale sono creato, redento, conservato e chiamato alla Sua Casa. Per per Esso intendo al movere dogni membro del mio corpo, e con ogni pensiero, desiderio e volont, ed affetto del cuor recargli tutta la fede, adorazione, lode, benedizione e glorificazione che da uomo colla grazia di Dio si possa dare; e per bench sia finito nella grazia, tuttavia essendo col mio Capo (Ges Cristo) un solo (al quale mi consacrai pel solo motivo: perch Ges; e da Lui eletto a questa Serafica Religione, pel medesimo suo fine; cio la gloria del Suo Divinissimo Padre, del quale Egli splendore e sua compiacenza) e da Lui per inspirazione mosso ad offerirlo al Divin Suo Padre, con Lui Stesso; quindi colla sua Umanit Sacrosanta e Divinissima Anima Sua specialmente nelle Sante Comunioni Sacramentali; non che in ogni momento (che ora per consolarlo e perch anche non abbia a desiderare di spesso mie lettere, gli faccio sapere che ho segni particolari dunione con Dio), ecco che gloria. Ah che in questo punto mi sovvengo daver offeso questo mio buon Dio! Oh non lavessi mai offeso! Quanto mi sarebbe caro; e per questo sia il mio continuo dolore: Oh me infelice! Sono peccatore. Perci mio caro Padre (cos debbo chiamarlo) lo scongiuro di raccomandarmi a Maria Santissima mia speranza, per la quale intendo che tutti i meriti che possa acquistarmi in questesilio di........, siano tutti in accrescimento di Gloria per Essa, la quale nutre un immenso zelo pella Gloria di Dio,e simile piet pel genere umano. / Se desidera da me saper come la passo nella sanit corporale, sappia che in questinverno fui discretamente sano, e per mi raccomando caldamente alle sue sante orazioni perch possa proseguire nella mia vocazione, e di gi a Gloria di Dio mi sento speranza di conseguire, quindi molto confido perocch dal momento che si sente inspirato a chieder una grazia (per sentenza dei Santi, ed in particolare di S. Agostino) segno che Dio vuol concederla. Sappia poi a sua consolazione che ho molto buona opinione sulla preghiera che abbia fatta in una Messa, e che appunto per questa siami avvenuto ogni bene. Intanto io lo riverisco e lo saluto nel Nome del Signore, ed in Lui tutto il Clero e peccorelle del suo gregge. Possa, o mio caro benefattore dellanima mia, ritrovarsi in questa vita sempre unito nel dolce Cuor del nostro adorabilissimo Ges, onde eternamente goderlo nellaltra col Divinissimo suo Padre, e Santo Spirito, al quale sia onore, e lode, ora ed in eterno. Un altro pensiero oppure desiderio ora mi avvenne, ed che possa ottenermi in particolare il dono, cio di compatire Maria Addolorata. Sono il [vos canc.] suo ex penitente Fra Carlo Maria di Abbiategrasso Cap.no. In un P.S., probabilmente aggiunto a questa lettera pi tardi, quando venne ordinato sacerdote, p. Carlo scrisse di proprio pugno: Ricordati Carlo, che sei fatto spettacolo al mondo, agli angeli, ed agli Uomini. Ricordati di meditare bene i tuoi doveri e di adempirli. Sei sacerdote per Dio, sii pertanto irreprensibile a gloria di G.C. . Gli ulteriori fatti della sua biografia si susseguono velocemente nei cinque successivi anni fino alla fine. Nel 1855, 30 gennaio, fece un mese di noviziato a Milano e poi profess solennemente il 30 marzo 1855, giorno dellAddolorata, venerd di Passione in cui allora liturgicamente si commemorava la Madonna Addolorata. Anche in questa circostanza p. Carlo sfior di essere rimandato a casa. Dopo il mese di noviziato ottenuto per particolare concessione dai superiori maggiori, fr. Simpliciano M. Colombo da Rescalda che convisse con Padre Carlo nel convento di S. Vittore di Milano dal 20 aprile 1856 al 26 maggio 1857, cos deponeva a questo riguardo nel processo: Una sola cosa ricordo poco favorevole che nella votazione per passare da laico a studente ebbe un voto contrario, non so poi per quale motivo. Il fratello che gli neg il voto mi confid di averglielo negato perch lo riteneva pellagroso. Superato questo scoglio, la sera del 29 marzo 1855, fra Carlo stese il documento prescritto per la professione, allora unica. Questo testo autografo composto dietro dettatura e secondo il modulo ufficiale, anche stavolta vale la pena riportarlo per intero, rivisto sulloriginale, perch, come giustamente scrive lultimo biografo, serve, con le sue numerose date, a gettare un po di luce su questo periodo molto ignorato della sua vita: In nomine Domini. Amen. Io fra Carlo da Abbiategrasso, avendo fatto pi di 14. mesi di Noviziato in qualit di Chierico, cio dal 10. novembre 1852. al 25. gennaio 1854. nel Convento della SS. Annunziata in Valcamonica, e volendo approffittare del Decreto della Sacra Congregazione sopra lo stato de Regolari (ottenutomi dal Reverendissimo Padre Procuratore e Commissario Generale), la quale Congregazione in vigore del sullodato Decreto in data 30. gennaio 1855. mi concedeva di poter fare la mia solenne professione dei voti in qualit di Chierico dopo aver fatto un altro mese di Noviziato con dieci giorni di SS. Esercizi; come in realt ho fatto luno e gli altri, essendo stato rivestito dellAbito di Novizio Chierico il giorno 14. febbraio 1855. e avendo cominciato i SS. Esercizi il giorno 16. marzo 1855. volendo, dico, approffittare di questa Pontificia concessione, oggi giorno 29. marzo 1855. alle ore 5. pomeridiane in questo Convento di S. Vittore agli Olmi in Milano mi costituisco personalmente prima della mia solenne professione alla presenza del R. P. Placido da Maggianico delegato dal Molto Rev. P. Provinciale a ricevere la mia solenne Professione, non che di tre altri Padri della Famiglia di Milano cio RR. PP. Salvatore da Caravaggio, Isidoro da Desio e Gaudenzio da Cremona, e protesto con mio giuramento di voler fare la mia solenne Professione di mia sincera libera e spontanea volont, e di essere sano di mente e di corpo; e di non aver alcun impedimento canonico n fisico n morale, che possa ostare a questatto solenne, sapendo inoltre tutto quello che devo promettere ed osservare. Tutto questo prometto e giuro toccando questi Sacrosanti Evangeli di Dio, i quali mi assistano. Io Fra Carlo di Abbiategrasso Novizio Cappuccino Milano 29 marzo 1855 (timbro) Fr. Placido da Maggianico Delegato Fr. Sebastiano da Caravaggio Testimonio Fr. Isidoro M. da Desio Testimonio Fr. Gaudenzio da Cremona Testimonio. La cerimonia della professione solenne celebrata il 30 marzo 1855 nella chiesetta del convento di S. Vittore venne descritta da un cronista ampolloso due giorni dopo nel giornale LAmico del Popolo. In aprile 1855 P. Carlo fu inviato a Bergamo per lo studio della filosofia. importante, per i pochi mesi che p. Carlo rimase a Bergamo, la testimonianza di Padre Augusto Franceschini da Crema che fu maestro di grammatica e di retorica nel convento di Bergamo, nel 1855 per sei mesi, proprio quando era presente p. Carlo. Egli rivela una notizia che non trova riscontro in nessunaltra testimonianza. Dice che p. Carlo, riammesso in religione, venne applicato al lanificio dellOrdine nella speranza che il lavoro lo riabilitasse nella salute. Il lanificio era stato rimesso nel convento di Bergamo. Soprattutto egli afferma che un giorno mi venne in cella a domandare il permesso di poter scrivere a tutti i nostri chierici della Provincia di Lombardia una lettera circolare per esortarli a corrispondere alla grazia della vocazione, e le sue parole erano accompagnate da un profluvio di lacrime. Ma il nuovo ministro provinciale, p. Lorenzo Colleoni da Albino ( 1887) dopo alcuni mesi lo rimand a Milano per lo studio della teologia. Due mesi dopo cadde ammalato di febbre miliare. Era scoppiato il colera a Milano, da agosto 1854 al gennaio seguente, e riscoppiato tra luglio e agosto 1855, ed egli avrebbe voluto servire i colerosi negli ospedali e nel convento. Si offriva a tutti, come a lavare i fazzoletti degli altri, a prestare altri umili servizi senza essere obbligato da nessuno. Un teste asserisce che era spesso cos assorto in Dio che pareva non avesse pi percezione sensitiva: Era tutto assorto e bisognava chiamarlo per ritornare agli atti comuni. Egli aspirava al martirio e voleva essere missionario, anche perch in quegli anni la provincia non aveva ancora missioni per mancanza di personale, come scriveva qualche anno dopo (il 9 ottobre 1859) il ministro provinciale padre Paolo Angiolo dOlgiate Olona al padre generale Nicola da S. Giovanni in Marignano; una lettera che come uno spaccato della Provincia di allora: La Provincia conta appena circa ottanta sacerdoti, di cui nove sono ancora studenti, alcuni sono meschini per salute corporale ed alcuni altri (bisogna che lo dica con dolore) sono di poco spirito religioso. composta di otto conventi formali e di due ospizi, ai quali potendo in seguito dovr aggiungersi il terzo, cio il nostro antico convento di Cerro gi accettato. Ha a carico cinque stabilimenti sanitari, cio tre in Milano, uno a Bergamo ed uno a Crema, ne quali pubblici stabilimenti sono impiegati sedici sacerdoti tutti attivi, e dovrebbero essere diciannove, ma la paucit de soggetti fa tollerare un tal numero. Appena fassi inetto qualcuno al servizio per motivi o fisici o morali bisogna prontamente sostituire. (Saggiunga che) in addietro furono fatte a questo ufficio Provinciale varie e ripetute dimande per rimettere conventi, come a Mantova, ove sono ora i Trentini, a Pavia, Casalmaggiore, S. Salvatore presso Erba, ma la mancanza di soggetti ha sempre costretto i Superiori della Provincia a dare negativa. Di pi, in vista di tanta penuria di sacerdoti li miei antecessori, e specialmente il min. prov. Francesco da Bergamo, ora definitore generale, hanno sempre implorato ed ottenuto da superiori delle Missioni Estere che questa provincia venisse esentata dal dare soggetti per le medesime. Ora non altrimenti costretto fare lumile sottoscritto supplicando istantemente la P.V. Rma a compenetrarsi dei bisogni in cui versa la Provincia di S. Carlo, e ad impetrare qualora sia duopo, dalla S. Congregazione dessere risparmiata anche al presente dal prestare missionarj apostolici. Potrei altro aggiungere a conferma di quanto le ho qui esposto, ma la saggia esperienza, onde fornita pel regime della Provincia, sapr bastantemente calcolare le critiche circostanze di questa meschina Provincia, che estendesi sopra la popolazione di quasi tre millioni di abitanti, e le funeste conseguenze cui subirebbe menomandone i soggetti. Il 16 dicembre 1855 padre Carlo ricevette la Tonsura e gli Ordini Minori da mons. Carlo Caccia Dominioni, vesc. ausiliare, nella cappella arcivescovile di Milano. Il 22 e 23 dicembre ricevette nella stessa cappella il Suddiaconato e il Diaconato da mons. Carlo Bartolomeo Romilli, arcivescovo di Milano ( 7 maggio 1859), successore del cardinal Gaisruck ( 18 novembre 1846). Il 26 dicembre, giorno di S. Stefano, fu ordinato sacerdote dal vescovo ausiliare Caccia Dominioni sempre nella stessa cappella, assieme a p. Giulio Stecchetti da Bergamo ( 1897), p. Candido Tomasini da Milano ( 1859), p. Cherubino Melzani da Bagolino ( 1889), p. Vito Valverti da Martinengo ( 1870), p. Geremia Leonardi da Tuenno ( 1908) e p. Antonio Micheletti da Milano ( 1881). Il giorno dopo celebr la prima messa nel convento di Milano. A Milano rimase per oltre due anni, fin verso la fine di aprile 1858. Questi due anni a Milano sono di unintensit straordinaria e di profondo assorbimento nella Passione di Cristo e nel Cuore addolorato di Maria, i suoi amori. Ogni settimana, scrive padre Evaldo, cera un pomeriggio di fuoco, e talmente [p. Carlo] si trasformava nel pomeriggio di venerd che piangeva a calde lacrime e misticamente agonizzava ai piedi della Croce con san Giovanni e lAddolorata. Tutti poi conoscono la famosa predica sulla Passione, espressa solo con lacrime e singulti, nel suo primo esercizio oratorio in refettorio, che fece piangere tutti. Ma anche quella singolare iniziativa, gi accennata, di voler scrivere una lettera circolare a tutti i giovani studenti dellOrdine perch ponessero ogni cura, diligenza, impegno ad ornarsi delle divine virt di Ges Cristo e a riempirsi dello spirito del nostro serafico padre san Francesco, cos che fossero fatti degni di spargersi per il mondo a predicare il santo Vangelo e convertire con i loro esempi gli uomini a Dio. Come sacerdote si distingueva nel fervore estatico durante la celebrazione. Su questo aspetto numerose sono le testimonianze Lo spirito del Servo di Dio in alcuni suoi scritti composti a Milano Non possiamo qui sorvolare un particolare importantissimo della sua esperienza spirituale, che trabocca in alcune paginette autografe del Servo di Dio che svelano i motivi profondi e le ispirazioni e aspirazioni del suo cammino spirituale. Sono scritti redatti nel periodo della sua permanenza a Milano nel convento di S. Vittore allOlmo e probabilmente dopo la sua ordinazione sacerdotale, quindi dopo il 26 dicembre 1855. Verranno qui riprodotti integralmente riletti sugli originali e in edizione critica. Il primo scritto esprime una lamentazione per lindifferenza e ingratitudine dellanima verso Maria Addolorata e secondo P. Evaldo potrebbe essere datato tra la professione religiosa e lordinazione sacerdotale perch nellintestazione Fra Carlo si presenta come C.C. ossia come Chierico Cappuccino. In realt la spiegazione di questa abbreviazione non sicura, anzi non corrisponderebbe al significato delle abbreviazioni solitamente usate nelle statistiche o liste o stato personale o elenchi dei religiosi composti dopo il capitolo provinciale per distribuire i frati nei diversi conventi. Ad es. nello Stato personale dopo il capitolo del 1852 i nomi dei religiosi sacerdoti (eccetto che fossero ancora studenti) erano contrassegnati con diverse abbreviazioni per caratterizzare il loro servizio pastorale. Alcuni esempi: Milano-Ospitale: Rettore M.R.P. Lorenzo dAlbino c.p.c.: la sigla vuol dire confessore, predicatore, confessore in chiesa, perch i cappuccini non confessarono nelle proprie chiese fino alla seconda met del Settecento, quando dovettero ammettere le confessioni. Se il nome finisce con c.c. (ad es.: Borno SS. Nunziata: R.P. Daniele da Bergamo, Bibliot.o c.c.) vuol dire confessore in chiesa; se termina con un solo c. significa semplicemente confessore, riferendosi a sacerdoti che avevano studiato morale e teologia, ma non erano predicatori, ossia non avevano ricevuto dal ministro generale la facolt o patente della predicazione. Nella lista dopo il capitolo provinciale del 15 aprile 1864, con p. Lorenzo M. dAlbino ministro provinciale, le sigle sovrabbondano, ad es. c.p.c.c. (= confessore, predicatore, confessore in chiesa), c.c.c. (= confessore, confessore in chiesa). Si noti come nessun chierico studente, anche se gi sacerdote, contrassegnato da sigla. Perci la sigla C.C. che P. Carlo scrive dopo il suo nome dovrebbe significare semplicemente confessore in chiesa (e quindi il testo sarebbe stato composto dopo lordinazione sacerdotale), anche se poi sembra che non abbia mai esercitato il sacramento della confessione, essendo chiamato prevalentemente a dare benedizioni. Infatti p. Paolino da Verdello, alla domanda: Quale apostolato sacerdotale ha svolto P. Carlo e come lha esercitato, rispondeva: Lha esercitato specialmente nel benedire e nellesortare nellatto delle benedizioni. Non esercit poi il ministero della confessione perch era stato levato dallo studio innanzi tempo causa della salute. Ecco il testo esatto in edizione critica con il commento spirituale in nota di P. Evaldo: Lamentazione Sullindifferenza ed Ingratitudine di Fra Carlo C.C. verso Maria ne suoi Dolori. Fra Carlo, forse scusabile questa tua Indifferenza che verso M. hai, chi cos dispiacevole agli occhi di Dio Padre, che questa (Madre del Suo Divin Figliuolo e tua da Ges istesso assegnata allora ch si trovava pendente in Croce non tanto pei peccati, quanto pi per lamore che aveva verso di te) aveva preordinata ab eterno a cooperatrice de suoi adorabili consigli, altissimi et impenetrabili allumano intendimento s, ma santissimi quanto ne lAutore, per in particolare perch fosse la Corredentrice dellUman genere, la Madre della Misericordia, della Piet e della Carit, lAvvocata de peccatori poich non essendovi chi possa veramente operare per la loro eterna salute, essendo Iddio s inimico del peccato e quindi del peccatore, (perocch gli occhi del Signore stanno sul giusto, Oculi Domini super Justos) volle costituire Maria per tale effetto? Inviti tutto il cielo e la Terra ad esclamare: O Misericordia del Signore, O Adorabili Consigli di Dio, O Dio Ineffabilissimo.- Sia fatta, lodata, benedetta, adorata ed in eterno esaltata la giustissima, altissima, ed amabilissima Volont di Dio in tutte le cose! Ora vieni in proposito. Di quanto tu sei debitore a Maria?... Molti sono i doveri che ne devi a Maria ed uno fra i massimi quello di compatirla ne suoi dolori. Mira, fra Carlo, la tua Madre a pi della Croce e non distacca il viso se non ti struggi di compassione, di amore, di riconoscenza, ed imitazione, sollevala da suoi dolori acerbissimi, pregala di dividerli teco, e la tua gioia in terra non sia che il piangere i peccati tuoi ed i dolori di Ges e di Maria, e in particolare il loro Cuore sommamente rammaricato per leterna dannazione de reprobi. Oh mio Dio non sia io in questo numero, e cos per tutti, massime di quelli che sono in dovere di giustizia, di osservanza e di Carit, e specialmente del Sommo Pontefice Papa Pio IX, e de miei tutti di Casa di raccomandare. Pondera (Fra Carlo) bene questa considerazione: Maria partor Ges nel gaudio, te per lo contrario nel dolore, da Ges ebbe somma riconoscenza, amore e ricompensa; da te fin ora ebbe indifferenza, negligenze, ingratitudini, effetti di sconoscenza, disamore.  Questi sono gli ossequii che da te vedeva che gli avresti prestato; dimmi adunque,  quale cordoglio sar stato di Maria in tale previsione dolorosa e funesta? Ah Maria permettetemi che vi nomini ancora Madre, e sappiate che  pi grande ancora la vostra benignit che non la mia ingratitudine; dora in avanti, ora per sempre a voi mi consacro con tutta lestensione del cuor mio, deh cara Madre compatite la mia miseria non che la mia malizia, maccuso di esser misero e malizioso per colpa mia, ma ora voglio farne veramente penitenza. Maria  Mater misericordiae misere nobis,. Materpietatis sis nobis propitia, Mater Charitatis ora pro nobis ad Dominum Jesum Christum ut lavat nos quos in sanguine suo redemit [Ap 1,5; 5,9]. Amen. Viva Ges e Maria. Amen.. Un secondo scritto di P. Carlo considerato un esercizio di eloquenza e sta a dimostrare la sua volont di annunciare la Parola di Dio che tutta concentrata nellamore di Dio. Una paginetta sopravvissuta miracolosamente, senza capo n coda, ma sufficiente a delineare, come scrive p. Evaldo, lo stile di padre Carlo, la sua lingua italiana migliorata ma sempre incerta e non sempre corretta anche questa una brutta copia piena di correzioni fatte e da farsi ed soprattutto presente la sua anima piena di concetti e di sentimenti che si accumulano come un fiume in piena. Anche qui ne diamo unedizione riveduta e critica, con le citazioni bibliche aggiunte nel testo: J.M.J. Che mai questAmore? Dio stesso, noi lo sappiamo e ne rammentiamo ogni giorno: Deus charitas est [1Gv 4, 16]. La fonte di questo Amore qual ? Dio Padre che abita una luce inaccessibile [1Tm 8, 16], e che per conoscendosi genera un Figlio di sua propria natura e volont, il qual Figlio naturale conoscendo se stesso, ragione del Padre, ama il Padre non potendo diversamente avvenire, ed amandosi producono lo Spirito Santo, Spirito del Figlio che procede da una sol natura: Spiritus qui a Patre procedit [Gv 15, 26]. S, Fratelli, questo lo Spirito che mise nei nostri cuori Iddio: Misit Deus Spiritum Filii Sui in corda vestra [Gal 4, 6]. Quanto, fratelli, costa a Dio tal decreto dAmore? Udite. Cre Iddio lUomo ad immagine e simiglianza sua [Gen 1, 16] e quindi destinato a vivere una vita spirituale [Sap 2, 23]. Ma che avvenne? Quel Spirito di tenebre che tuttora va circuendo cercando chi divorare [1Pt 5, 8], desso che ravin da pianta questa natura e in maniera che provoc Dio ad esterminarla, e per disse: Non permanebit Spiritus meus in homine in aeternum, quia caro est [Gen 6, 3]. Notate bene fratelli queste parole: quia caro est: poich questo avvenne per la prevaricazione, ed essendovi i Figli di Dio e figlie degli uomini [cf. Gen 6, 2], i primi comunicandosi colle secunde generarono, e Dio vedendo la gran malizia degli uomini, tocco nellintimo del Cuore dal dolore:  Distrugger, disse, luomo [Gen 6, 7] che ho creato, dalla faccia della terra, dalluomo fino alle cose animate, dal rettile fino agli uccelli del cielo: poenitet. Lultimo testo di P. Carlo richiede una pi grande attenzione. il pi personale, quasi brevi appunti di meditazione nella profonda consapevolezza di essere sacerdote, sembra un piccolissimo diario dellanima con pensieri e affetti provati in determinati giorni che restano punti di riferimento importanti per la sua vita, come il suo onomastico nella festa di san Carlo, la solennit del Natale, il giorno dellAnnunciazione di Maria, la domenica delle Palme e Luned Santo, lanniversario della sua professione religiosa, tutti segnati anche con preciso riferimento cronologico. chiaro che questa paginetta stata compilata in diversi tempi e rappresenta un piccolo squarcio del suo diario spirituale che, forse, avr avuto anche altre pagine, che per non sono state conservate. Ad ogni modo gli anni citati 1857 e 1858 fino al 30 marzo, terzo anniversario della sua professione solenne, sono gli ultimi anni trascorsi a Milano, prima di essere mandato al convento di Crema, come vedremo. Ripresentiamo in completa edizione critica questo importantissimo testo che lascia trasparire lampi luminosi dellanima mistica del Servo di Dio e suggerisce interpretazioni pi precise della sua spiritualit, come fa p. Evaldo nelle sue note esplicative che riportiamo: In conoscermi massimo peccatore, e vaso di Misericordia mi sento confidenza. Un Dio si sacrifica in sacrificio di Adorazione, Vittima, Ringraziamento, ed Impetrazione sotto le semplici apparenze di pane e vino, in questo povero luogo, con pochi assistenti, per mio mezzo.... Anche solo in accorgermi che sono di carne tremer, inoltre odio santo ne concepir. Esso infatti il mio nemico intrinseco che per fino alla morte mi accompagna. Quando poi concepir che lanima fu avvilita sotto questa carogna, mi profonder in umiliazione e Dio minnalzer, e mi far fecondo di pensieri, desideri, affetti ed azioni divine, perocch non sar altro che lo Spirito di Dio che operer. Chi pu dubitare della fedelt di Dio? Solo lo sollecito delle cose umane. Poich piena la terra della vostra Misericordia, [Sal 32, 5] io intendo continuamente stare unito a Voi pei fini che Ges si sacrifica a Voi e dimora con noi. La sera del 4 novembre 1857, giorno di S. Carlo, mi illumin che Egli visse povero e penitente ed era pure innocente; quindi avviene che al vivere contrario di mia vita mi sento confondermi. Piacciavi darmi spirito di penitenza e vivere con Voi per un continuo martirio di dolore e damore, siccome voi minspirate e spero fermamente di ottenere, poich sento gran confidenza. Al nominare Ges mi profonder nella cognizione di Lui in questi punti, cio di Uomo nel presepio, di Vittima sulla Croce e di Cibo nel SS. Sacramento; cos pure nel nominare Maria mi profonder nella cognizione di Essa Madre di Ges e Madre mia pietosissima. Gran confidenza mi sento ancor ora in Voi. Oggi (giorno memorando pel Mistero delIncarnazione del Figlio di Dio) pure sento gran confidenza per lesecuzione de miei propositi, e mi sovviene pure che sono elevato alla dignit sublime del Sacerdozio, che mi ha meritato Ges Cristo Agnello di Dio con tutti i suoi meriti. Paratus sum etc. (Sal 118, 60). Di Cristo sta scritto: Zelus domus tuae comedit me. [Sal 68, 10]. Attendi pur tu, Carlo. La legge di Dio sia scritta nel mio povero cuore [Sal 36, 31]. Quanti peccati si commettono anche in un istante e vanno a ferire G.C.. 25. marzo 1858. Ebbi sentimenti di speranza: questa riposta nel mio seno. 29. D Vidi povert per necessit. Udii consonanza di voce nel cantare. Udii pazzi a dare nelle smanie.  Ebbi santi sentimenti di imitazione cio del silenzio di Maria, quindi proposi quanto gi ho proposto. 30. Oggi, come anniversario della mia professione sar il giorno del trionfo.  Conobbi in qualche parte qual sono. Per il che mi sentii sentimenti di confidenza. La mia mente terr sempre fissa sopra me stesso e Dio e quindi ne conoscer le relazioni.  Tutto quanto posso fare non tralascier. Ogni opera sia secondo il pi perfetto. Rinnover ogni momento i miei voti. In questa altissima tensione spirituale P. Carlo trascorse i due anni o poco pi nel convento di Milano. Il nuovo ministro provinciale che era ancora padre Francesco Fustinoni da Bergamo, rieletto nel capitolo del 23 aprile 1858, lo destin al convento dei Sabbioni di Crema, divenuto seconda casa di noviziato. Il convento di Porta Ombriano presso Crema, dopo la soppressione napoleonica, era stato riacquistato per gli stessi frati dal conte Giacomo Mellerio nel 1841, e quasi del tutto rifabbricato dal sig, Giambattista Monticelli Strada nel 1842 e 1843, e provveduto delle occorrenti suppellettili dal conte Giovanni Vimercati nel 1844, cos che i cappuccini poterono riaverlo e vi rientrarono solennemente il giorno 19 maggio 1844. Con laiuto di benefattori i frati avevano ingrandito la chiesa allungandola con laggiunta di due nuove cappelle, sotto la guida del frate ingegnere p. Gaetano Negrosoli da Bergamo (1881). I frati a partire dal 1845 avevano sviluppato la loro attivit di servizio pastorale, officiando la chiesa dellOspedale degli Infermi con p. Vincenzo da Milano. Nel 1855 quasi tutti i frati, a turno, prestarono assistenza spirituale ai colerosi ricoverati nellOspedale delle Teresine, al punto da ricevere un attestato di riconoscenza da parte del podest Giacomo Guarini; e nel luglio del 1859, poco dopo lingresso a Crema delle truppe piemontesi, due padri e due frati laici, allinvito della Congregazione Municipale, accorreranno ad assistere i feriti di guerra; e ancora nellestate del 1867 i frati saranno di nuovo in mezzo ai colerosi. Nel frattempo per la legge di soppressione emanata a Firenze il 7 luglio 1866 sopprimeva giuridicamente di nuovo tutte le congregazioni religiose e i frati vennero fatti sloggiare dal Regio Demanio il 16 luglio 1868. Il ripristino del convento sarebbe avvenuto soltanto otto anni anni dopo. A Crema si era aperto un secondo noviziato e tre novizi chierici dallAnnunciata vi furono assegnati. P. Carlo risultava presente come studente di morale assieme a p. Cherubino Melzani da Bagolino ( 1889) e fr. Giustino Giudici da Lovero ( 1909), il futuro grande estimatore e testimone nel processo diocesano milanese. Prolettore di morale era p. Salvatore Locatelli da Caravaggio ( 1879). Il padre maestro era p. Innocenzo Grealdi da Brescia ( 1869) e vice maestro era p. Giacinto Meazza da Abbiategrasso, che poi uscir dallOrdine. Non ci sono molte notizie sulla permanenza di p. Carlo a Crema, che, del resto, fu brevissima, meno di due mesi. Si conoscono tuttavia due episodi che preannunciano il suo futuro carisma di operare miracoli e guarigioni. Di uno testimone fr. Barnaba da Milano che cos lo racconta: Stando nel medesimo convento una volta vennero a cercare un padre per benedire un bambino moribondo. Incaricato il padre Carlo, io gli fui compagno per condurlo alla casa dellammalato. Entratovi padre Carlo in ginocchio benedisse il bambino, lo prese fra le braccia, lo baci dicendo: Questo bambino non ha bisogno di morire, e non morir, dategli da mangiare, lo ricolloc nella culla e lo benedisse di nuovo. Usciti, mentre eravamo in cortile, la madre col bambino in braccio venne ad aprire la porta ed allora mi accorsi che il bambino accarezzava la madre chiedendo da mangiare. Un secondo episodio di guarigione narrato da un certo Angelo Nichetti, che da ragazzo aveva frequentato il convento e aveva spesso servito la messa a p. Carlo. La sua testimonianza non risulta nei processi, ma stata raccolta da p. Aliverti nel 1934, quando questo teste era novantenne. Costui aveva 17 anni quando ebbe la ventura di accompagnare p. Carlo a visitare e confortare una donna gravemente ammalata e gi spedita dai medici. La sua benedizione oper la seconda guarigione miracolosa documentata, che lasci esterefatto lo stesso medico. 3) Gli ultimi mesi a Casalpusterlengo: (fine giugno 1858-21 febbr. 1859) Non erano trascorsi ancora due mesi della sua permanenza nel convento di Crema quando, verso la fine di giugno 1858, P. Carlo venne quasi improvvisamente destinato a Casalpusterlengo e sospeso per sempre dagli studi. Per questo non potr n confessare n predicare. Rester un semplice sacerdote che celebra la Messa, prega, benedice, esorta e compunge i cuori. Iniziano cos gli ultimi suoi sette mesi di vita, che sono un prodigio crescente. Gi il viaggio da Crema a Casale sul carro delluomo del convento Andrea Codazzi diventa un miracolo perch pass attraverso un forte temporale e giunsero a Casale completamente asciutti. Altro simile episodio avviene con il chierichetto Sante Peviani il quale, servita la messa a padre Carlo, corre a scuola sotto la pioggia per oltre un chilometro e non si bagna. Ai primi di agosto 1858 il Servo di Dio guarisce Francesca Pavesi, una terziaria francescana che da sette anni era a letto ammalata. Il 15 agosto a Somaglia si verifica unaltra guarigione miracolosa per Maria Merli. Cos ha inizio la sua clamorosa missione taumaturgica, tutta collegata al santuario della Madonna di S. Salvario, detta dei Cappuccini, nel convento di Casalpusterlengo. La notizia si sparse e fu un crescendo di folla che chiedeva benedizioni, e fiorivano grazie e miracoli, e anche cinque o sei confessori non bastavano ad ascoltare le confessioni dei fedeli, e a volte anche sei gendarmi erano mandati per custodire la clausura e far largo quando passava padre Carlo e per sorvegliare nel timore che scoppiassero sommosse. Certamente la maggior parte dei fatti straordinari sono raccontati senza data, ed impossibile essere pi precisi. Ma uno dei pregi della biografia di p. Carlo scritta da p. Evaldo la rilettura dei numerosi fatti taumaturgici non in una dimensione miracolistica di meraviglioso, ma come connessi e derivanti da una personalissima vita spirituale nella compassione e unione al dolore di Cristo Crocifisso e della Vergine Addolorata. Nel processo di Lodi le testimonianze ridondano di racconti dei miracoli, e non poteva essere diversamente perch i sette mesi della vita di padre Carlo a Casalpusterlengo furono unesplosione di grazie e miracoli ai piedi di Maria. Egli era convinto che le preghiere della Chiesa sono infallibili e producono la guarigione. Ma era la sua unione e conformit a Cristo che gli faceva sentire una profonda compassione e condivisione dei dolori degli altri e una volont di donare continuamente la sua vita per la salvezza delle anime. E lo faceva con semplicit, come se non fosse opera sua. Padre Evaldo riuscito a sciogliere il meraviglioso di questi miracoli e a scoprirvi dentro nascosta unaltissima perfezione, fino alleroismo letteralmente ripetuto che leggiamo in san Francesco che lavava i lebbrosi e lavandoli li guariva, o della beata Angela da Foligno che beveva lacqua con cui aveva medicato le piaghe dei lebbrosi come fosse una dolcissima comunione sacramentale con Cristo. Questo straordinario movimento di folla alla chiesa del convento rese sospettoso il governo austriaco che nel novembre 1858 intervenne presso la Curia di Lodi per far allontanare padre Carlo da Casalpusterlengo. La prima lettera del governo austriaco porta la data 3 novembre. Fino al 7 dicembre si sviluppa un fitto carteggio tra le autorit civili e quelle religiose (vescovo e ministro provinciale dei frati). Lo storico don Angelo Manfredi cerca qui di specificare bene i motivi storici di queste inchieste, indagini e sospetti del governo austriaco che gi presentivano lo scontro con il Piemonte, come avverr nel 1859, e propone a questo proposito un breve ma acuto esame trattandosi di uno dei pochi insiemi documentari rilevanti che riguardano padre Carlo, ma che escono dellambito della congregazione cappuccina. Si tratta del gi noto scambio epistolare tra i funzionari dellimperial-regio governo e il vescovo di Lodi Gaetano Benaglio, oltre che il provinciale dei cappuccini. La polizia asburgica, diffidente al massimo grado per tutto ci che poteva creare sedizione, disordine o comunque usciva dallo stretto controllo governativo, proprio in quei mesi di altissima tensione politica vedeva a Casalpusterlengo un afflusso straordinario di gente, attratta dalla fama dei miracoli del padre Carlo. Immediatamente si attiv per interrompere quegli assembramenti che potevano essere pericolosi per lordine pubblico e, chiss, nascondere qualche complotto o far penetrare nel Regno Lombardo-Veneto qualche inflitrato, visto che il confine con il ducato di Parma e Piacenza era vicinissimo. La richiesta della polizia imperiale rientra nella logica dello stretto controllo esercitato dal governo sulla Chiesa: pur regolato da un concordato abbastanza favorevole, il rapporto era comunque segnato dal tradizionale giuseppinismo e dalla visione di una Chiesa che doveva sostenere limpero nella sua opera di difesa contro la rivoluzione. Tanto pi che un decennio prima, nelle cinque giornate di Milano e nella prima guerra dindipendenza, non erano mancati chierici e sacerdoti che avevano aderito ai moti antiaustriaci. Cos che, quando le truppe di Radetzki ripresero il controllo della Lombardia, il governo costrinse i vescovi a epurare i seminari degli elementi (studenti e insegnanti) ritenuti pericolosi. Ma i funzionari imperiali si trovarono davanti la ferma opposizione di Benaglio al trasferimento forzato di padre Carlo. Il vescovo Benaglio poteva far sentire la sua voce. Membro di una famiglia nobile bergamasca ben collegata col potere austriaco, Benaglio non aveva mancato di collaborare con le iniziative paternalistiche del governo austroungarico, ad esempio la fondazione delloratorio cittadino per i giovani apprendisti o la societ di mutuo soccorso. Era, dunque, in dialogo positivo con il regime vigente. Ma, trattandosi di un mondo ancora, per certi aspetti, feudale o per lo meno ancien rgime, una figura come il vescovo nobile contava ancora e poteva esercitare un certo potere, a motivo delle adesioni e degli appoggi che una figura come Benaglio poteva raggiungere a Vienna o altrove. E bisogna dire che il vescovo di Lodi non manc di giocare le sue carte per evitare il trasferimento di padre Carlo, con notevole efficacia. Se poi si pensa che il presule lodigiano contava novantun primavere! Era nato, infatti, nel lontano 1768! Era stato nominato, quasi settantenne, a Lodi nel 1837 e da quel momento, con attivit pressoch instancabile, aveva svolto le sue funzioni. Ad esempio, nel 1857 aveva consacrato le chiese parrocchiali di Basiasco e Zorlesco e quella, allestremo della diocesi, di Caselle Landi; nel 1858 quella di Massalengo; nel 1862 consacrer quella di Bertonico, addirittura nel 1866 quella di Casalpusterlengo: solo per dare unidea di quegli anni e di uno dei riti episcopali, peraltro piuttosto complesso, senza contare le cresime e tutto il governo diocesano. Mor quasi centenario nel 1868, e pare che fino a poche settimane prima della morte abbia esercitato importanti atti di ministero. Dunque un governo che riteneva di avere la Chiesa come necessario instrumentum regni e collaboratrice della politica di ordine e di sicurezza contro il liberalismo e la rivoluzione; e un vescovo che, pur pienamente integrato in questo sistema, usava del sistema per difendere una certa libert della Chiesa stessa. E in mezzo, il padre Carlo, che coi gendarmi aveva avuto a che fare solo in giovent, quando supplicava di imprigionare lui al posto di noti malfattori. Intanto P. Carlo il 9 novembre 1858, si ammala gravemente di broncopolmonite e alla fine del mese guarisce quasi miracolosamente, continuando il suo apostolato di benedizioni miracolose. Verso la fine di gennaio 1859 di nuovo egli si ammala gravemente di etisia e il 18 febbraio chiede e riceve il S. Viatico. E dopo tre giorni di agonia il 21 febbraio 1859 alle ore 10,30 muore, allietato da una visione della Madonna. Dopo tre giorni di visite ininterrotte, sono celebrati solennemente i funerali. La salma (malgrado lopposizione dei frati) viene trasportata dal santuario alla parrocchiale per tutte le vie di Casalpusterlengo e poi viene umilmente deposta nel cimitero civico. Su questi fatti dellagonia e morte e funerale e sepoltura e devozione al Servo di Dio della gente sono ben documentate le ricerche preparate da don Mosca, importanti anche per dimostrare la fama di santit del Servo di Dio. Queste ricerche formano la seconda parte di questa relazione storica. II LA FAMA DI SANTITA POST MORTEM La breve vita di P. Carlo stata qui velocemente tratteggiata e minuziosamente documentata con ogni documentazione e testimonianza disponibili. Non chi non veda come questa vicenda biografica unesistenza mistica con Dio come Chiesa viva e si svolge in una singolare luce di virt e di piet, corroborata alla fine da continui fatti prodigiosi, miracoli e segni e dal carisma della riconciliazione con Dio e della consolazione dei sofferenti in una profonda esperienza mistica mariana. Ma prima di entrare in questo tema di santit eroica e attuale, vogliamo esaminare pi analiticamente e approfondire come la fama di santit, gi presente in vita, durata ininterrottamente dalla morte del Servo di Dio fino ad oggi. Largomento sar sviluppato in due tappe: 1) dalla morte fino allistruzione dei Processi diocesani di Lodi e di Milano (1859-1904); 2) dal Processo ai giorni nostri. II/1. - LA FAMA DI SANTITA FINO AL PROCESSO DEL 1904 1. - Lultima malattia e la morte santa Degli ultimi tre giorni della sua vita, in agonia, e della sua santa morte scrivono tutti i biografi del Servo di Dio. Li ricapitola P. Evaldo Giudici citando in particolare P. Alfonso Aliverti e le Memorie storiche pubblicate a Lodi nel 1880. Di particolare valore mi sembrano le testimonianze scritte da due persone che meglio hanno conosciuto Padre Carlo, la fragilit del corpo e la elevatezza dello spirito: il medico del convento dott. Carlo Cesaris e il guardiano P. Daniele da Bergamo. Presentano una sintesi dei pochi mesi della sua residenza a Casale, coronata dalla duplice luce della croce e della gloria negli ultimi giorni della sua vita terrena. Il dott. Cesaris, uomo di scienza e di fede, ricorda laspetto esile e patito, la macilenza, il pallore; la prima caduta nella malattia di petto, nellautunno 1858, che fece dubitare dellavvenire per la sua meschina costituzione, le frequenti emorragie, la persistenza della tosse e della febbre; le sue suppliche e pianti perch non gli vietasse il suo servizio, quando lo invitava a moderare lo zelo e ad avere maggiori riguardi per la salute. Era lunico conforto in mezzo alle sue pene, rispondeva: Le fatiche e le troppo vive emozioni accelerarono il decorso della tisi. Stremato di forze, riceveva gli ammalati nella sua cella, continuava a benedire con voce semispenta, finch mormorando devote aspirazioni, si spense nel 21 febbraio 1859. Nel primo Processo Rogatorio tenuto a Lodi fu riportata la lettera di partecipazione della morte di Padre Carlo inviata ai Conventi della Provincia di San Carlo in Lombardia dal Padre Guardiano di Casalpusterlengo il giorno stesso della morte. Padre Carlo era un angelo disceso dal cielo. Ha dato decoro e splendore al santuario, e una rinomanza mai avuta in passato: accorreva gente di ogni et, sesso e condizione, secolari ed ecclesiastici, per raccomandarsi alle orazioni di colui che tutti proclamavano santo, ed ottenevano guarigioni e grazie. Pareva di contemplare il vivo ritratto di un santo gi venerato sugli altari. In tutte le azioni trapelava la santit e lo splendore dogni cristiana virt. Ha lasciato ai Religiosi Cappuccini Lesempio luminoso di perfetta abnegazione e totale distacco dalle cose terrene . Queste parole lasciano sorpresi, se appena si ricordano i giudizi dello stesso Padre Guardiano e dei Religiosi di pochi mesi prima. la resa totale, il riconoscimento della grandezza di colui che avevano sottostimato e alcuni anche disprezzato. Non venne meno, anzi si fece ancor pi pressante laccorrere dei fedeli negli ultimi giorni, nella consapevolezza dellormai imminente cessazione del fiume di grazie distribuito dalla benevolenza della Madonna dei Cappuccini per intercessione di P. Carlo, che si riteneva suo vilissimo strumento. Padre Carlo pregava la Madonna per tutti; ora tutti, nella consapevolezza della perdita imminente, pregavano per lui. Il santuario si gremiva da mane a sera di gente di ogni classe e condizione, che pregava, pregava instancabilmente, per Padre Carlo. Si voleva dalla Madonna il miracolo. Da parte sua, pur tormentato dalla infermit e soprattutto dalla stanchezza non ricusava mai di discendere nella chiesa a benedire; venendo alle volte persone da lontani paesi, erano i Frati costretti a prenderlo in due e portarlo alla Cappella della Madonna per benedir coloro che desideravano grazie e miracoli. Cos sintetizz il particolare il Vice Postulatore della causa P. Isaia da Milano. Per proteggerlo dalla calca dei fedeli e abbreviare il tragitto i Frati, che lo portavano di peso, si fermarono poi presso laltare maggiore. Il Padre Guardiano, che era stato militare e non aveva abbandonato la rudezza acquisita, con voce stentorea imponeva ordine e invitava alla devozione. Il penoso accompagnamento fu proibito dal medico. Non scese Padre Carlo, salirono i fedeli. Non bast la clausura (a quei tempi ancora severa) a fermare linvasione. Portavano gli ammalati nella cella. Don Sante Peviani, il chierichetto di Padre Carlo, che aveva libero accesso nella cella, ricorda: Non potendo pi in ultimo abbandonare il letto e discendere in chiesa gli si portavano alcuni ammalati in cella perch li benedicesse, tra i quali il giovinetto Tronconi Davide che andava soggetto al mal epilettico, e benedetto da Padre Carlo, guar completamente . La met di febbraio giunse da Milano un carretto con un misero padre e quattro figli, tre dei quali attratti nelle loro membra. Questo drappello di afflitti chiedeva la benedizione del P. Carlo, il quale gi sincamminava ai secoli eterni. Come esaudirli? Le lacrime del pio genitore indussero il P. Guardiano ad introdurli tutti nella cella dellinfermo, e benedetti da lui partirono pieni di gioia e colla dolce speranza della guarigione. Dietro gli ammalati, altra gente. Dopo quarantanni Pietro Salamina ricorda: Nellultimo giorno della vita del P. Carlo trovandomi in Convento, vidi Padre Carlo sul letto di morte con in mano il Crocifisso, che si raccomandava lanima, e questo vidi dalla fessura delluscio, perch non avevo coraggio dentrare. Francesco Borsotti ricordava quel che gli avevano detto i genitori: Quando era agonizzante accompag.n egli stesso la preghiera degli agonizzanti recitata dai frati assistenti Carlo Leva aveva appreso da una zia come Padre Carlo anche vicino alla morte pregasse con fervore. Quellimplacabile, impietoso, irrefrenabile accorrere di gente nella sua cella, rendeva laria del piccolo locale irrespirabile. Laveva notato perfino il fedele chierichetto Sante: Moltissime persone si trovavano nella sua stanza e gli toglievano il respiro, e non le mandava fuori se non ottenuta prima lubbidienza del superiore . Durante i pochi mesi trascorsi a Casale Padre Carlo era ritenuto un santo. La sua fu la morte di un santo. La conclusione della sua vita terrena fu accompagnata da doni soprannaturali, a suggello di una serie non misurabile, e comunque straordinaria, di grazie ottenute e distribuite. Quando, con la partecipazione di tutti i frati e di altre persone, gli fu portato il Viatico, pur fisicamente disfatto, con gesto umanamente inspiegabile dun balzo si mise a sedere sul giaciglio e segu il rito con commoventi espressioni di fede e di amore verso Ges Eucaristico. Subito dopo entr in agonia. Lesercizio eroico dello spirito di mortificazione, di penitenza, di totale adesione alla volont di Dio, di dedizione ai fratelli anche tra le pi acute sofferenze degli ultimi giorni colto da tutti i testimoni del primo Processo canonico che avevano conosciuto il Padre, ed rilevato da tutti i biografi. Non manc unaltra prova della santit di Padre Carlo: il dono della profezia. Dalle testimonianze raccolte nel primo Processo se ne colgono tre: allinferma Francesca Pavesi, poco dopo la sua venuta a Casale, aveva annunciato la guarigione ed anche la ricaduta e la morte, se fosse ritornata al comportamento precedente; a Caterina Ghezzi, la morte prossima del figlioletto di 4 anni, infermo; prima di morire predisse a sacerdoti e laici che lo visitavano persecuzioni contro la Chiesa e il Papa. Le profezie si avverarono puntualmente, come fu testimoniato quarantanni dopo al Processo canonico. Unultima prova della santit di Padre Carlo vogliamo cogliere sul letto di morte: il dono dellestasi, e in particolare della visione di Maria Santissima, la pi logica conclusione di una vita tutta dedicata al suo servizio perch era Lei a fare le grazie . Non aveva mai dato una benedizione nel santuario senza rivolgere alla Madonna uno sguardo di fiducia. Il giorno 21 corrente (febbraio 1859) alle ore 10 e mezza antimeridiane dopo lunghissima agonia esalava nel bacio del Signore lanima sua benedetta il nostro confratello il P. Carlo dAbbiategrasso, di et naturale di 33 anni, e sette circa di religione, munito di tutti i conforti della Chiesa, lasciando cos nella terra un profondo dolore per la sua perdita e una memoria eterna di sua giustizia : linizio della lettera circolare inviata dal Padre Guardiano ai conventi della Provincia. Otto giorni dopo dalla morte di Padre Carlo, due minuti prima che suonasse la sveglia della mattina, ud la voce chiara e netta del P. Carlo, che in dialetto milanese gli disse: Stia ben, P. Guardian, mi vo in Paradis : questo raccont varie volte il Guardiano Padre Daniele, secondo la testimonianza di P. Atanasio da Busto Arsizio, Guardiano a sua volta ai tempi del Processo canonico. Questi chiese a Padre Daniele se era addormentato o sognava. Rispose: che era sveglissimo e stava aspettando il suono della traccola. Anche Don Sante Peviani, il chierichetto privilegiato allora, testimoni: Ho sentito pi volte il Guardiano Padre Daniele da Bergamo dire che gli era apparso Padre Carlo e gli aveva detto: Stia bene, vado in Paradiso. Era la notizia pi bella, gi data per scontata; ma preoccupante per noi poveri peccatori, per quei giorni di purgatorio! Non si pu tacere un grande rammarico, che colgo in P. Ildefonso Aliverti, ed condiviso dal maggior studioso del Servo di Dio, P. Evaldo Giudici e da P. Costanzo Cagnoni dellIstituto Storico dellOrdine Cappuccino: il rammarico cheA nessuno, n dei frati n dei preti n dei secolari, pass per la mente il pensiero di scrivere e lasciare alla posterit qualche cronaca. Esistono due atti di morte di Padre Carlo: nel Registro di Anagrafe Civile (a carico, allora, del Parroco), e nel Registro dei Morti della Parrocchia. Nel primo: 66. Revdo Padre Carlo al secolo Vigevano Gaetano, anni 33, cattolico, celibe sacerdote regolare, nato ad Abbiategrasso appartenente al convento dei PP. Cappuccini di questa parrocchia, figlio di Vigevano Carlo e Golzi Giuditta, deceduto li 21 febbraio ore 10 matt, sepolto li 23 d nel cimitero, pneumonite. Segue la firma Don Pesatori Francesco. Nel registro dei Morti della Parrocchia: Anno ac mense ut supra (1859, febbraio), die vero vigesima prima, Vigevano Cajetanus (Pater Carolus) filius Caroli et Golzi Judith natum Abbiategrasso, nunc pertinens ad conventum PP. Capucinorum hujus paroeciae, sacerdos annorum triginta trium, omnibus Ecclesiae subsidiis donatus, hac mane hora decima obdormivit in osculo Domini, cujus cadaver exequiis persolutis in Santuario SS. Salvator. inumatum fuit in coemeterio Comunali. 2. - Funerale e sepoltura Giustamente Padre Giudici ritiene che i frati non dettero immediatamente lannuncio della morte con la campana. Cera da comporre la salma, far verificare il decesso da un medico, preparare un luogo adatto nella chiesa per trasferire ed esporre la salma. Fu deposta nella terza cappella, al lato di quella della Madonna. Cerano le incombenze quotidiane: il coro, il pranzo. Quando la campana rintocc da morto e alle 2 del pomeriggio come al solito fu aperta la chiesa, cera gi una folla in attesa impaziente di poter entrare. La voce del felice transito al cielo di Padre Carlo si era diffusa come un lampo. Padre Isaia cos riassume le testimonianze: Appena i rintocchi della campana dettero il segno della morte del Servo di Dio, tosto i Casalesi bussando e gridando alle chiuse porte della Chiesa e del Convento, volevano entrare a vederlo, e si dovette in furia e in fretta portarvi qui il cadavere nel Santuario, ove appena si aprirono i battenti, tosto una immensa folla vi si rivers impetuosamente, tentando tagliarvi i capelli, barba ed abito per farne reliquie in modo che ci vollero tutte le forze dei Religiosi per contenere quella moltitudine. Padre Giudici, citando P. Aliverti e le Memorie storiche, scrive: La massa del popolo irruppe nel santuario: gendarmi, frati, e un corpo di uomini nerboruti ebbero a sudare non poco per far sfilare con un certo ordine tutti davanti alla salma, e impedire eccessi di devozione indiscreta: tentavano, infatti, alcuni di gettarsi a piangere sul cadavere, di tagliargli labito, i capelli, la barba, perfino pezzetti di carne. Questo particolare, dellassalto alle reliquie, rimasto impresso a lungo nella memoria dei testimoni oculari e di chi in famiglia dai medesimi laveva appreso. Lesposizione della salma si protrasse per tre giorni. Non era nelle norme o nelle abitudini, ch anzi si tendeva a seppellire i morti il pi presto possibile, il giorno stesso della morte, anche solo per evitare contagi. Si volle facilitare lafflusso non solo dei Casalesi, ma anche dai paesi vicini. La stagione fredda, la magrezza stessa di Padre Carlo rendevano possibile ritardare il funerale, che si andava frattanto predisponendo. Non per di comune accordo. Il Padre Guardiano (forse dietro le direttive del Provinciale) intendeva attenersi alle tradizioni cappuccine, forsanche per evitare inopportune manifestazioni di devozione popolare in contrasto con le norme canoniche: al cimitero per la via pi breve, senza alcuna solennit. Ma non la pensava cos la gente di Casale, anzi lo stesso Prevosto Don Veneroni. Come scrisse Don Alemanni, questi vollero che i funerari fossero un trionfo di affetto,di gratitudine. Don Veneroni era di casa nel convento, fu uno dei pochi parroci di Casale che seppero conservare la buona armonia con i frati: cosa non facile. Forse la discussione si protrasse nei tre giorni, senza che luno o laltro cedesse. Ma quando, al momento di dare inizio alle esequie, ci si rese conto della massa di gente che gremiva la chiesa, la piazza, la via di accesso, superiore ad ogni aspettativa, e si seppe dellattesa lungo le strade del paese del passaggio del funerale da parte di una folla non minore, apparve chiaro che era impossibile far transitare il funerale per il sentiero che moveva quasi direttamente al cimitero, come voleva il Guardiano, e che era inevitabile farlo transitare per le vie del borgo. Il giorno 24 febbraio si celebrarono i funerali. Lorario non risulta da alcuna testimonianza; ma da ritenere che abbia occupato la mattinata (non si celebravano infatti Messe in ore pomeridiane), comprendendo la celebrazione delle Messe da Requiem dei confratelli sacerdoti, non esistevano le concelebrazioni); la Messa del funerale da parte del P. Guardiano (si trattava di chiesa di religiosi esente); il lunghissimo accompag.namento al cimitero; la inumazione. Nellatto di morte, nel registro parrocchiale dei defunti detto: celebrate le esequie nel Santuario del SS. Salvatore. Le testimonianze nulla dicono di chi abbia celebrato il funerale e non sono concordi circa il passaggio nella chiesa parrocchiale. LOlmi dice espressamente: Il funerale si fece nella Chiesa del Convento. Le Memorie storiche dellAnonimo: Finite le solenni e modeste esequie, immensa calca di popolo con clero e confraternite accompag.n il cadavere dal Convento al Camposanto. Al contrario, Fra Apollinare da Arcore, che aveva vissuto con P. Carlo nel convento di Casale ed era stato suo infermiere, dichiar: I funerali furono solennissimi e si dovette per gran concorso spontaneo del Clero e del popolo portarlo alla Parrocchia dove funzion il Prevosto del luogo. Ritengo certo quel che scritto nellatto di morte. Quel che certo che una gran folla si riun nella chiesa dei frati,nel piazzale e nei terreni circostanti per partecipare al funerale: dichiarato da tutti i testimoni che erano presenti o che riferivano quanto avevano sentito raccontare in proposito da testimoni a loro volta oculari. Tutti i biografi concordano su questo punto. Una divergenza (che non meraviglia nel ricordo pur puntuale dei due testimoni che vi accennano, anziani e 40 anni dopo i fatti) riguarda la lunghezza del corteo funebre. Secondo la mamma del seminarista Fratti la folla dalla Chiesa di Cappuccini giungeva alla parrocchiale; secondo Spelta Bassano la salma si trovava ancora al Convento, e la testa della processione gi era al cimitero, che anchesso rigurgitava di gente. E ci dicevano tutti: risulta semplicemente raddoppiata la lunghezza della strada percorsa e quindi il numero dei partecipanti. Dalle deposizioni si possono cogliere particolari interessanti dellaccompagnamento funebre, perch danno il senso esatto di quella manifestazione popolare che i frati del convento avevano cercato accuratamente di evitare. Cerano anche molti signori, e quasi tutti, poveri e ricchi, portavano la propria candela accesa. Cerano anche il Padre e la Madre del P. Carlo che seguivano il feretro piangendo.Assisteva la Confraternita di Casale in divisa. Anzi, i Confratelli portarono il feretro. Cera il clero secolare. Nessun accenno alle autorit civili e alle guardie o gendarmi, e nemmeno ai frati, che non potevano mancare. Si ha limpressione che veramente il popolo fedele di Casale non aderendo alla volont dei frati, o per lo meno del Guardiano (obbediente ovviamente alla sacra regola) abbia preso possesso del funerale: il Prevosto, il clero, la Confraternita del SS. Sacramento o le Confraternite, il passaggio per le vie del borgo, la partecipazione corale di tutta la popolazione, tutta unita per tributare lultimo, riconoscente saluto a chi aveva ottenuto da Dio a suo vantaggio una autentica pioggia di grazie corporali e spirituali, nella fiducia che la sua intercessione presso Dio e la Madonna Santissima non sarebbe venuta meno. Si pu cos interpretare il gesto gentile, quasi una carezza, che si ripetette durante tutto il tragitto: Tutti desideravano toccare la cassa, sperando e credendo di ottenere grazie. P. Evaldo Giudici sintetizza cos: Il popolo e le autorit di Casale si impadronirono della venerata salma, che trasportarono per tutte le vie principali del borgo. I Confratelli del SS. Sacramento vollero portarlo sulle loro spalle, lungo tutto il percorso. Tutte le associazioni religiose e le confraternite parrocchiali, in divisa propria, laccompag.navano, con il clero in testa numerosissimo, fino allinsigne chiesa prepositurale. Padre Carlo non deluse le aspettative dei fedeli. Ci sono testimonianze di guarigioni avvenute durante il funerale. Don Francesco Bignani, parroco di Corte SantAndrea, presente al funerale, dichiar: Ho sentito affermare che si erano ottenute grazie. La fiumana del popolo in preghiera percorse le vie di Casale: contrada dei Cappuccini, chiesa di SantAntonio, piazza con la chiesa parrocchiale, controda di San Rocco, chiesa di San Rocco, inizio della via per Piacenza fino al cimitero. Non esisteva la Via Emilia, n risulta che il corteo funebre abbia percorso anche le contrade del quartiere San Bernardino. Il cimitero di trovava e si trova nella Basura del Brembiolo, al crosione, cio allincrocio delle antiche vie per Piacenza, Cremona e Pavia. Si riduceva allora (pur gi ampliato) al primo campo, con muro di recinzione, cancello dingresso, vialetto centrale, una cappelletta al centro. Attorno a questa venivano sepolti i sacerdoti. Padre Carlo fu sepolto a pochi passi a sinistra dellingresso della cappella. La sepoltura in una fosse comune fu voluta irremovibilmente dal Padre Guardiano. I Casalesi non erano daccordo. Lo storico loacle Mons. Angelo Bramini, devotissimo della Madonna dei Cappuccini, ha scritto: Veramente i Casalesi che troppo apprezzavano la santit del loro Padre non volevano affatto che fosse sepolto nel terreno comune, ed alcune persone facoltose, dopo aver sostenuto invano il disegno di seppellirlo nella chiesa, insistettero per erigergli una tomba speciale nel cimitero, ma quei superiori di allora, i quali con esagerata prudenza avevano gi consigliato lallontanamento di Padre Carlo, ancora vivente, da Casale, vi si opposero. Fecero molto male, perch le sue spoglie nel 1898 sarebbero state trovate in condizioni assai migliori. Sullumilissima tomba (tale lavrebbe voluta Padre Carlo) fu posta una croce, ritengo. I ricordi dei testimoni nel processo canonico divergono. Secondo il teste Spelta Bassiano, la salma fu deposta in una fossa comune, col solo distintivo che su di essa posero una croce su cui era dipinto il suo nome. Gastaldi Luigia dichiar: Fu sepolto in fossa comune. Non ricordo di aver visto sopra di essa croce o lapide. Padre Isaia nella Vita afferma: I Casalesi vi prepararono una tomba distinta con una lapide che ricordasse ai posteri la santit di Padre Carlo. Da parte sua lAlemanni, casalino, scrive: La riconoscente piet dei casalesi nel cimitero mur una modesta lapide al Santo Cappuccino, unico ricordo di lui. Questo il testo della lapide: In questa sepolcral solitudine riposano in pace le sacre ceneri del Sacerdote Cappuccino Padre Carlo dAbbiategrasso per lo splendore delle sue eminenti virt morto in concetto di santit nel convento di Casalpusterlengo il giorno 21 febbraio 1859 nellet di anni 33. A perpetua memoria i devoti Casalesi questo monumento posero. Io ritengo (ripeto) che sulla tomba sia stata posta una semplice croce di ferro con il nome di Padre Carlo. Non pensabile che mancasse sulla tomba di un sacerdote, di un religioso. Nullaltro. Quanto alla lapide, si hanno notizie precise da documenti conservati nellArchivio Comunale di Casalpusterlengo. Il Padre Guardiano, nel giro di pochi giorni dopo la sepoltura di Padre Carlo inoltr una petizione allImperial Regio Commissario Distrettuale di Casalpusterlengo di autorizzazione a collocare nel cimitero una lapide monumentale che ricordi le virt del Rev. Padre Carlo al secolo Gaetano Vigevano. Il Commissario gir la petizione alla Deputazione Comunale per competenza, e questa rispose al medesimo dichiarando che non cera nulla da eccepire alla apposizione della lapide alla cinta di questo cimitero, a fianco di quelle esistenti. La pratica fu inoltrata dal Padre Guardiano, e non poteva avere altro attore; ma liniziativa fu dei devoti di Casale e presumibilmente del Prevosto Don Veneroni e degli altri Sacerdoti. Infatti nella lettera al Commissario il Guardiano si riservava la verifica della iscrizione quando gli sarebbe stata offerta. Evidentemente non era ancora stata realizzata. Padre Aliverti riconosce questo merito dei Casalesi: Dobbiamo riconoscere che fu soltanto per la inestinguibile devozione dei Casalesi che, malgrado il volgere del tempo, la memoria del Padre Carlo si mantenne sempre viva. Essi che indicavano sempre ai figli e ai nipoti il luogo preciso dove giacevano le sacrate sue ossa, impedendo cos che andassero irreparabilmente perdute, murarono questa lapide, che si legge ancor oggi sulla cinta del cimitero. Ancor oggi: era lanno 1945. Non si sa quando e come sia andata perduta. Si pu immaginare dove sia finita: in una discarica!. 3. - Sulla tomba, la devozione popolare Le testimonianze verbalizzate nel I Processo, relative agli Articoli 127-140, cio agli anni successivi alla morte di Padre Carlo fino alla conclusione del processo canonico, permettono di documentare il fiorire, durante quei 40anni, della devozione popolare e di coglierne le espressioni e i frutti. Alla prima generazione di testimoni oculari si aggiunge la seconda: i figli, che testificano quanto appreso dai genitori e da altre persone, oppure singole guarigioni post mortem, delle quali erano testimoni oculari. Si aggiungono altre fonti giudiziarie (gli Articoli o Vita di Padre Isaia Vice Postulatore, e alcuni Documenti) ed extra giudiziarie (pubblicazioni ed altro). Purtroppo nelle testimonianze individuali si riscontrano pochissime date, anche approssimative; cosicch non possibile rilevare una linea, ascendente o discendente nel tempo, della devozione fiorita sulla tomba, che pur c stata. Nel complesso, le attestazioni vennero ritenute convincenti, ed addirittura abbondanti, tanto da esonerare dal deporre ben 14 testi che avevano gi prestato giuramento previo. Tutte si basano su un presupposto universalmente condiviso: Padre Carlo, era, un santo. La persistenza dopo morte della fama di santit nei numerosi fedeli di Casale, dei paesi vicini e di luoghi anche lontani, confermata da tutte le testimonianze verbalizzate. Tutti i testimoni lo ritenevano un santo: sia quelli che lavevano conosciuto, sia quelli che solamente ne avevano sentito parlare. Riassume bene Padre Isaia negli Articoli: Per le eminenti virt del Servo di Dio e per le grazie che i devoti ottenevano in suo nome come risuon benedetto in vita, molto pi si propag dopo la morte, imperocch si and di anno in anno diffondendo non solo nella Lombardia, ma ancora in molte altre parti. Non venne mai meno nel popolo la devozione ed andandovi le pie persone a pregare su quella tomba si tenevano certi di pregare unanima che gi si trovava in Dio. Concordano le testimonianze dei sacerdoti nati e residenti in luogo, che avevano anche conosciuto Padre Carlo. Don Giuseppe Mazza: Ho sentito dire molte volte che anche da paesi estranei molti accorrevano alla tomba del Padre Carlo per la santit dello stesso Padre, ed anche per grazie ricevute. Don Saverio Guasconi: Bench di Casale, io non ho visto pregare sulla tomba, ho sentito per che ci si faceva per ottenere grazie. Se poi si siano da questi ottenute, non lo so. Don Alessandro Fratti: Ho sempre sentito dire che da tutti si riteneva un santo. Ho sentito dire che si facevano preghiere a Padre Carlo. Don Bassiano Sordi (era di Secugnago e si trovava coadiutore a Somaglia): Nei nostri paesi del Lodigiano continu dopo morte la fama che godeva in vita, ma in quanto agli altri paesi sia di Lombardia che di altre regioni, nulla posso dire. Sentivo dire che il popolo accorreva al cimitero. Pi limitata nel tempo la testimonianza di Don Sante Peviani, il fedele chierichetto, perch entr in Seminario e dopo lordinazione sacerdotale fu assegnato ad altre parrocchie:Nei primi tre o quattro anni dalla morte so che moltissimi del popolo accorrevano, e ci andai anchio, ma essendo poi io entrato in Seminario, pi non me ne curai. So poi che quelli che ci andavano, andavano nella persuasione di pregare un Santo. Quanto alla folla sempre crescente non so niente, essendo lontano da Casale. Concordano le testimonianze dei laici. Gastaldi Luigina:Dopo la sepoltura molti si recavano a pregare sulla tomba e a invocare grazie da che fu sepolto fino al trasporto (al Santuario). Spelta Bassiano: Lo ritenevano anche dopo la morte in concetto di Santo, andavano a pregare sulla sua tomba, cercavano la vita e immagini.Chiappa Petronilla ved. Bonini: ho visto moltissime volte la gente portarsi a pregare sulla tomba di Padre Carlo, come pure pi volte udii che si erano ottenute grazie. Certo che collandar del tempo la folla and diminuendo.Salamina Pietro: Alcune pie persone di portavano al cimitero, e pregavano sulla tomba di Padre Carlo, e speravano che fosse in Paradiso. Chiedevano al Santuario il libricino della sua vita e qualche reliquia, e desideravano che venisse posto sugli altari. Buonalancia Marianna in Guasconi: So che molta gente, anche forestieri, andavano al cimitero a pregare sulla tomba di Padre Carlo colla speranza di ottenere qualche grazia per sua intercessione, ed anchio ci sono andata, in compagnia di mia madre, e prendevamo anche della terra ricoprente la tomba sua. So che vi fu e vi continua ricerca di immagini e vite del Padre Carlo, per avere le quali fanno anche qualche offerta, ed vivo il desiderio che possa essere beatificato. A distanza di 70anni dalla morte ha riassunto bene mons. Angelo Bramini, casalino, che conosceremo meglio: Sulla tomba di Padre Carlo i Casalesi si recarono ancora a pregare, e nuovamente furono da lui beneeficati. Unanimi in proposito le affermazioni degli agiografi, sulla base delle testimonianze raccolte. Le Memorie storiche dellAnonimo: Spenta una volta la cara esistenza dellumile Cappuccino, non si spense la possanza di Dio in operare meraviglie merc lintercessione di Padre Carlo a vantaggio dei Casalesi e popoli circonvicini, come non ebbe termine la devozioni di questi verso quello Difatti molti prodigi si raccontano Non meraviglia adunque se la maggior parte dei Casalesi spesso vanno a pregare sulla fossa del Padre Carlo e vi dimandano soccorso ed ajuto in tutte le strette della vita. P. Giovanni da Milano: La sua tomba fu meta continua dei devoti, che, tratti dalla fama delle sue virt, venivano nuovamente a lui per grazie. Queste testimonianze aprono il ventaglio delle espressioni della devozione popolare, della quale abbondano le testimonianze. Don Bassiano Sordi, sopracitato, disse: Sentivo dire che il popolo accorreva al cimitero raccogliendo terra della tomba di Padre Carlo, la mettevano sulle parti ammalate, e che credevano veramente di pregare un santo. Anche la Buonalancia ne fa esplicito riferimento. La stessa testimonianza da Vaccari Michele di Secugnago: Anche dopo la morte fu tenuto in concetto di santo, e lo pregavano e lo pregano per ottenere grazie. Lissori Paola di Mirabello testimoni della guarigione del padre dopo avergli posto al collo un sacchetto con la terra della tomba e aver terminata una novena a Padre Carlo. Don Francesco Bignami, parroco di Corte SantAndrea, rende testimonianza della guarigione improvvisa di un cuginetto di 13 anni, Ercole Andena, gi dato per spacciato dai medici: il ragazzo portava al collo un sacchetto, egli non sapeva cosa contenesse, ma era terra o erba della tomba. Monico Cristina in Salamina attribuisce la conversione di un Tizio, dai comportamenti immorali e ubriacone, ad una grazia di Padre Carlo, ottenuta dopo che il medesimo e la madre e la sorella si erano posti al collo un piccolo sacchetto con terra raccolta sulla sua tomba. Ora si porta benissimo. Don Sante Peviani testimoni: Ho sentito parlare di molte grazie e guarigioni ottenute per intercessione di Padre Carlo, e molte pi ottenute in seguito allapplicazione di parti dellabito del medesimo, e della terra del suo sepolcro. Zavaglia Rosa in Ottolini: Andavano a prendere la terra sulla sua tomba e la portavano al collo, e ne facevano novene per ottenere grazie. E Vaccari Michele: Prendevano la terra per applicarla alle membra inferme, e tanti ottennero grazie, anche se non sa addurre fatti particolari. Lo stesso potere di guarigione, per lintercessione di Padre Carlo invocato come santo, era attribuito da altri devoti allerba raccolta sulla sua tomba. Monico Cristina in Salamina testimonia la guarigione di Brigida Mazza, cui si preannunziava lamputazione del braccio, pochi giorni dopo che sul braccio era stata applicata lerba raccolta sulla tomba. Le seguenti tre deposizioni ne specificano luso. Mangini Giovanni Battista: Sentii dire che andavano sulla sua tomba, portavano via lerba che su di essa nasceva, e che bevendo il decotto di quellerba guarivano. Borsotti Antonio: Andava la gente a raccogliere lerba che cresceva sulla sua tomba per applicarla come un rimedio. Padre Isaia negli Articoli registra la guarigione di una donna travagliata dalla podagra e in fin di vita, e di unaltra guarita da tosse dolorosa con novena e assunzione di un decotto ricavato dallerba colta sopra la tomba. Quirci Clotilde testimoni: Ho sentito che tanti andavano sulla tomba del P. Carlo a raccogliere lerba che su di essa cresceva e la mettevano al collo per guarire dalla febbre, il che ottenevano. Non era superstizione, era la semplice fede dei fedeli, che poneva quellerba e quella terra, in contatto in qualche modo con le venerate spoglie del Servo di Dio, al livello di reliquie. Di fatto le guarigioni si ottenevano, Dio le concedeva, e il merito era riconosciuto alla intercessione di Padre Carlo, che tutti tenevano per santo. Altri devoti facevano ricorso a preghiere sulla sua tomba e alla recita di novene, sulla tomba o in famiglia. Don Giuseppe Mazza, prete di Casale, testimonia: Ho sentito molte volte dire che anche da paesi estranei molti accorrevano alla tomba di Padre Carlo per la santit o per le grazie ricevute. De Filippi Virginia in Vida: Ho sentito che tutti quelli che vanno a domandare la grazia restano graziati. Don Saverio Guasconi, nato e domiciliato a Casalpusterlengo: Ho sentito che si sono ottenute grazie e guarigioni speciali ad intercessione di Padre Carlo Bench di Casale, io non ho visto pregare sulla tomba di Padre Carlo, ho sentito per che ci si faceva per ottenere grazie. Se poi si siano da questi ottenute, non lo so. Ma riporta quanto aveva appreso circa quattro guarigioni prodigiose. Monico Cristina in Salamina riferisce della guarigione del figlio di Galliani Maria ottenuta con una novena a Padre Carlo. Goldaniga Maria in Ferri: So che ha operato molti prodigi anche dopo la morte, e anchio quando mi si ammal qualche figlio leggermente, ricorsi a Padre Carlo facendogli la novena e sempre ottenni la grazia, come pure trattandosi di trovare un posto a due dei miei figli, ricorsi a Padre Carlo, e potei collocarli bene non solo nel corpo, ma anche per lanima. Sono collegate alla recita di novene a Padre Carlo le guarigioni di Fiorenzola Angelo di Somaglia e di Mazza Pasquina, la conversione del marito di Favini Giulia di Somaglia. Facevano novene per ottenere grazie: dichiar Zavaglia Rosa in Ottolini. E Spelta Bassano: La gente andava al cimitero a fare le novene. Alluso della terra e dellerba della tomba e alla recita delle novene va aggiunto la ricerca e luso delle reliquie. E qui ci spostiamo al Santuario della Madonna dei Cappuccini. Gastaldi Luigina: So che desideravano le reliquie. Don Peviani dichiara: Ho sentito parlare di molte grazie e guarigioni ottenute per lintercessione di Padre Carlo, e molte pi ottenute in seguito allapplicazione di parti dellabito del medesimo. Continuava dunque la distribuzione anche dopo i tre giorni della esposizione precedenti il funerale. Don Giuseppe Mazza: Che ci sia ressa di popolo a cercare reliquie lho sentito dire. Ancora nel Santuario si faceva ricorso ad altro mezzo. Bricconi Giuditta di Somaglia dichiara: Avevo la mamma ridotta in uno stato di prostrazione generale, e il coadiutore Don Bassano Sordi le aveva consigliato di fare una novena a Padre Carlo ancora tumulato nel cimitero. Allora io mi portai alla chiesa dei Cappuccini di Casale, e diedi ad un frate dellolio perch lo facesse ardere nella lampada che stava davanti al quadro di Padre Carlo che si trovava nella chiesa dei Cappuccini vicino alla sagrestia,e mi feci dare poi un po di quellolio che ardeva. Avutolo ritornai alla Somaglia, e mia madre si unse le orecchie e lo stomaco con quellolio, e dopo due o tre giorni era pienamente guarita, come continua anche oggi, udendo perfettamente. Nel Santuario era dunque un quadro che rappresentava Padre Carlo, esposto vicino alla sagrestia e spostato in seguito altrove, davanti al quale i devoti esprimevano la devozione al Servo di Dio con la lampada accesa e facendo uso dellolio della lampada per unzioni che accompag.navano la preghiera. Ritroveremo queste usanze, e altre simili, dopo che le venerate spoglie di Padre Carlo furono portate nel Santuario. Il discorso, sulla scorta delle dichiarazioni dei testimoni del primo Processo, va ormai verso levidenza di una convinzione univoca, comune, generale, del potere taumaturgico, cio di capacit di impetrare grazie e miracoli da Dio, di Padre Carlo, invocato come santo. Le testimonianze di questa convinzione comune, suffragata dalla relazione di fatti precisi, sono numerose e cos convincenti (come ho gi rilevato) da portare il Tribunale a rinunciare allascolto di altri testimoni. Gastoldi Luigina: So che molti, dopo che il Padre Carlo fu sepolto, fino a che la salma fu portata ai Cappuccini, si portavano al cimitero a pregare e a invocare grazie. Vide la Peviani, idropica, pregare sulla tomba, e poi la vide guarita. Anche Salamina Pietro ricorda questa guarigione, dopo aver affermato: So che anche dopo morte oper miracoli. Leva Carlo: Ho udito parecchie volte e da parecchi che dopo la morte si ottennero vari miracoli per sua intercessione. Lopinione di Santo in cui era tenuto Padre Carlo in vita continu e continua a Casale anche al presente. Riporta la guarigione di Pierino Vida. Borsotti Francesco: Fu sempre ritenuto da quelli di Casale in opinione di santo, e come tale fu ritenuto da quelli estranei al paese. Dichiararono che dopo la morte avevano sentito dire di miracoli, di molti miracoli, Gagliani Maria in Pilla; Borsotti Angelo; Bardella Francesco di Fombio; Trezzi Marianna; Mainini Gaetano; Vida Antonietta; Salamina Claudina. Oltre i precedenti, rendono testimonianza di specifiche guarigioni anche Monico Cristina in Salamina (guarigione di Pomati Carlo, gi spedito dei medici, e di Maria Mosconi); Merli Angela in Mazzaroli (lei stessa fu guarita da una nevralgia che la tormentava da 12 anni). Le deposizioni nel Processo Mediolanense sia dei confratelli di Padre Carlo sia dei suoi concittadini di Abbiategrasso (non numerose, n dettagliate, ma comunque sufficienti) di mostrano in perfetta sintonia il persistere del ricordo, leco di quanto avveniva a Casale anche dopo la morte, la convinzione della sua santit, la costante preghiera a lui rivolta con fiducia, lottenimento di grazie. Non aggiungono molto, ma confermano. La guarigione del ragazzo Andena Ercole, avvenuta appena prima della traslazione della salma di Padre Carlo dal Cimitero al Santuario, fu tra quelle che ebbero maggior numero di testimoni e di controlli medici. In questo capitolo si d dei miracoli un cenno generico. Si dedicher un altro capitolo ad una presentazione dei singoli miracoli. Conseguenza della comune convinzione della santit di Padre Carlo, ed insieme causa dellaffermarsi sempre pi della medesima convinzione, fu la diffusione di immagini e di biografie del Servo di Dio. un dato di fatto registrato da Padre Isaia, vice-postulatore della Causa, negli Articoli: Vi una continua e sempre maggiore richiesta di reliquie del Servo di Dio, delle sue immagini e biografie. Su questo Articolo 132, e su tutti gli Articoli predisposti da Padre Isaia furono interrogati i primi 14 testimoni. quasi tutti erano a conoscenza personalmente di tale richiesta. Riporto in nota le risposte. I verbi sono al presente (cera richiesta quando rispondevano in Tribunale), e solo due (Buonalancia e Salamina, si veda nella stessa nota) distinguono: Vi fu e vi , desiderava e desidera. Si pu ritenere che il verbo al presente indichi qualcosa che avviene da sempre. Potrebbe essere dimostrato dal fatto che la prima biografia di quasi ventanni prima (1880) fu rapidamente ristampata,come vedremo in seguito. Ancora una volta veniamo a trovarci nella impossibilit di delineare la linea costante, o la curva, o la serie di curve ascendenti o discendenti della devozione al Servo di Dio nei quarantanni seguenti la sua morte. La diffusione di immagini, agiografie, reliquie conferma il rapporto permanente con il convento e il Santuario dei Cappuccini. La devozione popolare, cio, si dirige alla tomba che racchiude le venerate spoglie di Padre Carlo, ma non cessa di dirigersi a quel Santuario che da secoli costituiva il cuore della religiosit di Casale. Una duplice fedelt, in un intreccio di fatti, luminosi e tristi, che hanno caratterizzato il secolo XIX. Si va infatti dalla prima soppressione voluta dai francesi, al ritorno dei Cappuccini; dai giorni esaltanti vissuti da Padre Carlo alla seconda soppressione voluta dal patrio governo, alla riapertura, alle feste del I centenario della incoronazione della venerata effige di Maria Santissima, alla nuova esaltazione di Padre Carlo con la traslazione delle spoglie al santuario e lapertura del processo di canonizzazione. Verso questa meta si dirige, in modo sempre pi evidente, laspettativa, il desiderio del popolo cristiano. Dei sacerdoti, in primo luogo, di quelli almeno che avevano conosciuto Padre Carlo ed erano ancora vivi: Don Peviani, don Guasconi, Don Sordi, Don Mazza. Don Bassiano Sordi dichiara: So pure che tutti desiderano vivamente la beatificazione di Padre Carlo, chi santificheranno?. Comune, generale il desiderio anche dei laici. Mangini Giambattista dice: Tutti desiderano che sia fatto santo, anzi si meravigliano che non sia ancora innalzato allonore degli altari. Del desiderio vivissimo di tutti che sintroduca presso la Santa Sede la causa della sua beatificazione e che presto venga innalzato agli onori degli altari si fa portavoce lo stesso Padre Isaia vice postulatore della Causa. 4. - La tomba, rifugio del popolo cristiano nelle tribolazioni stato un mistero della Provvidenza divina lesplosione di grazie straordinarie, operate in alcuni momenti della storia per lintercessione di Maria Santissima in una chiesa a lei dedicata, concesse non a una o a poche persone prescielte, ma allintera popolazione di un borgo, Casalpusterlengo, ed anzi di un territorio pi vasto. Era successo (come abbiamo ricordato) con le misteriose apparizioni attorno allantica chiesa di San Salvario e alla effige di Maria SS. in essa venerata, e ripetutamente, nelle calde serate dellagosto dellanno 1574. Migliaia di persone, di Casale e dei dintorni, furono partecipi. Un caso forse unico nella storia, che registra solo apparizioni a singole persone. Era successo nel 1780, quando, in occasione della incoronazione della statua decretata dal Capitolo della Basilica Vaticana, si riaccese la devozione alla Madonna di Casale o Madonna dei Cappuccini in tutta la diocesi. Abbiamo appena detto dellesplosione di grazie elargite per mano (per cos dire) dellumilissimo fraticello Padre Carlo dAbbiategrasso. Altre seguiranno. Con la sua santa morte, con lapoteosi proclamata dal popolo cristiano con il funerale, non venne a cessare nel piano della Provvidenza divina il suo ufficio di intermediario tra la misericordia di Dio, lamore materno di Maria e la moltitudine dei sofferenti nel corpo e nello spirito, intesi come individui e come comunit. Ma ancora una volta (e non sar lultima), nel piano della Provvidenza divina, le pagine esaltanti si intrecciarono con le pi tristi. Era gi capitato, e la memoria era ancora fresca a Casalpusterlengo. Nemmeno ventanni dopo lincoronazione, nel 1796 gli invasori francesi, appena conquistato il territorio, requisirono le corone della Madonna e del Bambino con tutti gli oggetti preziosi delle chiese. Nel giro di pochi anni, nel 1805, gli ultimi conventi dei Cappuccini furono soppressi, compreso quello di Casale. I frati furono scacciati, il convento fu messo in vendita, si salv la chiesa, assegnata alla Parrocchia come sussidiaria. Labbiamo visto. Con lo stesso odio antireligioso, come una vendetta diabolica, il tutto si ripetette dopo la conclusione della vita terrena di Padre Carlo, tempo di grazia, travolgendo frati, santuario, la stessa comunit parrocchiale. Capit a Casale e in tutti i territori che il Piemonte veniva annettendo con le armi, con lastuta politica di Cavour e i plebisciti votati da infime frange della popolazione, pur in nome di un ideale altissimo e condiviso: lunificazione dellItalia. Padre Carlo laveva predetto; ma nessuno poteva pensare che la triste storia avrebbe avuto inizio quasi immediatamente. Egli mor il 21 febbraio 1859. Mor in pace, appena appena in tempo, quasi alla vigilia delle operazioni militari rapidamente concluse della seconda guerra dIndipendenza. La disfatta dellesercito imperiale austriaco, la vittoria delle truppe franco-piemontesi portarono alla liberazione della Lombardia e alla annessione (non da tutti condivisa) al Regno dei Savoia. Casale si trovava allincrocio delle strade per Lodi-Milano, Piacenza e per Pavia-Cremona-Mantova. Un incrocio importante militarmente. Truppe austriache presidiavano il borgo. Nel mese di giugno furono requisiti i mezzi di trasporto (carri, cavalli, buoi); i militari congedati furono richiamati alle armi e accompagnati a Lodi; furono murati gli accessi ai campanili, per impedire che il suono delle campane annunciasse o favorisse una sollevazione. In luglio si ebbe un sabotaggio: la linea telefonica fu interrotta tra Casale e Zorlesco e i cavi sparirono. Il comandante in capo gen. Giulay proclam la legge marziale. Un fittabile dei dintorni, Saverio Griffini, mise insieme una legione di volontari e accorse a Milano. Ebbe la prima medaglia doro del Risorgimento. Il paese si salv dalla vendetta di Giulay per lintercessione del dott. Cesaris; o per lintercessione di Padre Carlo, che da pochi mesi li aveva lasciati, pensarono i Casalini. I fatti bellici ebbero comunque qualche influenza nel breve arco di tempo del succedersi delle operazioni militari. Cogliamo la testimonianza di P. Augusto da Crema: A Casalpusterlengo la buona memoria di lui venne alquanto raffreddata dal passaggio delle truppe nella ritirata dei Tedeschi del 1859, ma in seguito ebbe di nuovo a rivivere lentusiasmo della memoria del Santo Religioso, come dura tuttora per grandi benefici e grazie singolari che i fedeli ottengono per sua intercessione. Ma quel che P. Augusto chiama raffreddamento della devozione non era altro che la gran paura di quel che dimprovviso stava avvenendo e di quel che avrebbe potuto accadere. La gente non aveva altro modo di proteggersi: si rinchiudeva in casa, sprangava le porte, e dalle fessure delle finestre spiava ogni movimento. Il sistema nel Basso Lodigiano, terra di confine e per di pi molto esposto al brigantaggio, era in uso da secoli, e saccompagnava alla guardia posta sul campanile, che ad ogni movimento sospetto nella campagna si metteva a suonare a martello, col risultato che anche i vicini si mettevano a suonare, e poi quelli un po pi lontani, cosicch tutto il territorio era in subbuglio e nessuno sapeva perch. Agli Austriaci in fuga subentrarono i Franco-Piemontesi, fortunatamente senza combattimenti. Rimasero a presidio, a ridosso dellalveo del Po e dei confini di stato, due reggimenti, il 37 e il 61. Fu attrezzato un ospedale militare, nel quale morirono diversi militari francesi feriti al fronte. La guerra si concluse rapidamente. Cominciava un nuovo ordine. I Casalini che non sono mai stati gente pacifica, accomodante si divisero prontamente in due partiti contrapposti: i patriotti e a giudizio di questi gli antipatriotti. Tra i primi si ritrov il piccolo gruppo degli anticlericali, per convinzione, conversione o convenienza. Erano pochi, la popolazione era compattamente religiosa e praticante. Ma siccome era gente che contava, acquisirono subito le leve del potere: in luogo, nella Sottoprefettura di Lodi (la Provincia Lodi-Crema fu declassata), nella Prefettura di Milano, e dovunque, a tutti i livelli. I devoti di Padre Carlo ebbero subito modo di ricordare la sua profezia. Il significato fu sempre pi chiaro, tanto che i testimoni la ricordarono al Processo canonico, quando come vedremo la legislazione e lapparato governativo assunsero nuove e pi gravi forme persecutorie. La profezia, di tono pi generale e da leggere nel tempo (si veda laccenno esplicito a un Leone vincitore, che si potrebbe intravedere nel grande pontefice Leone XIII), li riguardava personalmente. Alla annessione della Lombardia fece seguito quella delle Romagne, tolte allo Stato Pontificio. Il Governo non poteva aspettarsi la riconoscenza della Chiesa. Ordin la celebrazione dei festeggiamenti in ogni Comune, pur disponendo che si cercasse di evitare ogni urto col Clero, se lAutorit Ecclesiastica rifiutava il canto del Te Deum. Anche nel caso di promulgazione della bolla pontificia di scomunica per il Re Vittorio Emanuele II, che si preannunciava, si dovevano evitare scandali e conflitti, massime nei luoghi consacrati al culto e si doveva riferire immediatamente al Governo. Lo zelante Delegato di Pubblica Sicurezza di Casale, Rinaldini, rifer allIntendente di Lodi una voce vaga, che poteva essere vera secondo la quale ai Parroci era stata distribuita una copia della bolla. La pubblicazione, scrisse, sarebbe stata un avvenimento grave in tutti i paesi, massime in questo borgo, ove il partito clericale e retrivo molto numeroso, forte ed influente, sostenuto da una truppa fanatica di uomini e donne del volgo, tutti agli ordini del Clero, ed anche appoggiato per giunta dai Padri Cappuccini che qui hanno un convento, che non a torto lo scrivente sospetta conventicola dei difensori del potere temporale del papa e degli Austriacanti. La pubblica tranquillit denunci il Rinaldini era in grave pericolo. Mille sono le arti che adopera questo partito avverso alla Causa Nazionale e al ReLo scrivente conosce invero i pi influenti di questa consorteria che si serve del manto religioso per scopi tuttaffatto mondani e per tenere in Comune un predominio funesto allo sviluppo del progresso e delle libere istituzioni. Sono costantemente vigilati e possibilmente se ne studiano i movimenti, le riunioni, i passi e le fisionomie. Unautentica montatura, fondata su voci vaghe, conventicole sospettate, vigilanza poliziesca (questa, s, di tipo austriacante), di fantasiose interpretazioni di passi, fisionomie e volti! Venne a maggio la Festa dello Statuto. Si celebrava anche in chiesa con il canto del Te Deum. Il Prevosto Don Veneroni celebr la Messa solenne con il canto di ringraziamento, ma non sal sul pergamo per spiegare al popolo di quanto valore alle individuali franchigie riesca questo Statuto conosciuto di nome, intrinsecamente noto a pochi. Cos permetteva che Mille abitanti mojano digiuni di fratellevol dottrina, gonfi di superstizioni, spaventati dagli inferni per lopera dello stesso parroco. Il quale era definito Bacchettone energumeno che spandeva fumosa bava dalla bocca. Tanto bast alle Autorit di Pubblica Sicurezza per decidere di dare una lezione al partito clericale e retrivo alla truppa fanatica, col gettare in carcere il capo, cio il Parroco. Ma la voce si diffuse in paese. Don Veneroni era sacerdote di grande preparazione, autorit, piet, carit, eloquenza. Stava completando lampliamento della chiesa parrocchiale, mettendo molto del suo e dei redditi parrocchiali, dando lavoro e pane. La gente era stata con lui quando aveva testimoniato al Vescovo luniversale venerazione per Padre Carlo, nemmeno due anni prima, e aveva permesso al Vescovo di opporsi al suo trasferimento da Casale; ora era di nuovo con lui per proteggerlo dalle prepotenze della nuova Polizia. Un gruppo di persone si present al Delegato per protestare. La Guardia Nazionale non mosse un dito. Per Rinaldini si tratt di una sommossa. Quattro uomini, designati come capi della sommossa furono gettati in carcere. Nel processo furono assolti per inesistenza del reato. Le sorelle Quattri, che, richiamate dal clamore, erano uscite dallAsilo Infantile che dirigevano accompagnate dalle bambine per vedere cosa succedeva, furono indagate dallIspettore Scolastico. Il Rinaldini segnal i preti austropapisti e denunci il partito femminino che tanto scandalosamente si abbandon a dimostrazioni in favore del Parroco. La Polizia attese una nuova occasione. E giunse presto. La domenica 17 luglio Don Veneroni us parole forti in difesa della religione e della morale. Della predica non abbiamo il testo, conosciamo solo quel che rifer - per sentito dire - il Delegato Rinaldini, che non era certo una fonte superiore ad ogni sospetto. Don Veneroni invit i contadini a rispondere con coraggio al Signor Padrone se cercava di trascinarli contro il Papa nella presente situazione politica, e invit le donne a sostenere mariti e figli. Deplor anche apertamente il comportamento immorale di certi stranieri (francesi? o pi probabilmente piemontesi?), ufficiali del 29 Reggimento di stanza. Tre giorni dopo Don Veneroni fu arrestato e rinchiuso nelle carceri di Lodi. Scrive don Alemanni, primo storico di Casalpusterlengo: In faccia ai suoi nemici aveva la colpa di non essere cane muto, e di non saper tollerare n eresie nuove in movimento in paese, n orge notturne, n quelle misure indegne che di mano in mano sapeva dirette a sedurre avvenenti maritate o ingenue giovinette. A questo punto, nei mesi di carcerazione di Don Veneroni in attesa del processo (che non ebbe luogo, perch scarcerato in istruttoria per linsussistenza delle accuse), venne alla luce il vero capo della cricca anticlericale: ling. Agostino Beza, sindaco di Casalpusterlengo. Scrisse una lettera riservata allIntendenza di Lodi. Cerc di scalzare il prestigio del Prevosto dando una interpretazione tendenziosa a quelli che erano i suoi meriti: lascendente sulla popolazione lassistenza agli infermi, la grande generosit verso i poveri; il grave carico economico dellampliamento della chiesa parrocchiale, la prudenza, la piena adesione alle direttive del Vescovo nei riguardi delle autorit civili, gli stretti rapporti con i sacerdoti della parrocchia e dei paesi vicini. Attribu a lui e alla consorteria prevostina reazionaria la colpa della poca popolazione patriottica e del malumore e avversione contro lattuale Governo. Lui era il pi odiato, scrisse, perch la gente laccusava di aver aizzato con il suo partito i due officiali a denunciare il Parroco e di non aver impedito la sua carcerazione. Da qualche giorno sono guardato di malocchio e pressoch sfuggito. Se quindi per disavventura il Veneroni dovesse ritornare in paese, cosa che ritengo che le Superiori Magistrature non vorranno permettere, un forte popolare tumulto vedesi inevitabile dal malcelato entusiasmo che si va fomentando dai reazionari, ed io per primo, nonch lautorit cui affidata la pubblica sicurezza divenissimo non solo lo scherno e il ludibrio della reazione, ma saressimo gravemente compromessi, di modo che mi vedrei costretto di dare limmediata mia dimissione. In ottobre il Prevosto Don Veneroni ritorn in paese e fu accolto con giubilo dai Casalini. Il Beza ci ripens, ma pur scornato non si dimise. Al termine del triennio nel 1863, fu nominato sindaco di nuovo il Cassina (ling. Beza rimase nel Consiglio) e di nuovo nel 1866. Nello stesso anno 1866, il 20 agosto, don Veneroni fu ancora preso di mira, questa volta da parte del pretore locale Vedovi. Innocente ancora, ma perseguitato dalla cupa legge dei sospetti, fu detruso a domicilio coatto a Gallarate. Nuova condanna nel 1867 per un matrimonio celebrato con dispensa pontificia ma senza regio exequatur, dietro consiglio della Curia. Perfino il liberale Corriere dellAdda di Lodi, di fronte al susseguirsi di leggi eversive, protest contro le continue vessazioni subite dal Clero, dando atto del buon comportamento di quello lodigiano. Opimio Cassina, confermato sindaco per il triennio 1866-67-68, si dimise dopo un anno. Per evitare una crisi nella Amministrazione, e non accettando lincarico nessun altro, ling. Beza assunse lufficio di facente funzione di Sindaco, in attesa che il Sottoprefetto comunicasse il decreto reale di nomina. Intanto il patrio governo inflisse alla Chiesa un altro durissimo colpo: con la legge 3036 del 7.7.1866 Ordini e Congregazioni religiose furono private del riconoscimento civile: civilmente inesistenti, le loro Case furono soppresse, incamerate dal Demanio, destinate ad uso pubblico o messe allasta. La grande rapina impover la Chiesa Cattolica italiana, e ben poco contribu a risanare lenorme debito dello Stato Italiano. Dopo lestensione della legge, nellanno seguente, a benefici, cappellanie, collegiate, fondazioni, legati, conservarono la personalit giuridica soltanto diocesi, capitoli, parrocchie, seminari, Fabbricerie. Ora, il convento, chiesa, terreno annesso erano stati donati alla Fabbriceria Parrocchiale, come abbiam visto. I religiosi ne erano soltanto usufruttuari. Si pot pensare dunque che fossero al sicuro; ma il 5 ottobre 1866 la Direzione Provinciale del Demanio comunic la presa in possesso dei beni, nonostante che pochi giorni prima lAgente locale delle tasse avesse certificato che i religiosi erano semplici usufruttuari, non proprietari. Tutto ci era ben noto al sindaco Beza, che era stato testimone nel 1844 nellatto notarile della ricostruzione della Casa religiosa in edificio riconosciuto, civilmente, appartenente alla Fabbriceria. Era stata una intuizione provvidenziale. Latto esecutivo venne ritardato. Ma la cricca anticlericale al potere in luogo ricorse ad altre vie per ottenere la cacciata dei frati. Il Delegato di Polizia segnal al Sottoprefetto con lettera del 16.3.1868 che era iniziato un triduo di funzioni religiose in ringraziamento dellesito del fatto di Mentana. Il Sottoprefetto rispose che il triduo era stato disposto dal Vescovo e non aveva alcun addentellato con quel fatto. Dispose: non si prendano provvedimenti; se per assume carattere ostile, si denunci allautorit giudiziaria. Con perfetto tempismo, pochi mesi dopo, nel mese di giugno, si prese la predica di un frate, non saprei dire se coraggioso o imprudente (non abbiamo il testo della predica), come prova di quel che il Delegato Rinaldini aveva denunciato (il convento un covo di austriacanti e papalini). Il sindaco Beza in via amministrativa ordin limmediata chiusura del convento. Il 30 giugno convoc i Fabbriceri (riconosceva dunque la propriet delledificio alla Fabbriceria) e procedette allatto di soppressione della Casa religiosa, allinventario di tutto quello che si trovava nel convento e in chiesa e al sequestro di tutto. I frati furono cacciati: la legge proteggeva i ladri, non i derubati. Il I luglio sped un telegramma al Sottoprefetto: Convento chiuso. Chiave ufficio. Oratorio aperto perch ordine pubblico minacciato. Custodia tempio a sacerdote laico. Nel verbale dellatto sopraindicato si legge: Il signor Sindaco, visto che dalla chiusura del tempio poteva derivare serie conseguenze che avrebbero potuto minacciare lordine pubblico, determin di lasciarlo aperto, incaricando alla custodia il prete Guasconi Saverio, riservandosi di riferire tutto alla R. Sottoprefettura. Era la democrazia e la libert della nuova Italia! Fu colpito il cuore della Casale cattolica. Che sarebbe insorta se avessero chiuso il Santuario. Don Alemanni ricorda con pagine commosse quel triste episodio. Possiamo pensare con quanta amarezza e con quante preghiere i fedeli siano accorsi alla tomba di Padre Carlo, e quanti abbiano ricordato la sua profezia. I frati non se ne andarono da Casale. Si stiparono in una casa dellantica via che conduceva alla precedente chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo, nel quartiere San Rocco (ora vicolo Angelo Cesaris), in quella indicata nello Stradario come propriet della parrocchia. Ancora una volta Don Veneroni difendeva i religiosi. E fu lui con la Fabbriceria a resistere fortemente alle pretese del Demanio e a ottenere nel giro di qualche anno la riapertura del convento e il ritorno dei frati. Custodi e Cappellani della chiesa furono Don Saverio Guasconi che vedremo tra i testimoni nel Processo canonico per la beatificazione di Padre Carlo, e don Angelo Noli Dattarino, che divenuto personaggio di spicco a livello diocesano rivestir nel Processo lufficio di Fiscale. Mons. Angelo Bramini, casalino e grande devoto della Madonna dei Cappuccini, scrisse: Casale era ferita al cuore e con quellatto tanto settario quanto meno intelligente, si credeva daver soffocato dun tratto lanima di un popolo intero, ma non fu cos. Quando, pochi anni dopo, venne a Casale per la prima Visita Pastorale il nuovo Vescovo di Lodi Mons. Domenico Maria Gelmini, fu ricevuto e accompag.nato da una immensa moltitudine di popolo e constat lo spirito buonissimo e sinceramente cristiano della popolazione. Parole che furono certamente di grande consolazione per Don Veneroni e che mettevano in luce da che parte stava la popolazione. 5. - Lavvallo divino in una nuova pioggia di grazie Nel formulario predisposto dal Vice Postulatore Padre Isaia (i 140 Articoli in ProcLaud fol 23v sgg) e in quello ms aggiunto (27 art. fol 52 sgg) i miracoli dei quali viene chiesta conferma ai testimoni sono suddivisi in vita e dopo morte. Qui ci interessano questi ultimi. Per quanto possibile (dato che nelle deposizioni in genere non si precisano date), tento di metterli in ordine cronologico, e li raggruppo in quattro tempi: il giorno del funerale; i 40anni delle sepoltura nel cimitero; il giorno della traslazione al Santuario; il tempo successivo. Risultano scomposte le deposizioni, ma rendono pi leggibile il fluttuare della devozione popolare nello scorrere del tempo. Il giorno del funerale. Ho gi ricordato la deposizione di Don Francesco Bignami, che fu presente: Ho sentito affermare che si erano ottenute grazie. una testimonianza generica, di un teste sacerdote, parroco di una parrocchia vicina informato e credibile; ma non abbiamo dati precisi. Collego con il tempo immediatamente post mortem lapparizione del Servo di Dio al Guardiano P. Daniele. I 40anni della sepoltura nel cimitero. Ho gi riportato dichiarazioni di testimoni affermanti in modo generico miracoli operati dal Servo di Dio dopo morte, ed alcuni in modo particolare . Ora vediamo i singoli casi che risultano comprovati. Padre Isaia Vice Postulatore include quattro nomi: una donna inferma di podagra, Ercole Andena, Mazza Pasquini, Angelo Lissori. Solo questi quattro sono riferibili agli anni della sepoltura nel cimitero, tra i sedici elencati (pi lapparizione al Padre Guardiano) nel primo e secondo elenco. Padre Isaia (art 134) scrive: Una donna da molti anni travagliata da podraga e spedita anche dai medici, fece raccogliere dellerba crescente sul sepolcro del P. Carlo e fattala bollire ne prendeva un sorso per ogni giorno ed in fine della Novena rimase perfettamente guarita. Aggiunge: Collo stesso rimedio guar pure unaltra donna da tanto tempo martoriata da una tosse continua e dolorosa . Padre Isaia (2 elenco art 19): Mazza Pasquini di Casalpusterlengo travagliata da parecchio tempo da idropisia che i medici non avevano potuto guarire, venuta stranamente rigonfia, si port al cimitero, dopo aver fatto una novena al Padre Carlo, e l sulla fossa del Servo di Dio preg fervorosamente. Allistante si sent invadere da un diffuso rimescolio in tutta la persona; si ritir alquanto ed emise una gran quantit di orine. Sortiva poi dal cimitero arzilla e stecchita e interamente sana, n mai pi le si rinnov lidropisia. Ed ancora: Rossori Angelo di Mirabello nel 98 si trovava da due anni con una escrescenza alla gola della grossezza di un uovo non cera altro rimedio che loperazione per la minaccia di generazione in tumore maligno. I parenti gli misero al collo un pacchettino di terra del sepolcro del Servo di Dio e incominciarono una novena. Al termine della quale la dolorosa escrescenza era interamente scomparsa. N mai pi si rinnov. Agli ultimi mesi della sepoltura da assegnare la guarigione di Andena Ercole, prima della festa di San Giuseppe del 1898. Padre Isaia (Art. 140): Un certo Ercole Andena di anni 13 sulla fine del dicembre 1897, ammal di bronchite degeneratasi in pleurite e polmonite in modo che il medico lo dava gi per spedito e disse che non avrebbe veduto la festa di San. Giuseppe. La madre fece una novena al Sacro Cuore di Ges senza ottenere la grazia, ne fece una seconda a Maria Santissima, e nulla ottenne; finalmente le venne suggerito di fare una terza novena al Servo di Dio e le fu offerto un sacchetto di terra raccolta sul sepolcro di lui per appenderlo al collo. Al terzo giorno il figlio incominci a migliorare ed in poco tempo con meraviglia di tutti guar s perfettamente, che ancor oggi non sente male alcuno. Altri miracoli attribuiti allintercessione di Padre Carlo nei 40anni della sepoltura nel cimitero sono stati segnalati nel ProcLaud. Angela Merli in Mazzaroli: Ero da circa dodici anni di frequente tormentata da dolori alla testa e ai denti che mi assalivano improvvisamente e mi duravano anche quindici giorni, ed erano tanto dolorosi che mi costringevano anche a gridare e stare in letto, feci una novena recitando nove Pater e nove Requiem alla Madonna dei Cappuccini perch concedesse al Padre Carlo di farmi la grazia che imploravo. Terminata la novena, nella quale tutti i giorni mi portavo al cimitero dovera sepolto il Padre Carlo, guarii dalla nevralgia, e non la sentii pi, bench da allora siano passati venti anni (fol 9). Una sua zia di Somaglia era stata guarita da Padre Carlo. Bricconi Rosa, che ora ha sessantaquattro anni, nel dicembre 1897 fu presa da generale prostrazione di forze, cosicch era diventata rattrappita, perdette ludito s da non sentire neppure il suono delle campane, n poteva digerire il cibo: non aveva per perduta la vista. Il sacerdote coadiutore della Somaglia Don Bassiano Sordi mi sugger di fare una novena al P. Carlo, che era ancora tumulato nel cimitero di Casal Pusterlengo. Allora mi portai nella chiesa dei Cappuccini di Casale, e diedi ad un frate dellolio perch lo facesse ardere nella lampada che stava davanti al quadro del Padre Carlo che si trovava nella chiesa dei Cappuccini vicino alla sagrestia, e mi feci dare poi un po di quellolio che ardeva. Avutolo ritornai a Somaglia, e mia madre si unse le orecchie e lo stomaco con quellolio, e dopo due o tre giorni era pienamente guarita, come continua anche oggi udendo perfettamente. Ancora Gastaldi Luigia: So che molti, dopo che il P. Carlo fu sepolto, fino a che la salma fu portata ai Cappuccini, si portavano al cimitero a pregare e ad invocare grazie. Io stessa la vidi guarita. Linferma si chiamava Peviani: non va quindi confusa con la Mazza Pasquini gi citata. Monico Cristina in Salamina, che si dimostrava particolarmente informata e sulloperato di P. Carlo per conoscenza diretta, e sui miracoli compiuti dopo morte, ricorda la guarigione di Brigida Mazza, defunta: Provando dolori vivi nel braccio destro, e temendo di averela sventare di perdere il braccio come la propria figlia a cui fu amputato, mando la figlia a prendere un poco derba sulla tomba di P. Carlo, lapplic sul braccio e in pochi giorni guar e pi non sent dolore. Ricorda anche la propria guarigione. Ero stata colpita da polmonite secca che mi ridusse in tre giorni in fin di vita, tanto che mi vennero amministrati i SS Sacramenti e anche lEstrema Unzione. Mia madre era desolata perch colla mia morte sei piccoli bambini sarebbero restati senza madre, e lamentandosi con mio marito, parendole che fosse indifferente. Seppi poi, perch in allora io avevo perduto i sentimenti, che pieno di fede mio marito aveva risposto: io ho veduto i miracoli del P. Carlo, ed egli far guarire Cristina. Difatto, avendo fatto dare una benedizione nel santuario dove mio marito si portava ogni giorno, cominciai a star meglio, bench la convalescenza durasse tre mesi, guarii completamente. La medesima teste ricorda la conversione di un Tizio udita dalla madre e dalla sorella del medesimo. Aveva stretto relazioni con la nipote maritata, n voleva recedere, e si ubriacava tutti i giorni. Madre e sorella ricorsero a Padre Carlo: prelevarono della terra sulla tomba, ne fecero tre pacchettini e se lo posero al collo, Tizio compreso. Dopo quattro o cinque mesi Tizio abbandon la relazione e lubriachezza. Ora si porta benissimo. La traslazione trionfale dei venerati resti mortali del Servo di Dio al santuario fu costellata da fatti straordinari. Padre Carlo, e la Madonna, e il buon Dio non si lasciarono vincere in generosit. Al plebiscitario tributo di fede, amore e riconoscenza, rimasti inalterati a quarantanni dalla morte, risposero con una pioggia di grazie simile a quella elargita nei pochi mesi di permanenza di Padre Carlo ai piedi della Madonna dei Cappuccini. Le testimonianze abbondano. Padre Isasia Vice Postulatore registra: Nel solenne trasporto delle ossa molti infermi seguendo il cadavere ottennero grazie di guarigione. P. Paolino da Verdello, Provinciale, presente alla traslazione: Mi fu riferito nel giorno stesso, bench non abbia avuto tempo di appurare la verit, che si ottennero grazie prodigiose. Tra i testimoni nel ProcLaud: Chiappa Petronilla ved Bonini:Assistetti anchio al solenne trasporto, ma non vidi alcuna guarigione, bench mi sia stato detto che in quelloccasione ne avvennero; Croce Paola di Casalpusterlengo abitante a Lodivecchio: Mi fu detto che quando accadde il trasporto delle ossa di P. Carlo, soperarono tre miracoli a Casal Pusterlengo. Erano persone che non conoscevo. Morini Teresa in Peviani: Quando dal cimitero fu trasportato alla chiesa dei Cappuccini, molte donne mi dissero che varie mamme portarono i loro bambini ammalati e che subito guadagnarono in salute. Porta, ad esempio, la guarigione della propria figlioletta, che vedremo in seguito. Nel ProcMed Fra Simpliciano da Riscalda dichiar: So di due o tre grazie avvenute in quel giorno, di guarigioni straordinarie, ma non so i particolari. Accenna a una donna inferma che si trov al trasporto delle ossa del Padre Carlo e guar mentre avveniva il trasporto e a una ragazza che non ci vedeva prima che passasse la processione pel trasporto, e che dopo ebbe la vista. Ricord altri episodi, come vedremo in seguito. Si ha limpressione che questo umile fratello laico abbia conservato pi di ogni altro confratello il ricordo di fatti pur recentissimi. Delle guarigioni straordinarie avvenute durante la traslazione negli Articoli P. Isaia ne registra quattro: Maria Mosconi, Ottolini Maria, Gagliani Caterina, Peviani Orsola. Scrive di Mosconi Maria ved Dosio Francesco: Era da quattro anni sofferente di gravi dolori artritici che spesse volte per pi giorni linchiodavano a letto spasimando ad ogni piccolo movimento, pregava il Servo di Dio per la guarigione onde aiutare la sua famiglia. Sentendo che si doveva fare il trasporto delle ossa a stento e con grande dolore sostenuta da una donna si trascin al cimitero e al passare delle ceneri disse con grande fede per tre volte: Padre Carlo, fatemi la grazia, fatemi guarire!. Tosto le sopravvenne come un deliquio, ed Oh Dio! Padre Carlo aiutatemi! e tosto non sent pi male alcuno ed accompag.n senza dolore la divota salma alla Parrocchia e al convento. Padre Giustino da Lovero, (che fu con P. Carlo allAnnunciata, a Milano e a Crema, e che stava per iniziare il suo ufficio di Vicario a Casale): Mi limito a dire di quelle grazie di cui posso riferire direttamente, e sono quelle che avvennero in occasione del trasporto della sua salma al Santuario. La prima fu di una donna da quattro anni affetta da reumatismi acuti, che la rendevano inerte e che aveva conosciuto Padre Carlo vivente. Nel giorno del suo trasporto si fece condurre alla porta del cimitero, e preg Padre Carlo Fatemi la grazia, fatemi la grazia e incontenente fu liberata dai suoi dolori. Che pi non risent. Negli Articoli segue il ricordo della guarigione di Ottolini Maria, di anni 4, figlia di Pasquale e Zavaglia Rosa. Era affetta da pi tempo da oftalmia in modo che non ci vedeva pi, voleva essa pure recarsi alla processione, ma la madre le fece capire essere inutile, che non ci vedeva lo stesso. Passando la processione sotto la sua finestra ella vi si appost, e allapparire del feretro la bambina apr gli occhi e grid: madre, ci veggo!. E vede tuttora benissimo. Nel 2 schema ridotto si legge di Gagliani Caterina di Casalpusterlengo: Da quindici mesi soffriva continui ed acutissimi dolori al ventre per glandole putrescenti. Curata invano dal medico e da esso abbandonata, fiduciosa nella intercessione di P. Carlo, fece uno sforzo per adornare le mura di sua casa, ove doveva passare la processione pel trasporto delle ossa del Servo di Dio, e al momento del passaggio raccomandandosi vivamente a lui. Cessarono tosto i dolori, n mai pi li risent. Ancora P. Isaia registra: La bambina Peviani Orsola di Casalpusterlengo affetta di forte meningite, di cui il medico aveva detto che sarebbe morta o sarebbe rimasta stupida o cretina, raccomandata dalla madre al Servo di Dio nel momento che passavano le ossa del P. Carlo, rimase guarita subito e perfettamente, senza nessuna delle conseguenze minacciate dal medico. La guarigione della piccola di otto mesi ricordata dalla madre, Morini Teresa in Peviani. Si ammal, secondo il medico aveva acqua nel cervello, e continuava sempre a peggiorare, cos che il medico, compassionandomi, mi disse che quando la bambina sarebbe cresciuta lavrei dovuta mandare al manicomio, perch sarebbe rimasta stupida. Al trasporto dei resti di Padre Carlo si port in una casa vicina, lungo la via che sta presso il convento (dunque nella Contrada dei Cappuccini, che portava da SantAntonio al santuario). Portava sulle spalle la bambina, preg Padre Carlo che la guarisse. Il giorno dopo cominci a migliorare, dopo quindici giorni era guarita. Ancor oggi sta bene e va a scuola, ed anche il medico e i vicini sono meravigliati della sua guarigione. Il fatto confermato da Campagnoli Giuseppe in Fraschini, che abitava nel medesimo cortile. La bambina da un mese si lamentava continuamente, giorno e notte. Il dott. Bianchi la visitava ogni giorno, prescriveva rimedi e diceva che la bambina, colpita dalla meningite, non sarebbe guarita, ma sarebbe rimasta stupida. Quando pass il feretro la mamma inizi una novena a Padre Carlo, al nono giorno la bambina era guarita. P: Isaia elenca anche questa guarigione: Facchini Angela di anni 7 abitante a Cascine de Passerini, da 15 mesi colta da rachitismo, era diventata affatto impotente a reggersi in piedi e a camminare, onde doveva trascinarsi od essere portata. Avuta la bambagia di Padre Carlo, la mamma lappese alla ragazzetta e incominci la novena; sera nellestate 98. la figlioletta incominci a reggersi da s, e in poco tempo fu perfettamente dritta, forte e sana. Ribolini Marcella in Fugazza di Cascine dei Passerini, testimonia la guarigione della figlia di Rosa Facchini di nome Angela, di circa otto anni, abitante nella stessa localit. La bambina era inferma di rachitismo, i medici lavevano dichiarata incurabile. Udendo che le ossa del P. Carlo si trasportavano dal cimitero alla chiesa dei Cappuccini e che operava tanti prodigi, eccitata anche dalla fanciulla che le diceva: preghiamo Padre Carlo onde mi ottenga la grazia di poter camminare, cominciarono (madre e figlia) una novena al P. Carlo, e la fanciulla incominci subito a migliorare, e entro tre mesi fu completamente guarita e anche ora sta bene. In giugno pass per Cascine un frate Cappuccino, gli fu presentata la bambina, ed egli le fece dono di un pezzetto dellabito di P. Carlo perch lo ponesse al collo per ottenere pi prestamente la guarigione. P. Giustino ricorda anche una donna che da parecchi anni soffriva di mal di capo che lobbligava a stare in casa; si adopr ad adornare la strada dove dovea passare la processione. E dimandata da altre persone perch si affaticasse, rispose: voglio che Padre Carlo mi faccia la grazia. Ed infatti fu liberata dai suoi dolori di capo. Devo per soggiungere che dopo circa sei mesi li risent bench meno fortemente. Un giovane falegname di 21 anni, Pomati Carlo, nato a Santa Cristina prov. di Pavia, domiciliato a Zorlesco (allora comune confinante con quello di Casalpusterlengo), e al momento della deposizione domiciliato a Milano, testimoni la propria guarigione. Si ammal il 20 settembre 1897, si riprese, ricadde nella malattia. I medici dichiararono: pleuro bronchite polmonite. Dovette abbandonare il lavoro, passava giornate a letto. Ricorse a vari medici: il dott. Segrada di Zorlesco, il dott. DAdda di Casale che gli pronostic una malattia molto lunga, il prof. Cesaris di Casale che gli pronostic pochi mesi di vita e consigli lisolamento in una stanza, per non trasmettere la malattia ad altri. Il 4 maggio 1898 and al cimitero seguii il trasporto, mi fermai tre ore in piedi nella chiesa durante tutta la funzione e recitai qualche preghiera. Il giorno dopo mi portai alla chiesa dei Cappuccini, dove incominciai una novena al P. Carlo, e di mano in mano che andava compiendo la novena, a poco a poco scompariva il dolore, finch questa terminata scomparve affatto il dolore al petto, n pi risentii e neppure risento di dolori di sorta. Fu chiamato alla visita per il servizio militare e il medico non riscontr alcun segno della malattia passata, ma fu ugualmente dichiarato inabile per la dichiarazione del dott. Sagrada. Anche in altri casi, avendo ricorso al Padre Carlo, trovai sempre aiuto e conforto. La pioggia di grazie non cess con la deposizione delle reliquie del Servo di Dio nel sepolcreto del santuario. Procedo nellargomento per conservare la unit dellargomento: continuer a registrare anche le guarigioni straordinarie avvenute prima e durante il Processo canonico per la beatificazione e canonizzazione in sede diocesana (Milano, Lodi, Bergamo) risultanti nello stesso Processo. Tre sono i miracoli da assegnare ai mesi successivi alla traslazione fino a novembre-dicembre dello stesso anno 1898: Maraschi Carolina di Lodivecchio, Gagliani Pietro, Ferri Teresa. Apre il dopo-traslazione lintervento prodigioso attribuibile a Padre Carlo a vantaggio della bambina di Lodivecchio. P. Isaia riferisce di una ragazzetta di sette anni finita sotto una carrozza, sotto le ruote, in fin di vita a dichiarazione del medico e guarita in pochi giorni dopo essere stata avvolta in un panno che il giorno precedente era stato deposto sulla bara di P. Carlo durante la traslazione al santuario. P. Giustino testimoni che Nel giorno del trasporto vi erano alcune persone di Lodi Vecchio che fecero toccare dei panni al feretro di Padre Carlo. Ora avvenne che il giorno dopo una ragazzina figlia del Segretario Comunale, rest travolta sotto una carrozza che portava sei persone. Chiamato il medico, questi ebbe a dire: perch mi chiamate, che ha poco da vivere? Allora la madre involse la fanciulla nel fazzoletto che era stato deposto sulla bara di Padre Carlo, e dopo qualche giorno la fanciulla guar perfettamente. Gagliani Maria, maritata a Pilla Marcello, di Casale, dichiara che suo figlio Pietro era da quattro anni ammalato per una piaga alla gola da cui scaturiva marciume e fetore insoffribile, cagionato da un osso fuori posto. Curato allospedale da due valenti medici non si pot e non si ard estrarre losso. Non trovandosi alcun miglioramento nella cura, la pia madre ricorre fiduciosa al P. Carlo incominciando una novena il 22 maggio 1898. alla notte del terzo giorno losso si stacc da se stesso e lo port al sacrestano del convento in quella stessa mattina qual prova dellavvenuta grazia. P: Isaia ricorda Ferri Teresa. Colpita da flemmone interno dorigine assai maligna, doveva averne, ad andar bene la cura, per tre mesi, ma la sua madre avendo fatto toccare un fazzoletto di lana alla Madonna dei Cappuccini e sul sepolcro del Servo di Dio, appena le pose il fazzoletto benedetto, tosto la febbre, gi salita a 41 gradi, allistante diminu, e dopo due giorni riprese le sue ordinarie occupazioni. La stessa Ferri ha ricordi precisi. Il Sabato Santo dellanno 1898, trovandosi a letto da tre giorni per dolori fortissimi fece chiamare il dott. Bianchi, che trov un bubbone esterno e disse che bisognava intervenire con una operazione, della quale non poteva prevedere lesito. La febbre era a 41 gradi. Mia madre prese un fazzoletto di lana, si port al convento dei Cappuccini, lo pose sulla tomba del P. Carlo; poi torn a casa e mi pose sulla sede del male il fazzoletto sopra lascesso. Mi sentii subito sollevata dal dolore, e bench mi fossi fermata a letto il giorno di Pasqua fin che cessasse la febbre al luned mi alzai, e non sentii pi nessun dolore n molestia, come neppur ora sento. Aggiungo che non solo al contatto del fazzoletto mi sentii subito sollevata, ma scomparve anche il bubbone. Appena a tempo per essere inglobati negli Articoli di P. Isaia le guarigioni ottenute per lintercessione di Padre Carlo dei due piccoli Peviani Battista e Vida Pierino. Peviani Battista, bambino di cinque anni, nel gennaio 99 era stato colto repentinamente e furiosamente dallangina che in poco tempo lo condusse agli estremi. Dopo aver il poverino ansato affannosamente e sudato era rimasto come morto strangolato. Le parenti che lassistevano nella suprema angoscia invocavano lacrimando, ad alta voce, laiuto di Padre Carlo e promisero una candela e una novena. Il bambino ad un tratto si riebbe e dopo pochi giorni era perfettamente guarito. La guarigione di Vida Pierino, probabilmente lultima registrata prima del Processo, e la pi dettagliata, inclusa negli Articoli di P. Isaia, anche quella comprovata dal maggior numero di testimonianze. Il che significa che quella guarigione aveva colpito in modo particolare la popolazione. Il bambino di due anni Pierino Vida di Francesco e Virginia de Filippi, circa le feste di Natale del 1898 ammalavasi delle cosiddette rosole, indi a poco a poco veniva colto da meningite, poi da bronchite e pleurite, la quale complicazione di malattie aveva ridotto il corpicciolo del povero bambino ad uno stato generale di profonda decomposizione. Guasto e alterato il sangue, non dava che marcia sanguigna dalle aperture che gli si facevano ai fianchi per estrarre le materie purulenti. Il medico curante dott. DAdda ed anche il dott. Bianchi dichiararono che la guarigione era impossibile e che bisognava rassegnarsi a perderlo entro poche settimane. Anche il farmacista Noldi diceva alla mamma di non acquistare altri medicinali, per non tormentare inutilmente il piccino. Qualcuno sugger alla madre di fare una novena a Padre Carlo, ed ella inizi subito. Finita appena la novena il bambino incominci a riprendere vigore ed appetito, in quattro o cinque giorni fu affatto fuori di pericolo, e dopo quindici giorni trovatasi in istato cos normale di salute e cos ben aitante che tutti meravigliati ripetevano ad una voce: fu veramente strappato dalle braccia della morte miracolosamente. Altri miracoli furono segnalati sotto giuramento nel Processo da parte di testimoni. P. Atanasio da Busto Arsizio, guardiano nel convento di Casale nel periodo del Processo: In quanto poi ai miracoli, posso aggiungere che un giovinetto di Casale, di cui ignoro il nome, cadendo si ruppe una gamba alla rotella del ginocchio, e che due medici chiamati dalla madre per visitare il giovinetto, dichiararono che egli sarebbe sempre rimasto storpio tanto si erano discostate le ossa luna dallaltra. Fasciata dai medici la gamba del fanciullo, la madre, temendo che realmente il giovinetto dovesse restare storpiato, cominci subito la novena al P. Carlo. Allottavo giorno il giovinetto, gettata via la fasciatura e il bastoncello che prima gli serviva dappoggio, corse al convento pregandomi alla presenza di vari altri Padri a voler tener nota della grazia ottenuta. Io stesso poi e altri Padri abbiamo veduto il fanciullo correre per la chiesa e per la sacrestia come se non avesse mai avuto male di sorta. Ferri Teresa in Arrigoni dichiara: il Sabato Santo 1899, essendo a letto da tre giorni per dolori fortissimi che provavo al fianco sinistro, feci chiamare il dott. Bianchi il quale esaminatami trov un bubbone esterno e mi disse che si doveva fare una operazione, e non assicurava la guarigione, senza indicare alcun tempo. La febbre, come disse il medico, era a 41 gradi, e mi fece applicare tre sanguisughe. Mia madre che assisteva alla visita del medico, dopo che egli se ne fu partito, prese un fazzoletto di lana, si port al convento dei Cappuccini, lo pose sulla tomba del Padre Carlo; poi torn a casa e mi pose sulla sede del male il fazzoletto sopra lascesso, mi sentii subito sollevata dal dolore, e bench mi fossi fermata a letto il giorno di Pasqua finch cessasse la febbre al luned mi alzai, e non sentii pi nessun dolore n molestia, come neppure ora ne sento. Aggiungo che non solo al contatto del fazzoletto mi sentii subito sollevata, ma scomparve anche il bubbone. Bertoli Bassiano segnala il caso, che sembra unico tra quelli risultanti nel Processo, della conversione di un protestante. Cera in paese un certo Soffientini ascritto alla setta protestante, anzi ne faceva triste propaganda, scrivendo sui giornali e parlando contro la Religione Cattolica. Un giorno fu pregato da me, che portavo ai Cappuccini un mio nipote infermo, che intendevo deporre sulla tomba del Padre Carlo colla speranza di ottenere la guarigione, a volermi aiutare. Alla porta della chiesa il Soffientini non voleva entrare, ma sollecitato e ancor da me pregato, continu ad aiutarmi e ci facendo entr anchegli. Entrando poi non diede segno alcuno di devozione, ma con modo distratto e indifferente. Frattanto venne un Padre Cappuccino a benedire mio nipote e quando lo benedisse anchio mi feci il segno della Santa Croce, ma il Soffientini non si mosse, stava l fermo, indifferente, appoggiato ad un muro. Ci vedendo il Frate gli disse: E lei non si segna? A tale domanda il Soffientini subito, come scosso, fece il segno della Croce e recit un Pater e Ave, e in allora incominci la sua conversione che in seguito comp con la solenne abiura dei suoi errori. Monico Cristina in Salamina testimonia del permanere della devozione a Padre Carlo dopo il trasporto dal cimitero nel santuario, come risultava dalle richieste di reliquie, immagini e biografie. Porta un esempio: Io stessa venni pregata da una signora di Zorlesco di procurarle una reliquia, e di far toccare alla tomba dello stesso P. Carlo un fazzoletto, ci che di fatto feci. La detta signora ancora vivente, chiamasi Losi Fioralba. La teste Goldaniga Maria in Ferri dichiar :Anchio, quando mi si ammal qualche figlio leggermente, ricorsi al Padre Carlo, facendogli la novena e sempre ottenni la grazia, come pure particolarmente trattandosi di trovare un posto a due miei figli, ricorsi al Padre Carlo, e potei collocarli bene non solo per il corpo, ma anche per lanima. Ancora Don Bassiano Sordi, coadiutore a Somaglia, dichiar: Ieri una persona agiata, cio Favini Giulia di Somaglia mi disse che quasi sempre dopo il suo matrimonio con Zocchia Antonio ebbe sempre a soffrire per il temperamento focoso e perch si lasciava prendere dal vino, restando quasi sempre con danno della famiglia allosteria; un mese fa circa, udendo parlare delle grazie che si ottengono ad intercessione del P. Carlo, fece anchessa la novena, e da allora in poi il marito si mutato in meglio, e invece di sprecare provvede alla famiglia. 6. - Le vicende dei resti mortali Un documento che porta la data del 14 ottobre 1859 d la descrizione esatta dello stato in cui si trovava il cimitero di Casale quando vi fu sepolto Padre Carlo: fu infatti stilato pochi mesi dopo. Permette di comprendere meglio le successive vicende di quelle povere ossa che non avevano trovato pace nei pochi mesi trascorsi nel convento di Casale e nemmeno dopo morte, fino a che non ritornarono nel Santuario. Si tratta del verbale della visita eseguita dal Medico Provinciale di Milano. D un quadro macabro della situazione. Tutta larea era occupata da cadaveri, ovunque si riscontravano frammenti di casse ed ossa. Siccome le tumulazioni si praticavano fin qui senza ordine e alla rinfusa, cos quasi in ogni punto si rinvengono delle chiazze di terreno nelle quali vennero recentemente deposti dei cadaveri. Poich dovunque si trovavano salme non ancora consunte, non si poteva nemmeno procedere al necessario espurgo del terreno. Per lavvenire il Medico Provinciale ordin che per un certo periodo di tempo si seppellissero i cadaveri solo nella parte di ponente dellarea, cio quella prospiciente il Brembiolo, in modo che, trascorso il tempo necessario per la consumazione delle parti molli dei cadaveri (valutato in 4 anni) si passasse a seppellire i morti della seconda met dellarea e a provvedere allespurgo della prima. La Deputazione doveva sorvegliare lopera del seppellitore, far apporre paletti che indicassero lepoca dei seppellimenti e che questi si effettuassero con un certo ordine. Questa premessa necessaria, perch permette di intravedere le ragioni di un episodio che fondamentale in questo capitoletto: come mai nonostante queste precise disposizioni delle autorit e il Regolamento cemeteriale si sono salvati i resti mortali di Padre Carlo? Infatti sono rimasti doverano stati sepolti per quasi 40anni. Si pu cogliere il rispetto e la considerazione verso il defunto Padre Carlo da parte delle autorit locali, ligie per quasi tutto il tempo agli orientamenti anticattolici dei governanti nazionali, o almeno lattenzione a non provocare clamorose reazioni nei devoti Casalini gi molto suscettibili per natura; ma ci fu anche la provvidenziale determinazione di un sacerdote di Casalpusterlengo che aveva conosciuto e ammirato Padre Carlo, Don Francesco Pesatori, coadiutore, benvisto anche dai nuovi governanti. Lasci scritto nel testamento che voleva essere sepolto nella tomba di Padre Carlo. Il che significa che poteva disporre della medesima. Volle cio impedire che i resti mortali di Padre Carlo venissero gettati nellossario comune. Furono ancora una volta il clero e la gente di Casale a salvarePadre Carlo. N i frati potevano agire, perch il convento era ancora chiuso, e la Fabbriceria Parrocchiale stava lottando contro il Demanio per rivendicare la propriet delledificio. Don Veneroni e la Fabbriceria avevano ottenuto la riapertura della chiesa in quanto sussidiaria e avevano messo un cappellano (Don Angelo Noli Dattarino, che vedremo Fiscale nel Processo canonico), che a sua volta reintrodusse alla chetichella i Frati. La pi attendibile versione del fatto ci data da un testimonio oculare con una deposizione nel Processo: Buonalancia Marianna in Guasconi di Casalpusterlengo. Vennero estratte le ossa di Padre Carlo, e in quella fossa venne deposta la salma del Sac. Pesatori Don Francesco, e che dopo il tumulatore che aveva disseppellito le ossa di Padre Carlo coperte in parte da qualche brandello della tonaca di frate, unitamente alla corona dei Cappuccini, come io stesso vidi, le raccolse e le ripose sopra la cassa del Pesatori, tutto poi ricoprendo di terra. Credo che si possa ritenere che la felice riuscita delle celebrazioni del primo centenario della incoronazione della venerata effige della Madonna dei Cappuccini (primi di settembre 1880) e il forte impatto conseguito nel Lodigiano abbiano favorito ed effettivamente rafforzato, in quellanno e nei successivi, il rifiorire in luogo e nella diocesi della devozione non soltanto alla Madonna, ma anche al Servo di Dio Padre Carlo. A poco pi di ventanni dalla sua santa morte, nella memoria di tutti gli adulti che lavevano conosciuto di persona la Madonna dei Cappuccini e Padre Carlo erano inseparabili. A testimonianza, le prime Vite di Padre Carlo scritte in quellanno. Ne parleremo. Negli anni attorno all80 si vennero completando nel cimitero le opere di ampliamento che hanno dato al primo campo laspetto rimasto sostanzialmente inalterato fino al presente. Ad ovest, lungo il lato verso il Brembiolo si andava costruendo una serie di cappelle private, a destra e a sinistra di quella centrale. Nel 1883 Mons. Bersani vescovo ausiliare di Lodi bened le nuove opere. I Padri Cappuccini acquistarono la quarta cappella partendo dal muro di cinta a sud, verso la via Mantovana, nona dalla cappella centrale, non dopo il 1881, perch in quellanno vi fu sepolto il primo Frate, Padre Samuele da Vigan (Sala Camillo), gi amico fraterno di Padre Carlo nella sua breve presenza a Casale. Anche Padre Samuele era un santuomo. Ma nel cimitero rimasero separati, a poche decine di metri di distanza. Perch i resti umani di Padre Carlo non furono esumati e deposti pi decorosamente in un colombario della cappella dei frati? Si opponeva la gente, che sulla tomba coglieva erba e asportava terra per le devozioni personali? non risulta nellArchivio Comunale di Casalpusterlengo alcuna petizione dei religiosi confratelli, n alcuna risposta negativa da parte della Amministrazione Comunale, la quale (a prescindere dal colore politico) sempre esoner la tomba di Don Pesatori tomba di Padre Carlo dallo svuotamento stabilito dal regolamento cemeteriale. Liniziativa doveva necessariamente partire dai Frati del convento, anche perch alla direzione della parrocchia non cera pi il prevosto Don Luigi Veneroni, difensore e ammiratore di Padre Carlo, morto nel 1878 dopo tre anni di grave malattia che laveva privato di tutte le energie fisiche e mentali. Il successore Don Luigi Ottobelli e il successore di questi Don Luigi Ciceri non avevano conosciuto Padre Carlo. Qualche difficolt mi pare di dover cogliere anche nelle affermazioni di alcune fonti scritte, relativamente alla modesta croce posta sulla tomba. Su di essa posero una croce su cui era dipinto il suo nome dichiar nel ProcLaud il teste Spelta Bassiano. Non poteva mancare sulla tomba di un sacerdote e religioso. La croce contrassegnava ancora la tomba quando si effettu lesumazione della salma. Ma un altro teste, Gastaldi Luigi, dichiar che sapeva dovera la tomba, una tomba comune, ma che non ricordava di aver visto sopra di essa croce o lapide. Un teste importante come Don Saverio Guasconi, rigoroso nelle dichiarazioni, dice di non sapere dovera sepolto Padre Carlo: non ricordava dunque alcun segno. Don Peviani, il pi informato nei riguardi dei mesi trascorsi da Padre Carlo nel convento, per alcuni anni frequent la tomba, fu testimone delle moltissime persone che vi accorrevano; ma poi entr in seminario, divent sacerdote e poi parroco, visse lontano da Casale, non se ne cur pi, e non sapeva se il concorso continuava. Circa la croce non dice nulla. Lo storico casalino, devotissimo della Madonna dei Cappuccini e di Padre Carlo, Don Luigi Alemanni, scrive: Dopo alcuni anni, ricercato ansiosamente nellerbosa fossa, nessuna traccia lasci. Non cera, dunque, la croce. Don Alemanni, da quando era entrato in seminario a 11 anni, viveva in seminario, ma faceva la vacanza a casa sua, in via Marsala. Dopo alcuni anni: da quanto? Non dalla sepoltura, perch lAlemanni non era ancora nato. Dopo lingresso in Seminario nel 1874? Dopo il sacerdozio del 1886? Coinciderebbe con la testimonianza di Petronilla Chiappa ved. Bonini: Collandar del tempo la folla and diminuendo sulla tomba. Si potrebbe vedere una controprova nella prima planimetria delle tombe eseguita nel 1895. Riporta solo quelle disposte in modo regolare, fianco a fianco, ai bordi dei quattro giardinetti divisi dai due vialetti. Non appare n il nome di Padre Carlo n quello di Don Pesatori. Sulla quarta tomba a sinistra del vialetto centrale, primo riquadro, c segnato: N. 28 Mutti Don Francesco. Era morto l11.2.1892, si era fatto seppellire vicino alla tomba di Padre Carlo, che, come testimoniato dalla planimetria, non era in prima fila. Il rifiorire dellinteresse verso Padre Carlo da collegare io ritengo al succedersi di interventi che andavano mutando il povero aspetto della chiesa di San Salvario in quello molto pi decoroso di un santuario mariano. Elenco le opere di ampliamento e di decorazione in nota. Anim lopera il Guardiano, Padre Cristoforo da Lecco, anche creando problemi con la Sottoprefettura e il Subeconomo alla Fabbriceria Parrocchiale, che civilmente era proprietaria della chiesa, data in libero uso ai religiosi. Tutte le opere furono eseguite grazie alle generose offerte dei Casalini e dei devoti di tutta la diocesi. Lesumazione dei resti mortali, la ricognizione di quanto fu rinvenuto, la deposizione provvisoria nella cappella mortuaria dei Frati dovevano essere seguite rapidamente dalla solenne traslazione al santuario; ma le difficolt incontrate nellottenimento delle necessarie autorizzazioni ritardarono di un anno il compimento del progetto. Chi prese liniziativa? Il Vice-Postulatore P. Isaia imposta cos lArticolo 129: Nonostante i 39 anni gi trascorsi dopo il suo felice passaggio, pure i Casalesi fecero le pratiche legali pel trasporto delle ossa del Servo di Dio nel Santuario dei Cappuccini, per riporlo innanzi alla statua di Maria. Padre Isaia dava per acquisiti e il vivo desiderio dei Casalesi e devoti in genere di una collocazione degna delle ossa di Padre Carlo nel luogo pi adatto, cio in San Salvario, e che gente di Casale aveva saputo coinvolgere il paese intero e si era fatto carico di tutte le spese: tasse, notaio, sepolture, nuove cassette tempietto per il trasporto, addobbo delle vie, celebrazione liturgica, sepolcreto nel Santuario. Non si riscontra una conoscenza precisa di come sia stata presa la decisione della traslazione nemmeno tra i pochi interpellati in fase testimoniale. Espressero un parere, infatti, soltanto quattro sacerdoti nel Processo di Lodi e due religiosi in quello di Milano. Liniziativa non veniva dal prevosto Don Luigi Ciceri, che tra laltro con i Guardiani non era in pacifiche relazioni; n potevano prendere liniziativa i laici. Liniziativa fu presa a mio parere, dal nuovo Provinciale eletto il 10.6.1896, Padre Paolino da Verdello, amico, compagno ed estimatore di Padre Carlo. Concordo con quanto scritto da P. Giudici. In piena consonanza con lui il nuovo Guardiano inviato a Casale, Padre Leone da Brioso. Questi era lunico che sotto laspetto legale potesse presentare la richiesta al Sindaco del luogo. Nessuna difficolt al trasferimento nella cappella mortuaria poteva venire dalla Civica amministrazione, alla quale premeva forse che ritornasse disponibile quella tomba che aveva avuto un trattamento privilegiato e non conforme ai regolamenti. Tutto inizi sembrerebbe con un incontro di Padre Leone con il Sindaco Raimoldi, che non era certamente un clericale (il particolare importante, perch sottolinea il fatto che cera devozione per il Servo di Dio anche fuori della cerchia dei devoti). In data 21.5.1897 il Sindaco scrisse al Guardiano: In risposta alle precorse nostre verbali intelligenze, le partecipo che nulla osta a che la S.V. proceda allesumazione dei resti mortali del gi Padre Carlo dAbbiategrasso Colla massima stima. Evidentemente lintervento era stato predisposto in antecedenza per lo stesso giorno. Dietro richiesta del M.R. Padre Leone da Brioso, Guardiano dei Cappuccini del Convento di San Salvario in luogo, alle ore 3 pomeridiane si procedette alla esumazione dei resti mortali di Padre Carlo e alla deposizione nella cappella dei Frati. Stese il verbale il notaio dott. Francesco Rognoni di Casalpusterlengo. Erano presenti Padre Leone, il prevosto don Luigi Ciceri con la qualifica di Delegato della Curia Vescovile di Lodi; tre persone in grado di identificare la tomba di Padre Carlo: (Grassi Antonio, Lusardi Antonio, Comizzoli Domenico); il medico comunale dott. Giacomo Bianchi due testimoni dellatto (Marzari Bartolomeo e Padre Giustino da Lovero del convento). Nella tomba segnata con una piccola croce in lamina di ferro con il nome del Padre, alla profondit di m. 1.30 si rinvennero riunite in un gruppo alquante ossa, che il medico elenc e dichiar appartenenti ad un individuo di sesso maschile, di media et, di statura piuttosto alta. Cos ricordavano Padre Carlo i presenti. Sotto uno strato di terra vennero rinvenute le ossa di Don Pesatori. Quelle di Padre Carlo vennero deposte in una cassa di legno dolce, rivestita internamente di una lamiera di zinco, la quale venne chiusa con saldatura di stagno. La cassetta medesima venne quindi assicurata con un nastro nero munito di n. 5 suggelli di ceralacca rossa colla dicitura seguente: La Parrocchia di Casale Pusterlengo SS Bartolomeo e Martino. Venne apposto un coperchio di legno assicurato con chiodi, e la cassetta fu trasportata nella cappella (). Alle 5 pomeridiane loperazione era conclusa. Quel primo passo la deposizione dei resti mortali nella cappelle cemeteriale provoc e prepar i successivi. Un mese dopo, in data 18 giugno 1897, Padre Leone indirizz un ricorso allOnorevole Giunta Municipale di Casalpusterlengo: si faceva interprete del generale sentimento della popolazione e chiese lautorizzazione a dare alle spoglie di Padre Carlo una pi onorifica sepoltura nella loro chiesa. LOn. Giunta ritenne di non aver poteri in proposito, e decise di trasmettere listanza al Sotto Prefetto di Lodi. Nello stesso giorno il sindaco Raimoldi la trasmise al Sotto Prefetto con una lettera nella quale dichiar che a lui sembrava che non esistesse alcuna ragione in contrario ed espresse Il pieno e incondizionato parere favorevole a tale concessione anche nei rapporti della pubblica sicurezza. Il Sotto Prefetto, a breve giro di posta, rispose: Quantunque fosse (personalmente) persuaso della irricevibilit del ricorso, aveva rimesso la petizione al Prefetto. Questi aveva deciso: non pu essere accolta, perch contraria alla legge sanitaria. Si pu immaginare lo sconcerto dei Frati, del clero locale, dei devoti. N era da sperare considerazione e favori da parte dellapparato politico statale, includendo il Prefetto di Milano e il Sotto Prefetto di Lodi. Al Regio Prefetto la curia Vescovile invi una dichiarazione: Presa visione del ricorso del sac. Don Vigano Camillo a cotesta R. Prefettura tendente ad ottenere il permesso desumare i resti mortali del fu Padre Carlo dAbbiategrassso al secolo Vigevano Gaetano, onde trasferirli nel sepolcreto esistente nella chiesa San Salvario, e ci perch le chiare virt del defunto hanno la speranza che possa iniziarsi un processo di beatificazione, il sottoscritto dichiara essere ci conforme a verit, anzi attesta che lAutorit Ecclesiastica sta raccogliendo memorie ed atti per le opportune informazioni ad introdurre la causa. Da questa dichiarazione da attribuire, ritengo, a Mons. Mazzi gi Cancelliere e dallo stesso anno 1897 Vicario Generale possiamo dedurre due cose: 1 lesumazione e il trasferimento al Santuario erano in ordine alla speranza di avviare il processo di beatificazione; a tal fine voluti; 2 era gi iniziata (giugno 97) la raccolta di memorie ed atti. Ma forse per ispirazione di Padre Carlo, o per la tenacia del Guardiano Padre Leone, o per linnata capacit dei Casalini di litigare fu individuata unaltra strada. Ancora per il tramite del Sindaco una petizione del Padre Guardiano fu trasmessa al Consiglio Provinciale di Sanit. Era la strada giusta. Per via gerarchica (Sotto Prefetto, Sindaco, Padre Guardiano) giunse il parere favorevole. Alla Prefettura veniva a mancare la ragione del diniego. Il 2 marzo si riun nella cappella funebre dei Cappuccini la Commissione nominata dal Prefetto della Provincia di Milano per procedere allesame delle ossa. Era composta dal medico provinciale Cav. Dott. Iginio Pampana, dal membro del Consiglio Sanitario Provinciale Cav. Dott. Luigi Simonetta, Cav. Avv. Luigi Pisati assessore municipale, del Dott. Giacomo Bianchi rappresentante dellUfficiale Sanitario. Inoltre Don Carlo Gelmini coadiutore, in rappresentanza del Parroco locale, Padre Leone da Bosco guardiano del convento dei Cappuccini, Grassi Antonio e Goldaniga Vincenzo custode del cimitero in qualit di testimoni e il notaio dott. Francesco Rognoni che stese il verbale. Tutto fu trovato conforme a quanto descritto nel verbale della esumazione. Le ossa furono rinchiuse nella cassetta di zinco con due vasi di terracotta contenenti calce viva per la migliore conservazione e una bottiglia di vetro con la dichiarazione che le ossa appartenevano a Padre Carlo dAbbiategrasso, per future identificazioni. La cassetta venne assicurata con un nastro di seta nero con cinque suggelli di ceralacca con timbro Parrocchia di Casalpusterlengo SS Bartolomeo e Martino, fu inserita nella cassetta di legno, con coperchio assicurato con due liste di zinco incrociate e saldate, e di nuovo fu deposta in una tomba della cappella. Il tutto si svolse in unora, dalle 12 alle 13. Si pens subito al solenne trasporto. E qui tutto il paese fu coinvolto: Frati, Clero, autorit, popolo. Il Guardiano comunic al Sindaco la data: 4 maggio. Conferm il rispetto delle leggi: un funerale normale, con ufficio funebre nella Chiesa Parrocchiale. A meglio condecorare tali onoranze funebri scrisse il Guardiano verranno tirate ad equa distanza tra loro lungo il percorso sandaline di color nero, attaccandole ai muri delle case, come suole praticarsi in altre circostanze e sulla piazza maggiore verranno impiantati dei pali per le stesse. Furono diramati inviti a partecipare con Lorario della funzione: ore 8 Processione al Cimitero (dalla chiesa parrocchiale, da presumere); ore 8.30 solenne trasporto alla chiesa parrocchiale; Messa Cantata, discorso; ore 10 continua la processione al Santuario dove sar impartita lAssoluzione al feretro e solenne deposizione nel luogo designato. Lo stesso testo dellannuncio fu riportato dal settimanale diocesano Il Cittadino di Lodi. Ancora una volta abbiamo notizie precise dal verbale steso dal notaio Rognoni. Alle 7.30 del 4 maggio si presentarono nella cappella mortuaria dei Frati Cappuccini il Guardiano Padre Leone, il coadiutore Don Carlo Gelmini in rappresentanza del Parroco, Vincenzo Goldaniga custode del cimitero, i testimoni Mazari Bartolomeo e Scotti Antonio. Il Goldaniga apr la tomba sottostante il pavimento della cappella, estrasse la cassetta che racchiudeva le ossa di Padre Carlo. I presenti riscontrarono che nessuna manomissione era stata effettuata. La cassetta fu racchiusa in un nuovo e pi capace cofano di legno, che venne trasportato nella cappella centrale per essere addobbata pi decorosamente, in attesa del trasporto solenne, che verr fatto oggi stesso verso le ore dieci. E solenne fu veramente il trasporto delle povere ossa dellindimenticato Padre Carlo, tanto da lasciare in chi fu testimone il senso di un avvenimento straordinario, grandioso. Il Vice Postulatore P. Isaia annota sinteticamente nellArticolo 130: Quegli avanzi vennero solennemente trasportati dal Cimitero alla Parrocchiale, accompag.nati da pi di ottomila persone con intervento di numerosissimo clero secolare e regolare Compita la solennissima ufficiatura da Requiem nella Parrocchiale si rimise in viaggio ancora quellimmensa turba di popolo per accompag.nare le ossa del Servo di Dio nel Santuario dei Cappuccini. Una pi dettagliata relazione di come si svolta la traslazione fu pubblicata da Padre Giovanni da Milano negli Annali Francescani a pochi mesi di distanza. Ritengo che il religiosa sia stato tra i numerosi confratelli presenti, considerando la ricchezza di particolari della relazione stessa. Non fu un trasporto funebre scrive ma piuttosto un trionfo: un trionfo deliberato da un popolo intero che sospende i lavori di maggio nei campi, lascia macchine e stabilimenti (38). Tutta una borgata di settemila abitanti consacra unintera giornata alla memoria di un umile frate. Descrive lincedere solenne della processione, la croce, i vessilli delle societ religiose, la giovent biancovestita, la larga rappresentanza dei Cappuccini con il Padre Provinciale e Definitori, il clero di Casale al completo e numerosi altri sacerdoti, il cofanetto con le ossa portato da quattro Padri Cappuccini fra uno sfarzo di lumi e una moltitudine di devoti, il suono lento e grave delle campane, addobbi che ornavano a festa finestre e balconi, le due ali di popolo, la folla che stipava il cimitero allinizio e la chiesa parrocchiale ancor prima che giungesse la processione, la Messa celebrata dal prevosto Don Ciceri, lelogio tenuto dal barnabita Padre Cesare Barzaghi, il proseguimento della processione fino al santuario, le ultime parole del prevosto di Abbiategrasso a nome della rappresentanza che laccompagnava, ed infine la deposizione nel sepolcreto, scavato a sinistra di quellaltare, e propriamente in quel luogo ove egli ascoltava i bisognosi e impartiva la benedizione agli infermi. Comera successo in occasione del funerale, quarantanni prima, anche questa volta la direzione del rito funebre sfugg dalle mani dei Frati. Di nuovo clero e popolo fecero a modo loro. Il Padre Guardiano si era impegnato con il Sindaco (come abbiamo visto, e ci doveva essere una precisa condizione da parte dellautorit politica, mentre gi disordine e sommosse sinfittivano anche in Lombardia) a far celebrare un funerale ordinario e a mettere sandaline da morto. Capit invece che tutte le Associazioni religiose parteciparono con i loro vessilli; finestre e balconi furono decorati a festa come per una processione; si segu litinerario non dei funerali ma delle processioni. I resti mortali di Padre Carlo giunsero al Santuario verso mezzogiorno. Il Rev. Prevosto di Abbiategrasso con una parola robusta, infiammata (scrisse il cronista in Annali Francescani sopracitati) a nome della rappresentanza del luogo nativo, ringrazi la popolazione di Casale per le solenni onoranze tributate al loro concittadino e auspic vicino il giorno in cui la Chiesa lavrebbe iscritto allalbo dei Santi. Alle tre e mezza pomeridiane si trovarono nella chiesa il Padre Guardiano, don Gelmini in rappresentanza del Prevosto, il Provinciale P. Paolino da Verdello, i testimoni Mazzari e Scotti e il notaio dott. Rognoni per gli ultimi adempimenti. La cassetta con le ossa del Padre fu tolta dal cofano in cui era stata posta per la traslazione; fu rinchiusa in unaltra di legno assicurata con viti; venne indi deposta nellapposita fossa scavata nella cappella dedicata a San Francesco dAssisi e cio nella cappella di mezzo del lato destro di chi entra in chiesa. Tale fossa trovasi precisamente rasente la balaustra, allestremit di questa e a destra dellaltare. Deposta in detta fossa la cassa venne coperta con lastre di vivo e sopra le stesse vennero ricollocate le mattonelle del pavimento gi prima rimosso. Condannato ancora una volta al nascondimento, vien da dire! Solo in seguito, e per volont del popolo casalese fu posta una piccola lapide: Hic Comuni hujus populi casalensis voto ex coemeterio traslata ossa jacent Patris Caroli Albiatensis Capucinorum Ordinis qui mirae sanctitatis odore obiit anno MDCCCLIX. Padre Carlo ritornava nella sua chiesa, ai piedi della sua Madonna, in mezzo alla sua gente e ai suoi confratelli. Ma su quegli stessi frati che lavevano accompagnato si scaten di nuovo lira dei nemici della Chiesa, aAppena conclusa la giornata trionfale della traslazione, per quella specie di legge del contrappunto insita nella storia del Santuario e gi ripetutamente rilevata. Non su quelli rimasti a Casale, ma su quelli venuti da Milano a condecorare la traslazione e che erano ritornati a casa loro, nel convento di Via Monforte di Milano, cinque giorni dopo. E non solo sui frati! I nuovi assalti del leone diabolico della profezia di Padre Carlo! Quale colpa avevano commesso i Cappuccini? Si veda in nota. Nessuna! Ma il trattamento doveva servire di minaccia a preti e a frati, sospettati dal Governo, specialmente a quelli della campagna e al clero giovane di Milano. Dopo larrabbiato Crispi, che annoverava socialisti e cattolici in blocco e lintera classe lavoratrice tra i nemici della Patria, il capo del Governo Di Rudin colse loccasione attesa per dare agli avversari politici un colpo decisivo: a socialisti, anarchici, repubblicani, Camere del Lavoro, Leghe, giornali; ed anche ai cattolici, allOpera dei Congressi, cui facevano capo Comitati Parrocchiali, Circoli, Casse Rurali, Cooperative, Mutue: migliaia di opere, tutto lassociazionismo sociale cattolico in Lombardia e altrove. Nemici della Patria, ribelli politici, perturbatori della pace sociale! A Casale il 20 maggio fu sciolto il Comitato Parrocchiale con la Sezione Giovanile. Chiusa la sede, confiscato tutto. Quali reati avevano commesso? Un anno dopo il Prevosto Don Luigi Ciceri scrisse al Vescovo Mons. Rota: LEcc. Vs. insieme con il parroco di Casalpusterlengo era sotto osservazione, ora anche questa cessata. Lo so da fonte sicura, da chi ha veduto la lettera spedita dalla Real Arma dei Carabinieri. Don Ciceri, parroco zelante e molto attivo, era stato previdente: aveva favorito e sempre continu a favorire la fondazione e la crescita di associazioni religiose, devozionali, dedicate in particolare al Sacro Cuore di Ges, alle quali aderiva un numero impressionante di fedeli, nellinsieme migliaia di persone. Queste associazioni sfuggivano alle prevaricazioni della civica autorit. In giugno il Governo fu costretto a dimettersi. Il 5 settembre fu abrogato lo stato dassedio nella citt e provincia di Milano. La ripresa del movimento sociale cattolico fu faticosa. Non mut lanimo dei governanti, tessuto di sospetti, minacce e prevaricazioni. Non vennero meno i leoni che vogliono sbranare la Chiesa; ma secondo la profezia di Padre Carlo, il grande, pi forte Leone XIII e con lui la Chiesa resistevano impavidi. Un anno dopo la trionfale traslazione delle spoglie di Padre Carlo al Santuario e la contemporanea repressione governativa,quasi negli stessi giorni di maggio, il 3 maggio il Vescovo di Lodi Mons. GiovanBattista Rota diede inizio al processo di beatificazione. Verso la fine del mese, 27-28 maggio, effettu la seconda Visita Pastorale a Casale e nei Decreti volle manifestare il suo compiacimento per la vita parrocchiale, per quanto lo permettono le tristi condizioni presenti (45). In vista dellAnno Santo 1900 si stavano completando i lavori nel Santuario, la nuova facciata monumentale della chiesa parrocchiale, i restauri delle chiese sussidiarie di SantAntonio e San Bernardino. Al Civico Ospedale erano state chiamate le Suore di Maria Bambina, che si aggiungevano a quelle di Madre Cabrini, dedite alla giovent femminile. Madre Cabrini aveva aperto a Casale la terza casa per mettere la neonata Congregazione sotto la protezione della Madonna dei Cappuccini. Stava nascendo lOratorio Maschile. LAnno Giubilare fu segnato da celebrazioni memorabili. Casale godeva di un supplemento danima: il santuario, la Madonna dei Cappuccini, la Madonna di Casale. Nel Santuario Padre Carlo, ritornato a casa, ritornava a richiamare folle di fedeli che imploravano grazie, perdono, consolazione, coraggio. 7. - Il lungo cammino verso la gloria degli altari La persistenza della devozione a Padre Carlo nel decorso degli anni; le manifestazioni di questa devozione, note a Casale, nei dintorni e anche pi lontano; lottenimento di grazie; la presenza, a lungo, tra i frati Cappuccini di confratelli che avevano conosciuto e apprezzavano Padre Carlo, e che avevano anche compiti di governo della comunit e di formazione; la presenza frequente dei Cappuccini nelle parrocchie, richiesta ed apprezzata, per la predicazione, celebrazioni, confessioni, visite agli ammalati, portavano irresistibilmente a togliere la lampada da sotto il moggio (voglio dire il ristretto ambito del convento, del santuario, del borgo) e a porla sul candeliere. Cio a far conoscere in ambiti sempre pi vasti la santit dellumile fraticello, la sua vita straordinaria, le opere nelle quali si rendeva evidente lintervento di Dio e della Santissima Vergine Maria. Ci comportava oltre il passa-parola prevalente mezzo di comunicazione, il ricorso alla stampa, strumento insostituibile per la diffusione delle notizie e linnesto nella mentalit corrente. A me non risulta che i confratelli abbiano tenuto nota, durante e dopo la brevissima permanenza di Padre Carlo nel convento di Casale, dei fatti del tutto straordinari che si moltiplicavano e richiamavano le folle. La Santa Regola che certamente privilegiava lumilt e il nascondimento? Le facili e frequenti obbedienze che spedivano i frati da un convento Allaltro? La mancanza di spazio per iniziative in luogo, in attesa di deliberazioni del supremo organo di governo nella Provincia? Una certa qual ritrosia personale? La Provvidenza? Per proprio la Provvidenza Divina volle che mettesse radice a Casale chi doveva essere testimonio e poi custode fedele della memoria: P. Samuele da Vigan. Era nel convento di Casale quando nellestate del 1858 vi fu assegnato Padre Carlo, e vi rimase fino alla morte. Per venticinque anni fu confessore e guida delle anime soprattutto sacerdotali nel santuario dei Casalpusterlengo: scritto nel Necrologio della Provincia Lombarda. Padre Samuele va forse individuato come referente in luogo per ogni richiesta di notizie relative a Padre Carlo durante i primi decenni dopo la sua morte. Ma la spinta decisiva alla pubblicazione della prima biografia del Servo di Dio sembra sia venuta da altre parti: da un amico Cappuccino che dalle sponde del lago di Garda sped alcune notizie. Era poco, ma bastava scrive il destinatario per mettere insieme un libriccino capace di fare molto bene. Il destinatario era Don Gaspare Olmi, sacerdote terziario francescano, residente a Genova, esperto in pubblicazioni agiografiche. Ne usc un libriccino di 40 pagine formato piccolo, stampato dalla Tipografia Arcivescovile di Genova nellanno 1877 con il titolo: Una gemma dellOrdine dei Cappuccini, ossia Brevi cenni biografici del P. Carlo dAbbiategrasso scritti da G Olmi Terziario Francescano. La figura di Padre Carlo lo affascinava. I cenni biografici sono essenziali. Le considerazioni sono abbondanti e tese a svegliare ammirazione e devozione nel lettore, secondo lo stile comune alle agiografie del tempo. Ma chi era l amico? Un amico molto amico, perch gli metteva in mano una documentazione completa, anche se succinta, alla quale lOlmi dette la veste discorsiva di un libro. Egli infatti ignorava lesistenza di Padre Carlo. P. Evaldo Giudici nellultimo volume dedicato allo studio del Servo di Dio individua il convento sulle sponde del lago di Garda, quello di Sal. E fa i nomi di P. Lorenzo da Albino (il Provinciale che aveva aperto al riammesso Frate Carlo le porte degli studi teologici e del sacerdozio), guardiano dal 1872 al 1873; di P. Virgilio da Chiari, vicario dal 73 al 74; P. Egidio da Milano, di famiglia dal 1874; P. Eugenio da Correggioverde, di famiglia dal 1876. Il primo aveva vissuto con P. Carlo tre anni nel convento di San Vittore a Milano; gli altri tre erano stati suoi compagni di studio o di noviziato. Da uno di questi scrive P. Evaldo supponiamo, il materiale per il libriccino fu spedito allamico Gasparo Olmi. Rimane prudentemente sulle generali; ma credo che si possa fare un passo avanti ed individuare in P. Egidio di Milano colui che compil la documentazione attinta da ricordi personali e da confratelli e superiori del convento di Sal o residenti altrove. P. Egidio aveva il fiuto e il taglio del ricercatore, dello storico: nel 1870 aveva fondato gli Annali Francescani a Milano; nel 79 fu chiamato a Roma come Archivista Generale. Esercit lufficio fino alla morte, che sopravvenne il 10.2.1892. Tra laltro cur la monumentale edizione dellopera del Card. Massaia, celebre missionario in Etiopia. Di come lAnonimo abbia avuto informazioni sicure circa gli anni trascorsi da Padre Carlo ad Abbiategrasso, diremo in seguito. Lopuscolo di G. Olmi si conclude con la morte e il funerale di P. Carlo e la lettera di comunicazione del P. Guardiano ai conventi della Provincia. Non ha dati posteriori. Nello stesso anno 1877, a Napoli, in una serie di articoli dedicati ai Santuari Mariani dItalia nella rivista I gigli di Maria, fu incluso anche quello della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo: Il Santuario di Maria e i Cappuccini di Casalpusterlengo presso Lodi in Lombardia. Autore: P. Arcangelo da Taormina (Cal), noto storico dellOrdine, citato pi semplicemente come Padre Cal. Tre pagine sono dedicate a P. Carlo. P. Evaldo rileva che lautore attinge alloperetta di G Olmi, citando o no, senza aggiungere nulla di nuovo. Larticolo-opuscolo dimostra comunque che il nome di Padre Carlo diventava sempre pi noto, anche in altre regioni dellItalia in costruzione. Fu tutto merito dei confratelli di P. Carlo. In terra lodigiana, dove ovviamente era pi viva la devozione al Servo di Dio, i devoti che accorrevano a Casale, al santuario e alla tomba nel cimitero, chiedevano pressantemente Vite da leggere e da diffondere. Al ProcLaud fu dichiarato da vari testimoni. Offrirono una occasione particolarmente favorevole le celebrazioni solenni del I centenario della incoronazione della effige di Maria SS. venerata nel santuario. Evidentemente, erano dirette alla Madonna, i resti mortali di P. Carlo giacevano nel cimitero comunale, ma la memoria era sempre viva, e si colse loccasione per mettere a disposizione delle folle che accorrevano al santuario un volumetto di poche pagine scritto per la gente comune, con lo scopo di sostenere ed espandere una devozione che stava recando grandi frutti spirituali. Ritengo che liniziativa sia stata presa dallo stesso Guardiano P. Lorenzo da Milano con il comitato di sacerdoti e laici di Casale che intelligentemente chiam a collaborare (dove prendevano i soldi i frati, da poco rientrati nel convento?). Il volumetto infatti fu stampato a Lodi nel 1880 dalla Tipografia Cattolica della Pace con l Admittitur del canonico Luigi Fiorini delegato dal Vescovo. Portava il titolo: Memorie storiche sulla vita di Padre Carlo di Abbiategrasso sacerdote Cappuccino. Ottanta pagine, formato piccolo. Lautore? Anonimo! Ma qualche particolare permette di fare ipotesi. In primo luogo lautore un religioso cappuccino: Io per con altro criterio giudicando il mio confratello; dimostra inoltre una conoscenza esatta della Regola e della vita che si conduceva nei conventi. Dubito che abbia conosciuto Abbiategrasso; stato invece a Casalpusterlengo e nel convento. Si manifesta molto informato circa gli anni trascorsi da P. Carlo nellOrdine, per conoscenza personale e per informazioni raccolte. Lautore per non risiedeva in un convento di Lombardia: Il trovarmi distante dai luoghi dove visse P. Carlo ha fatto s che poche sono le notizie a me pervenute. Distante quanto? In un convento del Bergamasco o del Bresciano o di altri territori lombardi? No: sarebbe stato sempre possibile lacquisizione di notizie. Sulla copertina di una copia del libretto pervenute dalla biblioteca dei Cappuccini di Cremona c una annotazione a mano: Scritte da P. Arcangelo Cal da Taormina Cappuccino (vedi testimonianza di P. Valdimiro Bonari I Cappuccini della Provincia Milanese parte 2 vol 2 pag. 607). Segue la firma: P. Arsenio da Casorate. In effetti nel luogo citato dellopera di P. Bonari, storico della Provincia Lombarda dellOrdine, si legge: Di quanto abbiamo sopra esposto, parte (viene) dalla vita del servo di Dio, anonima, ma scritta dal P. Arcangelo Cal da Taormina Cappuccino, pubblicata a Lodi nel 1880 dalla Tipografia della Pace, in 16 di pag.. 80. P. Idelfonso Aliverti da Vacallo (del quale prenderemo in considerazione gli scritti) cita nella bibliografia le Memorie storiche su la vita di P. Carlo dAbbiategrasso (anonime, che il Padre Bonari dice essere di P. Arcangelo Cal da Taormina). Dice: non sembra molto sicuro della attribuzione. P. Mariano dAlatri mette tra parentesi quadra Arcangelo Cal da Taormina come autore delleMemorie storiche. P. Evaldo Giudici lultimo storico di Padre Carlo che ha dedicato decenni della sua vita allo studio del Servo di Dio, ponendo le basi che hanno reso possibile la ripresa della causa di beatificazione, dedica alcune pagine al piccolo giallo. Egli esprime lopinione che nel volumetto uscito anonimo, attribuito a Padre Cal, sia confluito il materiale raccolto dal sacerdote lodigiano Don Carlo Talini, del quale parleremo subito. Io penserei piuttosto a quel P. Egidio da Milano sopra ricordato: era molto meglio informato, si trovava distante dal luoghi dove era vissuto P. Carlo (si trovava a Roma, come Archivista Generale), poche erano le notizie pervenute, (pochissimo spazio d infatti al dopo-morte). Ma non ci sono prove; anzi la lettura attenta dellarticolo della rivista napoletana del 1877 e del volumetto pubblicato a Lodi nel 1880, rende evidente che non pochi passi del secondo riprendono, ripetono, ampliano, arricchiscono notevolmente le scarne pagine dellarticolo che ricordano soltanto i pochi mesi di permanenza di Padre Carlo nel convento di Casale. Le Memorie storiche si estendono invece su tutto larco della vita. In Appendice, una lettera, pensieri ed affetti di P. Carlo. Del dopo-morte scrive: Ma spenta una volta la cara esistenza dellumile Cappuccino, non si spense al possanza di Dio in opere meravigliose merc lintercessione del Padre Carlo a vantaggio dei Casalesi e popoli circonvicini, come non ebbe termine la devozione di questi verso quello Difatti molti prodigi si raccontano (accenna a quelli sopra ricordati) Non meraviglia dunque se la maggior parte dei Casalesi spesso vanno a pregare sulla fossa del Padre Carlo e vi dimandano soccorso e aiuto in tutte le strette della vita (20). Si augura che altri di lena pi forte voglia accingersi a scrivere una compiuta storia di sua vita, e cos fare vieppi manifesta le grandi meraviglie che il Signore oper nellumile suo Servo, e che si introducesse presso la S. Sede la causa di sua beatificazione (21). Le Memorie storiche dellAnonimo furono ristampate ad Abbiategrasso dalla Tipografia Bollini Cav. Giuseppe nel 1891 con lAdmittitur della Curia Vescovile di Lodi del 1880. con qualche variante: si correggono e si aggiungono le notizie riguardanti Abbiategrasso, qualche altra considerazione aggiunta, il libretto di piccolo formato passa da 80 a 96 pagine. possibile dare un nome a chi ha curato ledizione. Il Prevosto Don Stefano Balconi, successore di Don Palazzi, nel ProcMed dichiar tra laltro che aveva appreso notizie del Servo di Dio ad Abbiategrasso, da Padri Cappuccini che venivano a predicare, dal cappellano della Pia Casa locale Don Cesare Vigevano congiunto di Padre Carlo, dal suo coadiutore Don Luigi Magnaghi che era stato coadiutore di Don Palazzi, da molte persone che avevano conosciuto il Padre. Il popolo rammentava le sue virt e gli atti speciali di sua vita. In mezzo al popolo circolavano due edizioni di memorie della sua vita, molto ricercate: una prima, pi antica (quella dellOlmi, presumo),della quale si conservavano poche copie, e non sapeva di chi fosse, ed una seconda della quale pure ignorava lautore.So che di questa seconda fu fatta ristampa per cura del Padre Cappuccino Vigilio che si trovava in Abbiategrasso per la predicazione quaresimale, e questo per aderire al desiderio di molti che la volevano. Una terza edizione venne alla luce nellanno 1898, a Milano, nella Tipografia Fratelli Lanzani, con Admittitur della prima e con 108 pagine. Anonima ancora, ma da alcune frasi premesse alla Prefazione si deduce che il volumetto stato ripubblicato nella fausta occasione del solenne trasporto degli avanzi mortali onde appagare il vivo desiderio di quei devoti che continuamente insistevano per averle. Nonostante i 39 anni gi trascorsi dal suo passaggio da questa allaltra vita pure vive ancora benedetto ed onorato il nome del P. Carlo per tutta la Lombardia e principalmente nel Lodigiano In quel di Casale e fin dove giunse la fama dellumile Cappuccino, desiderio e speranza di molti divoti che sintroducesse presso la S. Sede la causa di sua beatificazione, e che presto venisse elevato alla gloria degli altari. Al voto gi espresso nelle due precedenti edizioni aggiunto: Speriamo che non sia lontano lavventurato giorno!. Il volumetto fu edito a Milano, e quindi credo che abbiamo indicazioni sufficienti per ritenere che ledizione fu disposta dal Ministro Provinciale P. Paolino da Verdello, magna pars dellapertura del Processo Canonico, in vista della traslazione dei resti umani di P. Carlo nel santuario. Ai miracoli compiuti dopo morte aggiunge la narrazione della guarigione del ragazzo Eroole Andena, appena avvenuta. Alla prima appendice presente nelle edizioni precedenti aggiunta una seconda con il decreto del Prefetto di Milano che autorizza la traslazione dei resti umani di P. Carlo al Santuario e il verbale di esumazione. Nellanno seguente 1899 fu pubblicata lopera insigne di P. Valdemiro Bonari I Cappuccini della Provincia Milanese, parte seconda vol II: Biografie dei pi distinti: Brevi cenni sul Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso. evidente lutilizzo delle Memorie dellAnonimo, spogliate delle continue pie considerazioni, ridotte allessenziale, cio ad un profilo di Padre Carlo, certo non completo. Padre Bonari mor nel 1896. Il suo lavoro da ritenere terminato, infatti cita le fonti: Di quanto abbiamo sopra esposto, parte conoscenza nostra personale, parte abbiamo da correligiosi, dal Preposto di Abbiategrasso e dalla vita del Servo di Dio anonima, ma scritta dal P. Arcangelo Cal da Taormina Cappuccino, pubblicata a Lodi nel 1880 dalla Tipografia della Pace, in 16 di pag. 80. Non va oltre la sepoltura di P. Carlo. A firma N.d.R. si aggiungono brevi notizie della esumazione e della traslazione al Santuario. A cura degli Editori si riporta la cronaca della traslazione apparsa negli Annali Francescani I.8.1898, che citeremo a suo luogo. Siamo sempre nellambito dellOrdine dei Cappuccini: il terziario G. Olmi di Genova per pressioni di un religioso non nominato, P. Cal da Taormina, P. Bonari da Bergamo; poi P. Mauro da Subiaco, P. Mariano da Alatri, P. Aliverti da Vacallo (Canton Ticino, Svizzera); alcuni scritti di Padri della Provincia Lombarda. Viene da chiedersi: e Casale, e il Lodigiano, dovera venerato? Nessuno ha scritto di P. Carlo? Eppure abbiamo letto le sue biografie erano ricercatissime! Un tentativo ci fu, e forse, anzi certamente qualcosa di pi: linizio di una ricerca metodica di testimonianze. affermato espressamente dal primo storico di Casalpusterlengo, Don Luigi Alemanni: Non molto tempo dalla sua morte cominciarono le ricerche per iniziare il processo di beatificazione presso la Romana Congregazione; e assiduo ricerc documenti e i fatti il Prof. Sac. Carlo Talini di Lodi, al quale, come a primo mio maestro in Seminario, caro rendere omaggio di riconoscenza e daffetto, ricordandone lo zelo, la piet, loperosit indefessa, non assecondata pur troppo dallesilissima salute fisica, che, presto esaurita, lasci libero il volo a quellanima ardente. Colla morte di lui cessarono le ricerche, n sappiamo come siano finite le memorie del Sac. Talini. Egli mor a soli 32 anni il 9 giugno 1885. Che si sia fatto qualche passo per lapertura del Processo in quegli anni molto dubbio, non ci sono prove. Comunque P. Costanzo Cargnoni che sovraintende questo lavoro dar la conferma o la smentita: pervenuta una richiesta in tal senso a Roma? NellArchStDioc. non risulta. Che gli scritti di Don Talini siano confluiti nel volumetto di P. Cal, cio le Memorie storiche dellAnonimo (ipotesi presentata da P. Evaldo Giudici, sulla base di alcuni indizi) non pu essere accolta, perch il volumetto fu stampato cinque anni prima della morte di Don Talini. Lultima pubblicazione su Padre Carlo prima della apertura del Processo Canonico costituita da tra articoli pubblicati negli Annali Francescani nellanno 1898, pochi mesi dopo la traslazione delle spoglie di P. Carlo al Santuario. Il primo porta la firma di P. Giovanni da Milano, ed la cronaca dellevento, cui aveva preso parte. Il secondo non porta firma, ma dovrebbe essere la prima parte di quello seguente. una relazione inviata al Padre Provinciale con segnalazione di guarigioni straordinarie attribuite alla intercessione di P. Carlo e dei testimoni. Il terzo una testimonianza personale di P. Giustino da Lovero, gi compagno di P. Carlo allAnnunziata di Borno, a Milano e a Crema. Si trovava nel convento di Casale. Lo scritto porta la data del 13 giugno 1898: si noti, 40 giorni appena dopo la traslazione. Egli confronta le proprie conoscenze con quanto scritto nelle Memorie storiche dellAnonimo appena pubblicate nella terza edizione, e conferma di scienza certa, corregge inesattezze, deplora lacune. Gli articoli sono di particolare importanza testimoniale. Ritengo utile trascrivere le affermazioni finali. Sebbene in quei giorni (della residenza di Padre Carlo) non fossi presente a Casale, posso dire di essere testimonio anche di questa parte, perch pi volte ho udito raccontare i suoi prodigi in ogni loro circostanza, o da chi li aveva ricevuti, o da chi ne fu testimonio oculare. Dunque di scienza certa confermo tutto quanto sta scritto nelle Memorie storiche. Solo deploro che vi siano molte lacune, giacch molte altre cose vi sarebbero da aggiungere a pubblica edificazione. Esprime il voto che P. Arsenio Palesasse, in quanto pu, le interne operazioni della grazia, che, argomentando dagli effetti esterni, dovette essere in lui abbondantissima. Brama anche che si raccolgano dalle labbra di Fra Apollinare, il solo ancor vivente che era stato presente alla di lui preziosa morte, tutte le parole e le circostanze che laccompagnarono. E aggiunge: Per quanto mi riguarda, ci tengo a dichiarare che lungi dallaver amplificato, non ho scritto altro che ci che sarei pronto a confermare colla santit del giuramento. Quanto ho udito da altri ho scritto fedelmente, senza nulla aggiungere del mio. E se altri fatti notevoli verranno a mia cognizione, mi sar un gradito dovere tenerne esattissima nota. Finir dicendole, che voto universale di questa gente si di vedere presto il P. Carlo innalzato agli onori degli altari. Segue la data: Casalpusterlengo, 13 giugno 1898 e la firma : F. Giustino da Lovero Cappuccino. A me pare che si possa pensare che in occasione della traslazione, essendo presenti a Casale il Ministro Provinciale e i Definitori, colpiti dallesito che non esagerato dire trionfale, si giunse alla conclusione che ormai non si poteva procrastinare lapertura del Processo Canonico. Ci sono indizi precisi nella deposizione resa al ProcMed dallo stesso Ministro Provinciale, P. Paolino da Verdello: Di questo fatto ho ordinato la deposizione dellindividuo stesso del quale non ricordo ora precisamente n il nome n let. Aveva parlato Con un uomo della diocesi di Lodi e di un paese vicino a Casale, che mi depose con giuramento nella mia qualit di Provinciale, che da ragazzetto, essendo nato sordomuto, ecc. ed ancora Ne sono avvenuti molti (di miracoli), ne dir uno di mia propria scienza e del quale ho ricevuto deposizione giurata dalla madre e del figlio che ebbe la grazia, non che del medico stesso, avvenuto in Casale lanno scorso nel mese di marzo ecc. Si tratta della guarigione di Achille Andena. Di fatti relativi alla traslazione o successivi dice: Mi fu riferito, dimostrando di essere al corrente di quel che succedeva. P. Giustino da Lovero, io ritengo, fu incaricato dal Provinciale di raccogliere testimonianze con laccuratezza che sarebbe stata esigita dal Tribunale. Padre Giustino era la persona giusta: era stato condiscepolo di Padre Carlo, ne conservava un vivo ricordo; era una figura autorevole e stimata nella Provincia (era stato superiore); risiedeva nel convento di Casale (e vi rimase fino alla morte, 8.4.1909). Egli inizi subito la ricerca: riporta infatti la lettera di Pesatori Angelo che testifica la guarigione di Ottolini Maria, datata 6 maggio,due giorni dopo la traslazione! O forse si era gi dedicato a questa incombenza anche in precedenza? Mi pare che si possa considerare P. Gustino tra i maggiori artefici della preparazione dellapertura del Processo. Non solo raccoglie testimonianze, ma ora sappiamo che lui pi che il Padre Guardiano, che qualche volta nominato che ha invitato e convinto i testimoni a presentarsi a deporre. Lelenco con i loro nomi sar presentato al Tribunale dal Vice Postulatore Padre Isaia. Nellarticolo, cio nella lettera al Provinciale, emergono nomi di religiosi cappuccini e di sacerdoti considerati particolarmente informati: il prevosto Don Palazzi di Abbiategrasso; Fra Giunipero (ritengo Fra Giunipero da Castel di Lecco, Carlo Caspani nato nel 1851, morto nel1926 a Crema, questuante); P. Arsenio da Brescia (Lorenzo Comincini); Fra Apollinare (da Arcore, GianBattista Redaelli), questuante, che aveva assistito P. Carlo nella malattia e in morte. Preziose queste figure di umili frati questuanti (el fr cercn) vicini alla gente, amati da tutti: essi conoscono persone, famiglie e fatti. Non lautore delle Memorie storiche, e non ne rivela il nome. Il Vice Postulatore attinse da questa lettera i dati delle guarigioni post mortem di iscritte negli Articoli 135, 136,, 137, 138, 139. A questo punto, alla vigilia dellapertura del Processo canonico per la beatificazione di Padre Carlo, dopo la lunga serie di fatti e di testimonianze riportate,sembra di poter ritenere dimostrato senza ombra di dubbio che la fama di santit che laveva accompagnato in vita, in morte e dopo morte, non venuta mai meno: fino alla vigilia, cio, dellapertura del Processo, nel quale la fama sar confermata dalla totalit dei testimoni. Possiamo anche affermare, a questo punto, che lo stesso Processo fu determinato proprio dalla pressione della venerazione del popolo cristiano, religiosi clero e fedeli. Non possibile non vedere un piano della Provvidenza divina, dalla quale esclusivamente provenivano le grazie elargite a quanti ricorrevano alla intercessione del Servo di Dio. Quanto alle convinzioni dei fedeli e del clero del luogo (intendo dire: di Casale e circondario, ma anche in un raggio sempre pi vasto, nel Lodigiano, in Lombardia e oltre), mi pare che non permangano dubbi, per con qualche eccezione che doveroso segnalare. Quanto ai confratelli della Provincia Lombarda interessante cogliere una evoluzione che presenta opinioni contrastanti, che convergono alla fine. Cosa pensavano ad Abbiategrasso di Gaetano Vigevano E i fedeli, e il clero di Abbiategrasso? E i confratelli di Padre Carlo? Riassumer le testimonianze di Abbiategrasso e dei religiosi, e riporter anche i giudizi negativi, per ottemperare ad una precisa disposizione della Istruzione Sanctorum mater della Congregazione dei Santi di chiarire gli elementi negativi di un certo rilievo nella causa (Tit. II, cap III,5, cap. IV, 353). Si vedr come i giudizi negativi siano rimasti assolutamente marginali e frutto di ostilit ideologiche, o tra i confratelli si siano trasformati nelladesione senza riserve alla genrale ammirazione. Il primo periodo della vita di Padre Carlo (infanzia, adolescenza, giovinezza) pi ampiamente studiato nel primo capitolo di questo Vita. Qui si cerca di risalire alle fonti, distinguendo tra le documentarie e le agiografiche, perch di evidente diversa valenza storica. Le prime notizie di Gaetano Vigevano, un ragazzetto che cresceva nella grossa borgata di Abbiategrasso, risalgono alla sua nascita. Il libro dei Battesimi di quella parrocchia annota la sua nascita il 30 agosto 1825 alle ore 7.30 pomeridiane. Gli fu imposto il nome di Gaetano Antonio. Fu subito battezzato in casa dalla levatrice Borsani, perch in pericolo di vita; fu poi portato in chiesa, nella stessa serata, e ribattezzato, per dubbio circa la validit del sacramento, dal coadiutore della parrocchia, Don Gioacchino Ramazzatti. Fu in pericolo di morire appena nato, dunque. Il particolare ha importanza: il neonato sar sempre di costituzione gracile, tanto da richiedere un intervento miracoloso di Maria Santissima nella sua infanzia, da essere dimesso dai Cappuccini per mancanza di salute, fino a morire prematuramente a soli 33 anni. Sembra essere questo lunico fatto della prima infanzia risultante dai documenti. piuttosto in linea con lagiografia del tempo quanto scrive lAnonimo nella Memorie storiche: La nascita del nostro Gaetano, come avvenne del Battista, dest palpiti di novella vita e speranza nelle domestiche mura, ed i parenti e gli amici dagli atti e dalla fisionomia del fanciullo, preconizzarono la eccelsa meta, cui doveva giungere nel breve spazio di sua vita collesercizio di chiare e peregrine virt. La pia genitrice riguardavalo come un angelo, Il padre lo considerava come un dono del Cielo, che con la luce della sua santit doveva illuminare la famiglia e il suo paese e il bambino fino dagli anni pi teneri si mostrava specchio tersissimo dogni cristiana virt. Nella stessa linea il Vice Postulatore: i genitori speravano che la futura santit del neonato avrebbe illustrato la famiglia ed il paese come deporranno i testimoni. I biografi P. Aliverti e P. Giudici parlano degli aspetti della sua incipiente vita spirituale affioranti gi nei primissimi anni di vita e vedono gi in esercizio tutte le virt, nei modi propri dellet. In questo studio il nostro assunto quello di evidenziare testimonianze, prove, documentazione, pur registrando le narrazioni dei biografi e valutandole. Sembrerebbe che le espressioni della spiritualit del piccolo Gaetanino si possano cogliere pi avanti nellet, a cominciare dal ciclo scolastico, che era allora di tre anni, quando si colgono le prime testimonianze del suo agire e dellimpatto nella piccola cerchia di famigliari e compagni di scuola. E, pi oltre, con la Prima Comunione, la Confessione, la Cresima. P. Aliverti pone la Prima Comunione nella Pasqua del 1836, quando Gaetanino aveva 11 anni. Il breve ciclo scolastico era presumibilmente concluso, lunico suo impegno era quello di aiutare il padre nel negozio e la madre, sempre alle prese con figli piccoli. Della prima Confessione non conosciamo la data. Qualche anno prima della Comunione, con il consenso del Parroco: affermano P. Aliverti e P. Evaldo. La data della Cresima testificata dai Registri Parrocchiali: lanno 1836, da S. Eminenza il Card. Gaisruch nella cappella del palazzo arcivescovile in Milano. A partire da queste tappe della vita del Servo di Dio fondamentali per la vita spirituale, inserite nella normale crescita fisica e psichica di un adolescente risulta pi logico ( a mio parere) incominciare a cogliere i risvolti della sua personalit e dellopera in lui dello Spirito Santo, troppo anticipati (ancora a mio parere) dai biografi. Ora trova la giusta collocazione il manifestarsi sempre pi evidente della limpidezza della sua vita morale, del senso del peccato e del pentimento, dellamore a Ges nellEucaristia e alla sua Santissima Madre, della devozione al Crocefisso e alla Madonna Addolorata, dellaccorrere alla Chiesa (Messa, Sacramenti, Dottrina Cristiana), della compassione per i poveri, del comportamento esemplare in famiglia e in paese. In parallelo si va formando una opinione, non pi soltanto nella famiglia e nello stretto raggio dei conoscenti e compagni di scuola, ma tra la gente. Le guide spirituali del ragazzo che cresce sono stati, indubbiamente, in primo luogo la grazia divina, e nel piano divino i genitori e il Prevosto Don Giuseppe Lattuada o qualche altro sacerdote della parrocchia (particolare inesplorato). Don Lattuada, fino al 1842. Subentr il Prevosto don Francesco Palazzi. Gaetano aveva 17 anni. Don Palazzi divent suo confessore e direttore spirituale dal giugno del 1851. Dunque nei nove anni, dai 17 ai 26, era stato accompagnato nel suo cammino spirituale dal coadiutore o da altro sacerdote della parrocchia. La deposizione di Don Palazzi, testimonio privilegiato oculare e attore dunque di fondamentale importanza. Ad essa vale la pena dedicare spazio. Egli conosceva il giovane Vigevano non solo personalmente come Parroco, e alla fine anche come suo direttore spirituale e confessore, ma anche per notizie assunte da questo Clero e da questi Borghesi che conoscevano il giovane da prima della sua venuta ad Abbiate-grasso, fin dalla fanciullezza. La condotta che tenne da secolare fu costantemente buona per ogni rapporto morale e religioso Giovane di piet soda ed instancabile, giacch tutti i momenti della sua vita potevansi chiamare una prolungata preghiera, o vocale o mentale vedendo sempre a s presente il suo Dio e sempre sospirando col cuore a Lui. Di tre aspetti della sua vita spirituale d maggiori delucidazioni. Ogni otto giorni genuflettevasi ai miei piedi e per lo pi nel mio studio. Fattosi appena il segno della Santa Croce, mirava estatico il Crocefisso, e la sua Confessione era un solo profluvio di lacrime, senza mai avere una pecca di malizia, di rado una venialit volontaria e per ordinario nessuna materia dassoluzione, per cui lo stesso confessore era umiliatissimo di avere ai suoi piedi non un povero peccatore, ma un angelo penitente. Lapparecchio che precedeva ed il ringraziamento che faceva seguire ai ricevuti Sacramenti erano senza misura di tempo e di affetto, siccome incominciavano allaurora e duravano al meriggio consumato. Dello zelo per il bene delle anime scrive: Premuroso distillarla (la piet) in tutti e molto pi nei piccoli fanciulli, tutte le feste ne raccoglieva parecchi, li riuniva a s dintorno, li conduceva alle Sacre Ufficiature e circondato con alta meraviglia di tutti da questa irrequieta comitiva sapeva, adesso con unocchiata amorevole, poi con qualche carezza, indi con dolce rimprovero ricordare ai medesimi la presenza dellumanato Signore ed avvezzarli allamore suo ed al rispetto alla sua casa. Alla mattina delle feste, non appena sorta laurora li riuniva in coro per disporli alla Santa Confessione, e dopo li Vespri li conduceva al passeggio che terminava colla visita al cimitero. Dellesercizio della professione: Di coscienza eccessivamente delicata, figlio essendo di padre mercante, lo serviva in qualit di giovine nella vendita delle merci, ma nello svolgimento delle stoffe, indagava minutamente se potesse trovarvi qualche neo o difettuccio per farlo subito conoscere agli acquirenti, per cui ho dovuto talvolta avvertirlo che in riguardo a certe minuzie hanno gli occhi per esaminarle e che non doveva credere di vendere agli orbi. Di carit inesauribile, viveva del solo desiderio che tutti si salvassero. Per questa carit inesauribile, se alcuno soffriva o avesse a scontare qualche castigo in pena di qualche colpa o reato commesso, egli volonteroso e spontaneo offrivasi per surrogarne in tutto il paziente. Cita come pi alto esempio la sua profferta di sostituire nella pena due malandrini colpevoli di omicidio con rapina. Del giovane ammirava la santit di vita, al delicatezza di coscienza, lo zelo per la buona educazione dei fanciulli. Era umile, dolce e mansueto come un Agnello. La sua bont siccome straordinaria, era qualche volta posta a bersaglio dei soliti frizzi inverecondi dei tristi; ma sempre coerente a quello slancio di carit e di amore che lo struggeva a Dio, benediceva lincontro del disprezzo tenendo per massima che unAnima non sar mai tanto contenta se non quando dal mondo vituperata. Del resto in ogni qualsivoglia attrito, sia dei suoi, come dei compagni, egli sempre rispondeva col pi piacevole sorriso e profondo silenzio. Le Osservazioni di Don Palazzi erano note, come abbiamo visto sia a G. Olmi sia allAnonimo delle Memorie Storiche. Ambedue, giusta la moda della agiografia del tempo, aggiungono abbellimenti e traggono immediati insegnamenti per il pio lettore. piuttosto dalle testimonianze processuali che possiamo cogliere non poche notizie degli anni giovanili di Gaetano. Ricordi di anni lontani di persone che gli erano state molto vicine: Angelo Vigevano, suo primo cugino, maggiore di pochi anni; Fraccapani Maria vedova Golzi Antonio suo primo cugino; Giosia Pusterla, che ebbe Gaetano come suo unico amico e lo vedeva quando lavorava al servizio di un suo zio, fratello della madre di Gaetano, e quasi tutti i giorni andava a trovarlo quando mise bottega; Primo Marchesi, uno dei ragazzini del gruppo che seguiva Gaetano, come anche Pietro Mazzucchelli e Baldassarre del Grosso. Giuseppa Albini, nata pochi anni prima, lo vedeva crescere e conosceva il suo modo di comportarsi. Abitava nella casa di fronte a quella del Vigevano; Bonecchi Gaetano, della stessa et, del gruppo dei suoi ragazzi, come Carlo Migliavacca, compagno di scuola dal Luraschi; Angelo Meazza, che ebbe parecchi rapporti con la sua famiglia. Ci sono poi tra i concittadini di Padre Carlo le testimonianze di chi non laveva conosciuto personalmente, ma riferiva quanto appreso da testimoni diretti. Un solo laico, Bonecchi Giuseppa, e due sacerdoti: Don Luigi Magnaghi e il Prevosto Don Stefano Balconi. Il primo, coadiutore ad Abbiategrasso con Don Palazzi e col suo successore, riferisce quello che ha udito dai defunti Don Palazzi, Don Cesare e Giovannina Vigevano cugini di Padre Carlo, Giuseppina Rovaglia servente per quarantanni del Prevosto Don Palazzi, quasi tutti i testimoni del Processo ed alcuni Cappuccini. Posso asserire in coscienza dichiar anche per il complesso della opinione che vive in paese, che Padre Carlo fu veramente uomo di straordinaria virt. Si distinse per la piet, la carit, lumilt, lassiduit nella preghiera, cui avrebbe voluto dedicare lintera notte, se non glielo impedivano i genitori, lapostolato tra i compagni e i ragazzi del paese, la devozione al Sacro Cuore (diede inizio alla Confraternita, ottenne che si ponesse in chiesa un quadro che lo rappresentava) e alla Madonna Addolorata. Quanti lo conobbero personalmente nebbero una stima straordinaria. Riferisce che don Cesare Vigevano gli diceva che P. Carlo aveva condotta una vita angelica per la purit e modestia. Il Prevosto Palazzi mi assicurava, gi diciassette anni orsono, che io lavrei veduto posto sugli altari. E dichiara: La stima qui in Abbiategrasso dura tuttora, e molti nutrono speciale devozione privata e si raccomandano a Lui nelle loro orazioni. Il Prevosto don Stefano Balconi, successore di don Palazzi, non aveva sentito parlare di Padre Carlo prima della sua venuta ad Abbiategrasso, ed anche in paese non se sent parlare subito. Ne venne a conoscenza da parte di Padri Cappuccini, del coadiutore Don Luigi Magnaghi, da Don Cesare Vigevano cugino del Padre e cappellano nella locale Pia Casa e da molti parrocchiani che hanno convissuto con Padre Carlo. Per le informazioni che ne ho avute ritengo che egli sia stato veramente uomo di distinta virt. Il mio popolo ha ritenuto e riteneva fin dallora il Padre Carlo come un buon Servo di Dio, ricordando gli atti singolari di virt operati nei suoi primi anni di giovent. Si ricordava in particolare lo scrupolo con cui serviva in negozio, lapostolato tra i ragazzi, il suo modo di pregare con straordinario raccoglimento, la sostituzione proposta dei condannati al carcere. In luogo nessuna istigazione era stata fatta con lo scopo di tener viva la memoria di Padre Carlo; era favorita piuttosto dalla pubblicazione e diffusione del libretto Memorie. Non cerano speciali forme di devozione per linvocano nei loro bisogni e si raccomandano alla sua intercessione specialmente in occasione di malattie. Anche le immagini che sono diffuse nel popolo non sono oggetto di culto. Quanto al giudizio popolare: Non ho sentito nessuna parola che possa menomare la buona fama e stima che gode in paese. Soltanto qualche vecchia coetanea di Padre Carlo diceva che ai suoi tempi lo credevano quasi un po deficiente di mente, per il modo con cui trattava in negozio; e poi ora invece comprendono che era virt quello che giudicavano deficienza di mente. Non aggiungono nulla di nuovo, o non hanno alcun accenno agli anni giovanili di Gaetano Vigevano i 10 confratelli Cappuccini che si presentarono al Proc. Mediol. Non pi di qualche notizia appresa dal Prevosto Don Palazzi o ad Abbiategrasso in occasione di predicazioni. Poche e solite le notizie da parte di P. Arsenio da Brescia nel Processo rogatoriale di Bergamo, apprese da persone degne di fede. P. Atanasio da Busto Arsizio nel Proc. Laud. sapeva dalla stessa fonte di Abbiategrasso dellapostolato tra la giovent, della devozione al Sacro Cuore, della licenza ottenuta dal confessore Prevosto Don Palazzi di dedicare fino a quattro ore alla preghiera nella notte, delle sue confessioni come di un angelo in carne. Le testimonianze dei Religiosi sono invece fondamentali per la conoscenza degli anni trascorsi da Padre Carlo nellOrdine, come si visto in precedenza. Tre fatti in particolare erano ricordati dai suoi compaesani a pi di 50anni di distanza: il suo modo di servire in negozio, lo zelo per portare i fanciulli alla pratica religiosa, lofferta di sostituire due rei condannati al carcere. P. Isaia Vice Postulatore scrive nel capitolo Eroica giustizia art. 69: Custod la giustizia sin da quando era nel secolo, usando ogni suo potere perch non si defraudasse il suo prossimo. Come accadde nel negozio di tele nella casa paterna che presentando le stoffe agli avventori mostrava loro ogni difetto. Redarguito dal padre di non far vedere agli avventori certe inezie, rispondeva: in coscienza non si pu. Di questa carit, di questo amore verso il prossimo pi bisognoso espressione anche un secondo fatto, ricordato dai suoi compaesani e dai famigliari stessi, come dimostrano gli atti processuali. NellArticolo 57 della Vita presentata dal Vice Postulatore, a testimonianza delleroica carit, riportato il seguente fatto: Il Servo di Dio sentito che certi Luigi Pistoletti e Dionigi Giardinetti furono arrestati quali autori dellassassinio della milanese Maria Bettes Odonini, maritata Caltini, e che quindi dovevano essere condannati a morte, egli si present allufficio pretoriale sottoscrivendo la petizione al Governo per offrirsi lui alla morte e lasciar liberi i presenti rei. Risulta da una dichiarazione della Pretura di Abbiategrasso. Un terzo comportamento del giovane Gaetano aveva colpito i suoi compaesani. Anche di questo il Vice Postulatore inser il ricordo a titolo di prova delleroica carit verso il prossimo: Esercit le opere di carit spirituale quando univa in drappelli i giovanetti dAbbiategrasso per istruirli e condurli alla Chiesa e al cimitero, prepararli a ricevere i Sacramenti, dar sempre a loro ottimi consigli (Art. 54). Anche nei riguardi della Fede eroica: Cresciuto in et Padre Carlo alla preghiera aggiunse lazione col raccogliere nelle feste i ragazzi per condurli nelle Chiese, al Cimitero ed istruirli nel Catechismo onde tenere in essi viva ed operosa la fede (Art. 22). P. Evaldo Giudici vede nella sua azione il primo movimento di oratorio festivo e di azione cattolica in quanto apostolato di laici. In questa parte della storia del Servo di Dio stiamo cercando di cogliere i giudizi dei suoi concittadini di Abbiategrasso, coetanei o comunque informati da testimoni diretti, del suo modo di comportarsi negli anni della giovent: anni che sono gi stati studiati nella prima parte di questa storia. Abbiamo colto giudizi sommamente favorevoli; ma bisogna registrare anche qualche voce discordante, che non mancarono in vita e dopo morte, ad Abbiategrasso, e a Casale, e tra gli stressi religiosi confratelli, come vedremo. Lo stesso suo Parroco Don Palazzi annota: La sua bont, siccome straordinaria, era qualche volta posta a bersaglio dei soliti frizzi inverecondi dei tristi. Il successore Don Palazzi, Prevosto Don Balconi: Qualche vecchia coetanea di Padre Carlo diceva che ai suoi tempi lo credevano quasi un po deficiente di mente, per il modo con cui trattava in negozio, e poi invece ora comprendono che era virt quello che giudicavano deficienza di mente. Cera chi lo prendeva in ischerzo per la sua divozione: ricorda il suo amico Angelo Meazza. Noi giovani gli si dava per soprannome Pantona a ragione di un lungo soprabito che portava sempre. E dopo la morte dichiar godeva di buona stima, tenendo conto che anche su questo punto vi sono persone indifferenti e poco favorevoli. Tutto il mondo paese, vien da dire! Due Religiosi che testimoniarono nel Proc. Mediol., Fra Barnaba da Milano e Padre Giustino da Lovero, riferiscono di unaltra malevola interpretazione: si comporta cos perch un pellagroso (di difficile interpretazione: debolezza fisica da denutrizione, con conseguenze psichiche, nella concezione del tempo?); ma dal contesto della deposizione sembra che i due si riferissero piuttosto a giudizi colti a Casale e tra i Frati. Forse da interpretare cos anche laltra affermazione di Fra Barnaba: La stima per il Padre Carlo dopo la sua morte si sempre conservata, salvo quei pochi che prima non lavevano in buona opinione. Sembra che interpretazioni, appunti, giudizi sfavorevoli da parte dei concittadini di Abbiategrasso debbano essere ritenuti di ben poco peso. Il giovane Gaetano, a testimonianza di Primo Marchesi che laveva conosciuto da ragazzo, sopportava con pazienza le molestie arrecategli dai suoi coetanei. Difficolt, contrasti anche in famiglia. Sono colti dalla bocca del padre da alcuni testimoni nel Proc. Mediol.: pedate, schiaffi a quel suo figlio, primogenito, che avrebbe dovuto essere il principale sostegno per il negozio e la famiglia. Il padre era mercante, aveva una famiglia con numerosi figli da mantenere, e Gaetano era largo con gli avventori (Pietro Mazzucchelli); vendeva la roba al costo, cos da mettere i suoi genitori in pericolo di fallimento (Primo Marchesi); anzi a prezzo minore del costo, e i suoi genitori si lamentavano perch trascurava linteresse della bottega (il cugino Angelo Vigevano: era lunico difetto del quale si lamentavano). Giuseppa Bonecchi un teste che si dimostra molto ben informato seppe da suo pap, e questi dal padre di Gaetano, che questi lo rimproverava perch indicava agli avventori i difetti della merce perch non comprassero, e gli diceva: Tu va in chiesa. Voleva che il giovine si sposasse, gli procur qualche abboccamento con buone ragazze, ma davanti al suo comportamento inequivocabilmente contrario dovette desistere. P. Aliverti dedica due paginette alla descrizione (intuitiva) dei due, anzi tre approcci andati a vuoto e cos conclude: Cos anche il nostro santo giovane salv il principio dellubbidienza al genitore, e pose al sicuro la sua vocazione religiosa. Da parte sua P. Evaldo Giudici riporta, con qualche divergenza di interpretazione. Il padre cap che quel ragazzo era tagliato per unaltra via, e davanti alla sua decisione di farsi frate, da buon cristiano non oppose difficolt; anzi quando fu dimesso dai Cappuccini, premette da parte sua perch lo riaccettassero: Dallo stesso Genitore (di Padre Carlo, incontrato nel viaggio di ritorno dopo i suoi funerali) ho sentito che rimandato a casa per malattia, non faceva che piangere protestando che voleva morire in convento, tanto che per timore di perderlo, si risolvette a ricondurlo al Padre Provinciale; il quale lo accett in vista dellinsistenza fatta per quanto so io. Aveva una grande smania di farsi frate: dichiar il cugino Angelo. Salut i suoi parenti alla sua maniera. Fraccapani Maria dichiar: Venne in casa nostra a prendere commiato da mio marito che era suo primo cugino. Eravamo presenti io e mia suocera Regina Cagnoni maritata Golzi, e non ci guard neppure in faccia partendo senza salutarsi. Il giovane Gaetano Vigevano non conosceva mezze misure n larte diplomatica, e non le conobbe nel resto della sua breve vita. Facendosi frate usciva secondo le sacre regole del tempo - moriva al mondo, alla famiglia e al paese dorigine; ma non venne meno da parte della famiglia il ricordo, laffetto, quasi la venerazione da parte del padre e della madre per quel figliolo del quale tutti parlavano come di un santo. Fu il pap, ormai convinto della vocazione di Gaetano, a portare personalmente la lettera di raccomandazione e sollecitazione del Prevosto al nuovo Padre Provinciale e ad accompagnarlo, nei primi giorni di novembre 1852, al convento di San Vittore a Milano. Fu presente quando il figlio, Fra Carlo (aveva voluto prendere il suo nome), fece la professione solenne nella chiesetta del convento di San Vittore allOlmo, a Milano. Pap e mamma furono presenti, immaginiamo con quanta gioia e consolazione, alla sua ordinazione sacerdotale, nella cappella dellArcivescovado, il giorno di Santo Stefano dello stesso anno 1855, come afferma P. Evaldo Giudici. Nel breve giro di poco pi di tre anni si concluse la vita conventuale di Padre Carlo. Nel giro ancor pi ristretto dei sette mesi trascorsi a Casalpusterlengo la fama di quel che operava raggiunse Abbiategrasso. Giuseppa Albini dichiar nel Processo che suo marito avendo sentito dire che P. Carlo a Casalpusterlengo faceva miracoli, un giorno prese una vettura e si rec a tal luogo, fece domandare Padre Carlo da cui ricevette la benedizione. Don Antonio Gioletta, suo conterraneo e coetaneo, si recava a fargli visita quando era ancora studente nel convento di San Vittore allOlmo. Afferma: Molte persone di Abbiategrasso poco tempo prima della sua morte andavano a trovarlo a Casalpusterlengo, ed andarono ai suoi funerali dicendo che si trattava di un santo. Il cugino Angelo Vigevano rifer che suo padre (fratello del padre di Gaetano) gli diceva dei miracoli che operava in vita: cera, dunque, un rapporto continuo tra la famiglia e Padre Carlo, verosimilmente causato dalle notizie del cattivo stato di salute e delle cose straordinarie che si dicevano di lui. Quando, nel febbraio 1859, le sue condizioni si facevano sempre pi gravi, pap e mamma, e Don Palazzi ed altre persone di Abbiategrasso gli fecero visita. Furono presenti al funerale, o almeno il pap. Pochi anni dopo, tra il 1862 e il 1864, lo troviamo di nuovo a Casale sulla tomba del figlio e a colloquio con i Frati in convento. Minori sono le tracce della madre. I biografi P. Aliverti e P. Evaldo Giudici la descrivono come donna esemplare. Di fatto, nelle deposizioni dei testimoni, che riassumevano i ricordi dei compaesani, appare qualche volta con il marito, e una sola volta dopo lingresso di Gaetano nella vita religiosa in colloquio con il figlio. Fraccappani Maria, vedova di un suo fratello, rifer che la madre di Padre Carlo, sua zia, le aveva parlato del suo spirito penitente (in convento non voleva che brodo, mettendovi solo un po di pane per comando dei superiori) e di quando gli aveva fatto visita a Casale: Gli manifest il desiderio che pregasse per gli affari della casa che andavano male; al che rispose, che avrebbe pregato per lAnima, non per le cose del Corpo; annunziando alla madre che negli ultimi anni sarebbe vissuta di elemosina. Il che si avver, avendo dovuto io stessa venirle in soccorso. Nello stesso incontro, io credo, le disse: Mamma, adesso non siete pi voi mia madre, mia mamma la Madonna. Ancora la Maria Fraccapani (la teste che meglio conosceva la famiglia di Padre Carlo) sembra affermare che la famiglia nei decenni successivi alla sua morte labbia alquanto dimenticato: Per circostanze di varie disgrazie toccate in famiglia nellepoca successiva alla morte di Padre Carlo, non se ne parl quasi pi fino al momento che si incominciata ad iniziare questa causa. Segu la morte del pap, e poi della mamma. Nella solenne traslazione delle reliquie di Padre Carlo dal cimitero al Santuario erano presenti quattro congiunti: Vigevano Battista, Golzi Eliseo, Golzi Adele e Golzi Paolina. Il primo, cugino (ritengo) per parte del padre; Eliseo e Adele figli di un fratello della madre di Padre Carlo sposato con la Fraccapani Maria testimone nel PocMed e gi defunto, quindi cugini del Servo di Dio, e Paolina figlia di Eliseo (67). Ai tempi del Processo in famiglia ancora si ricordava la guarigione di Paolo Vigevano fratello di Padre Carlo, che in una visita nel convento di Casale era stato da lui benedetto e guarito: Ricordo pure che il fu Paolo Vigevano fratello del Santo Padre Carlo, tenne, mi pare, per pi di un anno bendato il viso siccome avevalo affetto di male e (se non erro) per scrofolosit; e che poi fu guarito. Allora, dietro mia interrogazione, mi disse: chesso era stato cost dal suo fratello Padre Carlo, e che fu guarito per intercessione del medesimo. La profezia alla madre e la guarigione del fratello sembrerebbero di segno contrario: le parole colpirono dolorosamente la mamma e chi ne venne a conoscenza; la guarigione don una grande gioia a Paolo e alla famiglia. Ma ad Abbiategrasso non si ricordavano soltanto questi due episodi. Quasi tutti i testimoni locali sapevano dei fatti prodigiosi che avvenivano per sua intercessione nei pochi mesi di permanenza nel convento di Casale. Anche Giuseppa Bonecchi fece una deposizione dettagliata della guarigione ottenuta con un atto di devozione a Padre Carlo quando aveva 11 anni, quindi nel 1860. Per una infermit al piede sinistro fu operata varie volte, i medici volevano tagliare il piede. Mio padre and o mand a Casalpusterlengo con due calze per farle benedire sotto lintercessione del Padre Carlo; ritorn anche con una medaglia che tenni al collo per molto tempo. Ho usato le calze, ed entro il temine di cinque o sei mesi mi trovai perfettamente guarita. Potei alzarmi dal letto e camminare. Io, mio padre e i miei parenti attribuimmo la guarigione ad una grazia di Padre Carlo, verso il quale conservo qualche divozione. Riferiscono il fatto il Prevosto don Balconi e Giosia Pusterla: So di una tal giovine Bonecchi che guar da una malattia ai piedi collaver usato delle calze benedette alla tomba di Padre Carlo. Riasume bene il Prof. Comincini nella Relazione in merito al processo milanese sopracitata le convinzioni dei testimoni di Abbiategrasso circa la santit del loro concittadino, a comprova della continuit della fama di santit. Nel processo istruttorio milanese la continuit della fama di santit di Padre Carlo da Abbiategrasso si riscontra nelle deposizioni di alcuni testi, in particolare con riferimento alla domanda n. 23 (f. 275v) dellinterrogatorio dufficio, avente il seguente tenore: In quale stima fu ritenuto (scil: padre Carlo) dopo la sua morte? Le risposte a questa domanda sono state raggruppate in due sezioni. Nella prima la continuit confermata solo su base personale, cio senza riferimenti a un preciso ambito territoriale: sono le deposizioni dei cappuccini. La seconda sezione raggruppa invece le testimonianze in ambito abbiatese, attraverso la deposizione dei testi (religiosi e laici) provenienti appunto dal luogo di nascita di Padre Carlo. Da questa seconda sezione, per le diverse circostanze che emergono, si evince che la fama di santit in Abbiategrasso fu ininterrotta a partire dalla morte di padre Carlo fino agli inizi del Novecento Il Prof. Comincini specifica, con precise citazioni: Don Luigi Magnani: La stima qui in Abbiategrasso fu conservata e tuttora dura, e molti nutrono speciale devozione privata e si raccomandano a Lui nelle loro orazioni (f. 183). Don Antonio Gioletta: Lo ebbero in stima di santit (f. 186). Don Stefano Balconi Il mio popolo ha ritenuto e riteneva fin dallora il Padre Carlo come un buon Servo di Dio, ricordando gli atti singolari di virt operati nei suoi primi anni di giovent (f. 227). Alla domanda: Sa che nel popolo si furono fatte istigazioni per tener viva nel popolo la memoria di Padre Carlo si risponde: Escludo il carattere distigazione da parte di persone interessate; la buona memoria viveva per. (ff. 227v-228) (d le spiegazioni sopra riportate). Giuseppa Bonecchi: In questi ultimi tempi ho sentito dire nel popolo accennandosi al Padre Carlo: lavevamo qui noi e ce lo siamo lasciati portar via. (f. 135). Albini Giuseppa: Fu tenuto come santo anche dopo la sua morte (f. 160v). Angelo Vigevano: Fu ritenuto come uomo santo (f. 165). Baldassarre del Grosso: Non saprei dire in quale stima precisamente sia stato tenuto dopo la sua morte; Per parte mia ho continuato a nutrire verso di Lui la stima che avevo, parlandone anche in famiglia ed ispirandola nei miei figlioli (f. 174v). Gaetano Bonecchi: Ad Abbiategrasso parlano sempre di Lui come di un santo (f. 188). Carlo Migliavacca: Qui in Abbiategrasso hanno tutti il desiderio che sia santificato (f. 190v). Angelo Meazza: Fu ritenuto in buona stima anche dopo la sua morte, tenendo calcolo che anche su questo punto vi son persone indifferenti e poco favorevoli (f. 193). Cosa pensavano i frati del novizio-studente-confratello Ad Abbiategrasso Gaetano Vigevano, come Ges a Nazaret, cresceva in sapienza, et e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2, 52). Bambino, ragazzo, adolescente, giovane. A tanti anni di distanza, parenti, sacerdoti, amici, conoscenti, e i figli di questi per sentito dire, conservavano un ricordo nitido dellesemplarit del suo comportamento, e il ricordo di quel che si sapeva in paese dei fatti straordinari che si narravano di lui, frate nel convento di Casalpusterlengo. Nel Proc. Mediol. poterono testimoniare che la fama di bont e piet che lo distingueva negli anni giovanili in paese si era andata trasformando in fama di santit, e che tale fama perdurava ancora, decenni dopo la morte: spontaneamente, senza alcuna pressione, nel cuore dei suoi concittadini. Il giovane Vigevano si fece frate Cappuccino. Probabilmente nessuno si meravigli. Aveva una grande smania di farsi frate: testimoni il cugino Angelo. Laspirazione di Gaetano era dunque risaputa. Il suo nuovo confessore, il Prevosto Don Palazzi (che per lo conosceva da anni), vide chiaramente lopera di Dio in quellanima angelica e il posto a cui Dio lo chiamava. Fu il tramite (presumo), provandosi di un prezioso collaboratore, con i frati Cappuccini, con i quali aveva un rapporto frequente, come usavano molti parroci lombardi: riteneva lOrdine il pi consono alle aspirazioni mistiche del giovane, che gli erano ben note. Ho gi ripetutamente precisato che in questo capitolo non sintende ripercorrere i fatti che sono gi esposti nella seconda parte, ma soltanto coglie i sentimenti e giudizi dei religiosi che lhanno accolto nella loro famiglia e sono vissuti con lui nei successivi sei, sette anni. Il primo giudizio fu negativo: non per le qualit morali e spirituali del giovane postulante, che erano fuori discussione, ma per la poca salute. LOrdine Cappuccino, infatti, in quei tempi seguiva ancora regole molto severe. Lafferma il Vice Postulatore P. Isaia: Per la sua infermiccia e gracile salute temendosi non potesse sopportare le mortificazioni e i digiuni dellaustero ordine Cappuccino, i superiori non volevano saperne di accettarlo. Provvidenzialmente fu eletto Provinciale, dopo lestate dellanno 1852, P. Francesco da Bergamo. A questi si rivolse il Prevosto Don Palazzi con una lettera: Molto Reverendo Padre Guardiano, il latore della presente il signor Carlo Vigevano, padre di quellangelico giovine, che stette finora attendendo il giorno di entrare in cotesto Ordine rispettabilissimo de Cappuccini. Non avendo finora ricevuto alcun riscontro, il suddetto di lui padre verrebbe ora dalla Molto Reverenda Vostra Paternit per risolvere la cosa. Il giovane veramente un Angelo rivestito di carne di salute piuttosto gracile di debole capacit nello studio, ma di volont ferma e generosa. Il Signore per che dat velle et perficere potr risolvere a pace del giovine e allonore dellIstituto ogni pugnatio in terminis ecc. Abbiategrasso, il 25.X.1852. Don Francesco Palazzi Prevosto-Parroco. Il pap di Gaetano si present al Provinciale con questa lettera, e il nuovo Superiore accett la richiesta. Valut il lato negativo (poca salute: la debole capacit allo studio non era dimpedimento per un Fratello); ma anche quello positivo, la santit di vita. Acconsentendo solo di riceverlo in riguardo alla santit che gi proclamavano del giovane Vigevano e della bellissima attestazione del Prep. Parr. Palazzi di Abbiategrasso. Il Provinciale P. Francesco da Bergamo fu per Gaetano luomo della Provvidenza: luomo giusto al posto giusto, al momento giusto: lo accolse una prima e una seconda volta, e lo pass alla categoria degli studenti. I preparativi per la partenza furono rapidi. Ai primi di novembre approd al convento di San Vittore a Milano, dove salut il pap, che laveva accompagnato, ed ebbe lobbedienza che lo destin al convento della Santissima Annunziata di Borno, in Val Camonica, per iniziarvi il periodo del Noviziato. Fu accolto da P. Ignazio da Rovetta, guardiano e maestro dei novizi. L8 novembre vest labito religioso ed assunse il nome che il superiore gli impose: Carlo. Iniziava cos la sua vita di religioso cappuccino. La buonissima reputazione del giovane Vigevano era nota al Padre Provinciale e doveva essere nota anche al Maestro dei Novizi e Guardiano che laccoglieva. Fu ammesso alla vestizione, infatti, pochi giorni dopo il suo arrivo. Godette da subito, dunque, la stima della nuova famiglia della quale entrava a far parte. Sarebbe stata preziosa nel Processo la deposizione di P. Ignazio, come anche quella del Provinciale P. Francesco, ma ambedue erano gi morti, il primo nel 1893, il secondo nel 1872. Il Vice Postulatore P. Isaia riassume negli Articoli: Fu di grande meraviglia ai religiosi per losservanza della regola, mortificazione, umilt in modo che soddisfatti della santit della sua vita lo dispensarono, in vista della gracile salute, dai digiuni e dellandar scalzo. P. Evaldo cita da P. Aliverti varie testimonianze dellammirazione degli altri novizi (84); preferisco coglierle direttamente dalle loro deposizioni nel ProcMed, nitide ancora quasi cinquantanni dopo. Dei quindici che furono novizi con Fra Carlo, solo quattro erano vivi quando fu iniziato il Proc. Mediol.; di questi, tre si presentarono al Tribunale ottemperando allordine del Padre Provinciale; P. Geremia si trovava in Rezia (Svizzera). P. Giustino da Lovero fu novizio con Padre Carlo dallingresso di questi allagosto 1853 (dopo la Professione, 9 maggio, era stato trattenuto allAnnunziata in attesa dellinizio dellanno scolastico). Limpressione ricevuta fu quella di un uomo di virt veramente straordinaria. Il giudizio complessivo della sua vita religiosa comprendeva anche il noviziato: Condusse una vita di perfetto religioso sebbene fatti straordinari non emergono. Era esattissimo nellosservanza delle regole fino alla scrupolo. Straordinario era lesercizio delle virt. Era sempre assorto in Dio. P. Vigilio da Chiari lo vide per la prima volta il 26 settembre 1853. La mattina del giorno dopo andando in refettorio, mentre i novizi manifestavano i loro difetti, il Padre Maestro rampogn severamente il novizio Fra Carlo, perch a quanto mi sembra non voleva mangiare di grasso e digiunare come gli altri. Venne espulso dal refettorio e nello stesso giorno spogliato dellabito e dimesso dal convento. Ammirai in quel momento la pazienza e la gran confidenza in Dio di ritornare Cappuccino. P. Vigilio ricordava pochissimo, e confusamente, gli anni del noviziato; dar invece notizie copiose degli anni di studentato. Fra Raimondo era di Casale. Entr in noviziato negli ultimi tempi della permanenza di Fra Carlo. La mia opinione che era proprio un santarello ... Il Maestro dei novizi, partito Padre Carlo dal noviziato, tenendovi una conferenza disse che di novizi come Padre Carlo cos devoti e cos buoni non ne aveva mai veduti. Fu a Casale come questuante dal 1862 al 1864, appena tre anni dopo la morte di Padre Carlo. Rifer nel Processo quel che diceva la gente. Io penso che il suo grande merito, se vogliamo come strumento della Divina Provvidenza, fu quello di far conoscere al confratello il santuario, il convento, la Madonna dei Cappuccini del paese nativo, dove la Madonna attendeva Fra Carlo. Tra i Padri e Frati del convento, alcuni hanno deposto. Arsenio da Brescia, che fu poi suo lettore di teologia a Milano, dichiar di aver avuto sempre stima di lui, che poi si mut in devozione. Ricorda che in quel luogo molto freddo non curavasi di coprirsi, n di ripararsi dai rigori della stagione per puro spirito di penitenza, talch contrasse una malattia per la quale, dietro consiglio dei medici, fu rimandato al secolo. P. Cristoforo da Lecco fu Guardiano e Vice Maestro allAnnunziata negli ultimi cinque o sei mesi di permanenza di Fra Carlo. Lho ritenuto come un buon novizio, docile, obbediente, fervoroso, esemplare Era esemplarissimo per obbedienza per lamore al patire, pel silenzio, per le lunghe preghiere che faceva, come non accade che di raro nei novizi. La sua deposizione, certamente autorevole, rispecchia le opinioni pro e contro, e levolversi del giudizio. Le deposizioni degli altri religiosi nel Proc. Mediol. (Fra Apollinare da Arcore, P. Paolino da Verdello; Fra Simpliciano da Rescalda, Fra Barnaba da Milano) non aggiungono nulla: sapevano che era stato novizio allAnnunciata di Borno. Ricorderemo P. Augusto da Crema pi avanti. P. Atanasio da Busto Arsizio, guardiano a Casale negli anni del Processo, rispondendo allArt. 8 relativo al tempo del noviziato di Padre Carlo riferisce quel che aveva udito: Molti dicevano che era un gran santo ed altri dicevano che era un pellagroso. P. Atanasio da Busto Arsizio, che fu novizio pochi anni dopo Fra Carlo, ud da altri che un giorno interrogato dal P. Maestro come avesse fatto la orazione mentale, rispose con tal copia di dottrina ascetica, che ne restarono meravigliati il Padre e tutta la religiosa famiglia che si trovava in refettorio. Ancora P. Isaia Vice Postulatore dice della particolare cura che i Superiore ebbero della salute malferma del novizio tanto apprezzato: Soddisfatti della santit della sua vita lo dispensarono, in vista della gracile salute, dai digiuni e dallandar scalzo. P. Evaldo Giudici, ampliando le notizie e interpretazioni di P. Aliverti, dedica il cap. IV Signore, mi hai chiamato? Eccomi a una accurata ricostruzione della vita dei novizi e in particolare della attuazione di Fra Carlo, e coglie, con piena consonanza di sentimenti il cammino verso la santit del novizio Fra Carlo, la stima dei Padri e Fratelli della famiglia religiosa e la crescente preoccupazione (in questi, perch Fra Carlo si rimetteva totalmente alla volont di Dio) per la sua salute. Il 20 febbraio 1853 ebbe luogo la prima votazione. I religiosi professi del convento espressero il loro giudizio: sette votanti, sette voti a favore, nessun contrario. Il 30 maggio la seconda votazione: otto votanti, otto a favore, nessun contrario. La terza votazione fu ritardata. Nellincipiente inverno (in Valcamonica linverno incomincia presto, ed rigido) la salute di Fra Carlo peggior. Deperendo ogni giorno in salute, i medici lo dichiararono scrofoloso incurabile (P. Isaia). Era chiaro che non avrebbe retto alla vita severa dei Cappuccini del tempo. Nella terza votazione, 16 gennaio 1854, sette votanti, sette voti contrari, nessuno a favore. Nel piccolo registro del Padre Maestro c una nota: Escluso per motivi di salute soltanto, essendo per altro un ottimo giovine. Tocc al Padre Maestro dare la triste comunicazione al giovane dimesso. P. Aliverti cos descrisse lincontro: Chiam il povero novizio nella sua cella e, comera il suo carattere, buono ma rustico, gli comunic senzaltro la sentenza, il suo licenziamento dal Noviziato e dallOrdine Cappuccino; e consegnandogli i suoi vestiti da secolare gli disse: Andate subito nella vostra cella, rivestitevi da secolare e ritornate prestamente qui. Alludire la sentenza gli si annebbi la vista, il suo cuore parve spezzarsi, fu per venir meno: quindi scoppi a piangere come un fanciullo. Ma fu un istante! Si domin subito: tanto in lui era radicato labito di vedere e di fare, sempre e in tutto, la volont di Dio. Fu informato il Provinciale, P. Francesco da Bergamo, il quale (da testimonianza di P. Augusto da Crema) nebbe grande rincrescimento, perch lo credeva santo. P. Vigilio da Chiari ricorda il momento pi doloroso: la deposizione del saio dei Cappuccini. Ammirai in quel momento la pazienza, lumilt e la gran confidenza in Dio di ritornare Cappuccino. Ho sentito da Fra Pacifico incaricato di spogliarlo degli abiti di Cappuccino e di vestirlo dellabito di secolare, che in quel tempo Fra Carlo non faceva che piangere e supplicare che lo tenessero ancora, ed aggiungeva che Dio mi dar questa grazia di ritornare Cappuccino. Fra Carlo, ormai di nuovo Gaetano Vigevano, lasci il convento il 26 gennaio. Lo stato di salute di Gaetano doveva essere preoccupante; infatti, anche in considerazione della distanza e della stagione invernale, i Frati gli procurarono una vettura che lo port ad Abbiategrasso. La vettura fu messa a disposizione dal lanificio dei Cappuccini di Bergamo. Possiamo immaginare lo sconcerto in casa Vigevano, anche i commenti della gente, la gioia probabilmente della truppa dei ragazzi. Il Parroco di Abbiategrasso si meravigli assai del suo licenziamento dalla religione ed ebbe a dire che col licenziamento di quel giovane avevano licenziato un santo, tanta era la stima che egli aveva del Padre Carlo. Gaetano, ritornato in famiglia, al negozio, alla parrocchia, non si mise il cuore in pace. Dio lo voleva frate cappuccino, di questo era sicuro. Dio lo metteva alla prova. Ed ora gli apriva la strada che in pochi anni, in un rapido succedersi di eventi, lavrebbe portato ad essere docile ed umile strumento di grazie. Ancora una volta il Prevosto Don Palazzi e P. Francesco da Bergamo, Superiore Provinciale, seppero vedere con chiarezza il disegno di Dio. Capit che un giorno P. Francesco e il suo segretario furono ospiti di Don Palazzi. Erano a tavola, e don Palazzi chiese Come avvenne il licenziamento del nostro giovane dallOrdine vostro?. Di qual giovane ella ci parla?, soggiunse il Provinciale. Di Gaetano Vigevano, da poco licenziato come scrofoloso dal Noviziato della Nunziata di Borno?. Un po di silenzio si fece fra la comitiva e mentre il Provinciale raccontavane tutta la storia, comparisce lex novizio, non pregando, ma piangendo dirottamente. Ognuno comprese lo scopo di quella visita e di quelle lacrime, e presa la parola dal R. Prevosto gli venne detto che si calmasse e fidasse della divina Provvidenza. Va, gli disse il Prevosto e non dubitare che siccome Iddio ti vuole, il tuo voto si compir. Rivolto indi ai Padri, disse loro: Accettino questAngelo che finir collessere collocato sugli altari!!! (101). Passarono alcuni mesi, e non avendo risposta, Don Palazzi si rec personalmente dal Provinciale. Racconta Fra Barnaba da Milano: Era lanno 1854, mi pare in ottobre, e mi trovavo nel convento di San Vittore in Milano in qualit di Terziario con labito; in assenza temporanea di Fra Ginepro portinaio stava a sorvegliar la porta; mi si present allora un sacerdote che domand di parlare col Padre Provinciale; gli risposi che non si poteva perch incomodato, ma alle sue insistenze, gli chiesi chi fosse, ed allora salii ad annunciare al Padre Provinciale Padre Francesco da Bergamo che il Prevosto di Abbiategrasso voleva parlare con lui. Risalito col detto Signor Prevosto, rimasi presente al colloquio. Il Prevosto preg il Padre Provinciale di accettare nellOrdine il Padre Carlo dicendo: In questo giovinetto avrete un santo. Il Padre Provinciale chiese anche a me cosa si dovesse fare, ed io per quello che avevo sentito dai miei compagni, risposi di s, e sulle nuove insistenze del Prevosto, che ricordava landata del Padre Provinciale ad Abbiategrasso e le supplichevoli ripetute istanze del Padre Carlo in quella circostanza per essere riammesso, fui per acconsentire. Due giorni dopo venne in convento . Due giorni, e Gaetano si precipit a Milano! Lumile Fra Barnaba, sostituto del portinaio, ancora semplice terziario, aveva suggerito la soluzione con la stessa sua presenza al colloquio: terziario, come lui, con semplice tunica e cingolo dei terziari. Come tale, infatti, fu accolto. Fu accettato (in qualit per di Terziario) nel convento dei Cappuccini di Milano. La sua umilt lo fece rimaner pago anche di ci, e per la seconda volta disse addio al suo paese (103). Venne applicato al Lanificio dellOrdine nella speranza che il lavoro lo riabilitasse nella salute. Il nuovo terziario era allultimo gradino della gerarchia conventuale: aiutante di Fra Barnaba. Dal lanificio (confezione abiti per i religiosi) pass alla cucina, allorto e alla sacrestia. Era una frana: troppo assorto in Dio! Ubbidientissimo ma inaffidabile. Religiosi anche autorevoli, come P. Cristoforo da Lecco e P. Ignazio da Rovetta (suoi Superiori allAnnunciata), ed altri, erano contrari (labbiamo visto) alla sua riammissione perch ritenevano che non avesse la salute necessaria. E invece scherzi della Provvidenza! la salute reggeva nonostante qualche attacco di febbre miliaria, e nonostante lepidemia di vaiolo (ma si trattava probabilmente di colera) che impervers nel 1854 a Milano, in tutta la Lombardia e anche nel convento di S. Vittore. Il Padre Provinciale pass sopra a tutte le difficolt e scrisse al Procuratore Generale, a Roma, perch inoltrasse alla Sacra Congregazione per lo stato dei Regolari una domanda di riconoscimento dellanno di noviziato effettuato, al fine di ammetterlo alla Professione. Con un decreto della Sacra Congregazione in data 30 gennaio 1855 fu riconosciuto valido lanno gi compiuto, si doveva aggiungere un altro mese di noviziato e premettere alla Professione un corso di dieci giorni di esercizi spirituali, nello stesso convento di San Vittore questa volta, e non nel rigido clima dellAnnunciata. Il 14 febbraio Fra Carlo vest nuovamente il saio francescano. Ma prima di procedere alla Professione solenne dei voti (la Professione era allora unica), la comunit doveva esprimere il suo consenso o il rifiuto. Poteva umanamente parlando rimettere Fr. Carlo sulla via del ritorno definitivo ad Abbiategrasso, nonostante tutta la pi buona volont dei superiori. Per essere ammesso alla professione occorreva sempre ottenere quel benedetto voto favorevole della maggioranza dei frati del convento che non si era ottenuto al terzo scrutinio allAnnunciata di Borno: un diritto irrinunciabile dei frati, al quale voto lo stesso superiore provinciale era vincolato severamente a rispettare. In attesa di conferma, ritengo che lo scrutinio sia stato effettuato e che il risultato sia stato favorevole. Infatti, con il decreto di ammissione alla professione, la professione solenne (allora unica) ebbe luogo il 30 marzo 1855 nella chiesa del convento di San Vittore. P. Aliverti riporta una testimonianza, che non negli atti processuali, ma in una lettera di P. Isidoro da Desio: Se non vi fosse stato un voto favorevole del Padre Isidoro alla fine del mese di compimento dellanno di noviziato concesso da Roma, il Padre Provinciale Francesco sarebbe stato a malincuore costretto a rimandarlo a casa, puramente perch i contrari lo volevano pi sano e pi scienziato . Dei religiosi Cappuccini che hanno testimoniato nei Processi si trova un solo riferimento a votazioni collegate con la Professione solenne, in quella di Fra Simpliciano M. da Rescalda, che visse con Fra Carlo come studente nel convento di San Vittore dallaprile 1856 al maggio 1857. Da parte mia per tutto quello che lho conosciuto lho ritenuto come uomo di molta virt, come santo; una cosa sola ricordo poco favorevole che nella votazione per passare da laico a studente, ebbe un voto contrario, non so poi per quale motivo. Il fratello che gli neg il voto mi confid di averglielo negato perch lo riteneva pellagroso. Sembra che si tratti di due votazioni distinte: una (quella ricordata da P. Isidoro da Desio), relativa al consenso alla Professione di Fra Carlo; laltra per il passaggio del nuovo professo dallo stato di fratello laico a quello di studente avviato al sacerdozio. Nella prima il responso fu favorevole per un solo voto di maggioranza, quello dello stesso P. Isidoro. Scrive P. Aliverti: Buona parte di quei Frati, specialmente Fratelli laici, gli diedero voto sfavorevole, nonostante che in coscienza lo riputassero un santo, col pretesto che lo volevano pi sano e pi scienziato. Nella seconda votazione, a testimonianza di Fra Simpliciano, un solo Fratello fu contrario ( un pellagroso, la vita dei frati non per lui); gli altri ritennero che avrebbe potuto far fronte, nello stato sacerdotale, almeno ai ministeri poco impegnativi, come la celebrazione della Messa, il coro, la visita agli ammalati, senza ambire alla confessione e predicazione, che costituivano due categorie di maggiore rilievo. Padre E. Giudici ritiene che fu effettuata ununica votazione comprensiva dei due pareri da esprimere. Non si spiegherebbero per i due risultati contrastanti. Evidentemente lopinione dei confratelli nei riguardi di Fra Carlo non era omogenea con quella del Padre Provinciale. Fra Carlo un santuomo, s; ma cos in grado di fare nei nostri conventi? Non per nulla tutti i Frati erano lombardi! Fatta la Professione, Fra Carlo inizia, come chierico, la trafila degli studi che lavrebbero condotto al sacerdozio. Una trafila che per lui doveva essere particolarmente pesante ed impegnativa. A trentanni non aveva fatto che qualche anno di scuola con il maestro Luraghi, nella fanciullezza. Salt a pi pari il ginnasio, e fu inviato a Bergamo per il corso filosofico, presso lo studentato filosofico della Provincia. Ci rimase gli ultimi tre mesi dellanno scolastico. Tanto bast per convincere i Superiori che lo studente Fra Carlo con la salute che incominciava di nuovo a preoccupare, la mancanza di preparazione e i risultati, - non era in grado di seguire il corso filosofico normale. Il nuovo Superiore Provinciale lo promosse direttamente al corso teologico, che iniziava dopo lestate. Comprese, io ritengo, che quello studente era cos ricco di scienza divina, anche se povero di salute e di studi umani, che avrebbe potuto fare un gran bene da sacerdote di serie B in un convento o nellaltro. Tanto valeva farlo arrivare presto alla meta, con il bagaglio di cognizioni necessarie. Fra Carlo ritorn al convento di San Vittore per seguire il corso teologico. Ritrov i suoi compagni di noviziato. Tre di questi e il lettore P. Arsenio deposero al ProcMed: grazie ad essi possiamo conoscere il Fra Carlo studente e (per quel che ci interessa in questo capitolo) il giudizio dei confratelli a suo riguardo. P: Arsenio: Nei tre anni che gli fui lettore rilevai che il Servo di Dio era di poca capacit ma esattissimo e diligente nello studio e nella scuola, e si scorgeva in lui quasi unestasi continua in Dio tanto era il suo raccoglimento, la sua devozione e la sua piet. Egli aveva sentito parlare di lui da molte altre persone: Da parecchie persone, tra queste ricordo i suoi condiscepoli e gli studenti che ebbero relazione con lui Sia per la conoscenza personale che io ebbi del Servo di Dio, sia per quello che sentii raccontare da persone che lo conobbero, con tutta certezza posso dire che egli era un uomo di virt del tutto singolare Essendo egli decano degli studenti dovea il Servo di Dio sorvegliare i suoi compagni. Appena udiva il suono della campana, sulla fine della ricreazione, accennava allistante alla porta e conduceva i compagni allo studio, il che dimostrava in lui una esattissima obbedienza. Un altro superiore, che gli fu maestro di grammatica e rettorica a Bergamo, Padre Augusto da Crema, concorda: Si distingueva nellorazione perch sempre assorto in Dio, e di qui veniva che non riuscisse negli studi, come so per mia personale esperienza. In consonanza anche le dichiarazioni di due suoi condiscepoli: P. Giustino da Lovero e P. Virgilio da Chiari. P. Giustino, suo compagno in noviziato, a Milano e a Crema ricordava che era stato accolto nonostante le difficolt dellet, superiore ai venticinque anni, e la deficienza degli studi, non avendo compito il ginnasio, come era allora prescritto dalla legge austriaca, e descrive il suo modo originale di studiare: Della sua non riuscita negli studi, si potr accagionare al fatto che egli non consumava il tempo degli studi sui libri. Ed vero, poich preparandosi allo studio colla recita dellAve Maria, lo si trovava ancora in ginocchio al termine dello studio; dipendeva questo dalla sua concentrazione in Dio. Era anche lento nel compiere i suoi doveri, ma ci attribuisco alla sua malferma salute, ed ancora al trovarsi di continuo alla presenza di Dio, donde la sua grande ponderazione In religione era stimato come persona buona, pia, devota, osservantissimo di tutte le regole, quantunque fosse tenuto in poco conto perch quasi minus habens ed incapace allo studio. P. Virgilio da Chiari, gi compagno di noviziato e poi compagno di studio a Milano per un anno: Nella sua qualit di decano sorvegliante degli altri studenti, era di una carit sorprendente e zelo per il bene dei Confratelli Negli studi era diligentissimo, ma assai corto, ossia limitato di mente. La sua vita era continua preghiera. Presso i Confratelli studenti era tenuto per esemplarissimo, cos presso la maggior parte dei religiosi. Qualcuno lo giudicava un po fanatico e pellagroso, per lirremovibilit nel proposito di stare scrupolosamente alle Costituzioni. P. Isaia Vice Postulatore presenta piuttosto la consapevolezza dei propri limiti in Fra Carlo: Destinato per compimento degli studi a Bergamo e a Milano, vedendo che se progrediva nella mortificazione e penitenza non permetteva linfermiccia sua salute di coltivare quei talenti accordatigli dal Signore per lacquisto delle scienze ecclesiastiche, afflitto e rassegnato, pose ogni suo studio allacquisto della scienza dei santi. Con una rapidit che oggi sarebbe impensabile, a pochi mesi dallinizio del corso teologico il Padre Provinciale comunic agli studenti del primo anno le date del ricevimento degli Ordini Sacri: 16 dicembre, la Tonsura e i quattro Ordini Minori, 22 dicembre il suddiaconato, il 23 diaconato, ed il 26 il presbiterato. Ordinante, il Vescovo Ausiliare Mons. Caccia Dominioni, nella cappella dellArcivescovo. Il tutto nellambito di un corso di esercizi spirituali di dieci giorni. P. Aliverti in una nota spiega che ci avveniva nel rispetto di due norme: non esigeva esisteva ancora alcuna norma canonica che imponesse gli interstitia tra i singoli Ordini, ed i Religiosi (gli Ordini Religiosi) godevano del particolare privilegio di anticipare le sacre ordinazioni anche nel primo anno di teologia. Celebr la prima Santa Messa solenne nella chiesa del convento il 27 dicembre. Allordinazione sacerdotale erano presenti pap e mamma. Alla fine di dicembre dellanno 1855, Fra Carlo divenne Padre Carlo, ma continu ad essere studente. Ho gi accennato alla difficolt di assegnare ad un preciso momento o periodo degli anni di studio episodi ricordati dai testimoni (quarantacinque anni dopo), ma non precisati nel tempo. La consacrazione sacerdotale permette di assegnare a prima i vari uffici esercitati nella comunit (sacrestia, orto, portineria, ecc.) e a dopo quelli riferentisi al ministero sacerdotale: per esempio la predica in refettorio, una esercitazione; il Trattato della SS. Trinit; il ministero esercitato. Di questi ci sono testimonianze. Era devotissimo nel celebrare la Santa Messa fino da allora: P. Giustino da Lovero. Della sua devozione allEucarestia P. Arsenio da Brescia, che laveva conosciuto allAnnunciata ed era suo lettore di teologia a Milano, afferma: era innamorato del Santissimo Sacramento. E P. Paolino da Verdello, suo condiscepolo: Tenerissima era la devozione che aveva al Santissimo Sacramento da qui il bisogno naturale in lui di starsene le ore ed ore immobile davanti al santo Tabernacolo. E della preparazione alla 1 Messa: So di mia scienza che si prepar con un fervore straordinario e direi da santo con preghiere, digiuni e vigilie in modo che era di edificazione a tutti. Quando celebrava la Santa Messa era tanta la sua devozione e compunzione che si vedeva benissimo esser egli tutto assorto nel suo Ges e per il che egli avrebbe impiegato pi ore nel celebrare la Santa Messa, se ci fosse dipeso da lui, non poteva per essere mai pi breve di tre lunghi quarti dora ed anche di unora. Questo avveniva nei giorni feriali nei quali i fedeli avendo agio lascoltavano molto volentieri ricevendo le pi soavi impressioni. Alla festa era per pi discreto non oltrepassando mai la mezzora per quel che mi ricordo. Da subito, appellandosi alle Costituzioni, non volle accettare offerte per le Messe. Oltre la celebrazione della Santa Messa Padre Carlo esercitava qualche altro ministero. Non la Confessione e predicazione, essendo ancora studente, n mai le esercit in seguito. Celebrava le Messe nelle cascine. Testimoni P. Vigilio che Venendo mandato dinverno nei cascinali poco distanti dalla citt di Milano a celebrare la Santa Messa, non volle mai usare la vettura che si mandava dagli interessati per trasportarlo, e ci in omaggio alla regola che prescrive di non usare dei veicoli se non in caso di grave necessit, sebbene i Padri Superiori lo volessero e ne lo rimproverassero come disobbedienza. Cos anche dei digiuni e del mangiare di magro. P. Arsenio da Brescia mette in rilievo che il gran concorso dei fedeli per ricevere la benedizione di P. Carlo nel convento di Casale cera gi stato a Milano, allinizio del suo ministero sacerdotale: Lo stesso pratic il Servo di Dio in Milano, dove pure si notava in grande concorso di fedeli per ottenere la sua benedizione. Benediceva non soltanto i fedeli. Fra Simpliciano da Rescalda, che si trovava nello stesso convento di San Vittore, ricorda: Diceva la Santa Messa ed andava anche a celebrarla nei dintorni di Milano, al Molinazzo, alla Cascina Moglia, a San Siro ed altri siti, e qui si benediva la campagna, le bestie, ecc. capitato questo, che lortaglia (del convento), verdure e piante essendo invase dai bruchi, ricevuto lordine dal Padre Guardiano di benedirla, Padre Carlo obbed ed indossata la cotta e stola disse a me, che portavo il secchiello dellacqua santa: ha lei fede che vadano via? Io risposi di s; Padre Carlo benedisse, ed il giorno seguente i bruchi scomparvero. Non sono passati molti anni da quando i parroci di campagna venivano chiamati per simili incombenze nelle campagna e negli orti, e i risultati, per quella fede che Padre Carlo chiedeva al suo chiericone, non mancavano. Anche dopo lordinazione sacerdotale lincombenza maggiore di Padre Carlo era quella di studiare. I risultati li abbiamo gi visti. Ciononostante godeva la stima di tutti. Ancora Fra Simpliciano testimoni: Tutti avevano una grande stima di lui, e ricordo che trovandomi in convento da pochi gironi mi faceva gran senso vedere il Padre Guardiano strapazzare senza motivo il Padre Carlo; tra me dicevo: cosa toccher a me che faccio tanto meno bene di Padre Carlo? Ma il Padre Guardiano mi chiam a s e mi disse: Non scandalizzatevi se faccio cos con Padre Carlo, perch un santo e voglio provarlo. Era cos esatto in tutte le pi piccole regole (dichiar P. Paolino da Verdello, suo condiscepolo), che non solo le osservava per lui, ma riduceva anche gli altri colle esortazioni ad osservarle. Nel Capitolo Provinciale del 22 aprile 1858 fu rieletto Padre Francesco da Bergamo, che aveva saputo cogliere la santit di vita del giovane Gaetano Vigevano di Abbiategrasso, raccomandatogli da quel Parroco, laveva riammesso in noviziato e gli aveva facilitato laccesso allo studentato e al sacerdozio. Ancora una volta mise P. Carlo, virtuosissimo religioso ma mediocre studente, sulla strada giusta, che lavrebbe condotto alla meta che Dio aveva stabilito. Senza attendere la conclusione del corso teologico (mancava il 4 anno), P. Carlo fu assegnato al convento di Crema, in localit Sabbioni. Nella decisione sembra di poter leggere la convinzione che a Milano non avrebbe fatto grandi progressi e che tanto valeva dopo le esperienze largamente positive nella campagna attorno a Milano metterlo in un convento di campagna, nel quale rendersi utile (guadagnarsi il pane), anche se privo di facolt di predicare e confessare. Avrebbe potuto anche studiare qualche materia del 4 anno, sotto la guida di un Padre competente. Al convento di Crema non fu assegnato il solo Padre Carlo. Fu deciso di spostarvi tre novizi dallAnnunciata e tre studenti sacerdoti da Milano. Poche settimane dopo questi ultimi lasciarono Milano prima ancora dellalba: cerano 45 Km. da percorrere a piedi, e bisognava raggiungere il convento prima di sera. Non fu una fatica da poco per P. Carlo. Chi giungeva da Milano lo conosceva, e conosceva quel suo modo straordinario di vivere la regola, che rivelava la santit di vita. Capit subito qualcosa di sorprendente. E narrato da Fra Barnaba da Milano nella deposizione processuale: Una volta vennero a cercare un Padre per benedire un bambino moribondo. Incaricato P. Carlo, io gli fui compagno per condurlo alla casa dellammalato. Entratovi P. Carlo, in ginocchio benedisse il bambino, lo prese fra le braccia, lo baci dicendo: questo bambino non ha bisogno di morire, e non morir, dategli da mangiare, lo colloc nella culla e lo benedisse di nuovo. Usciti, mentre eravamo in cortile, la madre col bambino in braccio venne ad aprirci la porta, ed allora mi accorsi che il bambino accarezzava la madre, chiedendo da mangiare. Con una benedizione guar una giovane inferma che si trovava in pericolo di morte. A un confratello, suo concittadino, P. Giacinto da Abbiategrasso, preannunci una triste fine. Non disponiamo di informazioni che permettano di cogliere i sentimenti dei confratelli della numerosa Famiglia Religiosa dei Sabbioni nei confronti del nuovo venuto, a parte quelli gi noti del gruppetto di giovani frati inviati da Milano. Fatto sta che P. Carlo rimase in quel convento soltanto un paio di mesi. Sembra che da quel Guardiano sia stato scaricato a quello di Casalpusterlengo. La ragione? Scrive P. Isaia da Milano negli Articoli: A Crema in poche mesi edific assai quegli abitanti, indi per la malferma salute gli venne assegnato il Convento da Casalpusterlengo che per recarvisi, quel P. Guardiano ve lo fece condurre sopra del carretto del Convento. Fra Simpliciano da Riscalda, invece, ha sentito dire che siccome non voleva accettare la elemosina della Messa, il P. Guardiano di Casalpusterlengo, trovandosi a Crema, lo domand al P. Guardiano di Crema e il Padre Provinciale lo concesse subito. Fra Apollinare da Arcore, che era nel convento di Casale quando vi giunse P. Carlo, riporta quel che gli rispose il P. Guardiano: Era a Crema, non lo volevano e lho condotto qui. Non abbiamo informazioni circa i sentimenti dei membri della comunit nel suo insieme; ma quelle che riporto sono sufficienti per affermare che i superiori di quella comunit se ne liberarono alla prima occasione. Scrive lAliverti: Sulla fine di giugno 1858 fu destinato a Casale. Nemmeno due mesi dal suo arrivo. Del viaggio da Crema a Casale ci sono due versioni. La prima quella che possiamo chiamare ufficiale, perch negli Articoli di P. Isaia: Viaggiando da Crema a Casale col suo Padre Guardiano Daniele da Bergamo, trovandosi in luogo solitario, oscurandosi il tempo e minacciando furioso temporale, il P. Guardiano disse: Dio sa che tempesta abbiamo imminente; rispondendo P. Carlo che Dio ci aiuter, benedisse il tempo e ad un tratto si calmarono i venti ed il tempo abbonacci. E precisa (portando lepisodio come esempio di virt eroica di obbedienza), che P. Carlo dimand lobbedienza al suo P. Guardiano e Compagno di benedire il tempo, e tosto si calm la tempesta. La seconda versione il racconto del viaggio che faceva il conduttore del carretto Andrea Codazzi, uomo di fatica del convento. P. Aliverti parecchi anni dopo, nel 1934, convinse il figlio di Andrea, ormai defunto, Don Francesco Codazzi, a mettere per iscritto quel che suo padre ricordava e raccontava a tutti e in casa: dal Guardiano fu mandato con il carretto a prelevare P. Carlo da solo. Quando lo vide, rimase sconcertato. Un intimo senso glielo suggeriva buono, utile, santo; le apparenze invece dicevano che a Casale sarebbe stato di peso, pi che di giovamento. Nel tragitto, in aperta campagna, si scaten un violentissimo temporale. P. Carlo non volle fermarsi, passarono illesi nella furia della tempesta, mentre P. Carlo non si distraeva un momento nella preghiera. Andrea cap che menava un santo. E lo diceva a tutti: Casalini, non vi ho condotto soltanto un Frate, ma un Frate santo!. Si ricordava in paese che il Padre aveva benedetto il tempo, e il temporale si trasform in benefica pioggia. I due e il carretto, e la bestia giunsero a destinazione asciutti, sotto la pioggia. Tra le due versioni, per un particolare inconciliabile (cera o non cera il Padre Guardiano su quel carretto?), io ritengo pi autorevole la prima, meglio attestata e in tempi pi vicini. Nel convento di Casale cerano undici Frati. Don Codazzi scrive: taluni di questi ultimi non mostravano troppo buon concetto di P. Carlo, specie quando si seppe che da Crema questi doveva essere mandato a Casalpusterlengo. Una conferma nella deposizione di Fra Apollinare da Arcore: quando arriv al convento dove mi trovavo anchio abbiamo osservato al Padre Guardiano: a che ci ha mandato un infermo?. Il P. Guardiano rispose: che ne sapete voi altri? Era a Crema non lo volevano e lho condotto qui. Si accorse presto che con la sola benedizione guariva gli infermi, cosicch cera un concorso tale di fedeli da dover far intervenire i gendarmi per mantenere lordine. P. Isaia da Milano negli Articoli afferma: Appena arrivato al convento del santuario di S. Salvario dei Cappuccini, venne conosciuta da tutti la sua santit. Da tutti i laici, che incominciarono ad accorrere al Santuario, ma non da tutti i Religiosi. C la testimonianza particolarmente importante, perch di un testimone dei fatti che andava cogliendo con gli occhi di un bambino: quella del chierichetto del convento il piccolo Sante Peviani. Lo tenevano tutti per un gran santo. Solo che in principio i Frati lo trascuravano, anzi il P. Guardiano una volta mi disse che il P. Carlo lo si poteva chiamare Padre Inutile, perch tutto il giorno lo spendeva nella preghiera. Sullultimo per anche i Padri lo presero a stimare e venerare. In una testimonianza scritta, sollecitata da P. Aliverti nei primi mesi del 1933, gi sacerdote, parroco, monsignore, forn notizie particolareggiate in proposito. Gli altri Padri stimavano tutti le sue virt, e lesattezza e prontezza con cui soddisfaceva alla regola: aveva dichiarato nel processo. Ciononostante, egli Vedeva e notava spesso che quelli non amavano e non simpatizzavano troppo con quella presenza, e non ambivano e non desideravano per nulla chei fosse presente alla conversazione comune, perch si sentivano imporre troppo da quella modestia e semplicit cara si, ma anche aveva qualche cosa di molto serio e sovranamente grave. Talch quando se nandava al coro, essi respiravano . Quel Guardiano, testa un po strana e bislacca, quel che tutti lhanno conosciuto accoglieva P. Carlo con modi e parole, proprio non gentili, e, seccandosi di quelle continue richieste di licenze, lo mandava non di raro a quel paese a farsi benedire Ricorda di aver sentito i religiosi alla presenza di P. Carlo scherzare e ridere sul di lui conto, come di un Missionario ridicolo, di una caricatura di Missionario e vedeva allora che P. Carlo accoglieva questi sberleffi, come del resto altri parecchi, senza alterarsi dun punto, anzi con ilarit e allegrezza. Non era cosa rara che i suoi confratelli avessero la tentazione, facilitata per una parte dal carattere rimesso e mansueto del P. Carlo superata dallaltra dalla nessuna sua praticit (in agibilibus) in opere umane di muovergli appunti e osservazioni anche mordaci, disapprovazioni acre, rimproveri e disprezzi, e per la pi parte quella tentazione non veniva superata. Eppure tutti vedevano il suo modo di pregare, di celebrare la Messa, le grazie e i miracoli che otteneva, lafflusso dei fedeli, i penitenti che assediavano i confessionali! Fra Apollinare dice che la gente invadeva perfino la casa. I confessori avevano un gran lavoro, la vita in convento era condizionata da P. Carlo, specialmente di quei Padri o Fratelli che dovevano assisterlo, sino a rendere difficile la vita comune. Sullultimo per anche i Padri lo presero a stimare e venerare, scrisse Don Sante Peviani. confermato da un altro sacerdote che frequentava il Santuario, Don Bassano Sordi: In principio i Padri Cappuccini lo ritenevano un povero fraticello semplice e buono non altro che a dire la S. Messa, dopo per anche i Cappuccini riformarono il loro giudizio e lo venerarono anchessi. Possiamo riassumere cos il giudizio complessivo dei confratelli Cappuccini negli anni trascorsi nellOrdine e dopo morte. Alcuni pochi attribuivano la sua vita singolare a pellegra od altra affezione, comunemente per era tenuto come uomo di virt grandissima (Fra Barnaba da Milano). Aggiunge: La stima per P. Carlo dopo la sua morte si sempre conservata, salvo quei pochi che prima non lavevano in buona opinione. Altri Religiosi si ricredettero da un primitivo giudizio negativo. P. Cristoforo da Lecco, il Guardiano che accolse il giovane Vigevano come novizio allAnnunciata di Borno, e che lo dimise, riconobbe il suo errore nella deposizione processuale: Venne dimesso dallOrdine per il solo motivo di salute, non ritenendolo sufficiente a sostenere le fatiche della regola; secondariamente anche perch aveva gli occhi come imbalorditi e sembrava mezzo imbecille; questo fu il mio giudizio daccordo col maestro dei novizi P. Ignazio da Rovetta Quando udii che era stato riammesso in convento, ricordo che conversando con P. Ignazio da Rovetta ed anche con altri abbiamo disapprovato la riaccettazione, supponendo che presto avrebbero dovuto rimandarlo perch non aveva salute sufficiente; ma poi in seguito ci siamo ricreduti quando abbiamo sentito di fatti straordinari nella sua vita, ed ora sono persuaso di aver preso un granchio; da tutto quello che ho sentito lo ritengo anchio un vero santo. Forse si riferiva a questa deposizione P. Giustino da Lovero: La stima che di lui si aveva come di santo, divent sempre pi larga sebbene qualcuno lo chiamasse pellagroso, sebbene questo stesso avesse poi a testimoniare in favore della santit di P. Carlo. Chi conserv un giudizio negativo, dunque (un pellagroso); e chi pervenne a un giudizio totalmente positivo ( un santo). Ci fu anche chi conserv sempre la pi alta stima, negli anni trascorsi nellOrdine e dopo morte. P. Augusto da Crema, suo maestro di grammatica a Bergamo: Fui sempre persuaso che il P. Carlo sia prima di entrare in Religione, sia in Religione, sia stato uomo di virt straordinaria unanima veramente eletta Dei Religiosi e secolari che lo conobbero personalmente specialmente negli ultimi anni della vita, posso dire che ne ebbero grande stima come di un santo Si ritenuto da tutti che colla sua morte fosse morto un santo, e che lOrdine avesse un fratello ed un Protettore in Paradiso, mentre stimava che non avesse toccato il Purgatorio. Fra Raimondo da Casalpusterlengo: Fu sempre ritenuto in buona opinione anche dopo morte. P. Paolino da Verdello, Superiore Provinciale: Lopinione mia era di santo, e tale per quanto mi consta era lopinione di tutti gli assennati e massime dei nostri Superiori. Ancora P. Cristoforo da Lecco, rispondendo alla domanda: Sa se in Religione vi siano persone contrarie allavviamento del presente Processo?, rispose: Non conosco persona, anzi sarebbe scandaloso se vi fosse. A questo punto possiamo dire che gli stessi giudizi sono constatabili nei concittadini di Gaetano Vigevano e nei confratelli di P. Carlo dAbbiategrasso. Risulteranno tali anche nel borgo di Casalpusterlengo. Cosa pensavano a Casale Risulta pi facile cogliere i giudizi degli abitanti di Casale e vicinanze nei confronti del giovane frate giunto al convento dei Cappuccini nel mese di luglio del 1858. In realt, molto gi stato detto; qui si esplicitano e si collegano le testimonianze processuali che permettono di affermare che la fama di santit creatasi a Casale nei brevi mesi della sua permanenza, e manifestatasi in modo imponente nei giorni seguenti la sua morte e nella celebrazione del funerale, non era venuta meno col trascorrere dei decenni. Nelle deposizioni dei testimoni si legge il nitido ricordo conservato dalla popolazione di fatti sempre pi lontani nel tempo. Ho gi posto in evidenza la convinzione profonda del popolo cristiano di rivolgersi ad una persona santa perch intercedesse presso Dio: va a pregare sulla sua tomba al cimitero; utilizza quasi come reliquie e talismani terra ed erba della tomba, in qualche modo a contatto con le sue spoglie mortali; l trova rifugio nelle tribolazioni personali e in quelle inferte dai nemici alla comunit cristiana; ottiene grazie e in particolare guarigioni miracolose; spinge e supporta i Frati Cappuccini nella decisione di mettere al sicuro e di dare degna sepoltura definitiva ai suoi resti mortali, e decreta onori trionfali alla loro traslazione al Santuario, e sulla nuova tomba continua il pellegrinaggio. Una convinzione profonda di tutte le componenti del popolo cristiano: gerarchia, clero, religiosi e soprattutto semplici fedeli, che porta alla decisione di introdurre la Causa di beatificazione e canonizzazione. Le deposizioni processuali, infatti riferiscono fatti che sono noti ad altri, o a molti, o a tutti in paese, e testimoniano una devozione non ristretta a poche persone, ma condivisa in parrocchia e ben oltre. Abbiamo analizzato le opinioni dei concittadini del giovane Gaetano Vigevano e dei confratelli di Fra Carlo; per completare il discorso bisogna chiedersi: cosa pensavano quelli di Casale? Qualche ripetizione sar inevitabile. Delle testimonianze si coglie soltanto laspetto di prova di un ricordo conservato vivo e preciso quarantanni dopo i fatti. Il fraticello giunto al convento era del tutto sconosciuto a Casale, non era preceduto, presso i fedeli, da fama di santit. affermato decisamente da P. Giustino da Lovero compagno di Padre Carlo nei primi anni di vita religiosa, e che fu poi a Casale come Superiore ed ivi mor nel 1909: Non vero che la venuta di Padre Carlo a Casale fosse preceduta dalla fama di santit. A Casale nemmeno si sapeva che Padre Carlo esistesse; lho udito dire da moltissimi; n poteva essere diversamente Era un santo, si, ma da tutti ignorato, e ben poco conosciuto dagli stessi fratelli, la sua virt ben spesso era chiamata fatuit. Anche Don Gaspare Olmi, primo biografo del Servo di Dio, che attingeva a notizie fornitegli dai Cappuccini: I primi due o tre mesi fu una perla nascosta agli occhi di tutti, meno dei Cappuccini che in lui consideravano un modello di perfezione. Concorda con la deposizione di P. Giustino quella di Don Sante Peviani, casalino, chierichetto del Santuario: Appena giunto al convento di Casale fu da tutti riconosciuto e tenuto per santo, moltissima gente accorreva a farsi benedire. Un altro testimonio, Don Fratti, delinea un primo periodo nel quale la gente non si rendeva ancora conto della straordinaria spiritualit del nuovo Frate: Mi pare che non subito sia stata riconosciuta la sua santit. Don Fratti era di Casale, ma si trovava nel Seminario diocesano di Lodi ancora seminarista, e a Casale ritornava soltanto per le vacanze. Gli parl del Frate lamico Bertoglio, come di un individuo singolare per virt. I Padri stimavano la sua virt, lesattezza, la prontezza dellosservanza della regola, attest ancora Don Peviani; i fedeli che frequentavano il Santuario invece non potevano non accorgersi del suo modo di svolgere il ministero, di pregare, di celebrare Messa, affatto comune. Anche il suo aspetto fisico colpiva. Cos lo ricordava Carlo Borsotti: Aveva laspetto di un morto, e mi fu detto che la causa erano le penitenze che faceva. Una annotazione del teste Gaetano Mainini sar sempre pi riscontrabile: Col suo esempio commoveva tante persone, alcune delle quali anche si convertivano e Quando benediceva, il Padre Carlo pareva un uomo in estasi. Presto incominci a girare la voce in paese di fatti straordinari che si attribuivano a P. Carlo. In un paese, per di pi di vita religiosa intensa e attaccatissimo al suo Santuario e alla sua Madonna, la voce divenne subito di dominio pubblico. Quarantanni dopo il ricordo sar non sbiadito, approssimativo, ma ancora nitido. Accenno soltanto, perch i fatti sono stati esaminati nella parte dedicata alla vita del Servo di Dio. Andrea Codazzi, luomo di fatica del convento, andava dicendo di quel suo viaggio col carretto per accompagnare da Crema a Casale un Frate, Padre Carlo dAbbiategrasso, e di come ad un segno di croce tracciato da lui il temporale era cessato immediatamente. Il Codazzi era un uomo serio, e parlava convinto di quel che racconta, afferma Buonalancia Marianna. Poi fu una famiglia a rendersi conto che cera qualcosa di straordinario in quel Frate: la famiglia Luigi Peviani, gente benestante, del rione S. Antonio. Una mattina sul finire del mese di luglio 1858, il figlio Santino chierichetto del santuario, dopo avere servito la Messa a P. Carlo e aver ricevuto la sua benedizione, correndo sotto la pioggia dirotta senza ombrello, traversando vie e campi, giunse alla sua casa, distante non meno di un chilometro, perfettamente asciutto. Ma a rivelare a tutto il paese il dono concesso da Dio allumile fraticello giunto al convento, scelto come strumento della sua misericordia e dellamore privilegiato di Maria Santissima venerata nel Santuario, fu la guarigione di Francesca Pavesi. E affermato esplicitamente da Don Sante Peviani: Ricordo precisamente che dopo la guarigione della Pavesi che fece gran chiasso, era tale e tanta la folla, che veramente ingombrava chiesa, piazza e convento, tanto che si dove mandare le guardie per mantenere lordine. La Pavesi era una giovane donna che da sette anni giaceva in un letto ed era ormai ridotta agli estremi. Era terziaria francescana, e P. Anselmo da Montodine volle farle una visita: Si port dietro P. Carlo del quale era confessore, e gli ordin che la benedicesse. Questi disse: guarirai subito, ma dopo un (non) lungo tempo ricadrai nel primiero malore e morrai: come avvenne, perch nel giorno dopo sana e salva si alza dal letto e dopo tre anni ammal e mor. Sono unanimi anche nel collegare a questa guarigione limmediata diffusione della fama di santit di P. Carlo. Ma quando avvenne la guarigione della Pavesi? Una domanda importante, perch collegata alla manifestazione di una santit fino ad allora accuratamente nascosta. La risposta non univoca, ci troviamo di fronte ad unaltra divergenza. Le Vite di Padre Carlo anteriori al primo Processo, e nel Proc. Laud. lunica testimonianza che accenna genericamente ad una data, affermano: ottobre, fine ottobre; P. Aliverti e P. Evaldo Giudici: agosto. Mi pare che non ci siano elementi certi, pertanto mi limito a riportare in ordine cronologico i primi fatti straordinari operati da Padre Carlo: il che porta a ritenere che prima della guarigione suindicata altre grazie siano state concesse per intercessione di Padre Carlo: Don Peviani pone nella prima met di agosto la guarigione di un giovane di 21 anni, che i genitori, residenti a Mantova, avevano portato al Santuario perch Padre Carlo lo benedicesse; Don Bassiano Sordi, sacerdote coadiutore nella parrocchia di Somaglia pone al 14 agosto la guarigione di una donna del paese, Merli Maria; il teste Angelo Borsotti ricorda il suo primo incontro con il nuovo Frate nella messa solenne delle Festa anniversaria della Incoronazione, prima domenica di settembre. Ancora Don Peviani fu testimone, come chierichetto, della istantanea guarigione di uno sciancato, ancor prima che avvenisse la manifestazione su larga scala della santit di Padre Carlo colloperazione dei numerosi prodigi, n pur anco era incominciato laccorrere straordinario. P. Giudici annovera due altre guarigioni operate agli inizi della sua attivit in Casale: quella di un bambino di sette anni con una profonda ferita in fronte e quella della quattordicenne Giacoma Novati a rischio di perdere un braccio per una banale infezione a un dito. Nel settembre inoltrato Angelo Borsotti e Pietro Salamina furono guariti dalla febbre terzana nellorto del convento: Padre Carlo ci guard e sorrise, e da quellistante ci cess la febbre e non lebbimo pi. Ad ottobre Don Peviani assegna la profezia dei leoni che cercano di sbranare la Chiesa e del Leone che li vincer. Don Saverio Guasconi, di Casalpusterlengo, testimonia che, presentandosi alla barriera di Piacenza (allora, altro Stato) si sent dire dallufficiale che verificava i documenti: Ma essi sono di Casale? E vero che in quel paese c un Padre Santo, il quale fa accorrere tanta gente?. Alcune guarigioni miracolose registrate alla fine di ottobre sembra debbano essere inserite gi nellaccorrere impetuoso delle folle dopo il diffondersi della voce della guarigione della Pavesi anche per la provenienza da altri luoghi: quella della donna cieca e di un uomo semiparalizzato di Soresina. I due ultimi episodi ci portano direttamente al momento della rapidissima diffusione delle notizie delle straordinarie guarigioni operate da Padre Carlo, attribuite ad un Frate che perci si riteneva santo. Quanto abbiamo detto, infatti, dimostra che la guarigione della Pavesi fu preceduta ed accompagnata da altri, e che tutte influirono su quella diffusione, non solo in luogo (Casale, Somaglia), ma anche lontano: Mantova, Piacenza, Pavia, Soresina. A Casale, comunque, il fatto che colp di pi fu la guarigione della Pavesi: tutti sapevano che era ammalata da anni ed ora tutti la vedevano sana, in chiesa, per le strade. Incominci subito laccorrere delle folle: folle di devoti e di infermi. Il 1 novembre santuario, convento, la piazzetta, la strada furono invasi da una marea umana. Loccasione era ottima: i giorni dei Santi e dei Defunti sentitissimi dalla popolazione, la consuetudine di andare dai Frati per la confessione per lacquisto della indulgenza plenaria. Salamina Pietro ricorda nella sua deposizione: Dopo alcun tempo che era a Casale, cominci a diffondersi la fama che cera un Padre che faceva miracoli, e and sempre pi estendendosi attirando nel Santuario grandissima folla, e che nella festa di Tutti i Santi, credo nel 1858, la folla era sterminata. E continua: Non solo nella piazza, ma anche nelle strade vicine si trovavan carretti che avevan condotto ammalati ed altre persone alla Chiesa. Nei giorni festivi poi per mantenere il buon ordine vi erano anche i gendarmi. Fu questa pressione che non lasciava respiro a portare la poca salute di P. Carlo al tracollo, nello stesso mese di novembre. Dichiar ancora il Salamina: In estate (P. Carlo) era in stato di sufficiente salute e dopo i Santi si ammal credo per etisia. Non mi dilungo in proposito, perch questi fatti sono stati ricordati nellesame della vita del Servo di Dio. Quellaccorrere al Santuario per chiedere la benedizione di P. Carlo era gi una prova della fiducia posta nella sua intercessione davanti a Dio e a Maria Santissima: cio della credenza comune che fosse un Religioso veramente santo. Quel che la gente pensava riferito dai testimoni, allunanimit. Cito alcuni. Mainini Gaetano: Quelli che lo conobbero lo ritennero un santo ed io pure avevo del P. Carlo questo concetto Lopinione di santo che aveva in vita fu conservata dopo morte, ed anche attualmente viva. Mangini GiovBattista, sacrista di San Bernardino: Generalmente fu ritenuto per un santo Si conferm anche dopo morte lopinione che fosse un santo. Vida Antonietta: Sempre fu tenuto in concetto di santo Udii dire che celebrava con tanta devozione la Santa Messa, che molti accorrevano ad ascoltarla anche solo per ammirarlo. Ho sentito il popolo ripetere che solamente al vedere P. Carlo si restava persuasi della sua santit Tutti poi desideriamo che venga innalzato allonore degli altari. Ghidoni Pietro di Fombio, testimone di una guarigione miracolosa: Sentii dire da mia madre che era un uomo di virt Si diceva che facesse miracoli Tutti lo credevano un buon religioso A Casale molti lo hanno in concetto di santo, e negli altri luoghi tenuto da alcuni virtuoso. Vaccari Michele di Secugnago: Ritengo fosse un uomo santo perch benediva e guariva gli infermi Lo tennero tutti quelli lo conobbero, in concetto di santo Anche dopo morte fu tenuto in concetto di santo, e molti lo pregavano e lo pregavano per ottenere grazie. Gagliani Maria: Sentii da tutti dire che era un santo che operava molti miracoli Non solo dai buoni, ma anche dagli scapestrati il P. Carlo fu ritenuto un santo. Borsotti Antonio: Al modo con cui si presentava si mostrava essere un santo Ho sentito anche gli altri dir tutti che era un santo Pareva che andasse in estasi quando era innanzi allaltare Tutti lo tenevano in concetto di santo, e ho anzi sentito anche due che non andavano mai in chiesa dire che anchessi, dopo averlo visto lo ritenevano un santo Anche dopo la morte fu ritenuto un santo. Borsotti Carlo: Non ho mai sentito persona alcuna dire la minima parola di critica del Padre Carlo, anzi, tutti lo ebbero in concetto di santo. Grassi Antonio: Pi volte assistetti alla Messa da lui celebrata, ed era tale la compunzione e devozione con cui celebrava che sembrava proprio un santo ed un estatico, ed anche quando benediceva gli infermi, attraeva gli sguardi degli astanti che ammiravano la sua virt. Pedrazzini Luigia residente a Valloria testimonia una grazia ricevuta da Padre Carlo quandera ancora bambina ed abitava a Maccastorna ritiene che fosse un santo per la grazia ricevuta e sentiva dire che vivo faceva molti miracoli e tutti lo tenevano in concetto di santo. Della venerazione universale testimonia anche Mosconi Rosa: Ritengo fosse un uomo santo, e perch tutti lo dicevano, e perch operava molti miracoli Tutti quanti anche i cattivi, avevano venerazione per il Padre Carlo, n ho mai sentito parola che potesse mostrare disistima di lui Anche dopo morte fu sempre tenuto come santo. Questa venerazione in vita e anche dopo morto testimoniata da Salamina Pietro: Tutti lo tenevano in concetto di santo, anzi ho visto anche uomini di poca religione far passare le mani dai cancelli e toccarlo (toccare la pietra tombale) e poi fare il segno della Santa Croce. Spelta Bassano rileva che cera anche chi parlava male: Ho udito la massima parte delle persone che avevano conosciuto il Padre Carlo parlarne bene, e alcuni cattivi parlarne male. Ricorda un certo Albanesi Bassiano, colpito da apoplessia, guarito da Padre Carlo dopo aver conferito con lui in uno stanzino vicino alla sacrestia (confessionale degli uomini?), e che questi ogni volta che sentiva alcuno motteggiare le opere di Padre Carlo li redarguiva dicendo: Tacete io sarei morto se non avessi avuto la benedizione di Padre Carlo Lo tennero tutti quelli che lo conobbero in concetto di santo, e anche quelli che prima lo motteggiavano si persuasero, come credo, della di lui virt. Nella testimonianza di Antonietta Vida la dichiarazione del medico curante dott. DAdda davanti al piccolo Pierino guarito improvvisamente al termine di una novena a Padre Carlo: Se fossi chiamato come testimonio, potrei attestare altre guarigioni operate dal Padre Carlo. Aggiunge: Io per credo che se fosse anche chiamato, certo non vorrebbe venire. Il dott. Giacomo Bianchi, invece, pur non accennando n a Padre Carlo n a miracoli rilasci una dichiarazione scritta sulla guarigione senza cure speciali, clinicamente guarito dalla tubercolosi polmonare con complicazioni, che non lasciavano prevedere che qualche settimana di vita, del suo assistito, il ragazzo quattordicenne Andena Ercole. Un altro medico di Casale, Carlo Cesaris, di alti meriti civici, che era stato il medico curante di Padre Carlo, nella crisi dellautunno del 1858 e nel decorso finale della tisi che lo port alla morte, a distanza di 40 anni senza che il tempo trascorso ne abbia indebolite le rimembranze, come un punto luminoso tra le nebbie del tempo che fu. Ricorda un fraticello, Padre Carlo, il suo aspetto esile e patito, la macilenza, il pallore, e quella sua compostezza che giustificava la riputazione di santo uomo che lo circondava; la dedizione alle richieste dei fedeli fino al sacrificio di se stesso. Di una personalit in vista, di maggior livello, la relazione del maestro Luigi Fenini. Per il gran concorso di forestieri venivano ingombrate dogni sorta di veicoli tutti gli Stallazzi, Alloggi, Alberghi, Osterie, corti e aje di privati, e ci nonostante, rigurgitavano le contrade del paese, specie la strada da SantAntonio ai Cappuccini quasi un chilometro di inospitabili, che dovevano per mancanza dun ricovero qualsiasi, lasciare animali, carri, carrozze, allaria aperta, fortunati ancora quelli, che non avendo portato seco un viatico, di trovare di che poter sfamare se e le loro bestie perch le vendite ed i negozi non arrivavano a soddisfare tutti. Il M Fenini, allora ancor molto giovane, ricorda le brevi parole che Padre Carlo rivolgeva alla moltitudine: quando nominava Dio, la Madonna, le cose celesti sembrava che lui le vedesse, le toccasse, o quasi. Ricorda il comportamento delle persone presenti: Il popolo tutto, allapparire di Padre Carlo si prostrava ginocchioni come un sol uomo per venerare in lui il santo Parecchi, in conseguenza delle profonde impressioni avute da quelle parole e da quelle scene, mutarono intieramente la loro vita, apertamente scorretta e scandalosa, in un vivere morigerato e cristiano, che poi mantennero sempre. Concordi con le testimonianze dei fedeli quelle dei sacerdoti, circa il riconoscimento delle virt straordinarie del Servo di Dio e della venerazione del popolo cristiano negli anni dopo la morte. Don Saverio Guasconi di Casale: Sentivo da tutti chera un uomo, per cos dire, straordinario Era un uomo di virt, e lo argomento dal suo contegno veramente singolare che ispirava santit.. un uomo tutto compreso di Dio ed occupato da Lui N mai sentii alcuno parlarne male. Don Bassiano Sordi di Secugnago coadiutore a Somaglia: Era generale la voce e opinione proclamante il Padre Carlo qual santo, e quindi ne sentii molti a parlarne, e sempre con venerazione Lho sentito dire da tutti, era una sol voce che il P. Carlo operava miracolo, bench alcuni scredenti attribuivano le guarigioni allentusiasmo col quale si portavano gli ammalati al P. Carlo, ma il popolo non badava alle parole di questi credenti Le parole di P. Carlo commovevano certamente, perch, sia nella chiesa dei Cappuccini, sia in quelle delle vicine parrocchie, numerosi erano quelli che accorrevano a mondarsi con il Sacramento della Penitenza Nei nostri paesi del Lodigiano continu dopo la morte la fama che godeva in vita, ma in quanto agli altri paesi sia di Lombardia, sia di altre regioni, nulla posso dire . Il popolo dice: Se non santificano P. Carlo, chi santificheranno? Don Giuseppe Mazza di Casalpusterlengo : era un uomo di singolare virt dal complesso di sua vita, da quello che io stesso ho veduto. Credo si sia in modo particolare distinto nella obbedienza, nella mortificazione, nello spirito di devozione in uffici di carit Che ci sia ressa di popolo a ricercare reliquie, lho sentito dire, quanto al desiderar che sia posto sugli altari mi unisco anchio a tutto il popolo, ad apprezzare, se piacer a Dio, questo sommo onore. Don Alessandro Fratti di Casalpusterlengo parroco a Roncadello: Ritengo che fosse veramente un santo, e perch traspariva la santit da tutto il complesso anche esterno del suo portamento, e perch tutti quanti lo giudicavano tale. Ho sempre sentito da tutti che si riteneva un santo. Don Francesco Bignami, di Corno Giovine, parroco a Corte SantAndrea: Ritengo che fosse un uomo di virt, e udii parlare di grazie ottenute per sua intercessione in parecchie parrocchie del Lodigiano in cui fui coadiutore Lo tennero come un uomo angelico e di virt veramente eroiche Fu ritenuto da tutti come un uomo santo, e non sentii, mai neppure da quelli indifferenti in fatto di religione, anche un semplice accenno che intaccasse la sua aureola di santit. Senza dubbio il sacerdote che pi ha ammirato P. Carlo stato il Prevosto di Casalpusterlengo, Don Luigi Veneroni, a mio giudizio la pi bella figura di Parroco di questa parrocchia. A lui va il merito della decisa posizione presa dal Vescovo Mons. Benaglio di fronte al tentativo della polizia governativa di spostare P. Carlo dal Convento di Casale. Della sua venerazione per P. Carlo testimoniano le Memorie storiche: Alla presenza della religiosa famiglia dei Cappuccini, attest di essere grandemente compreso di stima e riverenza, perch osservo in lui tale una compostezza e modestia della persona, tale una dolce serenit unaria di celestiale bont, umilt e riverenza che non posso a meno di dire : Quegli un santo giovine, vero seguace del Poverello dAssisi; rileva la sua ammirazione per il comportamento nella malattia, il modo di presentarsi allaltare della Madonna e di parlare, che induceva tutti a vita migliore e i peccatori alla conversione, lo spirito di penitenza, la sua vita come rapita in Dio. Tra i testimoni nel 1 Processo ricordo Antonietta Vida: Tutti lo ebbero in conto di santo e di angelo, e particolarmente il Prevosto Veneroni. In modo pi ampio Chiappa Petronilla: Non solo il popolo, ma anche i sacerdoti lo proclamavano santo, e Mangini GiovanBattista : Venivano anche sacerdoti e parroci a ricevere la benedizione del P. Carlo. Il Vicepostulatore P. Isaia da Milano afferma che il concetto di santit che avevano il Vescovo e il popolo era condiviso da personaggi illustri, tra i quali ricorda il Prevosto di Casale che volle fargli visita sul letto di morte. P. Idelfonso Aliverti : Anche il Prevosto di Casale, don Luigi Veneroni, volle vederlo unultima volta . Dichiar: Fui rapito dalla pi grande ammirazione vedendo con quale dolce allegrezza e santa rassegnazione Padre Carlo sopportava la sua malattia.... Sarebbe stata preziosissima una deposizione di Don Veneroni; ma gi dal 1875 fu colpito da paralisi che lo priv delle energie fisiche e mentali, e mor il 28 luglio 1878: povero, avendo speso tutti i suoi beni per lampliamento della chiesa parrocchiale e per i poveri. Il riconoscimento pi alto della santit di P.Carlo in vita venuto dal Vescovo di Lodi Mons. Benaglio. Qui ricordo soltanto che, facendo riferimento alle pi accurate indagini e in particolare alla relazione del Prevosto di Casale, scrisse alla Imperial Regia Delegazione Provinciale, per mezzo del Vicario Generale e personalmente, la sua ammirazione per P. Carlo, al quale nulla si poteva imputare: Non voglio che si dica, o che appaia agli atti, di avere io pure cospirato allallontanamento da questa mia Diocesi di un soggetto che sparge odore di vera santit e che fa tanto bene, anche per lo straordinario rammarico che proverebbe Casale e tutta la mia diocesi a perdere cos rispettato soggetto, e sarei per poco avvolto nelle pubbliche disapprovazioni. Sar un suo successore a dire la parola definitiva: apertura del Processo, giudizio positivo, passaggio della Causa allistanza superiore, la Sacra Congregazione Romana: Mons. Giovanni Battista Rota. Dopo un secolo lattuale Vescovo Mons. Giuseppe Merisi riprende la Causa Purtroppo interi settori della documentazione della fama di santit in vita e dopo morte di P. Carlo sono andati perduti: linfinit di lettere che P. Carlo riceveva, nelle quali si raccomandavano di una speciale benedizione attestata da P. Aliverti; gli oggetti lasciati come ex voto dai graziati, occhiali, bende, vesti, pannilini, bastoncini, grucce, stampelle dogni sorta e dimensione, grazie, ex voto etc. riempivano molti anni ancor non sono una stanzetta in sacrestia, spariti, come lamentava P. Bonaventura dAlzano; il ricordo dei molti prodigi operati a favore di famiglie lontane cui accenna la teste Ercoli Angela. Si pu concludere questo capitolo con laffermazione di P. Paolino da Verdello: S dai Religiosi che dai secolari fu sempre tenuto come uomo di straordinarie virt. Prova ne sia laffluire non mai interrotto in questi 40anni al suo sepolcro per avere grazie e favori e limmenso concorso del popolo al trasporto della sua salma, dal cimitero al Santuario. Quanto abbiamo detto e diremo lo comprova. II/2. - LA FAMA DI SANTITA POST MORTEM DAL PROCESSO DEL 1904 AD OGGI 8. - Il processo canonico per la introduzione della causa di beatificazione Ritengo che il primo cenno ai passi preparatori allintroduzione della causa di beatificazione di Padre Carlo sia da individuare nella sopracitata minuta della lettera inviata dalla Curia Vescovile di Lodi al Regio Prefetto di Milano, in appoggio alla petizione inoltrata dal Padre Guardiano dei Cappuccini di Casalpusterlengo, per ottenere lautorizzazione a trasferire i resti mortali di Padre Carlo dal cimitero comunale alla chiesa del convento, San Salvario, o Santuario della Madonna dei Cappuccini. La minuta senza data e senza firma. Certamente non stata scritta dal Vescovo Mons. Rota, il quale aveva una calligrafia minutissima, tale da esasperare (parlo per esperienza diretta) chi legge i suoi scritti. Non pu essere che del Vicario Generale, mons. Luigi Mazzi: soltanto il Vicario Generale infatti poteva rilasciare una dichiarazione officiale: LAutorit Ecclesiastica sta raccogliendo memorie ed atti per le opportune informazioni ad introdurre la causa. Possiamo pensare a rapporti in corso con il Ministro Provinciale P. Paolino da Verdello e a Casale Con il Padre Guardiano, con i sacerdoti della parrocchia e quel gruppo di fedeli che premeva per la traslazione delle reliquie di Padre Carlo si faceva carico delle spese. A causa delle difficolt frapposte da Viceprefetto e Prefetto la traslazione si effettu un anno dopo, il 4 maggio 1898 (vedi capitolo precedente). Alla deposizione nel sepolcreto del Santuario preparato appositamente erano presenti non soltanto il Padre Guardiano e il Prevosto (o meglio Don Gelmini in sua rappresentanza, come nella esumazione e deposizione provvisoria nella cappella cemeteriale), ma anche il Superiore Provinciale P. Paolino da Verdello con i Definitori. Presenze officiali, dunque, che lasciano intravvedere la decisione gi presa di introdurre la causa. Infatti P. Paolino dedic il breve tempo disponibile durante la sua permanenza nel convento di Casale a raccogliere personalmente testimonianze di guarigioni attribuite alla intercessione di Padre Carlo, prima di partire per Milano, dove lo richiamavano con la massima urgenza i drammatici eventi in corso. a questo punto credo, che lingranaggio si mise in moto, appena calmate le acque a Milano, pur essendo la citt ancora sottoposta, con la Provincia, allo stato di assedio. P. Paolino, testimone oculare del trionfale tributo di onore e di devozione reso a Padre Carlo, prese contatto suppongo con il Postulatore Generale dellOrdine per le cause di beatificazione, S. Ecc. Mons. Mauro Bernardo Nardi, Vescovo titolare di Tebe e Ausiliare del Vescovo di Oppido Mamertina. Non risulta che sia stata reperita la lettera di Padre Paolino (2), esiste comunque la risposta del Postulatore. Cos riassunta da P. Evaldo Giudici: del 15 giugno 1898, infatti, una lettera di questa rev.ma Ecc.za a un m. r. padre certamente doveva trattarsi del padre provinciale, P. Paolino da Verdello dove dice: Sono rimasto stupefatto nel leggere la sua pregiatissima. Mai mi sarei immaginato tante belle cose riguardo al Padre Carlo dAbbiategrazzo. vero che nessuno me ne aveva informato. Da quanto vedo una causa che non si pu trascurare. Quindi abbia la bont di mandarmi tutto ci che possiede intorno a questo Servo di Dio: vita, documenti o relazione, ecc, perch se vi sono elementi sufficienti incominceremo subito la causa. Lintroduzione della causa, in realt, era s nei voti del popolo cristiano, ma non poteva essere questo ad iniziare il procedimento canonico, e nemmeno il clero locale, e nemmeno lo stesso Vescovo diocesano che probabilmente poco sapeva di Padre Carlo. Liniziativa poteva partire soltanto dai Cappuccini. Cos fu certamente. Ed essendo unimpresa che coinvolgeva sotto vari aspetti la Provincia tutta, era necessaria credo una deliberazione del Capitolo Provinciale guidato dal Ministro Provinciale P. Paolino da Verdello, il pi deciso sostenitore dellimpresa stessa. Quali siano stati i passi successivi, non ancora chiaro; ma probabilmente gi P. Cargnoni dispone di risposte precise, o si potranno avere dallArchivio della Provincia Lombarda e da quello della Postulazione Generale in Roma. Di certo, venuto a conoscenza della lettera del Postulatore Generale (comunicatagli da Padre Paolino, si pu pensare), il Vescovo di Lodi Mons. Rota procedette immediatamente al primo passo, che sempre collegato con lapertura del Processo di beatificazione: la ricognizione della salma. A distanza di poche settimane dalla risposta del Postulatore, il 12 luglio, il Cancelliere della Curia Vescovile Don Abele Tornielli, per speciale mandato, effettu la ricognizione. Non secondo le procedure solite, ma in modo alquanto singolare, attese le circostanze. Si tenne conto che lesumazione e lidentificazione dei resti umani erano state fatte lanno precedente, e che solo poche settimane prima, il 2 marzo, si era eseguita la ricognizione, al pi alto livello di ufficialit, civile, s, ma alla presenza del coadiutore Don Gelmini in rappresentanza del Parroco, delegato a sua volta dal Vescovo, e del Padre Guardiano del convento locale; che alla cassetta contenente le ossa recuperate erano stati apposti i suggelli della parrocchia, prima di essere deposta nella cappella cemeteriale dei Frati; che il 4 maggio erano state verificate le condizioni della cassetta e dei sigilli e dichiarati privi di qualsiasi segno di manomissione, e si era provveduto alla traslazione e tumulazione nel Santuario. La ricognizione, in fondo, doveva essere fatta da un medico, non da un canonico o da un curiale. Di ogni intervento era stato steso il verbale da parte di un notaio. Inoltre la prudenza suggeriva di non percorrere la strada della richiesta di autorizzazione civile ad una nuova investigazione, inutile oltretutto. Una strada che si era dimostrata impervia, e in un momento del tutto avverso (i fatti di Milano, il coinvolgimento degli stessi Padri Cappuccini, lacuirsi dei sospetti ed ostilit del Governo per tutto quel che sapeva di clericale). Di fatto la ricognizione del Cancelliere consistette nel rimuovere la pietra tombale, controllare che la cassetta e i sigilli non erano stati manomessi e corrispondevano a quanto era descritto nel verbale del 2 marzo, apporre altre sei suggelli in ceralacca rossa, dei quali tre con leffige di San Bassiano ed altre tre con lo stemma del Vescovo Mons. Rota. Dopodich (la cassetta) venne rinchiusa di nuovo nella cassa di legno da cui venne tratta e calata nellapposito sepolcreto che trovasi in cornu evangelii dellaltare di San Francesco allestremit del presbitero e precisamente vicino alla balaustrata di legno. Allatto assistettero come testimoni e firmarono il verbale steso dallo stesso Cancelliere, Davide Quirico e lavv. Luigi Pisati (assessore effettivo della Amministrazione comunale. Tanto bast. Infatti nella lettera rogatoriale diretta al Vescovo di Lodi il giudice deputato del Tribunale di Milano Can. Don Luigi Colombo scrisse: Peracta legali recognitione corporis quod in ecclesia S. Salvarii Casalipusterlenghi tuae Dioecesis tumulatum reperitur. Il documento porta la data del 1 aprile 1899. A questo punto, prima di prendere in considerazione la fase diocesana del Processo Canonico, necessario proporsi un quesito, che del resto gi affiorato: perch inizi soltanto quanrantanni dopo la morte del Servo di Dio? Riporto lanalisi di P. Costanzo Cargnoni: Non fu per incuria o disinteresse. La risposta non pu essere che storica, ossia furono la triste situazione socio-politica del tempo che sfoci nelle soppressioni governative del 1866, le difficolt di coordinamento con il centro dellOrdine per la dispersione dei frati e linefficienza delle strutture provinciali. in questo contrasto che si inserisce anche la triste e drammatica vicenda della breccia di Monforte nei tumulti di Milano del 6-10 maggio 1898, sopra ricordati. La mentalit poi dei frati perseguitati dalle soppressioni era condizionata dalla convinzione che per i nostri conventi pi importante fosse fare dei santi che non manifestarli esternamente: sanctos facere, non sanctos patefacere. Ma quando con il capitolo generale del 1884 venne eletto padre Bernardo Christen d'Andermatt ( 1909) ed ebbe inizio la grande opera di restaurazione dell'Ordine, allora fu possibile anche aprire il processo e raccogliere le deposizioni. Sulla rivista ufficiale dell'Ordine, fondata da questo ministro generale, vennero pubblicate precise norme emanate per gli Ordini regolari dalla Congregazione dei Riti. In una di queste si richiamavano "la fedele custodia e buona amministrazione dei capitali, redditi e danari risultanti da pie oblazioni cd elemosine, e destinati a sostenere le cause di beatificazione e canonizzazione" e si segnalava come questo fosse divenuto "tanto pi indispensabile negli ultimi tempi disastrosi, che incominciarono a correre per le corporazioni religiose, e nei rivolgimenti pur anche delle pubbliche cose economiche. Sbandate le religiose famiglie e confiscatine i beni, essendosi tentato involgere nellinvasione anche quelli delle predette causa affidati alle procure e Postulazoni di Regolari, fu d'uopo ricorrere ai civili tribunali per la rivendica e far valere il diritto inerente ad esse Postulazioni...". Inoltre il 27 gennaio 1886 Leone XIII approvava l'elezione di padre Mauro Nardi da Leonessa (1836-1911) della provincia umbra, a Postulatore Generale dell'Ordine, consacrato poi nel 1895 vescovo titolare di Tebe e ausiliare del vescovo di Oppido Mamertina. Egli svolger l'ufficio di Postulatore generale fino al 1910 e con lui vennero istruiti i processi di Lodi e di Milano. Questa la spiegazione storica presentata da P. Costanzo Cargnoni. Concorda e completa, rilevando la situazione politica, il prof. Don Angelo Manfredi: Lobiezione Troppo si atteso ad iniziare i processi" deve essere ripensata alla luce delle vicende dell'ordine dei cappuccini. Padre Carlo mor nel febbraio 1859. Il 29 aprile gli austriaci di Gyulai invadono il Piemonte. Il 7 giugno i franco-piemontesi entravano in Milano. Il 24 giugno la cruenta battaglia di Solferino e San Martino fu il colpo di grazia alla resistenza austriaca. L'armistizio fu sottoscritto il 12 luglio. Poco pi di un anno dopo, nell'ottobre 1860, il re di Sardegna Vittorio Emanuele II incontrava Garibaldi a Teano: erano ormai annessi tutti i ducati del centro-nord, le gi pontificie Romagna, Marche e Umbria, e tutto il meridione. Nel frattempo, progressivamente, venivano estese ai territori annessi le leggi piemontesi, tra cui le note "leggi Siccardi" del 1850 e la legge del 2 maggio 1855 che sopprimeva gran parte dei conventi. Per tutto il periodo 1860-1866 l'opinione pubblica fu attraversata da dibattiti riguardanti i privilegi della Chiesa, e non mancarono le normative che riducevano alcune opportunit per l'entrata in seminari e monasteri, ad esempio l'esenzione dal servizio militare per i chierici. E si diffondeva a livello politico la pressione per arrivare all'abolizione delle congregazioni religiose. Nel 1866 e 1867, con una serie di normative, non solo quasi tutti i beni ecclesiastici furono incamerati dallo stato, ma fu tolto il riconoscimento giuridico e vennero soppresse le congregazioni religiose, che da quel momento in avanti non potevano pi accettare novizi. Ora, nei conventi italiani questa normativa non arriv come un fulmine a ciel sereno, ma negli anni tra il 1860 e il 1867 i religiosi si aspettavano forti restrizioni e dovevano cercare di porre un argine alle conseguenze, oltre che gestire una situazione che gi con le sole normative "piemontesi" del 1850-55 era precaria. Come stato detto con chiarezza nella relazione, in molte congregazioni le leggi 1866-67 crearono una situazione di incertezza e di crisi. Cos avvenne per i cappuccini, in Italia e in particolare nella provincia di San Carlo, gi relativamente debole. Solo nel 1884, con l'elezione di padre Bernardo di Andermatt, si pot attuare una piena riorganizzazione dell'ordine. A questo punto, che il processo si sia avviato solo nel 1899, nell'occasione dell'esumazione delle reliquie del padre Carlo, non solo spiegabile, ma anzi una prova storica rilevante della continuazione del culto e della fama di santit del padre Carlo: nessuno aveva dimenticato quel povero fraticello morto poche settimane prima dello sconvolgimento epocale che attravers la penisola italiana!. Rimane per qualche dubbio, non risultando documenti che li contraddicono. La Provincia Lombarda era pressata da tanti e gravi problemi, carente di persona da dedicare al compito difficile, specialistico, di introdurre una Causa del genere, non in grado di affrontare le spese corrispondenti. Sta il fatto per che per decenni nel convento di Casale e nella Curia provinciale non si avuto cura di seguire gli eventi straordinari succedutesi in vita e dopo morte di Padre Carlo per conservarne la memoria scritta. A quasi quarantanni dalla morte, provvidenzialmente, le condizioni si avverarono. Si trovarono gli uomini giusti a Milano (P. Paolino da Verdello e P. Isaia da Milano); a Roma (Mons. Nardi); a Casale (P. Leone da Brioso, P. Giustino da Lovero e P. Ildefonso da Vacallo). Vescovi giusti governavano larchidiocesi milanese (un santuomo egli stesso, il beato Card. Ferrari) e la diocesi di Lodi (Mons. Rota, che volle presiedere personalmente tutte le sessioni), e con loro i collaboratori componenti ambedue i Tribunali: gente esperta a Milano, a Lodi sacerdoti senza esperienza specifica, ma che si dimostrarono allaltezza. Una sintesi dei processi diocesani presentata dal dott. Comincini. La copia pubblica del processo istruttorio mlanese rappresentata da un manoscritto di 302 fogli, pari a 604 facciate. Il collegio dei giudici era costituito dal giudice delegato rev. Luigi Colombo e dai giudici aggiunti rev. Marco Magistretti e rev. Giuseppe Confalonieri. La funzione di Promotore Fiscale fu affidata al rev. Angelo Nasoni e quella di notaio al rev. Luigi Mambretti. Vice Postulatore era padre Isaia da Milano, nominato da mons. Bernardo Nardi Postulatore dell'Ordine. Colombo era Canonico Ordinario del Duomo, Confalonieri era Dottore in Diritto Canonico, Nasoni era teologo e Fiscale della Curia. Mentre il teologo Magistretti fu un noto studioso di storia liturgica e non solo. Il processo istruttorio fu formalizzato in 38 sessioni (udienze), dal 13 gennaio 1899 al 28 gennaio 1903 (in quest'ultima al Vice Postulatore fu dato mandato di recapitare a Roma il transunto del processo). Il caid. Ferrari fu presente alla prima e all'ultima sessione. La prima si tenne nel palazzo arcivescovile, la seconda fino alla diciottesima nell'oratorio di S. Filippo presso la chiesa di S. Satiro, la diciannovesima nell'Oratorio dell'Addolorata presso la chiesa abbiatense di S. Maria Nuova, la ventesima fino all'ultima di nuovo nel palazzo arcivescovile. Le prime tre sessioni e le ultime undici furono dedicate ad aspetti procedurali (insediamento del collegio istruttorio, ammissione dei testi, acquisizione di documenti, collazione tra originale e copia dei verbali ecc.). Per l'esame dei testi, si adott un interrogatorio d'ufficio costituito da 26 domande nonch da un articolato proposto dal Vice Postulatore e costituito da 140 articoli, suddivisi in 9 sezioni (Vita, Virt eroiche, Osservanza dei voti, Doni soprannaturali, Miracoli in vita, Fama di santit in vita, Morte, Fama di santit dopo la morte, Miracoli dopo la morte. Le domande sulle virt eroiche, in particolare, hanno lo scopo di far emergere la spiritualit di Padre Carlo - d'ora in avanti: PC - attraverso episodi, comportamenti ecc.). Le domande dell'interrogatorio d'ufficio vertono sull'identit del teste, su quanto a sua conoscenza in merito alla vita e alle virt di PC e su eventuali rapporti con lo stesso PC. Mentre l'articolato del Vice Postulatore focalizzato su specifici episodi e circostanze, al punto da richiedere spesso, come risposta, solo un "S", un "No" o un "Non So": di fatto una biografia circostanziata di PC, appunto perch ogni articolo corrisponde a una vicenda avente per protagonista il nostro personaggio (dati che, nella loro sostanza, si ritrovano poi nelle diverse biografie di PC); ci spiega perch gli Articoli occupino i ff. da 33 e 58, cio 52 facciate, del manoscritto. I testi escussi su istanza del Vice Postulatore furono 21, 9 religiosi e 12 laici. Pi in dettaglio: 1 - Frate Apollinare da Ancore, laico cappuccino, che visse con PC nel convento di Casalpusterlengo e lo assistette durante l'agonia. 2 - Frate Paolino da Verdello, Superiore Provinciale dell'Ordine, che fu con PC nel convento di San Vittore di Milano dal 1855 per due anni. 3 - Frate Simpliciano Maria da Rescalda, che convisse con PC nel convento di S. Vittore di Milano dal 24 aprile 1856 al 26 maggio 1857. 4 - Frate Barnaba da Milano, laico cappuccino, che conobbe PC prima nel convento milanese di S. Vittore e poi a Crema. 5 - Don Antonio Gioletta, abbiatense, che conobbe personalmente PC. 6 - Don Luigi Magnaghi. coadiutore nella parrocchia di S. Maria Nuova di Abbiategrasso, che riferisce quanto appreso su PC dal prevosto abbiatense Palazzi, da don Cesare Vigevano cugino di PC, da due laici e da alcuni cappuccini. 7 - Frate Giustino da Lovere, Vicario del convento di Casalpusterlengo. Come novizio, fu con PC dal novembre 1852 all'agosto del 1853 nel convento dell'Annunciata di Borno, quindi dal 1855 al 1858 in S. Vittore di Milano per gli studi e infine a Crema nel 1858. Inoltre riferisce quanto saputo da don Palazzi di Abbiategrasso e fornisce un elenco di grazie post mortem. 8 - Don Pietro Giacoboni, canonico della cattedrale di Piacenza, "dottor in ambo le leggi" ed Esaminatore Prosinodale. Conobbe PC a Casalpusterlengo nel novembre del 1858 quando, con due amici, lo intervist "attratto dalla fama di santit"; a quell'epoca il sacerdote era ancora laico e, dottore in legge, stava effettuando il tirocinio per diventare avvocato. 9 - Padre Augusto da Crema, cappuccino, curato dell'Ospedale Maggiore di Bergamo. Maestro di Grammatica e di Retorica di PC, nel convento di Bergamo, nel 1855 per sei mesi. 10 - Bonecchi Giuseppa, abbiatense, si considera guarita da PC. 11 - Fraccapani Maria, abbiatense, conobbe PC. 12 - Marchesi Primo, abbiatense, conobbe PC. 13 - Mazzucchelli Pietro, abbiatense, conobbe PC. 14 - Albini Giuseppina, abbiatense, conobbe PC. 15 - Vigevano Angelo, cugino di PC. 16 - Del Grasso Baldassarre, abbiatense, conobbe PC. 17 - Pusterla Giosia: PC fu "l'unico suo amico". 18 - Bonecchi Gaetano, abbiatense, conobbe PC. 19 - Migliavacca Carlo, abbiatense, conobbe PC. 20 - Meazza Angelo, conobbe PC. 21 - Migliavacca Severina, abbiatense, conobbe PC. I testi escussi d'ufficio furono invece cinque: 1 - Mons. Stefano Balconi, parroco di S. Maria Nuova di Abbiategrasso. Riferisce quanto raccolto in luogo e il suo giudizio sui prodigi attribuiti a PC prudente: alla domanda: "Sa di grazie speciali ottenute per intercessione di Padre Carlo, avvenute in Abbiategrasso anche nel presente?", risponde: "So di una certa Bonecchi Giuseppa, quando era ragazza ebbe la guarigione di un piede ammalato e lo riteneva come grazia speciale di Padre Carlo. Ve ne sono poi molte altre grazie, non per di rilievo, che si ritengono ottenute per intercessione di Padre Carlo, che al presente non so ricordare". 2 - Padre Cristoforo da Lecco, cappuccino di Sal. Conobbe PC nel convento di Borno negli anni 1857-59. 3 - Padre Virgilio di Chiari, cappuccino di Sal. Conobbe PC nel convento di Borno e lo rivide nel 1856 nel convento milanese di S. Vittore. 4 - Frate Raimondo da Casalpusterlengo, laico cappuccino. Visse per due mesi con PC nel convento di Borno e un anno e mezzo nel convento milanese di S. Vittore. 5 - Fra Leone da Bagnatica, laico cappuccino. Riferisce quanto appreso da altri cappuccini e dal padre di PC. Quanto invece all'acquisizione di prove documentali, nella verbalizzazione (ff 258 sgg.) si trascrivono alcuni documenti, oggi allegati in originale al fascicolo presso l'Archivio Storico Diocesano di Milano (Sacri Riti, Processi di Canonizzazione, 55), e cio: certificato di nascita, di cresima, della professione religiosa e dell'ordinazione, una testimonianza del prevosto abbiatense Palazzi; una dichiarazione di padre Benvenuto da Darfo cappuccino; una testimonianza di Giovanni Battista Vigevano; estratto de "La Lega Lombarda", quotidiano milanese, del 7 maggio 1898, a proposito della traslazione delle spoglie. Un aspetto che il processo lodigiano non chiarisce quello dell'eventuale esercizio del ministero della confessione da parte di PC. Al riguardo, nel processo milanese si hanno le seguenti testimonianze: frate Apollinare da Arcore: "Non predicava n confessava, per non aver compiuti, in causa di poca salute, gli studi necessari; frate Paolino da Verdello: "Non esercit il ministero della Confessione perch era stato levato dallo studio innanzi tempo causa della salute, frate Simpliciano Maria da Rescalda. "Non confessava n predicava perch ancora studente. Con riferimento alla continuit della devozione, sia ad Abbiategrasso sia a Casalpusterlengo, si ritiene opportuno segnalare le seguenti testimonianze: don Magnaghi: "La stima qui in Abbiategrasso fu conservata e dura tuttora e molti nutrono speciale devozione privata e si raccomandano a lui nelle loro orazioni". Bonecchi Gaetano: "Ad Abbiategrasso parlano sempre di lui come di un santo". Padre Paolino da Verdello: "L'affluire non mai interrotto in questi quaranta anni al suo sepolcro per avere grazie e favori, infine mons. Balconi ricorda due antiche biografie di PC che circolano in Abbiategrasso, molto ricercate. Come nel processo lodigiano, anche in quello milanese manca una valutazione scientifica di eventi asseriti miracolosi. Frate Apollinare da Arcore, a proposito dei digiuni di PC durante l'ultima sua malattia, ricorda che "anche il medico di nome Cesare restava molto edificato. Si tratta certamente del dr. Cesaris, menzionato nel processo lodigiano, che le parole di frate Apollinare sembrano descrivere come un cristiano devoto e che tuttavia, al pari di altri medici (si veda la relazione di don Angelo Manfredi per il processo lodigiano), in occasione di guarigioni ritenute miracolose non risulta aver espresso una valutazione scientifica. Di pi: il suo nome - "Dottor Cesario Carlo" - compare nella notula dei testi che il vice postulatore chiede ai giudici milanesi di far interrogare nel processo rogatoriale lodigiano e la mancanza della sua testimonianza fa pensare ad un rifiuto a deporre. Diverso invece il caso di un ragazzo afflitto da polmonite e poi etisia: "I1 medico, chiesto dalla mamma se sarebbe vissuto fino alla festa di S. Giuseppe, rispondeva: Mai, mai, impossibile (...). Visitato dal medico il giorno 4 di maggio 1898, fatta un'accurata visita constat la perfetta guarigione (...)". Di questo asserito miracolo, precisa padre Paolino da Verdello, "ho ricevuto deposizione giurata della madre e del figlio che ebbe la grazia, non che del medico stesso, deposizione che peraltro non venne prodotta n gli venne chiesta da parte dei giudici interroganti. Mancando i nomi dei protagonisti della vicenda, svoltasi a Casalpusterlengo, sarebbe forse utile verificare se la testimonianza pu integrarne un'altra, di analogo argomento, raccolta a Lodi. Dal punto di vista procedurale, c' una circostanza che, a parere di chi scrive, va attentamente considerata. Nelle prime due sezioni, dedicate agli aspetti formali, si fa riferimento a un processo rogatoriale da instaurarsi a Bergamo, su richiesta del Vice Postulatore, per raccogliere la testimonianza di padre Arsenio da Brescia, che era stato Direttore Spirituale di PC; richiesta che risulta ammessa. Cos come risulta formalizzata - quindi inoltrata al vescovo Rota la rogatoria per i testi lodigiani, con allegati il loro elenco (88 nominativi) e il testo dell'articolato su cui ascoltarli (25 articoli, sui miracoli in vita e in morte): si veda la sessione decima; e, nella sezione ventottesima (14 aprile 1902), si d atto dell'avvenuta ricezione della rogatoria effettuata a Lodi. Nella stessa sessione ventottesima si d pure atto dell'avvenuta ricezione del plico sigillato contenente la rogatoria effettuata a Bergamo e a questa presa d'atto si fa seguire la trascrizione dei relativi atti formali (lettera del giudice delegato di Bergamo al card. Ferrari sulle modalit con cui era stata acquisita la testimonianza di padre Arsenio; lettera del Promotore Fiscale Remondini di Bergamo al Promotore Fiscale Mons. Nasoni, sullo stesso argomento; la "externa inscriptio" che si leggeva sull' "Exemplum seu transumptum authenticum processus rogatorialis Auctoritate Ordinaria in civitate Bergomensi constructi. quindi opportuna l'acquisizione del processo rogatoriale di Bergamo, che per la qualit del teste - Direttore Spirituale di PC - potrebbe fornire utili elementi per delineare la spiritualit di PC, elementi peraltro presenti gi in alcune delle testimonianze di cui sopra, in particolare, ovviamente, quelle dei religiosi che vissero col nostro personaggio. In conclusione, il processo di Milano rappresenta il tronco principale della fase istruttoria della causa di canonizzazione di PC. Dal punto di vista formale, va segnalato il rigore procedurale nell'acquisizione delle prove, peraltro in conformit a una prassi canonica collaudata, basata su una rigida normativa. Costante fu pure il rispetto dei ruoli e delle funzioni tra la terna dei giudici e il pubblico ministero, a salvaguardia del principio del contraddittorio. Da segnalare anche la diligente attivit del Vice Postulatore nella citazione dei testi e nella formulazione dei quesiti da rivolgere a essi: da ritenere che sia stato rintracciato, certamente anche con l'ausilio dell'Ordine a vari livelli, chiunque fosse ancora in vita tra coloro che erano venuti in contatto, a titolo diverso, con PC. Cos come va sottolineato l'alto numero di religiosi chiamati a deporre, testi "qualificati" per gli stretti legami avuti con PC e la sua spiritualit, per un'adeguata sensibilit nel corrispondere alle corrette attese del procedimento, per il grado d'istruzione che pu facilitare la percezione delle sfumature della dialettica processuale ecc. Le prove acquisite sono quasi totalmente testimoniali. Il "silenzio delle fonti documentali, per le considerazioni fin qui espresse, fa pensare quindi a una ricerca d'archivio che, bench condotta con la massima diligenza (per iniziativa, presumibilmente, del Vice Postulatore con il coinvolgimento dell'Ordine), non diede risultati. D'altra parte eventuali carte superstiti di PC, per la fama di santit diffusasi gi in vita, sarebbero state conservate come reliquie da chiunque - a partire dall'Ordine - e quindi sarebbero state acquisite agli atti con facilit. Mario Comincini Abbiategrasso, 10 gennaio 2009. Del processo rogatoriale di Lodi, la relazione del prof. Don Angelo Manfredi (relazione senza titolo e data). Ho esaminato la copia publica del transunto del processo ordinario laudense "super fama vitae. virtutum et miraculorum del servo di Dio padre Carlo da Abbiategrasso OFM. Capp. La copia, redatta nel 1904 a cura della Congregazione dei Riti, riporta il verbale delle 45 sessioni del processo ordinario a Lodi. Esse si sono tenute dal 3 maggio 1899 al 20 marzo 1902, tutte nel palazzo episcopale di Lodi salvo la quarta, svoltasi nella Chiesa di San Salvario ossia nel santuario della "Madonna dei Cappuccini"' in Casalpusterlengo, il 30 maggio 1899, dedicata al giuramento di gran parte dei testi. La maggior parte delle udienze, precisamente  HYPERLINK http://trentotto.si trentotto, si tennero tra il maggio 1899 e il luglio del 1900. Altre sei, dedicate alla rilettura completa del processo, si svolsero nel maggio-luglio 1901. L'ultima per la spedizione presso la S. Sede degli atti si tenne nel marzo 1902. Questi indugi presumo dipendessero dal lavoro di copiatura degli atti, che credo fossero interamente manoscritti: nel processo, almeno nella copia da me vista, si trascriveva interamente anche la breve vita del servo di Dio del 1877. Dunque la raccolta delle testimonianze fu concentrata in poco pi di un anno. Alle udienze. come giudice ordinario, prese parte sempre il vescovo di Lodi, Mons. Giovanni Battista Rota. Anche se alla prima udienza venne nominato come Giudice delegato Mons. Luigi Mazzi, vicario generale, questi non ebbe nessun ruolo nel processo e non compare mai nelle carte. Oltre al  HYPERLINK http://vicepostulatore.il vicepostulatore, il padre Isaia da Milano, compaiono negli atti il procuratore fiscale (oggi si direbbe promotore di giustizia) Angelo Noli Dattarino e il vice-procuratore, Luigi Bersani, Notario attuario fu sempre Abele Tornielli. Quella che potremmo chiamare quipe lodigiana del processo formata da canonici del capitolo cattedrale con notevole cultura, almeno in base agli standard del clero del tempo, incarichi in curia, e notevole esperienza". Lo stesso vescovo Rota, che volle presiedere personalmente tutte le udienze, era figura qualificata per ottenere una rigorosa procedura: sacerdote di buona cultura storica e giuridica, quasi un erudito di secoli passati, prima di esser vescovo di Lodi non aveva avuto incarichi direttamente pastorali ma si era dedicato soprattutto agli studi. Si noti che il 21 marzo 1900, nella sessione 24, il canonico Noli Dattarino, defunto, fu sostituito dal canonico Ferdinando Corneliani. Sono soprattutto Noli Dattarino prima e Corneliani poi a presenziare all'escussione dei testimoni, insieme a Rota, padre Isaia e Tornielli. Quest'ultimo con notevole esattezza giuridica e documentaria redige tutti gli atti, riportando pure le diverse citazioni e altre documentazioni. Ogni interrogatorio viene riletto ai testimoni stessi che possono aggiungere o mutare qualcosa, e si registrano pochissimi casi di aggiunte, generalmente per confermare e rafforzare affermazioni gi fatte. L'interrogatorio dei testimoni avviene sempre secondo un preciso formulario, trascritto ai ff. 349r-350v. Questo documento viene ogni volta chiuso e sigillato e alla sessione successiva se ne controlla l'integrit. Presumo che questa fosse la procedura, descritta e seguita alla lettera. I testimoni sono alcuni sacerdoti e molti uomini e donne di Casalpusterlengo e dei dintorni (Zorlesco, Secugnago, Maleo...). Un solo religioso cappuccino fu interrogato a Lodi, il guardiano del convento: le testimonianze dei confratelli di padre Carlo sono raccolte nella parte milanese del processo. Alcune domande del formulario (ad esempio: "13. Se sappia che il P. Carlo coltivasse particolari devozioni, e quali. 14. Se sappia che il P. Carlo fu specialmente assiduo nel culto del SS. Sacramento dell'Eucaristia": f. 350r) sono evidentemente rivolte ai confratelli, e infatti i testimoni interrogati a Lodi rispondevano con sequenze di "non so... non so niente... non so niente. Un buon numero di testi riferisce di aver conosciuto p. Carlo: sono i pi anziani, poich le vicende si erano svolte quarantanni prima. Altri invece non lo conobbero personalmente o erano molto piccoli e ricordavano vagamente le folle, le benedizioni, i funerali, ma potevano testimoniare di guarigioni prodigiose avvenute dopo la morte di p. Carlo e in particolare in occasione del trasferimento dei resti mortali del religioso dalla povera fossa al cimitero di Casalpusterlengo al santuario dei Cappuccini, evento del 1898 e quindi molto recente rispetto al processo in corso. Tra i laici ci sono "possidenti", "proprietari'' e persone "di condizione civile" ma anche piccoli artigiani, "stoviglieri", falegnami e altri. E' un piccolo mondo di una cittadina della bassa padana, con forti legami con la pratica sacramentale (all'esplicita domanda se avessero fatto confessione e comunione a pasqua, molti rispondono anche pi volte l'anno, qualcuno "tutti i mesi" o con maggior frequenza ancora), varia cultura (alcuni sottoscrivono la loro testimonianza con la croce perch non sanno scrivere), e i bisogni pi immediati di fronte alla sofferenza, alla malattia, alla vecchiaia. La maggioranza delle testimonianze concerne eventi di guarigione a seguito delle benedizioni di p. Carlo, o, dopo la sua morte, ottenute con preghiere e novene, con l'applicazione di terra o erba tolta dalla sua sepoltura al cimitero, o durante il trasporto in santuario nel 1898, o attraverso l'utilizzo di reliquie, in senso proprio (frammento di osso) o per contatto (panni, fazzoletti)... I singoli fatti miracolosi normalmente vengono sostenuti da diverse testimonianze indipendenti e verosimilmente affidabili: si tratta a volte degli stessi guariti, o di persone di famiglia che raccontano minutamente sintomi e tempi di guarigione, o di vicini o amici che narrano anche della sorpresa per eventi inaspettati. Nel racconto delle guarigioni si citano frequentemente medici locali: Cesaris, Bianchi, D'adda, che sono medici condotti dei paesi o comunque praticano in zona. Soprattutto i nomi del dottor Bianchi e del dottor D'adda (o Dadda) ricorrono nella guarigione di un bambino, Ercole Andena, quattordicenne, da una grave forma di broncopolmonite, guarigione ottenuta post mortem e testimoniata ampiamente. Mi sono chiesto come mai almeno in questo caso non si potesse interrogare almeno uno dei medici, e ottenere una dichiarazione da essi. In effetti la dichiarazione c', conservata tra i documenti della sessione 35, firmata dal dottor Giacomo Bianchi. Una analoga dichiarazione del farmacista Edoardo Nolfi, che aveva anche lui seguito il caso Andena, "deest- negli atti. La testimone Antonietta Vida, "possidente" di 47 anni, affermava: "ll medico stesso D'Adda, al quale la madre rifer che il bambino era guarito, giudic che lo voleva  HYPERLINK http://ingannare.ma ingannare, ma osservandogli la madre che poteva vederlo guarito, aggiunse: se fossi chiamato come testimonio, potrei attestare altre guarigioni operate dal P. Carlo. Io per credo che se fosse anche chiamato, certo non vorrebbe venire. Non si specifica oltre il motivo di questo possibile rifiuto. Per quel che conosco la realt medica del tempo, imbevuta di ideologia positivista e di anticlericalismo, possibile che molti di questi medici volessero evitare di compromettersi con un "affare" tipicamente ecclesiastico. Dunque l'attestato di cui sopra parlavo pu assumere un valore notevole da un punto di vista storico. Per quanto riguarda i testimoni, va rilevato che nella sessione 35 (5 luglio 1900) il tribunale decide di rinunciare all'interrogatorio di quattordici testimoni gi giurati, di cui si riporta l'elenco, peraltro dopo aver raccolto ben cinquanta testimonianze. Nella sessione successiva (13 luglio 1900) si raccolgono le testimonianze di altri tre testi ex officio. Credo che entrambe le scelte fossero parte della prassi del tempo riguardo alle cause dei santi. Anche i testi ex officio attestano la fama di santit e le guarigioni miracolose operate dal servo di Dio. Nell'escussione dei  HYPERLINK http://testimoni.il testimoni, il procuratore fiscale o il suo vice sono sempre presenti e sottoscrivono. Solo in un caso il procuratore fiscale fa osservare la differenza tra le note biografiche prodotte dal vicepostulatore e quanto una teste, Maria Mosconi, che raccontava di una guarigione da lei stessa ricevuta, affermava di s, e il giudice, cio il vescovo Rota, chiede specificazioni. Dunque l'opera dell'avvocato del diavolo era effettiva e libera, anche se ebbe pochissime occasioni per esercitarsi. Le testimonianze sul servo di Dio raccolte nella diocesi di Lodi riguardano per la massima parte le guarigioni ottenute dalle sue benedizioni e dopo la sua morte. Ritengo di poter dire che non si poteva ottenere di pi dalla gente di Casalpusterlengo e dintorni. Padre Carlo visse a Casale pochi mesi, sostanzialmente durante un autunno e un inverno. Rimaneva per lo pi in convento, sia per motivi di salute, sia perch questo quanto facevano i frati in quel tempo. Che cosa potevano vedere i fedeli laici del paese? I momenti in cui stava in preghiera davanti all'eucaristia e alla statua della Madonna e le sue benedizioni. Da buon frate, aveva pochissimi contatti con l'esterno, e le testimonianze attestano quella mortificazione degli occhi" che imponeva di tenere lo sguardo basso e nascosto con tutti e in modo particolare con le donne. 1 pi informati sono coloro che frequentavano il convento, e soprattutto il buon Sante Peviani, chierichetto del santuario, piccolo amico di padre Carlo come solo i bambini sanno aver confidenza, e pi tardi sacerdote e parroco della vicina Livraga. E' evidente che a quarant'anni di distanza, a Lodi si potevano raccogliere quasi solo le attestazioni delle "grazie" ottenute dal servo di Dio. Se, come credo, i confratelli sono stati interrogati nel processo milanese, le notizie pi ampie sulla vita religiosa, sulla preghiera, sulla spiritualit e sulla mortificazione di padre Carlo si troveranno l. C' un aspetto del ministero di padre Carlo d'Abbiategrasso che rimane ancora non chiaro, e forse potrebbe essere ulteriormente precisato. Padre Carlo esercitava o no il ministero delle confessioni? Avendo fatto circa un anno di studi teologici prima dell'ordinazione, molto difficilmente poteva ottenere il permesso di confessare, allora sottoposto a rigidi controlli almeno, a quanto mi consta, per il clero diocesano. Qualche testimone ricorda vagamente che forse confessava, uno ricorda, ma in maniera dubitativa, di essersi confessato da lui. Don Francesco Bignami, nato a Corno Giovine nel 1849 e parroco a Corte Sant' Andrea, affermava che il servo di Dio esercitava il ministero nel benedire gli ammalati, perch n conlessava n predicava, impedito dal cagionevole stato di sua salute. E in effetti la maggior parte dei testimoni interrogati sul tema non lo ricordano n predicare n confessare, mentre ricordano che a sentire le sue brevi parole prima della benedizione e la sua figura macerata dai digiuni, moltissimi accedevano al sacramento della penitenza. e in alcuni casi chiedeva a chi gli portava malati da benedire di confssarsi prima di ottenere la benedizione. Certamente lo stato di salute impediva a padre Carlo di predicare, esercizio che in quel tempo richiedeva forza fisica e soprattutto... polmonare, ed era ritenuto assai faticoso. Per quanto riguarda il permesso di confessare, bisognerebbe capire se, per il diritto canonico dell'epoca, un frate cappuccino doveva avere un riconoscimento episcopale, come oggi avviene, per esercitare il ministero della penitenza. Se s, forse nell'archivio diocesano di Lodi si potr verificare se questo permesso gli sia stato rilasciato. In conclusione, mi pare di poter affermare che il processo laudense sia stato svolto secondo i dettami del diritto canonico e con la maggior accuratezza storica possibile. Le testimonianze raccolte mi sembrano ampie, affidabili, e capaci di dare un'idea interessante dell'ambiente in cui padre Carlo vissuto negli ultimi mesi della sua vita. La corte era formata da persone colte, esperte e decise a compiere un'opera accurata. I documenti raccolti, in particolare le lettere del giovane Gaetano al tribunale di Abbiategrasso e lo scambio epistolare tra I'imperial-regio governo, il padre provinciale dei cappuccini e il vescovo Gaetano Benaglio, gi pubblicati nelle biografie del servo di Dio, sono, credo, tutto quello che pu essere reperibile a livello di archivi sulla breve vita di padre Carlo, e vengono accuratamente trascritti. Dunque, dal punto di vista del metodo e della procedura, ritengo che il lavoro del tribunale laudense sia storicamente ineccepibile. Il contenuto, come gi si diceva, era fortemente segnato dai dati riguardanti i fatti "prodigiosi" avvenuti nei pochi mesi della presenza di padre Carlo a Casalpusterlengo e dopo la sua morte. Ma, ripeto, davvero di pi non si poteva domandare a chi l'aveva conosciuto in quel brevissimo, sorprendente periodo. Del medesimo prof. Manfredi le note relative al processo rogatoriale di Bergamo (lettera al Giudice delegato in data 21 luglio 2009). Alcune note sulla rogatoria bergamasca. Il documento (ne ho visto la fotocopia) consta sostanzialmente del verbale del processo bergamasco, svoltosi in quattro sessioni nei giorni 10 febbraio (sessioni I e II), 21 febbraio (sessione III), 7 aprile 1899. La prima e lultima sessione sono di tipo procedurale, la II e III recepiscono l'interrogatorio del padre Arsenio da Brescia, gi lettore di teologia nel convento dei cappuccini di Milano e confessore del padre Carlo da Abbiategrasso nel periodo della sua presenza nel convento milanese. Il padre Arsenio viene interrogato "in cubiculo, in quo testis examinandus iacet infirmus", presso il convento dei cappuccini di Bergamo. Padre Arsenio (al secolo Lorenzo Comincino singolare omonimia con uno dei membri della commissione storica!) dichiara di aver compiuto settantasei anni. Il processo vero e proprio consta di 84 pagine numerate, compresi gli annessi, e ad esso si allegano altri documenti. Il giudice delegato dal vescovo Gaetano Camillo Guindani di Bergamo Monsignor Giacinto Arcangeli, gi vicario generale di Bergamo e da poco nominato vescovo di Asti, della cui diocesi non aveva ancora preso possesso. Il procuratore fiscale il canonico Samuele Remondini, teologo del capitolo della cattedrale. Il notario Tommaso Signori (almeno cos mi sembra di leggere nella non facile grafia), cancelliere della curia bergamasca. E' sempre presente il vicepostulatore, il gi noto padre Isaia da Milano. Padre Arsenio viene interrogato con il formulario gi ritrovato nel processo laudense, e pu offrire contenuti e informazioni che nel processo laudense, da me esaminato, non figuravano. Il teste conferma pressoch tutti i tratti spirituali noti del padre Carlo: devozione al Crocifisso, all'Eucaristia, alla Madonna, a s. Francesco; il dono delle lacrime, su cui si sofferma maggiormente con qualche ricordo; l'umilt e il senso del peccato, tanto da accusarsi con forza e pentimento di "difetti leggerissimi"; la mortificazione fino all'estremo; la vita religiosa "esattissima"; la castit; la povert. Si tratta di conferma di notizie gi conosciute dalle biografie e da altre testimonianze. Ne emerge un profilo spirituale molto semplice, essenziale, direi classico: un frate che vive una grande fede, una mortificazione corporale e spirituale "daltri tempi", tipica di alcuni ordini religiosi, una preghiera prolungata e segnata forse non da visioni vere e proprie ma dalla partecipazione profonda alla passione di Cristo, una obbedienza e un'osservanza della regola che facevano tuttuno con la virt dellumilt, una confessione sincera... di peccati minimi. A proposito di obbedienza, si pu forse cogliere un aspetto, che non saprei definire se problematico o no, nel "conflitto" tra obbedienza e mortificazione: "Debbo aggiungere che il Padre Vicario in un giorno che mi pare fosse di stretto digiuno ordin al Padre Carlo di mangiar carne; ma il Padre Carlo non volle mangiarne; io penso perch temesse che ci fosse contro la regola e la coscienza, mancando la manifesta necessit secondo la norma dataci dal nostro Santo Padre". Oltre che una autorevole conferma senza macchie del profilo spirituale del padre Carlo e dell'esercizio delle virt, la testimonianza di padre Arsenio ci informa sugli studi di padre Carlo, gi sacerdote: "gli fui maestro di teologia per due o tre anni". Ossia il padre Carlo fu s ordinato dopo solo un anno di studio, ma pot proseguire le lezioni nei successivi anni di permanenza a Milano. Per concludere le mie personali sottolineature della rogatoria bergamasca, noto che mons. Arcangeli, che pure aveva mandato di interrogare altri contestes, scrive nella sua accompagnatoria: "Non giudicai necessario esaminare alcun conteste, perch, convenendo meco anche il promotore fiscale, dalla deposizione del teste non si pot rilevare la necessit di appurare o comprovare fatti o circostanze speciali asserite dal teste e note ad altri da lui nominati. Unificando e riassumento i dati, il Processo Ordinaria auctoritate celebrato nella Curia Arcivescovile di Milano ebbe inizio con la prima sessione il 13 gennaio 1899 presieduta dallArcivescovo Card. Andrea Ferrari e dedicata agli adempimenti legali introduttori; quello rogatoriale della Curia Vescovile di Lodi il 3 maggio 1899 con la prima sessione presieduta dal Vescovo Mons, Giovbattista Rota per gli stessi adempimenti; il processo rogatoriale della Curia Vescovile di Bergamo tenne la prima sessione il 10 febbraio 1899 davanti al Vescovo Gaetano Camillo Guindani per gli adempimenti procedurali. A questo tribunale si chiedeva soltanto di raccogliere la deposizione come teste P. Arsenio da Brescia, degente come infermo grave nel convento cittadino, cosicch giudicando che non cera bisogno di convalide da parte di altri testimoni data lautorevolezza e la perfetta cognizione concluse rapidamente il processo: lo stesso giorno Padre Arsenio inizi la sua deposizione e la concluse nella terza sessione del 21 febbraio. Nella quarta ed ultima de 7 aprile 1899 il giudice delegato, Mons. Giacinto Arcangeli vicario generale e vescovo eletto di Asti, pose fine al processo e invi gli atti allEm.mo Card. Arcivescovo di Milano, per mezzo del portatore P. Luigi da Guanzate. A Lodi la raccolta delle deposizioni dei testi si concluse il 7 novembre 1900 (sess. XXXVIII). Nella successiva del 15 maggio 1901 lo scriba Don Ferdinando Colombo consegn il transunto o copia pubblica autenticata; l8 luglio (sess. XLIV) si concluse la verifica dellesatta corrispondenza dei due testi autentici, e nellultima (20 marzo 1902) il portatore Isaia da Milano ricevette il plico, che consegn alla Cancelleria della Curia Arcivescovile di Milano il girono stesso. Il Tribunale Arcivescovile acquis le carte processuali di Lodi e Bergamo in plichi chiusi e sigillati nella sessione XXVIII del 14 aprile. Nella medesima sessione fu eletto come scriba P. Luigi da Guanzate O.C. per la stesura della copia delle carti processuali del tribunale di Milano. Il transunto fu riconosciuto autentico nella sessione XXXVIII del 28 gennaio 1903. Fu la sessione conclusiva, celebrata davanti al Card. Arcivescovo. In essa fu eletto P. Isaia da Milano come portatore dei plichi sigillati dei transunti originali. Nel verbale si dice genericamente Sacrum Rituum Congregationi sive ejus Reverendo Patre Domino Secretario exibendi (f. 299). Mi pare logico pensare che P. Isaia abbia consegnato il tutto al Postulatore Generale dellOrdine. Questi present il 27 febbraio 1903 i due plichi di Milano e Lodi, chiusi e sigillati, al Cancelliere ed Archivista della Sacra Congregazione dei Riti per liscrizione negli Atti. In forza di un recente decreto di Papa Leone XIII i plichi furono aperti, ne fu fatta copia, che fu dichiarata perfettamente concordante con il transunto autentico. Il Postulatore doveva pur disporre di una copia, per prendere visione del Processo, studiarlo, per poi seguire la Causa presso la Congregazione. Solo il 7 novembre dellanno successivo 1904 il Cancelliere rilasci testimonianza dellacquisizione. A questo punto, con la consegna del transunto alla Sacra Congregazione penso che si possa ritenere concluso il Processo diocesano in tutte le sue fasi. 9. Una causa che non va avanti 1) Documenti ufficiali Cf. Acta et decreta causarum beatificationis et canonizationis o.f.m.cap. ex regestis manuscriptis SS. Rituum Congregationis ab anno 1592 ad annum 1964. Cura et studio p. Silvini a Nadro  HYPERLINK http://O.F.M.CAP.Doctoris O.F.M.Cap. doctoris in lure canonico. Rom, apud Postulationem Generalem O.F.M.Cap. Mediolani, Centro Studi Cappuccini Lomibardi, 1964, pp. 298-300: 46 - S. D. Carolus Ab Abbiategrasso, Sac. Prov. Langobardicae (1825-1859) (62). Mediolanen. seu Lauden. Natus est Dei Servus in loco Abbiategrasso, Mediolanensis dioeceseos, die 30 augusti 1825 eodemque die in ipsa paterna domo, ob mortis periculum, baptizatus fuit nomenque Cajetani Antonii ipsi impositum fuit. Parentes eius Carolus Vigevano et Iudith Golzi, humiles nec divites, sed christianis virtutibus vere praediti, filium in timore Domini erudierunt. Inde a pueritia Servus Dei non dubia pietatis et charitatis praebuit indicia. Ad altiora vocatus, inter Capuccinos recipi instanter petiit; voti compos factus seraphicum habitum induit die 8 novembris 1852 in coenobio SS. Annuntiatae; at infirmae valetudinis causa aliquot post menses novitiatum relinquere coactus est. Postea tamquam tertiarius receptus est in conventu S. Victoris Mediolanensis civitatis, et tandem denuo uti novitius clericus die 29 martii 1854 novitiatum inchoavit et perfecit in eodem coenobio, ex apostolica dispensatione. Insequenti anno die 30 martii solemnem emisit professionem. Die 26 decembrls 1855 sacerdotio auctus est. Anno 1858 ad conventum oppidi Casalpusterlengo, intra laudensis dioeceseos flnes, mittitur; ibi adest celebre B. Mariae Virginis sanctuarium. Fervens fuit eius pietas, ardens in Deum et proximum charitas, illibata castitas, altissima paupertas, profunda humilitas, dira poenitentia. Servum suum fidelem clarificavit Deus signis et supernis donis. Phtisi consumptus ibidem mortuus est die 21 februarii 1859. Fama sanctitatis eius in dies percrebuit ita ut de introducenda eius causa beatiflcationis agi coeptum sit. Anno 1899 in curiis ecclesiastica Mediolanensi et Laudensi inchoati sunt processus ordinarii inf ormativi super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum in genere, qui anno 1903 rite clausi Romam delati sunt. 1903 die 27 februarii: indultum aperitionis processus ordinarii super fama sanctitatis vitae in genere. Mediolanen. seu Lauden. Romam delatus et in actis S. Rituum Congregationis exhibitus est processus ordinarius informativus super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum in genere praedicti Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso, sacerdotis professi Ord. Mm. S. Franc. Capuccinorum. Hinc rmus dnus Bernardus M. Nardi, episcopus titularis Thebanus et eiusdem Ordinis Postulator Generalis, a SSmo Dno Nro Leone PP. XIII humillime flagitavit ut ad eiusdem processus aperitionem rite deveniri queat. Sacra porro Rituum Congregatio, vigore facultatum sibi specialiter ab ipso SSmo Dno Nro tributarum, benigne precibus annuens petitam memorati processus aperitionem concessit, servatis tamen omnibus de iure, stylo et consuetudine servandis. Contrariis non obstantibus quibuscumque. - 1903 die 27 februarii. 1903 die 7 martii: deputatio card. Antonii Agliardi in causae ponentem. Mediolanen. seu Lauden. Quum penes S. Rituum Congregationem pertractanda sit causa beatif. et canoniz. Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso, sacerdotis professi ex Ordine Min. S. Franc. Capuccinorum, rmus dnus Bernardus M. Nardi, episcopus titularis Thebanus et eiusdem Ordinis Postulator Generalis, SSmum Dnum Nrum Leonem PP. XIII humillime exoravit ut aliquem ex emis et rmis Patribus sacris tuendis Ritibus praepositis in huius causae ponentem seu relatorem eligere ac deputare dignaretur. Sacra porro Rituum Congregatio, vigore facultatum sibi specialiter ab eodem SSmo Dno Nro tributarum, emum et rmum dnum card. Antonium Agliardi, episcopum Albanen, in praefatae causae ponentern seu relatorem elegit ac deputavit, cum omnibus facultatibus necessariis et opportunis. Contrariis non obstantibus quibuscumque. - 1903 die 7 martii. 1907 die 23 februarii: decretum super perquisitione scriptorum. Mediolanen. seu Lauden. Quum agendum sit de introducenda causa beatif. et canoniz. Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso, Ord. Mm. S. Franc. Capuccinorum, rmus dnus Bernardus M. Nardi, episcopus titularis Thebanus et eiusdem Ordinis Postulator Generalis, SSmum Dnum Nrum Pium PP. X suppliciter exoravit ut facultates necessarias et opportunas impertire dignaretur ad peragendam ipsius Servi Dei scriptorum perquisitionem in locis a R. P. D. promotore s. fidei designandis et cum eius instructione. Sacra porro Rituum Congregatio, vigore facultatum sibi specialiter ab eodem SSmo Dno Nro tributarum, benigne annuit pro gratia iuxta preces, dummodo in omnibus adamussim servetur instructio ab ipsomet promotore s. fldei apposite tradenda. Contrariis non obstantibus quibuscumque. - 1907 die 23 februarii. Die 2 mai 1907 promotar fidei Alexander Verde dat suam instructionem pro perquisitione scriptorum Servi Dei eamque dirigit archiepiscopo Mediolanensi et episcopo Laudensi. Die 27 septembris 1907 subsignatur instrumentum authenticum perquisitionis scriptorum in curia Laudensi. Post approbationem scriptorum, quae facta est die 9 decembris 1908, nihil amplius auctum est in causa. Die 28 augusti 1932 peracta fuit recognitio corporis. Circa statum praesentem causae referre hic praestat quoddam Promemoria in Archivio Postulationis Ordinis asservatum: La causa del P. Carlo non fermata, ma piuttosto ferma. E ci (secondo il parere di tre avvocati che esaminarono gli atti del processo) non tanto per alcune difficolt che sorgono da varie deposizioni; ma perch listruttoria ottenuta nei due processi (di Lodi e di Milano) troppo scarsa di prove. I testi non furono bene scelti; basta riflettere che su oltre 80 testi, i Religiosi Cappuccini non toccarono la dozzina. Troppo si atteso ad iniziare i processi. Per impiantare solidamente la causa di una vita breve come quella di P. Carlo non si dovevano lasciar correre oltre ventanni dalla morte. Del resto al Signore non mancherebbe modo di supplire alle deficienze umane operando per linvocazione del P. Carlo veri miracoli. Processus Processus ordinarius super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum in genere a. 1899-1903 constructus, in APGC, n. 62, 1, 2, 3. In data 25 marzo 1907 il Vice Postulatore Generale, p. Giuseppe da Carate, scrisse da Roma al Vice Postulatore (non precisato, doveva trattarsi di P. Isaia da Milano) per chiedere notizie sollecitate dal Promotore della Fede, dovendosi far proseguire la Causa del Servo di Dio. Dopo lapprovazione dei pochi scritti del Padre Carlo, avvenuta in data 9 dicembre 1908, niente pi si fatto per portare avanti la beatificazione, non fermata (come leggiamo nel pro-memoria sopra citato) ma piuttosto ferma perch listruttoria ottenuta nei due Processi (di Lodi e di Milano) troppo scarsa di prove. Ecco il testo della lettera del Vicario Generale della curia di Milano al parroco di Abbiategrasso per ricercare gli scritti del Servo di Dio: Curia Arcivescovile di Milano Milano, 31 agosto 1907 R.mo Signore, Non le sar certamente sfuggita 1'ordinanza arcivescovile fatta di pubblica ragione nel Foglio Ufficiale diocesano dell'usc. Mese di agosto, relativa agli scritti del P. Carlo dAbbiategrasso cappuccino, che la S. Sede ordina siano raccolti. Potendo presumersi, che, se tali scritti non mancano, pi numerosi abbiansi a trovare presso la popolazione di codesta parrocchia, che fu la patria del P. Carlo, interesso il ben noto zelo della S.V. perch voglia anche dal pulpito invitare i fedeli ad esibire detti scritti, qualora ne fossero in possesso. Gradir di conoscere in seguito quail siano stati i risultati della pratica, anche all'uopo di poter meglio corrispondere agli intendimenti della S. Sede. E con ogni ossequio Il Vicario Generale R.mo D. Stefano Balconi Al Prop. Parroco di S. Maria N. in Abbiategrasso Analogo decreto fu emanato dal Vescovo di Lodi Mons. Battista Rota relativamente alla raccolta degli scritti di Padre Carlo in data 22 luglio 1907. 2) Grazie attribuite alla intercessione di P. Carlo (Annali francescani 1. 1. 1908 p. Isaia da Milano) Lattesa a Casale, nel Lodigiano ed oltre, di notizie da Roma, di come andava la Causa iniziata, era viva. Era alimentata di volta in volta dalla presenza in convento di tre Religiosi che avevano avuto una parte di primo piano nella fase dei Processi Diocesani (P. Giustino da Lovero, gi compagno di Padre Carlo, Vicario; P. Ildefonso Aliverti, che aveva raccolto e raccoglieva testimonianze; P. Isaia, gi Vice Postulatore, Guardiano); dal ricordo degli avvenimenti di pochi anni prima (la trionfale traslazione delle reliquie di Padre Carlo dal cimitero al santuario; la convocazione di numerose persone del paese al Processo diocesano con il relativo rinverdire del ricordo di Padre Carlo, delle sue opera straordinarie e delle grazie ottenute per sua intercessione dopo morte); dalla abituale frequenza di numerosi devoti ai piedi della venerata immagine della Madonna dei Cappuccini e alla tomba del suo Servo fedele; ma soprattutto dai miracoli o grazie stroardinarie delle quali si veniva man mano a conoscenza. Alcuni sono gi stati ricordati, fino a ridosso della conclusion del Processo Diocesano. Seguono anni dei quali non possiamo presentare alcuna documentazione. Labbiamo invece per gli anni 1906-1907, grazie ad un articolo di P. Isaia da Milano datato Lodi 20 settembre 1907: Alla domanda di molti devoti ed anche di distinti personaggi di Milano, di Lodi, di Abbiategrasso, di Casalpusterlengo ecc ecc che mi fanno pur sapere a qual punto si trovano a Roma I processi di Beatificazione del nostro Servo di Dio, P. Carlo dAbbiategrasso, non posso far altro rispondere che il tutto ancor si trova sub judice della Sacra Congregazione dei Riti Posso per dire che il Servo di Dio fa continuamente sentire la sua potente voce taumaturga Bisognerebbe infatti aver dimorato alcun poco nel Santuario dei Cappuccini di Casalpusterlengo, ove sta il suo sepolcro, per vedere quanto si mantenga ancora viva la divozione al Servo di Dio. Vedrebbero gli egregi lettori degli Annali, la commovente manifestazione di fede sia negli ammalati che intraprendono lunghi e faticosi viaiggi per dimandar grazie, sia nei graziati che vi ritornano per sentimenti di gratitudine ad offrire doni e i voti della riconscenza, sia nei numerosi pellegrini che insistentemente ivi fanno ressa per avere limmagine del Padre Santo, una sua reliquia o almeno una particella di bambagia nella quale furono avvolte le sue ossa; e tutti prima di ripartire vogliono con pannolini, rosari ed altri oggetti toccare la pietra che ricopre il suo sepolcro. Dopo laccenno interessante al modo con cui si esprimeva la devozione dei fedeli, larticolista riporta la serie di guarigioni attribuite allintercessione del Servo di Dio in meno di due anni: Doldi Anna di anni 8, abitante nella cascina Ridotta di Capergnanica (Crema), nel 1906 era affetta da meningite e data come spedita da tre medici: dietro consiglio di un Cappuccino di Crema i genitori fecero una novena a Padre Carlo confidando nella sua protezione; con meraviglia di tutti videro nellottavo giorno la bambina migliorare in modo da incominciare ad alzarsi dal letto ed in pochi altri giorni rimettersi in perfetta salute. Da grave artrite alle gambe era travagliato un bergamino della cascina Gorghi di Secugnago da due anni. Molte volte non riusciva a muovere un passo. Si raccomand al Servo di Dio e dopo due novene ottenne la desiderata guarigione. In unaltra cascina dello stesso Comune una giovane, che a stento e con dolori poteva muovere una gamba (forse in seguito a una febbre tifoidea), si rivolse al Servo di Dio ed ottenne la medesima grazia. Alla Cassinarda del medesimo Comune una certa Fornari Antonia, dopo aver ricorso per due anni ai medici a causa di una grave malattia agli occhi, quandera gi in procinto di perdere totalmente la vista, si rivolse a Padre Carlo con una novena e alla fine di questa si rec al santuario sulla tomba per ringraziarlo della guarigione ottenuta. Pezzini Maddalena di anni 46, di Castiglione dAdda, fu liberata senza dolore da un carcinoma mammellare che la travagliava acerbamente da nove anni. Padre Adeodato di Piacenza, carmelitano scalzo, nel marzo 1907, chiese imagine, preghiera, reliquia di Padre Carlo per un suo confratello converso, Fra Massimo, che soffriva di artrite tramutatasi in gotta da 15 o 16 anni, e aveva trovato un grande giovamento da dieci giorni, appena terminate una seconda novena al Servo di Dio. Cominciava la terza, nella speranza di essere guarito. A Torino due coniugi di famiglia benestante vennero accusati di un omicidio avvenuto ad ora tarda della notte nelle vicinanze della loro casa. Si raccomandarono a Padre Carlo e attribuirono alla sua intercessione la grazia della assoluzione in Corte dAssise. In Lodi il giovane Soldi Carlo, di anni ventuno, fin dai tredici anni era affetto da gravissima osteoperiostite del bacino. I medici non avevano potuto alleviare menomamente i suoi dolori, ritenevano anzi che n medicina n chirurgia avrebbro potuto arrestare la corsa fatale: era questione di tempo. I parenti pregavano insistentemente Dio e la Vergine SS.ma, e una zia condusse al santuario il giovane, accompagnato dalla madre e dalla sorella. Pregarono Padre Carlo, fecero impartire una benedizione con il Santissimo Sacramento, fecero voto di ricondurlo dopo la guarigione. Il giovane non ebbe pi il minimo disturbo. Due anni dopo si recarono al santuario per adempiere al voto, consegnarono una memoria scritta e la dichiarazione del medico curante dott. D. Paperini: Quando ogni speranza di guarigione pareva perduta, il malato cominci a migliorare e il miglioramento continu rapido, progressivo, fino alla guarigione inaspettata e duratura. Inaspettata perch sopraggiunta quando sembrava follia lo sperare, duratura perch da due anni non ha pi il malato accusato il pi piccolo disturbo inerente alla malattia sofferta. Lattestato portava la data del 20 sett. 1907. A testimonianza di una fama e di una devozione esistenti non solo in luoghi vicini come Secugnago (paese legato al Servo di Dio fin dai mesi della sua presenza a Casalpusterlengo) e Castiglione dAdda, ma anche a Lodi e nella pi lontana Torino. Larticolo datato Lodi 20 settembre 1907, fu pubblicato in Annali francescani, periodico del TerzOrdine, nel numero del 1 gennaio 1908 con il titolo Defunctus adhuc loquitur, p. 491-495 a firma di Fr. Isaia, il quale aggiunge una postilla: Fortunata la Diocesi di Lodi che nei suoi confini racchiude una dei pi celebri santuari del mondo cattolico ove si custodiscono le ossa dun Santo Cappuccino, e sollecita a risvegliare linvitta fede e a concorrere generoso ad ultimare la splendida nuova via che dal borgo di Casale immette direttamente al Luogo Santo, alla tomba venerata (ibid., p. 495). Di molte altre grazie si riferisce nellinserto del bollettino del Santuario e nei quadernoni presso la tomba. 3) Archivio di Padre Carlo dAbbiategrasso (Casalpusterlengo, ArchPC, Cart. n. 20: Beatificazione di P. Carlo. Tutto il Processo storico a partire dallanno 1908) Anno 1908? M.R.P.Isaia, le spedisco un ragguaglio della grazia fatta da P.Carlo Cappuccino di Abbiategrasso, qui ai Sabbioni. Essendo io stato chiamato a benedire una ragazzetta di 5 anni, e vedendola ammalata gravemente, diedi una reliquia del P.Carlo di mettergli al collo, e gli facessero una novena. La ragazzetta di 5 anni si ammal alla met di gennaio. In prima di polmonite, passato qualche giorno la malattia si volt in tifo; di poi in meningite. Di modo che il Sig. Dottore di condotta non dava pi nessuna speranza di guarigione. Si deve poi notare che chi lassisteva, mi dissero che dal primo giorno che si ammal, in fino al giorno che guar non ha mai parlato. Era cos aggravata dal male, che si agitava continuamente da tal nervoso e convulso, che tutta si contorceva e ci volevano due persone continuamente accanto che la curassero perch non saltasse fuori dal suo letticiuolo. Ma venuto il 15 di febbraio, con meraviglia di tutti, la ragazzetta salt fuori dal suo letticiuolo sana e salva. E quello che pi, senza restargli nessuna imperfezione. Che il Sig. Dottore in vederla ebbe a dire pi volte a quelli di casa: quella ragazzetta un vero Mos salvato dalle acque. O aspettato fin ora a scriverle, per verificare sempre pi la sua guarigione. Ed io attesto che essendo andato in sua casa il giorno 9 agosto, la vidi questa ragazzetta a corrermi incontro, tutta allegra domandandomi la medaglia. Il nome del Dottore di condotta Segalini Angelo. Il nome del suo Padre: Poloni Giovanni. Il nome della sua Madre: Mileti Domenica. Il nome delle due donne che lassistevano: sua Madre e laltra Cremonesi Angela. (seguono le firme, 10 con i vicini). NB. Il fatto narrato due volte. Alla seconda si aggiunge: in fede Padre Fedele, Cappuccino da Brivio. Anno 1908 R.P.Guardiano, credo bene farle noto una nuova grazia, o miracolo, fatto per lintercessione del Padre Carlo Cap. da Abbiategrasso. Chiamato a benedire una fanciulla, vidi in quella casa un pianto di compassione. Era infatti, la poverina, moribonda e spedita da tre medici: dal Dott. Spagnoli Giuseppe di Crema, dal Dott. Ragazzi Giovanni di Crema, dal Dott. di condotta Bassi Giuseppe di Ombriano che disse: Io ti ordino questa medicina, ma potete non prenderla, perch gi moribonda. Dopo daverla benedetta, gli consegnai la reliquia del Padre Carlo, dicendogli che avessero fede, e P.Carlo gli poteva fargli la grazia, con dirgli anche che facessero una novena di 9 Pater, Ave e Gloria al P.Carlo. Infatti questa ragazza, di 8 anni (era lanno 1906) era ammalata di meningite e moribonda. Lottavo giorno della Novena incominci a levarsi; e guar da tale malattia senza imperfezioni; e guar cos perfettamente che non ha pi sofferto niente. Incontrandomi con sua madre, che teneva a mani una fanciulla, mi disse:Padre, eccola qui quella mia figlia, che mi ha benedetta due anni or sono dal giugno 1906, tutta giuliva e sana, con il libro di scuola in mano,che studia allegramente. Il nome del Padre Doldi Fermo. Il nome della Madre Doldi Maria. Il nome della figlia Doldi Anna. Il nome del paese Cascina Ridotta, sotto Capergnanica (Crema). Padre Fedele Cap. attesta. Anno 1910 Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di S. Carlo in Lombardia.- Primo Semestre (Milano, Premiata Tipogr. Pont. Ed Arciv. S. Giuseppe via S. Calocero, 9 1910): 21-2-1859 Casalpusterlengo. P. Carlo Vigevano dAbbiategrasso. Sacerdote. Perfetto imitatore del P. San Francesco; le sue virt commossero la Lombardia tutta e parte del Piemonte; i popoli in folla correvano a Lui e ne riportarono grazie tali che la stessa incredulit ne rimase attonita. Mor in concetto di santit e ne gi introdotta la causa per la sua beatificazione. La sua vita fu nascosta con Cristo in Dio. Anno 1913 Un'altra grazia fatta dal Padre Carlo Cap. Nel mese di giugno vera qui ai Sabbioni ed Ombriano una specie di peste contagiosa contro i fanciulli dai 2 ai 5/6 anni; la quale in otto giorni li conduceva al sepolcro. Questa malattia consisteva: in prima apparivagli sulla faccia e sul corpo la scarlattina; ed insieme di soppiatto la polmonite anche doppia, di modo che questi poveri fanciulli , con tutte le cure che il medico poteva applicare, non cera mezzo di salvarli. Il Sig. Lodi Andrea, qui dei Sabbioni, aveva quattro figlie e un figlio; i due ultimi, dellet di 10 mesi luno e 4 anni laltro, lun dopo laltro il morbo glieli tolse. Dopo otto giorni la figlia ultima di 6 anni si ammal anchessa dello stesso male, e fatti venire due medici per visitarla e farne il consulto della malattia, dissero che era in stato grave. I suoi genitori mi domandarono di benedirla e gli raccomandai di metterle al collo la reliquia di P.Carlo e fargliene una novena. Appena che io ero partito, cos ella mi disse, questa povera sua madre vedendo che perdeva anche questa, come fuori di s alza le mani e gli occhi al cielo ed esclama: Oh Padre Carlo! Oh Padre Carlo! Fammi questa grazia, salvami almeno questa, ecc. Dopo due ore, ecco che la figlia rinvenne e cominci a star bene: e dopo due o tre giorni lebbe sana e salva. Ed io stesso attesto che, essendo andato in sua casa il giorno 6 agosto, la vidi questa ragazzetta a corrermi incontro colle altre due sorelline tutta allegra, domandandomi la medaglia. In fede, Padre Fedele Capp. Da Brivio. (Seguono le firme dei 2 medici e dei genitori. Nelle firme il cognome per non Lodi, ma Doldi). Anno 1919 Il sottoscritto dichiara daver ottenuto per mezzo del Padre Carlo da Abbiategrasso la guarigione di sua malattia, che avvenne in questo modo. Io mi sono ammalato il 13 marzo 1919 di polmonite doppia, pleurite e bronchite. La malattia dur 5 giorni; dopo i quali il medico non mi dava nessuna speranza di guarigione e quasi spedito. Ora io sentendo questo dal medico pensai a mettermi al sicuro col ricevere anche gli ultimi Sacramenti per assicurarmi alla buona morte: Con tutto ci sentendo in me ancora una speranza di guarigione con ricorrere ad un medico spirituale, cio al Padre Carlo Cappuccino con confidenza; che mentre fece anche tante grazie a tante altre persone, la farebbe anche a me, col darmi la guarigione. Io feci, dunque, la Novena a questo Padre Carlo Cappuccino, con tutto amore confidenza; e con tutta mia consolazione e contento, sullultimo giorno della Novena, mi sentii bene, e quindi guarito perfettamente. Ed allora in poi mi sento veramente bene. In fede Margheritti Fiorenzo di Crema Ombriano Sabbioni 23/4/1919 Tutta lintera famiglia Riboli espone la sua riconoscenza al B. P. Carlo Cappuccino per la grazia ottenuta, cio limmediata guarigione del proprio congiunto Mario, spedito dal Medico con broncopolmonite. Con somme grazie, la famiglia Riboli 4) Grazie o miracoli post mortem di P. Carlo dAbbiategrasso (Archivio Provinciale Cappuccini Lombardi APCL) Grazie o miracoli post mortem P 1105/029 (ex cartella 05 doc. 39 [il 38 manca anche nel vecchio catalogo]) 01.09.1898 Giovanni Maraschi [cognome scritto in modi un po diversi] testimonia guarigione figlia Luigina: il nome si ricava da alcuni foglietti uniti. P 1105/030 (ex cartella 05 doc. 40) su un fogliettino piccolo guarigione di Rosa Zanarini P 1105/031 (ex cartella 05 doc. 41) scritto sull8a di un fascicolo a stampa: note di 4 grazie senza nessuna formalit giuridica. Il fascicolo contiene: Appello pel ristauro ed abbellimento del Santuario della Madonna presso Casalpusterlengo, nella Diocesi di Lodi firmata: Casalpusterlengo, 9 Giugno 1895 F. Lorenzo Crespi da Milano Ministro Provinciale dei Cappuccini con altre scritte e foto santuario, p. 6 + 2 non numerate P 1105/032 (ex cartella 05 doc. 44) sono raccolti, in modo veramente informale, 3 grazie P 1105/033 (ex cartella 05 doc. 45) 09.09.1899 Don Carlo Coppa parroco di Busnago testimonia guarigione di una madre inferma duna grave malattia P 1105/034 (ex cartella 05 doc. 46) 04.11.1899 Don Carlo Coppa scrive a p. Bonaventura in risposta ad una sua del 05.10 (che manca). Non si capisce se la guarigione sia la stessa di P 1105/033. Dice che, pur essendo una grazia speciale, non pu essere considerata miracolo P 1105/035 (ex cartella 05 doc. 47) in modo informale e breve vengono narrate 2 grazie post mortem e 1 in vita P 1105/036 (ex cartella 05 doc. 48) 20.09.1907 Don Daniele Passerini [incerto il cognome] testimonia grazia in favore di Carlo Sordi. Unito foglietto con minuta P 1105/037 (ex cartella 05 doc. 48a) 16.03.1908 Sac. Fr. Adeodato della Croce carmelitano scalzo di Piacenza, parla di miglioramenti di un confratello giunto alla 3a novena. Chiede reliquie e immaginette P 1105/038 (ex cartella 05 doc. 49) P. Fedele Sironi da Brivio testimonia grazia per Anna Doldi P 1105/039 (ex cartella 05 doc. 50) P. Fedele Sironi da Brivio testimonia 2 distinte grazie in favore di Agostina Piloni e Agostina Doldi P 1105/040 (ex cartella 05 doc. 51) 26.08.1913 P. Fedele Sironi da Brivio testimonia 2 distinte: per la prima trascrive il testo precedente con alcuni particolari mutati e invece di chiamare la guarita Agostina Doldi la chiama Agostina Lodi. La seconda grazia riguarda Angela Poloni. Sembra che in queste grazie P 1105/038-40 ci sia un po di confusione. P 1105/041 (ex cartella 05 doc. 52) Margherita Fiorenza di Crema Ombriano testimonia grazia ricevuta P 1105/042 (ex cartella 05 doc. 53) 23.04.1919 famiglia Riboli testimonia grazia per Mario Riboli P 1105/043 (ex cartella 05 doc. 54) 08.09.1939 Cesarina Buttaboni testimonia grazia ricevuta P 1105/044 (ex cartella 05 doc. 55) lettera di 4 pagine, ma incompleta, scritta dalle suore cappuccine di Capriate. Solo al termine della parte si accenna ad una grazia attribuita a p. Carlo P 1105/045-046 (ex cartella 05 doc. 56-57) semplici appunti P 1105/047 (ex cartella 05 doc. 58) Elisabetta Luraschi Perversi: narra della figlia guarita, ora chiede grazia per s P 1105/048-051 (ex cartella 05 doc. 59, 60, 61, 61a) Foglietti informali di grazie P 1105/052-053 2 buste di lettere Altre guarigioni post mortem si trovano (senza pretesa di completezza) in P 1105/023 p. 17-19, 31; P 1105/24 f. 04r.v., f. 05r.v., f. 08r., p. 09-12, 14-15 Reliquie P 1105/054 (ex cartella 02 doc. 15) Pezzetto di abito, con autenticazione, donato da Dino Bono P 1105/055 (ex cartella 02 doc. 16) Pezzetto di soprabito, in busta semplice, che p. Idelfonso Aliverti ricevette dalla famiglia di p. Carlo. Parla di altre parti dello stesso vestito distribuite al vescovo e ad altri P 1105/056 (ex cartella 02 doc. 17) 07.02.1945 testimonianza piuttosto incerta di p. Agatangelo Calvi da Milano circa la rotula di un ginocchio di p. Carlo usata come reliquia P 1105/057 (ex cartella 02 doc. 18) Varie dichiarazioni (senza autentiche) riguardanti la cassa di legno e i sandali di p. Carlo P 1105/058 (non registrata nel vecchio catalogo) 24.04.1985 p. Serafico Lorenzi, archivista provinciale al Sig. Italo Farina di Casalmaiocco, manda reliquia ottenuta per contatto. Altre due reliquie, non catalogate nel vecchio: P 1105/140 Regola e testamento del serafico padre s. Francesco [unite Costituzioni dei cappuccini], Tipografia Boniardi-Pogliani di Ermenegildo Besozzi, Milano 1851. p. 229. una di quelle regole che i frati portavano nellabito. Che sia appartenuta a p. Carlo scritto sul primo foglio. Un foglio manoscritto di p. Gaetano Ardemagni da Borghetto Lodigiano 1942 testimonia che trov questo libro tra quelli di scarto del convento di Crema. Unito altro foglio che lo avvolgeva. P 1105/141 Scatoletta trovata tra le cose appartenute a f. Raffaele Perego. Allinterno con busta a stampa con riproduzione del sigillo dellOrdine: Legno della cassa del servo di Dio Padre Carlo M. da Abbiategrasso cappuccino. 5) Vita del Servo di Dio di P. Idelfonso Aliverti (cap. XXI: Pioggia di grazie, pp. 235-254) P. Aliverti ha una parte importante in questa voce. Sembra che abbia avuto lincarico di raccogliere in luogo (Casalpusterlengo) la documentazione delle grazie attribuite alla intercessione di Padre Carlo durante il primo Processo, o vi si dedic spontaneamente per ammirazione. Essendo lopera alquanto discussa nellambito Cappuccino, necesario ricostruire i vari strati della sua ricerca e collocarli cronologicamente, per distinguere lopera del ricercatore da quella dello storico. La Vita fu infatti pubblicata dopo la sua morte, nel 1945, con la rielaborazione di altre mani. Questo lavoro si potr fare forse in seguito, essendo possibile la consultazione del materiale originale esistente nellArchivio della Provincia dellOrdine. In considerazione dellurgenza di presentare questo capitolo 9, mi limito a riprodurre i dati minimi. Tralascio quelli assegnati a prima della traslazione dei resti mortali di Padre Carlo al Santuario e agli anni del Processo, perch vanno confrontati con quelli del cap. 5 Lavvallo divino in una nuova pioggia di grazie ed eventualmente ivi innestati tra quelli testimoniati nel primo Processo. Riporto miracoli presunti e grazie non ancora registrate: Francesca Ferrari, guarita da febbri alte dichiarate inguaribili al termine di una novena iniziata il 5 maggio 1898 (n. 15, p. 244). Calza Rosa in Sfondrini di Zorlesco ammalata di febbri alte inguaribili, guarita con terra prelevata dalla tomba ancora scoperchiata nel cimitero il 2 agosto 1898 (n. 16, p. 244); Tagliabue Giuseppe di Monza, ridotto a uno scheletro per deperimento causato dallavversione ad ogni tipo di cibo, nellaprile 1899. Dietro suggerimento di un amico, Angelo Pesatori di Casalpusterlengo, inizi una novena, e alla fine si trov guarito (n.18, p. 245); Novati Angela di Casale, una bambina di 12 anni, a fine maggio 1899 caduta da un pianerottolo, tra un grosso trave e le bocce sparse sul terreno, senza alcun danno per linvocazione a Padre Carlo istintivamente elevata dai genitori presenti al fatto (n. 20, pp. 246-257); Bramini Giovanna di Casalpusterlengo risanata il 2 agosto 1898, al termine di una novena, da dolori atroci a un orecchio (n. 21, p. 247-248); Monaco Giovanna in Brusca nello stesso giorno 2 agosto, al termine di una novena, guarita dai danni di un colpo di sole che laveva privata completamente delludito e della vista (n. 22, p. 248); Gatti Maria di nove anni, residente a Villavesco, colpita da polmonite ed etisia, data per spedita dal medico, guarita al termine di una novena nel dicembre 1898, tenendo sul petto un po di terra prelevata dalla madre sulla tomba vuota di Padre Carlo nel cimitero (n. 23, p. 248); Moroni Giovanni della stessa parrocchia di Villavesco, soggetto ad attacchi di epilessia e slogato in modo da non potersi reggere. La madre nel mese di maggio 1898 si rec al santuario, preg sulla tomba di Padre Carlo, prelev poca terra alla tomba del cimitero. Tornata a casa inizi la novena, e al terzo giorno il ragazzo fu perfettamente guarito (n. 24, p. 248); Plodari Martina anchessa di Villavesco, da sei mesi affetta di tumore o peritonite, si raccomand per mesi a Padre Carlo, e il 28 agosto 1899 si trov improvvisamente risanata. Le tre guarigioni sono confermate dal parroco locale Don Angelo Rognoni e da Don Gaetano Marchesi del luogo (n. 25, p. 248-249); Filippazzi Carlo, un bimbo della frazione Barattieri della parrocchia di Cascine, rachitico, con deboli gambe contorte, con sporgenze gibbose sul petto e sulla schiena. Fu raccomandato dalla mamma a Padre Carlo nei giorni della traslazione, fece una novena e al temine il bambino si mise a camminare e a correre, e tutto il corpo ritornava alla normalit (n. 28, p. 250-251); Visigallli Francesco di Casalpusterlengo di anni tredici, che da quattro era tormentato da acuti dolori al basso ventre, nonostante medici ospedali medicine, guar perfettamente al temine di una novena, sul finire del 1899. Non ebbe pi alcun dolore (n. 29, p. 251); Il figlioletto di Romeo Ferrari di Codogno guar improvvisamente nel giugno 1898, al terzo giorno della novena che stavano facendo i genitori (il padre era di poca religione). Per la prima volta il bambino incominci a parlare, si lev dalla culla (aveva un anno e mezzo) e non ebbe pi dolori (n. 30, p. 251-252); Il ragazzo Paolo Fasoli di Casalpusterlengo, con un ginocchio fracassato e incurabile, risanato e ritornato alle condizioni normali dopo una novena, nel dicembre 1898. Dovrebbe corrispondere al giovanetto di cui nella deposizione di P. Atanasio di Busto Arsizio, che per non ricorda il nome (Proc. Laud., f. 140v-141; n. 31, p. 252); Ricchini Pierina in Ricchini Pietro della SS.ma Annunziata di Borno, ridotta in fin di vita dopo il parto di due gemelli, ricevuti gli ultimi Sacramenti. Dietro linvito di un Padre Cappuccino che la unse con bambagia che aveva toccato le ossa di Padre Carlo, incominci una novena e quando la termin era guarita. Ritorn alle sue mansioni di mamma (n. 32, p. 253. Lepisodio riportato negli Annali Francescani, n. 16, nov 1907, p. 705); Aldo Bavesi residente a Milano, un giovane di 28 anni, a letto gravissimo per polmonite e ascesso polmonare, con respiro comatoso. Fu raccomandato a Padre Carlo sulla sua tomba nel santuario il 25 febbraio 1935 dal fratello Giuseppe dietro consiglio di Bernardino Salamina di Casalpusterlengo. Al ritorno a Milano, constat il miglioramento, che continu nei giorni successivi, fino a riprendere il lavoro normale nel giro di pochi mesi (n. 33, p. 253-254). P. Aliverti conclude il capitolo e la Vita (seguono le appendici) con un richiamo ai confratelli Cappuccini e ai fedeli delle diocesi di Lodi e Milano e in particolare di Casale al dovere di riparare qualche freddezza e negligenza di questi ultimi decenni col rinnovare il fervore di fede e di devozione dei loro antichi padri verso questo loro grande benefattore (p. 254). Lo stesso P. Aliverti, o chi mise mano alla redazione definitiva, oper una scelta del materiale documentario tuttora conservato nellAPLC (pp. 13-16 dei Manoscritti riguardanti P. Carlo dAbbiategrasso), nel quale grazie e miracoli operati post mortem sono una cinquantina. Nella Cronaca del convento: 1933, 15 ottobre. La signorina Tonani Santina, affetta da forte esaurimento nervoso, per cui non poteva continuare i suoi studi e sostenere gli esami, fa devozione al P. Carlo con una novena, ed ottenne in pochi giorni la guarigione e cos pot subire gli esami e studi. Riconoscente venuta a deporre la grazia e a ringraziare Padre Carlo (P. Giovita capp.). 6) Qualche fiammata, che per non fa progredire la Causa COLLEGIO DI S. LORENZO DA BRINDISI VIA BONCOMPAGNI, 71 ROMA, 3 maggio 1914 M. R. P. Osso mo, Fino dall'anno scorso, e a pi riprese, avevo pregato il M. R. P. Provinciale di cost a presentarmi un Religioso al quale affidare 1'incarico di raccogliere tutte le notizie anche le pi minute riguardanti la vita dei due Servi di Dio Carlo da Abbiategrasso e Innocenzo da Berzo. Ne ebbi sempre risposte di dilazione. Venuto a Roma il P. Galdino pensai the sarebbe stato al caso, e che egli sarebbe stato pi libero di V. P. M. R., per andare in giro per i processi e per le ricerche, e quindi avutone favorevoli informazioni dal M. R. P. Provinciale, l'ho nominato Vice Postulatore. Questa nomina non annulla le antecedenti e quindi rimane anche la P. V. M. R. Vice Postulatore e vivamente La prego di cooperare col nuovo, al buon esito delle cause di codesta Provincia. Entro il mese saranno pronte le istruzioni per il Processiculus Diligentiarum nella Causa di Innocenzo da Berzo, ed il nuovo Vice Postulatore verra dalla P. V. M. R. per avere indicazioni e schiarimenti e spero che Lei si prester ad aiutarlo e a rendergli pi facile il compito affidatogli. Ho voluto renderLe ragione di questa nomina, affinche non sia fatta oggetto di sinistre e poco benevole interpretazioni. Gradisca intanto i miei pi affettuosi ossequi, che partecipo pure a codesti carissimi Padri, mi raccomandi al Signore e mi creda. Suo aff. mo confratello Padre Giuseppe Antonio Bussolari da S. Giovanni in Persiceto Postulatore Generale Questa lettera indirizzata a Padre Isaia Guzzetti da Gerenzano, Vicepostulatore ( 17 .09.1922). Si parla della nomina di Padre Galdino Garzonio da Mezzana Superiore (VA) come secondo Vicepostulatore delle Cause di Beatificazione dei Servi di Dio Carlo da Abbiategrasso e Innocenzo da Berzo). Qualche anno dopo, nel 1922, viene annotato nella Cronistoria del convento: Laltare vicino al pulpito, e cio a sinistra dellaltar maggiore, venne fin dal principio lasciato libero per dedicarlo a P. Carlo dAbbiategrasso quando fosse elevato agli onori degli altari. Ma svanite le speranze, P. Isaia vi pose un piccolo quadro della B. Martinengo. Fin dal principio: cio, quando furono edificate le cappelle del lato sinistro, anni 1892-1893. Svanite le speranze: proprio anche da parte del Guardiano e Vice Postulatore, P. Isaia, figura di primo piano nei Processi Canonici di Milano e Lodi! Eppure nel Martyrologium Fratrum Minorum Provinciae Mediolanensis sar scritto, pochi anni dopo: (21 feb.) Nono Calendas Martii. Casalispusterlengi, Servi Dei Caroli Vigevano ab Habbiategrasso, Sacerdotis et confessoris ex Ordine Minorum Capuccinorum, cuius vita abscondita cum Christo in Deo, ab omnibus, etiam incredulis, magni semper est habita. 7) Per Padre Carlo una cappella nel santuario Una ripresa forte della devozione al Servo di Dio fu prodotta dalle grandiose celebrazioni della seconda Incoronazione della Madonna, effettuate nel 1930, nel 150 anniversario della prima. Si ripeteva quanto successo alla fine dell800, quando dopo i grandi lavori di ampliamento, abbellimento e arredamento del Santuario, si decise: bisogna portare qui i resti umani di Padre Carlo. Scrive Mons. Bramini: Condotti a termine i restauri del Santuario, i Cappuccini pensarono che fosse ormai venuto il momento di soddisfare al desiderio vivissimo dei Casalesi di togliere dal cimitero comune le venerate spoglie del Servo di Maria, Padre Carlo dAbbiategrasso, il cui ricordo dopo quasi quarantanni dalla morte era in tutti ancora vivente e palpitante. E passa ai suoi giorni (1930): Mentre scriviamo la causa del Servo di Dio Padre Carlo pare assopita e il venerato apostolo di Maria, Gloria del nostro santuario e della nostra Casale, pare sia dimenticato. Occorre che la sua memoria sia ravvivata, che pellegrini e Casalesi si prostrino a pregare sulla sua tomba per invocarne lintercessione nelle loro necessit; occorre pregare Dio, che mirabile nei suoi Santi, perch lo glorifichi ad onore della Madre sua Maria di cui Padre Carlo stato il servo fedele e lapostolo ardente. La Madonna di San Salvatore affretti il giorno nel quale le ossa benedette di Padre Carlo, tratte dal silenzio della tomba, possano essere posate sul Suo altare. La Cronistoria del convento riporta: Durante lestate del 1932 la Famiglia Religiosa, con a capo il guardiano, discusse sulla opportunit di riesumare le V. Ossa e collocarle in pi degno luogo, togliendole dal sottosuolo. Il M.R.P. Valdimiro da Grignano, Provinciale, approv il disegno, dicendo: S, lo si deve fare, dintesa con lAutorit Diocesana. Purtroppo P. Carlo noi labbiamo un po dimenticato. Se ne parl quindi al Vescovo, Mons. Calchi Novati, il quale fu felicissimo di accordare i debiti permessi, promettendo che nella occasione farebbe lui stesso la Canonica ricognizione del corpo in una data da stabilirsi. Ma, dove collocare le Ven. Spoglie? In fondo alla chiesa, a destra di chi entra, eravi una stanzetta adibita a ripostiglio. In un pomeriggio di luglio, dopo la consueta visita al SS. Sacramento, tutta la Famiglia Religiosa si port a visitare detta stanzetta, e, uno ore, si disse essere quello il luogo ideale da trasformare in Sacello per il P. Carlo, e ne fu decisa lattuazione. Il Guardiano, Padre Donato da Malvaglio, prese contatto con il Postulatore Generale, P. Raffaele da Valferena. Non abbiamo la lettera, ma la risposta, che porta la data 12 giugno 1932. Riferendosi ad un articolo del Corriere della sera premette che bisogna essere molto circospetti nel parlare di grazie o miracoli. La pratica di Padre Carlo a lui risultava ferma per il fatto che i due Avvocati che avevano sdtudiato la causa avevano ritenuto di non insistere nella medesima perch difettosa o forse deficiente. Aggiunse: Ora non posso darle davvero speranza di riprenderla e metterla in careggiata, a meno che (come dissi per altre cause) Iddio non dimostri di volerlo Lui operando qualche miracolo. Circa lesumazione e traslazione, riteneva che spettasse al P. Provinciale autorizzarle in quanto Ordinario Religioso, interpretando in tal senso il can. 1214: Nullum cadaver perpetuae sepulturae ecclesiasticae ubivis traditum exhumare licet, nisi de licentia Ordinarii. Sarebbe stato presente, se gli fosse stato possibile. P. Donato, avuto il consenso del Provinciale e del Vescovo di Lodi, invi al Postulatore Generale la seguente lettera: Rev.mo Padre, il m. r. p. Provinciale, della mia provincia, P. Valdimiro da Grignano, favorevolissimo e desiderosissimo che le spoglie mortali del Servo di Dio P. Carlo Maria Vigevano da Abbiategrasso, Cappuccino, vengano collocate in luogo pi degno che non sia pi 1'attuale sottosuolo in una cappella della Chiesa quasi invisibile. Il luogo dove le spoglie si collocherebbero, attualmente, una stanzetta divisa dalla Chiesa da un tavolato, abbattuto il quale, la stanzetta, metri 3 per 4, avrebbe comunicazione colla Chiesa; si eseguirebbe un "cancello-porta" dal quale si vedrebbe il piccolo sarcofago entro cui sono custodite le sacre spoglie; davanti poi al piccolo sarcofago s'infisserebbe una lapide marmorea, descrivente nelle sue linee precisamente una tomba sul tipo, se 1'ha presente, di quella di P. Innocenzo da Berzo. Il sarcofago, mascherato dalla qui detta lapide, sarebbe sostenuto da due o quattro pilastrini o colonnette fatte su disegno. Il "sepolcro-cappella" verrebbe poi sobriamente e seriamente decorato da semplicissime linee di una colorazione che la V.P.R. potrebbe suggerire; secondo il mio concetto non dev'essere una "cappella mortuaria", ma neanche una "cappella letizia gloria". Questa 1'ambientazione nuova delle spoglie di P. Carlo. L'esumazione e il trasporto si farebbe la mattina del 5 settembre quando il Vescovo Diocesano potrebbe essere gi qui per un'altra funzione religiosa, quella, cio, della Benedizione degli infermi in uso a farsi dopo la festa solenne dell'Incoronazione della Madonna che quest'anno avr luogo i1 4 settembre, cadendo in tal giorno la prima Domenica di Settembre. Ora alcune domande: 1) Se dato bene il mio pensiero: Le pare che si procederebbe senza incappare in qualche offesa del Diritto Canonico? 2) La traslazione si potrebbe farla con una certa solennit? E in questo caso si devono recitare preces defunctorum? Oppure in silenzio? Non sarebbe il caso di cantare la Messa di Requiem? 3) Quale 1'iscrizione da collocare sulla lapide marmorea esterna? E, cio, si pu scrivere: Ossa del Servo di Dio - Padre Carlo Maria da Abbiategrasso - morto in concetto di santit" ecc..? 4) Come detto, il Vescovo Diocesano sar qui per la funzione gi detta che si svolgerebbe dalle ore 8 e mezza in avanti; sarebbe bene interessarlo perch anticipi la sua venuta di un'ora e cos averlo presente al trasporto delle sacre ossa? Oppure meglio farla da noi la funzione circa le ore 7 del mattino indipendentemente del Vescovo? Ecco: se V.  HYPERLINK "http://P.Rev.ma" P. Rev.ma si decidesse di farci il preziosissimo dono della Sua presenza, pu immaginarsi come la cosa si svolgerebbe nei giusti termini e magnificamente. In attesa di un suo responso desideratissimo, La ringrazio sin d'ora e mi dico aff.mo P. D. Il Postulatore rispose con tre lettere. Non si conserva la prima, la seconda porta la data del 5 luglio e cita la precedente, la terza porta la data del 16 luglio. Indica alcune esigenze: far parola al Vescovo; chiedere lapprovazione al P. Provinciale al progetto di sistemazione della salma, sul quale non ha nulla da osservare; non dare pubblicit; usare le preghiere da morto come per qualsiasi defunto. Una nuova revisione della salma non gli sembra conveniente, per evitare complicazioni con lautorit civile-sanitaria. Suggerisce di scegliere un giorno nel quale non sia presente nel Santuario il Vescovo e di fare tutto da noi. Non pu assicurare, ma far il possibile per essere presente. Non pare di poter leggere nelle lettere del Postulatore lentusiastica adesione del P. Provinciale e di Mons. Calchi Novati e nemmeno un impegno a prendere in mano la Causa. Non si fa parola di un Vice-Postulatore. A Casale i Frati e la gente non seguirono i consigli del Postulatore Generale (non conviene dare allaffare una pubblicit). Al contrario, scelsero una giornata di massimo concorso al Santuario: il pomeriggio del luned della Festa di settembre, nel quale giorno, da due anni soltanto, era stata introdotta la Benedizione degli ammalati, che aveva un grandissimo impatto. Inoltre quel giorno iniziavano i festeggiamenti per il centenario di SantAntonio di Padova. Il giorno 28 agosto, alle ore 8 e 30 della sera, a porte chiuse, si effettu lesumazione delle ossa del Servo di Dio. Partecipanti: Mons. Cesare Manzoni, prevosto di Casale, delegato del Vescovo; Can. Don Luigi Salamina, Promotore della Fede; Don Felice Patrini, notaio ed attuario; testimoni P. Giovita da Malegno e P. Marcello da Intimiano; presenti: P. Valdimiro da Grignano Provinciale, P. Donato Malvaglio guardiano e rettore della chiesa. Come testimone firm P. Ildefonso Aliverti da Vacallo. Capomastro Bruschi Enrico. Secondo la Cronistoria del Convento, imprecisa in vari punti, era presente tutta la Religiosa Famiglia e qualche devoto, e P. Raffaele da Valfenera Postulatore Generale. La cassetta con le ossa fu portata nella cappella interna del convento e Don Patrini notaio deputato chiuse la porta a chiave ed appose otto sigilli. Il 4 settembre alle ore 8 del mattino si procedette alla ricognizione. Fu eseguita personalmente da Mons. Calchi Novati Vescovo diocesano. Era il giorno della Festa anniversaria della Incoronazione, e avrebbe poi celebrato la Messa pontificale. Presenti nel coro della chiesa: i medici locali dott. Giulio Fornaroli e Giovanni Marzagalli; testimoni P. Donato da Malvaglio e P. Marcello da Intimiano; il falegname Angelo Brazzoli e il fabbro stagnaio Giuseppe Bertoli; oltre il Promotore della Fede, Can. Don Luigi Salamina, il Notaio Don Patrini e P. Raffaele da Valferena Postulatore Generale. La vecchia cassetta, rovinata dalla umidit, fu sostituita con una nuova; vi furono deposte le ossa avvolte in carta pergamena; unampolla di vetro contenente qualche resto della cassetta precedente e un po di terra del sepolcreto; unampolla di vetro con la pergamena a ricordo: Ossa Servi Dei Caroli Abiatecensis nati XXX augusti 1825 mortui die XXI Februarii 1859 quae primum in Ecclesia S. Salvatoris die IV mai 1898 condita, nunc demum die 4 septembris 1932 ab Episcopo recognita ed in novo sacello recondita fuere ad gloriam (seguono le firme dei soprannominati); due vasi ripieni di calce viva. La cassetta fu sigillata con nastro rosso e sei sigilli e fu deposta in una cassa di zinco, e questa in unaltra di legno. Quibus omnino completis, omnibus praesentibus concomitantibus, per Religiosos Capucinos reverenter capsae delatae fuerunt in Ecclesiam S. Salvatoris, ibique, praecibus de more absolutis, in aptato laculo conditae sunt Operarii jurati omnia quae ad bene recondendum corpus pertinent compleverunt. Davanti alla cassa posero la lapide che ancor oggi si vede. Con le firme dei sopranominati termina il verbale De recognitione et translatione. Sembrerebbe che tutto si fosse concluso in quel paio di ore antecedenti al Pontificale di Mons. Calchi Novati, 4 settembre. Ma non fu cos. Era predisposto, come risulta dal programma diffuso. Si volle lasciare spazio alla devozione popolare. Terminata la parte ufficiale, presieduta dal Vescovo, i resti mortali di P. Carlo furono riportati (io penso) nella cappellina interna del convento (cio linfermeria nella quale era spirato Padre Carlo). Il giorno dopo, luned 5 settembre, alle ore 15, la S. Urna usciva dalla porta del convento, portata a spalla da quattro Padri Cappuccini; passava tra due fitte ali di popolo, a migliaia e migliaia accorso per la cicostanza, ed entrava in chiesa per le solenni esequie. Il discorso commemorativo fu tenuto dal Rev.mo Padre Cesare Barzaghi Barnabita, il medesimo che 34 anni prima aveva commemorato il Servo di Dio nella traslazione al Santuario dal Civico Cimitero. La riposizione del nuovo sacello avveniva alle ore 16 o poco dopo; alla presenza di Mons. Vescovo di Lodi, Mons. Prevosto ed il Podest di Abbiategrasso, dei Nipoti e Pronipoti di Padre Carlo, del Postulatore Generale dei Cappuccini, di molti Religiosi Cappuccini, di molto Clero e di unimmensa folla di popolo, compresi molti venuti da Abbiategrasso. Continua un altro testimonio del fatto, il Prevosto Mons. Manzoni: Terminata la deposizione del P. Carlo si ritorn allaltar maggiore, si cantarono le Litanie della Madonna e si impart da Mons. Vescovo la S. Benedizione. Il Parroco di Abbiategrasso, prima che il Vescovo tornasse in casa, ricord la devozione degli Abbiategratesi al P. Carlo, che l ebbe origine e cominci la sua vita santa, e chiese al Vescovo e al Guardiano che, avvenuta la beatificazione e canonizzazione, fosse concessa ad Abbiategrasso una reliquia insigne. Finalmente il Vescovo, oppresso dai fedeli che volevano baciargli lanello, dopo molto tempo pot tornare in conveno e cos si chiusero le feste della Madonna e di P. Carlo, che ora ha pi degna sepoltura. Speriamo che far miracoli, e cos salir sugli altari. Veramente gli Abbiategrassesi accennavano ad una grazia, in quanto che un bambino da loro recato in gravi condizioni con timore di menelangite, stava meglio. Volesse Iddio glorificare i suoi santi!. A sera il Padre Guardiano tenne in piazza un discorso di chiusura. Non cerano stati miracoli materiali disse ma un grande miracolo per la vita cristiana: 10 Padri in confessionale e due ore ininterrotte di Comunioni. Non risulta che quei giorni di esaltazione del Servo di Dio, nonostante la presenza dello stesso Postulatore Generale (che non era della Provincia Lombarda), abbiano avuto qualche influsso nella Causa che lo riguardava. Tenne viva la fiaccola P. Idelfonso Aliverti, e per decenni fu forse lunico, a parte levento della nuova traslazione. Era nel convento di Casale nei due anni precedenti la prima traslazione, dal cimitero al Santuario, era presente alla traslazione; per quella devozione che fin dai primi anni di Religione, aveva per quel caro Servo di Dio, si dedic a raccogliere testimonianze, e persever nellopera. Ritornato a Casale, alla fine di dicembre 1931 il guardiano, Padre Donato, lo preg di riordinare e ricopiare i documenti conservati nellArchivio. Fu allora che mi soccorse il pensiero che, forse, il Signore mi servava questa fatica in vista del privilegio dei miei anni: ch ormai sono il solo della nostra monastica Provincia che ebbe la sorte di godere la famigliarit e la dimestichezza di tanti Padri e Fratelli che convissero con il caro Servo di Dio Padre Carlo, che gli furono compagni, condiscepoli, connovizi persino; e che pot parlare con molti sacerdoti lodigiani e tante persone dambo i sessi che videro parlarono trattarono con Padre Carlo e furono testimoni oculari delle sue virt, della sua santit, dei suoi prodigi e miracoli Poco a poco carezzai lardito disegno di scrivere io stesso una Vita del Servo di Dio. A suo luogo (nel capitolo 12 Pubblicazioni bibliografiche), si innester, in secondo tempo, una valutazione dei suoi scritti; qui non si pu non rilevare i suoi meriti. Lo stesso Padre Provinciale, Fra Guido da Curnasco, nella lettera posta in apertura del volume di P. Aliberti, esprime apprezzamento e riconoscenza per un lavoro che costituisce un avvenimento di grande importanza per la storia della nostra Provincia e per la Causa dello stesso Servo di Dio. La lettera porta la data 4 maggio 1945. Mentre il libro era in stampa a Casalpusterlengo, poco pi di un mese dopo, il 25 giugno P. Aliverti mor nel convento di Cerro Maggiore. Il Ministro Provinciale fa amare considerazioni: Per quanto la memoria di Padre Carlo non si sia mai spenta nei cuori dei nostri Religiosi, innegabile tuttavia che allo scomparire di coloro che ebbero contatto coi contemporanei del nostro glorioso Confratello, scesa attorno a Lui lombra del silenzio. I fedeli, tranne quelli del luogo, non pi guidati hanno disertato la di Lui tomba, cos frequentata un tempo; la stampa nostra da troppi anni tace sulla vita meravigliosa di questo impareggiabile figlio di San Francesco, di questo devotissimo figlio della Madonna di Casale, della Madonna dei Cappuccini, della nostra Madonna! Riesce veramente misterioso questo silenzio, questa specie di raffreddamento di fronte ai fulgori di santit e di potenza divina in cui ci appare il Servo di Dio nella descrizione di questa bella vita. Per quella pubblicazione, e specificatamente in vista della ripresa della Causa, il Ministro Provinciale aveva sollecitato la collaborazione di tutti i Religiosi della Provincia gi nellanno precedente. Rivolgo viva preghiera a tutti i nostri Religiosi, specie ai Rev. Padri e ai Ven. Fratelli pi anziani, i quali hanno avuto contatti diretti con quei nostri confratelli e quelle altre persone ormai defunte, le quali convissero e bene conobbero il nostro Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso, perch facciano la carit di stendere essi per iscritto o riferire a qualche nostro incaricato che invieremo, tutto quello che allora si diceva circa la vita, le virt e le grazie operate dallo stesso P. Carlo. A tutti, e in particolare ai nostri Superiori rivolgo la raccomandazione di raccogliere quelle testimonianze, memorie e documenti che eventualmente essi riuscirebbero ancora a trovare circa questo Servo di Dio, e trasmetterle a questa nostra Curia Provincializia. Questo perch, accogliendo autorevoli voti di tanti Religiosi della nostra Provincia, come di alcuni degnissimi Prelati e di numerosi fedeli della Diocesi di Lodi e in particolare del territorio di Casalpusterlengo, dove, il 21 febbraio 1859, presso il Santuario della cara Madonna, quel nostro grande confratello, a soli 33 anni di vita rendeva lanima a Dio in grande fama di santit, e dove fortunatamente ancor viva presso quelle buone popolazioni la privata venerazione al Suo sepolcro glorioso, sarebbe mio vivo desiderio di favorire con ogni mezzo, ancora a nostra disposizione, la pubblicazione di una biografia che degnamente illustri la mirabile vita di quel santo cappuccino, troppo, forse, da noi dimenticato, ed inoltre di aggiungere nuovo materiale che favorisca la riapertura dei processi informativi circa leroicit delle Sue virt, per sollecitare, se cos piacer al Signore, la Causa di Beatificazione di quel grande Servo di Dio. Non risulta che la circolare del Ministro Provinciale e il volume di P. Aliverti abbiano fatto fare qualche passo alla Causa a Roma. Ma la lettera che segue ci fa scoprire che le aspirazioni alla ripresa della Causa erano tuttaltro che spente in luogo, cio a Casale e in diocesi di Lodi. Il Ministro Provinciale, P. Benigno da S. Ilario, accolse le sollecitazioni della Curia di Lodi (cera quindi linteresse del Vescovo Mons. Calchi Novati) e incaric il Guardiano di Casalpusterlengo di prendere contatto personalmente con il nuovo Postulatore dellOrdine, P. Bernardino da Siena. CURIA PROVINCIALIZIA DEI MINORI CAPPUCCINI MILANO Milano, 10 Nov. 1948 M.R.P. Guardiano. Ho il piacere di comunicarLe che in data odierna ho dato il nome di V.P. come rappresentante del P. Provinciale al Convegno interprovinciale che avr luogo in Roma nei giorni 21-27 novembre. V.P. dovr trovarsi in Roma nel pomeriggio del 21 e rimanervi fino alla conclusione del Convegno. Prender alloggio nel Convento di Piazza Barberini. Prima della partenza dovr passare da me per ritirale lObbedienza che quella dello stesso Padre Provinciale. Nelloccasione della sua andata a Roma sono pregato dallincaricato delle Cause dei Servi di Dio della Diocesi di Lodi di incaricare V.P. ad interessarsi presso il nuovo postulatore dellOrdine Rev.mo P. Bernardino da Siena per conoscere se si ha la possibilit di avere il processo informativo sulla Vita ecc. del nostro P. Carlo dAbbiategrasso, processo istituito nella Diocesi di Lodi e inviato a Roma fino dagli ultimi anni del secolo scorso, onde vedere se ci sia la possibilit di riassumere la Causa di questo Servo di Dio, che tanta devozione riscuote nel nostro Santuario di Casalpusterlengo. Anzi il suddetto incaricato di Lodi suggerisce di far consegnare allAvv. della Curia Romana Mons. Cioppa tale processo informativo per conoscere le probabilit di riuscita. Si capisce, queste cose V.P. le proponga al Rev.mo Padre Postulatore a nome del P. Provinciale il quale, se del caso, far la richiesta ufficiale. AugurandoLe un felice viaggio, La prego di portare il mio saluto a tutti i Confratelli lombardi residenti in Roma e il nostro devoto ossequio al Rev.mo P. Generale, al Rev.mo P. Procuratore e agli altri Rev.mi Superiori. BenedicendoLa di cuore mi aff.mo confr. fr. Benigno da S. Ilario Milanese Min. Prov. OFM.Capp. Questa la risposta del Postulatore in calce alla lettera del Provinciale: Secondo i documenti che sono in archivio la causa non fermata ma ferma. Cos com difficilmente potrebbe avere esito positivo, per varie ragioni dette a voce al M.R.P. Clemente da Milano: nel caso che si verificassero veri miracoli, allora si potrebbe tentare. Fra Bernardino da Siena. Una porta chiusa! Lo stesso Padre Benigno in visita canonica, il 20 febbraio 1949, al convento di Casalpusterlengo, incontrando la Congregazione del TerzOrdine Francescano annotava sul loro Registro dei Verbali un giudizio positivo sulla Fraternit e scriveva un invito ai Terziari di farsi carico di diffondere la devozione al Servo di Dio Padre Carlo in questi termini: Oltre le pratiche ordinarie di culto, la Congregazione di Casalpusterlengo dovrebbe curare con particolare impegno la devozione al Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso, tutti animando a ricorrere alla potente intercessione di questo Servo di Dio che tante grazie ha gi elargito al popolo lodigiano. Nel Lexicon Capuccinum. Promptuarium Historico-Bibliographicum Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum (1525-1950), Romae 1951, col. 348: nella voce Carolus ab Abbiategrasso, Prov. Mediolanensis. Natus a. 1825, Ordinem ingressus a. 1852. Post vitam austeritate et caritate plenam, sancte obiit 21 febr. 1859. De ipso Processus informativi iam confecti sunt. Segue una breve bibliografia. Dopo lapprovazione dei pochi scritti di Padre Carlo, avvenuta in data 9 dicembre 1908, niente si fatto per promuvere la sua causa di beatificazione, non fermata, ma piuttosto ferma perch listruttoria ottenuta nei due processi (di Lodi e di Milano) troppo scarsa di prove. Molto pi esplicita e sentita laspettativa dei Lodigiani che venisse ripresa la Causa per la beatificazione. Il quotidiano cattolico di Milano LItalia in data 3 settembre 1960, in un articolo con un titolo molto significativo, Guai toccare ai lodigiani) scrisse di Padre Carlo: In fama di santit, vide via via genti tribulate di ogni altro luogo e di ogni contrada accorrere a lui per ottenere grazie e guarigioni. Da tempo in corso il processo per la sua beatificazione. Le popolazioni lodigiane attendono con trepida fiducia che il loro Servo di Dio venga beatificato. Nel Santuario dice si compie un miracolo, la preghiera dei tribulati nella vita che d conforto e nuove speranze. Al contrario, sembra che la memoria del Servo di Dio non avesse rilevanza nella Provincia religiosa dei Cappuccini. testimonio vivace Padre Apollonio Troesi, autore di una vita di Padre Carlo con Padre Giudici, e missionario in Brasile da dove trasmise una sua testimonianza in data 26 febbraio 2009: Hai sentito parlare di Padre Carlo nella tua vita di fratino e poi di frate? Rispondo con certezza e sicurezza che io ricordi nada de nada (niente di niente)!... I nostri educatori e, poi ancora pi avanti, io stesso, diventato educatore ed insegnante! Non erano argomenti che ricorressero Mea culpa, mea culpa: dobbiamo tutti dire e confessare Meno male che adesso i tempi sono cambiati e si stanno ricuperando tutte le nostre figure Ho paura che sia troppo tardi, ma forse non mai troppo tardi!. 8) I passi lenti, ma sulla via giusta Sulla scia di alcuni, pochi Cappuccini che han preso a cuore e che si sono impegnati per la Causa di P. Carlo, ne hanno studiato la vita, han raccolto documentazione, hanno sostenuto la devozione popolare che non ha mai conosciuto periodi di oblio, e cio dei Padri Isaia da Milano o da Gerenzano, Giustino da Lovero Valtellinese e Idelfonso Aliberti da Vacallo, la Provvidenza ha posto al servizio della Madonna dei Cappuccini nel Santuario di Casalpusterlengo un Frate che rientrava in Italia, per obbedienza e in pessime condizioni di salute, dopo anni di vita missionaria nel territorio amazzonico del Brasile: P. Evaldo Giudici. Da 35 anni nellumile e prezioso servizio di sacrestia e del confessionale, ha dedicato a P. Carlo ogni momento libero dal ministero. Le sue pubblicazioni (libri e articoli), frutto di ricerche minuziose e di sensibilit e consonanza spirituale, prepararono il terreno, diffondendo la devozione. Ne parlo nel capitolo 10. Potremmo ripartire, in decenni pi vicini, da una deliberazione del Caitolo Provinciale dellanno 1988. La mozione capitolare n. 14 diceva: Si auspica che venga ripresa ufficialmente la Causa di beatificazione del Servo di dio P. Carlo dAbbiategrasso. Favorevoli 65, contrari 0, astenuti 5. Non so di passi successivi. La Provvidenza forn loccasione del tutto imprevista. La venuta del Papa Giovanni Paolo II a Lodi ispir un passo, non in linea con le norme canoniche, ma che si dimostr efficace. Si riproduce il carteggio: la petizione al Papa (1) e le risposte della Segreteria di Stato (2) e della Congregazione delle Cause dei Santi (3). 1 Santuario parrocchiale Maria Madre del Salvatore Casalpusterlengo 5 Maggio1992 Beatissimo Padre, nel momento in cui con esultanza accogliamo nella Santit Vostra Pietro che viene a confermare nella fede degli apostoli la Chiesa che in Lodi, noi sottoscritti Frati Cappuccini di Casalpusterlengo, da quattro secoli custodi del pi insigne Santuario mariano della Diocesi di Lodi per volont prodigiosamente espressa da Maria Santissima, osiamo chiedere alla Santit Vostra il dono della elevazione alla gloria degli altari del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso cappuccino. Egli vissuto in questo convento negli ultimi tempi della sua breve vita, dando esempio delle pi alte virt operando la conversione del cuore ed ottenendo da Maria Santissima un numero straordinario di grazie e di miracoli per la folla di sofferenti nello spirito e nella carne che accorreva da tutto il lodigiano. A 133 anni dalla sua santa morte la tomba posta nel santuario frequentata e molti affermano di ricevere grazie per sua intercessione. Fu ritenuto un santo non solo dai fedeli di Casalpusterlengo e dei paesi circonvicini, ma anche dal clero locale e dal Vescovo di Lodi, il quale ne prese fortemente la difesa quando la sospettosa polizia austriaca chiese che venisse allontanato dal convento. Scrisse: un soggetto che sparge odore di vera santit e che fa tanto bene. Il segretario del suo successore (e quindi con esplicita approvazione) pochi anni dopo raccolse prove e documenti per il processo canonico. Il processo canonico fu effettuato presso le Curie delle Diocesi di Lodi e di Milano e, felicemente concluso, fu trasmesso alla Sacra Congregazione competente. Frattanto passarono gli anni e molti testimoni della vita di P. Carlo e dei fatti straordinari da lui operati morirono. Non si produsse una documentazione maggiore, come richiesto, e la Causa non fu portata avanti. In questi ultimi anni la vita del Servo di Dio stata di nuovo studiata e illustrata e sorprendentemente risulta illuminante per il nostro tempo da poter essere proposta come modello di autentica esperienza cristiana. Testimonia lumilt e la povert al nostro mondo secolarizzato e agnostico propone per la vita una lettura di fede semplice e convinta. Ad un mondo estroverso e superficiale offre lesempio di una esistenza vissuta costantemente alla presenza di Dio. Ai laici e ai giovani presenta lesempio di essenzialit spirituale e di attiva presenza nella Parrocchia. Infatti ad Abbiategrasso dove visse fino ai 26 anni, invent un oratorio e una Azione Cattolica esemplari prevenendo i tempi. Noi pensiamo, Santit, che la figura di Padre Carlo sia ancora attuale per i cristiani di oggi. Riteniamo che la diocesi intera, se venisse proclamato Beato, grazie allintervento di Vostra Santit, avrebbe un potente richiamo agli ideali evangelici. Sottoscrivono questa petizione il nostro Ministro Provinciale, i Reverendi Vicari Foranei della Diocesi a nome del Clero diocesano e con ben maggior autorit, lo stesso Pastore Sua Ecc. Mons. Giacomo Capuzzi Vescovo di Lodi. Voglia concedere a tutti, Santit, lapostolica benedizione. (Seguono le firme autografe): Per i Frati del Convento: Padre Mariano Brignoli, Superiore (timbro del convento) Padre Fidenzio Volpi, Ministro Provinciale OFM Capp. Mons. Enrico Orsini, Vicario Foraneo di Casalpusterlengo Mons. Casto Fiorani, Vicario Foraneo Codogno Don Virginio Andena, Vicario Foraneo di SantAngelo Lod. Don Michele Bassanetti, Vicario Foraneo di S. Martino in Strada Mons. Giancarlo Pizzamiglio, Vicario Foraneo di Lodivecchio Don Domenico Morstabilini, Vicario Foraneo di Paullo Mons. Lino Magenes, Vicario Foraneo di Spino dAdda Mons. Mario Grossi, Vicario Foraneo di Lodi Mons. Pettinari Giovanni Battista, Canonico Arciprete e Presidente Capitolo Cattedrale S.Ecc. Mons. Giacono Capuzzi, Vescovo di Lodi (timbro del vescovo) 2 Dal Vaticano, la Segreteria di Stato rispose con lettera del 2 luglio 1992: Segreteria di Stato Prima Sezione Affari Generali N. 306.836 Dal Vaticano, 2 Luglio 1992 Reverendo Padre, con lettera del 5 maggio u.s., Ella ha fatto pervenire al Sommo Pontefice una petizione sottoscritta dallEcc.mo Vescovo di Lodi, dal Ministro Provinciale dellOrdine dei Cappuccini, dai Vicari Foranei di codesta Diocesi perch la causa di beatificazione del padre cappuccino Carlo dAbbiategrasso giunga presto a conclusione. Il Santo Padre, che ha apprezzato tale atto di devozione ed i sentimenti che lhanno suggerito, La ringrazia e, mentre invoca labbondanza dei doni celesti su di Lei e su tutti i confratelli del convento, imparte loro limplorata Benedizione Apostolica. Mi pregio inoltre di significarLe che stata cura di questo Ufficio trasmettere detta istanza alla competente Congregazione delle Cause dei Santi. Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinta stima Dev.mo nel Signore Mons. G. Battista Re Sostituto __________________ Reverendo Padre P. Mariano Brignoli Superiore del Santuario Madonna dei Cappuccini Casalpusterlengo La risposta della Congregazione dei Santi del 7 luglio 1992: 3 Congregazione Delle Cause Dei Santi Prot. 1873-1/92 Roma, 7 luglio 1992 Reverendo Padre Superiore La Segreteria di Stato di Sua Santit ha trasmesso a questa Congregazione la cortese Lettera del 5 maggio scorso, con la quale la Paternit Vostra ha espresso il desiderio che il Servo di Dio CARLO DABBIATEGRASSO, Sacerdote professo dellOrdine dei Frati Minori Cappuccini, sia elevato alla gloria degli altari. Mi compiaccio per il Suo vivo interesse nella causa del suddetto Servo di Dio e La informo di aver inviato fotocopia della Sua lettera al Postulatore Generale dellOrdine dei Frati Minori Cappuccini, Rev.mo P. Paolino Rossi, O.F.M. Cap., per conoscenza e competenza. Lieto di porgerle i sensi di religioso ossequio, mi confermo della Paternit Vostra dev.mo nel Signore Edward Nowac Arcivescovo tit. di Luni Segretario. Liniziativa del Guardiano-Parroco P. Mariano Brignoli, di P. Evaldo Giudici e di tutta la Famiglia Religiosa non rimase senza conseguenze: coinvolse direttamente e nel modo pi autorevole la Postulazione Generale dellOrdine, la Provincia nella persona del Ministro, la diocesi con lufficiale adesione del Clero (dai Vicari Foranei al Presidente del Capitolo, al Vescovo stesso). La stampa dette risonanza al fatto. P. Mariano chiese al Provinciale la nomina di un Vice-Postulatore. Il Postulatore Generale P. Paolino Rossi comp il passo successivo, che si dimostr decisivo: la nomina del Vice-Postulatore. Il Ministro Provinciale indic il nominativo: P. Mariano Brignoli. Era la scelta pi opportuna, perch evidentemente il cuore e la mente della iniziativa (che non si dimostra facile) doveva essere il Santuario e il convento di Casale. Questa la lettera di nomina: Stimato P. Mariano Brignoli, essendo necessaria una persona idonea che possa rappresentarmi davanti alla Curia Archidiocesana di Milano e alla Curia Diocesana di Lodi durante listruttoria del Processo sulla vita, virt e fama di santit del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso in virt del legittimo mandato che mi stato conferito dal Ministro Generale ottenuto il permesso dal Ministro Provinciale di Milano, P. Fidenzio Volpi, per la presente La nomino Vice-Postulatore di detta Causa perch possa agire sia davanti alle Curie di Milano e Lodi, quanto davanti a qualsiasi Curia dItalia. A tale scopo Le concediamo tutte le facolt relative a questo compito F/to Fr. Paolino Rossi, Postulatore Generale OFM Cap. Roma 07.07.1993. Padre Mariano Brignoli cess dallufficio di Guardiano-Parroco nellanno 1997, allo scadere del terzo triennio. Dal nuovo Provinciale P. Eugenio Bollati e dal Definitorio nellanno 2000 fu proposto come Vice-Postulatore P. Evaldo Giudici, la persona pi legata al Servo di Dio e alla sua Causa. P. Evaldo Giudici ebbe la nomina dal Postulatore Generale in data 14 agosto 2000. NellArchivio di Padre Carlo (= ArchPC) sono registrati tutti i rapporti e i passi compiuti dai Vice-Postulatori P. Brignoli e P. Giudici. Il rientro in Italia di Mons. Serafino Spreafico vescovo emerito di Graja (Brasile), con il quale P. Giudici aveva operato come missionario prima della infermit che lo costrinse a ritornare in patria, ha portato una accelerazione decisa della Causa. Egli fu autorizzato verbalmente dai Superiori della Prov. Capp. di Lombardia ad affiancare P. Fra Evaldo per tale servizio. Simpegb a svolgere con discrezione e, solo, in forma fraterna (tale servizio), come mi fu chiesto dal P. Raffaele della Torre, Vicario Provinciale, responsabile delle Cause dei Santi della nostra Provincia. Il 26 ottobre 2007 presso il convento di Casalpusterlengo si riun il Comitato Preparatorio sotto la presidenza di Mons. Spreafico che laveva nominato e convocato. Presenti, oltre Monsignore, P. Evaldo Giudici, P. Angelo Donida, Mons. Gabriele Bernardelli delegato per le cause dei Santi della Curia Vescovile, Don Giulio Mosca dioc. di Lodi, Don Giuseppe Parolo e dott. Mario Comincini di Abbiategrasso, Angelo Bassanini e Aldo Milanesi collaboratori di Casalpusterlengo. Si avvia, seguendo le direttive del Postulatore Generale e di P. Costanzo Cargnoni, responsabile dellIstituto Storico dellOrdine Frati Minori Cappuccini, liter che dovr portare, a Dio piacendo, alla ripresa della Causa avendo come obiettivo il riconoscimento del titolo di Venerabile. Il 21 novembre, nel Santuario, nella Messa concelebrata presieduta da Mons. Spreafico, fu dato lannunzio pubblico. Il quotidiano diocesano Il Cittadino nello stesso giorno dette lannuncio: Padre Carlo, via alliter di canonizzazione. Il giorno seguente dette una relazione della celebrazione, sollecitando casalesi e lodigiani a inviare al convento testimonianze utili a documentare la conservazione ininterrotta della devozione al Servo di Dio. Lo stesso invito fu ripetuto da Il Cittadino il 1 aprile 2008: Per canonizzare Padre Carlo occorre il sostegno dei fedeli, scrisse Mons. Spreafico. Questo sar possibile se i fedeli dellintera diocesi lodigiana sosterranno questo cammino, che potrebbe durare anni. Anche Il popolo di Codogno nel numero di aprile 2008. Di nuovo Il Cittadino nella pagina del 22 agosto dedicata alla vicina Festa anniversaria della Incoronazione: I fedeli di Padre Carlo dAbbiategrasso tornano a sperare: diventer Venerabile?. Mons. Spreafico, intanto, andava costituendo Comitati Storici: Commissione storica Frati Cappuccini, 4 componenti; Commissione storica Diocesi di Lodi, 8 componenti; Commissione storica Diocesi di Milano, 7 componenti con a capo il Card. Arcivescovo; oltre i Responsabili e collaboratori, altre 7 persone. Unaltra Commissione fu costituita da Mons.Spreafico ad Abbiategrasso il 21 settembre; a sua volta si suddivise in tre (da Bollettino parrocchiale, a firma Franco Mauroner). Ad onor del vero, a distanza di un paio danni, bisogna dire che le Commissioni hanno prodotto ben poco, per quanto so. Come al solito, il lavoro effettivo grava su poche spalle. Il lavoro preparatorio svolto a Roma da P. Cargnoni e da membri della Commissione che si riunisce a date ravvicinate a Casale rende possibili al Delegato diocesano per le Cause dei Santi di prendere contatti ufficiali con la Postulazione Generale, disponibilissima - nella persona di P. Florio Tessari a sostenere la fase diocesana della Causa. Fu il Pastore della diocesi, Mons. Giuseppe Merisi, a dare il primo, inaspettato annuncio ufficiale della riapertura della Causa, a Casale, nel Santuario, il 6 febbraio 2009. Nella celebrazione di chiusura della Visita Pastorale al Vicariato di Casalpusterlengo, davanti allurna contenente le spoglie del Fondatore e Patrono della Chiesa Laudese San Bassiano, portate in tutte le comunit parrocchiali in occasione del XVI centenario della sua morte, disse: Voglio annunciare che, dopo aver ottenuto il nulla osta della Santa Sede, mia intenzione accettare il libello fattomi pervenire il 22 aprile 2008 dal Postulatore Generale dei Frati minori Cappuccini, con il quale, a nome del Ministro Provinciale dei Frati minori Cappuccini Lombardi, domanda la riapertura della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso, le cui spoglie riposano in questa chiesa. A Dio piacendo, la prima sessione pubblica e solenne del processo, da me presieduta, si terr in questa stessa chiesa il 7 settembre del corrente anno. Il Bollettino Ufficiale della Diocesi (La diocesi di San Bassiano) nel n. 4 dellanno 2009 pubblic lEditto, il Decreto di ammissione del libello, e di introduzione della Causa e di nomina del Tribunale, costituito da Mons. Gabriele Bernardelli cancelliere della Curia, come Giudice Delegato Vescovile; Mons.Piergiuseppe Coita, come Promotore di Giustizia, Don Sergio Bertoni, come Notaio Attuario. Il documento Prot. N.CL.476/09 CSS porta la data 11 giugno 2009, e fu pubblicato anche da Il Cittadino del 27.6. Mons. Vescovo invit Tutti e singoli i fedeli a comunicarci direttamente o a far pervenire al Tribunale Diocesano tutte quelle notizie, dalle quali si possono in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santit del detto Servo di Dio. In data 23 giugno (Prot.N.CL. 532/09 CSS) Mons. Vescovo nomin i membri della Commissione storica: P. Costanzo Cagnoni, Don Giulio Mosca, Don Angelo Manfredi, prof. Mario Comincini. Veniva a cessare laiuto fraterno, prezioso e molto efficace di Mons. Spreafico. Subentr come aiuto del Vice-Postulatore P. Mariano Brignoli, che ritornava a Casale come Vicario. Il 7 settembre 2009 nellannuale Commemorazione di Padre Carlo, 150 anniversario della sua morte, il Tribunale tenne la prima seduta, presieduta dal Vescovo Diocesano, per gli adempimenti di rito. Concelebrarono con lui Mons. Spreafico, Mons. Bassiano Staffieri vescovo emerito di La Spezia, casalino di nascita, Mons. Lino Garavaglia, vescovo emerito di Cesena-Sarsina, i sacerdoti e i religiosi aventi parte nel Processo, i membri della comunit conventuale. Presenti i Sindaci e i Parroci di Abbiategrasso e di Casalpusterlengo e una folla di fedeli. Il Cittadino del giorno seguente dedic allo storico avvenimento una relazione con richiamo in prima pagina. La stampa del Santuario e della Provincia Religiosa dedicarono spazio ai singoli passi della Causa che, con il favore di Dio, riprendeva il suo iter. La Causa che da 100 anni non andava avanti! Dalle deposizioni dei testimoni nel primo Processo e dallo studio incluso nella prima parte di questo lavoro si pu dedurre, senza alcun dubbio, che la tomba di Padre Carlo nel cimitero comunale sia stata per quasi quarantanni, ininterrottamente, meta della devozione popolare dei concittadini di Casalpusterlengo e dei dintorni, dei fedeli della diocesi di Lodi, e di devoti provenienti anche da lontano. Una meta a s, distinta dalla chiesa di San Salvario, comunemente chiamata chiesa dei Cappuccini o della Madonna dei Cappuccini o della Madonna di Casale, o pi brevemente: il Santuario. La traslazione dei resti umani del Servo di Dio dal cimitero al Santuario e la sepoltura definitiva ricomposero lunit, linterdipendenza della devozione a Padre Carlo da quella alla Madonna. Padre Carlo ritornava al suo ufficio di accogliere, presentare a Maria, intercedere quando la tomba era ai piedi della venerata Immagine (nella seconda cappella a destra) e nella sistemazione attuale, nella cappellina aggiunta, allingresso nella chiesa. impossibile entrarvi senza posare lo sguardo sulla tomba e limmagine. Per la mia frequentazione del Santuario fin dalla infanzia (dagli anni 30 del secolo scorso), credo di poter ritenere che per la gente che va al Santuario abitualmente per la Messa domenicale o feriale, la confessione, le funzioni tradizionali, le iniziative della vita parrocchiale sia del tutto naturale rivolgere una breve preghiera, un pensiero a Padre Carlo. Sono di casa! E non sono poche, se si considera il numero degli abitanti della parrocchia dei Cappuccini, e anche dellaltra, molto pi grande, dato che il legame affettivo dei Casalini con il loro Santuario non conosce confini parrocchiali. Ma al Santuario affluiscono molte altre persone. Qui c sempre un Padre a disposizione per le confessioni e la direzione spirituale: il che non avviene altrove. C chi cerca, in pellegrinaggi solitari o con pochi intimi, rassegnazione, consolazione, forza, grazie, si conserva il testo originale nellArchPC 2 alcuni commenti alla raccolta degli scritti lasciati nei quadernoni e foglietti sulla tomba del Servo di Dio da pellegrini e devoti, dallanno 1995 in poi. Nellinsieme, il presente capitolo non dovrebbe lasciare alcun dubbio circa lininterrotto accesso alla tomba del Servo di Dio, come espressione della comune convinzione della sua potente intercessione presso Dio. Convinzione che porta alla recita della preghiera perch conceda al suo Servo fedele la gloria degli altari. 10. Leco delle celebrazioni e delle devozioni nel Santuario 1. Raccolta di articoli vari (ArchPC, cart. n. 2) Le solenni celebrazioni nel Santuario della Madonna dei Cappuccini nel 1930 per la seconda Incoronazione della venerata effigie ebbero risonanza nella stampa. Le celebrazioni, la statua della Madonna, la storia del santuario erano ovviamente gli argomenti trattati; ma anche in quellanno straordinario lumile fraticello, che ai piedi della sacra immagine (allora nella seconda cappella a destra) distribuiva le grazie che la Madonna concedeva, fu ricordato. La traslazione dei resti umani del Servo di Dio nella nuova cappella nel 1932 fu annunciata da Padre Aliverti, allora in un convento del Canton Ticino, con un commosso articolo diretto al buon popolo Casalese e Lodigiano su Annali Francescani. Ricorda i meriti, in vita e dopo morte, di Padre Carlo, una storia edificante di piet, di umilt, di semplicit e di candore filiale Padre Carlo vostro Padre!. Ne Il Cittadino (settimanale cattolico di Lodi, 9 settembre 1932) la relazione a firma dott. Jader Timossi: Le solenni feste al Santuario di Casalpusterlengo: la preparazione; le celebrazioni della domenica; la benedizione degli ammalati del luned, lungo il viale, con il Vescovo diocesano e un centinaio di frati e sacerdoti, e lufficio funebre in memoria di Padre Carlo, con la traslazione dei suoi resti nella nuova cappella, con la partecipazione di una moltitudine di fedeli. Un invito ad accorrere a frotte il prossimo 21 febbraio 1933 al Santuario ad assistere le solenni funzioni anniversarie di P. Aliverti, indirizzato ai fedeli di Casalpusterlengo, fu riportato nella Cronaca Cittadina di LEco Cattolico settimanale cattolico religioso Abbiatense del 17 febbraio 1933. Ancora P. Aliverti su Annali Francescani ricorda le celebrazioni annuali del 21 febbraio, anniversario della morte del Servo di Dio, effettuate con solennit. Spontaneo sorse quindi linvito a tutti devoti e devote della santa memoria di Padre Carlo, che sono senza numero, di correre ad assistervi, ed a pregare dinanzi le venerate sue ossa. Negli Annali Francescani dello stesso anno 1933 in data 31 marzo lo stesso articolo di P. Aliverti riportato da LEco Cattolico. Negli Annali il 30 settembre, relazione della festa annuale dellanniversario dellIncoronazione: pellegrinaggi, nuova cappella dedicata a San Francesco con la statua del santo, copia del San Francesco del Dupr, scolpita dal codognese Aleardi; la Messa pontificale del Vescovo di Como; la Messa del luned per gli ammalati, pi di duecento, si parla di una grazia, proposta allautorit ecclesiastica: Chiss non sia il venerabile P. Carlo dAbbiategrasso, cos divoto lui di questa Madonna, che benedica dal cielo. ancora P. Aliverti che nel 1934 dal Canton Ticino scrive un articolo su Annali Francescani per ripresentare la figura di Padre Carlo e in particolare la sua santa morte come risultava dagli atti del Processo di beatificazione. Iddio, anche dopo la morte, dimostr con continue grazie e prodigi quanto gli sia caro il suo fedele servo, Padre Carlo dAbbiategrasso, cappuccino. Tutta Casalpusterlengo possiamo ben dire tutta la diocesi di Lodi, e pi oltre ancora testimonio, che pi vivo che mai, nella memoria e devozione di tutti. Nel 1935 incominci lavventura, finita tragicamente, delle guerre fasciste, a cominciare dalla conquista dellimpero. Il 2 ottobre Mussolini capo del governo convoc su tutte le piazze dItalia lintera nazione per annunciare linizio della guerra contro lEtiopia. Incominciarono a partire soldati anche da Casalpusterlengo. facile pensare alle preghiere, di chi partiva e dei famigliari che rimanevano, alla Madonna dei Cappuccini: immaginiamo, anche a Padre Carlo, da allora in poi, fino alla sconfitta finale nellanno 1945. La Madonna li segu, in un certo senso. Un gruppo di donne scrive F. Fraschini - pens inviare loro (ai militari che erano rimasti in Etiopia) qualche cosa che ricordasse il paese natio: una tela rappresentante la Madonna dei Cappuccini. Il 21 marzo 1937 limmagine venne portata in corteo dal santuario alla stazione ferroviaria con laccompagnamento delle bande musicali di Casale e di Livraga. Venne spedita alla Missione dei Cappuccini in Africa Orientale. Nel Santuario proseguivano le due celebrazioni annuali in onore di Padre Carlo: il 21 febbraio anniversario della morte e il luned della Festa la Commemorazione. Nel 1937 fu presente il Prevosto mitrato di Abbiategrasso per chiedere una grazia per s e la sua parrocchia, al suo parrocchiano P. Carlo Ricord come ancor oggi Padre Carlo dopo 78 ani e pi dalla sua morte vive sempre nella memoria e nel cuore dei suoi concittadini di Abbiategrasso, come fosse sparito ieri. Esort tutti allimitazione delle sue eccelse virt, e chiese ai Casalesi che tra la loro parrocchia e Abbiategrasso abbia a stabilirsi una perpetua fraternit di affetto e unione di preghiera. Nel 1938, giunse a tempo per la celebrazione del 21 febbraio il decreto vescovile che concedeva la facolt di impartire in tale giorno la Benedizione Eucaristica in forma solenne. Era un riconoscimento dellimportanza di quella celebrazione. Nel 1939, si celebr solennemente l80 anniversario della morte. La folla dei fedeli fu imponente e edificante. La settimana precedente celebr il 90 di sua vita Mons. Peviani, il chierichetto di Padre Carlo, presente il Vescovo diocesano Mons. Calchi Novati. Il fatto annotato anche nel Cronicon della parrocchia di Livraga, con una annotazione: fu anche la sua ultima Messa. Tornato a casa, si pose a letto e pochi giorni dopo mor. Padre Carlo lo accompagn fino al letto di morte, come 80anni prima esattamente il piccolo Sante aveva accompagnato Padre Carlo. Fece dono al convento della sua biblioteca e di un ritratto autentico del Servo di Dio. La Messa della Commemorazione il luned della Festa fu celebrata da Mons. Giacinto Ambrosi Vescovo di Chioggia. Le stesse celebrazioni nel 1939, che furono dedicate all80 della morte di Padre Carlo. Il P. Guardiano tenne la commemorazione. il Santo di casa in molte famiglie. In attesa della sua glorificazione sappiamo di tante grazie che continuamente P. Carlo opera nel silenzio. Fu tenuta alle 8 di sera. Il 1 settembre era iniziata la guerra con linvasione della Polonia da parte della Germania. Fu ordinato loscuramento totale, per cui non fu possibile lilluminazione tradizionale del Santuario; la proibizione di circolare per le auto private, per il che molti devoti lontani non poterono raggiungere il Santuario; e, dato il momento, fu sopresso il concerto bandistico nel piazzale. Nonostante per tutto questo, le feste riuscirono trionfali. Fu aggiunto un triduo in onore della novella Beata Madre Cabrini nella chiesa stessa da lei frequentemente visitata in vita, specialmente quando lIstituto suo dava i primi passi, i pi difficili. Il 21 febbraio 1940 ci fu un grande concorso in Santuario, nonostante il cattivo tempo ed il freddo itntenso: Continua sempre viva la devozione del popolo verso il Servo di Dio. Omaggio di folle al Santuario dei Cappuccini: intitol la cronaca della Festa di settembre Il Cittadino (6 settembre 1940). Era ritornato P. Domenico da Origgio come Guardiano. Il 10 giugno lItalia era entrata in guerra. La folla dei devoti dimostrava lattaccamento della terra lodigiana al Santuario, vero asilo degli spiriti affaticati dal disorientamento moderno e in cerca di un raggio di speranza ai piedi di Maria. La devozione alla Madonna dei Cappuccini inseparabile dal ricordo di P. Carlo che coi numerosi miracoli operati in vita, diffuse tra noi lamore alla Madonna. Per me sono certo che quando Dio lo creder opportuno, il divoto servo di Maria salir agli onori degli altari. Il 21 febbraio 1941, Ufficio funebre e Messa dellanniversario. Il giorno precedente giunsero i chierici studenti dei Frati Carmelitani di Piacenza. a piedi, e a piedi ritornarono! A settembre la consueta folla. Nonostante la cessata circolazione delle autocorriere, lamore alla Madonna fu pi forte delle difficolt. Riapparvero i tradizionali carrelli carichi di pellegrini. nella Messa per gli ammalati guar improvvisamente una giovane di Zorlesco ammalata da parecchi anni di spondilite. Ho gi segnalato il ritorno a Casale di P. Domenico da Origgio come Guardiano:godeva in paese grande autorevolezza e stima, per le qualit personali, lo spirito diniziativa, la capacit di coinvolgere le persone. Su Il Cittadino le corrispondenze da Casale sono firmate da d.p.r. (Don Pierino Rinaldi, coadiutore seguitissimo dalla giovent), e da s.l. (Don Luigi Salamina, sacerdote casalino devotissimo della Madonna dei Cappuccini: nelle sue visite a Casale non lasciava il paese senza aver fatto una visita alla Madonna dei Cappuccini, dalla quale era stato guarito miracolosamente, figura eminente per cultura nel clero lodigiano). Dopo la celebrazione funebre del 21 febbraio 1942 P. Domenico fece pubblicare sul settimanale diocesano una precisazione tanto importante, che vale la pena riprodurla per intero. Lavere trasportate le ossa venerande del P. Carlo al Santuario della Madonna, fu un bene e fu anche un male. Un bene, perch i devoti in una sola visita al Santuario possono pregare allaltare della taumaturga Madonna e sostare, orando, sul sepolcro del Servo di Dio. Un male, perch le molte grazie che si ottengono al sepolcro di P. Carlo non possono totalmente attribuirsi alla sua intercessione. La ragione evidente. Nel Santuario, non si pu a meno di volgere lo sguardo alla Madonna, che troneggia dalla sua splendida nicchia, la quale tiene il posto principale nel Santuario stesso. Nelle Cause di Beatificazione, bisogna sapere distinguere bene le grazie ed i miracoli, i quali sono necessari alla beatificazione stessa; bisogna cio, presentare alla Sacra Congregazione dei Riti a Roma, sia le grazie che i miracoli ottenuti per intercessione unicamente del Servo di Dio che si vuole glorificare. Ci posto, tutti i devoti di P. Carlo da Abbiategrasso, visitando il Santuario , possono pregare la Madonna, anzi devono pregare la Madonna per la glorificazione di P. Carlo, il quale era devotissimo della Madonna, alla quale attribuiva, per umilt, tutte le grazie miracolose, che concedeva a tutti quelli che ricorrevano a lui e da lui volevano essere benedetti. Fatto questo, bisogna pregare Dio che conceda grazie e miracoli solamente per intercessione del Servo di Dio, P. Carlo da Abbiategrasso. Ottenuto qualche miracolo, per esempio guarigioni che umanamente parlando non si potevano ottenere della scienza medica o chirurgica, bisogna stendere le pi ampie e circostanziate relazioni da inviarsi alla Postulazione Generale, affinch il P. Postulatore possa giudicare se questo fatto, ritenuto miracoloso, merita di essere presentato al giudizio della Santa Sede per la beatificazione. Questo necessario assolutamente. Quindi tutti quelli che ricevono grazie segnalate, o miracoli, o fatti miracolosi, per intercessione del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso, devono mandare la loro relazione al P. Guardiano dei Cappuccini di Casalpusterlengo. Questi con tutta sollecitudine trasmetter tale relazione al Rev.mo P. Postulatore Generale a Roma. Tutto questo necessario per la gloria di Dio, della Madonna dei Cappuccini, e per la glorificazione dello stesso Servo di Dio e devoto della Madonna, P. Carlo da Abbiategrasso, Sacerdote Cappuccino. La precisazione era necessaria, perch in quegli anni ebbe notoriet la guarigione ritenuta miracolosa della ragazza di Zorlesco lanno precedente, verificata personalmente e immediatamente dal Vescovo. Unaltra avvenne durante la Benedizione degli ammalati dello stesso anno 1942: la sign.ra Gina Quattri di Casale, da quattro anni paralitica, impossibilitata a camminare, si alz dalla poltroncina e si mise a camminare. Da allora condusse una vita normale. Le celebrazioni di settembre assunsero una particolare solennit, perch Padre Domenico volle ricordare il centenario del ritorno dei Cappuccini nel convento dopo la soppressione che abbiamo ricordato in un capitolo precedente, e il cinquantesimo dalla intronizzazione della venerata immagine della Madonna nella nicchia del presbiterio. Don Rinaldi scrisse un articolo brillante (era il suo stile) per mettere in rilievo la devozione verso la Madonna dei Cappuccini dei suoi giovani, tutti militari, riportando un lungo elenco di lettere ed offerte per Messe. Da fidanzati, la meta della passeggiata domenicale era il Santuario; dal Santuario sono partiti con la cartolina in tasca, le lacrime agli occhi e limmagine della Madonna sul cuore (Il Cittadino 18 gennaio, 27 febbraio, settembre 1942, volantino con programma della festa). Per la prima volta la commemorazione di Padre Carlo fu spostata dalla sera alle ore 16 del pomeriggio: presumo, per ragioni di sicurezza. Nel 1943 la vita si rese pi difficile anche nelle nostre campagne. Allo stillicidio dei feriti e caduti che non risparmiava alcun Comune, alle notizie dellandamento della guerra, alle ristrettezze imposte dalla tessera annonaria e dal mercato nero, alla difficolt e pericolosit dei viaggi per raggiungere il posto di lavoro, si aggiunsero i bombardamenti di Milano, il conseguente riversarsi di sfollati nei paesi, i frequenti e imprevedibili mitragliamenti lungo la ferrovia e la Via Emilia, la stretta imposta alloscuramento, le requisizioni. E poi la caduta di Mussolini, lo sfaldamento dellesercito, la nascita della Repubblica Sociale e delle sue forze armate, loccupazione tedesca. La Festa del Santuario capit tra il 25 luglio e l8 settembre, date fatidiche della storia dItalia. Ma si ebbe il coraggio di effettuare tutte le celebrazioni tradizionali. Il Prevosto di Casale Mons. Cesare Manzoni si lament del fatto che sedessero sulle centinaia di sedie disposte lungo il viale per la Benedizione degli ammalati non solo questi, ma vecchiette e bambini, una turba che le occupava. Speriamo che lanno venturo allallontanarsi della guerra dallItalia, al Santuario tutto possa riuscire con pi splendore e suggellato da qualche miracolo mariano. Dellanno 1944 Cronaca e settimanale diocesano (stando a quanto catalogato nellArchCappCasalp) non offrono dati. facilmente immaginabile che per la popolazione il Santuario, la Madonna dei Cappuccini e Padre Carlo siano rimasti il rifugio cui ricorrere per ritrovare coraggio e speranza, in situazioni che andavano sempre pi aggravandosi per laggiunta di nuove calamit: le violenze dei nazifascisti, la resistenza, i renitenti, i partigiani, gli sbandati, sabotaggi, requisizioni, le frequenti incursioni aeree con le distruzioni e le vittime conseguenti. Nelle Feste di settembre per ragioni di facile comprensione fu sospesa la benedizione degli ammalati. Si tenne la Commemorazione di Padre Carlo (volantino con aggiunta erronea: 1945). Il 21 febbraio 1945, allUfficio solenne di Padre Carlo Il concorso dei fedeli fu discreto. A Pasqua, il 1 aprile, un centinaio di soldati tedeschi di stanza nelle scuole comunali parteciparono alla Messa e Comunione. Nei primi mesi dellanno i pellegrinaggi furono meno degli altri anni. Lesercito tedesco era ormai in rotta. Il 25 aprile, linsurrezione, la liberazione, gli ultimi, sanguinosi scontri anche nei paesi della Bassa Lodigiana, le vendette, linizio della vita democratica, il CLN. Nelleuforia e nel disordine imperante in quel momento, si celebrarono con grande entusiasmo le Feste di settembre, secondo lo schema tradizionale: le Quarantore in preparazione; sabato sera pellegrinaggio parrocchiale dalla Chiesa granda; domenica Sante Messe, alle 8 quella prelatizia del Prevosto Mons. Manzoni, di diritto e intoccabile, Messa solenne pontificale, Vespro, panegirico e Benedizione Eucaristica; luned mattina, Messa e benedizione degli ammalati; luned pomeriggio Commemorazione del Servo di Dio Padre Carlo. Pi di 2000 Comunioni. Vennero infermi anche da molto lontano, Piacenza, Parma, Milano. Il santuario sempre stato affollatissimo, specialmente al luned, da pellegrini e da divoti. Nelloccasione fu presentato il volume di P. Idelfonso Aliverti da Vacallo, Vita del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso sacerdote cappuccino 1825-1859. Lautore, che per quasi 50anni si era dedicato allo studio e alla raccolta della documentazione di Padre Carlo, non vide il libro stampato: mor nel convento di Cerro Maggiore il 25 giugno, mentre lopera era in stampa (f. 27, riferendo quanto scritto nel nuovo quindicinale religioso della diocesi Il pensiero cattolico, 23 sett. 1945. Nello stesso foglio si riporta un articolo di giornale senza indicazione (Il Cittadino) che dice il contrario: Non si pot celebrare la Giornata degli ammalati per ovvie ragioni. Nel 1946, la normale celebrazione del 21 febbraio, alla quale si aggiunse la triplice supplica a Dio per la sua beatificazione alla tomba. In settembre, cose in grande: il sabato sera si pu dire che tutto il paese dai piccioli ai grandi, con le autorit civili in testa, tutte le associazioni al completo, partecip. Per la Benedizione degli ammalati, si permise laccompagnamento di un solo famigliare e si richiese il certificato medico (attesa del miracolo? per lasciare una sedia ai soli ammalati? Le norme erano state stabilite da P. Domenico nel 1942). La Commemorazione fu tenuta dal Vescovo di Carpi Mons. Dalla Zuanna cappuccino, e a chiusura fantastica illuminazione del Santuario, del campanile e del viale. Loscuramento era finito! E la banda di Secugnago in concerto: bastava poco ai Casalini di allora. Dellanno 1948 nellArchCappCasalp. non c documentazione: sarebbe stata interessante, perch fu lanno delle elezioni politiche del 25 aprile, che impedirono la sovietizzazione dellItalia. Lo storico cittadino prof. Franco Fraschini dedica ottime pagine agli avvenimenti politici dagli anni della guerra a quelli della democrazia e della ricostruzione (2 volume). Particolare solennit fu data alle celebrazioni in memoria di Padre Carlo nel 1949, 90 anniversario della sua morte. In preparazione, il 18 febbraio, il can. Don Salamina scrisse un articolo per Il Cittadino (18 febbraio), che val la pena riportare: Ricordo un giorno non molto lontano un industriale di Milano, in viaggio daffari a Casalpusterlengo, esprimeva lestremo dolore per il fratello lasciato a Milano gi in fin di vita. Mio fratello, ora in Paradiso, sugger di far dare una benedizione al P. Carlo nel Santuario dei Cappuccini. Cos fu fatto e tornato lindustriale a Milano trov il fratello fuori pericolo. Non so se il fatto sia stato notificato, ma so che tanti fatti simili non sono stati notificati. Leggendo la vita di P. Carlo, vien da domandarsi: come mai un taumaturgo simile non ancor stato canonizzato? Si potrebbe rispondere: perch pi nessuno se ne occupa a Roma. A suo tempo furono spediti gli atti del processo lodigiano: poi. Larticolo riportato nel Bollettino del Santuario, ha una continuazione, che la relazione dei vari momenti delle giornate 20-21 febbraio: discorso commemorativo; Messa solenne del Padre Provinciale; benedizione degli ammalati che si presentavano; alle 10,30, ora del transito, Benedizione Eucaristica impartita da un altro apprezzatissimo sacerdote casalino, Don Mario Ravani prevosto di Secugnago, altra solenne Benedizione nel pomeriggio. In coda allarticolo: Vedremo noi Padre Carlo dAbbiategrasso glorificato dalla Chiesa? Dipende un po da noi. necessario ricorrere con fede a Lui nei nostri bisogni; necessario farlo conoscere, specialmente agli ammalati. Non fu sempre compassionevole verso di essi? Importunarlo con fiducia bisogna; compir miracoli! Non dimenticare mai di segnalare le grazie che eventualmente si ricevessero o alla Sagristia del Santuario o ai Superiori dei Conventi Cappuccini di Lombardia. Nel Bollettino della parrocchia, La Fiaccola, 28 agosto il programma della Festa di settembre, con la Commemorazione del Servo di Dio. Nella documentazione raccolta nellArchivio c un vuoto, che va dal 1950 al 1959. Su LItalia del 3 settembre 1960 in un articolo di G. Addamonte dedicato alla Festa (180 anniversario della Incoronazione): Guai toccare ai lodigiani, e in particolare alla gente di Casale, la figura pia e singolare di questo, proprio il caso di dirlo, fragilissimo fraticello In fama di santit, vide via via genti tribolate di ogni altro luogo e di ogni contrada accorrere a lui per ottenere grazie e guarigioni. da tempo in corso il processo per la sua beatificazione. Ma le popolazioni lodigiane attendono con trepida fiducia che il loro Servo di Dio venga beatificato. C un miracolo osserva che si ripete nel santuario: quello della preghiera dei tribolati nella vita, che d conforto e nuove speranze. Nella relazione della Festa su Il Cittadino 16 settembre, la Commemorazione tenuta da un altro eminente sacerdote casalino, Mons. Angelo Bramini, autore di una storia del santuario della quale parliamo a parte e organizzatore della Incoronazione di trentanni prima. Per la Benedizione degli ammalati si accenna per la prima volta del servizio delle Dame e dei Barellieri dellUnitalsi che collaboravano da qualche anno con il personale medico e paramedico del vicino ospedale, diretto gi da allora dal dott. Pozzi. La funzione si celebrava nel piazzale, e alla fine i malati sfilavano, con composto ordine, nel Santuario per il saluto alla Madonna miracolosa. Altro vuoto fino al 1979. In Cammino scintilla, mensile dei Frati Cappuccini Lombardi, dicembre, una relazione della Festa dellanniversario della Incoronazione. La Commemorazione di Padre Carlo fu tenuta da un altro casalino, questa volta di adozione, di grande merito: il Parroco, Mons. Enrico Orsini: don Enrico, e basta, a Casale. Comment, da par suo, la sofferenza penitente, accetatta e voluta, che contraddistinse tutta la vita di Padre Carlo e fu strumento di grazia nella sua presenza a Casale. P. Evaldo Giudici pubblic un suo primo studio sulla vita di Padre Carlo: C Padre Carlo. Lanno 1980 fu eccezionale per il Santuario: si celebr il secondo centenario della 1 Incoronazione della Madonna e il 50 della seconda. Un denso programma fu predisposto dal Guardiano Padre Luigi Caserini con i collaboratori. Un programma che coinvolse tutta la diocesi e che si estese allintero mese di settembre. La Messa e i Vespri celebrati dal Card. Opilio Rossi; i pellegrinaggi di Casale, dei Cappuccini della Provincia, dei Vicariati. Si fece conto che circa 50.000 persone siano accorse ai piedi della Madonna. Tra questi, in aprile e maggio i sacerdoti del Decanato di Abbiategrasso e i pellegrini delle parrocchie della citt (8 aprile, 1 maggio). Padre Carlo ebbe un posto di onore: la Messa della Commemorazione fu concelebrata da tutti i sacerdoti diocesani e religiosi nativi di Casalpusterlengo, presieduti dal Prevosto di Abbiategrasso e con la partecipazione delle Religiose di origine casalina. Tutti insieme rappresentavano davanti alla Madonna dei Cappuccini i 46 sacerdoti, frati e religiose viventi di Casale a servizio della Santa Chiesa di Dio in diocesi e fuori. Tutti devono molto a lei. Nel 1983 La Fiaccola, settimanale della parrocchia SS. Bartolomeo e Martino di Casalpusterlengo, pubblic una serie di articoli su Padre Carlo di Aldo Milanesi: 20 febbraio, 13 marzo, 20 marzo. Unosservazione amara di un frate: Voi Casalini avete qui un Santo di tutto rispetto e lavete dimenticato. Comunque successo anche ad Abbiategrasso (20 febbraio). Nello stesso anno, ad iniziativa di P. Luigi Caserini, Guardiano, e di Franco Pedrazzini, presidente della Pro Loco, fu organizzata una grande mostra di opere dedicate alla vita di Padre Carlo. Furono invitati pittori celebri. Le opere inviate illustrano un libro dedicato al Padre, nel quale gli scritti sono di autori di grande prestigio (Il Giorno, 10 giugno; Il Cittadino, 17 giugno). Solenne commemorazione di Padre Carlo nel programma annuale (Il Cittadino 2 settembre), a carico di un altro sacerdote casalino, il sottoscritto, battezzato per loccasione Luigi, anzich Giulio, rientrato definitivamente dalla missione in Venezuela, proprio mentre approdava al convento di Casale dalle Missioni in Brasile P. Evaldo Giudici, che diventer il pi convinto, tenace, meritevole studioso e propagandista del Servo di Dio, ambedue ormai senza pi forze. Le celebrazioni del 2 centenario della Incoronazione, come era gi successo in occasioni similari, portarono ad una notevole ripresa delle celebrazioni annuali, anche per merito di P. Caserini Guardiano e di Mons. Enrico Orsini Parroco e Vicario Foraneo, ed anche di una maggior intesa tra frati e preti. Non sono mancati i momenti di declino per cause di ordine generale, ma i tempi cambiano unaltra volta in meglio: scrisse D. Giancarlo Marchesi in Il Cittadino, 29 agosto 1986. Il pellegrinaggio di tutte le parrocchie del Vicariato continuava, nella settimana precedente la festa, alla vigilia quello tradizionale cittadino. Si erano uniti quelli delle parrocchie di Retegno e Triulza, ai quali si aggiunsero negli anni successivi i pellegrinaggi di tutte le parrocchie del Vicariato di Codogno; poi quello di SantAlberto di Lodi, ed altri ancora. Continuano tuttora, a trentanni dallinizio! Le parrocchie incominciano ai piedi della Madonna lanno pastorale. Quellanno in convento si dette inizio alla Biblioteca Mariana. Nella stampa a disposizione lattenzione concentrata sulla Festa anniversaria dellIncoronazione; non si d pi rilievo alla Messa anniversaria della morte di Padre Carlo, 21 febbraio, mentre non manca mai la Commemorazione, che non pi discorso commemorativo, ma Santa Messa con omelia, il luned della Festa. Su LAvvenire una pagina intera nella serie Santuari dItalia, 7 settembre 1986. Immancabile la commemorazione di Padre Carlo nel 1987. Era lAnno Mariano, e su Il Cittadino 4 settembre in un articolo firmato DGM (il sottoscritto) si ricordava che in un Anno da vivere a tutti i livelli (Roma, diocesi, parrocchie), il Santuario della Madonna dei Cappuccini, il pi importante e frequentato, diveniva il punto di riferimento centrale per la diocesi di Lodi. Si rievoc un momento che segn in modo particolarissimo il legame del Santuario con la diocesi: quando il Vescovo Mons. Benaglio si oppose al progetto della Amministrazione governativa di allontanare Padre Carlo da Casale, e per la santit dellumile frate, e per lo straordinario rammarico che proverebbe Casale e tutta la diocesi a perdere cos rispettato soggetto, e per la stima che nutriva per tanti rispettosissimi miei diocesani, che la polizia bollava come ignoranti, esaltati e fanatici. Nel convento si inaugur il Chiostro dellAve Maria. Enrico Cappelletti pubblic I Madunn de Casl e di pas visn, e la parrocchia SS Bartolomeo e Martino il primo Quaderno de La Fiaccola: Il Santuario della Madonna dei Cappuccini del sottoscritto, primo volume di Casalpusterlengo: le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni. Il Santuario fu meta di pellegrinaggi da tutta la diocesi. Nel 1988 dedicato a Padre Carlo un nuovo libro di P. Evaldo con la collaborazione di P. Apollonio Troesi: E Maria lo prese con s, una riedizione del precedente volumetto C Padre Carlo, ampliato e corretto. Immancabile il ricordo di Padre Carlo. Dedicato al Servo di Dio anche un articolo di Enrico Cipelletti in La Fiaccola, in data 15 aprile 1990: La santit di un frate inutile che diventato casalino per sempre. Lanno 1992 registr per la diocesi di Lodi un avvenimento unico: la visita di un Papa, Papa Giovanni Paolo II. Al grandissimo dono fatto alla diocesi si aggiunse un altro: unispirazione venuta da Dio, io penso. P. Evaldo, che divideva il suo tempo, tra santuario, confessioni e Padre Carlo, disse a un sacerdote, uno dei suoi numerosi penitenti, che sapeva del numero speciale de Il Cittadino in preparazione: A Lodi han pensato di ricordare i pi bei fiori di santit dei quali pu vantarsi la diocesi?. Quel sacerdote chiese a sua volta al direttore del giornale: Avete pensato a..?. Risposta: No, pensaci tu. Metto a disposizione tutte le pagine necessarie. In pochi giorni, dietro semplici telefonate, si riunirono 30 medaglioni che occuparono sette pagine del giornale. Non poteva mancare Padre Carlo. Nellambito del convento si chiesero: Perch non cogliere loccasione e non consegnare nelle mani del Santo Padre una petizione per la ripresa della causa di Padre Carlo?. Per la stessa via fu incaricato quel sacerdote di prendere qualche contatto perch la petizione fosse rappresentativa non solo delle aspirazioni dei Frati Cappuccini del convento, ma anche del Clero diocesano. I competenti di Curia, interpellati, risposero che quella non era la via. Si tir dritto. Lincaricato prese contatto con chi poteva rappresentare il clero diocesano, cio con i Vicari Foranei. Il Padre Guardiano pass da ciascuno, tutti firmarono la petizione; la firm anche il Padre Provinciale e lo stesso Vescovo Mons. Giacomo Capuzzi, che poi la consegn direttamente al Segretario del Papa. Chi funse da tramite ricorda ancora lo sguardo desolato del Papa, cui si leggeva in volto una sofferenza acuta, quando si trov davanti lo scalone che conduce dalla cattedrale allappartamento del Vescovo, come per dire: Anche questo mi avete combinato?. Ma l, nello studio del Vescovo, laspettava anche la lettera per la causa di Padre Carlo. La petizione e la risposta sono riportate nel capitoletto che ripercorre i passaggi della Causa. Nello stesso numero un articolo di P. Evaldo Giudici di preparazione alla Festa anniversaria della Incoronazione: Un nuovo beato nel Lodigiano, e il programma presentato da Renato Goldaniga. In Comune di Casalpusterlengo dello stesso anno 1992 Gabriella Sidoli afferma: Ancor oggi, dopo tanto tempo, la figura di questo umile servo di Dio e la sua eccezionale missione di carit svolta a Casale viene ricordata ed esaltata da tutta una aneddotica popolare e la sua devozione non accenna a diminuire n tra il popolo, n tra i frati, e sono molti ad affermare di aver ricevuto una Grazia dopo averlo invocato. Se fosse santo, difficile dirlo, ma un santuomo lo fu, tanto da essere citato sempre come esempio di vera e autentica vita cristiana. Un articolo su Padre Carlo su La Fiaccola, 5 aprile 1998; un altro il 5 settembre 1999, che annuncia la Commemorazione tradizionale e segnala che Padre Carlo approdato anche su Internet. Chi volesse saperne di pi ed collegato ad Internet, pu curiosare alla pagina < HYPERLINK "http://www.comunicare.it/ofmcap/p_carlo/welcome.htm" http://www.comunicare.it/ofmcap/p_carlo/welcome.htm>. Ed ancora il 3 settembre 2000: I pellegrinaggi al sepolcro di Padre Carlo dAbbiategrasso sono ininterrotti. Laffetto di molti si esprime anche nel semplice pellegrinaggio spirituale. Da qui Padre Carlo continua la sua opera di evangelizzazione e di conforto. Nel 2002 nel Dizionario illustrato dei cognome e famiglie del Lodigiano, edito da Il Cittadino, troviamo I miracoli di Padre Carlo dAbbiategrasso. Padre Carlo e il chierichetto Sante Peviani sono raffigurati in una tela di Luigi Campagnoli, pittore casalino, che fu presentata ne Il Cittadino del 13 giugno 2002 e nella stessa data nel quotidiano di Piacenza Libert, diffuso anche nel Basso Lodigiano: Casale. Quellacquazzone che non bagn. Un quadro per ricordare il miracolo di Padre Carlo; il 23 giugno su La Fiaccola. Nel 2005 si ricordano ad Abbiategrasso i 180anni della nascita di Padre Carlo in un articolo di Francesco Villa Padre Carlo da Abbiategrasso ha compiuto 180 anni nel bollettino parrocchiale Il Quadriportico n. 4 del 2005. Ricorda i particolari della nascita, che sembr non dare adito alla sopravvivenza, e alla guarigione operata dalla Madonna Addolorata. Ritiene che i due fatti meritino di essere ricordati nel luogo dove sono avvenuti, e domanda: Perch, allora, non segnalarli in modo permanente a tutta la popolazione, e ai sempre pi frequenti visitatori della nostra citt, con una targa sul luogo dove sorgeva lumile abitazione della famiglia Vigevano, in corrispondenza degli attuali numeri civici 51, 53 e 55 di Corso Giacomo Matteotti?. Ancora Il Quadriportico, marzo 2008: un articolo di Mario Comincini Testimonianze abbiatensi: padre Carlo da Abbiategrasso. Riporta testimonianze di persone di Abbiategrasso rese nel primo Processo. Nel 2009 facendo riferimento al Decreto di riapertura della Causa di beatificazione di Padre Carlo, pubblicato nel numero della domenica precedente, da noi riportato nel capitolo dedicato alla storia della Causa, Il Cittadino fece seguire una serie di articoli dedicati al Servo di Dio. Il primo, dellavv. Mario Comincini, storico della citt di Abbiategrasso e membro della Commissione Preparatoria, fu pubblicato in data 4 luglio: Padre Carlo dAbbiategrasso, unesistenza straordinaria. Non volevano tenerlo in convento perch la cattiva salute gli impediva la vita austera. Ricorda gli anni trascorsi nel paese natale, fino al suo ingresso nellOrdine dei Frati Minori Cappuccini, allet di 27 anni. L11 luglio 2009 segu larticolo di Padre Evaldo Giudici, Vice Postulatore della Causa e ferratissimo storico di Padre Carlo, che rievocava il fondamento della santit di Padre Carlo, cio la vita di intimit con Dio. Nel numero festivo successivo, 18 luglio, Don Giulio Mosca, storico della diocesi e membro della Commissione Preparatoria, ripercorse gli anni dalla morte del Servo di Dio fino al riconoscimento delle sue grandi virt nei Processi Diocesani di Milano, Lodi e Bergamo. Il 29 agosto Don Angelo Manfredi, docente dello Studio Teologico Interdiocesano e membro della Commissione Storica, illustr il Processo Canonico effettuato a Lodi sotto la presidenza personale del Vescovo Mons. GB Rota, come risulta dal voluminoso incartamento degli Atti. Nello stesso numero, data la prossimit della Festa anniversaria della Incoronazione, si presenta il denso programma, nel quale come ogni anno inclusa la Commemorazione di Padre Carlo, che veniva ad assumere una importanza straordinaria, perch in quella occasione Mons. Vescovo avrebbe dato inizio al Processo Diocesano. Annuncio anche in Il Quadriportico del marzo 2009, a firma Silvana Rovati Re. Si fa riferimento ad un incontro avvenuto nel mese precedente, nel quale il dott. Comincini aveva illustrato la luminosa figura del concittadino e la necessit di recuperare altre testimonianze da aggiungere alla voluminosa documentazione del primo Processo. Sar fondamentale inserire ulteriori notizie da cui possa emergere che nella nostra citt mai venuta meno la devozione nei confronti di Padre Carlo, anche se, apparentemente, la sua figura e le sue opere sembrano essere state dimenticate negli ultimi cinquantanni. Anche in unaltra pubblicazione locale, Ordine e libert dell11 settembre 2009 lannuncio e una domanda: Padre Carlo sar santo?. la domanda che i devoti del Servo di Dio oggi si pongono. Ho riportato la documentazione esistente presso il Santuario (ArchPC, cart. 2). Qualche stralcio degli articoli permette di individuare la fedelt alle due celebrazioni annuali: 21 febbraio anniversario della morte del Servo di Dio, il luned successivo alla Festa della Incoronazione (1 domenica di settembre) la Commemorazione. Permette anche di cogliere la memoria viva nel tempo a vari livello: locale (Casalpusterlengo), diocesano, Abbiategrasso ed altrove con minori testimonianze. Questa documentazione, per, non copre tutti gli anni. Ci sono vuoti di decenni. A completamento si allegano altri elenchi di pubblicazioni. 2. Nella Diocesi di Lodi: Il Cittadino Un elenco degli articoli pubblicati da Il Cittadino dai primi anni del 1900 fino al presente, relativi al Santuario della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, il maggior santuario mariano della diocesi, stato compilato da Francesco Cerri, ricercatore, pubblicista, prezioso collaboratore dellArchivio Storico Diocesano di Lodi. stato pubblicato dal sottoscritto in Incoronazione della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo 1780. Tutti i documenti (fasc. 11) ed qui riprodotto. Lasterisco segnala gli articoli che riguardano il Servo di Dio o hanno riferimenti (cf. in Appendice: Pubblicazioni bibliografiche, n. 7). 3. In Casalpusterlengo: A) Cronaca della parrocchia di Casalpusterlengo Dal 1916 al 1944, del Parroco Mons. Cesare Manzoni Arch. Parrocchiale, sei registri manoscritti e dattiloscritti. Manca il 7. Fonte primaria della storia locale religiosa e civica la cronaca della Parrocchia di Casalpusterlengodi Mons. Cesare Manzoni, parroco dal 1916 al 1950. Il successore, Mons. Domenico Saletta, continu la cronaca parrocchiale in altro modo: collezionando articoli apparsi sul bollettino parrocchiale La Fiaccola e sul settimanale diocesano Il Cittadino. In seguito lascer il posto alla semplice raccolta dei numeri de La Fiaccola. Casalpusterlengo fu parrocchia unica fino al 1970, quando fu eretta la nuova parrocchia che ora porta il titolo di Maria Madre del Salvatore retta dai Padri Cappuccini. La Cronaca e La Fiaccola si riferiscono allintero paese, ora citt, fino al 1970. Le parrocchie di Vittadone e Zorlesco, le due frazioni del Comune, hanno avuto vita propria. Mons. Cesare Manzoni, tra i sacerdoti pi in vista della diocesi, docente di teologia al seminario diocesano, parroco della Cattedrale, fu nominato Prevosto vicario Foraneo di Casalpusterlengo nel 1916. Fece lingresso il 30 luglio, e pochi giorni dopo, il 2 agosto. Perdono dAssisi, si rec al Santuario per celebrare la S. Messa come di consueto. Nel 1917 vi si rec il 17 maggio Festa della Ascensione, titolare della Chiesa (San Salvario, Santissimo Salvatore) e il 2 settembre Festa anniversaria della Incoronazione per la celebrazione della messa in canto e dei Vespri solenni, come di consueto e come di diritto, secondo gli accordi per il rientro dei Frati Cappuccini del 1845. Erano presenze officiali del Parroco; in realt Mons. Manzoni fu di casa nel convento, perch vi andava ogni settimana per confessarsi. Il 7 ottobre vi tenne il ritiro del clero, predicato dal Guardiano Padre Domenico da Origgio. La Messa dellAscensione del 1918 fu particolarmente solenne, perch il Parroco si port dietro i Preti soldati di stanza a Casale e Don Sante Vigorelli parroco di Caviaga, apprezzato compositore, che eseguirono musica polifonica, di Don Perosi e altri. Il 18 maggio port al Santuario la giovent, dai due ora oratori maschile e femminile, per la conclusione degli Esercizi Spirituali. Il 2 giugno impart la Benedizione Eucaristica alla chiusura del Mese di maggio. Il tempio era pavesato magnificamente laltare risplendeva dinnumerevoli lumi. Affollata la chiesa nonostante che molti erano assenti per la monda del riso. Il 12 giugno giunse il Ministro Generale dellOrdine Fra Venanzio da Lisle-en-Rigault in Visita Canonica. Fu ricevuto alla stazione ferroviaria dal Guardiano, clero della parrocchia, le autorit, la gente. Si diresse con corteo di carrozze al Santuario, attraversando il paese accompagnato dal suono delle campane e dai saluti della gente che si riversava nelle strade. Allinizio e alla fine del viale (voluto da Padre Isaia da Milano), archi di trionfo. Nel Santuario, canto del Te Deum, discorso. Sul piazzale, omaggio del Presidio militare al completo, con discorso militare (era un ex militare). Si rec poi ad ossequiare il Parroco nella sua casa, presente il Sindaco. Il Padre Generale si felicit per la buona armonia tra sacerdoti e religiosi. Il I settembre Mons. Manzoni celebr Messa e Vespri solenni al Santuario e partecip al pranzo, per la Festa della Incoronazione. Nellanno 1919 registrata la partecipazione ala Festa della Ascensione, 29 maggio, non a quella di settembre. Si dedica invece spazio alla incoronazione della Immagine della Madonna delle Grazie nella chiesa parrocchiale, e al vasto programma realizzato, 11-15 settembre. Nel 1920, Messa solenne della Ascensione e Vespri con tutto il clero della parrocchia e una folla di devoti. Il 30 maggio, dopo la Dottrina domenicale nella chiesa parrocchiale, sfidando il temporale, si effettu un pellegrinaggio di ringraziamento e di impetrazione alla Madonna dei Cappuccini. Il Guardiano, Padre Domenico da Origgio, disse: ringraziamento per la guerra finita e vinta e per il ritorno della quasi totalit dei soldati casalini; impetrazione della protezione di Maria perch questi conservino la fede, e delle grazie anche temporali in giorni che anche a Casale si stavano rivelando assai torbidi. Il giorno successivo, chiusura del Mese di Maggio con Vespri solenni e partecipazione di Mons. Vescovo, che fece un lunghissimo discorso. Dopo di che, chiusura del Mese anche nella chiesa parrocchiale! Posso aggiungere che i soldati che partivano da Casale si portavano addosso un pezzettino della veste della Madonna, che nel 1915 era stata cambiata con quella nuova realizzata da Giuseppina Grecchi. La sorella Cecchina (che poi fece dono al Museo Parrocchiale del vestitino del Bambin Ges) riferiva la convinzione comune che quei soldati erano ritornati tutti. Terminata la guerra, nel pieno degli sconvolgimenti politici che seguirono, vissuti vivacissimamente anche a Casale, il Guardiano Padre Domenico da Origgio volle portare in processione la statua della Madonna . Da tempo vagheggiava tale processione: scrive il Prevosto Mons. Manzoni nella Cronaca. L 8 maggio 1921, dopo una settimana di solenni funzioni, sfil per tutte le vie del borgo l interminabile processione che accompagnava la venerata effige posta su un carro trainato da buoi. Cinquantamila persone parteciparono o assistettero alla processione, con il Vescovo diocesano ed altri cinque Vescovi. Predic il futuro Vescovo, Mons. Rolla. Loccasione settimo centenario della fondazione del TerzOrdine Francescano- era forse inadeguata; ma il momento richiedeva un intervento pacificatore al di sopra delle parti che dilaniavano il paese. E la Madonna dei Cappuccini, a Casale, era veramente al di sopra delle parti! Sfortunatamente non fu ascoltata. A chiusura delle Feste, il giorno 10, alle 5,30 del mattino una numerosissima processione si rec dalla chiesa parrocchiale al Santuario per ringraziare la Madonna. Mons. Prevosto celebr la Messa e nellomelia invit a pregare per la calma degli animi, perch non si perpetui lodio, la provocazione, la vendetta, portando alla Camera i nemici di Dio, sieno essi rossi o gialli, destri o sinistri. Come la Madonna, non fu ascoltato! Nel 1922 non sono segnati lAscensione e il pellegrinaggio di fine maggio, credo perch il Prevosto partecip al Congresso Eucaristico di Roma. Alle feste di settembre partecip solo la mattina, perch nel pomeriggio dovette presenziare al Congresso Eucaristico di plaga di Castiglione dAdda. Feste, Congressi e processioni con un coraggio incredibile: nei due mesi precedenti, scontri tra fascisti e socialisti, con morti da ambedue le parti, devastazioni, sciopero generale, scioglimento del Consiglio Comunale. Nel 1923, Messa solenne dellAscensione il 10 maggio. Il 30 maggio pellegrinaggio al Santuario, anticipando di mezzora alle 5, in considerazione di chi doveva prendere il treno e delle donne occupate nelle filande locali, e con una novit: sindaco fascista e maresciallo dei carabinieri pochi giorni prima avevano ordinato che si ponesse un nastro tricolore al gagliardetto del Circolo maschile e non si cantasse il Noi vogliam Dio che nostro Re, considerato canto antipatriottico. Il Prevosto cedette sul nastro, ma non sul canto. Nel 1924 il Guardiano invit a celebrare la Messa solenne della Ascensione il Vicario Capitolare Mons. Felisi, senza nemmeno avvisare il Parroco. Mons. Manzoni non era luomo che passava sopra a diritti e doveri, ma pro bene pacis non cre problemi, ma non manc di far presente che era in atto un progetto di scalzare gli accordi, che pur avevano salvato chiesa e convento nella seconda soppressione. Come previsto anche nel 1925 il Guardiano ripet il colpo invitando il Vicario Capitolare, ma questi rifiut, e dovette ripiegare sul Prevosto. Come in precedenza la processione di fine maggio e la Festa di settembre. Anche nel 1926 : il 12 maggio, lAscensione, con concorso di popolo immenso, di molto superiore al consueto, chiusa del Mese di maggio e pellegrinaggio ai Cappuccini. Il Congresso Eucaristico Diocesano di Codogno nella prima domenica di settembre occup il Prevosto. In ottobre segu la solennissima incoronazione dellimmagine della Madonna delle Grazie nella chiesa parrocchiale. Il cambio del Guardiano Padre Galdino nel 1927 riport la pace in convento, tra i devoti e con il clero. Laffiatamento del Guardiano col Prevosto piaque assai alla popolazione e si vide nella stessa solennit della Ascensione Presiedette il Vescovo Mons. Menegazzi. Per consiglio del Padre Provinciale il clero fu invitato a pranzo. La Festa di settembre fu conglobata con quella del centenario di San Francesco dal 26 agosto al 4 settembre, con processione in paese. Come al solito, lAscensione, il pellegrinaggio di fine maggio, la Festa di settembre nel 1928. Nel 1929, dominata dalla Conciliazione tra la Santa sede e la nazione italiana, lAscensione celebr Mons. Angelo Bramini, casalino. Nel pellegrinaggio del 31 maggio, nella predica di Mons. Manzoni: Maria volle qui scegliere loasi del Lodigiano e non solo del Lodigiano, e del P. Carlo, al quale devesi ricorrere perch collintercessione di Maria rinnovi i molti prodigi operati in vita, ed affretti il giorno della sua beatificazione, gi bene avviata nei processi informativi della sua virt. il primo accenno a Padre Carlo nella Cronaca. E da collegare io credo- al Processo Diocesano per la Causa di beatificazione di Madre Cabrini, nel quale era Giudice Delegato Aggiunto. Mons. Manzoni era compaesano di Madre Cabrini, laveva conosciuta, a Casale essa aveva apertola terza Casa della sua Congregazione allo scopo preciso di metterla sotto la protezione della Madonna dei Cappuccini. La Serva di Dio Madre Cabrini richiam lattenzione: un Servo di Dio lavevano a Casale! E un altro suo compaesano che aveva conosciuto a Roma, P. Domenico Savar, somasco, era Servo di Dio! Solo Madre Cabrini giunta alla meta: la canonizzazione. Non era stata casuale la celebrazione di Mons. Bramini allAscensione. Era ritornato da Roma dopo gli anni trascorsi come Vice Rettore nel Pontificio Collegio Urbaniano dove si formano i migliori sacerdoti indigeni dellallora Sacra Congregazione di Propaganda Fide, e a Casale era pars magna della Commissione che stava preparando le celebrazioni del 150 anniversario della Incoronazione, che comprendevano una seconda Incoronazione, come per rendere alla Madonna e al Bambino le corone requisite dai Francesi il 16 giugno 1796. Registrando la celebrazione della Festa di settembre Mons. Manzoni annot: Incominciandosi questanno il 150 dalla Incoronazione si diede alla festa maggior solennit, e si cantarono anche i Vespri solenni. L8 dicembre si dette inizio ufficialmente allAnno Giubilare con una processione al Santuario. Vi parteciparono almeno 2000 persone, tutte le autorit locali, le scuole con Balilla e Piccole Italiane. Trovarono la statua della Madonna privata dallabito settecentesco che la nascondeva da un paio di secoli: era la condizione precisa posta dal Card. Arcivescovo di Milano Idelfonso Schuster per venire a Casale ad incoronarla. Lanno 1930 fu contrassegnata da celebrazioni mensili, preparatorie al grande avvenimento della seconda Incoronazione, conferenze, pellegrinaggi. Non manc linflusso di quelle celebrazioni in tutta la vita religiosa della parrocchia, anche come assistenza alla predicazione. Del Quaresimale disse il sacrista: Mai vista tanta gente in quarantanni. Per gli Esercizi spirituali della Giovent Femminile si dovettero portare a San Bernardino anche le panche della Parrocchia. Si celebr lAscensione e il pellegrinaggio a chiusura del mese di maggio con concorso straordinario massimo da parte delle nostre associazioni cattoliche, che questa volta seppero vincere il sonno e la stanchezza (alle 5 del mattino!), perfino quasi al completo Paggetti e Ancelle, gi debitamente confessati. Alle Feste straordinarie della seconda Incoronazione la Cronaca dedica le pgg. da 119 a 127. Per la prima volta il giorno seguente, luned 8 settembre, la giornata degli infermi: nella mattina, S. Messa e Comunione di circa 300 infermi davanti al Santuario; nel pomeriggio, la Processione Eucaristica e la Benedizione individuale di pi di 400 ammalati disposti lungo il viale, davanti al recinto del Ricovero Vittadini e davanti allospedale civico. Si ebbero vari miracoli, dei quali si conserva la documentazione medica nellArchParrCasalp. Cart. Cappuccini. Le celebrazioni si conclusero la sera del 21 settembre con una processione aux flambeaux, con migliaia di partecipanti (tra i quali, tra parentesi, anche il sottoscritto, che allet di 5 anni procedeva ammirando gli sforzi di un compagnuccio della fila davanti che tentava tenacemente di dar fuoco ai lunghi capelli di una bambina che veniva a trovarsi davanti a lui). IL Comitato organizzativo, prima di sciogliersi, procedette ufficialmente alla consegna in deposito delle due corone doro ai Frati Cappuccini del convento. Latto notarile fu firmato dal Vescovo di Lodi, dal Parroco, dal Podest da Mons. Bramini, dal Provinciale dei Cappuccini, dal Guardiano P. Eustorgio da Verano (ivi, in data 31 gennaio 1931). Nello stesso anno in, maggio, il giorno 14, lAscensione; il giorno 30, la processione di chiusura del mese di maggio. Tutto secondo la tradizione. Ma lo stesso giorno per una dinamica gi rilevata nella prima parte di questo lavoro - subito dopo la glorificazione piomb addosso una specie di reazione diabolica. Ancora per merito del patrio governo, questa volta di matrice fascista. A mezzogiorno, in esecuzione dellordine prefettizio di chiusura dei Circoli Cattolici ed Oratori, il Parroco fu convocato alloratorio per il sequestro del materiale e la chiusura delle sedi. LOratorio fu quasi subito riaperto, ma ai giovani del Circolo fu proibito di entrare nellOratorio: si accusava il Circolo di essere il ricetto dei vecchi Popolari. Il 2 settembre furono riaperti i Circoli, il 5 settembre si celebr la Festa anniversaria dellIncoronazione. Alla sera si ripet la fiaccolata della Parrocchia al Santuario. Al mattino seguente si volle ripetere la Benedizione degli ammalati, disposti lungo il viale. Terminata la Messa il Vescovo si fece a benedire glinfermi singolarmente tra la commozione generale ed il pianto degli infermi e degli assistenti. Molte lacrime vers pure il Prevosto che faceva da assistente al Vescovo. Durante la funzione parecchi diedero segno di guarigione. Ma bisogner ben verificare i fatti. Nel 1932, celebrazione dellAscensione il 5 maggio, chiusa del Mese di maggio il 29 maggio, pellegrinaggio al Santuario al 31, lunghissimo, vi presero parte tutte le associazioni cattoliche coi rispettivi labari. E finalmente nel programma della Festa anniversaria della Incoronazione di questo anno, 4 settembre, che trova spazio la venerata memoria di Padre Carlo dAbbiategrasso. Ho registrato un primo accenno nel 1929, quando prese lavvio il programma della nuova Incoronazione. Nel numero unico Ipsa Regnet, tra le Fulgide gemme nellaurea corona della Madonna di San Salvatore fu ricordato, con la venerabile Suor Antonia Belloni della Triulza di Codogno e la serva di Dio Madre Francesca Cabrini, anche P. Carlo dAbbiategrasso. Dopo lonore reso alla Madonna, bisognava rendere onore anche al suo servo fedele. Si volle dare ai suoi resti mortali una dimora pi nobile: una cappella ricavata in un locale risultante dal prolungamento della navata verso la fine dell800, a destra entrando nel Santuario, mentre a sinistra nello stesso anno la famiglia Rossi aveva donato statua di San Francesco, altare, arredamento, decorazione. Il posto giusto: visivamente Padre Carlo riprendeva il suo umile ministero di portinaio della Madonna: sulla porta, ad attendere pellegrini e devoti da presentare a Maria SS.ma. Liniziativa, partita nellambito sopra segnalato, fu portata a termine dai Frati Cappuccini. (Mons. Bramini, infatti negli anni 1931-1932 non era a Casale, ma a Trino, Vercelli). Il Padre Guardiano, dunque, P. Donato da Malvaglio. Si riporta nel capitolo 9 la relazione di Mons. Manzoni, delegato dal Vescovo per lesumazione e presente con il Vescovo alla ricognizione e deposizione. Tenne il discorso P. Barzaghi, dei Bernabiti di Lodi, altro Servo di Dio, che aveva gi parlato alla traslazione delle spoglie di Padre Carlo nel 1898. Il Parroco di Abbiategrasso, presente con una delegazione, parl esplicitamente di beatificazione e canonizzazione, di reliquia insigne per la sua parrocchia, di un bambino in gravi condizioni che avevano portato ed era migliorato. Mons. Manzoni commenta: Volesse Iddio glorificare i suoi santi!. Da parte sua Mons. Bramini scrisse nel 1930: mentre scriviamo la causa del Servo di Dio Padre Carlo pare assopita e il venerato apostolo di Maria, gloria del nostro santuario, e della nostra Casale, pare sia dimenticato (Unoasi dello spirito. Scriver invece nel 1965: La causa canonica di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio in corso a Roma. Con le preghiere e i voti pi ardenti se ne implora dalla Madonna una felice conclusione che glorifichi anche in terra lApostolo di Maria. Dal 1933 si ritorn allordinario: 23 maggio, Festa dellAscensione; 31 maggio pellegrinaggio mattutino a chiusura del mese di maggio; 10 settembre, con una settimana di ritardo per il pellegrinaggio a Roma per lAnno Santo, la Festa anniversaria della Incoronazione. L11 la Benedizione degli ammalati. Non si ebbero grazie straordinarie, palesi, ma ci fu maggior raccoglimento e devozione dello scorso anno Al pomeriggio dello stesso giorno si ebbe la commemorazione del Padre Carlo, del quale si ricordano, se non i miracoli, almeno le grazie. Da notare: in pochi mesi, processione della Madonna di Lourdes (tre giorni prima); delle Quarantore a SantAntonio; Corpus Domini; quella grandiosa ed eccezionale di Ges Nazareno, un mese prima, pellegrinaggio al Santuario il 10; Congresso Eucaristico della Giovent Maschile diocesana: 4300 giovani! Una Chiesa in marcia!? Anche nel 1934: Ascensione 10 maggio; non segnato il pellegrinaggio, ma fu forse una dimenticanza; Festa di settembre, il 9, e la Benedizione degli ammalati il mattino seguente. Erano moltissimi; ma molti non avevano che il male dellet o poco pi. Cera attesa, aspirazione ad altri miracoli, ma Forse i disordini del ballo e della profanazione della festa impediscono la manifestazione della divina volont. Ed ancora nel 1935: Ascensione 30 maggio; pellegrinaggio parrocchiale il giorno successivo, con chiusura Mese di Maggio; Festa della Incoronazione 8 settembre e Messa e Benedizione degli ammalati il 9. Moltissimi, ma in gran parte vecchi, che forse aspettavano la rimozione di quegli acciacchi che ne sono il corredo. Si disse che un bambino avesse ottenuto la guarigione vedendo e camminando: ma per ora meglio sospendere il giudizio. Meno di un mese dopo incominci lavventura in Abissinia, voluta dal Duce ed applaudita, in genere, dal popolo italiano. Tre Cappuccini, destinati in Eritrea, con altri partenti per il Brasile, furono a Casale per un omaggio alla Madonna dei Cappuccini. Il Podest offr un ricevimento ufficiale, presente lelite della cittadinanza, il Prevosto, il Padre Provinciale, che inneggi al Fascismo che poneva il pensiero religioso alla base del rinnovamento della Patria. Il Prevosto propose un pellegrinaggio al Santuario per ottenere ai combattenti, massime ai nostri concittadini, valore, incolumit e ritorno in Patria. Il Pellegrinaggio alla Madonna dei Cappuccini per il trionfo della patria ebbe luogo il 10 novembre, con grande partecipazione, rappresentanze ufficiali e un discorso patriottico di esaltazione dellimpresa civilizzatrice da parte di Mons. Prevosto, che oggi suonerebbe assolutamente stonato. Nel 1936, Messa e Vespri dellAscensione, con Te Deum per la vittoria in Africa; del pellegrinaggio di fine maggio non si fa parola; nella Festa di settembre, ritardata al 13 settembre per ragione del Congresso Eucaristico Diocesano, triduo, Messa pontificale e funzione pomeridiana, Messa e Benedizione degli ammalati. Dopo la benedizione degli infermi, al pomeriggio si tenne come di consueto la commemorazione del Padre Carlo. Alla sera, altra funzione col canto del Te Deum. Importante quel come di consueto, perch permette di ritenere che la commemorazione fu sempre fatta, a partire dal 1932, anche se al Prevosto sfugge lannotazione. Un collegamento con la guerra dAbissinia, ormai diventata colonia dellItalia, anche nel 1937. Durante la Visita Pastorale di Mons. Calchi Novati, 18-20 marzo, egli si rec al Santuario per benedire la riproduzione su tela della Madonna dei Cappuccini destinata allAfrica Orientale. Il 21 la tela (del pittore Stefenini) fu accompagnata non con un corteo come prevedeva il Guardiano, ma con una processione come impose il Parroco, ponendosi il piviale, alla stazione ferroviaria. In stazione la tela fu arrotolata, e inizi il lungo viaggio verso la missione dei Cappuccini in Africa. Nella Cronaca sfugg la registrazione della Festa della Ascensione, si registr la processione mattutina e la chiusura del Mese di Maggio. La Festa della B. V. dei Cappuccini riuscita solennissima. Si apr questanno col pellegrinaggio al Santuario, al quale presero parte tutte le Associazioni Cattoliche con numerosissimo popolo e colla rappresentanza delle Autorit. Questo pellegrinaggio, che tuttora continua, la vigilia della Festa, inizi nellanno 1937. Funzioni solenni la domenica 5, Benedizione degli ammalati il luned, che per sua volont fu tenuta da Mons. Calchi Novati, il Vescovo diocesano. La Commemorazione di Padre Carlo fu tenuta dal Prevosto di Abbiategrasso. Disse che era venuto per una grazia da ottenere per intercessione del P. Carlo ed invitava il popolo ad unirsi a lui per ottenerla. Il Guardiano, P. Alessandro da Presezzo disse del Padre Carlo che non si voleva canonizzare prima del giudizio infallibile della Chiesa, perci si era commemorato col suffragio; ma che nella certezza che gi godesse dei trionfi celesti si era invocato nelle preghiere alla Santissima Trinit per ottenere le grazie che ci occorrono. Nel 1938 si premise alle celebrazioni solite un pellegrinaggio penitenziale ad petendam pluviam, il I maggio, trovandosi la campagna, per la siccit, in uno stato da far temere la carestia. Vi parteciparono tutte le autorit civili e militari ed un popolo immenso. Il Padre Guardiano in un magnifico discorso dimostr che la siccit un castigo del Signore, del quale tutti, in qualche modo, siamo causa con i nostri peccati. La profanazione della festa, le bestemmie, i disordini di ogni fatta sono la vera ragione del tremendo castigo. Tre giorni dopo, allo stesso scopo, processione di San Bernardino, del tutto eccezionale. Autorit e folla immensa, e i Maestri, e i Cappuccini, e la predica dello stesso tono. Subito dopo le funzioni un gran vento ha densato le nubi che diedero un po di pioggia e si spera ne verr dellaltra ben pi copiosa. Sopravvenne la visita e il trionfo di Hitler a Roma, mentre il Papa Pio XI si ritirava per protesta a Castelgandolfo. Manzoni comment: Il cielo si fece bronzeo. Al 26, lAscensione; al 31, il pellegrinaggio di fine maggio; il 3 settembre, quello della sera della vigilia della festa di settembre, sempre con immenso popolo e tutte le autorit civili. Messa pontificale e Vespri della domenica; il luned, Benedizione degli ammalati al mattino, e solenne commemorazione di P. Carlo al pomeriggio. Mons. Manzoni riassume sempre prediche e discorsi, e ricorda tra laltro lintroduzione del celebrante, il Vescovo di Chioggia, cappuccino: Incominci con dire della difficolt di parlare di Padre Carlo, mentre la Chiesa non ha detto la sua parola definitiva, e perch non appartiene alla schiera di quei santi che lasciarono una larga scia del loro passaggio; dei cos detti piccoli santi, che senza essere piccoli per la virt, non apparvero per opere grandiose dinanzi al mondo. Alla Festa della Ascensione del 1939 Mons. Manzoni pontific grazie al titolo di Protonotario Apostolico ad instar concessogli in occasione del 50 di Messa (Pio XI lo riceveva in udienza privata quando si recava a Roma), mattina e pomeriggio. Non ebbe luogo il pellegrinaggio di fine maggio per la pioggia e la sovrapposizione di celebrazioni in Parrocchia e ai Cappuccini. Pellegrinaggio ai Cappuccini la vigilia; la domenica 3 settembre, la festa; il luned, la benedizione degli infermi. Dominava la preoccupazione per la guerra appena iniziata, il I settembre, con linvasione della Polonia da parte della Germania. L8 ottobre, essendo San Francesco proclamato Patrono dItalia, Tutte le autorit locali convennero al Santuario per implorare per lintercessione del Santo la pace giusta per la nostra Patria. Nel 1940 solite celebrazioni nella Sagra del Santuario, 2 maggio, festa della Ascensione, e processione di chiusura del Mese di Maggio anticipata al 30. A settembre, pellegrinaggio, Messa e Vespri di un Vescovo, Benedizione degli infermi, Commemorazione di Padre Carlo, Benedizione Eucaristica serale. Era ritornato come Guardiano P. Domenico da Origgio. Nel 1941, al 22 maggio, Sagra dellAscensione; non si fa cenno al pellegrinaggio di fine maggio; come al solito quello della vigilia della Festa di settembre (ci fu un contrattempo: i Frati si dimenticarono di aprire il portone della chiesa, le autorit se ne andarono). Presiedette la Messa pontificale e il Vespro del 7 settembre e la Benedizione degli infermi il Vescovo di Lodi Mons. Calchi Novati. Nel pomeriggio, la Commemorazione di Padre Carlo. Loratore, Padre Desio o Doroteo, non volle anticipare il giudizio della Chiesa E vero disse che P. Carlo attribuiva i miracoli alla Beata Vergine, ma non si pu negare che furono anche suoi. Nel 1942 il Guardiano P. Domenico, con lapprovazione del Provinciale e del Vescovo, fece sostituire gli angeli della nicchia con un plastico rappresentante frati e abitanti attorno alla Madonna, come si vede ora, ricostruendo la scena delle visioni. Fu benedetto il 4 maggio. Alla Ascensione il Prevosto non presenzi, perch impegnato in cattedrale per la celebrazione del XXV di ordinazione episcopale del Papa. Il pellegrinaggio di chiusura del Mese di Maggio fu tenuto come conclusione della Festa del Papa in luogo per il Giubileo sopra ricordato. Pellegrinaggio della vigilia il 5 settembre. Mons. Rolla, lodigiano, Vescovo di Forl, celebr la domenica e il luned per gli ammalati, e tenne la Commemorazione di Padre Carlo. Il discorso venne ascoltato con grande attenzione e fu veramente degno della fama di Mons. Rolla. Nel maggio 1943, due processioni al Santuario: il 9 maggio, di intonazione penitenziale: Accettiamo dal Signore il flagello della guerra, con tutte le sue conseguenze, e saremo benemeriti della Patria pi dei soldati che ne difendono i confini; il 31 sera per la chiusura. Pochi giorni dopo, il 3, Padre Domenico volle celebrare lAscensione in forma pi solenne, dato che stavano per concludersi gli anni di permanenza a Casale, e invit anche il Vescovo. Un Guardiano eccellente, che lascia di s ottima memoria: scrisse Mons. Manzoni, che tenne sempre con lui ottime relazioni. Le celebrazioni di settembre caddero nel pieno dei rivolgimenti politici e militari che fecero seguito alla defenestrazione di Mussolini il 25 luglio: larmistizio e loccupazione germanica. Ciononostante si tenne il pellegrinaggio della vigilia con numeroso popolo colla presenza delle autorit che ebbero un posto distinto nel presbiterio, mentre il Prevosto dovette stare in piedi, Messa e Vespri della domenica 5 settembre, messa e benedizione degli ammalati (non si ottennero guarigioni segnalate), ultima predica di P. Domenico. Fu tenuta la Commemorazione di Padre Carlo. Nel 1944 non c cenno alla Ascensione e alla chiusura del Mese di maggio. E da pensare che siano state tenute regolarmente, perch sono segnate le altre feste e processioni (sempre numerose), nonostante il momento politico e sociale molto turbato. Non si accenna alle celebrazioni di settembre. Savvicinava la guerra. Bombardamenti, mitragliamenti passaggi di aerei si moltiplicavano. Ho limpressione (per un inciso dopo la guerra) che la cronaca dellultimo anno sia stata compilata in seguito, facendo uso di appunti. E infatti molto pi breve, pur non mancando dei sunti e commenti delle prediche proprie e altrui. Purtroppo non si trova il 7 volume, di particolare interesse, trattandosi degli anni della Resistenza, Liberazione, ripresa della vita democratica. Per quanto riguarda Padre Carlo: il Prevosto, legatissimo al Santuario, non fa parola riguardo lanniversario della morte, il 21 febbraio; partecip fedelmente alle celebrazioni tradizionali (Ascensione, Mese di maggio, festa anniversaria della Incoronazione) alla Benedizione degli ammalati da quando fu istituita (1930) e alla Commemorazione di Padre Carlo dal 1932. La Cronaca riflette le attenzioni del Prevosto e del clero, ed interpretava ed educava la devozione popolare, che pur seguiva anche vie proprie, non sempre collimanti con le direttive del Parroco. B) La Fiaccola: Settimanale Parrocchiale (Arch. Parr. Casalpusterlengo) La collezione de La Fiaccola inizia con il 1948 , ancora come upplemento de LAngelo della famiglia, mese di luglio, ma si trasforma subito in supplemento de La famiglia cristiana. Nellanno 1949 riportato il programma della festa di settembre, nel quale c la Commemorazione di Padre Carlo, senza Messa, in ore pomeridiane. Nel 1950 (data 3 settembre La Madonna del Santissimo Salvatore) un caloroso invito: E unoasi il nostro Santuario. Ad esso, per lunghe generazioni, han mosso il passo i nostri avi; e quante grazie ne riportarono! Andiamoci anche noi!. Ancora nel 1951 in occasione della Festa, un articolo messo in evidenza: Omaggio a Maria, Castellana di Casale. Si ricorda la tradizionale devozione del popolo di Casale verso la Madonna, la sua Madonna, quella dei Cappuccini, e come tale lha sempre considerata. Qualche divergenza ; la devozione si concentra piuttosto sulla Madonna delle Grazie venerata nella chiesa parrocchiale, con processione nel mese di maggio. Nellarticolo si ricorda il pellegrinaggio parrocchiale annuale dalla chiesa parrocchiale al Santuario, la sera precedente alla Festa di settembre. Nel 1952 nessun accenno al Santuario. Mancano le annate 1953-1954. Gi dai primi anni presi in considerazione (dato che non disponiamo delle annate precedenti), per quel che qui interessa, non c alcun cenno alla Messa anniversaria in suffragio di Padre Carlo il 21 febbraio; non ci sono cenni delle celebrazioni della Festa di settembre, quindi anche della Commemorazione di Padre Carlo. Cos nel 1955 e 1956. Nel 1957 una foto della benedizione degli ammalati, da Il Cittadino (15 sett.) e ancora da Il Cittadino la cronaca: fu tenuta al pomeriggio, probabilmente non ebbe luogo la Commemorazione. Nel 1958 un pellegrinaggio parrocchiale al Santuario messo nel programma per la fine di maggio per lAnno Lourdiano. Nel 1959 in data 15 febbraio, ritaglio de LItalia Il centenario di Padre Carlo dAbbiategrasso. Si annuncia: Il 22 febbraio p.v. nel Santuario dei Cappuccini di Casalpusterlengo, sar solennemente celebrato il Centenario della morte del Servo di Dio. Alla manifestazione religiosa sar presente il Vescovo di Lodi e tutte le autorit locali. La fama di santit vide via via genti tribolate di ogni luogo e di ogni contrada avvicinarsi trepidanti a lui. E invero, per ci che questo religioso ebbe a compiere fra le popolazioni di tutto il lodigiano e delle confinanti terre del cremonese, del piacentino e del pavese, si form la persuasione delle sue taumaturgiche virt In tutto il lodigiano la sua figura tuttora venerata, ed ancora per il solco da lui lasciato, se ancora oggi tanti e poi tanti uomini di ogni fede politica anche tra i pi accesi estremisti, puntualmenteconvengono a questa Santuario. E di ieri la notizia che un uomo affetto da grave forma di cancro sia stato da lui miracolosamente risanato. Ed ora le popolazioni lodigiane attendono con trepida fiducia che il loro Servo di Dio venga beatificato (a firma Giuseppe Addamonte). Della Festa di settembre si ricorda lEdificante cerimonia degli ammalati al Santuario. Nel 1960 Mons. Bramini, lautore della prima storia del Santuario, che tiene la Commemorazione di Padre Carlo. Nulla nel 1961 . Nel 1962 , da parte del prevosto di Codogno Mons. Gennari, la Commemorazione, supplica al Servo di Dio, Benedizione Eucaristica. Nel 1963 monopolizza la data la presenza dellurna di S. Bassiano, tappa della Pregrinatio organizzata in diocesi per il XVI centenario della Consacrazione episcopale del fondatore della Chiesa Laudense. Si rileva la numerosa partecipazione dei Casalesi al Santuario nellanniversario della Incoronazione. Nel 1964 lattenzione concentrata sul Congresso Eucaristico di Casale per la Bassa, che ebbe il suo culmine la domenica 30 agosto con la partecipazione di migliaia di persone un trionfo. Nessun accenno a celebrazioni nel Santuario negli anni 1965 e 1966. Relazione della Festa di settembre nel 1967 e della Benedizione degli ammalati (effettuata in chiesa, a causa del cattivo tempo), come anche nel 1968, senza accenni alla Commemorazione di Padre Carlo. Dal febbraio 1969 La Fiaccola diventa quarta facciata de La Domenica, edizioni paoline, con la specialit di non portare n data n numerazione progressiva dei singoli numeri settimanali. Da Il Cittadino dell11 settembre 1970 la relazione della Festa anniversaria e della cerimonia di erezione della nuova parrocchia Beata Vergine Maria in San Salvario, comprendente la parte di Casale al di l della Via Pavese. Primo parroco p. Sergio Caglio. La Fiaccola riporta un saluto fraterno e cordiale, unito al proposito a sentirci noi dellantica parrocchia pi solidariamente, pi consapevolmente, responsabilmente, cordialmente attaccati alla nostra chiesa, ai nostri sacerdoti, alle nostre istituzioni. La divisione, opportuna ma imposta, creer il gelo nei rapporti tra i responsabili delle due parrocchie, anche a causa degli incauti aggiornamenti postconciliari dellinterno del Santuario, privandolo dellaspetto suo proprio (unica chiesa nel Lodigiano di stile Cappuccinesco, con la disapprovazione dei fedeli, che vedevano piuttosto prevalente la volont di avere una chiesa parrocchiale come le altre. Non una parola delle celebrazioni nel 1971, 1972 , 1973 . Alla fine di questo anno mor improvvisamente il Prevosto Don Domenico Saletta. La Fiaccola si mette in proprio, raddoppiando il formato, tipografia locale ARS. Il 24 marzo 1974 il Vescovo Mons. Oggioni annunci personalmente il nome del nuovo parroco: Don Enrico Orsini. Il 28 aprile, lentrata. A giugno, per la prima volta, unica processione del Corpus Domini, dalla chiesa granda al Santuario. Don Orsini parla del valore del dialogo, di collaborazione, di corresponsabilit. Il 14 luglio il primo articolo su La Fiaccola di un Cappuccino: Celebrazione di una presenza pluricentenaria (400 anni di presenza dei Frati a Casale, al Santuario). Un trafiletto firmato La Redazione: a proposito di responsabilit, non monopolio, ma un settimanale espressione di tutta la comunit ecclesiale, dialogo aperto, responsabilit di chi firma, no ad articoli polemici e offensivi. Cera tutto Don Enrico, il parroco adatto per fedeli e non fedeli in perpetuo contrasto, secondo le tradizioni locali. Per la Festa di settembre lo storico locale prof. Franco Fraschini scrive del rapporto Frati-Casale nei secoli. Quando, poi, tra i religiosi giunse quel Cappuccino di fiamma che rispondeva al nome di Carlo dAbbiategrasso, allora i fedeli si fecero folla, folla che invoc la sua parola e il suo gesto benedicente. In data 8 sett., cronaca del pellegrinaggio parrocchiale del 31 agosto, vigilia della Festa, che assumeva un carattere penitenziale e iniziava nella chiesa di SantAntonio. Nellomelia nel Santuario: unione dei cuori, riconciliazione, cambiamento. Lomaggio alla Madonna dei Cappuccini diventer linizio dellanno pastorale, nel quale venivano annunciate le linee da seguire. Don Orsini fu fedele a questa impostazione in tutti gli anni del suo servizio. La Fiaccola fu affidata al nuovo coadiutore Don Peppino Codecasa ed assumeva una prevalente impostazione di strumento di formazione. Insieme le due parrocchie parteciparono al pellegrinaggio per lacquisto delle indulgenze dellAnno Santo nella Cattedrale di Lodi il 27 ottobre. Nel 1975 per la prima volta si fa cenno alla sagra della parrocchia di San Salvario, il giorno dellAscensione: ci uniamo nella gioia, nella preghiera, nella comunione fraterna dei Padri e a tutti i fedeli della parrocchia. Nel numero del 31 agosto in evidenza il programma delle Solenni celebrazioni 195 anniversario della Incoronazione della Madonna dei Cappuccini, con la Messa e Commemorazione di Padre Carlo. Nella settimana successiva il resoconto della Marcia della fede della vigilia, con un foltissimo numero di giovani ed adulti. Nel 1976 un affettuoso omaggio del sottoscritto, ospite del parroco Don Orsini al rientro dalle Missioni: La Madonna la Madre di tutti: dei Casalini, un po di pi. Si ricorda Padre Carlo; Anche senza il potere di operare miracoli, santi uomini non son mai mancati attorno alla Madonna, e la gente ha sempre saputo riconoscerli quasi distinto. Amministratori misericordiosi dellinfinita misericordia del Signore, predicatori instancabili della devozione alla Madonna, voce della preghiera di tutto il popolo, semplici, poveri, sempre accoglienti e disponibili, i Cappuccini sono cari a tutti. Cara i me fratucin: li chiamava un casalino puro sangue: Don Mario Ravani. Larticolo concludeva. Oh Madonna di Casale! Se Casale quel che nella vita religiosa, per merito tuo. Se non riesci tu a mettere insieme e a condurre a salvezza i mesi matti de Casl chi ci riuscir? (ivi 21 marzo). La Festa annuale annunciata nel numero del 29 agosto e in evidenza tra laltro il pellegrinaggio della vigilia e la Messa, supplica, discorso commemorativo di Padre Carlo. Anche nel 1977 e 1978 . Nel 1979 , in evidenza la Festa Patronale di San Salvario (Ascensione di NSGC); il saluto al nuovo parroco p. Luigi Caserini (ivi 30 settembre e successivi). Festeggiamenti di settembre con la Messa in Commemorazione di Padre Carlo e un articolo La Madonna di Casale. Nel primo numero del 1980 subito annunciato Un anno mariano: le solenni celebrazioni nel mese di settembre del 2 centenario della Incoronazione e una missione cittadina. Nel periodico una serie di articoli del sottoscritto, rientrato a Casale, ospite del parroco Don Orsini, dopo un altro periodo trascorso in Venezuela (29 giugno; 7, 14, 28 settembre; 5 e 12 ottobre). La cronaca delle realizzazioni del vasto programma (Messa pontificale del Card. Opilio Rossi, la Messa degli ammalati, quella in Commemorazione di Padre Carlo concelebrata dal Parroco di Abbiategrasso e dai sacerdoti casalini, le Messe dei Vescovi nelle domeniche di settembre, i pellegrinaggi di parrocchie, vicariati, dei religiosi Cappuccini ed altri, Seminario Diocesano, Azione cattolica, chierichetti della diocesi; e processione conclusiva con la grande tela della Incoronazione; oltre i connessi: ordinazione di diaconi e sacerdoti Cappuccini, mostra darte sacra, esposizione Casale per la sua Madonna 1780-1980 nel Museo parrocchiale, Servizi giornalieri di Radio Casale, e in seguito la Missione Cittadina predicata dai Padri Cappuccini. Il tutto documentato nel volumetto La Madonna dei Cappuccini, 2 centenario della Incoronazione. Nel 1981 Una folla ai Cappuccini una massa di gente ha letteralmente stipato tutti gli spazi disponibili nellampio campo sportivo e vicinanze del Santuario dei Cappuccini per la festa dellanniversario della Incoronazione. Probabilmente limponenza delle celebrazioni dellanno scorso ha ravvivato la devozione e linteressamento per il nostro Santuario. Solenne pellegrinaggio della vigilia dalla chiesa parrocchiale. La parrocchia di San Bartolomeo si unisce, nella preghiera, alla comunit cristiana dei Cappuccini nella festa della Vergine di Casale. Messa Commemorativa di padre Carlo. Cos anche nel 1982 . Nel 1983, nella settimana dellanniversario della morte un articolo: Omaggio a Padre Carlo da Abbiategrasso. Una visita ai Cappuccini di Aldo Milanesi, con continuazione nei numeri 6, 13, 20 marzo, con espliciti richiami alla Vita scritta da P. Aliverti. Conclude: Potrebbe seguire una petizione alle Superiori Autorit ecclesiastiche per togliere dalloblio la pratica di beatificazione di Padre Carlo dAbbiategrasso. Il pellegrinaggio tradizionale d ai partecipanti la possibilit di lucrare lindulgenza plenaria dellAnno Giubilare della Redenzione. Messa e Commemorazione di Padre Carlo nel programma della Festa. Nel 1984, ancora nel programma dellAnno Giubilare della Redenzione, pellegrinaggio alla Cattedrale delle quattro parrocchie cittadine, con partenza dal Santuario (numero 12 febbraio ed altri). Della Festa di settembre, unica voce nel Diario la processione. Breve notizia anche nel 1985, numero 4 agosto. Anche nel 1986, numero 7 settembre. Nel 1987 segnalata la Festa Patronale di San Salvario (Ascensione) n. 31 maggio; si celebra congiuntamente lAnno Mariano la domenica 7 giugno nel santuario, n. 7 giugno; si riporta il programma della Festa anniversaria con la Commemorazione di Padre Carlo, n. 6 settembre. Ogni anno nella parrocchia maggiore, pur ricordando la devozione popolare nelle varie chiese, non si tiene il Mese di maggio serale perch si fa ai Cappuccini. La Parrocchia, consapevole della devozione dei Casalini alla Madonna dei Cappuccini, non intende fare alcuna concorrenza, anzi esorta i fedeli a frequentare lincontro mariano programmato (n. 3 maggio). In un giorno stabilito la Parrocchia maggiore vi partecipa ufficialmente. Cos anche nel 1988 (n. 3 maggio), come ogni anno, e per il Mese di Maggio e per la Sagra dellAscensione (Questa comunione garanzia sincera di riconoscenza ai Padri Cappuccini per il bene, soprattutto spirituale, che continuano a svolgere anche in favore della nostra Parrocchia Il Santuario della Madonna appartiene a tutta la citt di Casale n. 15 maggio). Non c cenno alla Festa di settembre. La Fiaccola non usciva nel mese di agosto; la Festa anniversaria della Incoronazione la prima domenica di settembre, e il programma doveva necessariamente avere poco spazio: nessuno nellanno precedente, solo per il pellegrinaggio parrocchiale della vigilia nel 1988, e una piccola nota di Enrico Cipelletti: El festn ai Capucin, che si tiene nei primi giorni di settembre con una grande manifestazione di folla, quasi a ringraziare la Madonna che da tanti secoli protegge la nostra citt (4 settembre). E fuori di dubbio che non mancasse mai la Commemorazione di Padre Carlo. Novit al convento: P. Caserini lascia, subentra il nuovo Guardiano Parroco P. Mariano Brignoli (vari articoli). Nel 1989, stelloncini per la Solennit dellAscensione, la serata del Mese di maggio, il pellegrinaggio della vigilia nn. 7 e 14 maggio, 6 agosto, 3 settembre). Uguale impostazione, con qualche variante, negli anni successivi: 1990 (13 e 27 maggio; 5 agosto e 2 settembre con Commemorazione); 1991 ( 12 maggio e 4 agosto); 1992 ( 24 e 31 maggio, 2 agosto e 6 settembre); 1993 (23 maggio, 1 agosto e 5 settembre con Commemorazione); 1994 (22 e 15 maggio, 7 agosto e 4 settembre). Nel 1996 ricorreva il 25 di erezione della parrocchia dei Cappuccini (come si chiama correntemente). Nel numero del 12 maggio il Parroco Mons. Orsini scrive: In comunione con i Cappuccini, unesperienza che andata maturando con la reciproca buona volont e il consenso dei fedeli. Ricordati i tre appuntamenti: serata nel Mese di maggio (n. 26 maggio, con Cronaca di un anniversario (del 25) di Daniela Frigg; festa patronale dellAscensione, il 19 maggio; festa di settembre, 4 agosto e 1 settembre. Serata del Mese di maggio anche nel 1997 (n. 18 maggio) e pellegrinaggio della vigilia della Festa anniversario della Incoronazione (nn. 10 agosto e 7 settembre), con Commemorazione di Padre Carlo. Il 29 giugno un articolo di A. Milanesi Affettuoso legame fra la Madonna, i Cappuccini e Casale, a presentazione di una nuova storia del Santuario scritta da un frate che non appone la firma, ma facilmente individuabile perch innamorato della Madonna e di Padre Carlo. Nel 1998, adesione alle celebrazioni della Ascensione (n. 24 maggio) e pellegrinaggio della vigilia (n. 6 settembre). Nel 1999, pellegrinaggio della vigilia (nn. 8 agosto e 5 settembre). Appena una settimana dopo, l11 settembre, lingresso del nuovo Parroco Don Franco Anelli, che succede a Mons. Enrico Orsini che rinuncia alla Parrocchia per limiti di et. Aveva saputo operare con molta saggezza nel tessere rapporti di collaborazione in Casale. Con la nuova impostazione, anche tipografica, de La Fiaccola, conseguente al cambio della guida della parrocchia, dallanno 2000 in poi i rapporti con la Parrocchia dei Cappuccini vanno diradandosi. Mai un accenno, come nei 50anni precedenti approssimativamente, alla celebrazione anniversaria della morte di Padre Carlo, il 21 febbraio. Due soli anni, nel 2003 e 2004, si afferma di condividere la Festa Patronale dellAscensione (nn. 23 maggio e 1 giugno). La serata del Mese di maggio nel Santuario viene sostituita da una processione dalla chiesa parrocchiale al Santuario, come apertura del Mese (nn. 23 e 30 aprile 2000; n. 29 aprile 2001; nn. 28 aprile e 5 maggio 2002; n. 11 maggio 2003, vicariale, con partecipazione del Vescovo). Poi rimane, a conclusione del Mese, il convenire nella chiesa parrocchiale delle processioni provenienti dalle tre chiese sussidiarie, San Bernardino, San rocco, SantAntonio, a chiusura del Mese. Ogni anno ha luogo il pellegrinaggio tradizionale della vigilia (antivigilia) della Festa anniversaria della Incoronazione (nn. 6 agosto e 3 settembre 2000; 5 agosto 2001; 4 agosto e 1 settembre 2002; 3 agosto 2003; 8 agosto 2004; 7 agosto e 5 settembre 2005; 6 agosto 2006; 9 settembre 2007 con breve relazione). Nessun accenno al programma della Festa, della Messa degli ammalati, della Commemorazione di Padre Carlo, ma soltanto del pellegrinaggio cittadino da SantAntonio al Santuario. Con due eccezioni. Nel 2000. Anno Santo, si ricorda in un articolo Cappuccini con noi da trentanni di Franc. Dionigi, lanniversario della erezione della parrocchia dei Cappuccini e la celebrazione commemorativa di Padre Carlo. I pellegrinaggi al sepolcro di Padre Carlo sono ininterrotti. Laffetto di molti si esprime anche col semplice pellegrinaggio spirituale. Da qui Padre Carlo continua la sua opera di evangelizzazione e di conforto (3 settembre 2000). Nel n. 18 novembre 2007 uno stelloncino in evidenza: Padre Carlo santo? Mercoled 21 novembre, al Santuario dei Cappuccini, durante la Santa Messa delle ore 17, verr ufficialmente annunciato che sta per essere riaperta la Causa per la canonizzazione di Padre Carlo dAbbiategrasso. Alla celebrazione, presieduta dal Vescovo dei Cappuccini, Mons. Serafino Spreafico, saranno presenti i due parroci della citt, autorit cittadine e studiosi come Don Giulio Mosca e il prof. Franco Fraschini, facenti parte della Commissione che dovr raccogliere materiale sulla figura del frate cappuccino. Ci sar anche Padre Mariano, ex parroco ed aiutante di Padre Evaldo, Vicepostulatore della Causa. Non si sono potute consultare le ultime annate, 2008 e 2009. Don Franco, in qualit di Vicario Foraneo, non perde occasione per richiamare che la persona di P. Carlo un fatto cittadino e che la sua spiritualit costituisce una risorsa spirituale per tutta la popolazione. Ne testimonianza la sua presenza alle diverse celebrazioni per il 150 della morte del Sevo di Dio e per la Riapertura della Causa. In particolare ha voluto inserire nel Corso annuale di Teologia per laici, nellambito della Storia della Chiesa dell800, una Tavola Rotonda sulla figura significativa di P. Carlo (21 febbraio 2010). Sembra che si possa aggiungere una osservazione. Il Bollettino parrocchiale sempre compilato con un numero ristrettissimo di persone, che non riassume la complessit delle convinzioni della popolazione. La sensibilit, per quanto riguarda Padre Carlo, ed in genere per la problematica religiosa e civica, varia da persona a persona, anche da parroco a parroco. Altre testimonianze vanno tenute presenti, ed ancor pi il fatto della partecipazione dei fedeli alle celebrazioni, sempre notevole nonostante lavvicendarsi delle generazioni, limmissione di forestieri, italiani e stranieri, nel tessuto cittadino, e le difficolt pastorali del momento. 4. Convento Padri Cappuccini Casalpusterlengo Cronaca del convento In APCL, B 300: Cronistoria Conventuale di Casalpusterlengo (Maggio 1922-1937). La cronaca, scrive fra Fedele Merelli, arriva fino al 1937 con molti vuoti e correzioni. Si parla di p. Carlo da Abbiategrasso a: p. 9 sotto lanno 1924 testo; p. 66-70 sotto lanno 1932 dedica alcune pagine a: Cappella del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso quindi alla traslazione. Ad un certo punto dice che durante lestate 1932 dice che il provinciale p. Valdemiro da Grignano approv il disegno dicendo: S, lo si deve fare, dintesa collAutorit Diocesana; purtroppo P. Carlo noi labbiamo un po dimenticato, p. 67; p. 84 archivio conventuale sotto lanno 1934. Anno 1922, Cronistoria, pag. 9. Laltare vicino al pulpito, e cio a sinistra dellaltare maggiore, venne sin dal principio lasciato libero per dedicarlo a P. Carlo dAbbiategrasso quando fosse elevato agli onori degli altari. Ma svanite le speranze, P. Isaia vi pose un piccolo quadro della B. Martinengo; un altro Guardiano fece venire dal Convento dellAnnunziata il quadro di S. Giovanni da Capistrano. Anno 1932, Cronistoria pp. 66-70: Cappella del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso Le ossa del Servo di Dio P. Carlo M. Vigevano da Abbiategrasso, Cappuccino, morto in concetto di santit, a soli 33 anni, il 21 febbraio 1859 nel convento di Casalpusterlengo, giacevano nel Cimitero Civico. La sua tomba era sempre stata meta di devoti, che domandavano al Signore grazie e favori, mediante lintercessione di Lui, Santo Religioso. Per voto del popolo, quelle Venerate Spoglie furono poi trasportate al Santuario essendo Provinciale dei Cappuccini Lombardi il M. R. P. Paolino da Verdello e Guardiano in luogo il M. R. P. Leone da Briosco. La solennissima funzione assunse laspetto di vera apoteosi, pel concorso di autorit e di popolo, si comp il 4 maggio 1898. Le V. Ossa, dopo la ricognizione fatta dalla Ven. Curia di Lodi, vennero chiuse in un cassetto di zinco, e munita dei sigilli, venne collocata nella cappella centrale a mezzogiorno (ora cappella del S. Cuore di Ges). In quella stessa cappella, come gi notammo, fu sempre venerata la statua della Madonna di S. Salvario dalle origini fino al 1892, anno in cui fu collocata sullAltare Maggiore, essendo Provinciale il M. R. P. Lorenzo da Milano e Guardiano in luogo il P. Cristoforo da Castello di Lecco. Fu la devozione dei fedeli, che sugger di riporre le S. Spoglie del Servo di Dio nel sottosuolo di quella Cappella e in quel luogo medesimo, ove Egli benediceva le folle che correvano al Santuario. A rimprovero e a confusione un po di tutti, si deve notare che il Servo di Dio fu, col tempo, alquanto dimenticato; pur tuttavia certo che non manc mai, da parte del popolo, una fiammella di devozione intorno al V. Sepolcro, rivelato dalla seguente epigrafe su lapide marmorea: 4 Mai 1898. Hic Communi Hujus Populi Casalensis Voto Ex Coemeterio translata Ossa jacent Patris Caroli Abbiategratensis Capuccinorum Ordinis qui Mirae Sanctitatis odore Obiit Anno MDCCCLIX Durante lestate del 1932 la Famiglia Religiosa, con a capo il guardiano discusse sullopportunit di riesumare le V. Ossa e collocarle in pi degno luogo, togliendole dal sottosuolo. Il M. R. P. Valdimiro da Grignano, Provinciale, approv il disegno, dicendo: Si, lo si deve fare, dintesa collAutorit Diocesana. Purtroppo P. Carlo noi labbiamo un po dimenticato. Se ne parl quindi al Vescovo Mons. Calchi Novati, il quale fu felicissimo di accordare i debiti permessi, promettendo che nella occasione farebbe lui stesso la Canonica ricognizione del corpo in una data da stabilirsi. Ma, dove collocare le Ven. Spoglie?... In fondo alla Chiesa, a destra di chi entra, eravi una stanzetta adibita a ripostiglio. In un pomeriggio di luglio, dopo la consueta visita al S. S. Sacramento, tutta la Famiglia Religiosa si port a visitare detta stanzetta, e, uno ore, si disse essere quello il luogo ideale da trasformare in Sacello per il P. Carlo, e ne fu decisa lattuazione. Anno 1932 Lesumazione della Ven. Ossa. La sera del 3 settembre, alle ore 20, lAttuario della Curia di Lodi, il Can. Don Felice Patrini, munito di tutte le facolt per simili funzioni ed osservato tutto ci che devesi osservare, ordin di procedere allesumazione. Erano presenti: il Capomastro Bruschi Enrico, tecnico; il R. Padre Valdimiro da Grignano, Provinciale; il Rev. Padre Raffaele da Valfenera, Postulatore Generale, venuto da Roma per la circostanza; Mons. Cesare Manzoni, Prevosto di Casale e Dottore in S. Teologia; il Prof. Don Luigi Salamina; giudici, il M. R. P. Donato da Malvagio, Guardiano in luogo; il R. P. Giovita da Malegno, Vicario; il R. P. Marcello da Intimiano, Discreto: testimoni; pi tutta la Religiosa Famiglia e qualche devoto. (V. Cronaca del Santuario e del Convento). A circa 90 cm. di profondit si rinvenne la piccola cassa di legno-dolce, contenente unaltra di zinco, ove stavano le Ossa del Servo di Dio. I pietosi, che lavevano deposta il 4 maggio 1898 ebbero cura dattornare la preziosa cassetta con materie impenetrabili lumidit; pur tuttavia la cassetta di legno si trov corrosa e marcia in tutti i lati, tranne la superiore; mentre in ottimo stato era quella di zinco, con tutti i sigilli intatti nonostante fosse coperta di abbondante umidit che a lungo andare avrebbe compiuta lazione sua fatale. La sera stessa si port, con grande devozione, la cassetta nella cappellina interna del Convento, gi cella del Servo di Dio e dove Egli mor; e alle 21,30, a cerimonia finita lAttuario Don Felice Patrini chiuse la porta a chiave e la mun con otto sigilli della Curia di Lodi. E cos chiusa e sigillata rimase fino al momento della Canonica Ricognizione, fatta il giorno 4 e 5 mattina, settembre 1932, da S. Ecc. il Vescovo di Lodi, presenti i due medici di Casale: Dott. Giulio Fornaroli e Dott. Giovanni Marzagaglia, nonch tutto il personale richiesto e voluto dal Diritto Canonico. (V. Cronaca minuta del Santuario e del Convento). Il solenne trasporto in Santuario e la riposizione nel nuovo Sacello. Terminata tutta la lunga e minuta cerimonia della Canonica Ricognizione, lavate le S. Ossa con alcool puro, ricosparse poi di una soluzione conservatrice, avvolte, pezzo per pezzo, in carta-pecora-isolante, legate con nastro di seta rosso, furono riordinate e sigillate nuovamente nella cassetta di zinco, e questa a sua volta racchiusa in altra di legno-noce; e tutto fu pronto per il solenne trasporto che doveva aver luogo nel pomeriggio. Cos alle ore 15, del giorno 5 settembre 1932, la S. Urna usciva dalla porta del Convento, portata a spalla da quattro Padri Cappuccini; passava tra due fitte ali di popolo, a migliaia e migliaia accorso per la circostanza, ed entrava in Chiesa per le solenni Esequie. Il discorso commemorativo fu tenuto dal Rev.mo Padre Cesare Barzaghi Barnabita, il medesimo che, 34 anni prima, aveva commemorato il Servo di Dio, nella traslazione al Santuario dal Civico Cimitero. La riposizione nel nuovo sacello avveniva alle ore 16, o poco dopo; alla presenza di Mons. Vescovo di Lodi, Mons. Prevosto ed il Podest di Abbiategrasso, dei Nipoti e Pronipoti di P. Carlo, del Postulatore Generale dei Cappuccini, di molti Religiosi Cappuccini, di molto Clero e di unimmensa folla di popolo, compresi molti venuti da Abbiategrasso. (V. Cronaca del Santuari e del Convento). Il Sacello, a detta di tutti, ben riuscito e piace anche perch concilia molto la piet e la devozione. La parte marmorea dello scultore Balzarini Giuseppe di Codogno; la decorativa del pittore Marzagaglia Domenico di Casalpusterlengo; la piccola cancellata in ferro-battuto del fabbro Meazzi di Casalpusterlengo. La spesa incontrata per ora va da 5000 a 6000 lire. Cos quel locale, rustico e disadorno, adibito a ripostiglio, divenne una cappelletta ideale, che adorna il Santuario e degnamente raccoglie le Ven. Ossa del Servo di Dio., ricordato colla seguente epigrafe dettata dal P. Guardiano: Sacre Spoglie del Servo di Dio Padre Carlo M. Vigevano da Abbiategrasso dei Frati Minori Cappuccini Lombardi N. il 30 agosto 1825 - M. il 21 febbraio 1859 dal Civico Camposanto traslate in questo Santuario il 4 maggio 1898 In questo Sacello ricomposte il 5 settembre 1932 Con lopera qui descritta, nel mese di ottobre 1932, terminavano i lavori, intorno al santuario, iniziati il 30 settembre 1931. NB. In Archivio (ArchPC, cart. n. 2/13, 27) si conservano in fotocopia alcune pagine della Cronaca del Convento: da ottobre 1937 a dicembre 1950. Dalla Cronaca del Convento: 7 settembre 1970. Commemorazione P. Carlo dAbbiategrasso. Nel pomeriggio, durante la celebrazione della Messa vespertina, il predicatore P. Fedele Frigerio da Verano Brianza (MI) con parola convincente rievoc la vita del Servo di Dio P. Carlo di Abbiategrasso che a tuttoggi, riscuote tanta venerazione (vedi pure il Bollettino Santuario). Settembre 1972. Commemorazione del Servo di Dio P. Carlo di Abbiategrasso. Ore 17 S. Messa con discorso di P. Giambattista Castelli Supplica 10 dicembre 1972. Nel nuovo Salone Padre Carlo dAbbiategrasso si tenuto un ritiro per uomini e giovani dettato dal parroco P. Sergio Caglio. Vi hanno partecipato 68 uomini e giovani. Settembre 1975. Commemorazione del Servo di Dio P. Carlo di Abbiategrasso. Il discorso commemorativo del Servo di Dio stato recitato da P. Cesario Pesenti durante la celebrazione della S. Messa vespertina. Sempre numerosissimi i fedeli partecipanti. Settembre 1976. Con piacere si deve dare atto che tanto per la solennit della Madonna come per la giornata degli ammalati e a sera alle ore 17 per la Commemorazione del Servo di Dio P. Carlo di Abbiategrasso, le funzioni liturgiche sono affollatissime. 8 aprile 1980. Giungono da Abbiategrasso e paesi limitrofi 25 sacerdoti per un ritiro spirituale. Pranzano con noi. 7 settembre 1981. Giornata degli ammalati e Commemorazione di P. Carlo di Abbiategrasso. Alla sera, alle ore 17 il Monsignore di Abbiategrasso celebra la Commemorazione di P. Carlo: S. Messa e predica. 21 marzo 1982. Inaugurazione del nuovo Oratorio. Molti si sono accontentati di osservare dal di fuori linaugurazione ufficiale del salone intitolato Auditorium P. Carlo dAbbiategrasso. stata una giornata magnifica. 21 febbraio 1989. 130 Anniversario della morte del Commemorazione del Servo di Dio P. Carlo. Lo abbiamo ricordato il 21 febbraio. La chiesa alle ore 17 era gremita: P. Evaldo ha parlato di lui. A lato del presbiterio stato esposto il grande quadro raffigurante il Servo di Dio benedicente. Moriva in questo convento 130 anni fa e nello stesso giorno veniva esposta la Salma in Santuario. 18 giugno 1989. Domenica. La S. Messa delle ore 11 teletrasmessa sul primo canale nazionale. Padre Luigi Caserini aveva sollecitato dal 1987 una tal ripresa e ha presieduto con gioia la celebrazione. Invasione dei potenti mezzi televisivi sul sagrato e in chiesa. Dalle lettere pervenute da tutta Italia e pubblicate sul nostro periodico, si deduce che la storia del Santuario e del Commemorazione del Servo di Dio ha interessato molto. 30 aprile 1992. Ritiro dei Sacerdoti di Codogno e di Casale qui da noi. Per merito di don Giulio Mosca e di Padre Evaldo si propone e viene accolta allunanimit (con remore di un solo sacerdote) di chiedere che il Vescovo presenti al Papa, a Lodi il prossimo 20 giugno, una petizione a favore della Causa di beatificazione del Servo di Dio P. Carlo di Abbiategrasso. Su consiglio di esperti la petizione verr consegnata al Santo Padre dal Vescovo, ma avr come punto di partenza il convento: verr compilata da Superiore locale, sottoscritta dal Ministro Provinciale dei Cappuccini, dai Vicari Foranei della Diocesi, dal Presidente del Capitolo della Cattedrale e dallo stesso Vescovo. Arriver una risposta dalla Segreteria di Stato, firmata da Mons. Re e dalla Sacra Congregazione per i Santi. Sul periodico 5/1992 viene riportata la documentazione. Settembre 1992. La Commemorazione del Servo di Dio P. Carlo tenuta da Mons. Carlo Ferrari di S. Angelo Lodigiano. Settembre 1996. Festosa la Commemorazione del Servo di Dio P. Carlo. Settembre 1998. Commemorazione di P. Carlo dAbbiategrasso. ormai tradizione radicata che il giorno dopo la festa dellIncoronazione si tenga una solenne celebrazione eucaristica commemorando il nostro P. Carlo. P. Pietro Resta con molto entusiasmo ha tenuto un forte pensiero per la circostanza. Sono presenti, come di solito, i nostri novizi cappuccini di Lovere. 21 febbraio 1999. Commemorazione della morte del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso. Abbiamo avuto tra noi P. Fedele Merelli, il nostro archivista provinciale, che ha presieduto la celebrazione tenendo una ispirata omelia su P. Carlo. Settembre 1999. Alle ore 17.00 in Santuario, la Messa solenne per la commemorazione di P. Carlo dAbbiategrasso presieduta da P. Mariano Brignoli, vice postulatore e predicata da P. Daniele Marchi. La chiesa gremita, segno visibile della deozione alla Madonna e a P. Carlo. 21 febbraio 2000. NB. Anche se non documentato nel Cronicon, posso attestare che in questa data venni dagli Ospedali Riuniti di Bergamo, in qualit di vice postulatore, per onorare il Servo di Dio ed ebbi la presidenza e lonore dellomelia (pubblicata poi sul periodico) alla S. Messa delle 17. Con molta partecipazione di popolo. In fede, fra Mariano Brignoli. Settembre 2000. Il nuovo vice postulatore della Causa di beatificazione di P. Carlo dAbbiategrasso, P. Evaldo Giudici, presiede la celebrazione della sera. 21 febbraio 2001. Si svolto il giorno 21 febbraio lanniversario della morte di P. Carlo Vigevano dAbbiategrasso. Ogni anno sembra che aumenti la partecipazione e cresca la devozione a questo nostro umile confratello. P. Ismaele Bertani, ex ministro provinciale, ha tenuto lomelia di circostanza. 21 febbraio 2004. Sempre molto partecipata la Commemorazione del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso con omelia del vice postulatore P. Evaldo Giudici. Settembre 2004. Termina il giorno con la commemorazione del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso e la presenza dei novizi cappuccini. Omelia di P. Evaldo Giudici. 5 settembre 2005. Al pomeriggio si tiene la commemorazione del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso e tiene lomelia P. Franco Fusar Bassini. Sono presenti anche i i nostri nuovi novizi. 4 settembre 2006. Alle ore 17 in Santuario si tiene la commemorazione del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso da P. Agostino Valsecchi. 3 settembre 2007. Al pomeriggio S. Messa alle ore 17 con la commemorazione di P. Carlo dAbbiategrasso tenuta da P Evaldo vice postulatore. 8 settembre 2008. Al pomeriggio alle 17 S. Messa con omelia di P. Evaldo. 21 febbraio 2009. Sabato. 150 della orte di P. Carlo. Alle 9.30 incontro dei Frati con P. Costanzo Cargnoni e alle 11 in chiesa con i fedeli: parla P. Evaldo. Nel pomeriggio alle 16 in Sala Tau per tutti e alle 17.30 concelebrazione presieduta da Mons. Spreafico con Bernardelli e don Mosca. 7 settembre 2009. Alle 16 Apertura dellInchiesta Diocesana per la Causa di canonizzazione del Servo di Dio P. Carlo. C il Vescovo di Lodi, Mons. Spreafico, Mons. Staffieri, Mons. Bernardelli e un buon gruppo di Frati, capeggiati dal Provinciale. Nelloccasione aperta al pubblico una sla dedicata a P. Carlo. Si trova allentrata del convento, sulla sinistra. Bollettino del Santuario La Madonna dei Cappuccini (ArchPC, Cart. n. 10) Nella cartella riportato lelenco di tutti gli articoli pubblicati sul periodico La Madonna dei Cappuccini dal 1948 al 2008 che riguardano il Servo di Dio (cf. in Appendice, pp. ). Inserto del bollettino Padre Carlo da Abbiategrasso Linserto, a cura della Vicepostulazione, nato come Semestrale di 8 pagine in gennaio 1994 e inviato a tutti gli abbonati del Periodico La Madonna dei Cappuccini. compilato da fra Mariano Brignoli fino al 2000, da fra Evaldo Giudici in seguito. 5. Provincia Frati Minori Cappuccini di Lombardia A) Annali Francescani (acpl/ p 1105/123) 31.8.1930: La Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, di Solitarius. Pagine di storia del santuario. 150 anniversario della Incoronazione. Con sapiente consiglio gli organizzatori della presente solennit vollero ricordata la memoria del grande Cappuccino, Venerabile Servo di Dio Padre Carlo Vigevano da Abbiategrasso. In realt le Commemorazioni cominciarono due anni dopo. Padre Carlo fu per ricordato nel numero unico Ipsa regnet. O si parl di commemorazioni gi da allora? 1932. Trasporto delle ossa del Servo di Dio Padre Carlo Maria da Abbiategrasso, di P. Idelfonso Aliverti da Vacallo. Annuncio della traslazione a un nuovo maestoso sepolcro. Ricorda la devozione del popolo casalese e lodigiano. Se dopo 73 anni e pi, la devozione dei popoli non si spenta, ma anzi sinfresca, prende sempre novelle forme di amore, confidenza e fiducia in Lui: giustizia e gratitudine vuole, che il merito sia riconosciuto ai Casalesi prima, e ai lodigiani dopo. 28.2. 1933. LXXIV Anniversario della morte del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso cappuccino, di P. Idelfonso Aliverti da Vacallo. Il giorno 21 febbraio c.m., ricorse il settantesimoquarto Anniversario della morte beata del Servo di Dio Al Santuario della Madonna dei Cappuccini, tanto cara, e devotamente amata e venerata dai Casalesi e dai Lodigiani e non solo da essi, in quel giorno si celebrarono solennemente onoranze e suffragi anniversari. Spontaneo sorse quindi linvito, a tutti i devoti e devote della santa memoria di Padre Carlo, che sono senza numero, di accorrere ad assistervi, ed a pregare dinanzi le venerate sue ossa. Ricordato un episodio della sua vita, invita a ricorrere a Lui nei bisogni materiali e spirituali. Non temiamo di far torto alla Madonna Egli penser a presentare anche in cielo come faceva in terra le nostre suppliche alla vergine Madre. 31.3.1933. Il Servo di Dio Padre Carlo Vigevano dAbbiategrasso, di P. Idelfonso Aliverti da Vacallo. Rifiorisce P. Carlo nei nostri cuori: lo sentiamo e lo vediamo come lo videro e lo sentirono i nostri padri e le nostre madri. Riporta il ricordo del piccolo Sante Peviani, i momenti dellagonia e della morte, laccorrere di tutto il popolo. Volato in cielo, non cess di prediligere i suoi buoni Casalesi e devoti dogni luogo ma anche la devozione di Casale e dei suoi devoti per P. Carlo non mai venuta meno. Ci proclama laccorrere ognor crescente al suo glorioso sepolcro. 30.9.1933. La Madonna di Casale, di g.c.v. la cronaca delle celebrazioni anniversarie della Incoronazione. Un inciso: chiss che sia il Venerabile Padre Carlo dAbbiategrasso, cos devoto lui di questa Madonna, che benedica dal cielo i pellegrini che accorrevano a onorare e a supplicare la Madonna dei Cappuccini. Quel venerabile un po in anticipo! B) Atti della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia 1) Stato attuale di talune Cause di religiosi della nostra Provincia morti in odore di santit Come risulta dalle Opere del P. Valdimiro da Bergamo, molti sono i Religiosi,di questa nostra Provincia morti in odore di Santit, e di parecchi furono anche fatte talune pratiche per la loro beatificazione. Le cause per che attualmente promettono meglio, sono quelle riguardanti i Servi di Dio P. Innocenzo da Berzo, P. Carlo da Abbiategrasso e F. Tommaso da Olera. Come noto, il Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso morto il 21 febbraio 1859. Purtroppo i processi informativi furono fatti dalla Ven. Curia di Lodi solo nel 1897 ,essendo Provinciale il M. R. P. Paolino da Verdello, Vice-Postulatore della causa il M. R. P. Isaia da Gerenzano. Il 4 maggio 1898 le spoglie furono traslate dal cimitero di Casalpusterlengo a quel nostro Santuario e deposte nel sottosuolo della Cappella gi della Madonna, nel punto stesso ove Egli benediceva le folle dei divoti che traevano a Lui, fiduciose nella sua virt taumaturga. Il 5 settembre 1933 se ne fece la ricognizione canonica delle ossa da Sua Ecc. Mons. Pietro Calchi Novati, Vescovo di Lodi istante il M. R. P. Donato da Malvaglio, Guardiano di Casalpusterlengo, presente il R.mo P. Postulatore Generale dell'Ordine e il M. R. P. Valdimiro da Grignano Provinciale. 2) Migliorie in santuario Anche nell'interno del Santuario si fecero migliorie e precisamente si ridussero a cappelle i due vani vicino alle porte di entrata, a sinistra mettendosi la statua del P. S. Francesco, e a destra la tomba marmorea del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso. 3) Messaggi del provinciale p. Valdimiro Se si prescinde da tre gruppi, cio i Sette Fondatori dellOrdine dei Serviti, i diciannove martiri Gorcomiensi ed i ventisei Martiri Giapponesi, i Santi canonizzati in circa mille anni e precisamente dal 993 anno in cui si celebr la prima solenne Canonizzazione con S. Ulrico di Augusta fino al 1925 per tutto il mondo e per tutta la Chiesa di Dio si sono avute solo centocinquanta Canonizzazioni!. Milano, 18 Maggio 1934. Reverendissirno Padre Postulatore, Sono quindi a pregarla, anche a nome della Religiosa Provincia nostra, ai valersi adoperare, perch coll'inizio del nuovo anno venga introdotta una tale causa. Anche un Sacerdote Cappuccino vada presto sugli 'altari, per far conoscere che anche nella classe dei Sacerdoti nostri "fons sanctitatis est indeficiens ". Devotissimo Fra Valdimiro M.a da Grignano Min. Prov. Capp.. 4) Lettera Pastorale del M. R. P. Provinciale in occasione del IV Centenario della venuta dei Cappuccini in Lombardia Vi sono quelli che rifulsero per mirabile santit e di alcuni ne in corso la causa di Beatificazione, e noi tutti auspichiamo il momento di poter vedere su gli altari i nostri santi Confratelli: P. Innocenzo da Berzo - di cui ormai pronta la posizione per il Processo Apostolico dell' eroicit delle virt - e P. Carlo da Abbiategrasso. 5) La Festa della Madonna dei Cappuccini - 1936 La Festa della Madonna dei Cappuccini giunse questanno con qualche ritardo per lasciar campo al Congresso Eucaristico. In compenso la folla dei devoti, meno numerosa degli altri anni, mostr un contegno e una piet pi raccolta e sentita Nel pomeriggio (del luned) si fece la solenne funzione commemorativa del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso con grande concorso di devoti. Fu molto interessante e ascoltatissimo il sacro Oratore che ne illustr la vita e la pioggia di grazie che si diparte continuamente dalla venerata tomba. 6) La Festa della Madonna dei Cappuccini - 1937 Le festivit in questanno, ebbero luogo dal 2 al 6 settembre e furono contraddistinte da un carattere prevalentemente propiziatorio, per ottenere cos, pi facilmente, al mondo, mediante lintercessione di Maria, la tranquillit e la pace. Lindomani, luned, fu consacrato ai malati e alla commemorazione del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso. Si ebbe poi la bella sorpresa della venuta, a Casale di Mons. Prevosto dAbbiategrasso, il quale funzion nella pomeridiana commemorazione del Servo di Dio, di cui parl alla moltitudine accorsa, con accenti commoventissimi. A sera tardi, il popolo casalese ritorn numerosissimo al santuari dove, con funzione solenne, si chiusero i riuscitissimi festeggiamenti,i quali oltre che onorare la Madonna, guadagnarono certo misericordia ai peccatori, rassegnazione ai tribolati e, lo vogliamo sperare, tranquillit alla nazioni. 7) Casalpusterlengo - 79.esimo Anniversario della morte del Servo di Dio p. Carlo da Abbiategrasso. Il 21 Febbraio ricorrendo l'anniversario del beato transito del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso, il nostro Santuario di Casalpusterlengo fu affollato come nei giorni di grande festa. Fin dal mattino alle ore 5 .cominci l'affluenza dei devoti .che con spirito di vera devozione si accostarono numerosissimi ai SS. Sacramenti, riempiendo la Chiesa ad ogni messa celebrata. Nel pomeriggio fu un continuo avvicendarsi di fedeli prostrantisi davanti alla cappella che custodisce le venerate spoglie del Servo di Dio, fiduciosi di ottenere grazie per la sua intercessione. L'elogio del Servo di Dio fu tenuto con rara competenza dal Guardiano locale il R. P. Alessandro da Presezzo. Si chiuse la festa colla Benedizione Eucaristica; il concorso dei fedeli per non cess che a notte inoltrata. 8) Dalla lettera del Provinciale Padre Benigno che indice la seconda Visita alla Provincia Le gravi parole che il S. Padre lasci ai Padri Capitolari nelludienza concessa il 10 giugno p.p.: Conservare la nostra bella e santa famiglia , pure il desiderio dei nostri Religiosi. 9) Casalpusterlengo Festa al Santuario della Madonna 1938 Anche quest'anno le annuali feste al nostro Santuario sono ritornate a risvegliare sempre pi la fede e ad alimentare la piet nel popolo di Casale e dintorni per l'assiduit alle prediche e per il numeroso concorso ai Sacramenti. Precedute da un triduo di SS. Quarant'ore predicate dal R. P. Guardiano locale, furono condecorate dall'intervento dellillustre confratello cappuccino Mons. Giacinto Ambrosi Vescovo di Chioggia che tenne solenne pontifcale, celebr le lodi della Vergine con commemorazione di P. Carlo da Abbiategrasso. 10) Casalpusterlengo Feste annuali al Santuario della Madonna Lottantesimo della morte del P. Carlo da Abbiategrasso, che, accanto alla Beata Vergine da lui tanto amata e onorata in vita, non manca di favorire i suoi devoti, trov presenti ognuno, non ostante linclemenza del tempo. 11) Casalpusterlengo: Anniversario del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso. Anche quest'anno il 21 febbraio, anniversari della piissima marte del Servo di Dia P. Carlo da Abbiategrasso, stato celebrato nel nostro Santuario di Casalpusterlengo con degne onoranze funebri, alle quali ha conferito maggior solennit l'intervento del M. R. P. Provinciale, P. Benigno da S. Ilario Milanese. L'oratore nella commemorazione tenutasi nel pomeriggio disse come P. Carlo abbia un magnifico risalto nella storia del Santuario Casalese. Ma segno non dubbio della sempre viva fiducia che noi abbiamo nella sua intercessione stato il concorso numeroso dei devoti e la notata presenza di qualche lettiga sul piazzale durante le sacre funzioni. La giornata si chiuse con la Benedizione Eucaristica impartita al popolo desideroso di vedere la frante di P. Carla circonfusa dell' aureola dei Santi. 12) Casalpusterlengo: Festa annuale al Santuario della Madonna Preceduta dalla Adorazione delle SS. Quarantore, nella solita cornice di fede e di intensa piet, l'annuale festa della Madonna dei Cappuccini ha attirato anche quest'anno gran folla di gente, proveniente dai paesi pi lontani della Diocesi.; L'illustre borgata di Casale fu tutta presente, la sera del 31 agosto, al solenne pellegrinaggio guidato dal veneratissimo Prevosto locale. Il primo settembre, solennit della Madonna, celebr la S. Messa e i Vespri Pontificali S. Ecc. Mons. Celestino Cattaneo, Arcivescovo, Vicario Apostolico Emerito dell'Eritrea. Il giorno 2, fu consacrato, come gli altri anni, alla Benedizione agli ammalati che venne impartita da S. Ecc. Mons. Cattaneo lungo il viale del Santuario, e alla commemorazione del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso. 13) Casalpusterlengo: Anniversario del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso. 1942 Colla solita liturgia funebre si celebrato, solennemente nel Santuario della Madonna dei Cappuccini, al 21 febbraio, l'anniversario della preziosa morte del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso. Al mattino Ufficio e Messa in canto; alle ore 15 commemorazione dello stesso P. Carlo, tenuta dal Padre Guardiano e Benedizione solenne. 14) Casalpusterlengo: Feste al Santuario nel centenario del ritorno dei Cappuccini. 1942 Lanniversario dellincoronazione della Madonna ha assunto ormai la sua definitiva forma le SS. Quarantore come preparazione, la 1 domenica di Settembre come festa della madonna dei Cappuccini; la giornata degli ammalati e la Commemorazione di P. Carlo come chiusura. Questanno per nella ricorrenza del centenario del ritorno dei nostri Padri a Casalpusterlengo le celebrazioni hanno assunto un tono di particolare solennit. Luned il Santuario assunse le vesti del raccoglimento: la Funzione degli Ammalati celebrata da Mons. Rolla. La Commemorazione di P. Carlo che riemp di s, delle sue opere il secolo scorso dal 1842 ad oggi, e siamo certi che riempir ancor pi quello che sinizia. 15) Decreto per la Causa di Padre Innocenzo da Berzo. importante il Decreto riportato, firmato dal card. Carlo Salotti, perch accenna che nellanno 1909 presso la Curia Brescia vennero incominciati i Processi sulla santit, sugli scritti e sul non culto per il Padre Innocenzo da Berzo. Lanno 1909 coincide con la dedizione totale della Provincia alla Causa di P. Innocenzo, che ha come Vice Postulatore P. Isaia da Gerenzano. Da questa data inizia il silenzio su Padre Carlo da Abbiategrasso. 16) Elenco bibliografico per lanno 1943 Idelfonso da Vacallo, Memorie storiche del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso cappuccino. (Dai processi informativi). [Seconda edizione]. Milano, S.A.S.T.E. [1943]. 16,5 x 11,5, 37 [2] p. Con una illustrazione. Questa ristampa suggerita dalla necessit di soddisfare alla piet dei devoti al Servo di Dio, una copia in tutto uguale alla prima edizione. Ha il merito di riportare per la prima volta la nuova effige del Servo di Dio P. Carlo, dovuta al pittore Piero Posi di Milano. 17) Casalpusterlengo - Anniversario della morte del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso. 1944 La data del sereno trapasso del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso spirato nella giovane et di soli 33 anni, stata commemorata il 21 febbraio con Ufficio solenne e Messa in canto, eseguita dagli studenti cappuccini della provincia parmense. P. Idelfonso da Vacallo ha tratteggiato succintamente dinnanzi a un discreto numero di fedeli la vita del Servo di Dio, mirando a ridestare in tutti i presenti la stessa fiducia che in lui avevano riposto i casalini suoi contemporanei. 18) Per il Servo di Dio Padre Carlo. Comunicazione del Padre Provinciale P. Guido da Curnasco: Rivolgo viva preghiera a tutti i nostri Religiosi, specie ai Rev.di Padri e ai Ven. Fratelli pi anziani, i quali hanno avuto contatti diretti con quei nostri confratelli e quelle altre persone ormai defunte, le quali convissero o bene conobbero il nostro Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso, perch facciano la carit di stendere essi per iscritto o riferire a qualche nostro incaricato che invieremo, tutto quello che allora si diceva circa la vita, le virt e le grazie operate dallo stesso P. Carlo perch sarebbe mio vivo desiderio di favorire la pubblicazione di una biografia che illustri la mirabile vita di quel santo cappuccino, troppo, forse, dimenticato e aggiungere nuovo materiale che favorisca la riapertura dei Processi per la Causa di Beatificazione. 19) Casalpusterlengo: Anniversario della morte del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso. 1945. Ebbe luogo il 21 febbraio collusuale programma. Al mattino ufficio funebre seguito da Messa solenne di suffragio cantata dal R. P. Guardiano del luogo. Per le eccezionali condizioni del momento, il concorso da parte dei devoti tanto alla funzioni del mattino di troppo anticipate per evitare la molestia degli aerei nemici quanto a quelle vespertine svolte col cuore in trepidazione per i frequenti allarmi, le raffiche della mitraglia e lo scoppio delle bombe stato assai modesto. P. Leone da Mandello Lario, quaresimalista della Parrocchiale, tenne lorazione funebre. Si spera che a settembre la gente non mancher di riversarsi numerosa sulla tomba del Servo di Dio per averlo mediatore presso la Taumaturga Madonna. 20) Nota bibliografica Per la vita del servo di Dio P.Carlo da Abbiategrasso. Nello spazio di una pagina viene recensito il volume Una gemma dellOrdine de Cappuccini ossia Brevi cenni biografici del P.Carlo dAbbiategrasso, scritta da G. Olmi Terziario di San Francesca. Genova. Tipografia Arcivescovile, 1877. 21) Casalpusterlengo: Festa al Santuario della Madonna dei Cappuccini. 1945 Sotto il titolo: Al Santuario dei Cappuccini cos riportata la cronaca della festa dal Pensiero Cattolico quindicinale di Lodi: La consueta festa della Madonna dopo 165 anni non ha perduto nulla della sua popolare entusiastica divozione. Il rituale ormai fissato: SS. Quarantore, Festa della Madonna con benedizione degli ammalati. Commemorazione di P. Carlo d'Abbiategrasso. Al pomeriggio la commemorazione di P. Carlo chiuse il ciclo annuale della festa. La predicazione fu sostenuta con facondia da Padre Siro da Corgno e la musica magistralmente eseguita dalla Schola Cantorum di Somma (sic!) Lodigiana. 22) Casalpusterlengo: Ricorrenza annuale della morte del S. d. D. P. Carlo. 1946 Lanniversario del transito del Servo di Dio venne celebrato con solenne rito funebre. Al mattino: Ufficio, S. Messa ed Esequie. Nel pomeriggio, alle ore 15, devota commemorazione dello stesso, tenuta dal P. Guardiano e seguita dalla benedizione eucaristica. Buona il concorso dei devoti e ammiratori delle eroiche virt del Servo di Dio, la cui protezione si fa visibilmente sentire in quanti lo invocano fiduciosi nelle loro necessit. 23) Ricorrenza annuale a Casalpusterlengo e a Berzo Il 21 febbraio stato devotamente celebrato lanniversario della orte del S.d.D.P.Carlo da Abbiategrasso le cui spoglie mortali riposano in una cappella del santuario gi teatro delle molte meraviglie operate dal servo di dio nei pochi mesi di sua dimora. 23bis) Casalpusterlengo Bollettino mensile Anche il nostro Santuario tanto caro alle popolazioni lodigiane, come tanti altri santuari mariani, ha finalmente nel bollettino La Madonna di Casalpusterlengo il suo portavoce cui auguriamo larga diffusione e vivo interessamento. Non piccolo merito che il M. R. Padre Agatangelo da Milano, Guardiano del luogo, abbia saputo realizzare unidea caldeggiata da tanti. 24) Casalpusterlengo: Anniversario del S. di D. Padre Carlo da Abb. - 1949 L'annuale commemorazione ha assunto quest'anno una particolare solennit ricorrendo il 90.mo del felice transito. Il pomeriggio del 20 febbraio il R. P. Carlo da Milano tenne il discorso commemorativo. Il Santuario era letteralmente stipato da una folla devota che ascolt con molta attenzione per quasi un'ora la pia rievocazione della vita e delle virt del S. d. D. L'indomani l'Ufficio solenne fu celebrato dal M. R. P. Provinciale il quale nella visita alla locale Congregazione del T.O.F. aveva spronato tutti i Terziari a zelare la Causa del S. d. D. la quale non fermata, ma ferma. Pu cio essere ripresa per la devozione dei fedeli e sopratutto per i miracoli che il Signore si degner compiere per la glorificazione del suo Servo. Nella costituzione del nuovo Discretorio del T.O.F. il P. Visitatore ha voluto ci fosse un membro con l'incarico di zelare la Causa del S. d. D.. 25) Casalpust. Anniversario del S. d. D. Padre Carlo da Abbiategrasso 1950 Il 21 febbraio ebbe luogo lannuale commemorazione del servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso con solenne ufficio funebre al mattino e discorso commemorativo nel pomeriggio, tenuto dal Rev. P. Celeste da Origgio. 26) Casalpusterlengo e Berzo Inferiore: Ricorrenze annuali. Tanto a Casalpusterlengo quanto a Berzo Inferiore, nei loro rispettivi giorni 21 febbraio e 3 marzo vennero solennemente ricordati il S. di D. P. Carlo e il Ven. P. Innocenzo, la cui memoria si fa sempre pi viva nelle nostre popolazioni e invocata la loro protezione. La ricorrenza a Berzo stata preceduta dalla santa Missione, predicata dai RR. PP. Erasmo da Treviolo e Aureliano da Milano. 27) Casalpusterlengo: Solennit per il primo centenario della morte del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso - 1959 Nel nostro convento di Casalpusterlengo . stato celebrato solennemente il 21 febbraio scorso il centenario della morte del nostro con fratello, P. Carlo d'Abbiategrasso, di cui in corso il processo della causa di beatifcazione, che ebbe inizio presso le Curie di Milano e di Lodi nel 1899. La celebrazione stata organizzata dal Superiore locale P. Pierdamiano da Treviglio in coincidenza con quella pure centenaria delle apparizioni di Maria SS. a Lourdes. P. Olinto da Solzago con un triduo di predicazione ha religiosamente preparato i fedeli alla fausta ricorrenza, presentando i pi salienti aspetti della vita del Servo di Dio innestati sul messaggio lourdiano. La commemorazione centenaria di P. Carlo, che fu una pia e singolare figura di frate, che visse molti anni in questo santuario mariano in fama di santit, ha richiamato una larga partecipazione di cittadini non solo della parrocchia e del comune, ma anche da lodigiano e delle confinanti terre del cremonese, del piacentino e del pavese, riconoscenti all'opera di carit da lui svolta a Casale durante la sua vita e alle grazie che gli vengono attribuite dopo la morte. Un gruppo di sessanta pellegrini, tra i quali anche alcuni parenti del Servo di Dio, ha fatto presente alla celebrazione il paese d'origine: Abbiategrasso. Alla manifestazione intervenuto, quasi in via privata per la prudenza del caso, il vescovo di Lodi che si degnato di tessere un elogio fervoroso e ammirato delle virt di Padre Carlo alla folla che gremiva letteralmente il santuario. Dellavvenimento si interessata la stampa come: LItalia di Milano, Il Cittadino di Lodi, Corriere dInformazione, Corriere Lombardo, LArpione di Bologna. La Radio Italiana, nelle notizie Alta Italia per mezzo de Sig. Giuseppe Addamonte ha trasmesso un magnifico commento alla festivit centenaria. Il periodico bimestrale del santuario di Casalpusterlengo: La Madonna dei Cappuccini uscito con un numero dedicato al Servo di Dio. 28) Casalpusterlengo: Inaugurazione del nuovo ospizio per i pellegrini La tradizionale festa dell'Incoronazione della Madonna nel nastro santuario di Casalpusterlengo quest'anno venne anticipata dal 5 alla domenica 4 di settembre. I festeggiamenti riuscirono particolarmente solenni sia per la ricorrenza del l80 anniversario della prima incoronazione del simulacro (1780) sia per l'inaugurazione di un ampio e luminoso salone, corredato di tutti i servizi moderni, che verr adibito alle spirituali attivit del santuario. Nel pomeriggio, mons. A. Bramini, prevosto della cattedrale di Lodi, tenne il discorso commemorativo del servo di Dio P. Carlo d'Abbiategrasso, il taumaturgo apostolo di Maria, che un secolo fa attrasse da tutta la Lombardia al santuario casalese folle di devoti percorse da una vivida fiamma di entusiasmo religioso. 29) Lettera del P. Generale per il IV centenario dei Cappuccini a Casalpusterlengo. 1974 Il Ven. P. Carlo Vigevano da Abbiategrasso vi rese una breve (1958-1959) ma entusiasmante testimonianza che il carisma della devozione alla Madonna dinamizza e rende copiosa lefficacia del ministero sacerdotale e si riversa in abbondanza di grazia e anche in singolarit di prodigi sui fedeli; essi riconoscono nei sacerdoti, che si dimostrano fedeli interpreti e animatori del culto alla Madre della Chiesa, i pi autentici e autorevoli amministratori dei misteri di Ges Cristo. 30) Casalpusterlengo: pellegrinaggio della provincia al Santuario della Madonna Vi si descrive la cronaca di una giornata indimenticabile e commovente per il clima di preghiera e di fraternit che subito si cre ai piedi della Madonna. Il santuario della Madonna stato pacificamente invaso da 160 Frati. Non si parla del Servo di Dio. Ma il seme rimane perch verranno documentate delle testimonianze. 31) Capitolo Provinciale, 28 luglio 1988, pomeriggio. Si procede alla votazione delle singole mozioni: 14a) Si auspica che venga ripresa ufficialmente la causa di beatificazione del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso. Favorevoli 65, contrari 0, astenuti 5 . 32) Petizione al S. Padre per la Causa di Beatificazione del servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso. Vengono riportati i testi: della petizione al Papa in Visita alla Diocesi di Lodi, (sottoscritta dal Guardiano, Provinciale, Vescovo, Vicari Foranei della Diocesi) e le risposte della Segreteria di Stato e della Congregazione delle Cause dei Santi. 33) Nomina del Vicepostulatore Il Postulatore Generale P. Paolino Rossi, su indicazione di Padre Fidenzio Volpi Ministro Provinciale, il 7 luglio 1993, nomina Padre Mariano Brignoli Vice-Postulatore della Causa del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso. 34) Relazione al Capitolo Provinciale Sono stato nominato Vicepostulatore della causa di canonizzazione del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso in data 07.07.1993 dopo che da molti anni lincarico era vacante. Nonostante lassenza di guide ufficiali la devozione al Servo di Dio tra i fedeli stata costante. La fraternit del Convento-Santuario di Casalpusterlengo, che da sempre si fatta carico di custodirne il sepolcro e alimentarne la venerazione, trova attualmente in Padre Evaldo Giudici un convinto sostenitore. La devozione al Servo di Dio ha la sua espressione pi alta in due commemorazioni annuali che richiamano folle a gremire il Santuario: il 21 febbraio nellanniversario della sua santa morte e il primo luned di settembre successivo alle festivit della Incoronazione della Madonna, nel ricordo della traslazione delle sue ceneri dalla Cappella della Madonna allattuale sepolcro. Sono i momenti ecclesiali nei quali si prega per la canonizzazione del Servo di Dio. Una preghiera comunitaria viene recitata ogni mattina dai fedeli dopo la celebrazione eucaristica. Biografie. Una breve biografia dal titolo "C' Padre Carlo" guida i lettori alla sua conoscenza. Un volume pi sostanzioso "...E Maria lo prese con s", scritto dai padri Apollonio Troesi ed Evaldo Giudici, a disposizione in molte copie nel magazzino conventuale. Stampa. Il bimestrale "La Madonna dei Cappuccini", oltre che del Santuario, e della Parrocchia, da sempre portavoce del Servo di Dio. Ogni numero gli riserva almeno due pagine di informazione di grazie ricevute e di cultura. La Vicepostulazione cura la stampa di un semestrale a colori di otto pagine come allegato redazionale al Periodico del Santuario: siamo al sesto anno. Diverse copie vengono spedite per la diffusione ad ogni parroco del Basso Lodigiano ai parroci e alle comunit religiose del Vicariato di Abbiategrasso, alle fraternit dei nostri Conventi. In Internet. Dal mese di giugno scorso molti navigatori di Internet si lasciano edificare per la prima volta dal Servo di Dio Padre Carlo e dalla sua spiritualit. Padre Mario Traina - lo ringraziamo vivamente - ha realizzato un sito in rete con una piacevole lettura della vita di Padre Carlo, in 5 brevi capitoli di 18 pagine intercalate da 11 fotografie (alcune a colori). Ecco il sito: Un auspicio. Quando il Santuario "Madonna dei Cappuccini" era pi sentito dalla Provincia come "nostro" e vi si faceva riferimento per pellegrinaggi "provinciali" o per celebrazioni degli anniversari di vita religiosa o di sacerdozio, anche i Frati oltre che venerare la "nostra" Madonna, sostavano al Sepolcro del Servo di Dio per ammirarne la vita e ispirarsi a lui. Cos pure facevano i missionari destinati alle Missioni di Eritrea e Brasile prima di partire. Un desiderio: la Provincia torni "in processione" a Casalpusterlengo. La Madonna, i Casalini e la comunit parrocchiale accoglieranno i Frati con festa. Fra Mariano Brignoli, Vicepostulatore. 6. Parrocchia di Abbiategrasso (A cura del dott. Mario Comincini). 1924. Breve sintesi della vita di Padre Carlo dAbbiategrasso cappuccino, dalla nascita in Abbiategrasso, allingresso nellOrdine dei Cappuccini, alla sua morte nel convento di Casalpusterlengo. Mor in fama di santit e fu sepolto nel cimitero di Casalpusterlengo. Da quel luogo venne rimosso nel 1898 per essere portato nel Santuario della Madonna dei Cappuccini, ove giacciono ancora quelle spoglie. 1942. Nobilt decaduta e Santit perenne del Padre Carlo dAbbiategrasso in Leco cattolica 27.2.1942. Nel secolo scorso Abbiategrasso diede alla chiesa Cattolica un umile fraticello che morto in giovane et nel Convento di Casalpusterlengo, per la santit della sua vita e per i miracoli ottenuti con la sua intercessione, savvia a salire agli onori degli altari. Ricostruisce la storia della nobile famiglia Vigevano, decaduta. Dagli umili popolani sorse una nobilt uova, una nobilt che non conosce tramonti, che al vecchio blasone consunto e cancellato dal tempo, sostituisce laureola della santit, la quale supera le contingenze del tempo e rifulge di imperitura gloria. 1956. Breve sintesi di Mons. A. Palestra Storia di Abbiategrasso, pag 260-261. Ora egli sepolto nel Santuario di Casalpusterlengo e la sua tomba meta di assidui pellegrinaggi che si susseguono da quasi un secolo. Forse verr un giorno in cui lumile fraticello passato inosservato nel frastuono di rivoluzioni e di guerre della prima met del secolo XIX, diventer il figlio pi illustre del vecchio borgo, coronando con la sua santit i fasti millenari di Abbiategrasso. 1980. Nel medesimo settimanale in data 23 febbraio: Gli Abbiatensi al Santuario di Casalpusterlengo per ricordare il loro concittadino P. Carlo Vigevano. Si spera di poter presto riaprire i processi di glorificazione. Si annunciano pellegrinaggi. A firma E.M. 1980. Il clero del Decanato in pellegrinaggio a Casalpusterlengo sulla tomba di P. Carlo Maria Vigevano da Abbiategrasso in Ordine e libert settimanale abbiatense aprile 1980. la cronaca del pellegrinaggio, presieduto dal Decano Don Luigi Volpi. stato un doveroso omaggio alla memoria di uno dei migliori figli della nostra terra. Il bicentenario della Incoronazione della Madonna dei Cappuccini loccasione sia per onorare Maria SS, sia per incrementare la devozione verso P. Carlo, per intercessione del quale molte persone affermano di ricevere tante grazie. 1980. Gioved 1 Maggio Pellegrinaggio cittadino a Casalpusterlengo alla tomba di P. Carlo di Abbiategrasso nello stesso periodico in data 30 marzo. A cura dei Padri Cappuccini della Pia Casa, con ladesione di tutte le parrocchie cittadine. 1988. Vita e spiritualit ricordate in un volume. Ricorrono lanno venturo 130 anni dalla morte di P. Carlo Vigevano, frate cappuccino sulla via della santit. Nel medesimo periodico, in data 27.5.1988. si presenta il volume di P. Evaldo Giudici e P. Apollonio Troesi. E Maria lo prese con s . Quasi 130 anni sono passati dalla morte del trentatreenne fraticello santo. La sua citt natale sapr certamente onorarlo solennemente come merita e non solo con una targa sbagliata posta in una via periferica. 2003. Mario Comincini, Prodigi dal Cinquecento al Novecento nellAbbiatense e nel Magentino, vol I, pp. 89-93: cap. Padre Carlo e le grazie agli Abbiatensi. In vita, Padre Carlo oper soprattutto guarigioni, previa soltanto la sua benedizione. Egli stesso, ancora bambino, fu guarito dalla Madonna Addolorata. Testimonianze di abbiatensi di eventi prodigiosi da lui operati sono conservate nellArchivio Storico Diocesano di Milano. Lautore (perito storico della Causa di beatificazione e canonizzazione) riporta le testimonianze pi significative. 11 - Sulla tomba del Servo di Dio 1) Al cuore della devozione a P. Carlo Dalle deposizioni dei testimoni nel primo Processo e dallo studio incluso nella prima parte di questo lavoro si pu dedurre, senza alcun dubbio, che la tomba di Padre Carlo nel cimitero comunale sia stata per quasi quarant'anni, ininterrottamente, meta della devozione popolare dei concittadini di Casalpusterlengo e dei dintorni, dei fedeli della diocesi di Lodi, e di devoti provenienti anche da lontano. Una meta a s, distinta dalla chiesa di San Salvario, comunemente chiamata chiesa dei Cappuccini o della Madonna dei Cappuccini o della Madonna di Casale, o pi brevemente: il Santuario. La traslazione dei resti umani del Servo di Dio dal cimitero al Santuario e la sepoltura definitiva ricomposero l'unit, l'interdipendenza della devozione a Padre Carlo da quella alla Madonna. Padre Carlo ritornava al suo ufficio di accogliere, presentare a Maria, intercedere quando la tomba era ai piedi della venerata Immagine (nella seconda cappella a destra) e nella sistemazione attuale, nella cappella aggiunta, all'ingresso nella chiesa. E' impossibile entrarci senza posare lo sguardo sulla tomba e 1'immagine. Per la mia frequentazione del santuario fin dalla infanzia (dagli anni 30 del secolo scorso), credo di poter ritenere che per la gente che va al santuario abitualmente per la messa domenicale o feriale, la confessione, le funzioni tradizionali, le iniziative della vita parrocchiale sia del tutto naturale rivolgere una breve preghiera, un pensiero a Padre Carlo. Sono di casa! E non sono pochi, se si considera il numero degli abitanti della parrocchia dei Cappuccini, e anche dell'altra, molto pi grande, dato che il legame affettivo dei Casalini con il loro santuario non conosce confini parrocchiali. Ma al santuario affluiscono molte altre persone. Qui c sempre un Padre a disposizione per le confessioni e la direzione spirituale: il che non avviene altrove. C' chi cerca, in pellegrinaggi solitari o con pochi intimi, rassegnazione, consolazione, forza, grazie, miracolo, per s o per persone care. Diventano folla per la Messa e Benedizione degli ammalati nel settembre di ogni anno, il luned della Festa anniversaria della Incoronazione, quando l'implorazione si fa corale, per presenti ed assenti. Ci sono le Feste del Santuario, in particolare quella della Incoronazione, con un grande concorso, ci sono i pellegrinaggi, quelli parrocchiali che si ripetono ogni anno, in primo luogo quello cittadino, e quelli diocesani, pi rari, ma che portano al santuario migliaia di partecipanti. Ricordo il Congresso Diocesano Mariano dei 1949 nell'ambito della Peregrinatio Mariae, quando per tre ore ininterrottamente sfil gente davanti alla Madonna; l'Anno mariano 1954, quando giunsero centinaia di pellegrinaggi (pellegrinaggi, non pellegrini) dal Lodigiano, dal Milanese, Pavese, Piacentino, Cremasco, Cremonese, Bergamasco; i convegni e pellegrinaggi dei vari rami di Azione Cattolica, quando questa, con i Vescovi Mons. Calchi Novati e Mons. Benedetti, era fiorente e coinvolgeva tutto il laicato impegnato. E i tre massimi avvenimenti nel Santuario lungo tutto il secolo XX: l8 maggio 1921, unica processione nella storia con la statua della Madonna; anno 1930, seconda Incoronazione della venerata effige; settembre 1980 bicentenario della prima Incoronazione. Una stima di 50.000 partecipanti provenienti da tutta la diocesi e da oltre del tutto realistica, stando alle pubblicazioni (articoli e volumi) pubblicati in quelle occasioni. Della moltitudine di devoti e di pellegrini che si sono inginocchiati e s'inginocchiano ai piedi della Madonna, quanti hanno sostato in preghiera sulla tomba di Padre Carlo? E quanti sono andati al Santuario proprio per rivolgersi a lui? Non possiamo azzardare percentuali o numeri, ma l'evidenza dei fatti permette di pensare che la gran parte dei devoti che frequentano il Santuario e dei pellegrini l'abbia fatto e lo faccia. Non i Vescovi di Lodi, non i superiori e i frati del convento, non i sacerdoti di Casale, pur ammettendo la loro personale devozione, e nemmeno il personale interessamento e impegno di alcuni religiosi assegnati al convento di Casale, pur benemeriti, hanno conservato viva ed efficace la memoria del Servo di Dio lungo tutto il secolo (di questo stiamo parlando) che va dal primo Processo al presente. Il merito primario va ascritto a questa tenace devozione popolare, dei semplici, che non corrono dietro agli approfondimenti dei teologi, alle novit dei liturgisti, alle considerazioni dei sapienti, ma si trova in sintonia con la semplicit e umilt di Padre Carlo, umile fraticello che non propriamente ricordato per cultura e dottrina. Ai piccoli il Padre si rivela. Gli umili segni del loro passaggio davanti alla tomba di Padre Carlo parlano di amore, riconoscenza, fiducia, implorazione: fiori, lumini, candele, e soprattutto le frasi scritte nei "quadernoni, che se commuovono chi le legge non possono non commuovere il cuore del Padre. Ovviamente non si vogliono negare o sottovalutare i meriti dei confratelli dell'Ordine Cappuccino nel conservare e favorire la devozione popolare a Padre Carlo. Di alcuni: di quei Guardiani e soprattutto degli addetti al Santuario, che hanno sempre avuto una grande cura della cappella e sono stati e sono a disposizione dei fedeli. La Provvidenza ha disposto che a questo prezioso servizio si aggiungesse in questi ultimi decenni, dal 1975 in poi, l'instancabile opera di studio della vita del Servo di Dio e della diffusione dei risultati, svolta da P. Evaldo Giudici. E' stata determinante per risvegliare nella aspettativa del popolo cristiano e nell'Ordine la decisione di riprendere l'iter della beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio. Si sono registrati i passi decisivi nel capitolo 9. A titolo di documentazione, la testimonianza pi importante sarebbe quella dei Guardiani del convento e dei religiosi addetti al Santuario, in primo luogo di P. Evaldo Giudici. La rendono nel Processo come testimoni convocati dalla Vice Postulazione; oppure, per l'ufficio che ricopre nel Processo stesso (Vice Postulatore) non pu rendere testimonianza. Si aggiunge, nella medesima sede, quella dei laici che per la frequentazione assidua e da tutta la vita, sono pienamente informati e credibili. Nell'insieme, il presente capitolo non dovrebbe lasciare alcun dubbio circa lininterrotto accesso alla tomba del Servo di Dio, come espressione della comune convinzione della sua potente intercessione presso Dio. Convinzione che porta alla recita della preghiera perch conceda al suo Servo fedele la gloria degli altari. 2) Ricordi di P. Evaldo Giudici, da 35 anni custode della cappella e del Sepolcro del Servo di Dio (ArchPC cart. 18) A decenni di distanza, P. Evaldo Giudici, custode della Cappella e del Sepolcro di P. Carlo, riporta alcuni ricordi: Allinizio (negli anni 1975-80) era mio dovere mantenere sempre fornito di candele il Sacello di P. Carlo. La gente ne accendeva tante. Cerano persone che ne zelavano la pulizia e i fiori. Cera un bel banchino o inginocchiatoio, e l nellangolo un bel porta-candele. Soprattutto cerano sempre fiori, a volte in quantit. Servivano per nascondere anche le macchie che lumidit sulle pareti creava ed erano troppo vistose. I fiori erano sempre tanti, anche di plastica: servivano! Mi ricordo, per, che gli altari da fornire di candele erano cinque, ma un quarto e a volte un terzo delle candele da preparare era per la Tomba di P. Carlo. Un giorno, il Vescovo Mons. Paolo Magnani, mi parl che secondo Lui quelle candele, sulla tomba di P. Carlo, potevano essere un poco segno di culto, e che forse era meglio mettere lumini come sulle tombe dei cimiteri. Scrissi subito al M. Rev. P. Bernardino da Siena, allora Postulatore Generale delle Cause dei Santi: mi rispose, in data 9 gennaio 1980, che dovevo far scomparire questo abuso, e da allora alla tomba di P. Carlo apparvero solo lumini rossi. Sembravano ancora pi numerosi delle candele agli altri Altari, e come si distinguevano! Una novit fu labbellimento nel 1986 della piccola cancellata allingresso della Cappella, realizzata in ferro battuto nel 1932 dal fabbro Meazzi di Casalpusterlengo. Il suo allievo Mario Chiesa, apprezzato artigiano, mi chiedeva suggerimenti per un progetto. Non mi fu difficile consigliare simboli. Dominante il tema della croce: su un lato della cancellata essa intrecciata ai grani della corona del Rosario, sullaltro essa accanto ad una M come nello stemma mariano del Papa Giovanni Paolo II. Due stupendi gigli, sulle parti mobili del cancello, danno unit ai simboli. Linsieme sembra un ricamo di piccoli capolavori. Cos la tomba di Padre Carlo un libro aperto che prepara allossequio della Madonna. Una vicenda singolare stata vissuta pi volte per lo sforzo di mantenere linginocchiatoio: ne hanno fatto scomparire vari, alcuni anche belli. Una sorpresa che ogni volta ci sconvolgeva parecchio Dal settembre 1990 fu giocoforza togliere anche i lumini di cera per sostituirli con la luce elettrica. Fu imposizione, essendo si diceva quelle elettriche pi pulite e senza traccia di nero fumo sulle pareti della Chiesa, appena ripulita con difficolt con i lavori di deumidificazione. Non ce laspettavamo, ma i fedeli hanno capito. Lo sforzo di togliere lumidit delle pareti e di ripulirle dalle conseguenze del nerofumo ha dato un risultato buono, ma ha spento tante fiammelle accese! Ora sembra un pulito spento, che con un po di tempo diventer normale. Ma era meglio prima, era pi acceso! Durante il Giubileo del 2000 fu posta la vetrata luminosa (alta due metri) di P. Carlo, su in alto sopra la tomba. stata realizzata in vetro-fusione da Mariano Barbieri nel suo studio darte di Castiglione dAdda. Padre Carlo con stola e apersorio, sembra messo l a bella posta, allingresso del Santuario, per ripetere a tutti, col suo gesto adattato, linvito: Andate a ringraziare la Madonna. Che rimane sempre vivo e molto significativo il monumento in marmo e il quadro di P. Carlo del pitt. Pietro Posi. Non sono segni di antichit, ma di Qualcuno che sempre vivo e presente, che accoglie tutti ogni volta. Tutti toccano con devozione. Tutti si inginocchiano a pregare. Dal 1995 possono anche scrivere, allinizio su foglietti volanti, ora su un quaderno l aperto, un loro pensiero o sentimento di preghiera. Ora sembra davvero tutto pi vivo e incoraggia a vivere con Padre Carlo! fra Evaldo M. 11 marzo 2010 3) Invocazioni e ringraziamenti dei devoti nei Quadernoni presso il Sepolcro (Contributo di don Angelo Manfredi da ArchPC, cart. 22) Ho preso visione dei 15 quaderni intitolati Al sepolcro di p. Carlo. Essi raccolgono scritti, preghiere, richieste, ringraziamenti nel periodo che va dal 29 settembre 2001 al 24 ottobre 2009. Si contano globalmente 6870 scritti, con una media di 71 scritti circa al mese. Il numero di scritti sostanzialmente costante per i primi cinque anni (circa 60 al mese di media), cresce progressivamente dalla fine del 2006 (dal dicembre 2006 al gennaio 2008 si pu calcolare una media di 78 scritti al mese) con un balzo in avanti nel 2009 (circa 130 scritti al mese). In questo decennio, comunque, si nota una costante attenzione presso il sepolcro del frate. Quali caratteristiche si ravvisano in questi scritti? Si tratta di richieste di intercessione e di dichiarazioni di gratitudine. Queste ultime, bench numericamente inferiori, sono tuttaltro che rare, e frequentemente fanno riferimento a scritti precedenti di supplica. La maggioranza di essi rivolta a Padre Carlo, abbastanza frequentemente associato nella preghiera alla Madonna dei Cappuccini, qualche volta al beato Innocenzo da Berzo o a altri santi o beati. A volte le suppliche sono rivolte alla Vergine Maria. Comunque il riferimento a padre Carlo di gran lunga il pi forte. Normalmente ci si rivolge semplicemente a padre Carlo, talvolta a padre Carlo Maria o a padre Carlo dAbbiategrasso. Altri aggettivi sono pressoch assenti, se si eccettuano tre soli casi, uno dei quali di una persona proveniente da Milano, in cui lo si chiama beato. Che cosa si chiede a padre Carlo? La massima frequenza quella di richieste di guarigione. Leggendo le suppliche si intuisce facilmente la vicinanza di un ospedale con, tra laltro, un importante e conosciuto reparto oncologico. Molte sono anche le richieste di grazie spirituali, ad esempio chiarire la propria vocazione. Si prega per la propria famiglia, per i figli, per il matrimonio. Ma si prega frequentemente per il lavoro, per ottenerlo o per mantenerlo; per la propria azienda, per ottenere la liquidazione; per la casa. C dunque un orizzonte, diremmo, professionale e sociale inatteso trattandosi di una figura nota soprattutto per i miracoli riguardanti la salute. Non mancano richieste di intercessione per esami universitari, sia da parte di genitori e nonni, sia dagli studenti stessi. Non solo frati e sacerdoti pregano per la beatificazione di padre Carlo. Chi scrive a padre Carlo? Ogni et: giovani, adulti, anziani, qualche bambino. Spesso il livello molto popolare, come emerge dalle grafie, dalla grammatica e dalla sintassi. Difficile fare una statistica sul sesso, si potrebbe dire che le donne sono in maggioranza, ma gli uomini non mancano. Ci sono persone che scrivono con una certa frequenza e costanza. La provenienza degli scriventi , nella maggioranza dei casi, non dichiarata, cos come la maggior parte dei messaggi anonima o riporta tuttal pi una sigla. Si pu presumere che molti siano della citt di Casalpusterlengo. Tuttavia un attento esame mostra una certa diffusione della devozione a padre Carlo. Anzitutto i devoti provengono da paesi del Lodigiano: Lodi Vecchio, Mairano, Lodi, Casalmaiocco, Codogno, S. Martino, Cornegliano Laudense, Ospedaletto Lodigiano, Castelnuovo Bocca dAdda. Per chi conosce il territorio, oltre a provenienze adiacenti a Casalpusterlengo singolare incontrare paesi posti a una certa distanza, quali Mairano e Casalmaiocco. C poi il ricorrente riferimento di devoti dal paese dorigine del Servo di Dio, cio Abbiategrasso. Ma singolare incontrare pellegrini da altre zone della Lombardia, apparentemente senza connessioni a una vicenda cos localizzata. Ecco le provenienze: Milano e S. Giuliano Milanese; paesi della provincia di Pavia; Palazzo Pignano, in provincia di Cremona e diocesi di Crema; Pegognaga, provincia di Mantova; alcuni sono pellegrinaggi collettivi: da Bergamo, da Busnago, da Carate Urio (CO) e altri oratori dei dintorni. Ma le tracce di una diffusione della devozione al Servo di Dio escono dallambito lombardo: oltre alla vicina Piacenza, ci sono Ravenna, Rovigo, Comacchio, dunque larea del delta del Po. Una preghiera di una coppia di sposi nel loro anniversario, provenienti da Casapulla, tra Caserta e Santa Maria Capua Vetere. Un pellegrinaggio proviene da Bologna. Non mancano preghiere di stranieri, presumibilmente in maggioranza immigrati residenti a Casalpusterlengo o nei dintorni: bielorussi (2, 35 con dedica anche in cirillico) e le preghiere in cirillico sono frequenti e a un certo momento diventano costanti; romeni; ispanici; albanesi. Vi sono suppliche in lingua inglese; in francese. Una preghiera per i miei figli capoverdiani. Potremmo dire che la devozione al padre Carlo assume in questi anni una dimensione ecumenica! Questa breve sintesi della massa di materiale conservato nei quaderni mi sembra porti alla conclusione che il riferimento al padre Carlo dAbbiategrasso sia rimansto costante in questi anni, provenendo sicuramente da una continuit degli anni precedenti: infatti il primo quaderno parte subito con molte richieste e ringraziamenti, segno che alla tomba del padre Carlo il pellegrinaggio e la supplica non partono nel settembre 2001. E evidente che in questi ultimi anni, grazie allopera dei padri cappuccini e in particolare di padre Evaldo Giudici, spesso citato, il ricordo del Servo di Dio stato tenuto vivo e incrementato, ma partendo dalla base solida ricostruita dagli altri documenti. La sua figura pi diffusa di quanto si pensi, attecchisce facilmente presso i nuovi arrivati nel territorio, ha una dimensione molto popolare e per non sembra affatto anticipare tempi e modalit del culto che sono la decisione solenne della Chiesa pu comportare. Per tutti, c Padre Carlo. La sua intercessione, strettamente connessa con il culto alla Beata Vergine Maria, invocata per molte circostanze della vita quotidiana. Scheda tecnica sulla documentazione Si tratta di 15 quaderni formato protocollo (cm 30 x 20,5). Le pagine sono numerate a timbro, ed a questi numeri che qui sopra si fa rifermento. In ogni quaderno inserito un foglio, con una scheda riassuntiva che riporta, oltre alle date estreme, anche un numero complessivo di scritti e una sorta di catalogazione soggettiva degli scritti, distinti tra ringraziamento, richiesta di aiuto generico, richiesta interessamento per grazie spirituali e cos via. Si individuano anche dichiarazioni interessanti o dichiarazioni di vescovi, frati, sacerdoti.... n 1: dal 29 settembre 2001 al 5 agosto 2002 = 657 scritti n 2: dal 6 agosto 2002 al 9 settembre 2003 = 553 scritti n 3: dal 10 settembre 2003 al 7 settembre 2004 = 558 scritti n 4: dal 9 settembre 2004 all8 febbraio 2005 =332 scritti n 5: dall8 febbraio 2005 al 15 agosto 2005 = 324 scritti n 6: dal 15 agosto 2005 al 28 marzo 2006 = 448 scritti n 7: dal 28 marzo 2006 al 7 dicembre 2006 = 547 scritti n 8: dal 7 dicembre 2006 al 5 agosto 2007 = 595 scritti n 9: dal 6 agosto 2007 all8 gennaio 2008 = 422 scritti n 10: dall8 gennaio 2008 al 17 maggio 2008 = 444 scritti n 11: dal 17 maggio 2008 al 29 agosto 2008 = 382 scrittin 12: dal 29 agosto 2008 al12 gennaio 2009 = 404 scritti n 13: dal 13 gennaio 2009 al 1 aprile 2009 = 367 scritti n 14: dal 1 aprile 2009 al 9 luglio 2009 = 403 scritti n 15: dal 9 luglio 2009 al 24 ottobre 2009 = 434 scritti Nel faldone sono pure inserite alcune copie di un breve studio sul quaderno 15, dattiloscritte, con lindividuazione di alcune testimonianze ritenute particolarmente significative e la loro trascrizione. Don Angelo Manfredi Lodi, 08.03.2010 4) Suppliche al Sepolcro di Padre Carlo dal 16 agosto al 23 ottobre 2009 (ArchPC cart. 22/15) Il quaderno in esame il n. 15 e raccoglie le testimonianze dei fedeli e dei pellegrini che si sono soffermati sulla tomba di P. Carlo dal 10 luglio 2009 al 24 ottobre 2009. Consta di 76 pagine e di 434 testimonianze come per i quaderni precedentemente trattati si cercato di catalogare gli scritti dai quali risulta che la maggior parte di essi sono richieste di aiuto, di protezione anche spirituale, oppure di ringraziamento. Alcuni scritti sono particolarmente importanti (a giudizio di chi li ha esaminati) e vengono riportati per intero. Pagine di ringraziamento Pag. 24 lettera B: Grazie P. Carlo di aver aiutato mio marito a guarire dal suo Pneumotorace, evitando cos loperazione. Tutto iniziato il giorno della ricorrenza della tua morte. F.to Luigina di Abbiategrasso (MI) 6-08-09. Pag. 25 lettera C: Caro P. Carlo, grazie per avermi guidato nel cammino della mia vita, fino adesso. Sei stato un grande maestro. Chiedo scusa se ho mancato di rispetto a chi mi ama nella vita. Ti prego stai sempre vicino alla mia compagna, illuminando la strada del suo cammino. Veglia sempre su di lei. Pag. 47 lettera D: Gli oratori di Carate Urio, Soglio e Brino di passaggio ringraziano per lospitalit e pregano P. Carlo per il futuro del loro cammino. F.to Don Maurizio e Don Eugenio 09-09-09. Pag. 63 lettera C: Grazie P. Carlo per avermi concesso la grazia che ti ho domandato in questi mesi. Non ci sono parole Francesco. Pag. 68 lettera B: Ritengo di avere ricevuto una grazia da P. Carlo e lo voglio dire!!! Grazie. Richieste di aiuto per problemi non precisati Pag. 8 lettera E: P. Carlo ti prego tanto, fa che mio marito rimanga nella nostra casa e nella nostra famiglia. Illuminalo e guidalo verso la luce del nostro matrimonio. Grazie infinite. Pag. 9 lettera C: P .Carlo mi sento tanto sola perch mio marito ritorna da sua mamma . stasera lultima sera che stiamo insieme . Ti prego fallo tornare presto da me grazie. Richiesta di aiuto e di intercessione per problemi dello spirito e per casi difficili - affido-benedizione Pag. 28 lettera C: P. Carlo ti affido i Sacerdoti di questa citt. Tu sai, ti ringrazio per le tue preghiere. Pag. 59 lettera A: Caro P. Carlo assisti i miei figli, mio pap, i miei nipoti e dammi la forza di andare avanti. Proteggimi sempre e soccorrimi nelle mie tribolazioni. Negli ultimi anni la mia vita stata percorsa da umiliazioni, sofferenze e pianti. Fa che per me e i miei figli e i miei nipoti ci possa essere un futuro pi sereno e tranquillo. Grazie P. Carlo. 29-09-09. Richiesta intervento e sostegno per malattie e casi disperati Pag. 12 lettera E: Caro P. Carlo, ti prego di insistere presso il cuore di Dio, affinch mia sorella Barbara possa al pi presto riacquistare pienamente e completamente il dono della guarigione da questa brutta malattia e restare ancora un po qui con il figlio Davide, almeno fino alla sua maggiore et. Grazie di cuore Giuliana. 29-07-09. Pag. 17 lettera B: Caro P. Carlo, speranze per guarire non ce ne sono pi, mi affido a te, affido a te e alla Madonna Davide, datemi la possibilit di seguirlo anche dallaldil. Fate che possa se non essere con voi in Paradiso, di essere con voi e Ges e di poter pregare per le persone che hanno pregato per me, nellora della mia morte statemi vicino e accoglietemi con misericordia nel regno del Paradiso! Datemi la possibilit di essere vicina a tutti quelli che hanno pregato per me e di poter fare il bene che non ho potuto insieme a voi! Grazie per tutte le gioie che mi avete concesso in questo periodo della malattia, delle persone amiche che mi sono state vicino e perfino delle persone che non conoscevo che hanno pregato per me e Davide. Se ho sbagliato chiedo perdono a tutti e mi rimetto alla volont di Dio, prega per la mia famiglia! Barbara e Davide. 06-08-09. Pag. 18 lettera A: Caro P. Carlo Maria, io non ti conosco, ma forse tu conoscerai me. Sono una povera peccatrice ma votata a fare del bene al prossimo sempre con il cuore. Sono una mamma con una croce pesantissima te la offro in cambio della guarigione di questa mamma Barbara: degnissima e dolcissima del piccolo Davide. Sai bene che per lui lunico riferimento non avendo affettivamente un pap. Ti supplico di intercedere presso lAltissimo che serba pure le preghiere da me rivolte alla Beata Madre Vergine Maria di Lourdes. Accogli la mia preghiera e sar testimone della tua santa intercessione. Claudia Maria. 06-08-09. Pag. 19 lettera B: Caro P. Carlo, una carissima amica e tua devota sta attraversando un momento grave di salute. Sai che sempre presente alle tue celebrazioni come volontaria, aiutala a superare questo grave momento e intercedi presso la Beata Vergine Maria. Grazie. Pag. 38 lettera B: Caro P. Carlo prega per Barbara e Davide perch il bene che vuoi per loro sia presto visibile a loro e a coloro che li amano. Prega perch, come per Lazzaro, questa malattia non sia per la morte ma per la Gloria di Dio. Signore sta a loro vicino pi che mai! Sostienili! Accarezzali! Abbracciali! Dai loro presto tanta gioia: ti prego! Signore aumenta la mia fede. Maria. Pag. 72 lettera B: O Padre Carlo questa volta la mia richiesta e la mia domanda molto grande. Lo sai tu e hai capito. Lei ti aspetta e incomincia a credere in te.Ha Tanto bisogno di una grazia da parte tua e di una grande preghiera a Ges da parte tua. Lei ha bisogno di essere forte e di sopportare il peso della malattia e se mi permetto lo chiedo cos Ha bisogno di guarire. troppo chiedere un miracolo speciale? Io gli ho detto che sei miracoloso. Aiutala a guarire come hai fatto con il mio nipote. Io ci credo e lei pregher dagli U.S.A. senza conoscerti. Pregher P. Carlo. Anchio prego con fiducia. Un occhio verso di lei solleva molti dolori e chiss la salverai. Aiuto P. Carlo grazie. Dichiarazioni Interessanti Pag. 20 lettera H: P. Carlo, ricordati di Sr. Maria Maddalena e della santificazione dei frati della Diocesi di Lodi. 09-08-09 Don B. Pag. 50 lettera B: Devoti in pellegrinaggio da Busnago, 50 persone, il 13-09-09. Richieste Vescovi-Sacerdoti-Frati Pag. 3 lettera B: Accompagna gli ultimi miei passi con tutta la provincia di Ma.pa Makapa. Frei Aquilino dal Brasile. 23-07-09. Pag. 3 lettera F: Grazie a Dio, ormai prossimi alla solenne riapertura del Processo Diocesano sulla fama di santit del caro Padre Carlo, di te esemplare nella Comunione intima con Dio, sotto la protezione della Vergine di Casale ti chiediamo di avere fiducia in te accrescendo in noi, con la nostra partecipazione, limitazione delle tue eroiche virt. Serafino Spreafico Vescovo (Brasile ).16-07-09. Pag. 26 lettera F: Grazie Signore per la causa del Servo di Dio Padre Carlo, il cui processo diocesano sar riaperto il 7 Settembre p.v. sotto la protezione della Madonna di Casale: W la Diocesi di Lodi W lordine dei Frati Minori Cappuccini specie se la fama di santit del S. di Dio sar nellimpegno di imitazione del suo straordinario carisma. Serafino Spreafico Vescovo (Brasile ). 19-08-2009. Pag. 44 lettera F: Carissimo Confratello Cappuccino, Sacerdote P. Carlo, nel giorno corrente, finalmente, riaprono il processo diocesano sulla tua figura-carisma. Grazie a Dio , alla tua/nostra Madonna di Casale, ma anche a Te!! Aiutaci con la tua assistenza ad imitarti nella contemplazione di Dio. Accompagna tutti i Missionari !! Serafino Spreafico Vescovo emerito di Grajahu Maranhao (Brasile ) Magnificat! Alleluia! Gracias a Deus!! 07-09-2009. Pag. 65 lettera A: I frati Cappuccini Lombardi riuniti nel celebrare i giubilei presbiteriali e di professione religiosa hanno pregato sulla tomba di p. Carlo dAbbiategrasso. Pag. 76 lettera B: Caro e potente Servo di Dio P. Carlo, ricevi il mio/nostro grazie e, per volont di Dio intercedi quanto prima da Lui il Miracolo con le due Basi sicure e documentate : la prima quella Teologica e lIntercessione Tua; la seconda quella Clinica-cura della malattia senza spiegazione scientifica. Ti desideriamo beato quale esempio di radicale contemplazione di Dio e della Madonna di Casale e quale Ministro Straordinario della Missione di Consolazione Serafino Spreafico.(Vescovo Brasile ). 23-10-2009. 5) Testimonianze scritte prima del 7 novembre 2007 (ArchPC, cart. 12) 1) - 1908 - Testimonianza di p. Fedele di Brivio 2) - 26.8.1913 - Testimonianza di p. Fedele di Brivio 3) - 1919 - Margherita Fiorenzo - Ombriano 4) - 23.4.1919 - Famiglia Riboli - Sabbioni 5) - 1930 - Discorso pronunciato da Margherita Milanesi Castaldi in occasione della presentazione del libro Unoasi dello Spirito 6) - 15.10.1933 - P. Giovita C. Cappuccino 7) - 29.7.1947 - Paolo Andena - Varano Borghi (VA) 8) - 2.8.1974 - P. Pasquale R. Ministro Generale OFMC Roma 9) - 17.1.1980 - Gallinelli Aldina - Abbiategrasso 10) - 27.2.1980 - Enrico Canziani - Gallarate 11) - 1983 - Giovanna Bramini - Casale 12) - 15.8.1990 - Paola, Luca, Carlo - Abbiategrasso 13) - 13.4.1993 - Palvelli Marilena - Maddaloni (CE) 14) - 15.8.1993 - Castiglioni Angelo e Esposto Mariarosa - Secugnago 15) - 12.11.1993- Filiberti Dagnela - Milano 16) - 7.01.1994- Maria Adele Migliavacca - Abbiategrasso 17)- 12.4.1995 - Famiglia Vanzulli - Milano 18)- Apr. 1995 - Giovanna Boffini - Bertonico 19)- 1 sem. 1995 - Franca Papetti - Lodi 20) - 27.2.1996 - Losi Paola - Caselle Landi 21) 16.3.1996 - Giuseppina Maccarini e Passera Carolina - Arcene 22) 13.7.1996 - Losi Paola - Caselle Landi 23) 26.10.1996 - Mussida Maria - Casale 24) 8.10.1997 - Graziella Cattoni - Magenta 25) 13.3 e 2.5. 1998 - Clementina Poli -Gazzanica(BG) 26) 19.11.1998 - Luisa e Roberto Garlaschi - S. Pellegrino 27) 10.11.1999 - Carelli Marinella - Casale 28) 13.12.1999 - Degradi Leonina - Casale 29) 2000 -Ferruccio 30) 2001 - Paolo Rossi - Secugnago 31) 2002 -Belotti Chiara - Lodi 32) 7.8.2002 - Annavazzi Carolina 33) Ott. 2002 -Antonella 34) 17.11.2002 - Claudio 35) 2 sem.2003 - Bramini Giovanna 36) 11.05.2004 - Griffini Maria Vittoria Ostia Lido 37) 30.7.2004 -Ciaccafava Riccardo - Forl 38) 2005 - una mamma 39) 28.10.2005 - Balzarini Mario Francesco Casale 40) 25.8.2005 - anonimo 41) 18.11.2005 - Azzellino Luciano - Carcere di Opera (MI) 42) 6.6.2007 - Adele Rossi Pirovano -Varese 43) 21.6.2007 - Luciana Contardi - Codogno 6) Testimonianze scritte dal 7 novembre 2007 (ArchPC, cart.18) S.E. Mons. Claudio Baggini, Vescovo di Vigevano S.E. Mons. Franco Cuter, Vescovo di Graja MA-Brasile S.E. Mons. Rino Fisichella, Ausiliare di Roma S.E. Mons. Lino Garavaglia, Vescovo di Cesena-Sarsina S.E. Mons. Paolo Magnani, Vescovo Emerito di Treviso S.E. Mons. Serafino Spreafico, Vescovo Emerito di Graja S.E. Mons. Bassano Staffieri, Vescovo della Spezia-Sar-Bru Fra Sergio Andriotto Capp., San Giovanni Rotondo Fra Aquilino Apassiti Capp., Marab-PA Brasil Fra Gaudenzio Barbaglio Capp., Casalmaggiore Fra Michelangelo Bocchiola Capp., Albino Fra Mariano Brignoli Capp., Bergamo Fra Angelo Carrara Capp., Bergamo Fra Luigi Caserini Capp., Bergamo Fra Ignazio Comizzoli Capp., Bergamo Fra Generoso Dal Ferro Capp., Lovere Fra Serafico Lorenzi Capp., SS. Annunciata Fra Natale Merelli Capp., SS. Annunciata Fra Odorico Mizzotti Capp., Brunate Fra Raffaele Orlando, post-novizio studentato di Cremona Fra Marcantonio Pirovano Capp., Abdjan Cote dIvoire Fra Pasquale Rota Capp., Gerusalemme Fra Guerino Vitali Capp., Sondrio Fra Rocco Zoia Capp., Cerro Maggiore Fra Pierantonio Zanni Capp., Capanema- Par- Brasil Suor Paola Bassi, Capp.na, Bergamo S.ra Andena Maria Assunta, Casale S.ra Balzarelli Margherita, Somaglia Sig. Angelo Bassanini, Casale S.ra Luisa Bassanini, Casale S.ra Luigia Bassi in Sesenna, Casale S.ra Giovanna Boffini, Bertonico S.ra Luciana Boffini, Somaglia S.ra Mariarosa Bonalda, Codogno Ing. Giovanni Franco Brambilla, Somaglia S.ra Maria Brugnoni Rossi, Borghetto Lodigiano S.ra Marinella Carelli, Casale S.ra Rita Carolfi Gar, Casale S.ra Giuseppina Casali, Casale Sig. Amato Chiesa, Casale Sig. Amato Chiesa, Casale Sig. Enrico Cipelletti, Casale Fam. Rocco Cipressi-Paola Baiunco, Abbiategrasso S.ra Marisa Codazzi, Casale S.ra Luciana Contardi, Codogno Sig. Atanasio Cappelletti, Casale S.ra Maddalena Cremaschi, Casale S.ra Teresa Dragoni, Casale Sig. Italo Farina, Casalmaiocco S.ra Sandra Fassinetti, Casale Sig. Enrico Ferrari, Casale Sig. Piero Frigg, Casale S.ra Rosamaria Fusari, Casale Sig. Pietro Giandini, Brembio S.ra Daniela Giaveri, Casale S.ra Carolina Livraghi, Casale S.ra Ennia Lampugnani, Casale Sig. Giovanni Lupi, Casale S.ra Angela Mantegazza, Casale S.ra Adele Marazzi, Casale S.ra Maria Marocchi (Pia), Casale Sig. Aldo Milanesi, Casale S.ra Carolina Montini, Casale S.ra Rosa Morosini, Casale S.ra Gabriella Orlandi Conturbia, Casale Sig. Pierangelo Pasquini, Casale S.ra Angela Patrini, Casale Sig. Venanzio Pinciroli, Senna Lodigiana S.ra Mariassunta Pistore, Casale S.ra Maria Poggi, Casale S.ra Maria Teresa Poggi, Casale Sig. Gabriele Rossi, Casale S.ra Franca Ruggeri, Cremona Sig. Giorgio Stancheris, Nembro S.ra Vanda Vaccari, Sig. Francesco Vignati, Somaglia Fra Fidenzio Volpi Don Virginio Andena Sacerdoti nativi di Casalpusterlengo Pagani Angelo, Sindaco di Casalpusterlengo Lucchini Carlo 7) Commemorazioni annuali (ArchPC, cart. n. 4) NOTA. La numerazione dei testi di questa cartella seguono un ordine cronologico. Di alcune commemorazioni esiste solo il Cartaceo, di altre esiste solo un Cenno, di altre esiste Cartaceo e pubblicazione sul Bollettino del Santuario La Madonna Dei Cappuccini (=LMDC) 1) 1895 (circa) - P. Giustino da Lovero Valtellinese. Con supporto cartaceo 2) 1934 Settembre - P. Domenico Borroni da Origgio. Supporto cartaceo 3) 1936 Febbraio e Febbraio1937 - P. Marcello da Intimiano. Con supporto cartaceo 3bis) Senza data - P. Marcello Da Intimiano Con Supporto Cartaceo 4) 1944 Febbraio - P. Idelfonso Da Vacallo, Atti Della Provincia, IV, N.4 - (Cenno) 5) 1945 Febbraio - P. Leone Da Mandello Lario, Atti della Provincia, IV, N. 7 - (Cenno) 6) 1946 (?) Febbraio e Quaresima - Padre Agatangelo Calvi - Schemi in cartaceo 7) 1947(?) Settembre - P. Giambattista da Caronno Pertusella (VA) - Cartaceo 8) 1948 (?) Febbraio - P. Alessandro da Presezzo. Cartaceo 8bis) 1948 Settembre - Periodico LMDC, 1948 (Novembre), p. 9, Cronista. 1949 Febbraio - Don Luigi Salamina "90 Ann. S. Morte" - LMDC 1948, Aprile, p. 31. 1950 Febbraio - P. Celeste da Origgio. LMDC, 1950 Aprile, p. 31. 1950 Febbraio - P. Paolo Melzani. Cartaceo. 1950 Agosto - Padre Evaristo Cerioli da Ombriano "I Benefici Sociali - Religiosi portati dalla Madonna di Casalpusterlengo" LMDC, Agosto 1950, (Continua ?), p. 60. 13) 1960 Febbraio 1960 - P. Macario da Sforzatica, 21.2.1960. Cartaceo. 14) 1963 Febbraio - P. Gianmaria Recanati da Spirano, LMDC, Marzo Aprile 1963, p. 6. Febbraio 1965 - P. Guido da Curnasco, LMDC, 1965, Marzo-Apr. p. 10. 1965 Settembre - P. Alipio Este Da Telgate, LMDC, 1965, Settembre Ottobre, p. 3. 1967 Settembre - P. Guglielmo Carrara da Albino, LMDC, 1967 Novembre-Dicembre p. 5. 1968 Settembre - P. Doroteo da Origgio LMDC, 1968 Ottobre-Novembre p. 4. 1969 Gennaio-Marzo - P. Isaia da Gerenzano, LMDC, 1969 Gennaio-Marzo, p. 1 - 110 Ann. 1969 Settembre - P. Ezechiele da Rigosa LMDC 1969 Ottobre-Dicembre, p. 6. Cartaceo. 1970 Febbraio - Don Francesco Ferrari, LMDC 1970 Gennaio-Febbraio 111 Ann., p. 6. 1973 Settembre - P. B., LMDC 1973 Luglio-Ottobre, p. 8. 1974 Luglio - P. Carlo Varischi da Milano, LMDC 1974 Luglio-Agosto, p. 39. 1979 3 Settembre - Mons. Enrico Orsini, 1979 Supporto cartaceo doppio con qualche differenza. 1980 (?) Settembre - Monsignore di Codogno mons. Casto Fiorani. Cartaceo. 24 Bis. 1980 Settembre - Parroco di Abbiategrasso, LMDC 1980 Settembre Ottobre p. 22. Supporto cartaceo. 1983 Settembre - Don Giulio Mosca 5.9.1983. Supporto cartaceo. 1984 Settembre - Don Mario Ferrari, LMDC 1984 Settembre-Ottobre, p. 12, 1986 Settembre - Don Giuseppe Barbesta, P. Carlo scrive a tutti i giovani, LMDC 1986 Novembre Dicembre, p. 10 - Supporto cartaceo. 1988 Settembre - P. Apollonio Troesi LMDC 1988 Novembre-Dicembre p. 11; II Parte, LMDC 1989 Gennaio Febbraio p. 11, Supporto cartaceo. 1989 Settembre - P. Natale Merelli, 4.9.1989. Con supporto cartaceo. 1991 Settembre - P. Maurizio Muzzioli, del 2.9.1991. Supporto Cartaceo. 1992 Settembre - Mons. Carlo Ferrari, LMDC 1992 Settembre-Ottobre, p. 6 Cartaceo. 1993 Febbraio - P. Bruno Signori da Nembro, LMDC (1993 Marzo-Aprile). p. 14. 1993 Novembre Dicembre - P. Cesario Pesenti, LMDC 1992 Settembre-Ottobre, p. 14. 1994 Febbraio - P. Costanzo Cargnoni, LMDC 1994 Marzo-Aprile, p. 14 . Cartaceo. Settembre-Ottobre 1994 - P. Franco Fusar Bassini, LMDC 1994, Ghe Voren Ben?, p. 14. 1995 Ffebbraio - P. Gianni Terruzzi, LMDC 1995 Marzo-Aprile, p. 14. Supporto cartaceo. 1995 Settembre - P. Pietro Ducoli da Breno, LMDC 1995 Settembre-Ottobre, p. 14. Supporto cartaceo. 1996 Febbraio - P. Natale Merelli, LMDC 1996 Marzo-Aprile, p. 14; 1996 Maggio Giugno, p. 14. 1996 Settembre - P. Eugenio Bollati, LMDC 1996 Novembre-Dicembre, p. 14. Cartaceo. 1997 Febbraio - Mons. Battista Pettinari, LMDC 1997 Marzo-Aprile, p. 14; e 1997 Maggio Giugno, p. 14. Cartaceo. 1997 Settembre - P. Evaldo Giudici, LMDC 1997 Novembre-Dicembre, p. 14 e 1998 Gennaio-Febbraio, p. 14. 1998 Febbraio - P. Ismaele Bertani, LMDC 1998 Marzo-Aprile, p. 14 e 1998 Maggio- Giugno, p. 14 e 1998 Luglio-Agosto. Cartaceo. 1998 Settembre-Ottobre - P. Pietro Resta, LMDC 1998 Settembre-Ottobre. p. 14; 1998 Novembre-Dicembre, p. 14 Cartaceo. 1999 Febbraio - P. Fedele Merelli, LMDC 1999 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio-Giugno, p. 14 Cartaceo. 1999 Settembre - P. Daniele Marchi, LMDC 1999 Settembre-Ottobre, p. 14 e Novembre-Dicembre, p. 14. Con supporto cartaceo. 2000 Febbraio - P. Generoso Del Ferro, LMDC 2000 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio Giugno, p. 14; e Luglio-Agosto 2000, p. 14. 2000 Settembre - Padre Ismaele Bertani, LMDC 2000 Settembre-Ottobre, p. 14; Novembre-Dicembre, p. 14; Gennaio-Febbraio 2001 Cartaceo. 2001 Febbraio - P. Evaldo Giudici, LMDC 2001 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio Giugno, p. 14; e Luglio-Agosto 2000, p. 14. 49bis) P. Evaldo Giudici, senza data - "Per una commemorazione di Padre Carlo da Abbiategrasso. 2001 Settembre - P. Evaldo Giudici, LMDC 2001 Settembre-Ottobre, p. 14; Novembre-Dicembre, p. 14; Gennaio-Febbraio 2001, p. 14. 2002 Febbraio - P. Mariano Brignoli, LMDC 2001 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio-Giugno, p. 14. 2002 Settembre - P. Evaldo Giudici, LMDC 2002 Settembre-Ottobre p. 14; Novembre-Dicembre p. 14 2002 Settembre - P. Evaldo Giudici, LMDC 2002 Novembre-Dicembre, p. 14. 2003 Febbraio - P. Evaldo Giudici, LMDC 2003 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio-Giugno, p. 14. 2003 Settembre - P. Evaldo Giudici, LMDC 2003 Settembre-Ottobre, p. 14; Novembre-Dicembre, p. 14; Gennaio-Febbraio 2004, p. 14. Cartaceo. 2004 Febbraio - Padre Evaldo Giudici, LMDC 2004 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio-Giugno, p. 14. Supporto cartaceo. 2004 Settembre - Padre Evaldo Giudici, LMDC 2004 Settembre-Ottobre, p. 14; Novembre-Dicembre, p. 14. Con supporto cartaceo. 2005 Febbraio - P. Evaldo Giudici LMDC 2004 Marzo-Aprile, p. 14; MaggioGiugno, p. 14. Supporto cartaceo. 2005 Settembre - P. Franco Fusar Bassini, LMDC 2005 Novembre-Dicembre, p. 14 e Gennaio-Febbraio 2006. Con supporto cartaceo. 2006 Febbraio - P. Evaldo Giudici, LMDC 2006 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio Giugno, p. 14. Supporto cartaceo. 2006 Settembre - P. Agostino Valsecchi, LMDC 2006 Settembre-Ottobre, p. 14; Novembre-Dicembre, p. 14. 2007 Febbraio - P. Evaldo Giudici, LMDC 2007 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio-Giugno, p. 14 . Supporto cartaceo. 2007 Settembre - P. Natale Merelli, LMDC 2007 Sett.-Ottobre, p. 14. 2008 Febbraio - P. Evaldo Nel 149 della morte, del 21.2.2008. Cartaceo. 2008 Settembre - P. Evaldo Giudici, del 8.9.2008. Con supporto sartaceo. 2008 Febbraio - P. Evaldo Giudici, LMDC 2008 Marzo-Aprile, p. 14; Maggio-Giugno, p. 14. 2008 Settembre - P. Evaldo Giudici, LMDC 2008 Settembre-Ottobre, p. 14; Novembre-Dicembre, p. 14. 8) Testimonianza di Carlo Lucchini (ArchPC, cart. 18) Casalpusterlengo, 20 luglio 2009 Venuto a conoscenza della necessit di avere documentazione valida per accelerare la beatificazione del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso, voglio raccontare la mia storia personale legata a questo Frate e culminata nel 1989. Sono un ex alcolista caduto nel tunnel dellalcool non per gravi dispiaceri ma per cattive abitudini. Fino a 22 anni correvo in bicicletta senza mai toccare un goccio di alcool. Pi tardi ho incominciato a frequentare i bar e a bere qualche bicchiere. Il mio lavoro mi portava allestero, per tre quattro mesi di seguito ogni anno, e in questi periodi ero assolutamente astemio. Quando rientravo in Italia riprendevo a bere, prima uno poi due poi tre bicchieri di bianco, tutto ci per parecchi anni. A quarantatr anni sono rimasto vedovo con tre figli piccoli mia moglie era stata inferma quattro anni e mi sono risposato con una persona pi giovane di me; con lei vivo gi da ventisette anni, serenamente. Dalla seconda moglie ho avuto altri tre figli; ho continuato a lavorare allestero e a comportarmi a casa allo stesso modo sopra descritto, diventando cos un alcolista vero e proprio con crisi epilettiche. Avevo comunque un punto fermo: la fede. Pregavo continuamente - anche rimbambito dallalcool - la Madonna dei Cappuccini, soprattutto Padre Carlo di cui conservavo una piccola immagine nel portafoglio. Cos come ero ho dovuto abbandonare il lavoro per malattia perch non potevo reggermi in piedi. Una mattina ho accusato improvvisamente forti dolori allo stomaco e al fegato. Era il 1 febbraio 1989. Per farmeli passare ho pensato, di andare al bar a bere. Sono stato malissimo, ho dovuto tornare a casa e chiamare la croce rossa. Al pronto soccorso ho udito dal Prof. Priccolo, che parlava con mia moglie, queste testuali parole: Suo marito avr si e no un giorno di vita. Pur rimbambito dallalcool e dai dolori la mia mente andata alla immaginetta di Padre Carlo, racchiusa nel portafoglio, e ho incominciato a pregarlo. Mi hanno diagnosticato pancreatite acuta e calcolosi. Due giorni dopo sono stato portato in sala operatoria e da quel momento ho perso la conoscenza per dieci giorni. Improvvisamente alle dieci del mattino di un mercoled (12 febbraio 1989) mi sono svegliato come se nulla mi fosse successo. Alla mia richiesta di spiegazioni il Prof. Priccolo rispose: Alza il lenzuolo e vedrai cosa ti successo, cos ho fatto e ho visto tutto il basso ventre incerottato con sondini grossi come un dito, per un intervento chirurgico in laparotomia esplorativa e colecistectomia. Anche oggi porto i segni dei numerosi punti, delle cicatrici e una pancreatite che tuttavia non mi crea problemi. La zia, che mi aveva assistito mentre ero in coma, mi ha poi detto che in quei giorni continuavo a guardare il crocifisso e a farmi il segno della croce e che stringevo limmagine di Padre Carlo nella mia mano. Dopo un mese e otto giorni di ricovero mi hanno dimesso e il Professore, nel consegnarmi la lettera, mi ha raccomandato di non bere pi perch lui stesso ancora in quel momento era meravigliato del mio risveglio. Sono immediatamente andato sulla tomba di Padre Carlo e a Lui ho chiesto di togliermi il vizio del bere. Da quel momento non ho pi toccato, a tuttoggi, un goccio di vino. Una sera recatomi al pronto soccorso con il mio bimbo pi piccolo, perch era caduto male, il professore mi present ad alta voce: Eccolo qui il morto che cammina. Ho ripreso a lavorare e ho allevato i miei figli. Ora in pensione aiuto i figli o altri che ne abbiano bisogno. Ho voluto raccontare la mia vicenda perch voglio ringraziare pubblicamente Padre Carlo per la sua continua attenzione morale e materiale nei miei confronti. Se sto bene merito suo. In fede, Carlo Lucchini Viale Cappuccini, 142/c Casalpusterlengo III EROICITA DELLE VIRTU Per la prova dellesistenza delleroicit delle virt importante ricordare che si tratta di abiti eroici di virt frequentemente e costantemente ripetuti, come spiegava Benedetto XIV prompte, faciliter, constanter, cum gaudio. Ora dai documenti e testimonianze raccolti risultano chiaramente e con certezza morale questi abiti virtuosi nel Servo di Dio. Certamente necessario tener conto della mentalit, delle forme di vivere comuni, del livello culturale, morale, ascetico-spirituale dellepoca in cui egli ha vissuto. Dalle diverse testimonianze raccolte sia nel processo di Milano che in quello di Lodi appare questa convinzione di trovarsi di fronte a un uomo di eccezionale virt. P. Giustino da Lovero dice: Lho veduto la prima volta ai primi di novembre del 1852 e la impressione ricevuta fu quella di un uomo di virt veramente straordinaria. Fr. Giovanni Radaelli da Arcore: Dalle cose udite e da me vedute mio son formata la convinzione cvhe era uomo di somma virt e non ne ho visti altri. Fr. Simpliciano Maria Colombo da Rescalda: Secondo me era distinto in tutte le virt, ma specialmente nella carit, umilt e penitenza So per tutto il tempo che sono stato insieme a lui che si mostr perfetto in tutte le virt, senza che si potesse fare alcuna osservazione. Giuseppa Bonecchi: mia persuasione ed opinione degli abitanti di Abbiategrasso che padre Carlo sia stato un uomo di virt straordinaria. un ritornello continuo nelle deposizioni. Fede eroica Non difficile presentare e dimostrare leroicit nelle singole virt teologali infuse nel Battesimo: la fede, come fondamento, si presenta come obbedienza a Dio, obbedienza della fede (Rm 16, 26; 1, 5; 2Cor 10, 5-6) con la quale luomo si abbandona a Dio liberamente, prestandogli il pieno omaggio dellintelletto e della volont. Il Servo di Dio ha praticato eroicamente la fede nel suo totale affidamento a Dio, con opere e atti ripetuti con facilit, prontezza e diletto spirituale. Per questa fede eccezionale, Padre Carlo nelle varie vicende della sua vita ha messo Dio al di sopra di tutto, sempre teso ad ascoltarlo, accoglierlo con disponibilit senza limiti. Un atteggiamento che gi eminente nei suoi primi anni nellambito famigliare, accompagnato dalla sua docilit allopera educatrice dei suoi genitori e dei sacerdoti, da un costante impegno di crescita nella conoscenza della dottrina cristiana e pi ancora da una preghiera fervente. Diversi e qualificati sono i testi de visu e molti anche quelli de auditu a videntibus che rivelano i diversi aspetti di questa sua fede, come il fervore della sua prima Comunione, lardore delle sue confessioni, una preghiera diuturna di preparazione e ringraziamento, unintensit di devozione, insegnata anche ai suoi coetanei e protratta persino nelle ore notturne. Una fede nutrita dai sacramenti e da una solida devozione divenne poi abito sublime e carismatico negli ultimi anni tra i frati cappuccini e nel santuario di Casale; una fede sorretta e provata da una ricca devozione ai santi, al Crocifisso, alla Vergine Addolorata, ecc. che raggiunge le vette della contemplazione infusa ed estatica evidente nel suo continuo spirito di orazione, nella sua celebrazione eucaristica e nelle sue benedizioni agli ammalati e ai sofferenti e straordinaria devozione mariana. Alcune delle numerose testimonianze illustrano bene questa sua luminosa fede. P. Giustino Giudici da Lovero depone: La sua fede viva la deduco dalla compostezza esterna del corpo, che lo rivelava sempre assorto in Dio, e dal modo con cui celebrava la santa Messa. Bisognava vederlo in coro per giudicare del suo spirito di orazione, era tutto assorto e bisognava chiamarlo per ritornare agli atti comuni. Riguardo alla orazione posso aggiungere questo che ho udito dal Prevosto Palazzi, che fin da quando era a casa passava le notti in orazione le tre o quattro ore e dalle sorelle esortato a mettersi a riposo, rispondeva che aveva bisogno di far orazione ed aveva il permesso dal suo padre spirituale Non poteva passare davanti al Santissimo Sacramento senza trattenersi un po anche se fosse stato occupato in officii di sagrestia. Compieva le genuflessioni con ambi i ginocchi baciando la terra con grande raccoglimento. Era divotissimo, come ho gi detto, nel celebrare la santa Messa come appariva dal suo volto infiammato. Per largomento della sua divozione ricordo che nei pochi momenti di ricreazione mentre era ordinariamente muto, se largomento fosse caduto sulla Madonna, sul Santissimo Sacramento, sulla Passione, sopra san Francesco dAssisi, immediatamente pigliava parola in modo eloquente. P. Paolino Bellotti da Verdello, ministro provinciale al tempo della sua deposizione al processo, era stato assieme a P. Carlo nel convento di San Vittore di Milano dal 1855 per quasi due anni e attesta che tenerissima era la divozione che aveva al SS. Sacramento ed a Maria Santissima. Da qui il bisogno naturale in lui di starsene le ore e ore immobile davanti al santo tabernacolo e direi in una continua preghiera anche quando era fuori della chiesa. Della divozione a Maria SS. era tenerissimo e lo deduco dalla compostezza dalla devozione che traspariva anche dallesterno quando coi suoi condiscepoli recitava il piccolo Ufficio della Madonna, dalle frequenti aspirazioni a Maria SS., dal parlarne spesso come egli faceva. Questo di mia propria scienza. Poi si manifest pi largamente a Casalpusterlengo Quando celebrava la Santa Messa era tanto la sua devozione e compunzione che si vedeva benissimo esser egli tutto assorto nel suo Ges e per il che egli avrebbe impiegato pi ore nel celebrare la Santa Messa, se ci fosse dipeso da lui; non poteva per essere mai pi breve di tre lunghi quarti dora ed anche di unora. Questo avveniva nei giorni feriali nei quali i fedeli avendo agio lascoltavano molto volentieri ricevendo le pi soavi impressioni. Alla festa per era pi discreto non oltrepassando mai la mezzora per quel che mi ricordo. Celebrando poi qualche volta non era raro che gli sgorgassero dagli occhi le lagrime. dovea avere il dono della contemplazione al mirarlo ore intere come corpo immobile colle braccia incrociate sul petto. Era grandissima la venerazione che aveva ai nomi di Ges e di Maria tanto che ne raccoglieva i pezzetti di carta dove fossero scritti questi due nomi santissimi e raccolti li abbruciava. Questo in vista e per adempiere le raccomandazioni del nostro santo padre Francesco. Questultimo aspetto rilevato in altre testimonianze, come da fr. Apollinare da Arcore: Ho visto io pi volte raccogliere quei libri o quelle carte su cui sospettasse esservi il nome di Ges e di Maria perch non venissero calpestate. Fr. Barnaba da Milano aggiungeva: Posso dire che era divoto specialmente della SS. Eucarestia perch vi si recava innanzi in adorazione quanto pi frequente poteva, riceveva la santissima Comunione come un serafino, celebrava la santa messa con grande divozione, avendogliela io pi volte servita Pi volte lho osservato rapito veramente in estasi specialmente nei Venerd dopo la santissima Comunione ed assistendo alla santa Messa, tanto che un giorno assist a tre messe credendo sempre che la prima non fosse finita. P. Arsenio da Brescia afferma: Ricordo che in Milano, dove era studente e gi sacerdote, doveva recarsi a celebrare in luoghi molto lontani, nella stagione invernale, camminando nella neve; e ci nonostante, arrivato alla chiesa dove doveva celebrare vi faceva una buona mezzora di preparazione ad altra mezzora di ringraziamento senza riscaldarsi. La fede vivissima nellEucarestia si esprimeva anche verso la dignit del sacerdote, come sottolinea questa testimonianza di don Domenico Antonio Gioletta: Mi pare che si sia distinto specialmente nella piet, nellumilt e nello zelo per le anime. Ricordo che andato io a trovarlo al convento di San Vittore allOlmo in Milano, a stento io potei farlo sedere alla mia presenza, dicendo egli che davanti ad un ministro di Dio non osava sedersi. Don Sante Peviani, testimone privilegiato per aver conosciuto personalmente P. Carlo da quando venne a Casale fino alla sua morte, sulla devozione allEucaristia, cos diceva: Tutto il tempo che gli rimaneva libero dalladempimento delle pratiche della vita monastica lo passava prostrato davanti al SS. Sacramento, pregando a braccia aperteinsisteva di ricever la SS. Comunione quando era ammalato la divozione e fervore con cui celebrava la S. Messa, e dopo lelevazione era s assorto che non vedeva n sentiva pi nullaDalla vista degli atti suoi di culto e religione. Segnatamente il modo di pregare, la frequenza con cui faceva il segno della croce, il modo con cui questo santo segno lo faceva, non potei a meno di argomentare la fede viva che aveva. Ricordo La sua vita fu una continua orazione, e mi ricordo averlo veduto non solo in chiesa, ma anche in giardino pregare, inginocchiarsi, star colle braccia aperte anche per delle mezzore di tempo invocando la SS. Trinit Servendogli la Messa pi volte lho visto prima confessarsi, e molte volte nelluscire dalla sagrestia piamgeva, e quasi sempre nella celebrazione della S. Messa piangeva dalla consacrazione alla Comunione. Per il sacramento della confessione, che egli frequentava con assiduit e profonda compunzione p. Arsenio da Brescia dice: Sono stato per pi anni confessore del Servo di Dio a Milano, e posso dire che egli si accostava al sacramento della penitenza con lagrime accusandosi di difetti leggerissimi, dimostrandosi animato da vivissima fede Anche la sua devozione alla Vergine era straordinaria e risulta fin dai primi anni della sua breve vita. Questa sua devozione, particolarmente alla Vergine Addolorata ai piedi della croce, era per lui cos accentuata da diventare come lambiente e il riferimento esemplare di tutta la sua vita interiore animata dalla fede. Essa era veramente esistenziale come respiro della sua vita, tanto che appare con profonda evidenza nei suoi pochissimi superstiti scritti ed esigerebbe un approfondimento particolare. Gi nella lettera a don Francesco Palazzi scriveva queste significative parole: lo scongiuro di raccomandarmi a Maria Santissima mia speranza, per la quale intendo che tutti i meriti che possa acquistarmi in questesilio di, siano tutti in accrescimento di Gloria per Essa, la quale nutre un immenso zelo pella Gloria di Dio,e simile piet pel genere umano possa ottenermi in particolare il dono, cio di compatire Maria Addolorata. Questa centralit di compatire Maria Addolorata viene spiegata in modo sublime nellaltro suo scritto, un frammento della sua contemplazione, nel quale P. Carlo si lamenta per la sua indifferenza e ingratitudine verso Maria ne suoi dolori, dal momento che Ges dalla croce lha data a noi come cooperatrice de suoi adorabili consigli e corredentrice delluman genere, Madre della misericordia, della piet e della carit, avvocata de peccatori. Perci ne fa un punto fondamentale della sua spiritualit quando grida dal profondo del suo cuore: Mira, fra Carlo, la tua Madre a pi della Croce e non distacca il viso se non ti struggi di compassione, di amore, di riconoscenza, ed imitazione, sollevala da suoi dolori acerbissimi, pregala di dividerli teco, e la tua gioia in terra non sia che il piangere i peccati tuoi ed i dolori di Ges e di Maria, e in particolare il loro Cuore sommamente rammaricato per leterna dannazione de reprobi. tutto un abbandono, un affidamento totale a Maria, come del resto egli stesso dice: Dora in avanti, ora per sempre a voi mi consacro con tutta lestensione del cuor mio. Cos nellultimo suo scritto, appunti di diario spirituale, fa capolino questa sua devozione, unita al Nome di Ges: Al nominare Ges mi profonder nella cognizione di Lui in questi punti, cio di Uomo nel presepio, di Vittima sulla Croce e di Cibo nel SS. Sacramento; cos pure nel nominare Maria mi profonder nella cognizione di Essa Madre di Ges e Madre mia pietosissima. Gran confidenza mi sento ancor ora in Voi. Su queste convinzioni di fede appare profondo e attraente il suo amore a Maria, particolarmente nei suoi dolori, da quando era fanciullo e nella sua giovent trascorsa ad Abbiategrasso fino allesplosione finale e carismatica nel santuario della Madonna dei Cappuccini a Casale. Qui le testimonianze si sprecano. P. Paolino da Verdello riferisce: La devozione verso Maria era tenerissima, e lo deduco dalla compostezza, dalla devozione che traspariva anche dallesterno, quando coi suoi condiscepoli recitava il piccolo ufficio della Madonna, dalle frequenti aspirazioni a Maria Santissima, dal parlarne spesso come egli faceva. Questo di mia propria scienza. Poi si manifest pi largamente a Casale Pusterlengo nella occasione speciale, quando a quel Santuario si portavano i fedeli per ricevere da lui le benedizioni. La sua attivit taumaturgica a Casalpusterlengo era tutta legata indissolubilmente a Maria, con una confidenza e abbandono profondamente filiale, come altre testimonianze chiaramente affermano. Cos p. Giustino Giudici da Lovero, molto bene informato, si esprime in questi termini: Era solito chiamare mamma la Madonna. Del resto per la devozione verso Maria SS.ma potrebbe addursi la sua vita a Casalpusterlengo Piangeva frequentemente durante lorazione, lo commuoveva specialmente la divozione alla Passione di G.C. ed alla Madonna. Si detto che a Casalpusterlengo convertiva i peccatori dicendo loro qualche semplice parola di piet, per esempio: Amate la Madonna e correvano in massa a confessarsi. Lamore alla Vergine aveva soppiantato ogni altro amore naturale, come afferma Fraccapani Maria Golgi: So che sua madre, come ella stessa mi disse, andata a trovarlo a Casalpusterlengo, sent dirsi: Mamma, adesso non siete pi voi mia mamma, mia mamma la Madonna. I giorni e le feste mariane erano da lui preparate con speciale fervore, come depongono p. Augusto da Crema: So che nutriva tenerissima divozione alla Madonna, come ho potuto rilevare io stesso personalmente, sapendolo il pi fervoroso nelle novene delle sue feste e fr. Barnaba da Milano: La sua divozione alla Madonna largomento dal modo con cui santificava il sabato, con specialissime mortificazioni. Armato della corona del rosario era continuamente teso alle sue ispirazioni e pronto ai suoi comandi materni. Per tutti ne d testimonianza don Sante Peviani: Ricordo che sempre recitava la corona che sempre la teneva in mano, e anche agli altri inculcava e raccomandava questa divozione Ricordo che nella cella lho visto pi volte rivolto verso il cielo sorridente quasi in estasi e qualche volta anche parlare, e mi pare aver sentito esclamare: Vengo, o Madonna. A queste solide e necessarie devozioni (eucaristica e mariana) p. Carlo aggiunse altre particolari devozioni. Di queste parlano diverse testimonianze che servono a rendere la sua fede pi incarnata nella vita quotidiana. Don Sante Peviani dice: Raccomandava spesso la divozione a S. Giuseppe dicendo: S. Giuseppe esser pi potente al SS. Cuor di Ges dopo la Madonna.Sempre quando gli servivo la S. Messa mi diceva di recitare per lui dopo la SS. Elevazione cinque Pater, Ave, Gloria allarcangelo S. Michele. Fr. Barnaba da Milano aggiunge: Mi pare che sia stato divoto specialmente del SS. Sacramento, dellAddolorata, di san Francesco e di san Carlo. E completa Giustino da Lovero, quasi riassumendo: Coltiv in special modo la devozione al Santissimo Sacramento dellEucarestia, alla Passione di Ges Cristo, alla Madonna ed a san Francesco Per largomento della sua divozione ricordo che nei pochi momenti di ricreazione mentre era ordinariamente muto, se largomento fosse caduto sulla Madonna, sul Santissimo Sacramento, sulla Passione, sopra san Francesco dAssisi, immediatamente pigliava parola in modo eloquente. Speranza eroica Tutto ci che stato detto circa la sua grande fede e il primato di Dio nella sua vita dimostra implicitamente la sua non comune speranza. Speranza, di fatto, una parola centrale della fede e trasforma e sorregge la vita, scrive Benedetto XVI nellenciclica Spe salvi Una speranza che lo orientava continuamente verso le realt ultraterrene, in un distacco totale dal mondo, dalle cose materiali, da se stesso, sembrando quasi imbambolato perch continuamente assorto e preso dalla presenza di Dio. Il Servo di Dio manifest questa virt particolarmente in un atteggiamento di confidenza profonda, rivelato dai suoi piccoli scritti e chiaramente spiegata nella lettera a don Palazzi, dove scrive: Mi raccomando caldamente alle sue sante orazioni perch possa proseguire nella mia vocazione, e di gi a Gloria di Dio mi sento speranza di conseguire, quindi molto confido perocch dal momento che si sente inspirato a chieder una grazia (per sentenza dei Santi, ed in particolare di S. Agostino) segno che Dio vuol concederla. Il tema cos forte che ricorre con insistenza anche nellultimo suo scritto: In conoscermi massimo peccatore, e vaso di Misericordia mi sento confidenza Ebbi sentimenti di speranza: questa riposta nel mio seno Chi pu dubitare della fedelt di Dio?... sento gran confidenza Gran confidenza mi sento ancor ora in Voi sento gran confidenzami sentii sentimenti di confidenza. Per questo non ha mai dubitato che Dio lo avrebbe aiutato a realizzare la sua vocazione, anche quando era stato spogliato dellabito e dimesso dal noviziato per malattia. Le testimonianze ricordano questa sua incrollabile fiducia. P. Vigilio da Chiari dice: Ho sentito da fra Pacifico incaricato di spogliarlo degli abiti di cappuccino e di vestirlo dellabito secolare che in quel tempo fra Carlo non faceva che piangere e supplicare che lo tenessero ancora ed aggiungeva che Dio mi dar questa grazia di ritornare cappuccino. Lo stesso ripete Fr. Simpliciano Maria da Rescalda: Ho sentito che quando il Padre Guardiano chiam in stanza Padre Carlo per licenziarlo, egli si mise a piangere, alz gli occhi al cielo dicendo: Fiat voluta tuia, e poi disse: Se il Signore mi vuol cappuccino mi far guarire. La sua perseveranza era frutto della sua grande speranza, fondata sulla fedelt di Dio misericordioso e su una fiducia e confidenza incrollabili, pur nelle difficolt e sofferenze. Chiaramente p. Paolino da Verdello esprimeva questo aspetto: Era cos viva la sua speranza che si teneva sicuro di essere esaudito nelle sue preghiere Nel tempo che sono stato con lui negli studi le sue esortazioni oltrech accendevano i cuori damor di Dio, metteva anche in essi una forza grande a sopportare le angustie e le tribolazioni, cui per avventura alcuno fosse soggetto. Questa eroica speranza traspariva anche da un suo distacco totale, interiore ed esteriore, dalle cose della terra, tutto proiettato verso i beni del cielo, con particolare evidenza nellultima sua malattia. A comprova di quanto affermato si possono citare queste due brevi testimonianze: Fraccapani Maria Golgi: Sua madre mi disse che essendosi recata a trovarlo a Casalpusterlengo, gli manifest il desiderio che pregasse per gli affari della casa che andavano male; al che rispose che avrebbe pregato per lanima, non per le cose del corpo. Fr. Apollinare da Arcore: Io lho sentito molte volte nella sua malattia ripetere: Tanto il bene che mi aspetto, che ogni pena mi diletto. chiaro quindi che tutta la vita del Servo di Dio, sia secolare che religiosa, segnata dalla speranza, esercitata in misura eroica. Carit eroica verso Dio e verso il prossimo Il primato dellamore di Dio e dellamore del prossimo forma il comandamento fondamentale di Cristo, la forma delle virt; le articola e ordina tra loro; sorgente e termine della loro pratica cristiana come si legge nel Catechismo della Chiesa cattolica, e come scrive Benedetto XVI nellenc. Deus caritas est, i santi hanno attinto la loro capacit di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento. Entrambi per vivono dellamore preveniente di Dio che ci ha amati per primo. Tutte le virt esercitate da Padre Carlo trovano la loro fontale ispirazione nella virt della carit, frutto dello Spirito e pienezza della legge. Una carit verso Dio e verso il prossimo che lo faceva soffrire per le offese a Dio, che egli coltivava giorno e notte con la preghiera affettiva del cuore davanti al Crocifisso, allEucaristia e alla Vergine Addolorata; un amore che gli faceva sentire in s le sofferenze degli altri e ne faceva una comunione eroica damore, un amore di abbandono alla volont di Dio e dei fratelli con la spontaneit di un fanciullo, una prontezza a dare la vita per ogni sofferenza e male e per la salvezza delle anime. Essendo questo il punto centrale della santit del Servo di Dio, le testimonianze a questo proposito sono numerose e dettagliate. Ne citiamo alcune pi significative. P. Paolino da Verdello assicura che frequentissime erano le sue aspirazioni al Cielo e investito del pi ardente amore verso Dio ne formava unico oggetto dei suoi discorsi chiudendosi in continuo silenzio quando si parlasse daltro. Ogni momento della giornata (scrive il suo biografo), ogni azione anche ordinaria e comune aveva la sua preghiera di offerta e le giaculatorie si intrecciavano una su laltra in nodi interminabili. Don Saverio Guasconi: Il concetto che mi feci e ho che fosse un uomo tutto compreso di Dio ed occupato a Lui. Don Sante Peviani: Non si curava di altre cose tranne quelle di Dio e spettanti a Dio Don Bassiano Sordi che da ragazzo aveva servito qualche volta la messa a p. Carlo e laveva visto benedire, pregare e operare miracoli, attesta: Lho udito qualche volta dire: Amiamo Dio che fonte della grazia, e siccome era gracile di complessione e con voce esile, non poteva esser sentito che da quelli che eran vicini, ma per dal modo con cui si esprimeva, traspariva lpanima infervorata. Non so che si interessasse di altro che non fosse Dio. Questo primato di Dio nella sua vita che lo obbligava giorno e notte ad amarlo con tutto il cuore trovava il suo incentivo e alimento nella contemplazione della Passione di Cristo, che non era sentimentalismo o semplice preghiera, ma intima condivisione e ansia di conformit. rimasta famosa la prova in refettorio della ptredica sulla Passione che non pot proclamare per il pianto che poi continu a lungo. Ma un ritornello continuo nelle deposizioni processuali. P. Augusto da Crema ricorda: Non saprei dire di una sua particolare divozione alla Santissima Eucaristia, ma quanto alla divozione alla Passione di Ges Cristo posso dire che nella conversazione coi suoi condiscepoli, nei momenti di ricreazione faceva ad arte cadere il discorso sopra la Passione di Nostro Signorte, raccomandandone la divozione ai compagni novizi. Don Bassiano Sordi, importante testimone per i mesi di permanenza di P. Carlo a casale, ancora pi incisivo: Sentii anche dire che aveva una particolare divozione alla Via Crucis. Una volta poi io stesso in sacrestia lho veduto parlare della Passione di Nostro Signore, tenendo in mano il Crocifisso, e le sue parole erano accompagnate dalle lacrime. Il Crocifisso lo teneva sempre davanti agli occhi e spesso nelle mani, come nella sua dolorosa malattia, al dire di Fr. Apollinare da Arcore: Nei suoi dolori estremi stringeva il Crocifisso, lo copriva di baci ripetendo: Gesmio misericordia et fiat volutas tua. Lo dice anche don Sante Pievani: Pi duna volta, anzi frequentemente lho visto stringere al cuore il SS. Crocifisso, baciarlo e dire: Fiat volutas tua; parole che ripeteva anche quando doveva pigliare delle medicine che gli portavano gran dolore alla gola. Dallamore a Cristo crocifisso ricavava un grande dolore per i peccati del mondo. Ne soffriva tremendamente e per questo aumentava il sacrificio di se stesso a Dio facendosi vittima in unione a Cristo per i peccati degli uomini. Era questo, come egli stesso scrisse, il suo continuo martirio di dolore e damore. Per questo motivo il pianto in lui era frequente. Alcune testimonianze fanno capire questa sua sofferenza. Allart, 44 che dice Qualmente il Servo di Dio sentiva acerbissimo dolore al veder che tanto nel mondo si offendeva Iddio; ed innanzi al Santissimo sacramento offriva se stesso quale vittima di riparazione, P. Paolino da Verdello risponde: Lo so per mia scienza perch lo manifestava colle parole ed anche collesortare a pregare per i peccatori. Don Sante Pievani conferma dicendo: Che cercasse dinsinuare anche agli altri lorrore delloffesa di Dio posso affermarlo, dicendo esso sempre: Cammina alla presenza di Dio e non peccherai. Fr. Simpliciano da Rescalda dichiara: Ho sentito da molti che si faceva vittima dei peccati degli uomini, dicendo che piuttosto che venisse offeso il Signore preferiva morire. Perci, come depose fr. Apollinare da Arcore, schivava qualunque apparenza di male. Provava dispiacere nel vedere anche le piccole mancanze dei frati. Il suo apostolato di benedizioni ai sofferenti e ammalati era soprattutto una guarigione del loro cuore e conversione a Dio. Lo testimonia don Sante Peviani: Ho sentito una volta esortare a purgarsi lanima dai peccati prima di benedire; so per che lo faceva di frequente; quando poi rivolgeva qualche parola al popolo, moltissimi erano gli uditori che commossi accorrevano al confessionale, tanto che tante volte neppure erano bastanti i frati confessori. Anche don Bassiano Sordi: Una volta o due lo vidi piangere mentre esortava i peccatori a detestare i peccati, e so che molti si sono confessati Parecchie volte ho sentito il P. Carlo esortare il popolo a non rinnovare coi peccati la Passione a Nostro Signore e a purgarsi lanima colla confessione. Le parole del P. Carlo commovevano certamente perch, sia nella chiesa dei cappuccini, sia in quelle delle vicine parrocchie, numerosi erano quelli che accorrevano a mondarsi col sacramento della penitenzaP. Carlo edificava veramente il popolo col suo contegno, e quando rivolgeva al popolo, con molta unzione, poche parole, quali: Uccidete il peccato. Convertitevi al Signore, tutti restavano commossi. Era convinzione di tutti che egli avesse conservato linnocenza battesimale. Non necessario condensare tutto qui perch altre prove ed osservazioni sono state esposte precedentemente nel tracciato della vita documentata e anche nella fama di santit. Resta per il fatto che tutta la breve vita del Servo di Dio fu caratterizzata da un amore fattivo per il prossimo e specialmente per i poveri e tribolati e ammalati. Il suo forte amore a Dio gli causava di conseguenza un forte amore al prossimo. Le testimonianze sono concordi nel segnalare leroismo di questa carit verso il prossimo, sia nel periodo della sua giovinezza trascorsa ad Abbiategrasso, sia negli anni della sua vita cappuccina. Come stato narrato nella vita documentata il fatto pi eclatante, non compreso n dai genitori n dalle autorit religiose e politiche, stato un puro atto damore, quando si offr a morire in luogo di un condannato stimandosi uomo inutile. Era pronto a dare la vita per salvare questi fratelli che avevano sbagliato, e non solo per un motivo di misericordia sociale, ma soprattutto per zelo della loro salvezza eterna. Egli stesso fa intuire questo motivo profondo di amore soprannaturale del prossimo, come stato gi detto nella breve biografia documentata e dove si tratta della fama di santit. Il suo impegno nella formazione cristiana dei fanciulli del paese e nellaiutare i poveri largamente documentato e diventa tutto un atto singolare di amore, come gi stato ben documentato. Ricordiamo alcune testimonianze: Mi pare che la virt sua particolare sia stata lo zelo per educare cristianamente la giovent. Riguardo alla sua c arit verso il prossimo so che fin da fanciullo istruiva i propri compagni in scuola, dava loro il proprio companatico, comprava loro scarpe ecc.. So dal Prevosto Palazzi che nei primi anni di sua vita in parrocchia si occupava con lodevole risultato nellinsegnare il catechismo ai fanciulli, prepararli ai Santissimi sacramenti, condurlio al cimitero a recitare il santo Rosario, come anche la sua premura nel correggerli dai loro difetti con quella carit e dolcezza per cui i ragazzi lo amavano. Questa carit descritta mirabilmente dal suo confessore don Palazzi con queste parole: Di carit inesauribile; viveva del solo desiderio che tutti si salvassero e a tale scopo aveva prescelto alcuni savi buoni compagni commettendo a ciascuno il suo ufficio acci in vigilassero sugli erranti per correggerli ad ogni evenienza e per emendarne i difetti. Se alcuno soffriva ed avesse a scontare qualche gastigo in pena di qualche volpa o rewato commesso, egli volentieri e spontaneo offri vasi a surrogarne in tutto il paziente Era umile, dolce e mansueto come un agnello. La sua bont siccome straordinaria, era qualche volta posta a bersaglio dei soliti frizzi inverecondi dei tristi; ma sempre coerente a quello slancio di carit e damore che lo struggeva a Dio, benediceva lincontro del disprezzo tenendo per massima che unanima non sar mai tanto contenta se non quando dal mondo vituperata. Del resto in ogni qualsivoglia attrito, sia dei suoi, come dei compagni, egli sempre rispondeva col pi piacevole sorriso e profondo silenzio. Questa delicatezza di carit fattiva divenne ancor pi attenta quando il Servo di Dio divenne frate cappuccino. Le testimonianze dei confratelli che lo hanno conosciuto sono ricche di particolari. P. Vigilio Binelli da Chiari ne riferisce alcuni: Nella sua qualit di decano sorvegliante degli altri studenti, era di una carit sorprendente e zelo per il bene dei confratelli Quanto alla carit era per quanto si possa dire esimio nel compatire e nel prestar servizi ai confratelli e nelleccitarli al bene. Fr. Apollinare da Arcore dice: Ho sentito dai compagni del Noviziato che sapeva infondere animo in essi. Di spesso ho visto recarsi a visitare gli ammalati per confortarli e servirli Quando aveva da lavar fazzoletti da naso con bel modo si faceva dare fazzoletti anche da tutti gli altri per poterli lavare lui e siccome era lento cos succedeva che sonando la campana per andare in chiesa o altrove non aveva ancora terminato, ed allora si recava dai confratelli a dimandar scusa se non era arrivato in tempo e che lo farebbe poi. Appena che fu nel convento di Casalpusterlengo sebbene malaticcio si prestava a scopare il convento e siccome io era il pi giovane e toccava a me far questo, cos veniva ad aiutarmi in questo servizio, essendosi spontaneamente presa lobbedienza. Un altro particolare rilevato dalle testimonianze lamore ai poveri per cui si privava del cibo e la disponibilit continua a benedire gli ammalati, anche quando non aveva pi le forze. P. Paolino da Verdello riferisce: So che della sua mensa ne lasciava una gran parte perch fosse data ai poveri. So che fino agli ultimi giorni di sua vita discendeva nel Santuario, bench affranto dai suoi malori, a benedire quanti a Lui ricorrevano; e questo per testimonianza di molti. Sul letto di morte, prima di ricevere la Comunione in forma di viatico, chiese perdono a tutti i confratelli, come riferisce il suo infermiere fr. Apollinare da Arcore: Ho visto sul letto di morte che allentrare del SS. Viatico si alz a sedere con slancio damore e prima di comunicarsi si rivolse a tutti gli astanti domandando perdono di tutte le offese recate e del suo mal esempio. La continuit di questo amore sempre pronto e generoso fino alla morte rende davvero eroica la sua carit verso il prossimo. Virt cardinali in modo eroico Se passiamo ad esaminare le quattro virt cardinali, anche qui notiamo delleroismo e diversi aspetti non comuni. La prudenza, che modera e guida tutte le altre virt, dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. Il Servo di Dio P. Carlo sapeva scegliere il vero bene in ordine allultimo fine, e lo si nota gi negli anni trascorsi in famiglia e poi tra i cappuccini. P. Paolino da Verdello asserisce categoricamente: La sua prudenza rifulge da tutta la sua vita per quanto mi noto. So che dipendeva in ogni cosa anche minima dal consiglio dei suoi direttori. La sua grande riservatezza, che spesso era silenzio, si manifestava quando doveva uscire dal convento. Varie testimonianze dicono che ne provava grande dolore: So che era talmente amante del ritiro e del chiostro che per lui era un vero martirio ogni qualvolta ne dovesse uscire. Quando doveva uscire dal convento era per lui un sacrificioLa sua prudenza lo teneva molto attento e mortificato, ma sempre urbano e cortese. E sapeva dare consigli ed esortazioni, come testimoni il sagrestano della chiesa di S. Bernardino Mangini Giovanni Battista: Anchio qualche volta domandai consiglio al P. Carlo che me lo diede subito. E mi fu detto che anche altri domandassero a lui consiglio e che li desse sempre buoni. Siccome per raccomandava la divozione al SS. Sacramento e alla Madonna, ritengo che i suoi fossero pi esortazioni che consigli. La giustizia la virt morale che consiste nella costante e ferma volont di dare a Dio e al prossimo ci che loro dovuto. Questa virt brill in modo particolare nella vita del Servo di Dio. Attentissimo ad evitare ogni ombra di peccato, era rigoroso nella fedelt agli obblighi derivanti dai suoi voti religiosi e dai suoi propositi speciali che accompagnavano il suo cammino di fede. Essa fu una costante e ferma disposizione di P. Carlo, gi da ragazzo, a dare a ciascuno il suo e piangeva se la merce nella bottega del padre si vendeva a prezzo ingiusto; e come cappuccino la fedelt scrupolosa allosservanza della regola e delle costituzioni dellOrdine, e la sua schiettezza, lealt, delicatezza verso tutti. Ecco alcune testimonianze. Fraccapani Maria Golgi: Ancor ragazzo piangeva quando vedeva che la merce in bottega si vendeva ad un prezzo superiore del costo. Ho sentito dire che in bottega del padre quando vendeva mostrava agli avventori i difetti della merce, e perci rimproverato dal padre, rispondeva: In coscienza non si pu. Era come estrema delicatezza di coscienza di non voler portare danno minimo a nessuno. Ma su questo particolare, che dispiaceva ai suoi genitori perch contrario agli affari della loro bottega, e manifestava una volont radicale di giustizia sociale ante litteram, ci siamo gi soffermati e a quelle pagine rimandiamo. I frati lo giudicavano osservante al massimo dei doveri religiosi, e non sempre per accettavano, se non dopo molta riflessione, la sua volont di osservanza radicale letterale della regola e delle costituzioni senza nessuna dispensa. Su questo punto era inflessibile, tanto che ha insinuato un possibile dubbio sulla sua obbedienza. Abbiamo a questo proposito diverse testimonianze che, colte insieme e tra loro raffrontate, danno la giusta misura del fatto e alla fine in pratica giungono ad un giudizio positivo, anzi alla meraviglia di simile fedelt eroica a san Francesco e alle regole dellOrdine. Paolino da Verdello in generale dice: Posso attestare per mia propria scienza che era osservantissimo nelle minime costumanze dellOrdine, tanto pi poi ci che era la regolare osservanza. Giudizio ripetuto da P. Giustino da Lovero: Era esattissimo nellosservanza delle regole fino allo scrupolo, e da Vigilio da Chiari: Era grandemente osservante delle nostre sante costituzioni. Presso i confratelli studenti era tenuto per esemplarissimo; cos presso la maggior parte dei religiosi. La sua osservanza della regola era radicale, alla lettera e si sentiva portato in questo dallo spirito e dalla sua coscienza e non ammetteva nessun edulcoramento o dispensa perch voleva seguire in tutto lintenzione di san Francesco. Nelle deposizioni si avverte un tentativo di giustificare questo suo modo di osservare la regola e le costituzioni; ma certamente superava grandemente losservanza comune dei frati di allora. Presentiamo alcune deposizioni processuali che manifestano diverse sfumature di giustificazione di questo radicalismo. P. Giustino da Lovero: Cos ancora si potrebbe far addebito del non aver voluto egli, nonostante il comando dei superiori, applicare le messe secondo la loro intenzione, quando seppe che venivano ricevute elemosine in denaro. Ma egli si teneva obbligato in coscienza a rifiutarsi, sia per le istruzioni del direttore padre Arsenio da Brescia, sia per lesatta osservanza delle regole e costituzioni nostre. Ecco il giudizio di P. Arsenio da Brescia: Debbo aggiungere che il padre Vicario in un giorno che mi pare fosse di stretto digiuno ordin al padre Carlo di mangiare carne, ma il Padre Carlo non volle mangiarne; io penso perch temesse che ci fosse contro la regola e la coscienza mancando la manifesta necessit secondo la norma dataci dal nostro Santo Padre. Aggiungo ancora che il Servo di Dio appoggiato alle costituzioni pontificie e a quelle dellOrdine nostro, non volle mai applicare la Messa per ricevere la elemosina anche quando si trattava dei bisogni del convento. Secondo me la cosa in s era giusta e lodevole, essendo pienamente conforme alle costituzioni, eccetto il caso in cui avesse avuto qualche ordine dal superiore e non lavesse osservato, il che io ignoro, anzi lo credo inverosimile. Cristoforo da Lecco: In generale lo si sempre ritenuto in buona stima anche prima chegli nel convento di Casalpusterlengo avesse a suscitare fama di s; sebbene alcuni fino a questo tempo lo ritenessero sempre per una persona meno sviluppata a cagione di malattia e lo chiamassero perci pellagroso Per notizia avuta da altri, ma certa, so che egli si rifiutava ostinatamente a ricevere denaro in elemosina di messe, nonostante che il padre provinciale Francesco da Bergamo asseverasse che poteva coscienziosamente per permesso della Santa Sede. Il padre provinciale desistette in seguito dal far premura e nellOrdine vi era e forse vi sono ancora padri vecchi che approvano il fatto di Padre Carlo per stare fedeli alle Costituzioni. Vigilio da Chiari: Ricordo che venendo mandato dinverno nei cascinali poco distanti dalla citt di Milano a celebrare la santa Messa non volle mai usare della vettura che si mandava dagli interessati per trasportarlo, e ci in omaggio alla regola che prescrive di non usare dei veicoli se non in caso di grave necessit, sebbene i padri superiori lo volessero e ne lo rimproverassero come di disobbedienza. Cos anche dei digiuni e del mangiar di magro. I superiori lo esortavano a tralasciare i digiuni ed a mangiar di magro come gli altri perch poco sano; ed egli invece non voleva perch si giudicava capace e si riteneva obbligato alla regola Qualcuno lo giudicava un po fanatico e pellagroso per lirremovibilit nel proposito di stare scrupolosamente alle costituzioni. Veramente lostinazione colla quale voleva mangiare di magro, andar scalzo per la neve ed in genere leccesso della penitenza per essere fedele alle regole e alle costituzioni, non ostante la volont dei superiori e la sua malferma salute; per io stesso lo scusava per lo spirito particolare con cui si vedeva guidato da Dio. Anche fr. Simpliciano da Rescalda lo giustificava: Alla domanda perch padre Carlo non accettava le elemosine delle messe rispondeva che non voleva accettare perch stava alle costituzioni, ed applicarla pei benefattori. Tutto questo impegno di giustizia, per unosservanza radicale della regola e delle costituzioni cappuccine, in un periodo difficile di sbandamenti dopo le soppressioni e di faticosa rifondazione della provincia cappuccina lombarda, non pu apparire se non come un grande eroismo. La fortezza la virt morale che, nelle difficolt, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virt della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni.che costanza nella ricerca del bene. Essa appare grande in P. Carlo nonostante la fragilit della sua salute, come quando affronta sofferenze, rinunce, sacrifici e penitenze di digiuni e flagellazioni, pronto a dare la sua vita per prigionieri e assassini, resiste ad ogni fatica nel suo carisma di consolazione, anche se deve essere portato di peso fra la gente per le sue benedizioni, deciso a osservare la regola ad litteram secondo una decisione di coscienza che non accetta dispense e privilegi. Questa radicale tenacia nellosservanza regolare rest come un pungolo nella memoria dei frati, che non tutti condividevano questa radicalit e per questo davano anche giudizi poco benevoli sulla sua persona. P. Giustino da Lovero su questo punto osservava: Quanto alla fortezza posso dire che latto pi forte da lui esercitato fu nello star fermo nel non voler celebrare la santa Messa con recezione di elemosina contro al Guardiano e Provinciale per osservare esattamente la regola. Un aspetto gi visto precedentemente e vieme riproposto pi avanti parlando della sua obbedienza. La temperanza la virt morale che modera lattrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nelluso dei beni creati. Nel Servo di Dio essa appare con una sana discrezione assecondata da una disponibilit di sottomissione e di obbedienza, anche se, in qualche maniera, certe volte la tenacia del Servo di Dio potrebbe apparire testardaggine. Anche qui abbondano le testimonianze dei confratelli che hanno vissuto insieme nei conventi. Era una continua penitenza e mortificazione, una capacit di dominio di s. Questa virt era, si potrebbe dire, il contorno o il tono della vita del Servo di Dio, tanto rimarcata come una caratteristica inconfondibile del suo spirito. Addirittura limmaginario collettivo ne aveva fatto quasi una icona di un rinato padre del deserto. Salamina Pietro cos lo presenta: Da mio padre, che andava di frequente al convento a portare il pane, ho sentito che andava a piedi completamente nudi e che mangiava le erbe. Cos anche Angela Merli: Posso dire daver sentito pi volte da mia madre che il P. carlo stava sempre in giardino a far orazione, esposto al freddo e al sole e che mangiava le radici. Era una penitenza che lo riempiva di pace, di serenit, di grande mitezza e gioia interiore. In tutti i suoi atti riferisce p. Paolino da Verdello - e nelle sue conversazioni era di una squisita affabilit e rispetto con tutti senza distinzione. So che era di animo mitissimo e non era pericolo che mai gli uscisse una parola che non fosse improntata alla pi dolce e soave mitezza. Anche don Bassiano Sordi: certo che la mansuetudine si manifestava nel suo tratto esterno che lo rendeva caro a tutti P. Vigilio da Chiari: Era di una pazienza inalterata, perch in mezzo ai rimproveri, mortificazioni a cui lo assoggettavano sempre era ilare e contento. Tutta la gamma degli esercizi penitenziali consueti nella tradizione cappuccina si trovano nel Servo di Dio, con una volutt instancabile e una perseveranza degna dei pi grandi santi penitenti. un ritornello continuo nelle deposizioni processuali, con un crescendo che splende ancor pi negli ultimi mesi della sua vita. Gi molti aneddoti sono stati proposti nella biografia documentata. Possiamo ora aggiungere altri particolari che lasciano stupiti al pensiero della sua fragile salute, per cui si comprende come era lo spirito del Signore che sosteneva e alimentava questo eroismo penitenziale. Giustino da Lovero si diffonde nei dettagli: Aveva lo spirito di mortificazione perch so che in convento invece di dormire sul pagliericcio dormiva per terra. Rigorosissimo nei suoi digiuni e credo sia morto presto per questo. Usava il cilicio non solo per quello che era prescritto per tutti, ma ancora in l. Non si copriva e non si riparava dinverno dal freddo. Non si liberava mai dalle molestie delle zanzare e delle mosche, e lho coi miei occhi [visto] essere punto dalle zanzare fino al sangue senza far il minimo movimento per scacciarle. Era padrone di se stesso e dominava i suoi sensi in modo perfetto, gli occhi particolarmente e la lingua. Barnaba da Milano: Varie volte lho trovato in chiesa dopo lAve Maria in ginocchio trascinando la lingua in terra lungo la chiesa tracciando una croce. P. Arsenio da Brescia: Ricordo che nellanno 1855 mi pare, nei mesi pi rigidi dormiva con una sola coperta leggera, senza aver mai domandato al superiore il permesso dusare altra coperta pi pesante e conveniente per la stagione. Ci mi fu riferito dai religiosi del noviziato. Io poi in generale notavo in lui uno spirito speciale di mortificazioneCome suo direttore posso dire che il Servo di Dio con digiuni e discipline mortificava il suo corpo e so che bisognava moderarlo nel fervore di queste penitenze. Le testimonianze si potrebbero moltiplicare Voti religiosi in grado eroico Se entriamo ad esaminare i consigli evangelici e le Beatitudini nella vita di P. Carlo, anche qui incontriamo eroismo continuo. La povert e un grande amore verso i poveri, gi si manifestavano nei suoi anni giovanili quando, da bambino, si privava del suo cibo per darlo ai compagni di scuola poveri. Poi il suo distacco dai soldi per cui non voleva ricevere elemosine in danaro, il suo portamento umile e dimesso, il non aver nulla per s, e soprattutto il suo distacco interiore che lo rendeva totalmente disposto allazione di Dio. Anche qui varie sono le testimonianze. P. Augusto da Crema: Ci che concerne lo spirito di povert e mortificazione dir che la sua cella era la pi spoglia di tutto, labito suo sempre logoro e che lasciava sempre il vino e la carne, n mai ne usava. Lo stesso dice P. Polino da Verdello: La sua povert era altissima, e credo che non potesse essere pi stretta. Egli avrebbe voluto indossare un abito che andasse a cenci e non essendogli ci consentito sceglieva sempre il pi logoro e rattoppato So che avrebbe voluto sempre gli uffici pi umili e faticosi. Il calzolaio Spelta Bassiano si riferisce allultima malattia di P. Carlo e al suo spirito di povert con queste parole: Non ho mai visto il P. Carlo prender qualche cosa senza ordine, e nellultima malattia mi fu detto che, avendo Fr. Apollinare che lo assisteva chiestagli la corona del rosario che lui P. Carlo adoperava, questi rispose: Delle cose di questa terra non son padrone di nulla; se da Dio vi sar destinata lavrete. Cristofero da Lecco: Per notizia avuta da altri, ma certa, so che egli si rifiutava ostinatamente a ricevere denaro in elemosina di messe, nonostante che il padre provinciale Francesco da Bergamo asseverasse che poteva coscienziosamente per permesso della Santa Sede. Il padre provinciale desistette in seguito dal far premura e nellOrdine vi era e forse vi sono ancora padri vecchi che approvano il fatto di Padre Carlo per stare fedeli alle Costituzioni. Don Bassiano Sordi: Ho ammirato il distacco che il P. Carlo aveva delle cose di questa terra, perch avendo io consegnato al P. Carlo L. 10 in oro, elemosina consegnata a me da mia madre per la celebrazione di una S. Messa, la lasci subito cadere in terra, e se ne soffreg le dita nellabito, e poi non curandosi si port a benedire gli ammalati. La moneta fu raccolta dal P. Guardiano. Non toccare danaro era nella tradizione antica cappuccina, che si rifaceva allesempio di san Francesco. E nelle costituzioni cappuccine del 1643, quelle vigenti ancora al tempo di P. Calo, si leggono frasi che il Servo di Dio aveva assimilato radicalmente e sulle quali non transigeva, come queste: Non si curino per celebrare di ricever alcun premio in terra, ad essempio di Gies Cristo sommo sacerdote, che senza alcun suo premio temporale, per noi sofferse nella dura croceSoleva dire il Serafico Padre, che i suoi veri frati non devono fare pi stima della pecunia e de danari che della polvere, anzi fuggirla e haverla in orrore come un serpente velenoso. Da qui la sua eroica osservanza. La castit si rifletteva nel suo volto chino e sorridente, nel suo amore al ritiro, e anche nel trattare con la gente con naturalezza, anche con le donne, con spontanea autorevolezza, senza ombra di misoginia. Una castit coltivata davanti al Crocifisso e alla Madonna e allEucaristia e nellamore ai fratelli. Arsenio da Brescia: Era poi mortificatissimo negli occhi per amore della virt della castit. P. Paolino da Verdello: Non ho potuto mai vedere i suoi occhi perch li teneva sempre fissi in terra e tanta era labitudine che per nessuna sorpresa li alzava. P. Augusto da Crema: Si distinse in una purezza angelica. P. Vigilio da Chiari: Riguardo alla purit era un angelo. Don Bassiano Sordi: la purit era veramente illibata. In questo c una unanimit assoluta nelle testimonianze. Che dire dellobbedienza? Nel Servo di Dio era come uno stato continuo ed stata un punto fermo della sua spiritualit, esemplare anche nei fatti pi ordinari e semplici. Non faceva nulla senza lobbedienza. Si sentiva piccolo nelle mani di Dio e di Maria e pronto a lasciarsi portare ovunque il superiore e i confratelli volevano. Paolino da Verdello: So che dipendeva in ogni cosa anche minima dal consiglio dei suoi direttori. Fr. Apollinare da Arcore: Quanto ai digiuni ed alle discipline mi consta che le usava finch lobbedienza glielo permetteva. Pietro Salamina: Parecchie volte lho visto scopare il convento e dal Frate cuciniere sentii che andava anche in cucina a lavare i piatti, e ci faceva, come egli stesso affermava, per ubbidienza. Don Sante Pievani osserv ripetutamente che sempre quando lo vedevo parlare col Superiore era inginocchiato, e non si alzava se non in seguito ad ordine del superiore stesso. Praticamente P. Carlo aveva conservato, per sua scelta, un atteggiamento come di un novizio, ed era anche una persuasione del tempo fra i cappuccini dire, come lode e verifica di santit, che uno si era conservato come un novizio. Ma qui potrebbe sorgere il dubbio, gi segnalato dai frati di allora, se P. Carlo nel suo radicalismo di osservanza letterale della regola francescana non abbia assunto un atteggiamento di disobbedienza. Risponde P. Giustino da Lovero: Devo aggiungere per ci che riguarda la sua obbedienza, di cui parlai nellinterrogatorio decimo sesto, che il suo atto di rifiutarsi di celebrare la messa con applicazione di ricevere elemosina in denaro non fu un atto di disobbedienza, ma un dovere di coscienza per lesatta osservanza della regola nostra la quale proibisce la recezione del denaro. In allora non vi era la dispensa pontificia e si potea osservare benissimo questo precetto, stante le circostanze del governo del tempo. Il Servo di Dio, nella preghiera e nella luce della sua coscienza davanti a Dio, condivideva totalmente le parole di san Francesco nella regola: Comando loro fermamente di obbedire ai loro ministri inn tutte quelle cose che hanno promesso al Signore di osservare e non sono contrarie allanima e alla nostra regola. P. Augusto da Crema in questo senso spiegava il fatto: So che venne tacciato di disobbedienza e riluttanza agli ordini dei superiori quando gli intimarono di uniformarsi al vitto comune, anche per luso della carne, stante la gracilit della sua complessione, e la malferma salute. Ma per una non retta interpretazione delle nostre Costituzioni dellOrdine, le quali proibiscono di ricorrere ad pecuniam se non per cose strettamente necessarie al vestito e al vitto dei religiosi, egli riputandosi abbastanza in forze per non violar losservanza di questo punto di regola, si credette obbligato in coscienza a non valersi di questa agevolezza che i superiori muniti delle debite facolt accordano ai religiosi. La mia convinzione che egli abbia fatto bene, perch agiva secondo la voce della sua coscienza, per quanto erronea. E questo era controcorrente e vero eroismo. Umilt eroica Non parliamo della sua umilt che era cos spontanea, cos profonda, cos sentita, avvalorata anche dal suo stato prima di chierico non abilitato, e poi di semplice sacerdote che dovr accontentarsi di celebrare la messa, di distribuire la comunione e di benedire. Il sentimento profondo di umilt, fondato su una convinzione del cuore e su una conoscenza di s e di Dio accompagn tutta la vita del Servo di Dio. Era una una volont di annullamento di s. Egli era convinto di essere un grande peccatore e cercava lumiliazione con gioiosa volutt come un assetato nel pi caldo estate beve acqua fresca, per usare unesoressione di P. Paolino da Verdello: Era cos umile il suo portamento in tutte le sue azioni che pareva lumilt personificata. Le lodi ed i biasimi, rimproveri e correzioni le pi acerbe, fattegli a ragione o a torto, non era mai possibile che gli strappassero o un movimento o una parola che indicassero un leggerissimo risentimento, anzi posso aggiungere che si assorbiva le umiliazioni con quella volutt che un assetato nel pi caldo estate beve acqua fresca. Una volta che si ebbe un fortissimo rimprovero da un suo compagno, egli zitt, non si mosse. Interrogato da me perch non rispondesse parola alcuna, mi rispose queste precise parole: Io metto tutto nel sacco. Parlava di s come se fosse il pi gran peccatore, e pregato delle sue orazioni a Dio, rispondeva: Lo far, ma sono un gran peccatorer. So che avrebbe voluto sempre gli uffici pi umili e faticosi. Le testimonianze sono numerosissime e unanimi. Ne scegliamo alcune significative. P. Giustino da Lovero: Per lumilt mi riferisco al modo con cui parlava di s chiamandosi gran peccatore, come lho sentito pi volte, mentre ho certezza da parte di chi lo conosceva personalmente che port alla tomba linnocenza battesimale. Per quanto ingiustamente rimproverato non si risentiva mai. Si occupava di preferenza negli uffici pi vili e umili della casa. P. Augusto da Crema: Ci che edificava e commuoveva tutti quelli che andavano a farsi benedire da lui era lesempio di umilt che dava loro allorch, professandosi riconoscenti a lui delle raccomandazioni e buone esortazioni che faceva, nonch delle grazie che ottenevano in seguito alle dette sue benedizioni, egli volgeva lo sguardo alla Madonna riferendone a Lei sola il merito e chiamandosi povero peccatore di Lei indegnissimo servo. P. Vigilio da Chiari: Egli era dotato dumilt profondissima; non manifestava che i propri difetti; non mai il bene che operava e le grazie che riceveva. Raimondo da Casalpusterlengo: Si distingueva specialmente nella virt dellumilt, perch anche al ricevere strapazzate forti, non cera pericolo che rispondesse, anzi diceva a chi lo rimproverava: Pregate il Signore perch mi emendi. Leone da Bagnatica: Ho sentito dai suoi compagni ad esaltare la sua grande umilt, che la dimostrava col dimandare la benedizione a tutti e se alcuno singinocchiava a lui per ricevere la sua benedizione, egli era il primo a prevenirlo. Apollinare da Arcore: Non solo ai superiori portava gran rispetto ma anche agli inferiori ed a qualunque fratello sino ad inginocchiarsi dinanzi a tutti e questo faceva anche sacerdote professo dinnanzi ai laici e fino alla fine della sua vita tutte le volte che bisognava parlare Era sempre solito anche innocente inginocchiarsi innanzi a chicchessia domandar perdono se rimproverato. Arsenio da Brescia: Io stesso come suo direttore e confessore ebbi a sperimentare il bonissimo concetto che aveva di se medesimo reputandosi un grandissimo peccatore e manifestando anche questo suo concetto col pianto e con segni di gran confusioneparlava coi superiori in ginocchio, e bisognava che il superiore gli comandasse di alzarsi, come ho dovuto fare io stesso. E riceveva le loro parole con sentimento manifesto di grande umilt. Ed ho sentito dire, non ricordo da chi, che non si lamentava mai delle correzioni che talvolta forse anche a torto gli venivan fatte. Un atteggiamento o pratica o stato costante di umilt e di minorit che fuori dubbio stato vissuto dal Servo di Dio in grado eroico. Questi molteplici aspetti della vita virtuosa eroica del Servo di Dio, come sono testimoniati nei processi di Lodi e specie di Milano, si intrecciano insieme a formare una abito meraviglioso di santit nella caratteristica inconfondibile della spiritualit francescana e cappuccina. Sembra perci dimostrata la loro eroicit, perch padre Carlo viveva carismaticamente immerso in Dio nel cuore misericordioso di Cristo Crocifisso e di Maria Addolorata. Per completare il quadro della santit eroica del Servo di Dio si potrebbero esaminare i carismi di cui stato arricchito, anche se questi non fanno parte dellessenza della santit. Si possono discernere in lui due specie di carismi o doni soprannaturali: i carismi soggettivi e quelli oggettivi. I primi, a beneficio della sua persona, come il dono della contemplazione, delle visioni e delle estasi, e gi durante la vita la fama di questi doni sembra esistesse. I carismi oggettivi, a beneficio del prossimo, furono la scrutazione dei cuori, la conoscenza di cose e situazioni a distanza e le profezie e diverse sono le testimonianze. Tutti questi aspetti della sua vita spirituale carichi di intensit e di continua eroica fedelt hanno avvolto la figura del Servo di Dio di una fama di santit gi durante la vita per le sue taumaturgiche benedizioni ai sofferenti, ammalati e disperati. Questa fama non venuta meno col tempo, ma ha continuato ininterrottamente dopo la morte del Servo di Dio fino ad oggi, come stato dimostrato esaustivamente nella seconda parte di questa relazione storica. IV PROFILO SPIRITUALE DEL SERVO DI DIO E SUA ATTUALITA Dallo sguardo dato alla documentazione archivistica e alle biografie, soprattutto allultimo lavoro di p. Evaldo Giudici, non riesce difficile tracciare le linee maestre di un profilo completo della vita, delle virt e dellattivit del Servo di Dio, ricavandone un caratteristico profilo spirituale. Lasciamo la parola a p. Evaldo che riuscito a penetrare anche nelle fonti della spiritualit di p. Carlo con convincente interpretazione ed acuti e verosimili confronti. Ne risulta che il Servo di Dio visse in anticipo, quarantanni prima, linfanzia spirituale di santa Teresina e speriment laffidamento totale alla Vergine insegnato da san Luigi M. Grignion de Montfort, che padre Evaldo evidenzia nella frequente espressione usata da padre Carlo nei suoi scritti, quando ripete; Sento confidenza, sento gran confidenza, mi sentii sentimenti di confidenza. Merita qui di essere riletta una pagina significativa e luminosa che padre Evaldo scrive a questo proposito: Quel continuo ripetere la propria confidenza in Dio e in Maria SS. ci indica per quale cammino progrediva padre Carlo verso la santit. Abbiamo gi fatto notare che s. Luigi Maria Grignion de Montfort enumera tra gli effetti della Vera Devozione Mariana proprio questa virt della confidenza. Non solo la confidenza, evidentemente, ma anche, p. es. la conoscenza e il disprezzo di se medesimo su cui tanto insiste questo scritto di padre Carlo, e altri effetti che troppo lungo esaminare qui. Questo, per, della confidenza veramente il pi vivo in padre Carlo. Il Santo de Montfort parla, anzi, di confidenza grande, e lo scritto di padre Carlo ripete pi volte tale grandezza, e pi appare chiara anche dal contrasto dei due effetti messi quasi a confronto o in opposizione contro ogni logica umana: Al conoscermi massimo peccatore e vaso di misericordia mi sento confidenza; e pi avanti: conobbi in qualche parte qual sono - s. Luigi Maria de Montfort accenna appunto che col lume che lo Spirito Santo dar per mezzo di Maria... conoscerai il tuo cattivo fondo, la tua corruzione e la tua incapacit a qualsiasi bene e, in seguito a siffatta conoscenza, ti disprezzerai, n penserai a te se non con orrore... Insomma, lumile Maria ti far parte della profonda sua umilt, la quale far s che ti terrai in niun conto, non disprezzerai nessuno e amerai di esser disprezzato per il che mi sentii sentimenti di confidenza. Grande confidenza egli sente per la esecuzione dei suoi propositi, per la devozione a Maria, per la sua speranza nellaiuto della Vergine SS., ecc. Queste parole gettano veramente una luce nuova - tutta nuova, e insistente! - sulla figura di padre Carlo. Il suo ritratto vero deve per forza avere il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore, e negli occhi la luce del bambino condotto per mano, o meglio ancora, sollevato in braccio, conscio della propria piccolezza e sicuro solamente della sicurezza delle braccia che lo sollevano. Gran confidenza mi sento ancora in Voi Maria SS.! Insomma, il dono del Timore di Dio gli ha dato veramente il sentimento soprannaturale della nostra impotenza. Quindi semplicit, fiducia, desiderio immenso e continuo di vivere come Ges e Maria, fino a voler dare la vita in riscatto di reclusi e condannati a morte, una disponibilit di servizio senza limiti di tempo e di forze, ma soprattutto la presenza continua del Crocifisso e della Madre Addolorata ai piedi della croce. Il servo di Dio padre Carlo Vigevano da Abbiategrasso scrive ancora p. Evaldo - ha vissuto una breve vita, 33 anni. La sua formazione umana e cristiana si evolve nella famiglia, nella parrocchia e nel commercio (nel negozio paterno); soltanto sette anni tra i frati cappuccini. un testimone di vita cristiana nel negozio paterno con la sua integerrima onest aumentando la clientela perch anche contro il parere o la volont del padre si sente in dovere di evidenziare eventuali difetti della merce. In parrocchia capace di tenace relazione con i ragazzi riuscendo ad appassionarli alla catechesi, a fermarsi in chiesa e ad accompagnarli al cimitero. A 25 anni scrive lettere per ottenere la scarcerazione o la personale sostituzione di due ladri, pi avanti chieder di scrivere un messaggio a tutti gli studenti delordine cappuccino e, infine, a Casalpusterlengo accoglie e prega con folle e folle di pellegrini e li rasserena. Spirito giovanile si lascia plasmare con rapidit dalla grazia di Dio fino a divenirgli spontaneo lo stile di mitezza di Ges e di intraprendenza nel bene delle anime. Il segreto che da forza e certezze alla sua vita lessere costantemente sintonizzato sulla persona umana di Ges in una fede lineare, semplice e convinta che si esprime con una vigile e riconoscente adorazione a Dio accompagnata, nelle sue relazioni con le persone, da un profondo atteggiamento di stima verso tutti, perch tutti sono figli amati dal Signore. La gente semplice intuisce e percepisce la sua luce viva che lo rende simpatico e accattivante: per questo lo cercavano e lo cercano tuttora. La sua esperienza evangelica ispira e illumina il cammino di tanti credenti che si impegnano nella santit. Padre Carlo, si potrebbe chiamare anche Padre Carlo della Madonna dei Cappuccini a motivo del Santuario che porta questo nome e nel quale svolge, negli ultimi sette mesi di vita, il ministero della consolazione dello spirito e del sollievo del corpo verso tanti pellegrini sofferenti del Basso Lodigiano che ricorrono fiduciosi a lui come a taumaturgo affinch lui li accompagni dalla Madonna. Li accoglie con un animo cos disponibile e comunicativo di grazia che tornano alle proprie famiglie guariti. Pur con tanta fragilit di salute, con poca esperienza sacerdote da tre anni e ancora studente di teologia e senza la facolt di confessare a Casalpusterlengo il Servo di Dio esercita il ministero della consolazione con il sostegno della divina grazia e con quella umana naturalezza che gli deriva dal vivere ininterrottamente la consacrazione religiosa e sacerdotale nella imitazione di Cristo Salvatore. Il messaggio della breve vicenda cristiana dellumile cappuccino taumaturgo di grande attualit: un insegnamento di giustizia, verit e onest nel commercio e negli affari; un invito alla riconciliazione e solidariet con i piccoli e i pi poveri; un modello meraviglioso di apostolato dei laici e, soprattutto, un richiamo ad unintima unione al Cuore di Cristo crocifisso e al Cuore immacolato e addolorato di Maria. Il Servo di Dio P. Carlo potrebbe essere proposto ai sacerdoti specie a coloro che accolgono e ascoltano i sofferenti per orientarli e spronarli verso la pratica dellamore di Dio e della vita di Chiesa come un autorevole patrono del ministero della consolazione!. Conclusione La Commissione storica preliminare incaricata di compiere un primo sondaggio storico-documentario per la riapertura del processo diocesano in forma giudiziale, avendo esaurito queste ricerche (come si nota nel copiosissimo elenco bibliografico e archivistico posto in Appendice) vede la validit, la necessit e lopportunit di questa riapertura, avvalendosi soprattutto della constatazione che la fama di santit rimasta ininterrotta fino ad oggi, e che i processi di Lodi e di Milano hanno ancora una loro grande validit. Le conclusioni positive, dopo la lunga ricerca documentaria e lo studio della bio-bibliografia del Servo di Dio, si possono riassumere con le parole di don Giulio Mosca, uno dei periti storici: Premetto che mi riferisco soltanto alle prove della persistenza della fama di santit del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso dalla sua santa morte fino al presente, dato che a questo si restringe la documentazione che ho presentato. D per esaminati in precedenti parti del testo unico la vita, le opere straordinarie, le virt eroiche, la fama di santit in vita. I riferimenti, inevitabili e necessari, permettono di rilevare il riflesso, cio il giudizio, i convincimenti formatisi nel popolo cristiano (semplici fedeli, sacerdoti della parrocchia, confratelli, superiori nella diocesi e nella provincia religiosa), conservati e fedelmente trasmessi dalla generazione di Padre Carlo e dalla successiva, fino ai nostri giorni. Premetto anche di aver tenuto presente costantemente la mia personale previa convinzione della santit di Padre Carlo, e per le mie origini casaline e per la mia frequentazione del santuario fin dalla fanciullezza e, in seguito, dei religiosi, e la necessit di distinguere quel che devozione alla Madonna dei Cappuccini e devozione al Servo di Dio: cosa difficile, anche per lo strettissimo legame che univa Padre Carlo alla Madonna. MI pare di poter affermare che la lunga pratica abbia assicurato lobbiettivit del testo, che constatabile nella ventina di volumi di storia religiosa diocesana pubblicati, e la severit del metodo storico. Ci premesso, credo di poter affermare: 1) che la documentazione raccolta, anche con il contributo degli altri periti, abbondante, minuziosa, completa; 2) che tutta la document6azione porta ad ununica conclusione: la fama di santit pur rilevando qualche voce discordante e pur ammettendo alti e bassi si mantenuta viva nel popolo cristiano nel 150 anni dalla sua santa morte ed ha oggi una nuova fioritura; 3) che tale fama, unitamente alla prova della santit della vita e delle opere di Padre Carlo e alla constatazione della attualit del suo insegnamento nei nostri tempi, rende legittima, e quasi doverosa, conformemente alle attese del popolo cristiano, la ripresa della Causa, in vista di ulteriori passi nel riconoscimento ufficiale della santit del Servo di Dio da parte della Chiesa. Pertanto avendo approfondita conoscenza personale del ricco materiale documentario riportato ed esaminato nel mio contributo [e riportato in Appendice], pur suscettibile di nuovi apporti; in piena coscienza davanti a Dio in un ufficio di tanta delicatezza; nella qualifica di Perito storico convocato dal Tribunale Ecclesiastico Diocesano per la Causa di Padre Carlo da Abbiategrasso, di mia spontanea e libera volont dichiaro che ritengo adeguatamente studiata nelle sue espressioni e nel trascorrere del tempo, e provata, la fama di santit del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso. La Commissione storica quindi convinta che la figura del Servo di Dio, nel mondo di oggi cos tormentato, sar un richiamo ai valori fondamentali della fede e dellamore di Cristo, entrer decisamente nel clima oggi cos fortemente mariano del popolo cristiano, e diventer un modello ed un esempio nellapostolato della vita religiosa e della Chiesa. Valgono in questo senso le parole di mons. Serafino Spreafico: doveroso riconoscere che la devozione al Servo di Dio Padre Carlo, prolungatasi fino ad oggi, una prova singolarissima della Volont di Dio a favore della sua causa. La devozione anteriore verrebbe di chiamarla una devozione vuota, senza alcun effetto giuridico nellavanzare della causa, mentre oramai devozione piena con la proclamata riapertura giudiziale del suo processo. La situazione della causa era staticamente ferma, cio, anche se si fossero avverati 10-100 veri miracoli rimaneva fermata. Vale ricordare tale verit per ringraziare il Signore per cos grande grazia Da subito, quindi, occorre ripartire per lampia e giusta - dico soprattutto - imitativa devozione al Servo di Dio. Questa assume, ormai, il valore della massima prova della santit eroica del Servo di Dio. In certo senso, essa deve concentrare il maggiore sforzo di scoperta-imitazione-testimonianza delle Virt Teologali e Cardinali, dei Doni e dei Frutti dello Spirito Santo praticati dal Servo di Dio. Tale sforzo soprannaturale, inteso come singolare grazia di Dio, sar intrapreso inizialmente e soprattutto dai promotori della stessa devozione, per potere - conseguentemente ed efficacemente - proporre e sostenere con vigore la stessa devozione ai numerosi devoti del nostro Servo di Dio. In effetti, il riconoscimento della santit ufficiale del nostro Servo di Dio Padre Carlo - come per qualsiasi eroico seguace di Cristo- deve essere collegato con il processo di santit di tutta la Chiesa, in primo luogo dei suoi confratelli e di tutti i suoi devoti. V APPENDICE BIBLIOGRAFICA E DOCUMENTARIA ARCHIVI CONSULTATI E LORO CONSISTENZA 1 - PUBBLICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 1) Biografie di Padre Carlo G. Olmi,"Una gemma dell'Ordine de' Cappuccini, ossia brevi cenni biografici del P. Carlo d'Abbiategrasso, scritti da un terziario di San Francesco", Genova, Tip Arcivescovile, 1877. Anonimo (P. Arcangelo Cali da Taormina?), "Memorie storiche sulla vita del Padre Carlo d'Abbiategrasso sacerdote cappuccino", Ia ediz. Lodi Tipografia Cattolica della Pace l880; 2a ediz Abbiategrasso, Tip Bollini cav. Giuseppe 1891; 3a ediz Milano, Tip Frat. Lanzani 1898. P. Isaia da Milano o Gerenzano, "Articoli per l'esame dei testimoni sulla fama di santit sopra le virt e i miracoli nel Processo Ordinario mediolan. seu lauden. della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio P. Carlo d'Abbiategrasso, sacerdote Professo dell'Ordine dei Cappuccini di san Francesco", Milano, Tip Frat Lanzani 1899. Per le nozze di diamante di mons. Sante Peviani. Numero unico. Anno 1930. P. Idelfonso Aliverti da Vacallo, "Memorie storiche del Servo di Dio Padre Carlo d'Abbiategrasso cappuccino (dai processi informativi), Milano S.A.S.T.E. 1932 e Casalp. Tip Gambarini. A Mons. Francesco Codazzi, Prelato Domestico di Sua Santit. Numero unico, supplemento de Il Cittadino, 29.10. 1939 P. Idelfonso Aliverti da Vacallo O.F.M. Capp., Vita del Servo di Dio Padre Carlo d'Abbiategrasso cappuccino (1325-1359)", Casalpusterlengo Santuario Madonna dei Cappuccini, Varese Soc. An. La Tipografica 1945. Edizione postuma, curata da P. Carlo Varischi da Milano. Lexicon Capuccinum, Romae 1951, v. Carolus ab Abbiategrasso c. 348. "Padre Carlo d'Abbiategrasso nel 1 centenario della sua morte (I859-I959)" in "La Madonna dei Cappuccini" numero unico, genn/febbr 1959. Santi e santit nellOrdine Cappuccino. II: Il Sette e lOttocento, a cura di Mariano dAlatri. Roma, Postulazione Generale dei Cappuccini, (estratto) 1981. "Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di San Carlo in Lombardia" Curia Provincializia dei Frati Minori Cappuccini, Milano marzo 1982. Voce. Bibliotheca Sanctorum. Prima appendice, Roma, Citt Nuova editrice, 1987, coll. 1434-1435. Evaldo Giudici - Apollonio Troesi, "...e Maria lo prese con s ... P. Carlo Maria Vigevano da Abbiategrasso (1825-1359 cappuccino" Anno Mariano 1988, Biblioteca Mariana di Casalpusterlengo, Gorle Editrice VELAR. (P. Evaldo Giudici), C Padre Carlo! Biografia del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso cappuccino Biblioteca Mariana Madonna dei Cappuccini Casalpusterlengo, Ia ediz 1979; IIa ediz 1992. Breve biografia del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso. a cura di P. Mariano Brignoli Vice-Postulatore. 1999. P. Evaldo Giudici, Appunti per una vita di P. Carlo dAbbiategrasso (1825-1859). Casalpusterlengo, Santuario Madonna dei Cappuccini, 2008. 2) Volumi di storia del Santuario con riferimenti a Padre Carlo P. Domenico M. da Origgio, "Il Santuario della Madonna dei Cappuccini in Casalpusterlengo" 1a ediz Milano Tip Frat. Lanzani 1921; 2a ediz S A Stampa Periodica Italiana 1937. An., "Il santuario della b. Vergine detta di S. Salvatore venerata nella chiesa dei Cappuccini presso Casalpusterlengo. Notizie ristampate nell'occorrenza del primo centenario della di lei incoronazione" Milano Serafino Ghezzi 1880. P. Mauro da Subiaco, "Il santuario della Madonna detta di S. Salvatore e il convento dei cappuccini di Casalpusterlengo. Notizie storiche" Milano Tip Serafino Ghezzi 1889. P. Arcangelo Cali da Taormina, "Il santuario di Maria e i Cappuccini di Casalpusterlengo presso Lodi in Lombardia. Memorie storiche" estratto da "I Gigli di Maria" Napoli, con aggiunte. Napoli tip Frat. Testi 1877. P. Valdemiro Bonari da Bergamo, "I conventi e i Cappuccini dell'antico Ducato di Milano. Memorie storiche raccolte da manoscritti" Crema Tip S. Pantaleone di L. Meleri 1893. P. Valdemiro Bonari, "I Cappuccini della Provincia Milanese dalla sua fondazione 1535 fino a noi. Parte seconda vol ii- Biografie dei pi distinti nei secoli xviii e xix" Crema Tip S. Pantaleone di L. Meleri mdccclxxxxix. P. Domenico M. da Origgio, "Il santuario della Madonna dei cappuccini in Casalpusterlengo" 1a ediz Milano Tip Frat Lanzani 1921; 2a ediz Milano S. A. Stampa Periodica Italiana 1937. Mons. Angelo Bramini "La Madonna di San Salvatore detta dei frati Cappuccini in Casalpusterlengo (Milano)" monografia nella serie "I Santuari d'Italia illustrati" Milano, Pro Familia 1930. Mons. Angelo Bramini, "Un'oasi dello spirito, studio critico storico intorno al santuario della Madonna di S. Salvatore in Casalpusterlengo (Milano)" 1a ediz Casalpusterlengo Tip Gamberini 1930, 2a e 3a nello stesso anno. Mons. Angelo Bramini, "Trionfo di fede (1730-1930). La celebrazione del 150 anniversario dell'Incoronazione Romana della Madonna di S. Salvatore dei Cappuccini di Casalpusterlengo" ivi 1930 aggiunto alla 3a edizione del precedente e in fascicolo separato. AA.VV., "Ipsa regnet" numero unico in occasione del 150 della incoronazione, Casalpusterlengo Tip Gambarini 1930. "Il Cittadino" numero unico per il 150 della incoronazione AA.VV. 12.8.1930. P. Severino da Milano e P. Donato da Malvaglio, "Cronaca del Santuario" ms di 94 pagine nell'Archivio del convento (I930-I93I). Don Gerolamo Toscani ,"I mille santuari mariani d'Italia illustrati" 1960. Mons. Angelo Bramini, "Mater Salvatoris. Storia del Santuario della Madonna di San Salvatore detta dei Cappuccini di Casalpusterlengo", 1965 senza indicazione della tipografia. "La Madonna dei Cappuccini. 1574- IV centenario-1974" numero unico del periodico bimestrale del santuario, 1974 luglio-agosto. Bibliografia retrospettiva: 1 convento e santuario di S. Salvatore: storia, attivit e vita; 2 il Servo di Dio padre Carlo d'Abbiategrasso, sacerdote cappuccino (1825-1859). A cura di P. Costanzo Cargnoni da Pisogne, in "La Madonna dei Cappuccini" (vedi citazione precedente). Anonimo (nella Introduzione p.e.g., Padre Evaldo Giudici), "C' Padre Carlo..." ediz "Madonna dei Cappuccini" Casalpusterlengo 1979, Linotipografia Squassina, Brescia. AA.VV., "La Madonna dei Cappuccini, secondo centenario della incoronazione. 1780 Casalpusterlengo 1980", a cura Padri Cappuccini del convento di Casalpusterlengo, 1980, Tip Grafiche Frat C. Giusani & Gorini, Codogno. E. Cipelletti, "El santuari di Capucin e la Madona di Casalin. Tra storia e poesia" nel volume precedente 1980. Don Giulio Mosca, "Il Santuario della Madonna dei Cappuccini" vol I dei "Quaderni de 'La Fiaccola"', collana "Casalpusterlengo: le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni", Casalpusterlengo Tipolito ARS 1987. "Anno Mariano 1987-1988. La Madona di Capucin. Maggio 1988", tre acquaforti di Teodoro Cotugno, testo Don Giulio Mosca, 1988. "La Madonna, i Cappuccini e Casalpusterlengo. Breve storia della devozione alla Madonna dei Cappuccini in Casalpusterlengo (Lodi), Biblioteca Mariana Madonna dei Cappuccini Casalpusterlengo 1997. Don Giulio Mosca, Incoronazione della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo 1780. Tutti i documenti, Biblioteca Mariana Santuario, Lodi Tip. Sollicitudo Arti Grafiche, 2007. P. Evaldo Giudici, Appunti per una vita di P. Carlo dAbbiategrasso (1825-1859), Casalpusterlengo Santuario Madonna dei Cappuccini 2008. Tip. Giammaroli, Frascati. 3) Volumi di storia locale con accenni a Padre Carlo a Casalpusterlengo Sac Prof Luigi Alemanni, "Storia di Casalpusterlengo" Lodi Tip Vescovile Quirico e Camagni 1897. Prof. Franco Fraschini, "Casalpusterlengo attraverso i secoli" Casalpusterlengo a cura Pro Loco 1968. Prof. Franco Fraschini, "Casalpusterlengo borgo antico" Casalpusterlengo Tip ARS 1972 da articoli in "La Fiaccola" Aldo Milanesi, "Gent de Casal o rivada a Casl" Casalpusterlengo Pro Loco; Tip ITC 1990. Prof. Franco Fraschini,"Casalpusterlengo da borgo a citt" Ed. "Il Progetto" Casalpusterlengo Tip ARS 1993. Prof. Franco Fraschini, Da Roncaglia antica a Somaglia nuova. Pgg. 56 sgg. 1994. 4) Volumi di storia locale con accenni a Padre Carlo ad Abbiategrasso Sono stati reperiti riferimenti a Padre Carlo di Abbiategrasso nelle seguenti pubblicazioni: - Piero Parodi, Notizie storiche del borgo di Abbiategrasso, Abbiategrasso, Tip. Editr. Benvenuto Nicora, 1924, pp. 239-240: Nell'anno 1825, al 30 di agosto, il sac. Gioacchino Ramazzotti coadiutore titolare battezzava nella nostra chiesa prepositurale di S. Maria Nuova, il primogenito di Carlo Gerolamo Vigevano e Carolina Giuditta Golzi mercanti e sartori. Quel bambino, nato in quello stesso giorno alle ore 72 pomeridiane, si era in chiesa battezzato sotto condizione essendo dubbio il battesimo conferitogli per pericolo di vita dalla levatrice Borsani di questo borgo in casa. Fu chiamato al sacro fonte Gaetano Antonio ed ebbe a padrino il fabbro ferraio Gaetano Golzi di Bofalora, suo nonno (1). Gaetano Vigevano sin da bambino si sent attratto alla chiesa. A 11 anni ricevette la cresima a Milano nelle mani di S. E. larciv. Gaisruk ed ebbe a padrino Antonio Politti. Era allora prev. del nostro borgo il sac. Milanese Giuseppe Lattuada che, successo al Bozzi, tenne questa prepositura dal 1816 al 1841. Fu questo sacerdote che istill nellanimo del fanciullo tanto amore per la chiesa? Al Lattuada successe il Palazzi. Il Prev. Francesco Palazzi figlio di Giuseppe e Teresa Remenulfi, era nato a Milano il 17 nov. 1798 e dopo esser stato can.co curato di Somma Lombardo dal 1822 al 1832 e prev. di Mariano dal 1832 al 42, fu eletto nel 1942 prev. di Abbiategrasso. Questi fu la preziosa guida di Gaetano Vigevano che, anelando desser Cappuccino, fu accolto nel Convento dellAnnunciata di Borno, in Valle Canonica, l8 nov. 1852 e l il P. Guardiano Ignazio da Rovetta gli impose il nome di Carlo. La sua gracile fibra non gli permise per di rimanere in quel Convento e dovette suo malgrado ritornare ad Abbiategrasso. Studi poi teologia e divenuto sacerdote pass a Crema, quindi al Convento dei Cappuccini di Casalpusterlengo, ove rimase dal 1858 al 1859. Quivi moriva il P. Carlo Vigevano di Abbiategrasso, sacerdote cappuccino, add 21 settembre del 1859. (2) Mor in fama di santit e fu sepolto nel cimitero di Casalpusterlengo. Da quel luogo venne rimosso nel 1898 per essere portato nel Santuario della Madonna dei Cappuccini, ove giacciono ancora quelle spoglie. (1) Arch. Par. S. Maria Nuova, Abbiategrasso. Battesimi 1824-29, Tav. 18 n. 82 (2) G. Olmi. Brevi cenni biografici del P. Carlo dAbbiategrasso. Genova 1877. Memorie storiche sulla vita del Padre Carlo da Abbiategrasso, sacerdote cappuccino. 3 ed. Milano, 1898. P. Domenico M. da Origgio. Il Santuario della Madonna dei Cappuccini in Casalpusterlengo, Milano, 1921 pag. 33-35. - Ambrogio Palestra, Storia di Abbiategrasso, a cura della Banca Popolare di Abbiategrasso, Milano 1956, pp. 260-261: Gaetano Vigevano, divenuto poi padre Carlo di Abbiategrasso, nacque nel nostro borgo il 30 agosto 1825 da Carlo e Giuditta Golzi, ambedue di umili condizioni. Vigevano Carlo faceva il sarto, per quanto sia provato che egli fosse discendente di una grande casata medievale, i da Vigevano a lor volta enucleati da un'altra nobile casata longobarda, i da Besate (31). La vita di Gaetano Vigevano molto semplice; dopo una fanciullezza straordinariamente mite e religiosa, favorita anche da un fisico debole e malaticcio, nel 1852 entra nell'Ordine dei Capuccini iniziando la sua vita di religioso nel Convento dell'Annunziata di Borno in Valcamonica. La debole costituzione fisica lo costrinse lasciare il Convento dopo neanche un anno di permanenza; ma egli ha uno spirito di titano in virginee forme e nel 1854 ritorna in Convento, prende il nome di padre Carlo di Abbiategrasso e riesce a rimanervi applicandosi tenacemente allo studio, per cui nel 1855 (26 dicembre) viene ordinato sacerdote. Nel 1858 destinato al Convento Santuario di Casalpusterlengo, dove la sua alta spiritualit francescana lo solleva a vette di straordinaria santit. Il 21 febbraio 1859 l'esile fraticello consunto dall'etisia, a cui purtroppo era predisposto a causa della gracile costituzione, muore serenamente, chiudendo con il serafico trapasso la serie di innumeri episodi di vita vissuta, simili ai Fioretti della pi bella tradizione francescana (32). Ora egli sepolto nel Santuario di Casalpusterlengo e la sua tomba meta di assidui pellegrinaggi che si susseguono da quasi un secolo. Forse verr un giorno in cui l'umile fraticello passato inosservato nel frastuono di rivoluzioni e di guerre della prima met del secolo XIX, divnter il figlio pi illustre del vecchio borgo coronando con la sua santit i fatti millenari di Abbiategrasso. Dei nuovi indirizzi seguiti nella vita religiosa indice caratteristico la fondazione del primo Oratorio maschile avvenuta nel 1885 (33) per testamento dal sacerdote abbiatense Claudio Gusberti. Fu veramente un gesto avveduto e presago dei tempi nuovi, perch da quell'umile istituzione uscirono le nuove generazioni giovanili che diedero inizio ed impulso all'Azione Cattolica, al movimento sociale cristiano, all'attivit dei cattolici nel campo politico, per cui di nuovo la vita religiosa ritorn ad inserirsi anche esteriormente nei principali coefficienti della millenaria storia di Abbiategrasso. - Mario Comincini, Prodigi nellAbbiatense e nel Magentino dal Cinquecento al Novecento, Rho, Societ Storica Abbiatense, 2003, vol. I, pp. 89-93 (volume gi agli atti). Abbiategrasso, 10 febbraio 20l0 5) Bibliografia retrospettiva (A cura di Padre Costanzo Cargnoni da Pisogne O.F.M. Cap.) Questo elenco bibliografico sviluppato in ordine cronologico riguarda prevalentemente scritti editi e vuole accontentare i lettori pi esigenti e colmare le lacune di una storia e di una attivit spirituale ancora attuali. A. Convento e santuario di san Salvatore: storia, attivit, vita. [P. Onorato da Pavia, o.f.m. cap. m. 1590, Storia del Santuario di S. Salvatore in Casalpusterlengo]: cf. Ilarino da Milano, O.F.M.Cap., Biblioteca dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia (1533-1900), Firenze, Leo S, Olschki, 1937, p. 261, n. 1398. [Salvatore Rasari da Rivolta dAdda, o.f .m. cap.], Fondatione del convento di Casalpusterlengo de P. Capuccini, in Metodio da Nembro, o.f.m.cap., Salvatore da Rivolta e la sua Cronaca (Centro Studi Cappuccini Lombardi, xix), Milano 1973, p. 339-351: dal cod. ms. 427: Fondatione de' conventi della Provincia di Milano de' FF. Minori del P. S. Francesco detti Capuccini, conservato in Milano, viale Piave, 2, nellArchivio Provinciale dei Cappuccini Lombardi (= apcl). P. Zaccaria Boverio da Saluzzo, o.f.m.cap., Annali dei Frati Minori Cappuccini tradotti nellitaliano da Fra Benedetto Sambenedetti da Milano, I/2. Torino 1641, p. 493 (an. 1574, n. iv). Stato del Convento di Casalpusterlengo nel 1650, in Atti della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia, vol ix (1958-1960) 424 (Appendice iii). [Cronologio di Casalpusterlengo]: Origine, Costruzione ed Ampliazione del convento e chiesa de Frati Minori Cappuccini nellinsigne Borgo di Casalpusterlengo. Di pi ragualiasi daltre notizie spettanti allo stesso. Cod. ms. 312, 41 in APCL sec. xviii Diverse mani. Brevi notizie sopra il celebre simulacro della B. Vergine detta di S. Salvatore, che si venera nella chiesa dei RR. PP. Cappuccini di Casalpusterlengo, da uno di questi raccolte e consacrate alla stessa Maria Santissima, Piacenza, Presso G. Tedeschi vicina a S. Fermo, 1781, 71 p. ant. inc. - Altre edizioni: Milano, P. Agnelli, 1822, 70 [ 2] p.; Lodi, Tip. di C. Wilmant e F., 1848, 58 [ 3] p L. Monti. Almanacco Codognese per l'anno 1823, Parte iv, Codogno. presso L. Cairo, p. 138-153. F.[Felice] Cali [= Arcangelo Cali da Taormina, o.f.m.cap.(?), Il Santuario di Maria e i Cappuccini di Casalpusterlengo presso Lodi in Lombardia. Memorie storiche. (Estratto dal giornale napolitano I Gigli a Maria con aggiunte), Napoli, Tip. dei F.lli Testi, 1877, 43 [2] p. Il Santuario detta beata Vergine detta di S. Salvario venerato nella chiesa dei Cappuccini presso Casalpusterlengo. Notizie ristampate nell'occorrenza del primo centenario della di lei incoronazione. Milano, Tip. S. Ghezzi, 1880. 64 p., ant. inc. (Ristampa, con lievi ritocchi, delle Brevi notizie... cit.). Casalpusterlengo. Centenario della incoronazione della B. Vergine, in Annali francescani, xi {1880} 502-509 {Un centenario in Lombardia}; ibid., 603-607 (A Casalpusterlengo ). Sul culto della Madonna. Discorso recitato da mons. vescovo coad. di Lodi a Casalpusterlengo nell'occasione che si celebrava il centenario dell'incoronazione della statua della Madonna sotto il titolo di S. Salvatore presso il convento dei Cappuccini, Lodi. Tip. vescovile Quirico, 1880, 19 p. Andiamo a Casalpusterlengo! Invocazioni e litanie della Madonna di Casale con opportune riflessioni, regalo ai lodigiani nella fausta ricorrenza del primo centenario dellincoronazione, Lodi, Tip. della Pace, 1880, 38 p. Incoronatio veteris imaginis ss. deiparae cum puero Jesu in Ecclesia Capuccinorum Casalis Pusterlengorum existentis, Romae, ex Typ. ed. industriale. 1888, 14 p.; vedi anche; Analecta o.f.m.cap., iv (1888) 314-315, 343- 345. P. Mauro da Subiaco, o.f.m. cap., Il Santuario della Madonna detta di S. Salvatore e il convento dei Cappuccini di Casalpusterlengo. Notizie storiche, Milano, Tip. di S. Ghezzi, 1889, 64 p. P. Valdemiro Bonari da Bergamo o.f.m. cap., I conventi e i Cappuccini dell'antico Ducato di Milano. Memorie storiche raccolte da manoscritti, Crema. Tip. S. Pantaleone di L. Meleri, 1893, p. 262-276 (Del convento di Casalpusterlengo). L. Alemanni, Storia di Casalpusterlengo, Lodi, Tip. Vescovile Quirico e Camagni 1897, p. 129-148 (I Cappuccini). Pellegrinaggio dei Terziari Francescani al Santuario della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, in Annali Francescani, xliv (1913) 573-574. Notizie francescane: Casalpusterlengo. ibid. xlvi (1915) 567. G. Agnelli, Lodi ed il suo territorio, Lodi 1917, p. 722.. P. Domenico da Origgio, o.f.m. cap., Il Santuario della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo. Milano, Tip. F.lli Lanzani, [1921] , 85 [2] p., con ill.; 2a ed,; Milano, Stampa Periodica Italiana, [1937], 55 p., con ill. [Solenni giornate francescane] a Casalpusterlengo, in Annali Francescani, lii (1921) 287-294 Descriptio geographica et statistica Provinciarum et Missionum Ordinis Min. Capuccinorum in xxxviii tabulis, edita iussu Ministri Generalis, Romae 1929, p. 23, Tab. iv. bramini a. Tra le antiche memorie della nostra Terra. Il Santuario della Madonna di S. Salvatore in Casalpusterlengo, in Il Cittadino Lodi, an. xxxviii (1930): articoli a puntate, poi riuniti nel seguente volume: Un'oasi dello spirito. Studio critico storico intorno al Santuario della Madonna di S. Salvatore in Casalpusterlengo (Milano), 1. ed., Casalpusterlengo, Tip. Ed. Gambarini 1930, 280 [3] p. con ill. f.t. Questo volume ebbe, nello stesso anno 1930, due altre edizioni; nella 3. ed. lautore aggiunge il seguente fascicolo: Trionfo di fede (1780-1930). La celebrazione del 150 anniversario dellincoronazione Romana della Madonna di S. Salvatore detta dei Cappuccini di Casalpusterlengo. Casalpusterlengo, Tip. Gambarini, [1930], 32 [10] p. con ill. E stato anche edito in fasc. separato. La Madonna di S. Salvatore detta dei Frati Cappuccini di Casalpusterlengo (Milano), in I Santuari dItalia illustrati. Riv. mensile del Pro Familia, on. 1930, an. in iii N. 10, p. 147- 159, con ill. Le celebrazioni di Casalpusterlengo, in Annali Franc., lxi (1930) 708-725. solitarius, La Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, ibid, 498-501. AA.VV., Ipsa regnet. Giornale numero unico, edito dalla Tip. Ed. Gambarini di Franco e G. Cairo nellanno 150 dellincoronazione della Madonna dei Cappuccini, Casalp. 1930, 6 p. Ricordo del Santuario della Madonna di S. Salvatore detta dei Cappuccini in Casalpusterlengo (Milano), Casalpusterlengo, Tip. Gambarini, 1930, [17] p. Album fotografico di 16 ill. [P. Severino da Milano, o.f.m.cap. - P. Donato da Malvaglio, o.f.m.cap. ], Cronaca del Santuario {1 ag. 1930 - 31 ag. 1931): quaderno mss. di 94 p. num., presso l'Archivio del convento di Casalpusterlengo. Riconoscenza alla Madonna dei Cappuccini, in Annali Franc., lxii (1931), 563-64. Solenni feste alla Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, ibid. lxii (1932) 566-67. Jader Timossi, dr., Le solenni feste al Santuario di Casalpusterlengo, in Il Cittadino, Lodi, 9 sett. 1932.. Casalpusterlengo. 10 sett. 1933 [migliorie al Santuario], in Atti della Provincia dei Fr. Min. Capp. di Lombardia, vol. I (1934-36) 25. (g.c.v.), La Madonna di Casale, in Annali Franc., lxiv (1933) 565-66. P. Arrigoni - A. Bertarelli, Rappresentazioni popolari d'immagini venerate nelle chiese della Lombardia, conservate nella raccolta delle stampe di Milano. Catalogo descrittivo. Milano, Impensis A. Bertarelli, 1936, p. 92, n. 485 ( S. Maria dei Cappuccini santuario). La festa della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, in Annali Franc., lxvii (1936) 592, vedi anche in Atti della Provincia, vol. i, p. 352. La festa della Madonna dei Cappuccini [2-6 sett. '37], in Atti della Provincia, vol. ii (1937-39) 72-73. Feste al santuario della Madonna [sett. '38], ibid., 172, Feste annuali al Santuario della Madonna [sett. '39], ibid., 277-78. P. Alessandro da Presezzo, o.f.m. cap., Mons. Cesare Manzoni e la Madonna dei Cappuccini , in A Monsignor Cesare Manzoni Protonotario Apostolico nella solennit della sua Messa d'Oro i suoi parrocchiani di Casalpusterlengo offrono ossequienti 24 ott. 1937, Casalpusterlengo, Tip. F. Cair, 1937, p 14-15 (s.l.) Omaggio di folle al Santuario dei Cappuccini, in Il Cittadino Lodi 6 sett. 1940 I frati della Madonna, ibid. Lodi, 22 ag. 1941. Festa annuale al santuario della Madonna, in Atti della Provincia, lugl. - sett. 1940, vol. iii (1940-42) 79. P. Antonino da Castellamare, o.f.m.cap., I Cappuccini di Casalpusterlengo a S. Francesco dAssisi Patrono Primario dItalia, in Annali Francescani, lxxi (1940) 132.. I Cappuccini di Casalp. nel 70 della proclamazione di S. Giuseppe a Patrono universale della Chiesa, ibid., 181. Casalpusterlengo: convegno per un maggior incremento del T.O.F., in Atti della Provincia. apr. - sett. 41, vol. iii, p, 138. Celebrazioni religiose al Santuario dei Cappuccini, in Il Cittadino, Lodi 29 ag. 1941. Sosta al Santuario nel centenario del ritorno dei Cappuccini, in Atti della Provincia, lug.- dic. 42, vol. iii p. 245. [Centenario del ritorno dei Cappuccini a Casalp.], in Annali Franc. lxxiii (1942) 194. La Madonna dei Cappuccini dolce castellana di Casalp., ibid. 307-309 Le feste centenarie della Madonna dei Cappuccini, ibid.. 327. Un gruppo di studenti cappuccini della provincia di Parma sfollati all'ombra del santuario della Madonna, in Atti della Provincia, genn.- apr. 44, vol. iv (1943-45) 106. Festa al Santuario della Madonna dei Capp. ibid., giu-ott. '45, p. 235. La Madonna di Casalpusterlengo. Bollettino mensile a cura dei Padri Cappuccini, Milano, Tip. S.A.S.T.E., 1948 ss., con ill. Fondato da p. Agatangelo Calvi da Milano. Dal 1950 il titolo : La Madonna dei Cappuccini. Ora periodico bimestrale del santuario parrocchiale di Casalpusterlengo. Contiene molti articoli su padre Carlo d'Abbiategrasso e sulla storia e attivit del Santuario. Alcuni di questi articoli, i pi significativi, sono elencati nella presente raccolta bibliografica. Per gli altri si rimanda al bollettino stesso. Casalp. - Bollettino mensile, in Atti della Provincia, genn.- giu. 1948, vol. v (1946-48} 235. Casalp.: inizio delle solenni celebrazioni e chiusura della Peregrinatio Mariae ibid. apr - giu. '41, vol.. vi (1949 -51) 43. Casalp.: convegno unione sacerdotale francescana (11 ott. 49), ibid., 112; Convegno francescano sacerdotale (18 ott. 50), ibid., 200. Lexicon Capuccinum. Romae 1951, v. Casalpusterlengo, c, 357 s. Casalp.: Esercizi agli ordinandi (20-27 fcbbr. '53), in Atti della Provincia, vol. vii (1952-54) 139. Convenzione tra il M.R.P. Provinciale e il Vescovo di Lodi per il Santuario di Casalpusterlengo (Lodi, 3 ott. 1953), ibid., 291-92. Fr. Al(varo), La nostra Madonna, in La Madonna dei Cappuccini, an. vii n. 4-5, apr.-mag. 54, p. 1-2. Don L. Salamina, Il viale dei Cappuccini, ibid., N, 11, nov. 54, p, 3-4; N. 12, dic 54 p. 4-5. Convegni per giovani fratelli laici a Casalpusterlengo, in Atti della Provincia, vol. viii (1955-57) 152-453, 299, 394. [Lavori eseguiti nel 1956-61], ibid., vol. x (1961-63 ) 91; {lavori nel 1962 - 431 ibid., vol. x (1964-66) 81s.; [lavori nel '64-72] ibid., vol. xiii (67-69) 66, vol. xiii (1970-72) 97-98. Innovazioni d Santuario della Madonna dei Cappuccini, in Il Popolo bombardo, Milano, 18 gen. 1958. A. Borsotti, Il Santuario dei Cappuccini di Casalpusterlengo e la sua statua della Madonna, (fascicolo dattiloscritto inedito, in trascriz. di p. Gianmaria da Spirano OFM cap. Cremona, 17 mag. 1958. Consta di 8 p.; presso lAPCL e larch. del convento di Casalpusterlengo). P. Gianmaria da Spirano, o.f.m. cap., La nostra Madonna. Forme e storia del prezioso simulacro, in La Madonna dei Cappuccini, nov.-dic. 1959, p. 6-8. Convento di Casalpusterlengo, in Scintilla di Annali Francescani, N. 10, Milano, ott. 1960. AA vv., I mille santuari mariani dItalia illustrati, Roma, Assoc. Santuari mariani, [I960], p. 120-121 (Madonna dei Cappuccini in Casalpusterlengo) (p.l.), Il nostro Santuario nel triennio 1958-61, in La Madonna dei Cappuccini xii (1961) 6-9, lug. ag.. 1961. Trent'anni di storia (1930-1960), ibid., lugl-ag. I960, p. 6-15 C. Addamonte, Nel Santuario di Casalpusterlengo la festa dell'Incoronazione della Vergine, in L'Italia, Milano 3 sett. I960. E., Un'oasi dello spirito il santuario casalese, in Il Cittadino, Lodi, 16 sett. 1960. Inaugurazione del nuovo ospizio per i pellegrini, in Atti della Provincia, lugl -sett. 1960, vol. ix ('58-60) 386. (p.1.). Sempre pi bello ed accogliente il Santuario dei Cappuccini, in Il Cittadino, Lodi, 1 sett, 1961. Straordinaria affluenza a Casalpusterlengo alla festa della Madonna dei Cappuccini, in II Cittadino - Lodi, 14 sett. 1962. Artisti del legno - Collocata un'opera settecentesca, in Mobilia, Via Console Marcello 8 - Milano, 28 genn. 1965. A. Bramini, Mater Salvatoris. Storia del Santuario della Madonna di San Salvatore detta dei Cappuccini in Casalpusterlengo, (ediz. minore], [s.n.t.], [1965], 157 [2] p., con ill. P. Macario da Sforzatica, o.f.m. cap., La nuova edizione della storia del nostro Santuario a cura di mons. Bramini, in La Madonna dei Cappuccini, nov.- dic. 1965, an. xviii, p. 8-10. Erezione della nuova Parrocchia della Madonna dei Cappuccini di S. Salvario a Casalpusterlengo, in Il Cittadino Lodi, 11 sett. 1970, p. 3. Casalp.: erezione a parrocchia della nostra chiesa-santuario Madonna dei Cappuccini (16 sett. 1970), in Atti della Provincia, vol xiii ('70-72) 279-281. Festeggiamenti per la costituzione della nuova parrocchia e per il primo parroco (20 mag. 1971), ibid., 464-65 P. Costanzo da Pisogne, o.f.m. cap., I frati della Madonna e la Madonna del frati. Note introduttive, in La Madonna dei Cappuccini, an. xxiii N. 5, sett.-dic. 1970, p. 7-8; La prima comparsa dei Cappuccini, ibid., xxiv N. 1, genn.-febr. 1971, p. 5-7; Fondazione del convento e della nuova chiesa di S. Salvario, ibid,, N. 2, mar.- apr. 71, p. 6-7; Il tempo e lo spazio di una chiesa famosa, ibid., N. 3, numero unico festeggiamenti nuova parrocchia, p. 5-8. B. Servo di Dio padre Carlo dAbbiategrasso, sacerdote cappuccino (1825 1859) s.v., Variet, in L'amico del popolo. Settimanale cattolico, 3 apr. 1855, n 42s,. (descrive la professione religiosa solenne di P. Carlo nel convento di San Vittore a Milano). G. Olmi, Una gemma dell'Ordine de' Cappuccini, ossia brevi cenni biografici del P. Carlo d'Abbiategrasso, scritti da un Terziario di S. Francesco, Genova. Tip. Arcivescovile, 1877, 39 p. [P. Arcangelo Cali da Taormina, o.f.m. cap. (?)], Memorie storiche sulla vita del Padre Carlo di Abbiategrasso sacerdote cappuccino, Lodi, Tip. Cattolica della Pace, 1880, 80 p; 2. ed.: Abbiategrasso, Bollini cav. Giuseppe Tipografo, 1891, 96 p.; 3. ed.: Milano. Tip. Fili Lanzani, 1898, 108 p. P. Giovanni da Milano, o.f.m. cap., Il trasporto delle ossa di P. Carlo d'Abbiategrasso. in Annali Franc., xxix (1898) 452-455 P. Giustino da Lovero, o.f.m. cap., Il trasporto delle ossa di Padre Carlo da Abbiategrasso (Lettera al M.R.P. 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Defunctus adhuc loquitur, ibid., xxxix (1908) 491. [P. Idelfonso da Vacallo, o.f.m. cap.], Memorie storiche del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso Cappuccino (dai processi informativi), Casalpusterlengo, Tip. Gambarini, [l932], 36 p.; altra edizione: Milano. S.A.S.T.E. [1932), 37 p. Cronaca cittadina [memorie di p. Carlo d'Abbiategrasso], in L'Eco Cattolica - Abbiategrasso, 17 febr. 1933. Il 74 anniversario della morte del Servo di Dio P. Carlo d'Abbiategrasso Cappuccino, in Annali Franc., lxiv (1933) 121-123. Il Servo di Dio P. Carlo d'Abbiategrasso, ibid., 170-172. 75 anniversario della morte del Servo di Dio P. Carlo d'Abbiategrasso cappuccino, ibid., lxv (1934) 139-142. Lanniversario di P. Carlo da Abbiategrasso presso i Cappuccini di Casalpusterlengo, ibid. lxix (1938) 161. 79.esimo anniversario detta morte dd Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso [21 febr. 1938], in Atti della Provincia, vol. ii (1937-39) 127. P. Arsenio da Casorate, o.f.m.cap., Il Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso nell80 anniversario della sua morte, in Annali Franc., lxx (1939) 106-110. Vita francescana. Casalpusterlengo: Il Servo di Dio P. Carlo d'Abbiategrasso cappuccino, ibid., lxxi (1940) 129. Anniversario del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso [21 feb. '46 e '42], in Atti della Provincia, vol. iii (1940-42) 11, 197. D.A.P. [= Don Ambrogio Palestra], Nobilt decaduta e santit perenne del Padre Carlo dAbbiategrasso, in Leco Cattolica Abbiategrasso, 27 febbr. 1942 P. Domenico da Origgio, o.f.m. cap., Casalpusterlengo. Il Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso, in Il Cittadino - Lodi, 27 feb. 1942.. Anniversario detta morte del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso, in Atti della Provincia, genn.-apr. 44, vol. iv (1943-45) 106; genn.-mar. '45, vol. iv, p. 190; genn.-giu. 46, vol. v ('46-48) 29; genn.-mar. '49 vol. vi ('49-51) 12.. P. Idelfonso da Vacallo, o.f.m. cap., Vita del Servo di Dio Padre Carlo d'Abbiategrasso sacerdote cappuccino ( 18251859). Casalpusterlengo, Santuario Madonna dei Cappuccini [1945]. 271 p. con ill. (ediz. curata da P. Carlo Varischi da Milano). Fr. Carlo da Milano, o.f.m. cap., Nel 90 Anniversario detta santa morte del Servo di Dio P. Carlo d'Abbiategrasso, in La Madonna di Casalpusterlengo, an. ii febr. 1949, p. 11-13. Lexicon Capuccinum, Romae 1951, v. Carolus ab Abbiategrasso, c. 348. Solennit per il primo centenario detta morte del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso (21 feb. 1959) in Atti della Provincia, vol ix (1958-60) 205-206. P. Carlo d'Abbiategrasso nel 1 Centenario della sua morte (1859-1959), in La Madonna dei Cappuccini - Numero Unico, genn.-feb 1959, 25 p. Centenario d'un frate in odore di santit. Solenne funzione per Padre Carlo da Abbiategrasso. in Corriere d'Informazione - Milano, 20 feb. 1959. Acta et Decreta Causarum Beatificationis et canonizationis O.F.M. 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Carlo d'Abbiategrasso nel 111 anniversario della morte, ibid., xxiii (1970) - N. 1, p. 6-10. 6) Bibliografia (ArchPC, cart 11) La cart. 11 di ArchPC contiene riferimenti bibliografici che si riferiscono al Servo di Dio (cf. la cart. 11 a pp. 589-591 di questo Contributo). 7) Bibliografia redatta da Francesco Cerri Almanacco Codognese per lanno 1823 ... Casalpusterlengo S. Salvario, pp. 138- 153, Lorenzo Monti. Parecchie puntate e altre note di storia e cronaca intorno alla Madonna di Casale, nel 1 centenario dell'Incoronazione, "Il Lemene", 1880. La festa dell'Incoronazione della Madonna dei Cappuccini. "II Lemene", 8/9/1888. La festa dell'Ascensione al Santuario dei Cappuccini di Casalpusterlengo, "Il Lemene", 8/6/1889. Il Santuario della Madonna detta di S. Salvatore e il Convento dei Cappuccini d Casalpusterlengo, P. Mauro da Subiaco, 1889. Il Santuario dei PP. Cappuccini a Casalpusterlengo "Il Cittadino", 4/7/1891. Pellegrinaggio al Santuario della Madonna detta dei Cappuccini di Casalpusterlengo, "Il Cittadino, 27/8 - 3,10 e 18/9/1892. Appello dei Padri Cappuccini di Casalpusterlengo per completare i lavori del loro Santuario, "Il Cittadino, 16/6/1894. Lavori al Santuario dei Cappuccini a Casalpusterlengo, "11 Cittadino" , 11/8/1894. 400 pellegrini provenienti da Borsetto lodigiano, "Il Cittadino", 23/10/1897. Storia di Casalpusterlengo compilata dal Sac. Prof. Luigi Alemanni, 1897. pp. 129-148: I Cappuccini. Le Quarantore al Santuario dei Cappuccini predicate da Padre Ermenegildo, "Il Cittadino", 17/9/1898. 1500 pellegrini di Casalpusterlengo con il loro Parroco al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino, 8/10/1898. La Missa Pontificalis del Perosi alla festa dei Cappuccini, Il Cittadino, 29/9/1900 e 6/10/1900. Ai Cappuccini, chiusura delle feste con il Vescovo di Novara, "Il Cittadino", 13/10/1900. Casalpusterlengo, nuovi vandalismi ai Cappuccini, "Il Cittadino", 25/4/1903. Al Santuario dei Cappuccini di Casalpusterlengo; due Decreti: per la festa dell'Incoronazione e per la Messa votiva, "Il Cittadino", 11/6/1904. Funzioni solenni al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 3/9/1904. Per un viale al Santuario dei Cappuccini, "II Cittadino", 26/1/1907. Ai Cappuccini di Casalpusterlengo, Messa d'Oro di Padre Giustino da Lovero, Il Cittadino", 19/9/1908. Casalpusterlengo - Il Vescovo celebra la festa della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 11/9/1915. Al Santuario della Madonna dei Cappuccini celebrato il decennio di Messa dei sacerdoti lodigiani, "Il Cittadino", 7/6/1919. Il pittore Angelo Prada affresca la facciata del Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 9/8/1919. Pellegrinaggio straordinario dei bambini di Borgbetto Lodigiano al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 12/6/1920. Feste Centenarie Terziarie Francescane al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino, 30/4/1921. Casalpusterlengo - Solenni festeggiamenti al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 16/9/1922. Ai Cappuccini di Casalpusterlengo, le celebrazioni del 7 Centenario della morte di S. Francesco, "Il Cittadino", 2 e 9/9/1927. Il Santuario di Casale oasi dello spirito, Il Cittadino", 30/8/1929. Numero unico per il 150 dell'Incoronazione della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 12/8/1930, autori diversi. Un'oasi dello spirito - Studio critico-storico intorno al Santuario della Madonna di S. Salvatore in Casalpusterlengo (Milano), 1930, di mons. Angelo Bramini. Santuari d'Italia illustrati - Madonna di S. Salvatore (Casalpusterlengo), pp. 146 -159, ottobre 1930, monografa redatta da mons. Angelo Bramini. Santuario della Madonna di S. Salvatore in Casalpusterlengo di Mons. Angelo Bramini su "Il Cittadino* del 22/11/1929 pi cronaca; 6/12 pi cronaca; 13/12 pi cronaca; 20/12 pi cronaca; 2 e 9/1/1930 pi cronaca; 16/1 pi cronache; 23/1 pi cronache; 13/2 pi cronache; 20/2 pi cronache; 27/2,6/3, 27/3, 17/4 pi cronache; 24/4, 1,8,15 e 29/5, 12/6, 3,17 e 31/7, 21 e 28/8 pi cronache; 4,11 e 18/9. 13/11 e 4/12/1930 e 5/2/1931. Trionfo di fede - 1780/1930 - pp, 32 pi appendice - "Il Cittadino", s.d. Brembio - pellegrinaggio alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 23/4/1931. Il 17 maggio giornata mariana dai Cappuccini, Il Cittadino", 21/5/1931. Feste solenni alla Madonna dei Cappuccini, Il Cittadino", 13,20 e 27/8; 3,10 e 17/9/1931. I terziari di Lodi ai Cappuccini, Il Cittadino", 24/9/1931. Terracotta riproducente la Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 1/10/1931. Convegno Uomini Cattolici al Santuario dei Cappuccini "Il Cittadino", 22/10/1931. Santuario-La Madonna dei Cappuccini, "La Squilla Giovanile", 22/10/1931. 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Feste solenni alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 24/8/1934. 76 della morte di Padre Carlo da Abbiategrasso Cappuccino, "II Cittadino", 15/2/1935. Festeggiamenti al Santuario della Madonna dei Cappuccini', "Il Cittadino", 23/8 e 20/9/1935. Casalpusterlengo - Venti Cappuccini in visita alla Madonna prima di partire per l'Eritrea - e cronache d'arte, "Il Cittadino", 18/10/1935. Al Santuario della Madonna dei Cappuccini, anniversario della morte di Padre Carlo (1859), "Il Cittadino", 14/2/1936. Messa d'Oro al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 13/3/1936. Giornata Eucaristica della Giovent Femminile al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 1/5/1936. Feste solenni alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 28/8 e 18/9/1936 e 16/10/1936. Casalpusterlengo, un'oasi dello spirito, "L'Economia Nazionale", 1936, pagg. 113-115. Il 19 marzo il Vescovo alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 3/3/1937. Il quadro della Madonna di Casalpusterlengo partito per L'Asmara, "Il Cittadino", 2/4/1937. Feste alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 27/8 e 11/9/1937. Lanniversario del Servo di Dio, Padre Carlo da Abbiategrasso Cappuccino, "Il Cittadino", 18/2 e 4/3/1938. Festa al Santuario alla Madonna dei Cappuccini e il IV centenario della nascita di S. Girlo Borromeo, "Il Cittadino", 6/5/1938. Federazione Giovanile Diocesana - Le belle adunate giovanili di maggio al Santuario di Casalpusterlengo, "Il Cittadino", 21/5/1937. Il pellegrinaggio al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 27/5/1938. La sagra al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 3/6/1938. Feste solenni alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 26/8/1938. Al Santuario della Madonna dei Cappuccini, le Quarantore e la festa della Madonna, "Il Cittadino", 9/9/1938. Mille giovani del Basso Lodigiano alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 19/5/1939. Al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 26/5/1939. Feste solenni alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 18/8 e 15/9/1939. Preghiere e commemorazioni alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 28/7/1939. Feste francescane ai Cappuccini, "Il Cittadino", 6 e 13/10/1939. I Cappuccini a S. Francesco Patrono Primario d'Italia, "Il Cittadino", 26/1/1940. Ai Cappuccini l'anniversario di P Carlo, "II Cittadino", 1/3/1940. Al Santuario dei Cappuccini - Il 70 della proclamazione di S. Giuseppe Patrono Universale della Chiesa, "Il Cittadino", 5/4/1940. Sagra e giornata di preghiere alla Madonna dei Cappuccini. "Il Cittadino", 26/4/1940. Alla Madonna dei Cappuccini, "II Cittadino", 14/6/1940. Feste solenni alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 30/8 e 6/9/1940. La Madonna dei Cappuccini tra i soldati, "Il Cittadino", 18/10/1940. La Madonna dei Cappuccini sempre prodigiosa, "Il Cittadino", 8/11/1940. Al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 20/12/1940. Al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 24/1/1941. Funzioni commemorative al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 18/4/1941. Feste francescane al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 16/5/1941. Omaggi di Lodi alla Madonna:... e dei Cappuccini, "Il Cittadino", 23/5/1941. Orio Litta - Il pellegrinaggio dei bambini alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 30/5/1941. Casalpusterlengo - I Frati della Madonna, "Il Cittadino", 22/8/1941. Celebrazioni religiose al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 29/8/1941. Al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 12/9/1941. Il soldato e la Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 16/1/1942. Casalpusterlengo - Santuario della Madonna, "Il Cittadino", 6/2/1942. Casalpusterlengo - Il Servo di Dio Padre Carlo, "Il Cittadino", 27/2/1942. Giovent di Azione Cattolica - Pellegrinaggio giovanile ai Santuari Mariani... la Madonna dei Cappuccini - Nel centenario del ritorno dei Cappuccini, "II Cittadino", 8/5/1942. I giovani di tutta la Diocesi il 31 maggio alla Madonna dei Cappuccini, "II Cittadino", 22/5/1942. Il pellegrinaggio del 11/5 rinviato al 7/6/1942, "Il Cittadino", 29/5/1942. Il programma del pellegrinaggio del 7/6/1942, "Il Cittadino", 5/6/1942. Il pellegrinaggio della Giovent Cattolica domenica scorsa al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "II Cittadino", 12/6/1942. Centenario di riconoscenza - Il ritorno dei Cappuccini salutato come il sole di primavera dopo un lungo inverno, "Il Cittadino", 21/8/1942. Straordinarie solennit ai Cappuccini, "Il Cittadino", 28/8/1942. Le feste centenarie alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 11 e 18/9/1942. Ordinati sette Diaconi dal Vescovo di Lodi nel Santuario della Madonna dei Cappuccini, "11 Cittadino", 2/4/1943. Casalpusterlengo - Giornata dell'Esercito con funzione religiosa nella Prepositurale e ai Cappuccini, "Il Cittadino", 14/5/1943. Orio Litta in pellegrinaggio al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 4/6/1943. Zorlesco in pellegrinaggio alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 4/6/1943. I Sacerdoti dell'Unione francescana al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 11/6/1943. Il 50 di Padre Domenico da Origgio, "Il Cittadino", 18/6/1943. Al Santuario otto Ordinazioni Sacerdotali, "II Cittadino". 25/6/1943. Funzione sacerdotale al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 28/6/1943. Straordinarie solennit alla Madonna dei Cappuccini. "Il Cittadino", 27/8 e 10/9/1943. Convegno dell'Unione Sacerdotale Francescana al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino". 22/10/1943. Studenti Emiliani Cappuccini sinistrati ospiti al Santuario della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, "Il Cittadino", 17/3/1944. Al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 8/9/1944. Convegno Unione Sacerdotale alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 23/9/1944. Solennit alla Madonna dei Cappuccini, "Il Pensiero Cattolico". 30/8/1946. Pellegrinaggio-convegno Uomini Cattolici al Santuario della Madonna dei Cappuccini - e le feste di settembre, "Il Pensiero Cattolico", 13/9/1946. L'Unione Sacerdotale Francescana al Santuario della Madonna dei Cappuccini. "Il Pensiero Cattolico". 27/9/1946. Restauri al Santuario della Madonna dei Cappuccini. "Il Pensiero Cattolico", 16/5/1947. Ascensione, sagra al Santuario dei Cappuccini, "Il Pensiero Cattolico", 23/5/1947. L'Unione Sacerdotale Francescana al Santuario dei Cappuccini. "II Pensiero Cattolico", 6/6/1947. La guarigione della Marnini al Santuario dei Cappuccini, "Il Pensiero Cattolico". 10/10/1947. Al Santuario della Madonna dei Cappuccini, Mons. Fadini Vicario Generale commemora S. Giuseppe Cafasso, "Il Pensiero Cattolico", 17/10/1947. Convegno Sacerdotale Francescano ai Cappuccini, "Il Pensiero Cattolico", 11/6/1948. Alla Madonna dei Cappuccini, "Il Pensiero Cattolico", 3/9/1948. L'Unione Sacerdotale Francescana al Santuario dei Cappuccini, "Il Pensiero Cattolico", 1/10/1948. il Santuario della Madonna di S. Salvatore a Casalpusterlengo, "Il Cittadino", 28/1/1949. Pellegrinaggio Diocesano alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 8,15 e 29/4/1949. Volle di fedeli al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 2/9/1949. Convegno Sacerdoti Francescani ai Cappuccini, "Il Cittadino", 14/10/1949. Ai Cappuccini la Messa d'Oro del Padre Guardiano, "Il Cittadino", 26/5/1950. La morte di Padre Domenico da Origgio Guardiano dei Cappuccini, "Il Cittadino", 24/11/1950. Solennit della Madonna del SS. Salvatore a Casalpusterlengo, "Il Cittadino", 1/8/1950. Madonna dei Cappuccini, "11 Cittadino", 19/9/1952. Alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 11/9/1953. Ritiro sacerdotale francescano ai Cappuccini, "Il Cittadino", 9/10/1953. Santuario della Madonna dei Cappuccini - Convegno Sacerdotale Francescano con meditazione del Vescovo di Lodi, "Il Cittadino", 4/6/1954. La festa della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 27/8 e 17/9/1954. Il 176c anniversario dall'incoronazione della Madonna diS. Salvano, "I1 Cittadino", 31/8/1956. Convegno di Sacerdoti ai Cappuccini, "Il Cittadino", 7/6/1957. Il Vescovo al Santuario dei Cappuccini per la funzione degli ammalati, "Il Cittadino", 6/9/1957. Maggio Mariano degli Uomini Cattolici: a Roncomarzo e al Santuario della Madonna dei Cappuccini l'11/5 in mattinata, "Il Cittadino", 16/5/1958. Ritiro del Clero al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 13/6/1958. Solennit Mariana alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 29/8/1958. Commemorato dal Vescovo Padre Carlo Cappuccino a cento anni dalla morte, "Il Cittadino", 27/2/1959. Ammalati al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 11/9/1959. Festa della Madonna dei Cappuccini e convegno di ammalati, "Il Cittadino", 26/8/1960. Al Santuario di Casale inaugurati nuovi ambienti per i pellegrini, "Il Cittadino", 16/9/1960. I mille santuari mariani d'Italia illustrati, 1960- per la Diocesi di Lodi, testo di Don Gerolamo Toscani, pp. 120s. Le Donne di Azione Cattolica in pellegrinaggio alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 21/4/1961. Ai Cappuccini - Il Giubileo sacerdotale di Padre Aronne, "Il Cittadino", 11/8/1961. Pi accogliente e bello il Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 1/9/1961. Al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 3/11/1961. Giovani di Azione Cattolica riuniti in preghiera nel Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 13/4/1962. Al Santuario della Madonna ilei Cappuccini festeggiato il nuovo Beato Innocenzo da Berzo, "Il Cittadino", 25/5 c 7/6/1962. Alla Madonna dei Cappuccini convegno di malati col Vescovo, "Il Cittadino", 24/8/1962. Straordinaria affluenza alla Madonna dei Cappuccini, a Casalpusterlengo con il Vescovo, "Il Cittadino", 14/9/1962. Ai Cappuccini di Casale la Pasqua dei ciechi, "II Cittadino", 26/4/1963. Convegno di malati al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 30/8/1963. L'annuale festa della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 28/8/1964. Festa alla Madonna dei Cappuccini di Casale, "Il Cittadino", 27/8/1965. Mater Salvatoris - Storia del Santuario della Madonna di San Salvatore detta dei Cappuccini in Casalpusterlengo, 1965, di mons. Angelo Bramini. Grandioso il Presepio dei Cappuccini nel Santuario di Casalpusterlengo, "Il Cittadino", 23/12/1966. Festa ai Cappuccini, "Il Cittadino", 1/9/1967. Due Vescovi ai Cappuccini di Casale, "Il Cittadino", 8/9/1967. Festa annuale al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 30/8/1968. Solennit mariana al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 13/9/1968. Antica fede e folclore al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 12/9/1969. 1900 della Incoronazione della Madonna dei Cappuccini a Casale, "Il Cittadino", 4/9/1970. A Casale eretta la parrocchiale dei Cappuccini, "Il Cittadino", 11/9/1970. Feste mariane a Casale e i quattro secoli della venuta dei Cappuccini, "Il Cittadino", 30/8/1974. Festa al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 31/8/1973. Salvatore da Rivolta e la sua cronaca, 1973, pagg. 339-351 di Metodio di Nembro - Fondazione del Convento di Casalpusterlengo. 1574 - IV Centenario - 1974, "La Madonna dei Cappuccini", numero unico, autori diversi. I Cappuccini e la Madonna diS. Salvario, "Cammino", agosto-settembre 1974, pp. 236-244. La festa della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 19/9/1975. Casalpusterlengo borgo antico, di Franco Fraschini, vol. I, 1976, pp. 100-115. Casalpusterlengo - Appunti di storia locale - Le traverse del Santuario Madonna dei Cappuccini. "Il Nuovo Broletto", febbraio 1978. Casalpusterlengo - 1805 - Pagine di storia -1 Frati Cappuccini cacciati da Casale da Napoleone, "Il Nuovo Broletto", luglio 1978. Il primo Parroco di S. Salvario, Padre Sergio Caglio, lascia la parrocchia dei Cappuccini, "Il Cittadino", 7/9/1979. Parrocchia dei Cappuccini - Il saluto del nuovo Parroco Padre Luigi Caserini, "Il Cittadino", 12/10/1979. 2000 anniversario dell'Incoronazione della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 1/8/1980. Casale in festa - La Madonna dei Cappuccini nel secondo centenario dell'Incoronazione, "Il Cittadino", 5/9/1980. Affollatissimo il Santuario dei Cappuccini - Solenne pontificale del Card. Opilio Rossi, "Il Cittadino", 12/9/1980. La chiusura dei festeggiamenti al Santuario della Madonna dei Cappuccini -Due secoli di storia..., "Il Cittadino", 26/9/1980. La Madonna dei Cappuccini, secondo centenario della Incoronazione, 1980, autori diversi. Furto sacrilego ai Cappuccini: i preziosi ex-voto che si trovavano nella nicchia centrale, "Il Cittadino", 23/1/1981. "La Madonna dei Cappuccini", un santuario sempre vivo, "Il Cittadino", 4/9/1981. Casalpusterlengo - Madonna dei Cappuccini - Festa in Santuario, "Il Cittadino", 27/8/1982. La Visita Pastorale, "Il Cittadino", 1 e 8/10/1982. Casalpusterlengo - Si rinnova ogni anno la devozione dei fedeli al Santuario della Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 2/9/1983. Visita del Card. Giovanni Colombo ai Cappuccini, "Il Cittadino", 7/9/1984. La "Nuova Biblioteca Mariana" nel Santuario della Madonna dei Cappuccini a Casalpusterlengo, Rivista francescana "Cammino-Scintilla", giugno-luglio 1985. Casalpusterlengo - Il Santuario della Madonna dei Cappuccini, 1987, di Don Giulio Mosca. Cappellette - I Madunin de Casal e d'i pas visin, 1987, autori diversi. Monumenti e opere d'arte nel Basso Lodigiano... Santuario della Madonna dei Cappuccini, di Mario Marubbi, 1987, pp. 37-38. Santuario della Madonna dei Cappuccini: il 25 di Padre Caserini e i 450 anni dei Cappuccini in Lombardia, "Il Cittadino", 24/5/1985. Una mostra dedicata ai 450 anni di presenza dei Cappuccini in Lombardia, "Il Cittadino", 30/8/1985. Il Lodigiano in pellegrinaggio alla Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 29/8/1986. Anniversario 206 della Incoronazione - Alle celebrazioni i Vescovi: Bossi, Garava glia e Magnani, "Il Cittadino", 5/9/1986. Le comunit del Vicariato e la Madonna dei Cappuccini. "Il Cittadino", 28/8/1987. Un Santuario per l'Anno Mariano: la Madonna dei Cappuccini, "Il Cittadino", 4/9/1987. Dalla Casa Circondariale di Lodi i detenuti in pellegrinaggio, "Il Cittadino", 6/5/1988. Camminiamo nella Diocesi di Lodi alla scoperta dei Santuari mariani: la Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo, "Il Cittadino", 2/9/1988. Padre Luigi Caserini lascia i Cappuccini di Casale, "Il Cittadino", 16/9/1988. Benvenuto Padre Mariano, nuovo Parroco dei Cappuccini, "Il Cittadino", 28/10/1988. Padre Carlo Maria Vigevano da Abbiategrasso (1825-1859) Cappuccino... e Maria lo prese con s..., 1988, di Evaldo Giudici e Apollonio Troesi. Tutto bene per la Filodrammatica "Padre Carlo d'Abbiategrasso", "Il Cittadino", 5/5/1989. Alla Madonna dei Cappuccini 210 anni dopo la Incoronazione, "Il Cittadino", 25/8/1990. Mons. Capuzzi e Mons. Staffieri al Santuario dei Cappuccini, "Il Cittadino", 1/9/1990. La Madonna dei Cappuccini, bimestrale del Santuario, compie nel 1991 il suo 44 anno di vita, "La Madonna dei Cappuccini", aprile 1997. 211Anniversario alla Madonna dei Cappuccini di Casale, "Il Cittadino", 31/8/1991. ...C' Padre Carlo! Biografia di P. Carlo d'Abbiategrasso cappuccino, 1a ediz. 1979; 2a ediz. 1992. 2 - ARCHIVI E DOCUMENTI REPERIBILI 1) Roma, Archivio della Postulazione Generale dei Cappuccini (APGC) Conserva le copie pubbliche dei Processi di Milano e di Lodi, una copia della deposizione di p. Arsenio da Brescia nel processo rogatoriale di Bergamo e una inedita primitiva Informatio sulle virt eroiche e fama di santit del Servo di Dio: 1) APGC, n. 62/1: Copia Publica transumpti Processus rogatorialis ordinaria auctoritate contructi in Curia ecclesiastica Mediolanensi super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso sacerdotis professi Ordinis Minorum Sancti Francisci Capuccinorum. Vol. unic. Gustavus adv. Savignoni S.R.C. Cancellarius et archivista. Anno 1904. Manoscritto cartaceo, datato 7 novembre 1904, si compone di ff. 1r-302v, scritti su entrambi i lati e numerati sul recto, di dimensioni cm. 27x20. Legatura orig. in pergamena. Buono stato di conservazione. In questo processo rogatoriale sono raccolti diversi documenti autentici che vengono qui elencati con la numerazione originale: Documenti nel Processo rogatoriale di Milano 1. Attestato autentico della nascita e battesimo di p. Carlo da parte del prevosto Parroco don Stefano Balconi, Abbiategrasso 15 febbraio 1899 (f. 258r). Attestato di cresima rilasciato da don Luigi Magnaghi, Abbiategrasso, Prepositurale di S. Maria Nuova, 15 febbr. 1899 (f. 258r-v). Attestato di vestizione e professione rilasciato dal min. prov. p. Guglielmo M. da Bergamo, Milano S. Cuore, 28 giugno 1899 (258v-259r). Documento del diaconato rilasciato dal vicario generale di Milano Mantegazza, Milano, Curia arciv. 20 giugno 1899 (ff. 259r-v) Dichiarazione rilasciata dalla Pretura di Abbiategrasso su richiesta di don Palazzi sullomicidio fatto dal Pistoletti e Gardinetti (259v-260r). A questa segue una dichiarazione dello stesso Palazzi dal titolo: Osservazioni di fatto sulla vita secolare del Padre Carlo di Abbiategrasso (ff. 260r-262r). Decreto del min. prov. Paolino da Verdello perch i frati si presentino al processo, Milano 30 gennaio 1899 (f. 262r). Testimonianza con giuramento di p. Benvenuto da Darfo dellapparizione di p. Carlo dopo morte al guardiano p. Daniele da Bergamo, con firme di autenticazione da parte di fr. Giustino da Lovero, Guglielmo da Bergamo, Brescia 28 febbr. 1899 (ff. 262r-v). Lettera e testimonianza su p. Carlo fatta da Giovanni Battista Vigevano, cugino? Di p. Carlo, 9 ottobre 1900 (ff. 262v-264v). I resti mortali di Padre Carlo (Casalpusterlengo 5 mg): dal giornale Lega Lombarda 7-8maggio 1898 (ff. 264v-265v). 2) APGC, n. 62/2: Copia Publica transumpti Processus rogatorialis ordinaria auctoritate contructi in Curia ecclesiastica Laudensi super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso sacerdotis professi Ordinis Minorum Sancti Francisci Capuccinorum. Vol. unic. Gustavus adv. Savignoni S.R.C. Cancellarius et archivista. Anno 1904. Ms. Cart., datato 7 nov. 1904, si compone di ff. 1r-432v, scritti su entrambi i lati e numerati sul recto, di dimensioni cm. 27x20. Legatura orig. in pergamena. Buono stato di conservazione. Anche in questo processo rogatoriale sono raccolti 25 documenti autentici qui segnalati con la numerazione originale (cf. ff. 351v-352v): Documenti riportati nel Processo rogatoriale di Lodi Litterae obedientiales Patris Provincialis Cappuccinorum pro religiosis suis ut in Processu sistere possint coram iudice, Milano 10 maggio 1899 (ff. 395v-396r). Dichiarazione del medico dott. Carlo Cesaris che assistette il P. Carlo nella sua infermit, Casalpusterlengo 28 nov. 1898 (ff. 356r-357r). Dichiarazione del medico dott. Giacomo Bianchi, interessante il fatto narrato nel n. 140 degli articoli stampati (cio la malattia e guarigione del quattordicenne Andena Ercole (ff. 357v-358v), Casalp. 4 maggio 1898. Documentum IV (deest): Dichiarazione del chimico farmacista Edoardo Nolfi, interessante il fatto narrato nel N. 27 degli Articoli manoscritti. Narrazione di una guarigione ottenuta per intercessione del P. C. da un giovanetto di Maleo, certo Salari Luigi, stesa dal sac. D. Enrico Tarenzi (Maleo 16 genn. 1899), e firmata da vari testimoni e dallo stesso Parroco di Maleo (10 febbr. 1859, 10 genn. 1900) (ff. 358v-360v). Certificato di nascita e battesimo del p. Carlo, steso da prev. Parroco Stefano Balconi, Abbiategrasso 1 gennaio 1899 (ff. 361r-v). Certificato di cresima 1836, fatto da p. Luigi Magnaghi, Abbiategrasso 15 febbr. 1899 (ff. 361v-362r). Attestato di S. Ordinazione al Presbiterato il 26 dic. 1855 dal vescovo Carlo Caccia Dominioni, firmato dal vic. generale Montegazza, Milano 20 giugno 1899 (362r-v) Attestato di professione religiosa avvenuta il 30 marzo 1855 a Mi S. Vittore (vestizione 8 nov. 1852), Fr. Guglielmo M. da Bergamo, min. prov. Dal convento del S. Cuore di Milano, 28 giugnoi 1899. (ff. 362v-363r). Vita del P. Carlo esposta da G. Olmi (Genova 1877) (ff. 363r-383v). Copia autentica di quattro lettere autografe del P. Carlo esistenti nellArchivio del R. Tribunale C. e P. di Pavia allegati al Processo inquisito contro certi Luigi Pistoletti e Dionigi Gardinetti imputati di omicidio con rapina (Abbiategrasso 1851 (ff. 384v-387r): 182, CLXVII: Biglietto al Luogotenente di Pretura, 29 genn. 1851 (ff. 384r-384v). 183, CLXVIII: Lett. al Giudice: Abbiategrasso il 29 gennaio 1852 (ff. 384v-385r). 185, CLXX: Lett. allImperiale Regia Pretura di Abbiategrasso, 15 ottobre 1850 (ff. 385r-385v). 187, CLXXII: Idem, 1 novembre 1850 (ff. 385v-386v). Segue lautentica del sac. Ferdinando Rodolfi Professore del Seminario e Coadiutore Tit. a San Michele (Pavia, dalla Basilica di S. Michele Maggiore, 2 agosto 1900) (ff. 386v-387r). Lettera dellImperial delegazione al Commissario dei Cappuccini, Lodi, 11 novembre 1858 (ff. 387r-388r). Lettera del Vicario Generale Don Luigi Anelli, allImperial Regia Delegazione Provinciale, Lodi, dalla Curia Vescovile, 8 novembre 1858 (ff. 388r-389v). Lettera del Prevosto Don Luigi Veneroni a mons. Vicario Generale, Casalpusterlengo 9 nov. 1858 (ff. 389v-391r). Lettera di p. Francesco da Bergamo allImperial Regia Delegazione Provinciale, Milano, 18 novembre 1858 (ff. 391r-391v). Lettera di p. Francesco da Bergamo alla Curia Vescovile di Lodi, Milano 18 nov. 1858 (ff. 392-393, qui conta per pagina). Lettera di mons. Gaetano Benaglio vesc. di Lodi, Dal Palazzo Vescovile, 29 nov. 1858 (ff. 393-394). Lettera di mons. G. Benaglio al p. Commissario Provinciale Francesco da Bergamo, Lodi, Curia Vesc. 1 dicembre 1899 (ff. 395-396v). Lettera di P. Francesco da Bergamo al vescovo di Lodi, Milano 7 dic. 1858 (ff. 396v-397v). Storia di Casalpusterlengo del prof. D. Luigi Alemanni, dalla p. 129 alla p. 133 (Lodi, Tip. Vesc. Quirico e Camagni, 1896) (ff. 398r-402v). Dal giornale Il Cittadino di Lodi, anno IX, n. 18, p. 3, col. 1 in Cronaca (30 aprile 1898) (ff. 402v-403r). Dallo stesso giornale, an. IX, n. 19, p. 2, col. 2-3 (7 maggio 1898) (ff. 403r403v). Giovanni da Milano, Il trasporto delle ossa di P. Carlo di Abbiategrasso sacerdote cappuccino: dagli Annali Francescani, an. XXIX, n. 15, p. 452-455, 1 agosto 1898 (ff. 403v-408r). Continua lo stesso articolo, ma qui firmato da p. Giustino da Lovero, in Annali Francescani, an. XXIX, n. 16, p. 484-488, 16 agosto 1898 (ff. 408r-414r) Continua lo stesso articolo, ma qui firmato da p. Giustino da Lovero da Casalpusterlengo, 13 giugno 1898: Annali Francescani, an. XXIX, n. 17, p. 516-518 (ff. 414r-416v) 3) APGC, n. 62/3: Mediolan. seu Lauden. Exemplum seu transumptum processusu rogatorialis in Civitate Bergomensi peracti in causa beatificationis et canonizationis Servi Dei P. Caroli ab Abbiateghrasso O.M.S. Francisci Capuccinorum. Ms. cart., datato 23 febbraio 1920, si compone di ff. 1-60 scritti su entrambi i lati e numerati sul recto, di dimensioni 31x21. Legatura in cartoncino grigio. Buono stato di conservazione. Raccoglie, in copia autentica, la deposizione di p. Arsenio Comincini da Brescia rilasciata nel 1899. Allultimo foglio, si leggono due autentiche del documento: Ex Cancelleria Sacrae Rituum Congregationis = Hoc exemplar Processus Rogatorialis in Civitate Bergomensi confecti in Causa Beat. Et Canonizationis Servi Dei Caroli ab Abbiategrasso O.M.S. Francisci Capuccinorum, constans pag. 59 concordat cum respectivo tramsumpto asservato in Cancellaria Sacrae R.tuum Congregationis. In fidem Romae 15 XII-[19]04. Sac. adm. Joannes Catri (?) S.M. not. et Cancellarius. Questa autentica scritta sul lato sinistro del f. trasversalmente dal basso in alto e porta il timbro della Cancellaria della Congr. dei Riti. Una seconda autentica si legge nelle ultime righe del fascicolo: Transumptum hoc conforme est originali quod asservatur in Curia Archiepisc. Mediolanensi. Mediolani, die 23 februarii 1920. Sac. Carcano Carolus, Cancellar. Archiep. 4) APGC, n. 62/4: Catalogus testium eorumque scientiae causa ex processu Laudensi, ex processu Mediolanensi. Ms. cart., non rilegato, non datato [sul foglio iniziale facente funzione di frontespizio stata scritta a matita: 1908, Servo di Dio Carlo da Abbiategrazzo]. Si compone di 344 ff. scritti su entrambi i lati e numerati sul recto, di dimensioni 28,5x20. Buono stato di conservazione. Questa raccolta sembra una prima Informatio sulle virt e fama di santit del Servo di Dio che avrebbe dovuto essere poi pubblicata, ma rest manoscritta fino ad oggi. 2) Roma, Archivio Generale dei Cappuccini (AGC) Catalogo dei documenti e manoscritti che si riferiscono al Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso ( 1859) I AGC, cart. MD Servi Dei: P. Carolus de Abbiategrasso, prov. Langobardicae ( 1859) [elenco dei documenti come si trovano con un numero progressivo] Copia del libretto di G. Olmi, Una gemma dellOrdine de Cappuccini, ossia Brevi cenni biografici del P. Carlo dAbbiategrasso scritti da G. Olmi terziario di S. Francesco. Genova, Tipografia vescovile, 1877. 12 cm., 40 p. [Ex libris: P. Egidio da Milano, Cappuccino. Brescia per Sal]. Lettera di Francesco Palazzi prevosto di Abbiategrasso a P. Egidio da Milano, Abbiategrasso 5 marzo 1875 [originale, autografa]: M.to Rev.do P. Egidio Perdoni se un po tardi ho riscontro al di lei foglio 23 p.o p.o Febrario essendomi trovato alquanto di salute affranta. Le notizie riferibili al venerando P. Carlo di Abbiategrasso le ebbi gi dettagliate e spedite al Padre Policarpo che me le richiese appena morto il sullodato Padre Carlo. Eccole tuttavia ripetuti cenni sul medesimo: egli fu sempre anche da ragazzetto di ottima indole e di forbita piet. Lontano dai compagni e solamente amico della Chiesa, e dato allubbidienza de suoi genitori, ed ai piccoli suoi affari di famiglia, che dal suo canto si trattavano colla pi scrupolosa coscienza. Perocch essendo la professione del Padre quella di mercantello di telerie, egli nellaiutarlo nella vendita, inanzi tutto indigava quali diffetti avessero, e subito gli scopriva allacquirente non senza dispiacere del padre, per il che questultimo trovavasi nella posizione di far senza di tale angelico aiutante. Frequentissimo a tutte le ufficiature, pratiche di piet, ogni festa accostavasi ai SS. Sacramenti, e lo scrivente non tanto ascoltava la sua voce, bens leggeva nel suo volto scorrere le lagrime di un innocenza penitentissima. Ritirava seco alcuni ragazzi, disponendoli alla confessione, ed al dopo [pranzo?] / conducevali seco al passeggio la cui meta era ad una chiesa o il cimitero istruendoli nella preghiera dei vivi e dei morti. Straordinaria era la sua carit, che tutto avrebbe voluto fossero del cuore di Dio. Visitava anche qualche infermo e prestava loro i migliori offici con parole consolanti. Anzi il suo spirito di bont si spinse una volta alleccesso. Trovavasi in queste carceri un delinquente per omicidio, e temendosi piombasse su di lui per giudizio statario la condanna di morte, egli portossi di solo allUfficio pretoriale affinch in luogo del reo si puonesse lui anche colla morte. Egli non aspirando che alla pi cruda penitenza voleva ricoppiare in se stesso Ges Crocefisso e per potere liberamente appagare il suo voto, preg lo scrivente acci lo ricevessero li R.R. PP. Cappuccini. Lo accolsero infatti, ma debole di salute venne rimmesso alla sua famiglia onde se ne procurasse miglioramento. In questo frattempo erano presso di me in una giornata li RR. PP. Mansueto = Francesco Maria prov.le = Padre Cesare secretario e Padre Pino. Eravamo a tavola, e comparve il novizio. Non pregava, ma piangeva per essere ancora accettato al convento. Tutti ammutolirono, e lo scrivente / rimandando il novizio alla sua casa gli disse: Va non dubitare, che siccome Iddio ti vuole, il tuo voto si compir. Poi rivoltomi ai Padri dissi loro: Lo accettino questo angelo, che deve finire ad essere collocato sugli altari. Tanto bast che laccettarono prontamente. Del resto il sacerdote che scriver la sua vita potr avere contezza di questo religioso sino alla sua morte assumendone le informazioni di tutto da suoi correligiosi. Tanto per di lei norma e ad esito del suddetto suo foglio nellatto che la prega raccomandarmi al Signore nelle sue sante orazioni. Mi pregio dessere colla pi distinta stima e considerazione Suo divot.o S.re d. Francesco Palazzi Prev. Parr. V.T. 3. Guarigioni di febbri a mille guarigioni [2 pp.]- Appunti di guarigioni operate da padre Carlo: tre guarigioni nel 1859 quando era in vita; e altre quattro negli anni successivi, nel 1860, luglio 1864 e 1867 o 68 [forse sono appunti di qualcuno che stava raccogliendo materiale per la vita di p. Carlo]. Lettera di don Francesco Palazzi al padre guardiano del convento di S. Vittore allOlmo a Milano, Abbiategrasso il 25 ottobre 1852. [originale, autografa.]. la lettera portata a Milano dal padre di p. Carlo. Sulla busta conservata si legge: Informazione segreta. la lettera pubblicata in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 57 e in P. Evaldo, Appunti per una vita, p. 101, dove per non pubblicata la conclusione, che questa: Accolga M.o Rev.do Padre i sensi di quella stima e profondo rispetto nei quali mi pregio raffermarmi Della P.V.M.o Rev.da Abbiate.so il 25 8bre 1852 Obb.o e devot.o Serv.re d. Franc.o Palazzi. Attestato del battesimo di Vigevano Gaetano ricevuto il 30 agosto 1825, ricavato dallArchivio di S. Maria Nuova, inviato da don Francesco Palazzi da Abbiategrasso il 29 ottobre 1852 [foglio autografo con timbro di S. Maria Nuova]. Attestato della cresima ricevuta da Vigevano Gaetano nel 1836, e ricavato dai Registri dei cresimati conservati nellArchivio di S. Maria Nuova di Abbiategrasso, inviato da don Francesco Palazzi [foglio autografo con timbro di S. Maria Nuova, in data: Abbiategrasso il 29 ottobre 1852]. Foglietto stampato (13 x 9 cm.) di aggregazione al Culto perpetuo di S. Giuseppe sposo di Maria Immacolata. Stampato a Milano, die 12 decembris 1854, Tip. Arciv. Ditta Boniardi-Pogliani di E. Besozzi. 10 cm. Inizia cos: Il divoto di S. Giuseppe il Frate Carlo da Abbiategrasso chiamato ad onorarlo con culto speciale il giorno ultimo dogni mese e dogni anno [Le parole in corsivo sono scritte a penna]. Due fogli di note che narrano laccorrere della gente a ricevere benedizioni da P. Carlo ogni giorno con anche 12 carrozze davanti al convento, e come la gente aspettava lungamente il suo turno, e come, anche dopo la morte del Padre, la gente si portava davanti al quadro di P. Carlo in sagrestia, e poi fu posto nel coretto, e che per 5 o 6 anni la tomba non aveva un filo derba perch la gente levava la terra come reliquia e riceveva grazie [1 foglietto]. Attestazione di Fr. Silvestro che accompagnava P. Carlo a celebrare messa alla Bucasca e la gente al suo passaggio si inginocchiava. Poi che gli albergatori di Casale dissero che non ebbero tanto concorso come nel tempo di P. Carlo. E che venendo il medico per un frate visit anche p. Carlo che gli fece in due giorni cinque salassi che lo sfinirono [2 foglietto]. Purtroppo sono due foglietti senza data. Lettera di Fr. Alessandro da [Piacenza?] a p. Egidio da Milano, Piacenza, 21 aprile 1875 [orig., autogr.]: Rev.do P. Egidio amatiss. Ho eseguito immediatamente la sua commissione presso dei Bertola, i quali promettevano di spedire subito jersera le pagelle desiderate da codesto loro P. Guardiano, al quale favorisca presentare miei ossequi. Il Lazarista etc. proprio il Sig. Tornatore; e lho gi pregato, prima anche di ricevere la preg. sua del 19 aprile, di estendere di suo pugno una relazione intorno alla visita fatta col Servo di Dio P. Carlo. Lo far, ma con comodo; del resto, da quanto mi disse il Sig.r Tornatore, limpressione sua fu favorevolissima, e trov nel P. Carlo tutti i caratteri di santit. Noti che il Tornatore pure un santuomo. Il P. Angelico da Mombello, amico, sin nel secolo, e compagno del nostro P. Basilio dal Ponte dellOlio, mi manda alcuni cenni, arrivatimi in questo punto, che io accludo qui. Metto in questo incarto anche una lettera autografa che teneva qui in Piacenza il Conte Giuseppe Nasalli, il quale gentilmente me la prest. Affido il tutto a V.P.R. senza avere io tempo di dare una scorsa agli scritti. Il P. Angelico mi dice di avere alcune lettere del P. Basilio. Io ricordo di avere lette alcune lettere stampate da quel P. Damiano da Viareggio (Missionario Prefetto, poi spogliato e morto miseramente in una locanda), il quale faceva menzione della devozione che anche i Musulmani hanno al Sepolcro del P. Basilio (sebbene non si sappia precisamente ove labbiano deposto), sicch per devozione si portavano di l sassolini per reliquia. Io non saprei adesso ove trovare queste poche lettere stampate di detto P. Damiano. Termino questo mio scarabocchio scritto in mezzo a mille impicci, chiamate di gente ecc. Ma V.P. mi ha sempre compatito, lo far anche oggi. Tanti saluti dal P. Provinciale e dal Piacenza 21 agosto 1875 Suo Aff.o Ser. F. Alessandro da P.[iacenza?] Capp. Lettera necrologica del Padre Daniele da Bergamo guardiano del convento di Casalpusterlengo, in data 21 febbraio 1859 al Guardiano del convento di Cremona [originale, autografa, forse], con un P.S. di altra mano, ma significativo: Oltre a quanto si detto di sopra ad encomio del nostro Confratello posso altres aggiungere a gloria di Dio, che tutto il Rev.do Clero di Casale colla rispettiva Confraternita sta apparecchiandosi per esprimere con solenni funerali lestimazione grande, e venerazione, che si meritata la vita edificante del Nostro buon P. Carlo. Copie dei documenti n. 2, 4-6 [3 pagine mss., cm. 29,5 x 21, forse di p. Egidio da Milano]. Due fogli manoscritti che raccolgono appunti sulla vita di P. Carlo dal noviziato al convento di Casalpusterlengo [altra mano, fogli 29,5 x 21 cm.]. Due fogli ms. [29,5 x 21 cm] che trattano in breve la storia della Madonna di Casalpusterlengo fino alla festa dellIncoronazione del 1780. Copia della dichiarazione rilasciata dalla Pretura abbiatense dietro verbale richiesta dello scrivente Prev. Palazzi [mano calligrafica ignota. cf. P. Idelfonso Aliverti da Vacallo, Vita del Servo di DioCasalpusterlengo 1945, p. 48; P. Evaldo Giudici, Appunti per una vita, p. 85s]. Copia delle Osservazioni di fatto sulla vita secolare del P. Carlo dAbbiategrasso Capp., di don Francesco Palazzi [testo s.d. edito in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 39-40]. Copia della Relazione del Vicario Generale di Lodi Canonico L. Anelli, alla Imperial Regia Delegazione Provinciale, Lodi, dalla Curia vescovile, 8 novembre 1858 (N. 21 P.R.) [edita in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 198-199; Giudici, Appunti per una vita, p. 360-361]. Copia della lettera di Pindacci, della Imperial Regia Delegazione Provinciale, al P. Commissario Provinciale p. Francesco da Bergamo, Lodi, 11 nov. 1858 (N. 155 P.R.) [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 200; anche, ma non integralmente, in Giudici, Appunti per una vita, p. 364]. Copia della Risposta del ministro provinciale dei Cappuccini in Lombardia p. Francesco da Bergamo a Pindacci della Imperial Regia Delegazione Provinciale, Milano, 18 nov. 1858 (N.80). [edita in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 201; brano in Giudici, Appunti per una vita, p. 366]. Copia della lettera di p. Francesco da Bergamo alla Curia Vescovile, Milano, 18 nov. 1858 (N. 81). [edita in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 201-202; brano in Giudici, Appunti per una vita, p. 366]. Copia di lettera del vescovo Gaetano Benaglia a P. Gianmaria Bassi da Milano, vicario del convento dei cappuccini di Casalpusterlengo, Lodi, 29 nov. 1858 (N. 1040). [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 204-205; Giudici, Appunti per una vita, p. 371-372]. Copia della lettera del vesc. G. Benaglia al ministro provinciale P. Francesco da Bergamo, Lodi dal Palazzo Vescovile, 1 dicembre 1858 (N. 1052). [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 202-203; Giudici, Appunti per una vita, p. 372-373]. Copia della lettera di P. Francesco da Bergamo al vesc. Benaglia, Milano, 7 dic. 1858 (N. 85). [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 203-204; un breve cenno in Giudici, Appunti per una vita, p. 374]. Altra copia della lettera circolare necrologica di P. Daniele da Bergamo [cf. sopra, n. 10]. Copia dellIscrizione della lapide posta al Campo Santo: In questa sepulcrale solitudine - Riposano in pace - Le sacre ceneri del sacerdote Cappuccino Padre Carlo VigevMadonna mi ha guarito. Li portava dentro la bottega per far vedere a pap quanto il suo amico era soddisfatto. Mostrava agli avventori i difetti dei tessuti (1997). Il quadro del Sacro Cuore (1997). Era lo spettacolo della domenica pomeriggio (1995). Era lo spettacolo della domenica mattina. Chiese di sostituire due condannati a morte (1997). Pap vuole che Gaetano si sposi (1997). Non ci guard neppure in faccia (1997). In casa di don Palazzi, il Provinciale decide per la riammissione di Gaetano al convento di san Vittore (1997). Innanzi al Crocifisso stava inginocchiato pi ore e le sorelle (2000). Aveva una speciale attrattiva verso gli infermi e i poveri. D - Conservati nel BCCMUSEUM Attribuito a fra Camillo Kaiser (XIX sec.), ritratto dal Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso, sacerdote cappuccino. Tecnica: olio su tela (20 x 15). Catalogato APCL 0020 Ignoto (XIX sec.), Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso, OFMcap. Materia eTecnica: olio su compensato (36,5 x 42). Catalogato APCL 0052. Ignoto (XIX sec.), cassa del sandalo di P. Carlo dAbbiategrasso, OFMcap. Materia: legno (7 x 29,5 x 14). Catalogato APCL 0408. Fra Damaso Bianchi (1999), acquarello, raffigura il Servo di Dio della tradizionale iconografia, benedicente i fedeli con laspersorio. Non trovata in MUSEUM, provare a chiedere a P. Fedele. Fra Umberto Cuni Berzi, tavola conservata in Museo, pubblicata dalla Velar in Santi Cappuccini Lombardi, 2005. Trovato nulla di questo frate, ho trovato solo 3 opere di padre Umberto Soranzo che ha dipinto il Volto Santo, la Madonna con Bambino e delle donne che raccolgono il fieno. Non credo siano queste che le interessano. E Convento Sabbioni di Crema Paolo Zambellini, pittore lodigiano. Listituzione delle SS. Quarantore: raffigura Frati in adorazione dellEucarestia in un ostensorio poggiato sullaltare. Si notano due Frati vissuti per breve tempo nel Convento dei Sabbioni di Crema: il Beato Innocenzo da Berzo e il Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso. Tecnica: affresco. Ubicazione: Chiesa del convento, sulla parete a dx del presbiterio. 20. ArchPC, Cartella n. 20 Repertorio di documentazione a partire dallanno 1908 al 2003, pp. 143 (utilizzata nei singoli capitoli). 21. ArchPC, Cartella n. 21 Abbiategrasso Ricerche del dr. Mario Comincini e articoli vari 5) Archivio di Stato di Milano (Ricerca dott. Mario Comincini) Sono stati consultati i seguenti fondi: - Processi politici - Questura - Questura Gabinetto - Cancellerie austriache - Regio Governo di Lombardia Nessun documento stato reperito su Padre Carlo di Abbiategrasso. Abbiategrasso, 3 febbraio 2010 6) Archivi di Abbiategrasso (Ricerca dott. Mario Comincini) 1 - Archivio Comunale. E' dotato di un inventario assai analitico, redatto in anni recenti secondo le indicazioni della Soprintendenza Archivistica della Lombardia. Sono state consultate le buste che, per la materia, potevano avere attinenza col nostro argomento. Nessun documento reperito. 2 - Archivio Parrocchiale di S. Maria Nuova. Privo di inventario recente. Sono state consultate tutte le buste che, per arco cronologico e/o per materia, potevano avere attinenza col nostro argomento (Delegazione Provinciale, Curia, Estranei, Pretura, Prepositura ecc.). Si reperita solo una lettera della Curia Arcivescovile di Milano al prevosto Balconi, datata 31 agosto 1907, con la richiesta di acquisizione in luogo di eventuali scritti di padre Carlo, per la causa di canonizzazione allora aperta; non c' traccia di una eventuale risposta (cartella 51 - si allega copia fotostatica). Dai registri anagrafici di questo archivio, se necessari, si possono ricavare i dati relativi ai congiunti di padre Carlo: genitori, fratelli ecc. 3 - Archivio Parrocchiale di S. Pietro. Nessun documento reperito. 4 - Archivio Parrocchiale di S. Antonio Abate, localit Castelletto. Nessun documento reperito. Abbiategrasso, 28 ottobre 2008 7) Archivi e Biblioteche di Milano e altrove (Ricerca avv. Silvano Vona e dott. Mario Comincini) Cfr. ArchPC, cartella n. 1. 8) Archivio storico Diocesano Diocesi di Lodi ASDL (Ricerca D.G. Mosca) In Serie Processi Beatificazione e Canonizzazione: Processus pro sanctificatione P. Caroli de Abbiategrasso OFM Capp: plico sigillato del primo Processo; carteggio completo relativo al tentativo di allontanamento di P. Carlo da Casalpusterlengo da parte dellautorit civile; Stato effettivo della famiglia religiosa dellanno 1858; Verbale dellesumazione dei resti mortali di Gaetano Vigevano in Religione Padre Carlo dAbbiategrasso dellOrdine dei Cappuccini, rogito notarile 21 maggio 1897; Minuta della lettera della Curia Vescovile alla Prefettura, con la quale si dichiara conforme a verit quanto esposto dal Padre Guardiano di Casalpusterlengo, al fine di ottenere la autorizzazione a trasferire le ossa di P. Carlo al Santuario (senza data); Processo verbale dellesame delle ossa che si ritengono essere appartenute al R. Cappuccino Padre Carlo da Abbiategrasso al secolo Vigevano Gaetano, fatto a cura del Consiglio Sanitario Provinciale di Milano, rogito notarile 2 marzo 1898; Verbale del trasporto delle spoglie R Padre Carlo da Abbiategrasso al secolo Vigevano Gaetano fatto dal cimitero Comunale di Casalpusterlengo alla chiesa di San Salvario o dei Cappuccini, rogito notarile 4 maggio 1898; Testimonio del cancelliere vescovile Don Abele Tornielli di aver constatato che i sigilli apposti alla cassetta contenenti i resti mortali di Padre Carlo erano intatti al momento della deposizione nel sepolcro della chiesa dei Cappuccini, in data 12 luglio 1898; De recognitione et translatione exuviarum Servi Dei Fr. Caroli ab Abbiategrasso Ord. Fr. Minor. Cap. Casalpusterlengo 1932; In Serie Vescovi cart. 33 Mons. Benaglio e cart 56 Mons. Rota: nessuna notizia relativa a Padre Carlo; In Serie Registri Licenze Confessioni: registro 1790-1870: no Padre Carlo dAbbiategrasso; In Serie Parrocchie: Parrocchia di Casalpusterlengo b I S. Maria Madre del Salvatore fasc 221 Santuario: rappresentanza ufficiale di Abbiategrasso alla traslazione delle spoglie di P. Carlo dal cimitero al Santuario 4.5.1898; ivi: domanda e concessione della facolt di impartire la Benedizione Eucaristica solenne il 21 febbraio di ogni anno, anniversario della morte del servo di Dio P. Carlo dAbb; ivi fasc 222 Padri Cappuccini: non ci sono altri documenti relativi a P. Carlo. Da un controllo del catalogo dellArchivio della Mensa Vescovile, che ha anche reparti non riguardanti lamministrazione dei beni della Mensa, nessun accenno a Padre Carlo. 9) Archivio parrocchiale Parrocchia SS Bartolomeo e Martino in Casalpusterlengo (Ricerca D.G. Mosca) Nei Registri dei Defunti: atto di morte di Padre Carlo. Atto di morte di Don Francesco Pesatori Nei Registri dei Morti (anagrafe civile): atto di morte di P. Carlo; Collezione 6 registri manoscritti e dattiloscritti della Cronaca della Parrocchia di Casalpusterlengo del Parroco Mons. Cesare Manzoni, dal 1916 al 1944. Non si ritrova il vol. 7 (vedi cap. 10); Collezione de La Fiaccola settimanale della Parrocchia, dal 1950 al 2008. Fu fondato nel 1917, ma sono state conservate le annate precedenti; Cart. 27, 1 e 2 Cappuccini, Santuario Madonna, nei quali stato riunito il materiale riguardante Santuario e Religiosi. Copiosa documentazione della seconda Incoronazione 1930 e del 2 Centenario 1980. Non c altro riguardante P. Carlo; Archivio Fabbriceria Parrocchiale: gestione amministrativa dei beni in ordine cronologico, annuale. Tra i beni, la chiesa di San Salvario assegnata alla Chiesa Parrocchiale come sussidiaria dopo la 1 soppressione del 1805, e lo stesso convento, donato alla Fabbriceria da Don Novasconi, da dare in usufrutto ai Frati Cappuccini alla ricostruzione della Casa Religiosa. Non risultano accenni a P. Carlo; Neppure risultano accenni negli altri cart. Il sottoscritto ha riordinato lArchivio, or sono vari decenni, e ne ha fatto uso per i vari volumi dedicati alla storia di Casalpusterlengo. 10) Archivi Parrocchiali nella Diocesi di Lodi (ricerca D.G. Mosca) Archivio Parrocchia di Somaglia, alla ricerca della Vacchetta di sacrestia anno 1858, per una conferma della Messa celebrata da Padre Carlo il 15 agosto. Le vacchette non sono state conservate. Archivio Parrocchia di Livraga, dove stato parroco Mons. Sante Peviani gi chierichetto di Padre Carlo: nella Cronaca della parrocchia lultima Messa celebrata nel Santuario al compimento dei 90 anni, il 14.2.1938. Da una rapida consultazione di varie cartelle, non risultata alcuna memoria relativa a Padre Carlo. Archivio Parrocchia di Santo Stefano Lodigiano, dove Mons. Peviani stato parroco: nessun scritto relativo a Padre Carlo. E un archivio che io, come parroco, ho sistemato perfettamente, catalogando il tutto. Altri Archivi Parrocchiali che io ho sistemato nel giro di quasi trentanni: Santa Cabrini, Lodi - Brembio - Castiglione dAdda Mirabello Melegnanello - Secugnago - Terranova dei Passerini Vittadone - Codogno San Biagio Camairago Cavacurta Fombio - Castelnuovo Bocca dAdda Guardamiglio Maleo Retegno - Salerano - Zelo Buon Persico Bargano - Borghetto Lodigiano - SantAngelo Lodigiano, parrocchie della Basilica, di S. Maria Madre della Chiesa, Maiano - Camporinaldo - Caselle Lurani - Marudo - Miradolo Terme - Valera Fratta - Ossago Lodigiano - Boffalora dAdda. Conosco anche gli Archivi Parrocchiali di San Rocco al Porto e Casalmaiocco. Nessuna traccia di Padre Carlo. Soltanto nellArchivio di Cavacurta ho rinvenuto un opuscolo di 40 pagine: Memorie storiche del Servo di Dio Padre Carlo da Abbiategrasso cappuccino (dai processi informativi) di P. Aliverti. In percentuale si tratta di un terzo delle parrocchie con parroco residente: quindi sufficientemente indicativo. 11) Archivio Comunale Lodi (ricerca D.G. Mosca) Archivio Sottoprefettura, dal 1861 data di soppressione della Provincia di Lodi e Crema e del passaggio alla Provincia di Milano con Lodi sede del Sottoprefetto: controllate tutte le 272 schede dei faldoni; fald 9 Delegato Provinciale di Polizia: Famiglia Religiosa nel convento dei Cappuccini di Casalpusterlengo anno 1869; fald 53: carteggio con il Commissario Distrettuale di Casalpusterlengo circa lordine pubblico 1855 1857 1859. Nessun accenno a Padre Carlo. 12) Archivio Comunale Casalpusterlengo (ricerca D.G. Mosca) Consultati numerosi faldoni relativi agli anni dalla venuta di Padre Carlo a Casale fino al 1 processo. Tit III sezione 4 cart 18 fasc 19: lapide per Padre Carlo 1859 cart 18 fasc 26: stato del cimitero 1859 cart 18 fasc 2: concessioni cemeteriali (mancante anno 1872, sepoltura Don Pesatori) cart 19 fasc 3: costruzioni, ampliamenti, manutenzione cart 19 fasc 37: pratica esumazione e traslazione ossa Padre Carlo 1897 - 1898 (documenti n. 16) Tit IV sez 2 cart 21 fasc 24: documentazione completa della soppressione del convento 1868-1871 Tit XI sez 5 Convocati e Consigli cart. 65: fasc 2 Verbali Consiglio Comunale 1802/97 fasc 3 Verbali Giunta Municipale 1860/97 3 - ICONOGRAFIA, IN SANTUARIO E ALTROVE 1 - ArchPC ,Cartella n. 19 Quadri, ex voto, disegni devozionali, fotografie, cartoline, immagini, medaglie, varie Oggetti riguardanti il servo di Dio padre Carlo dAbbiategrasso presenti nella pinacoteca, nel convento e nel museo a lui dedicato Cfr Cartella 19, pp. 606-614 di questo contributo. 2 Immagini di Padre Carlo nel Lodigiano (Ricerca a cura di Don G. Mosca) Non risultano riproduzioni del Servo di Dio tra le immagini sacre affrescate lungo le strade, nei cortili, nelle cascine, nei "Madunin" delle campagne. E' la testimonianza dei maggiori conoscitori della campagna lodigiana, il giornalista Eugenio Lombardo e l'arch. Giacomo Bassi, e per quanto riguarda Casale e dintorni, Enrico Cipelletti. Il Gruppo fotografico Casalese, presidente Elio Calzari, ha due riproduzioni fotografiche: la nota ed unica foto della traslazione di Padre Carlo 1898 e una sua immagine (stampa a colori, che credo sia dell'800, con cornice) esistente nel "Museo della civilt contadina" di Cavenago d' Adda, e proveniente certamente da cascine del Comune. Non stato possibile avere contatti con il museo della fotografia di Cavenago d'Adda. Nessuna immagine del Servo di Dio nei musei della Civilt contadina o simili esistenti nel Lodigiano: Cavacurta, Mairago, Livraga, Sant'Angelo Lodigiano. Immagini sacre ("santn") sono state raccolte dall'arch. Giacomo Bassi in famiglie. Sono certamente pi diffuse. Sono state consegnate ad ogni parrocchia dei Vicariati di Casalpusterlengo e di Codogno immagini incorniciate (cm.100x70), da esporre. Risultano esposte nelle chiese di Turano Lodigiano, Castiglione dAdda, Orio Litta. Per le altre chiese non sono stati interpellati i parroci. 3 Immagini di Padre Carlo in altri luoghi Convento Frati Cappuccini fraz. Sabbioni di Crema Paolo Zambellini, pittore lodigiano. Listituzione delle SS. Quarantore: raffigura Padre Piantanida da Ferno, promulgatore delle Quarantore, rivolto ai fedeli perch si uniscano ai Frati nelladorazione dellEucarestia in un ostensorio poggiato sullaltare; sono rappresentati, uno accanto allaltro, il beato Innocenzo da Berzo e il Servo di Padre Carlo. Tecnica: affresco. Ubicazione: parete dx del presbiterio nella Chiesa del convento. Abbiategrasso Chiesa di San Pietro: opera a pastello del pittore prof. Antonio Martinotti, anno 1991. Raffigura Padre Carlo benedicente una famiglia con la dx e la sn. posata sul capo di un bimbo. In alto come sfondo la Vergine Addolorata. Ubicazione: seconda cappella. SOMMARIO Introduzione 1 I Breve biografia documentata 4 1. Documentazione attualmente disponibile 4 2. Lepoca del Servo di Dio 5 1) Vita in famiglia: 1825-1852 8 Abbiategrasso negli anni di Padre Carlo 25 2) Tra i Cappuccini: 1852-1858 30 Situazione dei Cappuccini nellOttocento lombardo 31 Noviziato cappuccino, dimissione, riammissione, professione 43 Lo spirito del Servo di Dio in alcuni suoi scritti composti a Milano 65 3) Gli ultimi mesi a Casalpusterlengo: 1858-1859 83 II La fama di santit post mortem 91 II/1 La fama di santit fino al processo del 1904 91 1. Lultima malattia e la morte santa 91 2. Funerale e sepoltura 103 3. Sulla tomba, la devozione popolare 115 4. La tomba, rifugio del popolo cristiano nelle tribolazioni 127 5. Lavvallo divino di una nuova pioggia di grazie 140 6. Le vicende dei resti mortali 161 7. Il lungo cammino verso la gloria degli altari 184 Cosa pensavano ad Abbiategrasso di Gaetano Vigevano 202 Cosa pensavano i frati del novizio-studente-confratello 230 Cosa pensavano a Casale 260 II/2 La fama di santit post mortem dal processo del 1904 ad oggi 279 8. Il processo canonico per lintroduzione della Causa di beatificazione 279 9. Una Causa che non va avanti 305 1) Documenti ufficiali 305 2) Grazie attribuite allintercessione di P. Carlo 309 3) Archivio di P. Carlo dAbbiategrasso 313 4) Grazie di miracoli post mortem di P. Carlo 317 5) Vita del Servo di Dio di P. Idelfonso Aliverti 320 6) Qualche fiammata, che per non fa progredire la Causa 323 7) Per Padre Carlo una Cappella nel Santuario 325 8) I passi lenti, ma sulla via giusta 336 10. Leco delle celebrazioni e delle devozioni nel Santuario 346 1) Raccolta di articoli vari 346 2) Nella Diocesi di Lodi: Il Cittadino 364 3) In Casalpusterlengo 364 a) Cronaca della Parrocchia di Casalpusterlengo 364 b) La Fiaccola, settimanale parrocchiale 380 4) Convento Padri Cappuccini Casalpusterlengo 390 a) Cronaca del convento 390 b) Bollettino del Santuario La Madonna dei Cappuccini 398 c) Inserto del bollettino Padre Carlo da Abbiategrasso 398 5) Provincia Frati Minori Cappuccini di Lombardia 398 a) Annali Francescani 398 b) Atti della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia 400 6) Parrocchia di Abbiategrasso 415 11. Sulla tomba del Servo di Dio 417 1) Al cuore della devozione a Padre Carlo 417 2) Ricordi di P. Evaldo Giudici, da 35 anni custode della Cappella e del Sepolcro del Servo di Dio 420 3) Invocazioni e ringraziamenti dei devoti nei Quadernoni presso il Sepolcro 422 4) Suppliche al Sepolcro di Padre Carlo dal 16 agosto al 23 ottobre 2009 427 5) Testimonianze scritte prima del 7 novembre 2007 431 6) Testimonianze scritte dal 7 novembre 2007 432 7) Commemorazioni annuali 435 8) Testimonianza di Carlo Lucchini 440 III Eroicit delle virt 443 Fede eroica 444 Speranza eroica 453 Carit eroica verso Dio e verso il prossimo 455 Virt cardinali in modo eroico 462 Voti religiosi in grado eroico 469 Umilt eroica 473 IV Profilo spirituale del Servo di Dio e sua attualit 477 V Appendice bibliografica e documentaria. Archivi consultati e loro consistenza 484 1. Pubblicazioni bibliografiche 484 1) Biografie di Padre Carlo 484 2) Volumi di storia del Santuario con riferimenti a P. Carlo 485 3) Volumi di storia locale con accenni a P. Carlo a Casalpusterlengo 487 4) Volumi di storia locale con accenni a P. carlo ad Abbiategrasso 488 5) Bibliografia retrospettiva 490 6) Bibliografia (ArchPC, cart. 11) 500 7) Bibliografia redatta da Francesco Cerri 500 2. Archivi e documenti reperibili 511 1) Roma, Archivio della Postulazione Generale dei Cappuccini 511 Documenti nel Processo rogatoriale di Milano 511 Documenti riportati nel Processo rogatoriale di Lodi 512 2) Roma, Archivio Generale dei Cappuccini 515 3) Milano, Archivio Provinciale Cappuccini Lombardi 527 4) Casalpusterlengo, Archivio Padre Carlo 553 5) Archivio di Stato di Milano 615 6) Archivio di Abbiategrasso 615 7) Archivi e biblioteche di Milano e altrove 616 8) Archivio Storico Diocesano 616 9) Archivio Parrocchiale 617 10) Archivi parrocchiali nella Diocesi di Lodi 618 11) Archivio Comunale di Lodi 619 12) Archivio Comunale di Casalpusterlengo 619 3. Iconografia, in Santuario e altrove 619  Cf. Roma, APGC, n. 62/2: Copia Publica transumpti Processus rogatorialis ordinaria auctoritate contructi in Curia ecclesiastica Laudensi super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso sacerdotis professi Ordinis Minorum Sancti Francisci Capuccinorum. Vol. unic. Gustavus adv. Savignoni S.R.C. Cancellarius et archivista. Anno 1904. 28 cm., ff. 1r-432v.  Roma, APGC, n. 62/1: Copia Publica transumpti Processus rogatorialis ordinaria auctoritate contructi in Curia ecclesiastica Mediolanensi super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso sacerdotis professi Ordinis Minorum Sancti Francisci Capuccinorum. Vol. unic. Gustavus adv. Savignoni S.R.C. Cancellarius et archivista. Anno 1904. 28 cm., ff. 1r-302v.  Roma, APGC, n. 62, doc. 9: in Acta et decreta causarum beatificationis et canonizationis O.F.M.Cap. ex regestis manuscriptis SS. Rituum Congregationis ab anno 1592 ad annum 1964. Cura et studio P. Silvini a Nadro O.F.M.Cap. Romae, Apus Postulationem Generalem O.F.M.Cap. Mediolani, Centro Studi Cappuccini Lombardi, 1964, p. 300.  P. Aliverti attesta alla fine della bibliografia premessa alla sua vita di P. Carlo che fonte importantissima sono pure le notizie pi varie e pi sicure che iom ho potuto raccogliere dalla bocca stessa di venerandi testimoni religiosi e secolari, contemporanei e intimi del nostro Servo di Dio e assicura di riportare in genere, per tanti particolari di questa vita, quelle notizie che ho potuto avere direttamente da condiscepoli, compagni, maestri, superiori e persone che bene conobbero il nostro Servo di Dio (Aliverti, Vita, Casalpusterlengo 1945, p. 14 e 29 in nota).  Questa biografia era gi stata sostanzialmente edita nellanno mariano 1988, per assai manipolata e allargata con molte aggiunte di riflessioni devote e letterarie a cura di p. Apollonio Troesi (Cf. E, Giudici Apollonio Troesi, e Maria lo prese con s P. Carlo Maria Vigevano da Abbioategrasso (1825-1859) cappuccino, Casalpusterlengo 1988. XX-442 p.). La biografia originale di p. Evaldo stata poi edita di nuovo, spoglia da tutte le sovrastrutture letterarie di p. Apollonio, proponendosi come la biografia pi adatta per la causa di p. Carlo. Sulla storia ragionata delle biografie del Servo di Dio vedi ad ogni modo articolo specifico pi avanti.  Per questi ultimi settori di fonti documentarie e letterarie vedi in seguito, quando se ne tratta specificamente, con gli elenchi particolari in Appendice.  Cf. K. Bihlneyer H. Tuechle, Storia della Chiesa. IV: Lepoca moderna. Quinta edizione italiana a cura di Igino Rogger. Brescia, Morcelliana, 1972, 150s.  Ibid., 151.  Ibid., 151-154.  Ibid., 153s.  Vedi pi avanti, p.  Ibid., 154-158.  Ibid., 168s.  Ibid., 231-233.  Cf. Abbiategrasso, Archivio della Prepositurale di S. Maria Nova, Registro dei matrimoni, tav. 46, s.n. Una storia della nobile famiglia Vigevano (di probabile ascendenza ebraica) viene ricostruita da A. Palestra, Nobilt decaduta e santit perenne del Padre Carlo dAbbiategrasso, in LEco Cattolica, settimanale religioso di Abbiategrasso, an. 23 (1942) n. 9 (27 febbr.), p. 3, un articolo sul quale si sofferma p. Aliverti, Vita, p. 20s. In APCL, P 1105/011 su un foglio anonimo si ricostruisce lalbero genealogico.  Cf. Abbiategrasso, Archivio della Prepositurale di S. Maria Nova, Registro dei battesimi, tav. 39, n 82. A Roma, nellArch. Gen. dei Cappuccini (=AGC), MD Servi Dei: Carolus de Abbiategrasso, si conserva la testimonianza autografa di don Francesco Palazzi in data: Abbiategrasso il 29 ottobre 1852 e anche una sua copia; nella copia pubblica del processo rogatoriale di Milano, conservata nellArchivio della Postulazione Generale dei Cappuccini a Roma (APGC) riportato lAttestato autentico della nascita e battesimo di p. Carlo da parte del prevosto Parroco don Stefano Balconi, Abbiategrasso 15 febbraio 1899: cf. APGC, 62/1, f. 258r (doc. 1); 62/4, f. 27-28; altra copia in APCL, P 1105/012; edito in Aliverti, Vita, Casalpusterlengo 1945, p. 18. Scrive Pietro Parodi che Nell'anno 1825, al 30 di agosto, il sac. Gioacchino Ramazzotti coadiutore titolare battezzava nella nostra chiesa prepositurale di S. Maria Nuova, il primogenito di Carlo Gerolamo Vigevano e Carolina Giuditta Golzi mercanti e sartori. Quel bambino, nato in quello stesso giorno alle ore 72 pomeridiane, si era in chiesa battezzato sotto condizione essendo dubbio il battesimo conferitogli per pericolo di vita dalla levatrice Borsani di questo borgo in casa. Fu chiamato al sacro fonte Gaetano Antonio ed ebbe a padrino il fabbro ferraio Gaetano Golzi di Bofalora, suo nonno (Pietro Parodi, Notizie storiche del borgo di Abbiategrasso, Abbiategrasso 1924, pp. 239-240).  In APCL, P 1105/011 su un foglio anonimo si ricostruisce lalbero genealogico: Figli di Vigevano Carlo Gerolamo ( 9 maggio 1866) e di Golzi Giuditta ( 1874). I dati relativi ai congiunti di padre Carlo: genitori, fratelli ecc. si possono ricavare dai registri anagrafici dellArchivio Parrocchiale di S. Maria Nuova di Abbiategrasso. Lultimo biografo del Servo di Dio nomina questi fratelli e sorelle: Maria Giovanna la prima sorellina nata in agosto 1828 e morta l11 settembre 1831, poi Ambrogia Regina nata il 3 febbr. 1830 e morta il 27 maggio, Paolo Giuliano nato il 9 genn. 1832 e sopravviver al padre; Carlo Giuseppe nato il 21 gennaio 1833; Maria Regina nata il 21 febbr. 1834 e morta il 17 genn. 1838, Ambrogio Antonio nato il 9 nov. 1835 e morto subito il 26 dicembre, Angela Rosa Luigia nata il 19 nov. 1836, Giuseppina Caterina nata il 24 nov. 1837, Pietro Eliseo il 18 agosto 1839 e morto il 18 sett. 1841, Francesco Ambrogio il 7 dic. 1840 e morto l8 maggio 1843, Maria Angela Clementa nata il 31 luglio 1843 e morta il 3 agosto 1845, Domenico Andrea nato il 30 nov. 1844 e morto il 9 dicembre, Pietro Marco Luigi nato il 16 aprile 1846. Cf. E. Giudici, Appunti, 29, 31, 37-38 47, 56, 68.  Cf. A. Palestra, Il culto alla Madonna Addolorata, in Habiate. Rivista quadrimestrale della Societ Storica Abbiatense, 4/11 (maggio-agosto 1979)  Il fatto miracoloso narrato dallo stesso Servo di Dio a Giovanni Battista Tornatore, della congregazione dei preti della Missioni (Lazzaristi) (1820-1895) che era venuto due volte a visitarlo a Casalpusterlengo dal Collegio di S. Lazzaro di Piacenza, attratto dalla sua fama di santit. Egli poi rilasci una memoria dei suoi due incontri che ebbe con P. Carlo, una testimonianza databile nel 1875, nella quale dice: Nel discorso che la prima volta ebbi con lui li domandai se aveva speciali grazie da Maria SS.ma (ripeto che la sua grande ingenuit e semplicit mi aprirono subito il cuore ad una grande confidenza con lui) e mi rispose che la divozione a Maria lebbe filiale fin da fanciullino, e mi raccont come da bambino essendo ammalato, mi pare di una piaga, e passando la processione della statua di Maria sotto la finestra della sua casa, chiese di esser affacciato per vederla, e nellatto che la vide rest guarito. Copia di questo documento, inviata al p. Egidio Savini da Milano (1826-1892) in AGC, AD 100; il fatto ricordato nelle Memorie storiche sulla vita del Padre Carlo di Abbiategrasso, Milano 1898, p. 31s; nei Brevi cenni.. del Bonari, in I Cappuccini della provincia milaneseParte seconda, vol. II, Crema 1899, p. 601; Aliverti, Vita, p. 28 e, naturalmente, da p. Evaldo, Appunti per una vita, p. 33-35.  Cf. Appunti per una vita, p. 33.  Importante la testimonianza di Angelo Casali, raccolta da p. Aliverti nel 1936, che riporta un incontro avuto nel 1858 dal ramaio ambulante Angelo Palazzini con la madre del Servo di Dio e le parole della madre: Ah, s! Il mio Gaetano [la madre lo chiamava sempre con il nome di battesimo] sempre stato buono, tanto buono fin da bambino. Il Signore, quando mi fece sua madre, non mi ha dato un uomo, ma un angelo del Paradiso. Ancora piccolino era pieno di compassione e di bont per i poveri e per chi pativa. Non finiva mai di chiedermi pane e centesimi per i poverelli. Quando, fanciulletto, andava a scuola, voleva che gli mettessi nel suo canestro tanto pane, tanto companatico e tanta frutta. Ma lui, di solito, tutta quella grazia di Dio non la toccava neppure: la dava tutta quanta ai fanciulli poveri della scuola che avevano poco o niente. Solitamente veniva a casa digiuno, sempre col suo canestro vuoto: dolente solo di non aver avuto ancora pi roba da poter dare ai suoi piccoli poveri. Cf. Aliverti, Vita, p. 36-37. Questo Angelo Casali, morto nel 1936, strano che non sia stato scelto come teste nel processo istruttorio!  Cf. Appunti per una vita, p. 46-47. Sono numerose le testimonianze a questo riguardo. Ad es. la signora Giuseppa Albini vedova Scheroni, 77 anni, laveva conosciuto ad Abbiategrasso nella sua giovinezza, perch aveva la casa di fronte a quella di p. Carlo e dice che egli era frequentatore assiduo della chiesa e dei santissimi sacramenti. Si accostava alla confessione ogni otto giorni. Cercava di attirare anche gli altri fanciulli in chiesa, e gli venne assegnato di spiegare la dottrina in una classe di fanciulli, che poi egli conduceva a visitare il Campo Santo, sebbene questi fanciulli gli dessero poco retta e non lo seguissero volentieri (Proc. Mediol. Testis, f. 159v). Anche Pietro Mazzucchelli, contadino di Abbiategrasso, 51 anni, laveva conosciuto personalmente e nel processo dice: Mi ricordo nei tempi che lho conosciuto personalmente, ci conduceva attorno pei santuari in truppa ci centocinquanta ragazzi circa, nelle chiese di San Bernardino, di San Pietro, di Castelletto ecc. e ci faceva dire le orazioni, ci conduceca a confessarci, ci apparecchiava, ed anche nei giorni feriali ci faceva ascoltar la santa Messa (Ibid., VII Testis, f. 146r).  La testimonianza pi importante quella del prevosto di Abbiategrasso don Francesco Palazzi, gi richiesta subito dopo la morte di p. Carlo da parte di padre Policarpo da Mola, sesto definitore generale nel capitolo del 1859. una notizia scritta dallo stesso Palazzi il 5 marzo 1875 a p. Egidio da Milano: Perdoni se un po tardi ho riscontro al di lei foglio 23 p.o p.o Febrario essendomi trovato alquanto di salute affranta. Le notizie riferibili al venerando P. Carlo di Abbiategrasso le ebbi gi dettagliate e spedite al Padre Policarpo che me le richiese appena morto il sullodato Padre Carlo (originale autografo di questa lettera in AGC, MD Servi Dei: P. Carolus de Abbiategrasso, doc. 2). Ma dello stesso parroco c unaltra testimonianza, riportata nel Processo di Milano come seconda parte del doc. 5 (ff. 260r-262r), purtroppo non datata, ma potrebbe corrispondere al testo inviato a p. Policarpo da Mola, inserito poi negli atti del processo, risalente quindi al 1859/1860, e intitolata: Osservazioni di fatto sulla vita secolare del Padre Carlo da Abbiategrasso. Qui si riportano alcune preziose indicazioni: Premuroso distillarla [la piet] in tutti e molto pi nei piccoli fanciulli, tutte le feste ne raccoglieva parecchi, li riuniva a s dintorno, li conduceva alle sacre ufficiature e circondato con alta meraviglia di tutti da questa irrequieta comitiva sapeva, adesso con unocchiata amorevole, poi con qualche carezza, indi con un dolce rimprovero, ricordare ai medesimi la presenza dellumanato Signore ed avvezzarli allamor suo ed al rispetto alla sua casa. Alla mattina delle feste, non appena sorta laurora, li riuniva in coro per disporli alla santa confessione, e dopo li vespri conduce vali al passeggio che terminava colla visita del cimitero (f. 261r). Questo brano riprodotto gi da G. Olmi, Una gemma dellOrdine cappuccino, Genova 1877, p. 10; per intero riprodotto da Aliverti, Vita, p. 39-40, ma si legge in copia anche in APGC, 62/4, pp. 134-138). Nella lettera a p. Egidio, del 5 marzo 1875, don Palazzi ripeteva, pi o meno, le stesse cose: Frequentissimo a tutte le ufficiature, pratiche di piet, ogni festa accostavasi ai SS. Sacramenti, e lo scrivente non tanto ascoltava la sua voce, bens leggeva nel suo volto scorrere le lagrime di un innocenza penitentissima. Ritirava seco alcuni ragazzi, disponendoli alla confessione, ed al dopo [vespro?] / conducevali seco al passeggio la cui meta era ad una chiesa o il cimitero istruendoli nella preghiera dei vivi e dei morti. Straordinaria era la sua carit, che tutto avrebbe voluto fossero del cuore di Dio. Visitava anche qualche infermo e prestava loro i migliori offici con parole consolanti (AGC, MD, doc. 2). Non sono rare le testimonianze di coloro che erano tra questi fanciulli sotto la guida del giovane Gaetano, come quella di Gaetano Bonecchi, muratore, 74 anni: Che so dire io questo, che alla domenica dopo la prima messa, padre Carlo veniva a prenderci in casa, e ci conduceva nellOratorio dellAddolorata, dove ci troviamo in questo momento a cantare. Lufficio insieme agli scolari del Santissimo Sagramento, poi andavamo in chiesa alla messa cantata. Dopo mezzo giorno ci conduceva alla dottrina. Lui faceva la classe ai pi piccoli. In seguito andavamo a San Bernardino a dire il santo rosario (Proc. Mediol., f. 187r). Baldassare del Grosso, 61 anni, cos testimoni: Posso dire che egli radunava i ragazzi in chiesa alla festa per la dottrina cristiana che ci spiegava egli stesso con molto ardore; poi in seguito alla dottrina ci conduceva al Lazzaretto dicendo il santo rosario e di l si ritornava sempre insieme alla benedizione in parrocchia (f. 1733). Luigi Magnaghi, sac. coad. della parrocchia di Abbiategrasso, 40 anni, rifer ci che aveva sentito dai defunti don Francesco Palazzi, Cesare Vigevano cugino di p. Carlo, Gv Vigevano cugino pure e Giuseppina Rovaglia servente per 40 anni del detto prevosto Palazzi, testimoni attendibilissimi, e dice: So che fin da fanciullo istruiva i propri compagni in scuola, dava loro il proprio companatico, comprava loro scarpe etc. So poi che la domenica raccoglieva i suoi coetanei e dinferiore et in coro per apparecchiarli alla santa confessione e comunione. Spiegava loro la dottrina cristiana e terminate le funzioni parrocchiali, li conduceva nellOratorio dellAddolorata per una breve visita, poi al cimitero a recitare il rosario, ed a passeggio fino a sera allo scopo di tenerli lontani dai cattivi compagni, e raggiungevano talvolta la cinquantina (f.181v-182r). Ma le testimonianze si potrebbero moltiplicare.  Analizzando i temi spirituali sviluppati come una piccola meditazione affettiva e aspirativa con i suoi impegni concreti o propositi nei nove piccoli uffici del S. Cuore si ritrovano molti atteggiamenti della spiritualit di riparazione, adorazione e vittima di padre Carlo. Vedi il testo in Appendice. Interessante in particolare la testimonianza di don Luigi Magnaghi di Samarate, coadiutore di Abbiategrasso: Il prevosto Palazzi che era stato suo confessore mi raccont del fervore straordinario con cui si accostava alla penitenza prorompendo in lagrime, e della sua grande devozione al Sacro Cuore di Ges, tanto che fu liniziatore della Confraternita ancor oggi esistente in onor del Sacro Cuore, incominciando colla divozione dei nuovi offici etti, ottenendo dal Prevosto di esporre in chiesa un quadro del Sacro Cuore e da ultimo lerezione della Confraternita (Proc. Mediol., f. 182v).  Molte altre devozioni coltivava padre Carlo, come alle anime del purgatorio e a san Giuseppe. A Roma, nellArchivio Generale dellOrdine dei Cappuccini (= AGC) si conserva nella cartella di padre Carlo dAbbiategrasso un piccolo foglietto a stampa (della Tip. Arciv. Boniardi-Pogliani di E. Besozzi) che documenta questultima sua devozione e intitolato Culto perfetto di S. Giuseppe sposo di Maria Immacolata. In esso c scritto a mano il nome del Servo di Dio e il giorno nel quale si impegna a compiere questa devozione. Ecco il testo integrale: Il divoto di S. Giuseppe il frate Carlo da Abbiategrasso chiamato ad onorarlo con culto speciale il giorno ultimo dogni mese e dogni anno onde consolarlo nelle sue tribolazioni delle quali furono causa i nostri peccati. Procurer a questo fine di fare colla maggiore diligenza e fervore le seguenti pratiche: 1. Accostarsi ai SS. Sacramenti; e non potendo, supplire con un atto di contrizione, e colla Comunione Spirituale. 2. Assistere con special divozione alla Santa Messa in memoria della presentazione di Ges al Tempio. 3. Fare almeno un quarto dora di meditazione su le di lui tribolazioni. 4. Tenersi raccolto nello spirito e passare il giorno in unione a S. Giuseppe. 5. Fare qualche atto di mortificazione, qualche opera di misericordia spirituale o corporale. 6. Recitare sette Pater, Ave e Gloria, ad onore delle sue ntribolazioni ed allegrezze. 7. Chiudere la giornata colla visita al SS. Sacramento; e collofferta dekl nostro cuore a S. Giuseppe. Chi consola S. Giuseppe in vita sar dallo stesso soccorso in morte (Roma, AGC, MD Servi Dei: Carolus de Abbiategrasso).  Giuseppa Bonetti, 50 anni, che frequentava la casa dei genitori di p. Carlo asserisce: Ho sentito parlare pi di una volta in casa del prevosto di Abbiategrasso e dai suoi di famiglia del gran fervore con cui si accost alla prima santissima Comunione (Proc. Mediol., III Testis, f. 114v). Preziosa e significativa la testimonianza di don Palazzi sulla confessione che praticava da giovane il Servo di Dio ogni otto giorni e sulla comunione nelle sopraccennate Osservazioni di fatto: Solamente verso la met dellanno 1851 [quando p. Carlo aveva 26 anni] ebbi la sorte di averlo a penitente. Ogni otto giorni genuflettevasi ai miei piedi e per lo pi nel mio studio. Fattosi appena il segno della santa croce, mirava estatico il Crocifisso, e la sua confessione era un solo profluvio di lagrime, senza mai avere una pecca di malizia, di rado una venialit volontaria e per ordinario nessuna materia dassoluzione, per cui lo stesso confessore era umiliatissimo di avere ai suoi piedi non un povero peccatore, ma un angelo penitente. Lapparecchio che precedeva ed il ringraziamento che faceva seguire ai ricevuti sagramenti erano senza misura di tempo e di affetto, siccome incominciavano allaurora e duravano al meriggio consumato (Proc. Mediol. f. 260v; APGC, 62/4, p. 134-135; APCL, P 1105/09; Aliverti, Vita, p. 39-40.  Milano, Arch. Arciv., Pacco N. 1263, Ordinaz. Straordinarie, 1855; Roma, AGC, MD Servi Dei: Carolus de Abbiategrasso, si conserva la testimonianza autografa di don Francesco Palazzi e una sua copia. Altro certificato di cresima 1836, fatto da don Luigi Magnaghi, Abbiategrasso 15 febbr. 1899, in Proc. Laud., ff. 361v-362r.  Diversi documenti importanti di don Francesco Palazzi che conobbe p. Carlo a partire dal 1842 quando venne come parroco ad Abbiategrasso e dal giugno del 1851 quando divenne suo confessore e direttore spirituale. Cf. sopra alle note 22 e 25. Prima di lui cera don Giuseppe Lattuada. A questo proposito scrive Pietro Parodi: Gaetano Vigevano sin da bambino si sent attratto alla chiesa. A 11 anni ricevette la cresima a Milano nelle mani di S. E. larciv. Gaisruk ed ebbe a padrino Antonio Politti. Era allora prev. del nostro borgo il sac. Milanese Giuseppe Lattuada che, successo al Bozzi, tenne questa prepositura dal 1816 al 1841. Fu questo sacerdote che istill nellanimo del fanciullo tanto amore per la chiesa? Al Lattuada successe il Palazzi. Il Prev. Francesco Palazzi figlio di Giuseppe e Teresa Remenulfi, era nato a Milano il 17 nov. 1798 e dopo esser stato can.co curato di Somma Lombardo dal 1822 al 1832 e prev. di Mariano dal 1832 al 42, fu eletto nel 1942 prev. di Abbiategrasso. Questi fu la preziosa guida di Gaetano Vigevano (Pietro Parodi, Notizie storiche del borgo di Abbiategrasso, Abbiategrasso 1924, pp. 239-240).  Cf. E. Giudici, Appunti per una vita, p. 74-78.  Proc. Mediol., X Testis, f. 165rv.  Su questo punto sono numerose le testimonianze. Giuseppa Bonecchi, 50 anni, Ho sentito da mio padre che in bottega indicava agli avventori i difetti della merce perch non comprassero, del che fu rimproverato da suo padre, che gli diceva: Tu va in chiesa (Proc. Mediol., IV Testis, f. 134r). La Signora Giuseppa Albini vedova Scheroni, 77 anni: Nella sua famiglia faceva conoscere i difetti della merce ai compratori non ostante i rimproveri del padre, e non stava volentieri nel negozio perch ci non gli piaceva, di che suo padre si lamentava anche in pubblico (IX Testis, f. 159r). Interessante anche la deposizione di Angelo Meazza, possidente, 69 anni: Mi ricordo che tra di noi tre o quattro giovinotti volendo mettere il quadro del Sacro Cuore in chiesa, ci recammo un giorno, chiamati da lui in casa del prevosto [don Palazzi] per combinar qualche cosa. Detto quanto importava, il prevosto alz la voce in nostra presenza contro il Vigevano Carlo, rimproverandolo aspramente perch la mattina, fatte le sue divozioni in chiesa, ritornasse in famiglia ad aiutare la madre nei mestieri di casa, e perch continuasse a vendere la merce al prezzo di costo ed anche meno. Il Vigevano tacque e credo che abbia continuato a fare come prima. Noi giovani gli si dava per sopranome di Pantona a cagione di un lungo soprabito che portava sempre (XVII Testis, f. 191v). Nelle Osservazioni di fatto sulla vita secolare del p. Carlo di Abbiategrasso don Francesco Palazzi infatti scriveva: Di coscienza eccessivamente delicata, figlio essendo di padre mercante, lo serviva in qualit di giovine nella vendita delle merci, ma nello svolgimento delle stoffe, indagava minutamente se potesse trovarvi qualche neo o difettuccio per farlo subito conoscere agli acquirenti, per cui ho dovuto talvolta avvertirlo che in riguardo a certe minuzie hanno gli occhi per esaminarle e che non doveva credere di vendere agli orbi (ibid., doc. 5, f. 261rv). Il cugino Angelo Vigevano ricordava che in bottega per compassione verso i poveri vendeva la mercanzia anche a prezzo minore del costo, e si trovava sempre al netto dogni moneta, perch qualunque cosa ricevesse donava ai poveri (X Testis, f. 164r). Degna di essere riferita anche la testimonianza rilasciata il 9 ottobre 1900 al superiore del convento di Casalpusterlengo dal lontano cugino di p. Carlo Giovanni Battista Vigevano e inserita alla fine del Proc. Mediol. tra i documenti allegati come doc. 8 (ff. 262v-264v). Tra laltro dice che prima che il beato [sic!] padre Carlo si facesse frate attendeva al negozio del suo genitore Carlo Vigevano, mercante di stoffe in Abbiategrasso; e quel suo genitore gli vibr uno schiaffo. Perch? Linallora Gaetano, pur Servo di Dio, stava vendendo (forse a povera gente) una stoffa e per convincere chi era per farne lacquisto, del come e quanto esso Gaetano, chiedeva un tenue prezzo, dissegli financo il prezzo che quella stoffa fu pagata dal suo genitore! Il Gaetano Vigevano, appena avuto lo schiaffo del genitore, gli sporse il viso della parte non percossa e gli disse: Padre, datemene un altro anche da questa parte. Il qui su espresso fatto io lho saputo dallo stesso padre del gi Gaetano Vigevano, ora il beato e santo padre Carlo (f. 263v-264r). Gaetano Bonecchi, muratore, 74 anni: Nella sua bottega faceva sollecitazione alla madre perch vendendo la merce fosse larga sul prezzo colla povera gente (XV Testis, f. 187v). Fr. Simpliciano Maria Colombo da Rescalda: Ho sentito dire che in bottega del padre quando vendeva, mostrava agli avventori i difetti della merce, e perci rimproverato dal padre, rispondeva: In coscienza non si pu (III testis, f. 118r). La signora Maria Fraccapani: Ancor ragazzo piangeva quando vedeva che la merce in bottega si vendeva ad un prezzo superiore del costo (V testis, f. 137v). Questo fatto naturalmente ricordato belle biografie del Servo di Dio: G. Olmi, Una gemma, Genova 1877, p. 8-9; Memorie storiche, Milano 1898, p. 12-13; E. Giudici, Appunti per una vita, p. 58-63.  Cf. E. Giudici, Appunti, pp. 80-87; Aliverti, Vita, pp. 45-49: il 15 ottobre 1850 scrive al Sindaco per la scarcerazione di due giovani ladri che hanno rubato nella bottega del padre; il 1 novembre 1850 scrive una seconda lettera a favore dei due ladroncelli e si rende disponibile a sostituirli in carcere; il 29 gennaio 1851 scrive ancora al Sindaco per la scarcerazione di due assassini condannati a morte, pronto a sostituirli in carcere. Vedi pi avanti i testi di queste lettere.  Cf. Proc. Mediol., f. 228v.  Ibid., f. 249v.  Cos la Signora Giuseppa Albini spiega il fatto: Mi ricordo che essendo avvenuta grassazione da parte di due forestieri sopra una signora di Milano che era indirizzata a Vigevano, avendo padre Carlo sentito dire che uno di quelli i quali avevano commesso la grassazione caduti in mano della pubblica giustizia aveva famiglia numerosa con sei figliuoli, spinto da carit, si offerse alla rappresentanza della giustizia, per essere mandato a morte invece del delinquente. Ci che cost alla sua famiglia grandi noie e dispiaceri (Proc. Mediol., X Testis, f. 159v). Fr. Raimondo Frignati da Casalpusterlengo: Quando fui a Casale venne suo padre di Padre Carlo al convento e gli domandai se era vero che Padre Carlo quando era ancora a casa si fosse offerto di morire per un condannato a morte, ed il padre rispose: proprio vero, e quando lo seppi, gli diedi una pedata (XXV testis, f. 248v). Baldassare Del Grosso: Ricordo che egli stesso and a proferirsi al colonnello austriaco per subir la pena di morte in luogo di certo Serafino DellUomo, il quale serviva come dintermedio tra i Milanesi che aspiravano alla cacciata dei tedeschi ed il Piemonte (XI Testis, f. 173r). Don Luigi Magnaghi: Si offerse due volte al carcere ed alla morte per delinquenti condannati (XIII Testis, f. 182r). P. Giustino Giudici da Lovero: Ho sentito pure dal medesimo [prevosto don Palazzi] il fatto di due condannati a morte, pei quali egli si offerse a soffrire la pena perch non volevano ricevere i santissimi Sagramenti (XIX Testis, f. 200v). P. Augusto Franceschini da Crema: Degli anni di sua giovinezza ho udito dire che si offr una volta per un condannato a morte, rassegnato egli stesso a morire sulla forca per salvare il reo per provvedere allassistenza dei suoi bambini (XXI Testis, f. 219v). Fr. Leone Bettoni da Bagnatica: Mi son trovato con suo padre, si mise a contare alcuni fatti della giovinezza di padre Carlo quandera in famiglia, tra cui che sera offerto a morire per un condannato, come fosse lui il colpevole, e daverne perci provato s vivo dispiacere che incontratolo gli diede uno schiaffo (XXVI testis, f. 249v).Ma si veda anche pi avanti, dove si tratta della fama di santit del Servo di Dio.  Questa versione ufficiale, raccolta come doc. 5 nel Proc. Mediol., f. 259v-260r, finisce con queste parole: La presente dichiarazione venne rilasciata da questa Pretura locale, dietro verbale richiesta dallo scrivente. Prevosto Palazzi. E qui il prevosto aggiunge quelle gi citate Osservazioni di fatto sulla vita secolare del Padre Carlo di Abbiategrasso, come per giustificare e spiegare il significato dellintervento incredibile del giovane Gaetano. - Le ricerche accurate dellavvocato Silvano Vana nel 1995 presso la Biblioteca dellUniversit di Pavia hanno potuto rintracciare nel giornale Gazzetta di Pavia, in data 9 gennaio 1851, nella rubrica Notizie un annuncio dellassassinio in questione, e nella stessa raccolta, alla data 19 luglio 1851, sempre alla rubrica Notizie un articolo, che rimandava per una esposizione pi completa e dettagliata alla Gazzetta del Tribunale di Milano. Infatti, presso la Biblioteca Braidense di Milano stata trovata questa Gazzetta che, alla data 7 ottobre 1851, n. 78, foglio di supplemento al Giornale per le scienze politico-legali, sotto la voce Casi pratici col sottotitolo Omicidio con rapina Due correi incolpazione vicendevole, narrato ampiamente (pp. 319-321) tutto il caso. Ma i fascicoli penali presso il Tribunale di Pavia, al quale erano allegate le lettere di P. Carlo, non sono stati pi ritrovati e probabilmente sono stati o smarriti o cestinati.  Il fascicolo di questo processo stato rintracciato persso la Pretura di Abbiategrasso. Ne parla p. Evaldo (Appunti per una vita, p. 81, nota 5), e ci che scrive storicamente molto importante: Mancano gli autografi di Gaetano, ma dal Processo ci stato possibile ricavare tanti particolari degli interrogatori. interessante un particolare, una domanda fatta dal Pretore a pap Carlo; dopo che tutto sembrava ben spiegato e precisato, ormai, pap Carlo non si aspettava questa domanda: Se il di lui figlio Gaetano abbia per di lui ordine fatta qualche istanza in proposito. Reagisce, pap Carlo, e risponde: Non Signore, e se mai facesse il medesimo pervenire qualche scritto a questa Pretura, prego che non gli si dia retta, per esser lo stesso un po esaltato di mente, e fa tutto quello che la gente gli insinua.  Questo degno sacerdote, allora professore in seminario e coadiutore titolare di San Michele in Pavia, sar poi vescovo di Vicenza dal 1911 al 1943, figura importante dellepiscopato del Veneto tra le due guerre. Alla fine dei testi trascritti egli aggiunse una sua dichiarazione, che vale come autentica dei documenti stessi: Il Sac. Ferdinando Rodolfi, professore nel Seminario di Pavia, attesta con giuramento daver trascritto questi quattro ultimi documenti dallOriginale esistente nellArchivio del Tribunale di Pavia il giorno 2 giugno 1899  Fr. Simpliciano Maria Colombo da Rescalda riferisce: Ho sentito che i suoi genitori non volevano che si facesse frate, ma colle sue preghiere e colla sua costanza vi riusc Non so altro che il padre lo voleva obbligare a prender moglie (Proc. Mediol. III testis, f. 115r, 119v). Il cugino Vigevano Angelo: So che aveva una grande smania di farsi frate (X testis, f. 164r). P. Giustino Giudici da Lovero riferisce qualche particolare in pi sentito dal prevosto don Palazzi, il quale veniva a confessarsi da me a Milano, mentre io pi duna volta fui ad Abbiategrasso per predicazione. So tra le altre cose che impieg gli anni della sua giovent in opere di piet e di carit, ed aggiunge che avendo voluto suo padre dargli moglie, gli offerse successivi abboccamenti con diverse giovani, senza alcun frutto, perch Padre Carlo adempiendo alla volont del padre che gli imponeva tali visite, se ne rimaneva silenzioso, freddo e ad occhi bassi, tanto che il padre dietro sua preghiera dovette desistere da simili tentativi (XIX testis, f.199v).  Cf. AGC, MD Servi Dei: Carolus de Abbiategrasso, doc. 26. Vedi anche in Appendice: Roma, Archivio Generale dei Cappuccini. Don Cesare Vigevano era allora cappellano della Pia Casa di Abbiategrasso.  Per saperne di pi cf. C. Cant, Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto, Milano 1857; P. Parodi, Notizie storiche del borgo di Abbiategrasso, ivi 192.; A. Palestra, Storia di Abbiategrasso, Milano 1956; G. A. Sajni, Diario abbiatense (1886-1899), a cura di Mario Comincini, Milano 1989; M. Comincini, L'Est Ticino e il 1859. Il patriottismo di un territorio e la battaglia di Magenta, Rho 2009.  Proc. Mediol., V testis, f. 137r.  Edita da Aliverti, Vita, p. 57 e da p. Evaldo, Appunti, p. 101. Loriginale e almeno due copie in AGC, MD Servi Dei: Carolus de Abbiategrasso, doc. 4 (autografo); e in un manoscritto dellarchivista generale dellOrdine p. Egidio da Milano: AD 100, f. 2r.  La vita di questo religioso (1820-1893) divisa fra gli uffici di superiore, maestro dei novizi, definitore provinciale e curato. Divulgatore delle sante missioni al popolo. Di vita austera e di coscienza delicatissima, fu direttore spirituale assai ricercato. Molto caritatevole con gli ammalati. Cf. Necrologio, 31 dicembre; vedi anche la nota di Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 66, nota 2.  Appunti per una vita, p. 142.  Predicatore, guardiano, definitore, vicario provinciale. Nel capitolo del 1808 fu eletto ministro provinciale di tutte e quattro le province formanti parte del Regnoi Italico, riunite in una sola per ordine governativo. Avveniuta la soppressione generasle si ritir con abito ecclesiastico a Cerro Maggiore (Necrologio, Milano 1982, 12 giugno).  Cf. Bologna, APC, Campione provinciale V, 143 (si tratta di una voluminosa cronaca manoscritta, o meglio annali della provincia di Bologna in molti volumi).  Bologna, APC, Campione provinciale V, 159-160. Su p. Felice Azzimonti cf. Metodio da Nembro, Il convento dei cappuccini in Cerro Maggiore, Milano 1965, p. 57-59.  Cf. Bologna, APC, Campione provinciale V, c. 2s 4b. 2f 1: Roma, 17 sett. 1810: Istruzioni emanate da s.s. Pio VII li 17 sett. 1810 pel regolamento dei religiosi soppressi delluno e dellaltro sesso (sono numerosissime notizie che occupano oltre 200 pagine del quinto volume del Campione, lasciate da p. Francesco M. Forecchi da Ferrara).  Cf. Piergiuseppe Monzio Compagnoni, Le lettere dei Generali Cappuccini durante le soppressioni italiane risorgimentali (Diss.). Roma, Pontificia Universit Gregoriana. Facolt di Storia Ecclesiastica, 1977. - Linchiesta ordinata da papa Leone XII nel 1826 ci permette di avere i dati sulla sorte dei frati dal momento della soppressione del 1810 (cf. Citt del Vaticano, ASV, Congr. vescovi e regolari, Positiones regularium 1826, Ripristinazione conventi, b. 1, giugno 1826). Dati di altra inchiesta sullattivit dei conventi richiesta alle curie diocesane con relazione per ogni convento, in Citt del Vaticano, ASV, Congr. vescovi e regolari, Positiones regularium 1826, Ripristinazione conventi, bb. 5 7, giugno 1826.  Cf. Roma, AGC, G. 95, s. 2 (1718-1908): Napoli 10 sett. 1838, lettera del generale dei cappuccini a p. Guido da Busseto.  Cf. Stanislao da Campagnola, La predicazione in Italia durante le soppressioni religiose napoleoniche (1809-1814), in Collectanea Franciscana, 39 (1969) 304-361.  Cf. Silvio da Brescia, I frati minori cappuccini a Bergamo, Bergamo 1958, pp. 150-159. Dopo la soppressione del 1866, i frati saranno espulsi dal convento di Bergamo il 16 giugno 1868 e i frati dovranno molto sospirare il rientro nel loro antico convento, abitando nel frattempo nellex convento dei Celestini. Il vescovo di Bergamo mons. Speranza si opponeva ai cappuccini avendo destinato il convento ad altri usi, ma dopo la sua morte, avvenuta nel 1879, il Municipio nel 1884 pens di usare per ricovero dei contagiosi di colera, allora scoppiato, il convento dei Celestini. Il nuovo vescovo, mons. Guindani, allora restitu ai frati il convento di Borgo Palazzo (ibid., pp. 165-179).  Cf. Silvio da Brescia, I frati minori cappuccini a Brescia, Bergamo 1965, pp.266-292.  Cf. Roma, AGC, AE 12: Prospetto degli andamenti, e disposizioni presse pel repristino dei Conventi nello Stato Lombardo do Milano, particolarmente in riguardo al Convento di Milano. 1838. Prezioso codice autografo di p. Francescantonio Humpel dove si leggono i documenti principali della sua attivit: la nomina di commissario generale (Roma 6 maggio 1838), il decreto di autorizzazione di Francesco I per il ristabilimento di qualche convento di Francescani nella Lombardia (8 luglio 1829)M parte del testamento ddi don Antonio Maria Protti per il ripristino del convento di S. Vittore allOlmo (24 giugno 1830), lettera allarciv. Di Milano (23 giugno 1838) e al Regio governo (24 sett. 1838), altro ricorso al card. Di Milano (10 nov. 1838), i nomi dei religiosi destinati a formare la comunit nel convento di S. Vittore (15 ott. 1838) e altre pratiche per ripristinare il convento di Casalpusterlengo, di Crema, di Mantova, della SS. Annunciata di Borno, di Como, Cremona, una supplica al vescovo di Mantova con lelenco dei religiosi per il convento di S. Spirito in Mantova, per Casalpusterlengo, Bozzolo, e ancora SS. Annunciata. Alla fine un catalogo dei religiosi lombardi dispersi e presenti nelle varie province di Venezia,, Parma, Trento, Bologna, nella Custodia del Canton Ticino, in Toscana, nella Marca dAncona, a Roma, e alcuni religiosi missionari, in tutto 67 sacerdoti e 25 laici.  Cos si legge nella cronaca della provincia di Parma. Cf. Parma, APC, Campione provinciale II, 499s.  Cf. Valdemiro Bonari da Bergamo, Della provincia di s. Carlo, in Id., I conventi e i cappuccini dellantico ducato di Milano. Memorie storiche raccolte da manoscritti. Parte I: I conventi. Crema 1893, 423-434; Melchior a Pobladura, Historia generalis Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum. Pars tertia (1761-1940). Romae, Inst. Hist. OFMCap., 1951, 37-60; Felice da Mareto, Tavole dei capitoli generali dellOrdine dei FF.MM. Cappuccini con molte notizie illustrative. Parma 1940, 258-289; Mariano dAlatri, I cappuccini. Storia duna famiglia francescana. Roma, istituto Storico dei Cappuccini, 1994. Un Catalogo dei conventi, ospizi, studi, noviziati, predicatori, sacerdoti, chierici e laici della Provincia di S. carlo in Lombardia redatto a Brescia nel 1847 (cf. AGC, G. 70, 8: Statistiche, doc. 4) enumera cinque conventi (la Badia di Brescia aperto il 4 ottobre 1837; Bergamo, aperto il 4 ott. 1838, Cremona aperto il 25 maggio 1843, SS. Annunciata di Borno, aperto il 4 giugno 1843; Casalpusterlengo, aperto il 12 maggio 1844; e Crema, aperto il 19 maggio 1844), due ospizi (per i religiosi che servono lOspedale di Bergamo e lospedale di Crema), tre studi (filosofia a Bergamo, teologia a Crema e alla Badia) e un solo noviziato nel convento della ss. Annunciata di Borno. I sacerdoti predicatori sono 39, i sacerdoti semplici (non predicatori) sono 8; i chierici professi sono 11; i laici professi sono 42; in tutto 100 frati.  Parma, APC, Campione provinciale III, 64-67; [Piacenza], Registro II, 195-197.  Cf. Parma, APC, Campione provinciale, III, 131, 135s. Il desiderio di fondare conventi di ritiro e di maggiore osservanza continu nellOrdine per molti anni. Ancora nel 1861 p. Agostino Moretti da Ombriano, come vicario del convento di Milano (e sar per ben tre volte eletto provinciale) inviava una lettera al ministro generale, dal convento di Milano, S. Vittore allOlmo, in data 9 giugno 1861, svelando questo suo desiderio di riforma e le possibili contrariet della provincia. La lettera merita di essere qui riportata perch dimostra come diversi frati erano pieni di zelo santo di rinnovamento: Sono pochi giorni dacch ricevetti una lettera da Fr. Alessandro, compagno del R.mo P. Francesco da Bergamo, in cui vengo assicurato, che V.P. R.ma sarebbe pronta a stabilire un convento dove si osservino appuntino le nostre S. Costituzioni, quando Ella conosca quei Religiosi che si sentono chiamati a tanta perfezione. Fr. Alessandro quindi mi stimola a scrivere a quei Religiosi, chio penso avere tale disposizione, per poscia manifestarli a V.P.R.ma, affinch Ella possa rilasciare lubbidienza a questi tali di ritirarsi nel convento apposito. Crederei di far torto alle virt di Fr. Alessandro, se ponessi soltanto in dubbio la veracit delle sue espressioni, ma essendo questo un affare di altissima importanza, e potendo nellesecuzione incontrare difficolt grandi, ho creduto prudenza il non esardare un passo prima di essere certissimo della volont di V.P.R.ma a volersi compiacere di manifestarmi in iscritto la sua volont, perch senza questo scritto io non potrei nemmeno ottenere fede da miei confratelli, i quali certamente andrebbero molto cauti nel dare il lor nome, quando anticipatamente non vengano assicurati della volont decisiva di V.P.R.ma; perch essendo stato messo in campo altre fiate il santo progetto, e non essendosi mai effettuato, per ragioni chio credo inutili il riferire, supponendole abbastanza note a V.P.R.ma, lasci nel loro animo uno sconforto, e potrei aggiungere una certa qual persuasione di una contrariet per parte dei Superiori. Veda dunque quanto mi sia necessario un suo pregiato scritto. Affinch poi la cosa abbia meno pubblicit che sia possibile, e V.P.R.ma in sua saggezza possa meglio spianare la via, e rendere effettuabile ci che senza la sua efficace protezione a noi impossibile ottenere, io credo utile il prevenirla duna difficolt che le sar mossa, ed : che se / si stabilisce questo convento ne verr uno sconcerto alla Provincia, perch i soggetti che vorranno ritirarsi in esso tornano utili in altri posti. Ammesso [Questo canc.] infatti che quelli ai quali ho intenzione di scrivere, dopo un suo pregiato riscontro, sieno propriamente i chiamati, non voglio negare che annoverandosi fra questi due [o tre canc.] Lettori, e due Guardiani, la Provincia per il momento ne sentir un po la mancanza, ma quando [se canc.] si consideri daltra parte il bene preponderante, e di pi alta considerazione che ne verr alla Provincia stessa, credo che vi sia lobbligo di stabilire il Conven to di Osservanza speciale. Cf. Cf. AGC, G. 70, 4: Lett. A-C.  Cf. Roma, AGC, G. 70, 8: Statistiche, doc. 6. Labbreviazione finale: b.i. significa: bench indegno.  Cf. Silvio da Brescia, I frati minori cappuccini a Brescia, Bergamo 1965, pp. 285-287.  Per il ripristino dei cappuccini in Milano, la chiesa e convento di S. Vigttore allOlmo e altre disposizioni prese per il ristabilimento dei cappuccini nello Stato Lombardo cf. Roma, AGC, AC 113: Egidio da Milano, Memorie diverse intorno alla Provincia e ai conventi di Milano, ms. seconda met del sec. XIX, 27 cm., 380 pp.  Cf. per tutti questi sviluppi della provincia lombarda: Valdemiro Bonari da Bergamo, I conventi e i cappuccini dellantico ducato di Milano. Memorie storiche raccolte da manoscritti. Parte I: I conventi. Crema 1893, 101-104; Fedele Merelli, Cronologia essenziale della presenza dei cappuccini in Lombardia, in Statistica dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di S. Carlo in Lombardia, Milano 1992, 9-17; Id., Il convento dei cappuccini e il tempio del S. Cuore di Ges in Milano, Milano 1987.  Cf. Milano, APCL, B 125 lato vestizioni, n. 159 vestito al convento della Santissima Annunciata il giorno 08.11.1852. Nella nota si dice: Partito l 26 Gennaio 1954 per poca salute.  Cf. Proc. Mediol., ff. 198v-203v, 205v-208r. La testimonianza di Giustino da Lovero ricordata anche in una lettera che egli scrisse a p. Paolino in data 13 giugno 1898 e riportata da Ildefonso, Vita, p. 191s: In religione son vissuto col Padre Carlo nove mesi allAnnunziata, quattro anni a Milano, ed alcuni mesi a Crema, dove per malattia fu levato dallo studio di teologia e mandato a Casalpusterlengo. Al primo vederlo in noviziato, ancora vestito da secolare, mi sembrato un santo. E molto pi ne fui persuaso nel convivere insieme, specialmente nel rendere conto al Padre Maestro della sua orazione, come da noi si costuma nelle conferenze spirituali. Allora non intendeva, copme comprendo adesso, che Padre Carlo fin dal suo ingresso in religione, conosceva molto bene la scienza dei santi e che di lui si poteva dire con verit: Dedit illi Dominus scientiam sanctorum [Sap 10, 10].  Proc. Mediol., f. 233v-234rv.  Ibid., testis XXIV, f. 239v-240r. una testimonianza che per non esatta, perch confonde cronologicamente fatti avvenuti in giorni diversi. Cf. pi avanti, p.  Ibid., f. 248v. Fr. Raimondo Frignati da Casalpusterlengo, nato il 1831. Dice che stato due mesi insieme allAnnunciata, quando p. Carlo aveva finito il noviziato e io lo cominciavo, e ci presso a poco nel 1854. Poi sono stato un anno e mezzo insieme a San Vittore (ibid., ff. 246v-248v)  Da p. Evaldo, Appunti, p. 136; per il piccolo registro del p. Maestro cf. Milano, APCL, B 125 lato vestizioni, n. 159 vestito al convento della Santissima Annunciata il giorno 08.11.1852. Nella nota si dice: Partito l 26 Gennaio 1954 per poca salute; B 156, p. 44: Registro dei Voti [intesi come votazioni] 1840: 1a votazione 20.02.1853: 7 voti favorevoli e nessun contrario; 2a votazione 30.05.1853: 8 voti favorevoli e nessun contrario; 3a votazione 16.01.1954: 0 voti favorevoli e 7 contrari. Nota: Escluso per motivi di salute soltanto, essendo per altro un ottimo giovine. In questo Registro si legge anche un altro dato interessante: Nel Registro del Conto del Lanificio (APCL, sez.7, cass. 9, cart. 3, doc. n 77, f. 22) dei frati del convento di Bergamo in data 1 febbraio 1854, quindi solo 4 giorni dopo, si legge: Soddisfatta la vettura di fra Carlo da Abbiategrasso. Mil. 9:9:=.  Cf. Roma, AGC, G. 70, 2. Si tratta di un ms. di pp. 18, non datato, ma che risale a met del sec. XIX, diviso in Regole per la Comunit dei Novizi (n. 1-8), Altre regole ed avvertimenti (nn. 1-25), Uffici del decano (nn. 1-17), Uffici degli accoliti (nn. 1-9), Uffici del Sagrestano (nn. 1-13).  Esami di coscienza: 1 Alla mattina breve esame della notte (cio dallultimo della sera precedente sino a quel punto); 2 Prima di Sesta e Nona esasme generale dei difetti della giornata. 3 Dopo pranzo appena giunti in cella, esame del difetto e virt particolare designata dal P. Maestro. I fratelli laici, unitamente a questo, faranno pure lesame generale corrispondente a quello dei chierici prima di Sesta e Nona. 4 Prima di Compieta esame generale da Sesta e Nona fino a quellora. 5 Alla sera esame generale di tutta la giornata ed esame particolare dal dopo pranzo sino a quel punto. Gli esami che si fanno in cella dovranno farsi possibilmente in ginocchio (Ibid., p. 9).  Si studieranno i novizi di mantenere in ogni tempo perfetto silenzio, sempre parlando in ginocchio a un bisogno, con voce umile e sommessa, ad occhi bassi, non facendo rumore coi piedi nel camminare, massime nel salire o scendere le scale e sempre accompagnando le porte nellentrare e nelluscire. Non sar mai lecito scusarsi n col P. Maestro o Vice Maestro, n coi fratelli stessi, ma sia che si abbia torto o ragione, sopportare tutto per amor di Dio. Richiesti del perch da un Superiore si potr sempre rispondere con modestia e umilt (Ibid., p. 6).  Terminata la Messa conventuale ciascun novizio andr in cella per darvi ordine, facendo la disciplina per lo spazio di un Miserere, quando vi sia stata la SS. Comunione oppure nei venerd Si faranno giornalmente dai novizi quindici genuflessioni alla S. Croce e dodici ad onore dellImmacolata Concezione di Maria SS.ma. Porteranno il cilicio tre volte la settimana cio la mattina del luned, mercoled e venerd셻 (Ibid., pp. 1, 10).  Terminato lufficio [della Madonna] faranno la correzione fraterna in ginocchio con tutta umilt e carit dopo la quale ognuno si porr al lavoro assegnatogli dallubbidienza, leggendo uno frattanto per un quarto dora qualche libro divoto. Terminata la lettura manterranno silenzio, ognuno intento al proprio lavoro, conversando col suo buon Dio che nel silenzio gli parler al cuore, eccitandosi vicendevolmente alla presenza di Dio ed a santi affetti col dire di tanto in tanto qualche divota giaculatoria (ibid., p. 2).  Rendiconto di se astesso. Almeno una volta ogni quindici giorni si far al P. Maestro il rendiconto di se stesso, manifestando tutti i bisogni dello spirito, vale a dire tutte le tentazioni da cui il novizio sia molestato, tutti i dubbi e le difficolt che incontra nel tenore di vita intrapresa, come pure il modo che tiene nel fare orazione, il cammino e progresso nella vita spirituale, cosa di somma importanza per acquistare, conservare e accrescere lo spirito religioso (ibid., p. 9).  Su questo autore e la sua spiritualit cf. C. Cargnoni, Spiritualit, santit e devozioni, in I Cappuccini in Emilia-Romagna. Storia di una presenza. A cura di Giovanni Pozzi Paolo Prodi. Bologna, Grafiche Dehoniane, 2002, p. 167-170.  Su Gaetano Migliorini da Bergamo cf. Metodio da Nembro, Gaetano Migliorini da Bergamo nel Settecento religioso italiano. Milano, Centro Studi Cappuccini Lombardi, 1959.  Vedi sopra, alla nota 69.  Importante una lettera di don Francesco Palazzi, scritta a p. Egidio da Milano in data Abbiategrasso 5 marzo 1875, che si conserva autografa e in copia in Roma, AGC, MD Servi Dei: Carolus de Abbiategrasso e ms. AD 100, f. 2v-3r: Egli non aspirando che alla pi cruda penitenza voleva ricoppiare in se stesso Ges Crocefisso e per potere liberamente appagare il suo voto, preg lo scrivente acci lo ricevessero li R.R. PP. Cappuccini. Lo accolsero infatti, ma debole di salute venne rimmesso alla sua famiglia onde se ne procurasse miglioramento. In questo frattempo erano presso di me in una giornata li RR. PP. Mansueto = Francesco Maria prov.le = Padre Cesare secretario e Padre Pino. Eravamo a tavola, e comparve il novizio. Non pregava, ma piangeva per essere ancora accettato al convento. Tutti ammutolirono, e lo scrivente / rimandando il novizio alla sua casa gli disse: Va non dubitare, che siccome Iddio ti vuole, il tuo voto si compir. Poi rivoltomi ai Padri dissi loro: Lo accettino questo angelo, che deve finire ad essere collocato sugli altari. Tanto bast che laccettarono prontamente. Secondo questa testimonianza, quindi, i frati che si fermarono presso il parroco di Abbiategrasso erano quattro: p. Mansueto da Verona che era guardiano di Casalpusterlengo, il ministro provinciale p. Francesco Fustinoni da Bergamo, il suo segretario p. Cesare da Pavia e padre Pino che per non risulta nei nomi dei frati del tempo. Olmi, Una gemma, Genova 1877, p. 15, parla di tre cappuccini; Memorie storiche, Milano 1898, p. 25; Aliverti, Vita, p. 67 (che copia le Memorie storiche), e p. Evaldo, Appunti, p. 142 (che copia Aliverti), parlano di due cappuccini.  Cos Memorie storiche, p. 26; Olmi, Una gemma, p. 16; Aliverti, Vita, 68; Evaldo, Appunti, p. 144-147.  Proc. Mediol. f. 151r-v.  sempre la testimonianza preziosa di fr. Barnaba: Unaltra volta essendo stato incaricato il padre Carlo di sostituire il cuciniere, lasci aperti i rubinetti dellacqua contenuta in un grande recipiente collocato in una camera superiore e vi si ritir a fare orazione in chiesa. La mattina di buonora io mi accorsi che tutta la cucina era allagata, sicch tutto quanto vi si trovava era inzuppato dacqua. Corsi in cerca di padre Carlo perch venisse ad aprire e lo trovai in coro dinnanzi al Crocifisso. Venne, ci industriammo di riparare il danno, ma difficile era accendere il fuoco, perch la legna era tutta bagnata. Allora padre Carlo disse: Lasciate fare a me, faccio io, faccio io, e senza difficolt alcuna accese il fuoco soggiungendo: Vedete che il Signore mi ha fatto la grazia (ibid., f. 152v-153r).  Unaltra volta essendo caduta dellacqua santa dalla piletta nella chiesa, lo vidi prostrato in terra a lambire colla lingua le gocce che erano cadute, venendo poi in sagrestia a dimandare a me della bambagia per asciugare ancor meglio il pavimento, rincrescendogli molto che lacqua santa si disperdesse in terra (ibid., f. 152r).  Quando ero io sagrestano lo pregai che volesse comporre un mazzo di fiori cogliendoli nellorto. Dopo molto tempo andai io stesso in ortaglia e lo trovai in ginocchio dinnanzi a una croce; aveva raccolto non gi dei fiori dornamento, ma papaveri e sementi di verdure destinate alle seminagioni; mi inquietai alquanto, mi preg di aver pazienza inginocchiandosi a baciar la terra. Ma poi il padre Guardiano avvertita la cosa ci inflisse ad ambedue la disciplina. E il padre Carlo mi esortava ancora alla pazienza per amor di Dio, ma cosa meravigliosa in ortaglia nessuno si accorse del danno arrecato da padre Carlo, mentre gli ortaggi e le verdure non presentano guasto alcuno (ibid., f. 152r-v).  Era un giovane che faceva molte stramberie e la ragione era che lui si trovava sempre assorto in orazione. Siccome appunto per questo anche di notte non era in cella, ma si portava sempre in chiesa o in qualche cappella; il padre Guardiano, padre Emmanuele da Mandello mi comand che lo sorvegliassi. Per questo incarico lo sorpresi pi di una volta in coro, dinnanzi al Crocifisso, o in Cappella prostrato a fare orazione, tanto astratto che pur non si accorgeva della mia presenza. Lo richiamava al bisogno di prender riposo ed egli mi pregava che lo lasciassi continuare, finch cedeva e tornava in cella, donde forse tornava ad uscire per la sua prediletta occupazione della preghiera. Unaltra volta lo trovai nella Cappella detta di San Carlo (chera la cella dove si ritirava san Carlo per fare gli esercizi spirituali) colle spalle nude che faceva su di s medesimo la pi aspra penitenza. Le spalle erano tutte una piaga ed il sangue era spruzzato sulle pareti della cappella tanto che il giorno appresso io dovetti lavare il muro. Adoperava una disciplina speciale di catenelle terminate di palline di piombo fornite di punte. Lo invitai a ritirarsi e commosso a quello spettacolo lo baciai in fronte piangendo; egli mi preg che lo lasciassi attendere ancora alla penitenza, ma io fui duro e lo condussi nella sua cella ritirandogli la disciplina che gli restituii il giorno appresso per le sue insistenti preghiere. Mi avvenne poi di trovarlo nella sua cella, non gi in letto come gli avevo raccomandato per la sua malattia, ma disteso in terra col capo appoggiato ad un ceppo. Mi disse in risposta ai miei rimbrotti: Se sapesse, fratello, come si sta bene, mi pareva di essere sulle piume (ibid., ff. 151v152r, 153r).  P. Evaldo commenta in nota (Appunti, p. 170, nota 3): Si vede subito dalle prime parole che fra Carlo ripete e fa suo il linguaggio imparato dal Modo Pratico studiato nel s. Noviziato. Allincominciare che faccio... intendo movere le membra convenienti... nel nome del Divinissimo nostro Redentore.... ecc. un concetto che nel Modo pratico si ripete, anche se con parole diverse, almeno una decina di volte: qui aiuta a scoprire un poco meglio la spiritualit di fra Carlo. Lo scritto tutto impregnato di una intensa unzione spirituale straordinaria: vedi, per esempio, lintenzione di voler movere ogni membro del corpo per scrivere, e ogni pensiero, desiderio e volont dellanima e affetto del cuore per recar a Dio tutta la fede, adorazione, lode, benedizione e glorificazione che da uomo colla grazia di Dio si possa fare. Ripete quasi alla lettera unaltra raccomandazione del Modo Pratico per le preghiere di ogni mattino: offerire a Signore tutti i nostri sensi, potenze, e membra; ...indirizzare a lui li pensieri, le parole, le operazioni di tutta la giornata, protestando di tutto voler fare a sua gloria, ed onore con intenzione di dargli, se fosse possibile, tutto lonore che merita..(pagg. 6.7.14.22.28.33...). Fra Carlo, allintenzione generale aggiunge quella del minimo particolare, del pur minimo movimento nello scrivere. La sua tendenza ad essere pi abbondante ed insistente nei termini - lui che ne conosceva tanto pochi! .  Ancota p. Evaldo, Appunti, p. 171, nota 4: tra le affermazioni di importanza assoluta, che bisogna sottolineare, conoscere bene e cercare di gustare profondamente. Ha il sapore duna confidenza che fra Carlo si lascia sfuggire dallintimo della sua anima, aperta, come sempre, al suo ex Direttore Spirituale: Ho segni particolari di unione con Dio: un segreto che, in fondo, Don Palazzi era giusto che conoscesse, quale caro Padre e Benefattore della sua anima al quale sta appunto parlando della propria offerta a Dio Padre con Ges nella Comunione e in ogni momento, cio continuamente. Secondo le terminologia della teologia mistica, significa che la preghiera di fra Carlo sta gi invadendo o sconfinando nellalta contemplazione infusa. Parla, per ora, soltanto di segni particolari, ma sappiamo che un simile fenomeno ogni volta va toccando un maggior numero di potenze dellanima, fino a sottometterle tutte(AM. 443, pag. 872, nota). Lo potremo vedere meglio pi avanti, anche se - e ci teniamo a dirlo - non siamo proprio in grado di accompagnare questo crescendo, e neppure di farne notare ogni volta tutti i minimi particolari, in questo avanzare nella contemplazione infusa.  Evaldo, Appunti, p. 171, nota 5: Ecco una affermazione nuova della devozione di fra Carlo alla Madonna, considerata vera ncora di salvezza per lui peccatore. La chiama mia speranza, per la quale intendo che tutti i meriti che possa acquistarmi in questo esilio... siano tutti in accrescimento di Gloria per Essa.... Sappiamo gi qualcosa della devozione di fra Carlo alla Madonna, e conosciamo bene tutta la struttura mariana della sua piet e vita religiosa, sia prima di entrare in convento, sia dopo. Lo stesso Modo Pratico di vita si incaricava di ricordare ed insistere varie volte su tale devozione alla Vergine alla quale indirizzare con grande affetto tutte le operazioni del giorno, desiderando di volerLe tutta la gloria che ci possibile(Modo Pratico, pag. 37). Qui, per, fra Carlo, proprio per la sua tendenza gi notata sopra di essere pi abbondante nei termini - e qui anche pi insistente e pi preciso, - va molto pi in l. Il suo un concetto di vita e di devozione che sembra mutuato direttamente da s. Luigi Maria Grignion de Montfort, insegnato nei suoi due volumetti Trattato della Vera Devozione a Maria Vergine, e Il Segreto di Maria, o La schiavit dAmore della Vergine SS.. Questo secondo opuscolo fra Carlo non lo pot neppure conoscere, perch tradotto in italiano soltanto dopo la morte di P. Carlo. La traduzione del primo, invece, era stata pubblicata a Torino nel 1851, quindi appena tre anni prima. La frase in esame troppo breve per potersi dire che fu suggerita, a fra Carlo dalla lettura delloperetta del Santo, ma pi che sufficiente per poter affermare che i due spiriti progredivano sulla medesima via della vera totale devozione alla Madonna. Scrive il Santo De Montfort: Lessenziale di questa devozione consiste nellinteriore chessa deve formare... Chi vi dimorer in modo stabile? Colui solo al quale lo Spirito di Ges Cristo sveler questo segreto; lanima molto fedele che vi condurr egli medesimo perch avanzi di virt in virt, di grazia in grazia, di lumi in lumi, e giunga alla trasformazione di se stessa in Ges Cristo ed alla pienezza dellet Sua in terra e della Sua gloria in cielo (Trattato, 119). Questa devozione consiste dunque nel darsi interamente a Maria SS. col fine di essere per mezzo suo interamente di Ges Cristo. Bisogna darLe... i nostri beni interni e spirituali, cio i nostri Meriti, le nostre virt, e le nostre buone opere passate, presenti e future... e ci senza pretendere n sperare verunaltra ricompensa per la nostra offerta e il nostro servizio, che lonore di appartenere a Ges Cristo per mezzo di Lei e in Lei (Tratt. 121). Come si pu vedere, il concetto qui ripetuto da fra Carlo quasi alla lettera. La rassomiglianza troppo palese per essere ignorata; quindi, anche se distante negli anni, - quasi un secolo e mezzo, - fra Carlo si trovava a ripetere la stessa intuizione e la stessa esperienza, con i medesimi palpiti di s. Luigi Maria Grignion de Montfort. Le due anime si trovavano luna accanto allaltra nellonorare ed amare Maria SS. in verit.  Evaldo, Appunti, p. 172, nota 6: Questo esilio di...: la sua situazione precaria e provvisoria a Milano come Terziario, in attesa sempre che gli si apra nuovamente il s. Noviziato su al convento della SS. Annunziata. esilio il convento, ed esilio (attesa) la vita di terziario! Qui tutto solo attesa!.  Ecco dove sta ancorata la fiducia incrollabile, la azione diretta dello spirito di confidenza di fra Carlo in mezzo a tutte le sue apparenti contraddizioni! Dal momento - scrive - che si sente uno ispirato a chiedere una grazia, segno che Dio vuole concederla. Una verit come questa lavr ascoltata - e molto volentieri! - da qualche confratello che lo incoraggiava a non desanimare, forse addirittura dal suo confessore in convento, e lavr fatta subito sua, e ora non si sentiva pi tanto solo a sperare: cera con lui s. Agostino e tanti Santi!. difficile - e non ci mettiamo neppure! - leggere tutte le opere del grande s. Agostino alla ricerca di questa frase. Ma a guardare bene, il concetto che racchiude ripetuto, indirettamente ma insistentemente, moltissime volte negli scritti del santo Dottore. Nel Trattato sulla Prima Lettera di s. Giovanni, per esempio, si legge: Lintera vita del fervente cristiano un santo desiderio... Facendoci attendere (Dio) intensifica il nostro desiderio, col desiderio dilata lanimo, e, dilatandolo, lo rende pi capace. Cerchiamo, quindi, di vivere in un clima di desiderio perch dobbiamo essere riempiti... La nostra vita una ginnastica del desiderio(Trattato 4, PL 35, 2008-2009). Nella lunga Lettera a Proba, poi, pare che s. Agostino parli proprio solo di questo. Ne trascriviamo qui almeno due brevi periodi: Nella preghiera ci rivolgiamo a Colui che, come dice il Signore medesimo, gi sa quello che ci necessario, prima ancora che glielo chiediamo (cfr. Mt 6,7-8). Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci necessario. Dobbiamo per riflettere che a Lui non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perch possiamo ottenere ci che egli gi disposto a concederci... Lo riceveremo con tanta maggior capacit, quanto pi salda sar la nostra fede, pi ferma la nostra speranza, pi ardente il nostro desiderio (Lettera 130,8,15 - 17,9,18). E pi avanti: La raccomandazione dellApostolo: Fate presenti a Dio le vostre necessit (Fil 4,6) non si deve intendere nel senso che dobbiamo portarle a conoscenza di Dio. Egli infatti le conosceva gi prima che fossero formulate. Esse devono piuttosto divenire maggiormente vive nellambito della nostra coscienza. Esse, poi, devono contare su un atteggiamento fatto di fiduciosa attesa dinanzi a Dio... (Lettera 130,9,18. - 10,20). poi da ammirare la semplicit e... la convinzione di fra Carlo nel voler ricordare al buon Don Palazzi la frase di s. Agostino! Il Rev. Prevosto gia laveva accennata - e in latino citando s. Paolo nientemeno! - Dio da il volere e il fare (Filip 2,l3) (v.pag.53) - La citazione di s. Agostino fatta da fra Carlo era.... pioggia sul bagnato, ma fra Carlo ne era tanto convinto ed entusiasta! In breve: tutto quanto fra Carlo aveva sospirato, aspettato, chiesto e sognato finora, altro non era che... una lezione di ginnastica del desiderio da parte di Dio! Una lezione a volte dolorosa ma non certamente inutile o sterile....  La lettera autografa non reca nessuna data, ma si potrebbe datare al mese di marzo 1855. P. Evaldo, Appunti, p. 169, sarebbe propenso a datarla alla fine gennaio o inizio febbraio 1855, ma lespressione in questinverno fui discretamente sano, porterebbe logicamente alla fine dellinverno, quindi a marzo. Il testo qui riportato, riveduto attentamente sulloriginale, si legge, completo, senza per laggiunta P.S., a p. 169-174 del volume di p. Evaldo, ed riprodotto anche in Aliverti, Vita, p. 258-259, che egli data erroneamente al 20 marzo 1854, quando p. Carlo, secondo la cronologia pi accreditata, non era ancora rientrato in convento (venne a Milano nel maggio 1854, o, secondo la testimonianza di fr. Barnaba, in ottobre 1854 (Era lanno 1854, mi pare in ottobre: vedi sopra in prossimit alla nota 78). Ma se il P.S. stato scritto insieme alla lettera, bisognerebbe spostare ulteriormente la data a marzo 1856, cio dopo lordinazione sacerdotale (ma sembra improbabile, il P.S. ha tutte le sembianze di unaggiunta successiva alla lettera).  Cf. Milano, APCL, B 125 lato professioni, p. 112: Documento per la professione, scritto autografo di P. Carlo, in data 29 marzo 1855 a Milano nel convento di San Vittore. Allora era ancora una professione unica. Nellatto di professione dice di avere ottenuto un Decreto (30.01.1855) dalla Sacra Congregazione per lo stato dei Regolari, su richiesta del Procuratore Generale. In forza di tale decreto viene riconosciuto valido lanno di noviziato dal 10.11.1852 al 25.01.1854 con la supplenza di un altro mese di noviziato: vestito il 14.02.1855 e con 10 giorni di esercizi spirituali iniziati il 16.03.1855; Evaldo Giudici, Appunti, p. 181-182; vedi anche Aliverti, Vita, 69, nota 2. - Il giornale Lamico del Popolo (Gioved 5 aprile 1855, pp.42-43) riporta una descrizione, un po troppo ampollosa, dice p. Evaldo, di tutta la cerimonia: cf. E. Giudici, Appunti, pp. 184-187; gi in Aliverti, Vita, pp. 255-257.  Proc. Mediol., III testis f. 101r. Importante qui anche una lettera di p. Isidoro da Desio al Vice Postulatore p. Isaia, in data Crema 11 luglio 1898, nella quale si conferma questo fatto: se non vi fosse stato un voto favorevole del Padre Isidoro alla fine del mese di compimento dellanno di noviziato concesso da Roma, il Padre Provinciale Francesco sarebbe stato a malincuore costretto a rimandarlo a casa, puramente perch i contrarii lo volevano pi sano e pi scienziato. Cf. Aliverti, Vita, p. 71; Evaldo, Appunti, p. 179.  Evaldo, Appunti, p. 181; segue il testo dellatto di professione.  Cf. APCL, B 125 Registro delle professioni, f. 112. Importante la nota di p. Evaldo, Appunti, p. 182-183, nota 19: P. Placido da Maggianico (Co). Todeschini Lorenzo. Predicatore. Nato il 1.11.1804; vestizione il 1.3.1832; professione il 5.3.1833; morte il 7.8.1855 (Necrologio 82, 7 agosto). - P. Gaudenzio da Cremona. Curtarelli Giuseppe. Ebbe parte importante nella costruzione del Convento del S. Cuore a Milano. Fu anche valido aiuto nella erezione della chiesa della Madonna del Suffragio in Milano. Nato il 29.12.1823; vestizione il 24.9.1847; professione il 28.10.1848; ordinazione il 15.3.1851; morto il 4.1.1899 (Necrologio 82, 4 gennaio). - Il documento autografo di fra Carlo porta una lunga cancellatura tra la 6 e la 7 riga, segno di una non facile adattazione del formulario comune che doveva essere accomodato, con varie aggiunte e modifiche, al caso particolare e anomalo di fra Carlo. - Una piccola curiosit: gli Esercizi spirituali durarono dieci giorni, iniziarono la sera del 16 marzo e terminarono il mattino del 27. Perch la Professione non ebbe luogo il giorno stesso o almeno non il d seguente, 29, ma si aspett fino al giorno 30? Probabilmente fu per un calcolo evidente di convenienza. Il giorno 30 era Venerd, - e per essere precisi, era il Venerd del tempo di Passione, - giorno, quindi in cui a Milano, nelle chiese di rito ambrosiano, non si celebravano funzioni o Messe: era possibile, perci, avere pi numerosi fedeli nella piccola Chiesa del convento, e anche pi facile era la presenza non solo di parenti ed amici di Abbiategrasso, ma anche degli stessi Sacerdoti e del Prevosto don Palazzi! I giorni 28 e 29, perci servirono benissimo per mettere a punto tutto ci che di scritto e di preparazione prossima era richiesto e necessario per la solenne funzione, senza rubare tempo e attenzione agli Esercizi Spirituali. Vedi anche in Proc. Laud., doc. 9, f. 362v-363r: Attestato di professione religiosa avvenuta il 30 marzo 1855 a Mi S. Vittore (vestizione 8 nov. 1852), Fr. Guglielmo M. da Bergamo, min. prov. Dal convento del S. Cuore di Milano, 28 giugno 1899.  Cf. Gioved 5 aprile 1855, p. 42-43. Il testo riportato da Aliverti, Vita, p. 255-257; e da Evaldo, Appunti, p. 184-187.  P. Aliverti afferma che avrebbe seguito le lezioni dei primi elementi di logica e di filosofia: scienze allora insegnate dal pio e dottissimo padre Arsenio Comincini da Brescia (Vita, p. 73; ripetuto da p. Evaldo, Appunti, p.191s). In realt dalla Statistica redatta dopo il capitolo provinciale del 23 aprile 1858 a Bergamo era lettore di belle lettere, direttore e guardiano p. Giannantonio da Brescia, mentre nel triennio precedente p. Arsenio da Brescia era lettore e direttore a Milano e nel 1858 risultava definitore, maestro dei novizi e vicario alla SS. Annunciata. Cf. Roma, AGC, G. 70, 8: Statistiche an. 1852 e 1858.  P. Augusto da Crema nel 1852 era studente di teologia a Milano e divenne sacerdote il 24 marzo 1855. Quindi era novello sacerdote a Bergamo; nel 1858 era prolettore di filosofia al convento della Badia di Brescia. Cf. Roma, AGC, G. 70, 8: Statistiche an. 1852 e 1858.  Cf. V. Bonari, I conventi e i cappuccini bergamaschi, Milano 1883, p. 21. Gli addetti al lanificio, chiamati lanini, alla fine del 1852 erano Fr. Filippo Negri da Casalpusterlengo ( 1881), Fr. Girolamo da Lodi, fr. Pietro da Cavenago e fr. Giuseppe Cutter dAviatico ( 1894), e nel 1858 fr. Biagio Fazzini da Premana ( 1878), Fr. Tiburzio Caronni da Seveso ( 1908) e fr. Galdino Maccari da Gandino ( 1890). Cf. AGC, G. 70, 8: Statistiche (an. 1852 e 1858.  Proc. Mediol., XXI testis, f. 220r-v. Secondo questa testimonianza il fatto dovrebbe essere avvenuto a Bergamo, dopo la sua professione religiosa, e non a Milano, come sembra supposto dagli altri biografi. A meno che p. Carlo abbia ritentato altre volte a Milano di ottenere questo permesso dal direttore degli studenti che doveva essere o p. Arsenio da Brescia o p. Agostino da Crema.  Alcune testimonianze rivelano questa sua brama di servire gli ammalati colerosi. Fr. Apollinare Redaelli da Arcore: So che ammalato domand di poter assistere i colerosi di Casalpusterlengo nel 1859, ma non gli venne concesso (Proc. Mediol., f. 71v). Ma secondo i primi biografi, gi prima quando era a Milano aspirava a questo servizio. Cf. Memorie storiche, Milano 1898, p. 38: Nel colera del 1854, trovandosi infermo a letto, e dimenticando i propri malori, pregava il guardiano a permettergli di assistere i colerosi; Aliverti, Vita, p. 119; Evaldo, Appunti, p. 200. Significativo anche ci che asserisce fr. Barnaba Bozzotti da Milano: Vi fu tempo in cui anche in convento dominava il vaiuolo, ed io che aveva lincarico dellinfermeria mi trovava molto occupato. Padre Carlo era affetto di migliara, con tutto ci egli mi supplicava che gli cedessi le mie parti, al che io opposi un rifiuto (Proc. Mediol., f. 153r).  Frate Apollinare Redaelli da Arcore depone che quando aveva da lavar fazzoletti da naso con bel modo si faceva dare fazzoletti anche da tutti gli altri per poterli lavare lui e siccome era lento cos succedeva che sonando la campana per andare in chiesa o altrove non aveva ancora terminato, ed allora si recava dai confratelli a dimandar scusa se non era arrivato in tempo e che lo farebbe poi (Proc. Mediol., f. 74r-v). Simpliciano Maria Colombo da Rescalda: Le opere buone in cui si distinto il padre Carlo sono quelle della carit verso i suoi confratelli come per es. fino al punto di lavare i loro fazzoletti, di ritardare alquanto il suono della campana per lasciarli riscaldare (ibid., f. 101v).  P. Giustino Giudici da Lovero: Si occupava di preferenza negli uffici pi vili e umili della casa (ibid., f. .200r).  P. Giustino da Lovero (ibid., f. 200r).  Testimonianza di fr. Apollinare Redaelli da Arcore, laico cappuccino: Ho sentito dire da Padri del suo gran desiderio pel martirio (Proc. Mediol., I testis, f. 66v). Questa aspirazione al martirio ricordata anche nellart. 20 della vita di p. Carlo preparata dal vice postulatore p. Isaia per lesame dei testimoni: Qualmente ecc. rivel leroismo della sua fede col desiderio del martirio e di dar il sangue per Ges Cristo. Questo veementissimo desiderio pi volte manifest ai superiori e compagni e lo consumava di santo ardore (ibid., f. 37r).  Roma, AGC, G. 70, 3, doc. 8bis.  Su di lui cf. Paolo Rappellino, Monsignor Carlo Caccia Dominioni vicario della diocesi di Milano negli anni del Risorgimento (1859-1866). Milano, Ed. NED, 2004.  Cf. Milano, APCL, P 1105/013: Foglio anonimo in cui si elencano le date della Tonsura, Suddiaconato, Diaconato e Presbiterato; P 1105/014: Foglio anonimo in cui si riporta la data della Cresima (1836) e gli ordini minori e maggiori, aggiungendo i nomi dei compagni (si presume) di presbiterato; nel Proc. Mediol., f. 259r-v, doc. 4: Documento del diaconato rilasciato dal vicario generale di Milano Mantegazza, Milano, Curia arciv. 20 giugno 1899.  Cf. Attestato di S. Ordinazione al Presbiterato il 26 dic. 1855 dal vescovo Carlo Caccia Dominioni, firmato dal vic. Generale Mantegazza, Milano 20 giugno 1899, in Proc. Mediol., f. 362r-v, doc. 8.  Cf. Milano, Arch. Curia Arciv., Fald. n. 1263: Ordinazioni straordinarie del 1855: a questa documentazione rimanda con precisione p. Aliverti, Vita, p. 80s.  Fr. Simpliciano da Rescalda ricorda: Ho sentito delle grandi preghiere e penitenze con cui si prepar alla prima Messa (Proc. Mediol., f. 115v).  P. Paolino Belotti da Verdello: So che molte volte in Religione lo sorpresi in ginocchio davanti al suo Crocifisso, nel cuore della notte, e so anche che passava-in tale orazione e contemplazione si pu dire quasi tutta la notte, bench rigidissimo fosse linverno (Proc. Mediol., f. 91r-v). Fra Simpliciano Maria Colombo da Rescalda: Era molto assiduo allorazione e domandava speciali permessi per vegliare in cella a pregare. So pure da testimoni di veduta che una volta stette due ore sulla neve ginocchioni in orazione davanti a una Croce in corte del convento di San Vittore (ibid., f. 101v). Fr. Barnaba da Milano: Varie volte lho trovato in chiesa dopo lAve Maria in ginocchio trascinando la lingua in terra lungo la chiesa tracciando una croce (ibid., f. 158r).  Di questi venerd parla fr. Barnaba Bozzotti da Milano: Pi volte lho osservato rapito veramente in estasi specialmente nei Venerd dopo la santissima Comunione ed assistendo alla santa Messa, tanto che un giorno assist a tre messe credendo sempre che la prima non fosse finita. Ebbe certo il dono della profezia come ho gi detto e anche quello delle lagrime perch per es. al Venerd intorno allora dellagonia piangeva a calde lagrime (Proc. Mediol., f. 154r-v)  Numerose sono le testimonianze. P. Paolino Bellotti da Verdello cos riferisce: Si facevano le prove di tutti gli studenti colla recita di prediche a diversi temi. Al Padre Carlo era toccata la predica sulla Passione di Ges Cristo. Annunciato il testo proruppe in pianto, n sapeva come cominciare lesordio, ripetendogli pi volte le prime parole del medesimo, finalmente giunse a frenare il pianto e cominci. Ma che! Recitate poche righe di nuovo preso da vivissima commozione del soggetto di cui stava parlando, di nuovo proruppe in un dirottissimo pianto, e per quanto io lo esortassi a proseguire suggerendogli le parole, egli non pot mai superare la commozione da cui si trovava in preda. Dopo sei o sette minuti o pi il Provinciale che assisteva a questa recita con tutta la religiosa famiglia, rivoltosi al Padre Carlo gli ordin di discendere dalla Cattedra dicendogli: Basta, basta, avete predicato abbastanza. Era cos fortemente compreso del soggetto che andati in coro a far la visita al Santissimo Sagramento, non gli venne fatto di dire una parola di preghiera continuandogli un profluvio di lagrime (Proc. Mediol., f. 87r-v). Fr. Simpliciano Maria Colombo da Rescalda: So che una volta nel convento di San Vittore qui a Milano dovendo fare in refettorio la predica della Passione dopo detto lesordio incominciando le prove si mise invece a piangere e di tal modo da far piangere gli altri religiosi. Allora il Provinciale gli disse: Venite gi dal pulpito che avete predicato abbastanza (ibid., f. 102r). P. Arsenio Comincini da Brescia: Il SdD si distinse nella devozione alla Passione di Nostro Signore. Al quale proposito ricordo una predica tenuta da lui nel refettorio del convento a Milano, nella quale dopo lesordio avendo proseguito un po nel discorso sulla Passione del Signore, non pot pi trattenere il pianto talch dovette interrompere la predica. Molti dei padri, tra i quali era anchio, piansero per la commozione (Proc. Bergom., p. 40s (ms. in Arch. Curia Vesc. di Bergamo); f. 81r (copia autentica in Roma, APGC, 62/3).  Cf. P. Evaldo, Appunti per una vita, p. 227-234.  Per es. P. Paolino da Verdello: So che era talmente amante del ritiro e del chiostro che per lui era un vero martirio ogni qualvolta ne dovesse uscire. Quando celebrava la Santa Messa era tanto la sua devozione e compunzione che si vedeva benissimo esser egli tutto assorto nel suo Ges e per il che egli avrebbe impiegato pi ore nel celebrare la Santa Messa, se ci fosse dipeso da lui; non poteva per essere mai pi breve di tre lunghi quarti dora ed anche di unora. Questo avveniva nei giorni feriali nei quali i fedeli avendo agio lascoltavano molto volentieri ricevendo le pi soavi impressioni. Alla festa per era pi discreto non oltrepassando mai la mezzora per quel che mi ricordo. Celebrando poi qualche volta non era raro che gli sgorgassero dagli occhi le lagrime (Proc. Mediol., f. 87v-88r). Fr. Simpliciano M. da Rescalda: So che celebrava la santa messa con moltissima devozione e con tale contegno che faceva invidia (ibid., f.101v).  Cf. P. Evaldo, Appunti, p. 203, nota 14.  Cf. Roma, AGC, G. 70, 8: Statistiche, doc. 6: Stato Personale dei Religiosi componenti la Provincia de Cappuccini di S. Carlo in Lombardia allepoca del Capitolo Prov.le 3 settembre 1852.  Cf. C. Cargnoni, Le controversie per le confessioni: un episodio della presenza dei cappuccini in Valle Camonica, in Francescanesimo in Valle Camonica. Atti del Convegno di studio, Breno 17-18-19 dicembre 1982. Brescia, Consorzio dei Comuni del B.I.M. di Valle Camonica - Realizzazione Editrice Vannini, [1984], 99-186.  Cf. Roma, AGC, G. 70, 8: Statistiche, doc. 11: Elezioni fatte nel Capitolo Provinciale celebrato nel convento di Bergamo il 15 Aprile 1864.  Proc. Mediol., f. 84v. Su questo argomento rimane il dubbio. Si veda pi avanti alla nota 188.  verso Ma agg. interl.  corr. interl. ex malveduta  corr. interl. ex questo  tanto agg. interl.  Sal 33,18; 1 Pt 3,12.  fatta agg. interl.  Lo scritto riempie tutta intera la paginetta, e linizio - o intestazione - tanto bene ordinato da dare veramente limpressione che fra Carlo lo volesse scrivere per un fine importante e per un uso frequente. Tutto lo scritto compenetrato del pensiero del proprio nulla di fronte a Dio: nulla, pi il peccato, lingratitudine e lindifferenza. Tutto, fra Carlo, deve a Dio e alla Vergine, che danno tutto per lui, dolore e Passione compresi: tutto ci rende ancor pi tragica lindifferenza sua, una cosa lamentabile a dir poco. Ci si accorge subito che anche qui la sua parola non sufficiente per dire tutto; cerca di esprimersi, ma le parole, almeno in questo primo lungo periodo, pare non vengano, mentre i pensieri e gli affetti urgono dentro. Ne nascono queste righe che difficilmente si possono limare e adattare alle regole della nostra grammatica e della nostra sintassi! Vi si nota pure il tormento di voler - e dover - rimanere nellambito del titolo - chiamiamolo cos, - cio di una preghiera alla Madonna Addolorata, mentre il pensiero di Dio vuol entrare ad ogni costo e prendere le redini del discorso, o almeno camminare parallelo (Evaldo, Appunti, p. 204, nota 16).  in vece canc.  Sono canc.  adunque canc.,  sono agg. interl.  in canc.  di agg. interl.  ad canc.  ancora agg. interl.  e sappiate agg. interl.  agg. interl.  a voi agg. interl.  Finalmente il discorso riesce a mettersi in ordine, ma solo dopo il lungo e pieno sfogo del cuore collabbondantissimo sia fatta, lodata ... volont di Dio in tutte le cose. Qui giunge finalmente al punto, ma gi quasi a met foglio. Parla ora della Madonna Addolorata,poi alla Madonna Addolorata: usa parole e sentimenti vivissimi di confidenza, di compassione ed umilt: Mira,fra Carlo la tua Madre a pi della Croce e non distacca il viso.... In realt la Lamentazione gi dallinizio contemplazione di Maria, posta in una luce abbagliante accanto a Ges; poi si fa invito a se stesso a mai distogliere n la mente, n il cuore, n lo sguardo da tale visione, per consumarsi di compassione, amore, riconoscenza ecc. verso di Lei e di Ges. Pondera bene (fra Carlo) questa considerazione Ma tanto per lo sguardo come per la mente e per il cuore, tutto viene detto con parole e frasi fatte proprie dalla lettura del libro di meditazione giornaliera in comune sulla Passione di Ges (e di Maria) Fra Carlo non copia, non cita a memoria: tenta di esprimere sentimenti ed affetti che ha imparato a vivere e fare propri, con lumilt e la gioia di doversi esprimere con parole non sue. uno studio che sarebbe entusiasmante poter seguire e approfondire, ma che qui male sappiamo presentare con alcuni riferimenti tolti dal libro stesso. Comunicate (o Maria) i sentimenti pietosi dellanima vostra alla mia; acciocch il vostro Figlio sia degnamente da me compatito... Mira bene, anima mia, or Maria, or Ges; e osservando le gravissime loro afflizioni, cagionate da tuoi peccati, esci in devoti sfoghi che sieno misti di compassione e di contrizione. Oh quanto addolorato Ges! Oh quanto addolorata Maria! Ma oh quanto sono luno e laltro pi addolorati per i miei peccati che per tutto il rimanente della penosa passione (P. Gaetano, Pensieri ed Affetti sopra la Passione di Ges Cristo per ogni giorno dellanno, ricavati dalla Scrittura e dai SS. Padri, med. 307, vol. II, Milano 1876, p. 74). E pi avanti: Nostra vera Madre Maria, che spiritualmente ci ha partoriti a pi della croce, come corporalmente partor Ges nel presepio.. O Ges, affettuosissimo Padre, che vi render io per questo di avermi lasciato per madre la vostra Madre Santissima?... O Maria per me tutta piena di carit, vi ringrazio che vi siete degnata di accettarmi per figlio nonostante la mia indegnit e vilt: io ancora vi accetto con umilissima riverenza per madre; e vi supplico di essermi madre senza riguardo a miei demeriti. Siatemi madre ad ottenermi quelle grazie le quali nelle mie necessit voi vedete che mi saranno pi proprie e pi opportune a salvarmi. Impetratemi la grazia di una vera devozione, per cui mi diporti da vostro degno figliuolo: e tanto mi basta. (P. Gaetano, Pensieri ed Affetti sopra la Passione di Ges Cristo, med. 341, vol. II, Milano 1876, pp. 152-153). (P. Evaldo, Appunti, pp. 205-206, nota 17).  Maria agg. interl.  ora pro nobis canc.  Dopo nos c il segno (1) e dopo sanguine suo c (quos) e sopra il numero 1, per indicare che questo quos deve essere posto al segno indicato (1), cio dopo nos.  Originale autografo a Milano, APCL, P 1105/02. - (Lultimo brano - dora in avanti, ora e per sempre mi consacro... - non gi nella realt della Consacrazione al Cuore Addolorato e Immacolato di Maria, che i Vescovi in questi anni hanno fatto, finalmente, dopo esserne stati richiesti dalla Vergine stessa?) (P. Evaldo, Appunti, p. 206, nota 19).  Loriginale in APCL, P 1105/01.  P. Evaldo, Appunti, p. 236; il testo ibid, p. 235.  Creavit Deus canc.  chi canc.  Dio canc.  ad canc.  Paenitet me fecisse hominem canc.  questi canc.  Sterminer canc.  agli canc.  me canc.  Originale autografo in APCL, P 1105/01.  I testimoni lo dissero che p. Carlo aveva un bassissimo concetto di s reputandosi un grandissimo peccatore, e nelle sue confessioni, bench non avesse quasi mai materia da accusare, pure si accostava con tanto pianto e confusione da sembrare il pi gran peccatore della terra; e a chi si raccomandava alle sue preghiera rispondeva: Non sapete che vi raccomandate ad un gran peccatore? (Articoli, 94: cf. Proc. Mediol., f. 49r). Che il peccatore sia allo stesso momento vaso di misericordia solo se la Madre della Misericordia, Maria SS. lo prende tra le sue mani e gli ispira tale confidenza. Confidenza una parola che ritorner spesso in questi pochi scritti e che noi gi conosciamo come frutto della pratica costante della Vera Devozione alla Madonna, secondo lo spirito di s. Luigi Mania Grignion de Montfort. Ritorna, riaffiora in questo scritto con facilit, come elemento sempre presente nella sua anima. Interessante la santa logica dei suoi sentimenti: perch mi sento peccatore, sono un vaso di Misericordia - maiuscola: la ricchezza di Dio e delle anime tutte di Dio! - e mi sento fiducioso, perch un peccatore cosa pu fare, se non aggrapparsi a Chi lo sta salvando, e non lasciarlo mai pi? (P. Evaldo, Appunti, pp. 238-239, nota 39).  Questo pensiero non sapremmo dire se debba o no essere staccato dal precedente. Nel manoscritto - tutta, qui, scrittura fitta fitta - potrebbe anche sembrare unito. La frase in sospeso veramente una esclamazione ed affermazione piene di meraviglia massima, in cui tutto ci che soltanto mezzo - le apparenze del pane e del vino, il luogo, i pochi assistenti, egli stesso... - tutto nulla di fronte al Tutto che si sacrifica per tutti! Un Dio! Questi pensieri lo trattenevano, lo assorbivano. Erano un po il suo gridare Mio Dio, mio tutto come s. Francesco! Era contemplazione continua, pure in mezzo alle attivit. La sua commossa meraviglia si ripeteva specialmente nella s. Messa, un Dio che si sacrifica! La Messa! Era stato lo scopo, quasi, della sua vita! con lui stesso fatto sacrificio continuo nella vita religiosa! (Ibid., p. 239, nota 46). Possiamo aggiungere che, forse, qui c anche una reminiscenza di una frase di san Francesco: O sublimit umile, che il Signore delluniverso, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! (Lettera a tutto lOrdine. II. Della santa Messa, in Fonti Francescane [= FF]. Nuova edizione, Padova 2004, p. 149, n. 221).  l canc.  che canc.  il canc.  Ora il riferimento diretto con lEucaristia quasi scompare, e sembra dare pi attenzione alla vita ascetica e consacrata. Le parole usate qui sono forti, ma s. Francesco non fu pi tenero n meno espressivo contro se stesso. Sono pensieri cos pieni di significato e di conseguenze, che difficile spiegare con poche parole. I termini sono mutuati un po dalle Costituzioni Cappuccine che raccomandavano: E perch siamo chiamati a questa vita, acciocch mortificando il nostro Uomo estrinseco, vivifichiamo lo spirito; esortiamo i Frati ad assuefarsi a patire la penuria delle cose del mondo, ad esempio di Cristo, chessendo del tutto Signore elesse per noi desser povero e patire (2Cor 1,5; 4, 7-12; 8, 9; Sal 90, 5)(Cf. Cost., cap. 4, in Regola e Testamento del serafico padre s. Francesco con le Costituzioni dei frati minori cappuccini approvate dalla S. Congr. dei Vescovi e Regolari e confermate dalla fel. mem. di pp. Urbano VIII. Palermo, Stab. Tip. di Francesco Lao, 1854). E chiara in questa riflessione di p. Carlo, sia lazione del dono divino del Timore del Signore, - infatti, i suoi effetti sono appunto un grande orrore per il peccato... e un vivo sentimento della grandezza e maest di Dio, che ci porta ad una profonda adorazione, piena di riverenza ed umilt (Cf. Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione c ristiana, Roma 1965, 250, p. 596), - sia la sua relazione con la virt della Speranza - e Dio minnalzer... - (ibid. 360, p. 750), con lunico desiderio di piacere a Dio pi che a se stesso, e di seguire la Sua azione ... fedelee sollecita delle cose umane! (P. Evaldo, Appunti, pp. 239-240, nota 41).  Laccenno, di nuovo, allEucaristia chiaro, come altrettanto chiaro il proposito di vivere una vita eucaristica continua, quasi uno stato eucaristico ininterrotto, alimentato al sacrificio e alla presenza di Ges, con Lui per il Padre. La pi piccola azione del cristiano che sale ai cielo per mezzo di Cristo, con Cristo e in Cristo, acquista un valore in certo modo infinito e glorifica immensamente Dio. Vivere incorporati a Cristo, non ci stancheremo mai di ripeterlo, dovrebbe costituire lunica e costante preoccupazione del cristiano. Soltanto cos possibile rimanere sempre sulla via maestra che conduce alla santit, volti direttamente a Dio, senza tentennamenti e deviazioni (Cf. Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione c ristiana, Roma 1965, 22, p. 74). (P. Evaldo, Appunti, p. 240, nota 42).  Questa la prima annotazione che porta una data,- il giorno onomastico di p. Carlo! - e sembra dare a tutti questi pensieri infilati e letti finora la nota di un piccolo diario spirituale Egli visse povero.... Chi? Ces? S. Carlo? Sembra che qui tutto si identifichi con Ges: i santi sono imitatori suoi! Questa annotazione una illuminazione improvvisa da parte di Dio che fa vibrare profondamente lanima, e ne esce un accordo che un po lanima tutta - o la sintesi - della spiritualit di p. Carlo: umilt, spirito di povert, di penitenza, di unione intima continua con Ges sino al martirio ininterrotto di dolore e di amore, e la ripetuta fiducia di essere esaudito perch sento gran confidenza, quasi le stesse parole della lettera di p. Carlo a Don Palazzi tre anni prima. Lamore divino immerge la sua spada nelle parti pi intime e segrete dellanima, e ci separa da noi stessi... non meno che se i persecutori a colpi di spada separassero lo spirito dal corpo. Quanto pu durare questo martirio? Dallistante in cui ci doniamo a Dio senza alcuna riserva, fino al termine della vita (Franoise - Madeleine de Chaugy, Memoires sur la vie et les vertus de sainte J.F. de Chantal, III, 3, 3.e edit., Paris 1842, pp. 314-3l9). E p. Carlo sente gran confidenza, e spera fermamente di ottenere questo continuo martirio di dolore e amore dei santi! (P. Evaldo, Appunti, pp. 240-241, nota 43).  messa a fuoco, in queste parole, lessenza della (sua) devozione francescana. Il primo biografo di s. Francesco, il Celano, dice: (S. Francesco) meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere.. Ma soprattutto lumilt dellIncarnazione e la Carit della Passione - e tutto il rispetto e tutta ladorazione al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Ges Cristo, nel quale tutte le cose che son in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate con Dio(FF, n. 2l7) - aveva impresse cos profondamente nella memoria sua, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro (FF, n. 467). Da s. Francesco ad oggi il pensiero - il filone - non si esaurito, anzi! Le recentissime Costituzioni Cappuccine, approvate dopo il Conc. Vat. II, raccomandano: Accesi dellAmore di Cristo, per rendersi a Lui pi conformi, contempliamolo nellumiliazione dellIncarnazione e della Croce, e celebrando in comune letizia lEucaristia, partecipiamo al mistero pasquale, pregustando la gloria della sua risurrezione, finch Egli venga (Costituzioni 1983, cap. 1, n. 2, 2). Quindi tutta la spiritualit francescana cappuccina un profondersi nella cognizione di Ges Uomo.. . Vittima. . . e Cibo. A p. Carlo basta nominare Ges per sentire chiara nel cuore la presenza viva e reale - Presepio, Calvario, Ostia - di Ges, e di Maria presente nella grotta di Betlemme, sul Calvario, e nel suo cuore al momento del Suo Sacrificio e della Sua Comunione! Quante volte, in un giorno, li avr ripetuti quei due nomi santissimi e carissimi! E con gran confidenza! (P. Evaldo, Appunti, pp. 241-2412, nota 44).  di canc.  Legen canc.  Il Natale, - continua, quindi, il piccolo diario dellanima - gli ricordava la sua Ordinazione, avvenuta proprio nei gaudi natalizi della festa di s. Stefano, e nel mistero del Natale - labbiamo appena visto - voleva immergersi sempre pi al nominare Ges. Ancora una volta - necessario ripeterlo? - tutto gli causa sentimenti di gran confidenza, per lesecuzione dei suoi propositi. Voleva vivere riconoscentissimo a Dio e sempre col cuore a leggere e fare la volont di Dio. Indubbiamente la vita di unione con Dio era continua, attiva, e divorata dallo zelo della casa-abitazione-e-coabitazione di Dio! (P. Evaldo, Appunti, p. 242, nota 44).  una di quelle costatazioni che fanno soffrire il cuore dei santi e degli innamorati di Ges, come p. Carlo. Le sofferenze fisiche e morali non contano pi, anzi aiutano a fare scudo - un nostro povero piccolo scudo - a Ges, quasi a voler noi rimanere feriti e uccisi per Lui, e soffrire in vece sua. Se in realt questo impossibile, almeno ci resta il desiderio, il desiderio d patire, di essere con Lui. Questo p. Carlo, lha avuto per tutta la sua vita (Ibid., p. 242, nota 46). Importante, a questo proposito, una testimonianza di fr. Simpliciano da Rescalda: Ho sentito da molti che si faceva vittima dei peccati degli uomini, dicendo che piuttosto che venisse offeso il Signore preferiva morire (Proc. Mediol., f. 117r).  il giorno dellAnnunciazione alla Vergine SS., e la sera, quellanno, gi si commemoravano i primi Vespri dellUfficio della Madonna Addolorata, che ricordava a p. Carlo la sua Professione Religiosa. Tutta questa abbondante presenza e questi ricordi della Madonna gli facevano nascere in cuore irresistibilmente sentimenti di speranza. La liturgia cantava che quel giorno Maria concep nella mente prima ancora che nel suo seno verginale il Figlio di Dio, Ges. E P. Carlo ci sta a dire che anche a lui Maria SS. concedeva di avere riposti nel suo seno sentimenti di speranza, come forza, seme, fonte di vita, piccola atmosfera in cui vive e respira con Ges (P. Evaldo, Appunti, pp. 242-243, nota 47).  Cos nel testo, una D maiuscola prima di scrivere Vidi. Sia nelle Memorie storiche (Milano ed. 1898, p. 94), sia in Aliverti (Vita, p. 260) questo D stato reso con detto, ossia 29 detto, il giorno 29 del detto mese di marzo. Si noti che da qui in avanti il testo appare scritto su due colonne, e nella successione i pensieri sono da leggersi rispettivamente il primo a sinistra e laltro a destra.  Una frase oscura, ma sembra alludere a un detto delle costituzioni cappuccine che dice: E devono pensare che levangelica povert principalmente consiste in non aver affetto a cosa alcuna terrena, in usar queste cose del mondo parcissimamente, quasi per forza, costretti dalla necessit, e a gloria di Dio benedetto, dal quale si deve il tutto riconoscere (Cost. 1643, cap. IV alla fine).  un canc.  Pu sembrare questo il punto pi oscuro o difficile da interpretare o intendere. Lo trascriviamo esattamente come nel manoscritto, con la linea verticale in mezzo a dividere le prime tre brevi affermazione dallultima. Vediamo che p. Carlo di parole ne spende sempre poche, specie in queste annotazioni, e anche di sentimenti non ne manifesta molti, succinto, breve e parco com. Perch, allora, questa volta usa parole che a prima vista sembrano una divagazione dal suo intenso vivere di Dio e in Dio? Dobbiamo subito pensare che se fossero veramente una distrazione o divagazione, ben difficilmente le avrebbe scritte, anzi! le avrebbe allontanate con forza! E logico arguire, invece, che tutto qui ha un preciso significato, forse da scoprire bene. Una cosa - una prima cosa - che impressiona subito il contrasto tra le voci del canto, i pazzi a dare nelle smanie, e il silenzio di Maria. Poi i termini Vidi... udii... silenzio sono termini ripetuti e che richiamano s. Giovanni nellApocalisse: un messaggio da annunciare, dopo di averlo visto e udito nel silenzio. Un elemento da far notare anche la data allinizio, - 29 - di marzo: era il Luned Santo. La liturgia del giorno e del giorno precedente - la Domenica della Palme, con la processione, il canto dei bambini osannanti e la lettura della Passione di Ges nella Messa - dava spunti per vedere-udire-imitare a tutti. Qualcuno ha anche detto che si tratta di divagazioni mistiche che non hanno riscontro in qualcosa di positivo e di concreto. Pu darsi. Positivo e concreto, per, il proposito fatto qui da P. Carlo, anzi, rinnovato: perch non c proprio pi niente di nuovo, ormai, che possa distrarlo dal suo cammino: quindi proposi quanto gi ho proposto! (P. Evaldo, Appunti, p. 243, nota 48).  Sar: un desiderio, un programma, una data fissa nella sua vita, - quasi un proposito - che gli ricorda, per, nessun trionfo se non quello della bont di Dio e della Vergine Maria. Non c nulla di trionfalistico, ma solo il ricordo e la gratitudine di un avvenimento grande - e impegnativo! - che si pu cantare con le parole della Madonna stessa: Lanima mia canta le grandezze del Signore e il mio spirito esulta, perch Dio ha fatto grandi cose! (Lc 1, 46) in me piccolo. Era il giorno che gli ricordava il trionfo dellAddolorata contro tutte le difficolt, le impossibilit umane a condurre avanti e portare a realizzazione la sua vocazione, e invece quel giorno aveva trionfato, e da quel giorno continuava a vincere, nonostante tutto (P. Evaldo, Appunti, pp. 243-244, nota 49).  Senza data, sembra superato o superfluo il desiderio di scrivere un diario: scompaiono le date, ma le impressioni prendono un tono che realmente non di questo povero nostro mondo limitatissimo. Gli restano solo brevi impressioni, brevissmi propositi, ma gli scappa questa singolare confidenza in puro linguaggio mistico, fuori di ogni tempo e di ogni spazio - in qualche parte indefinita: dellanima? del tempo? della personalit? o di un luogo materiale non chiaro, non determinato? - come se una luce improvvisa gli illumini la mente per mostrargli se stesso. Poco sopra aveva gi detto che si considerava di carne, una carogna: ora vede solo ci che in tutta la luce di Dio, e il fiume della confidenza e della gratitudine straripa nuovamente, gli inonda lanima che si inebria ancora una volta. lo stato di infanzia spirituale, o meglio, una rinnovata esperienza del divino (cf. Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione c ristiana, Roma 1965, l36, p. 306). Il libro della meditazione quotidiana gli suggeriva: Deh, onnipotente mio Dio, stampatemi profondamente nellanima questa cognizione di pratico sentimento che da me stesso io non sono buono da niente: poich solamente a misura che io conoscer la mia vilt e fragilit e nichilit mi mover a confidare nella vostra infinita bont (P. Gaetano M. da Bergamo, Pensieri ed Affetti sopra la Passione di Ges Cristo, med. 167, pp. l72-l73). - La preghiera esaudita pienamente: conobbi! finalmente! (Appunti, p.244, nota 50).  Il linguaggio sembra conservare il tono ascetico, ma il punto darrivo - conoscer le relazioni in Dio contemplazione infusa, mistica, che produce ordinariamente unesperienza passiva di Dio e della sua azione divina nellanima (Teologia della perfezione c ristiana, Roma 1965, 136, p. 307). P. Carlo, che si trova nella unione mistica, si sente in riguardo a questo favore, in una dipendenza assoluta della volont divina; giacch da Dio solo dipende concedere, aumentare, ritirare lunione (ibid., 416, p. 831). Per questo, da parte sua deve solo - e come lo vuole! - tenere sempre fissa la sua mente in una continua attenzione a Dio e in una continua vigilanza su se stesso in relazione a questa unione. Il Modo Pratico [di santificare le operazioni della giornata e fare con profitto altri esercizi della vita religiosa dato in iscritto a suoi novizi, di p. Agostino Pasquali da Fusignano] gli suggeriva cinque punti o mezzi per aiutarsi a sempre orare, e gli raccomandava: La vita del Religioso, e massime di un Frate Minore, deve essere, come dicono le nostre Costituzioni, una continua orazione. Lorare gli deve essere cos naturale, come gli il respirare (cf. APCL, Ms. A. 381: Modo Pratico, f. 33). Ci che costituisce il fondamento ultimo e la radice dellumilt , quindi, la relazione alle infinite perfezioni di Dio. Questo fa s che tale virt stia in intima relazione con le virt teologali e rivesta un certo carattere di culto e di venerazione verso Dio, che lo avvicina molto alla virt della religione. In base a questo principio si pu comprendere in qualche modo lumilt sempre pi grande dei santi e lumilt incomparabile di Ges. I santi, infatti, a misura che crescono nella perfezione e nella santit, ricevono pure da Dio maggiori luci sulle sue infinite perfezioni. Per conseguenza, percepiscono sempre pi acutamente labisso che esiste fra la grandezza di Dio e la loro propria miseria. Sorge in loro una profonda umilt per cui si metterebbero con piacere ai piedi delluomo pi vile e spregevole del mondo. Non c pericolo che le luci di Dio facciano insuperbire unanima: se procedono effettivamente da Lui, esse la sommergeranno sempre pi profondamente nellabisso dellumilt. (Teologia della perfezione c ristiana, Roma 1965, 350, p. 735). Alla fine il dialogo mistico di s. Francesco fatto preghiera vivente: Chi se tu o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vermine vilissimo e disutile servo tuo? (FF, nn. 682, l9l6) (Appunti, pp. 244-245, nota 51).  Due propositi chiari, uno slancio unico. Fare tutto quanto posso per non dire mai nessun no al Signore, ma anche fare tutto secondo il pi perfetto! Il criterio di scelta la maggior perfezione e generosit possibili. C tutto un capitolo della teologia della perfezione ascetica sul fare tutto secondo il pi perfetto (p. es. Teologia della perfezione c ristiana, Roma 1965, 120, p. 266; l23, p. 275; 159-161, pp. 369-380, ecc.). Giungere ad un proposito cos deciso promettere a se stesso di non dire mai Basta! a Dio! E p. Carlo non lha veramente mai voluto dire, fino alla morte, incalzato anche dalle raccomandazioni scritte nel Modo Pratico: ...vi avverto di considerare bene i doveri dello stato di vita da voi abbracciato, lobbligo, ed impegno che ora avete di incamminarvi direttamente alla santit ed alla perfezione. Onde per assicurar dal pericolo la vostra eterna salute e passar sicuro fra lacci di rilassatezza, abusi inganni e mali esempi fra i quali vi conviene camminare, dovete eleggervi un tenor di vita particolare, e farvi una coscienza timorosa, che tema con timor filiale ogni colpa bench leggera, col far vostro impegno e stabilirvi sodamente sul punto di voler star sulla pi serrata e rigorosa osservanza di ogni bench minimo religioso dovere, attendendo di proposito a sradicare dal vostro cuore ogni attacco, ogni affetto ed inclinazione viziosa e terrena colle armi possenti dellorazione, e mortificazione dellamor proprio come conviene allesser vero Religioso, e Religioso Cappuccino... (Modo Pratico, ff. 58-60). Questo proposito di far tutto secondo il pi perfetto non novit tra i santi. P. Carlo laveva imparato (forse) dalla vita della beata M. Maddalena Martinengo? (Appunti, p. 245-246, nota 52).  Rinnovare periodicarnente i voti un dovere e un consiglio ricordati da tutti i maestri di spirito. P. Carlo punta subito ai massimo: promette (a se stesso) di rinnovarli ogni momento! Si sente, del Signore continuamente, definitivamente, ogni momento, corpo, mente, volont, pensiero, forze, slancio, tutto. Non ammette proprio un minimo intervallo di tempo o di spazio per una tregua. Non una esagerazione: una vita! la sua vita! Esclude ogni monotonia, ogni rassegnazione o automatismo, continuamente crea qualcosa di nuovo, qualcosa che cresce, come una fiamma che non si spegne mai e che allo stesso tempo si rinnova ogni minimo istante: la fiamma che consuma lentamente il sacrificio di p. Carlo! Il Modo Pratico gli insegnava che se noi sceglieremo con avvedutezza unorazione Giaculatoria, se noi la diremo in ogni istante, in ogni momento, senza che niuno se ne avvegga staremo sempre con Dio, sempre accresceremo il fervore con indicibil vantaggio della nostranima (Modo Pratico, f. 22). Ma il fervore serve solo per vivere lofferta totale! La consegna era: Rinnovate con vivo affetto, anche pi volte il giorno la vostra Professione... (ibid., f. 43). Con vivo affetto! Un affetto continuamente vivo! (Appunti, p. 246, nota 53).  Per il convento di Crema e la famiglia religiosa di quegli anni c in Roma, AGC, G. 70 (8), tra le varie statistiche, al doc. n. 8, la seguente: Statistica dei Cappuccini della Provincia di S. Carlo in Lombardia disposta secondo le famiglie formate nella Congregazione immediata al Capitolo Provinciale tenuto in Milano li 23. Aprile 1858. Ministro provinciale era p. Francesco da Bergamo, e il Segretario ed esaminatore provinciale era p. Cesare da Pavia. Nel documento, alla fine si elencano i religiosi presenti nel convento di Crema: M.R.P. Innocenzo da Brescia, ex definitore e maestro de novizi, guardiano. R.P. Giacinto da Fiumicello, vicario. R.P. Salvatore da Caravaggio, prolettore di morale. R.P. Giacinto da Abbiategrasso, vice maestro. Studenti di Morale: P. Fr. Carlo da Abbiategrasso. P. Fr. Cherubino da Bagolino. Fr. Giustino da Lovero. Novizi chierici: Fr. Andrea da Milano. Fr. Teofilo da Bergamo. Fr. Filippo da Saronno. Laici professi: Fr. Gabriele da Pergine. Fr. Felice da Condino. Fr. Gianmaria da Pontida. Fr. Antonio da Serina. Fr. Benedetto da Vallalta. Fr. Barnaba das Milano. Fr. Cristoforo da Gardone. Ospitale: R.P. Clemente da Ombriano, rettore. R.P. Gaudenzio da Cremona, coadiutore. Fr. Alessio da Cant, terziario. Sul convento di Crema cf. V. Bonari, I conventi e i cappuccini bresciani. Memorie storiche, Milano 1891, p. 67-71.  Cf. Archivio Parrocchiale Convento Sabbioni, cart. B: Cronaca del rientro dei Cappuccini in convento 1844. Per tutti gli avvenimenti che portarono al ripristino del convento dei Sabbioni si veda la documentazione raccolta in Crema, Archivio Storico Diocesano, cart. Padri Cappuccini Porta Ombriano.  Cf. Crema, Arch. Parr. Conv. Sabbioni, cart. C. - Su questo cappuccino, che giunse allOrdine gi ingegnere nel 1845, e insegn scienze fisiche e matematiche cf. V. Bonari, I conventi e i cappuccini Bergamaschi. Memorie storiche, Milano 1883, pp. 232-234.  Per la storia del convento e relative soppressioni cf. lo studio accurato di Sauro Bellodi, La presenza dei cappuccini ai Sabbioni dalla fondazione del convento alla fine dellOttocento, in Id., Cappuccini ai Sabbioni di Crema. Storia di una comunit. Gorle, Editrice Velar, 1993, pp. 7-54, specie pp. 24-54.  Cos simpaticamente descritto questo trasferimento nel piccolo libro di Cronaca del convento di Crema: Il giorno 21 maggio 1858 furono trasferiti dal Noviziato della SS. Annunciata di Borno, in questo nuovo Noviziato di Crema, tre chierici Novizi, cio fra Andrea da Milano, fra Teofilo da Bergamo e fra Filippo da Saronno, onde dare principio al nuovo Noviziato. Questo traslocamento dei tre Novizi suddetti fu eseguito in questa maniera: per ordine del M. R. P. Provinciale e con sua obbedienza scritta si part il P. Vice Maestro Giacinto da Abbiategrasso da questo Convento di Crema collUomo, e Carretto, e si port al nostro Convento dellAbbadia di Brescia, ivi lasci lUomo e il Carretto di Crema, e si prese lUomo e il Carretto dellAbbadia, e si trasfer allAnnunziata, e dopo un giorno di riposo, di nuovo si part coi tre Novizi per il Convento dellAbbadia, ove pernottarono una notte, ed il giorno susseguente arrivarono al mezzogiorno al Convento di Crema, del d 25 maggio, collo stesso carretto di Crema, che ivi aspettava appositamente (da P: Evaldo, Appunti, p. 253, che cita da Cronologia del Convento di Crema, pp. 149ss.  P. Carlo laveva subito pronosticato, come asserisce fr. Barnaba Bozzotti da Milano nella sua deposizione ai processi: Mi ricordo che ivi presente disse un giorno al padre Giacinto da Abbiategrasso: Lei non morr in religione. Si arricchir e finir male. Ci che infatti avvenne, perch detto religioso usc dal convento il medesimo anno, e mor poi a Milano lasciando dei beni nonostante il voto di povert per beneficenze dotali (Proc. Mediol., f. 153r).  Proc. Mediol., f. 153r-v.  Cf. Aliverti, Vita, p. 84; P. Evaldo, Appunti, pp. 258-261.  La questione sollevata se p. Carlo abbia confessato da escludere. P. Carlo sembra che non abbia mai confessato, ma semmai solo consigliato con le sue brevissime esortazioni. Resta perci il dubbio perch p. Carlo si sia contrassegnato con labbreviazione C.C. se linterpretazione di questa abbreviazione da noi proposta esatta. Da notare, tuttavia, che i semplici sacerdoti, non patentati alla predicazione, destinati a sostenere losservanza regolare delle comunit conventuali, potevano confessare. Cf. Fedele Merelli, L'ufficio di "Predicatore" tra i Cappuccini lombardi, in Atti dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di S. Carlo in Lombardia, 22 (1988) n. 1, pp. 51-77. Del resto il teste pi interessante della vita di p. Carlo a Casalpusterlengo, da quando venne a Casale fino alla sua morte, don Sante Peviani, asserisce che il Servo di Dio si esercitato soprattutto in queste opere buone: nel benedire, pregare, confessare qualche uomo, e scopare il convento (Proc. Laud., f. 91v): quindi sporadicamente confessava. Infatti lo stesso don Sante Peviani, narrando un episodio di una guarigione di un giovane che sembrava pazzo e irrequieto, afferma che costui volle confessarsi da P. Carlo. Ecco il passo: Fermatisi i genitori col giovane alcun poco davanti alla Madonna a pregare, il giovane poi si alz, and in sagrestia dove era ritornato il P. Carlo, e lo preg onde lo volesse confessare. E il P. Carlo ben volentieri lo esaud, confessandolo e anche amministrandogli la SS.ma Comunione. E da quel punto il giovane, che era, come dissi, irrequieto e faceva strani moti da sembrare pazzo, cominci ad esser calmo e quieto; poi coi suoi genitori and in sagrestia per ringraziare il P. Carlo e chiedendo scusa ai suoi parenti li baciava. Il P. Carlo gli raccomand di esser buono e si licenzi (Proc. Laud., f. 109r).  Cf. P. Evaldo, Appunti, pp. 263-269, che si appoggia su una testimonianza tardiva del 10 marzo 1934 rilasciata da mons. Francesco Codazzi, figlio di Andrea Codazzi, riportata da p. Aliverti, Vita, pp. 87-88. Ma esiste una seconda versione pi antica del viaggio fatto a piedi da p. Carlo con il guardiano di Casalpusterlengo che sarebbe venuto a prelevarlo a Crema e durante il tragitto, una benedizione al tempo minaccioso avrebbe portato la bonaccia. Le due versioni sono discusse da don Mosca. Si veda pi avanti alle pp. ..  La testimonianza di don Peviani, in E. Giudici, Appunti, pp. 290-294, rilasciata inizialmente con brevissimo accenno nel Proc. Laud. f. 93v: Ho visto operare prodigi tali sono non essermi io bagnato dalla pioggia, ma narrata a lungo successivamente (ibid., ff. 109r-110v) e anche in una lettera-deposizione del 12 giugno 1899, quando era prevosto di Livraga; il testo riportato da p. Aliverti, Vita, pp. 166-168.  Cf. Annali Francescani, anno XXIX, num. 16, p. 485; Appunti, pp. 295-297.  E. Giudici, Appunti, pp. 298-301.  Il Vuce Postulatore p. Isaia ha elencato ufficialmente 18 miracoli avvenuti durante la vita di P. Carlo. Cf. Proc. Mediol., f. 107r-111r; Proc. Laud., f. 52v-57r.  Sulla storia del convento e del Santuario di Casalpusterlengo cf. P. Valdemiro Bonari, I conventi e i cappuccini dellantico Ducato di Milano. Parte prima: I conventi, Crema 1893, pp. 262-276; La Madonna, i Cappuccini e Casalpusterlengo. Breve storia della devozione alla Madonna dei Cappuccini in Casalpusterlengo (LO), Casalpusterlengo 1997.  Le testimonianze sono numerose, ma piuttosto limitate in proporzione di moltissimi fatti strepitosi di conversione e di guarigione avvenuti durante le benedizioni di p. Carlo. Nessuno ha pensato di tenerne nota autentica e quotidiana e al suggerimento di un dotto prelato in questo senso rispondeva p. Samuele da Vigan che non sarebbero bastati neanche due notari a scrivere tutto il giorno. Cf. Aliverti, Vita, p. 206. Possiamo qui riportare alcuni esempi: P. Paolino da Verdello: vari prodigi ebbe ad operare e in via generale lo dimostra limmenso concorso di popolo che da ogni parte affluiva a lui per le benedizioni, tale che lautorit politica se ne ebbe ad impensierire e fece pratiche perch da Casale fosse allontanato; e fu lopera del Vescovo dallora Benaglia che sinterpose presso la medesima autorit onde fosse lasciato a Casale dicendo che era una benedizione per la sua diocesi. In particolare poi ho parlato con un uomo della diocesi di Lodi e di un paese vicino a Casale che mi depose con giuramento nella mia qualit di Provinciale, che da ragazzetto, essendo nato sordo muto, ed essendo riusciti inutili i tentativi di operazione per dargli ludito e la loquela, suo padre lo condusse al padre Carlo; questi fatta preghiera sopra di lui lo benedisse, lo baci in fronte e da quel momento ud e si mise a parlare. Di questo fatto ho ordinato la deposizione dellindividuo stesso del quale non ricordo ora precisamente n il nome n let (Proc. Mediol., f. 84v-85r); P. Giustino da Lovero: Si detto che a Casalpusterlengo convertiva i peccatori dicendo loro qualche semplice parola di piet, per esempio: Amate la Madonna e correvano in massa a confessarsi. Il Padre Carlo come sacerdote non si prest ad altro che a dir la santa Messa, a far le sante comunioni e benedire e con questo solo fece egli pi bene in poco tempo che non altri religiosi colla predicazione di molti anni quando and a Casalpusterlengo, sebbene non lavessero mai veduto prima dallora, era voce universale arrivato fra di noi un santo. Di l limmediato concorso che si ebbe al Santuario per farsi benedire da lui e siccome le sue benedizioni producevano effetti straordinari il concorso si faceva sempre maggiore; sul principio benediceva i singoli, poi per la folla sempre crescente dovette appagarsi di benedire in globo il popolo che accorreva dal Lodigiano, dal Cremonese, Pavese e Piacentino tanto da mettere in sospetto la Polizia Austriaca e la sua benedizione produceva grandi e generali guarigioni (ibid., ff. 202v-203r, 205v). Don Sante Peviani: Ho sentito una volta esortare a purgarsi lanima dai peccati prima di benedire; so per che lo faceva di frequente, quando poi rivolgeva qualche parola al popolo, moltissimi erano gli uditori che commossi accorrevano al confessionale, tanto che tante volte neppure erano bastanti i frati confessori. vero che si prestava sempre per la benedizione anche negli ultimi tempi quando era ammalato, e non potendo da s discendere per venire in chiesa, i frati lo portavano alla cappella della Madonna per benedire i fedeli Ricordo precisamente che dopo la guarigione della Pavesi, che fece gran chiasso, era tale e tanta la folla, che veramente ingombrava chiesa, piazza e convento, tanto che si dov domandare le guardie per mantenere lordine (Proc. Laud., f. 99r, 104r), ecc. Seguire tutti gli episodi miracolosi avvenuti a Casale con p. Carlo e segnalati dai ricordi dei testimoni e da altre notizie richiederebbe moltissime pagine. Le prime biografie devote, come pure le ricerche di p. Aliverti e di p. Evaldo si dilungano assai su questo argomento.  Cf. Appunti per una vita, p.354-359.  Questo fitto epistolario raccolto tra i documenti nel Proc. Laud.: doc. 12: Lettera dellImperial delegazione al Commissario dei Cappuccini, Lodi, 11 novembre 1858 (ff. 387r-388r); doc. 13: Lettera del Vicario Generale Don Luigi Anelli, allImperial Regia Delegazione Provinciale. Lodi, dalla Curia Vescovile, 8 novembre 1858 (ff. 388r-389v); doc. 14: Lettera del Prevosto Don Luigi Veneroni a mons. Vicario Generale, Casalpusterlengo 9 nov. 1858 (ff. 389v-391r); doc. 15: Lettera di p. Francesco da Bergamo allImperial Regia Delegazione Provinciale, Milano, 18 novembre 1858 (ff. 391r-391v); doc. 16: Lettera di p. Francesco da Bergamo alla Curia Vescovile di Lodi, Milano 18 nov. 1858 (pp. 392-393, qui conta per pagina); doc. 17: Lettera di mons. Gaetano Benaglio vesc. di Lodi, Dal Palazzo Vescovile, 29 nov. 1858 (ff. 393-394); doc. 18: Lettera di mons. G. Benaglio al p. Commissario Provinciale Francesco da Bergamo, Lodi, Curia Vesc. 1 dicembre 1899 (ff. 395-396v); doc. 19: Lettera di P. Francesco da Bergamo al vescovo di Lodi, Milano 7 dic. 1858 (ff. 396v-397v). Queste lettere sono riportate anche in altri archivi: Roma, AGC, AD 100 (copia) e MD Servi Dei: Carolus de Abbiategrasso, docc. 16-22: Copia della Relazione del Vicario Generale di Lodi Canonico L. Anelli, alla Imperial Regia Delegazione Provinciale, Lodi, dalla Curia vescovile, 8 novembre 1858 (N. 21 P.R.) [edita in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 198-199; Giudici, Appunti per una vita, p. 360-361]; Copia della lettera di Pindacci, della Imperial Regia Delegazione Provinciale, al P. Commissario Provinciale p. Francesco da Bergamo, Lodi, 11 nov. 1858 (N. 155 P.R.) [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 200; anche, ma non integralmente, in Giudici, Appunti per una vita, p. 364]; Copia della Risposta del ministro provinciale dei Cappuccini in Lombardia p. Francesco da Bergamo a Pindacci della Imperial Regia Delegazione Provinciale, Milano, 18 nov. 1858 (N.80). [edita in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 201; brano in Giudici, Appunti per una vita, p. 366]; Copia della lettera di p. Francesco da Bergamo alla Curia Vescovile, Milano, 18 nov. 1858 (N. 81). [edita in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 201-202; brano in Giudici, Appunti per una vita, p. 366]; Copia di lettera del vescovo Gaetano Benaglio a P. Gianmaria Bassi da Milano, vicario del convento dei cappuccini di Casalpusterlengo, Lodi, 29 nov. 1858 (N. 1040). [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 204-205; Giudici, Appunti per una vita, p. 371-372]; Copia della lettera del vesc. G. Benaglio al ministro provinciale P. Francesco da Bergamo, Lodi dal Palazzo Vescovile, 1 dicembre 1858 (N. 1052). [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 202-203; Giudici, Appunti per una vita, p. 372-373]; Copia della lettera di P. Francesco da Bergamo al vesc. Benaglia, Milano, 7 dic. 1858 (N. 85). [ediz. in Aliverti, Vita del Servo di Dio, p. 203-204; un breve cenno in Giudici, Appunti per una vita, p. 374]. Milano, APCL, P 1105/01-07 (copia autentica degli stessi documenti).  Dalla relazione sul Proc. Laud. di don Angelo Manfredi, Lodi, 10 settembre 2008.  P. Evaldo, Appunti, p. 362-368.  Per questi fatti vedi E. Giudici, Appunti, pp. 400-423, e le pagine successive di questa relazione che riportano il contributo di don Mosca sulla fama di santit.  Lo studio sulla fama di santit dalla morte del Servo di Dio ad oggi stato curato con acribia da don Giulio Mosca, uno dei periti storici. Le pagine seguenti sono sue e in esse vengono inglobati anche gli apporti documentari e storici dei due altri periti storici, Mario Comincini e don Angelo Manfredi.  P. Evaldo, Appunti, p. 414ss; Ildefonso Aliverti da Vacallo, Vita del Servo di Dio padre Carlo dAbbiategrasso sacerdote Cappuccino, Casalpusterlengo 1945 (di particolare autorit, come gi stato detto, avendo potuto lautore comunicare con numerose persone religiosi, sacerdoti, laici che avevano avuto stretti rapporti con P. Carlo); Anonimo, Memorie storiche sulla vita di Padre Carlo dAbbiategrasso sacerdote Cappuccino, Lodi 1880, p. 67ss e successive edizioni; V. Bonari, Brevi cenni, in I Cappuccini della Prov. Milanese parte seconda, vol. II: Biografie dei pi distinti.., Crema 1899, p. 605ss.  Processo Rogatoriale Laudese (in seguito Proc. Laud.) Documento II Memoria scritta dal Dott. Cesaris di Casalpusterlengo medico curante di P. Carlo f. 356 sgg. Del dott. Carlo Cesaris traccia un profilo rispettosissimo il primo storico di Casalpusterlengo don Luigi Alemanni gi citato, che lo conobbe da vicino: Venerando ed illustre, segnalatissimo specialmente per gli studi e lesperienze feconde nella cura delle malattie di petto, per le quali egli, ancora studente nelluniversit di Pavia, applic tra i primi e propugn con mirabili successi il metodo dellaudizione. Nei sommovimenti politico-militari del 1848, essendo fuggite le autorit locali, salv Casale dalla rappresaglia delle truppe austriache, e di nuovo nel 1859. Lo vedremo ancora a fianco dei Cappuccini quando il convento fu chiuso dal patrio governo. La famiglia Cesaris emerse nell800 come la pi illustre e tra le pi benemerite e benefiche della cittadina (Alemanni, Storia di Casalpusterlengo, p. 271ss.). Questo impulso interiore a servire gli ammalati anche con grave sacrificio personale era colto anche dai laici (teste Antonia Vida, f. 296 v).  La lettera riportata nel Documento X. Una gemma dellOrdine dei Cappuccini, ossia brevi cenni biografici del P. Carlo dAbbiategrasso, scritti da G. Olmi terziario francescano, cap. La partecipazione della morte f. 380v. Memorie storiche dellAnonimo 2 ediz. p. 82, e 3 edizione. Aliverti, Vita, p. 261ss; P. Giudici, Appunti, p. 417ss. Non pu sfuggire limportanza primaria di questa lettera, scritta da chi, giorno per giorno, aveva seguito loperato di Padre Carlo come Superiore diretto.  P. Ildefonso, Vita, pp. 210-212. Si vedano le pagine dedicate alla partecipazione popolare al decorso e alla conclusione delle ultime fasi della malattia in Evaldo Giudici, Appunti, capitoli 13 e 14, p. 385ss.  Proc. Laud., Articoli cap. Delleroica carit verso il prossimo Art. 60,f. 35; Art. 77, f. 38. Numerose le testimonianze: Don Sante Peviani f. 99; Pietro Salamina f. 174-174v (quattro o cinque volte); Marianna Buonalancia in Guasconi f. 157 (qualche volta); Petronilla Chiappa ved. Bonini f. 191v-192 (molte volte, per linsistenza della f.la dei fedeli); Bassiano Spelta f. 185 Pi volte allaltar maggiore perch non aveva pi forze di giungere allaltare della Madonna); Michele Vaccari f. 322v-323 (scese nella chiesa per benedire la Carolina detta Titecna di Secugnago soggetta al mal caduco. Non ne fu pi soggetta, e visse molti anni). G. Olmi Una gemma dellOrdine Cappuccino f. 378v: (Due volte, poi il medico lo proib).  Proc. Laud.,, teste GiovanBattista Mangini, f. 198.  Proc. Laud., art. 122, f. 47v, f. 99. Annot nella deposizione che il Tronconi era ancora vivente e sano.  Proc. Laud., doc. X, f. 378v-379. da ritenere che la notizia sia pervenuta allautore G. Olmi da un testimone oculare, quel religioso suo amico residente in un convento sul lago di Garda (f. 364), del quale non d il nome.  Proc. Laud.,, rispettivamente f. 173, 228, 224v; Olmi, Una gemma, f. 379v: La sua cella era visitata da ogni genere di persone.  Proc. Laud., art. 123, f. 47v-48. f. 102v. Il particolare riportato da P. Isaia negli Articoli (ivi f. 40) con quasi identiche parole. Particolarmente autorevole la testimonianza resa da Fra Apollinare da Arcore, che assistette come infermiere Padre Carlo nella malattia. Etisia, sembrava. Circa un mese prima della morte la folla che accorreva per essere benedetta era tale e tanta da richiedere lintervento della forza per mantenere lordine. La folla andava sempre crescendo finch il Padre Carlo fu in grado di discendere anche sostenuto per dare le benedizioni (Proc. Mediol. f. 75v). Per quanto estenuato, non rifiutava di scendere sorretto da due Padri (ivi f. 72). Si mise a letto solo sette od otto giorni prima di morire. Era obbedientissimo, ricevette due volte i Santi Sacramenti, non pronunzi mai un lamento, era sempre in preghiera (ivi f. 62v). Per tre giorni stette senza dir parola; al principio guardava la gente che andava e veniva e richiesto benediceva con la mano, poi per ben due giorni stette senza far nessun segno. Portavano ammalati nella sua cella. Venne un pittore, forse spontaneamente, e gli fece il ritratto, ma Padre Carlo non se ne accorse (f. 78v). Fra Apollinare fu lunico della dozzina di frati (pochi!) che resero testimonianza nei Processi che visse con Padre Carlo a Casale. Gli altri lo conobbero in altri conventi, come novizio o studente.  espressamente dichiarato da tutti i testimoni del primo Processo: ritenuto santo in vita e dopo morte. Si vedano anche tutte le biografie. Particolarmente significative le opinioni dei Prevosti di Abbiategrasso Don Palazzi, la guida spirituale che lo sostenne nellaccidentato approdo nellOrdine Cappuccino e che gli fece visita nellultima malattia (P. Isaia ivi f. 137v), e di Casalpusterlengo don Veneroni, che seppe cogliere e proteggere la missione apostolica di Padre Carlo. La teste Antonietta Vida dichiar: Tutti lo ebbero in conto di Santo e di Angelo, e particolarmente il Prevosto Veneroni (ivi f. 295v). Padre Ildefonso (ivi pag. 216) riporta le parole del Prevosto Don Veneroni, accorso con altri sacerdoti per lultimo saluto nella cella dove Padre Carlo completava il suo sacrificio: Fui rapito dalla pi grande ammirazione, vedendo con quale dolce allegrezza e santa rassegnazione padre Carlo sopportava la sua malattia. Addirittura indicibile stupore mi prese, quando lottimo religioso, non potendo quasi pi respirare per le molte persone radunate nella sua celletta, e non osando egli di sua autorit congedarle, si volse verso il suo padre guardiano e preg lui a licenziarle perch si sentiva soffocare. Questa ammirazione di don Veneroni e degli altri sacerdoti registrata anche negli Articoli del I processo canonico da P. Isaia, f. 45v (art. 116, non 87 come in P. Evaldo oc). Nella Vita (ivi f. 37v-38) anche la testimonianza di don Palazzi prevosto di Abbiategrasso accorso a visitarlo nellultima malattia: Rimase edificatissimo non meno che i religiosi di Casalpusterlengo ed i medici curanti nellammirare la serenit ed allegrezza del Servo di Dio tra dolori spasmodici e tosse insistente. Comment: Lho detto io che avrebbero avuto un Santo! (Fra Apollinare da Arcore Proc. Mediol., f. 73). P. Isaia registr anche (ivi f. 46v) la presenza di Padre Giov Battista Tornatore: Assistette anche alla morte del Servo di Dio. Era religioso eminente della Congregazione dei Preti della Missione (1820-1895) del Collegio Alberoni di Piacenza, confondatore nella stessa citt delle Figlie di SantAnna, in fama di santit. Che Padre Carlo fosse conosciuto anche a Piacenza testimoniato da don Saverio Guasconi, sacerdote casalino: un poliziotto addetto al controllo dei passaporti, gli chiese notizie e conferme (ivi f. 113). Lopinione di questi tre eminenti sacerdoti, e dello stesso Vescovo di Lodi Mons. Benaglio, era condivisa dal clero in genere. affermato in varie dichiarazioni di testi del primo processo. Ne riporto soltanto due: Non solo il popolo, ma anche i Sacerdoti lo proclamavano Santo. (Petronilla Chiappa ved Bonini, f. 192v); Venivano anche Sacerdoti e Parroci a ricevere la benedizione del P. Carlo ed avranno anche conferito con lui (Mangini Giovanni Battista, f. 199v).  P. Isaia ivi f. 33. Olmi ivi f. 379v.  Si veda in particolare il volume sopracitato di P. Evaldo Giudici, che analizza fatti e sentimenti.  La guarigione della Pavesi forse quella pi ricordata. In realt manifest il potere taumaturgico delle benedizioni impartite da P. Carlo. Il fatto eccit grande entusiasmo nel popolo di Casale Pusterlengo (Mangini Giov. Battista, f. 199). ricordato infatti da chi viveva ai tempi del Padre per conoscenza diretta (si intravvedono le persone che andavano a visitarla a casa, i chierichetti che accompag.navano processionalmente il Santissimo con campanelli e lampioni nella pubblica Comunione di Pasqua, come si usava allora e si us ancora per circa un secolo), e per sentito dire dagli altri. Si vedano i particolari nelle deposizioni di Don Alessandro Fratti f. 151v-152, Marianna Buonalancia in Guasconi, f. 157v, Monico Cristina in Salamina, f. 165, Salamina Pietro, f. 175, Spelta Bassiano, f. 186, Chiappa Petronilla ved Bonini, f. 192v, Mangini GiovanBattista, f. 199, Mainini Gaetano, f. 205v, Mosconi Maria ved. Dosio, f. 232, Borsotti Angelo, f. 260. Il Vice Postulatore Padre Isaia riporta come prima questa guarigione prodigiosa negli Articoli del Processo (f. 42v). Cos pure lallegata Vita dellOlmi (documento X, f. 375v): Dopo la guarigione della Pavesi la fama di questuomo incominci ad estendersi, e principiaronsi a vedere drappelli di persone recarsi al Convento per avere la benedizione del Padre Carlo. La Pavesi era una donna povera, costretta a letto da sette anni, assistita e aiutata da buone persone. Era Terziaria Francescana; ma nel passato cera stato qualcosa di negativo, che Padre Carlo conobbe per interiore ispirazione. Egli aveva accompagnato il suo confessore Padre Anselmo da Montodine nella visita alla sorella inferma della Mosconi Maria, uninferma pienamente conforme alla volont di Dio, e la Mosconi accompagn i frati a casa della Pavesi. Chiese la guarigione. Padre Carlo, obbedendo a un ordine del Confratello, la bened e disse: Guarirai. Tre ore dopo si alz. Visse qualche anno o molti anni guadagnandosi da vivere prestando servizi in varie famiglie, e mor della stessa malattia (Mosconi Maria, ivi). Glielaveva preannunciato lo stesso Padre. Ma se questo era stato colto dai testi, pochi colsero il significato vero e completo della profezia, che la Pavesi comprese molto bene, tanto da riferire al teste Angelo Borsotti che tornava a Casale a Natale dellanno 1859 al termine della guerra, e che la conosceva come inferma prima di partire per il servizio militare, che Padre Carlo le aveva detto che sarebbe morta se non avesse ascoltato i suoi consigli (ivi). Don Alessandro Fratti dichiar: Era voce nel popolo che il P. Carlo imponesse alla suddetta inferma di non ballare pi, e che se avesse ballato, si sarebbe di nuovo ammalata Dimenticato il suggerimento, avendo dopo qualche anno ballato di nuovo, ricadde ammalata e mor (ivi). Pietro Salamina: P. Carlo le disse: Guarda che se non farai bene, morirai presto; ed infatti per tre anni continu in buona salute, ma, come si diceva dal popolo, essendo caduta in qualche mancanza, mor (ivi). Essendo caduta nella primiera leggerezza, mor: Monico Cristina in Salamina, f. 165. Illuminante la testimonianza di Buonalancia Marianna in Guasconi, che frequentava la casa della ammalata per portare qualche elemosina: Il Padre disse: se sarai una buona giovane e sarai fedele a Maria guarirai e continuerai ad essere sana, ma se ti abbandonerai alle vanit e cose del mondo, ricadrai nel tuo stato attuale. Il che purtroppo avvenne, avendo detta giovane cominciato a vivere leggermente, parlando con soldati (ivi). Capiremo meglio questultimo inciso tra poco. Lepisodio ricordato nella Vita di Padre Isaia (ivi f. 43v) e in quella delOlmi (f. 374-374v).  Proc. Mediol., doc. X, f. 378v-379. da ritenere che la notizia sia pervenuta allautore da un testimone oculare, quel religioso suo amico residente in un convento sul lago di Garda (f. 364). Del fatto c una compiuta descrizione negli Articoli di Padre Isaia, con particolari evidentemente attinti da altre testimonianze, oltre quelle trascritte nel Processo. Visitando un bambino di quattro anni figlio di Caterina Ghezzi di Casalpusterlengo, gravemente infermo, prese il fanciullo, e disse benedicendolo in fronte: presto verrai in Paradiso con me! La madre piangendo si rivolse agli astanti: sentite che cosa dice Padre Carlo!? Infatti dopo un anno il bambino raggiunse nel cielo il P. Carlo (ivi f. 42v). Lepisodio testimoniato da Bardella Francesco di Fombio (ivi f. 265v: Udii a Casale) e da Gastaldi Luigia di Casale (ivi f. 291v: Sentii dire). Avrebbero dovuto deporre anche su questo punto i testimoni Baldi Luigi e Bassi Maddalena in Bassi di Casale e Grassi Carlo di Chignolo Po, che con altri dieci testimoni non furono convocati a deporre perch il Tribunale riteneva documentati a sufficienza gli Articoli sui quali intendevano deporre (ivi, f. 326ss). P. Ildefonso Aliverti precisa: Due mesi dopo la morte di P. Carlo, il piccolo, riammalatosi, raggiungeva in cielo il Servo di Dio (Vita, pp. 182-183). Anche Memorie Storiche 1880, p. 66. P. Evaldo, Appunti, pp. 389-390. P. Isaia riferisce della guarigione di unaltra bambina di appena otto mesi, figlia della stessa Caterina Ghezzi, nellottobre 1858 o poco dopo, sembrerebbe: Era cos curva e rattrappita che i medici avevano gi perduta la speranza di guarigione, e anche vivendo doveva rimanere gobba e sformata: come infatti da cinque giorni non prendeva n latte n alcun cibo. La madre allora corre da P. Carlo per fargli benedire le vesti; a quella benedizione vi fu unita la grazia perch la madre nel ritorno, trov la figlia vispa e rifatta (Proc. Mediol., f. 44).  Unaltra profezia va tenuta in particolare considerazione, anche per il legame mai sottolineato con avvenimenti politici che impressero il cambio di direzione alla vita pubblica in Lombardia e nella stessa Casale. Don Sante Peviani riferisce in questi termini: Io direttamente da lui non ho sentito nulla; pi volte per la mia madre mi disse di aver pi volte sentito il P. Carlo dire che molti leoni ci sono nel mondo che vogliono sbranare la Chiesa, ma verr un leone pi forte che vincer e sbraner questi leoni. E questo lo disse nellottobre 1858. e sapendo che il Padre Carlo n leggeva giornali, n domandava di ci che accadeva in societ, credo di non poter attribuire questi pronostici ad induzioni umane, ma ad ispirazioni superiori (Proc. Laud. f. 103v-104). Don Peviani testimoni (da bambino, chierichetto, frequentava la cella del Padre) che aveva pochissimi libri, che laveva visto leggere poche volte (ivi f. 94), e leggere soltanto vite di santi (ivi f. 101). Non aveva dunque interessi culturali o di studio. Don Bassiano Sordi, di Secugnago, coadiutore a Somaglia, testimoni: Non so che si interessasse daltro che non fosse Dio (fol 124). Padre Isaia sintetizz cos negli Articoli: Popoli e Re hanno peccato! Oh Dio quanta sventura alla Chiesa, al Papa, alla Societ! necessaria una forza da Leone! Proc. Mediol., f. 42v). Quel Leone con la l maiuscola mi pare sia un preciso riferimento al Papa di fine secolo, Leone XIII.  Se si sappia che il P. Carlo ebbe grazia di estasi e rapimenti, ed in quale circostanze la domanda n. 18 che il Tribunale di Lodi doveva rivolgere a ciascun testimonio, secondo lelenco disposto da quello dellArcivescovo di Milano (ivi f. 348sgg). Padre Isaia scrive che Fu insignito del dono delle estasi che lo interrompevano sovente tra le meditazioni ed operazioni, da restarne immobile, con meraviglia di tutti i suoi confratelli. Il fatto comprovato da varie testimonianze del Processo. Riferisco alcune relative a visioni sul letto dellultima malattia. Don Francesco Bignani: Sentii che nellultima malattia, anche straziato da dolori penosissimi, non si lament mai, e che nella morte parve assorto in unangelica visione (ivi f. 279v). Ancora Padre Isaia nella Vita: Nellultima malattia la Madonna consol leroica fede del suo servo col favorirlo di frequenti visite ed estasi (f. 30). E al f. 43: Egli fu parimenti visitato da frequenti apparizioni specialmente dalla Madre di Dio nella sua ultima malattia come rivel al sacerdote don Giovanni Battista Tornatore che si era recato per visitarlo. Padre Ildefonso Aliverti, Vita, p. 215 riporta unaltra testimonianza di Don Peviani: Un dopopranzo degli ultimi giorni di malattia del Padre Carlo, io, undicenne, mi trovavo vicino al Padre Samuele da Vigan e al Padre Anselmo da Montodine che stavano discorrendo, col Prevosto don Luigi Veneroni, del Padre Carlo. Io udii ben chiaramente quei due Padri raccontare al signor Prevosto che quella mattina, essi due stando nella cella dellammalato Padre Carlo, lo videro ad un tratto restare come assorto, con gli occhi in una presenza che egli mostrava di vedere e di sentire troppo bene, ma a loro affatto invisibile; e poi parlare con gran riverenza e amore con la Madonna Santissima, con la medesima vivezza e naturalezza che avrebbe fatto con uno di loro. Quei due padri, raccontando ci, si mostravano intimamente persuasi che in quella mattina Padre Carlo aveva visto e parlato proprio con la stessa Santissima Vergine Maria. Ivi, p. 193 la conferma stessa di Padre Carlo a quel santuomo che era Padre Tornatore: Gli domandai se aveva visita da Maria Santissima in quella sua malattia e mi rispose di s (ambedue in P. Evaldo Giudici, Appunti, pp. 403 e 402). Il pi autorevole, Don Peviani, riporta ricordi personali ancora precisi: Nella cella lho visto pi volte rivolto verso il cielo sorridente quasi in estasi e qualche volta anche parlare e mi pare di aver sentito esclamare: Vengo, o Madonna (ivi f. 97v). Padre Aliverti (Vita, p. 218), le Memorie storiche (Lodi 1880, p. 70), Padre Giudici (oc pag. 412) pongono la visione nellultimo istante di vita: Vengo, o Madre; vengo, o Madre! Negli Articoli non ricordato il fatto.  Teste Petronilla Chiappa ved Bonini: Mi pare ora di vederlo colle braccia e collocchio rivolti alla Madonna dire agli infermi: Non in me che dovete confidare, la Madonna che fa le grazie (ivi f. 191).  Teste Bardella Francesco di Fombio: So che quando benediceva gli ammalati li benediceva dallaltare della Madonna, e prima rivolgeva a lei uno sguardo di fiducia. (ivi 265). Vedi anche testimonianze di Borsotti Angelo, di casa nel convento, f. 258; Salamina Claudina in Pomati, f. 335; Gastaldi Luigina, f. 291, ed altre ancora.  Ivi Documento X, G Olmi Una gemma dellOrdine Francescano, f. 380v.  Ivi, teste P. Atanasio da Busto, f. 140v. Da P. Aliverti una espressione dialettale pi verosimile: Chel staga ben, Pader Guardian: vo in Parads. Riporta conferme e altri particolari della apparizione: Si disse da molti, che dopo il funerale, Padre Carlo apparve al suo Padre Guardiano nel corridoio a pian terreno, vicino alla cosiddetta stanza della carit in convento: gli sorrise del suo sorriso celeste, luminoso, e con voce chiara, limpida, piena di gioia ed affetti, gli disse nel suo nativo milanese (Aliverti, Vita, p. 221). Riportato da P. Giudici, Appunti, p. 423.  Ivi f. 105. Anche P. Benvenuto da Darfo: Attesto con giuramento daver udito dalla bocca di Padre Daniele da Bergamo queste parole: mi comparso il Padre Carlo, e mi ha detto in dialetto milanese: Padre Guardiano, la saluto, io vado in Paradiso (Proc. Mediol. Documento 7, f. 262-262v). Nello stesso Proc. Mediol. f. 222 P. Augusto da Crema: Poco dopo la morte, Egli apparve allo stesso Padre Guardiano tutto sorridente, ringraziandolo delle premure usategli, e soggiungendo nel dargli lultimo addio che se ne andava in Paradiso.  P. Aliverti, Vita, p. 261. Sollecitazioni in tal senso non erano mancate. Scrive che un dotto prelato disse ad un ottimo religioso: Certamente loro provvederanno a tenere nota giornaliera, autenticata, di tutti questi avvenimenti meravigliosi e fatti strepitosi, vero?. La risposta fu (di Padre Samuele Vigan): Eh, ghe voeur alter! Serian minga ase du nudar a laur tut el d. E poeu e poeu l minga ase anca m!. Cio: ci vuol altro; non sarebbero abbastanza due notai, a lavorare tutto il giorno. E poi, e poi non basterebbero ancora! Padre Giudici riporta Appunti, p. 20. Padre Cargnoni: discorso di presentazione dellultimo volume di P. Giudici, 21.2.2009 nel convento di Casalpusterlengo, p. 25. Che preti e secolari si recassero al convento a registrare gli avvenimenti, beh, non possiamo proprio aspettarcelo!  Archivio Parrocchia SS. Bartolomeo e Martino di Casalpusterlengo, Libro Atti di Morte anno 1859, n. 66 (Anagrafe Civile). Registro dei Morti 1847-1880, n. 66 (Anagrafe parrocchiale). Traduzione: Nellanno e mese come sopra, il giorno 21 Vigevano Gaetano (Padre Carlo) figlio di Carlo e di Golzi Giuditta, nato ad Abbiategrasso, al presente appartenente al convento dei Padre Cappuccini di questa parrocchia, sacerdote, di anni trentatre, ricevuti tutti i sussidi della Chiesa, questa mattin alle ore 10 si addormentato nel bacio del Signore, il suo cadavere dopo la celebrazione delle esequie nel Santuario del SS. Salvatore, fu inumato nel cimitero comunale. Senza firma, ma la calligrafia quella di Don Pesatori: il sacerdote che metter in salvo le sue spoglie mortali! (Fotocopie autenticate).  Appunti, p. 415.  Sul campanile fatto costruire dalla Fabbriceria Parrocchiale (subentrata nella propriet della chiesa dopo la soppressione del convento) in luogo dellumile torricella di legno con castello di legno esistenti, nel 1818, cerano tre campane (ArchiStDioc Lodi, cart. Cappuccini, I fasc 2. L. Monti Almanacco Codognese per lanno 1823, p. 151; G. Mosca Casalpusterlengo : le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni vol I: Il Santuario della Madonna dei Cappuccini, p. 37). I botti da morto si effettuavano e si effettuano con una sola campana.  Atto di morte nel Registro di Anagrafe Civile sopracitato.  Oggi la terza a destra entrando. Nel santuario esistevano soltanto il presbiterio con laltare maggiore e le tre cappelle del lato destro, quella centrale con la statua della Madonna (corrispondeva alla chiesa primitiva). Le tre cappelle avevano ancone e rastrelli e quella centrale un pregevolissimo tabernacolo (trasferito, qualche decennio fa, nella chiesa del convento dellAnnunciata di Borno), opere tutte in legno di noce scolpite da Francesco da Cedrate, intagliatore famoso, con laiuto del nipote fra Vitaliano da Cedrate e fra Andrea da Torino apprendista negli anni 1723-1725 (Cronaca di P. Salvatore di Rivolta continuazione, edizione 1973 edita da P. Metodio da Nembro Salvatore da Rivolta e la sua cronaca, pp. 347 e 350. G. Mosca ivi pp. 22-23. La terza cappelletta era dedicata a San Felice da Cantalice, con una tela di Tommaso Formenti, spostata in seguito nella attuale cappella a lui dedicata (G. Mosca ivi p. 22). Un teste, Francesco Borsotti di Casale, non testimonio oculare dei fatti, rifer che i suoi genitori dicevano che la salma di Padre Carlo fu esposta in una sala del convento (Proc. Laud. f. 226): si confondevano forse con altri frati morti a Casale. Le altre testimonianze sono concordi nellaffermare lesposizione della salma nella cappella suddetta, o almeno in chiesa.  Padre Aliverti, Vita, p. 182 scrive: Le campane di tutte le chiese di Casale ed oltre si unirono al triste annuncio. Padre Giudici riporta, Appunti, p. 416. Conoscendo io il carattere vivace dei miei concittadini di Casale, ritengo la notizia accettabilissima.  Proc. Laud. Vita f. 48. La teste Chiappa Petronilla ved Bonini si era trovata tra la f.la che era accorsa ai rintocchi della campana e faceva forza per entrare nella chiesa. Cos pure Luigia Gastaldi, che riusc a baciare la mano di Padre Carlo. Vide anche diversi uomini, che purtroppo poco praticavano la religione, accorrere a baciargli la mano, per la stima che di lui avevano come santo (ivi f. 292 v). Un particolare inaspettato ricordato da Fra Apollinare da Arcore, lunico dei religiosi testimoni che partecip al succedersi dei fatti: Il morto era seduto al di l dei cancelli di una cappella (Proc. Mediol. f. 78v), quella della Madonna, allora, la seconda a destra. Il particolare della posizione del cadavere non segnalato da altri testimoni. lecito, mi sembra, qualche dubbio sulla deposizione.  P. Giudici, Appunti, pp. 415-416. Memorie storiche , p. 70, P. Aliverti, Vita, p. 219. Lepisodio ricordato anche dai primi biografi. P. Isaia negli Articoli del Processo (f. 48v): per far fronte allirrompere dei fedeli e alle richieste di reliquie, ci vollero tutte le forze dei religiosi per contenere quella moltitudine Vari religiosi stettero tre giorni continui ai fianchi del cadavere per difenderlo dalla ressa del popolo e far toccare pannolini, rosari ed altri oggetti. Cos pure la Vita dellOlmi (ivi Documento X): Bisogn fargli la guardia, perch chi tagliavagli la barba, chi i capelli, chi labito. Per soddisfare alle richieste del popolo fu distribuito ci che il Padre aveva adoperato, e al primo abito che gli si era messo dopo morte ne fu sostituito un secondo. Fra Sempliciano da Rescalda testimoni daver appreso da Fra Apollinare infermiere e dal Guardiano P. Daniele che i fedeli tagliavano pezzetti dabito per conservare una reliquia (Proc. Mediol. f. 123).  A quarantanni di distanza, appena prima dellapertura del processo, il primo storico di Casalpusterlengo Don Luigi Alemanni, devotissimo della Madonna dei Cappuccini, dei frati, di Padre Carlo, sintetizza: Il popolo, che laveva per santo, nelle poche ore in cui si lasci esposto il cadavere, a gara contendevasi particelle dellabito, di capelli, della barba; i suoi funerali furono un trionfo di affetto,di gratitudine (Storia di Casalpusterlengo, p. 133). Nel processo cogliamo particolari molto significativi. Chiappa Petronilla ved. Bonini, testimone dei fatti, osserva: Se non fosse stata la forza dei Religiosi avrebbero portato via anche il cadavere. Nei tre giorni facevano toccare pannolini, rosari ed altri oggetti presentati dal popolo, e distribuivano reliquie, ed io stessa ebbi una particella dei sandali (f. 193). Anche un sacerdote di Casale, Don Giuseppe Mazza, ricorda laffluenza affatto straordinaria con cui il popolo accorse al Convento appena seppe della morte del Padre Carlo, per vederlo, e averne reliquie, e di aver sentito dire che i Religiosi dovettero usare della forza per contenere quella moltitudine (f. 146). Altro particolare importante ricordato dalla teste Buonalancia Marianna in Guasconi: non solo la f.la immensa accorsa, la difficolt dei Religiosi di mantenere ordine: la gente accorreva a pregare, a far toccare cose, e molti anche si accostavano ai Sacramenti (f. 158v). Si facevano toccare pannolini, rosari ed altri oggetti, anzi un pezzo dellabito lo ebbe anche mia madre (ivi). Vida Antonietta ebbe della bambagia toccata alle sue ossa (f. 297). Il Padre Guardiano si prestava a distribuire reliquie a chi le richiedeva (teste Salamina Pietro, f. 175v). Altre testimonianze sono riassunte nella Vita di P. Isaia (Articoli 124 e 125) e nella breve biografia di Olmi (oc Documento X f. 380). Dagli Appunti f. 33 citati da P. Giudici p. 416 apprendiamo che la stessa sua cella venne spogliata di ogni cosa: sudario ne aveva uno solo! mantello, sandali, corona che appartenevano a Padre Carlo, se ne fecero reliquie da distribuire al popolo smanioso. Ancora Padre Apollinare d un quadro esatto di quelle ore convulse. Appena spirato, essendo grande la folla che voleva vedere Padre Carlo, io dissi al Padre Guardiano: Qui non ci aiutiamo pi, teniamo chiuso il convento e portiamo da basso il morto in una cappella della chiesa. Cos si fece; il morto era seduto al di l dei cancelli di una cappella; venne messo ordine alla gente: venivano per vederlo e passavano dinnanzi senza che potessero toccarlo e fermarsi. Quando la folla fu diminuita, allora si permise che molti si avvicinassero, e chi gli tagliava la barba, i capelli, chi labito. Per soddisfare la piet di costoro e le molte richieste si dovette, dopo aver tagliata in parte in basso la tonaca che portava, metterne altre due sopra il suo corpo, per poi ridurle a pezzi da distribuire. Credo che per meno di tre giorni sia stato esposto il cadavere; furono sempre vicini al corpo uno o due frati per prendere pannilini, rosari ecc. onde farli toccare al cadavere, per ordine del Padre Guardiano e soddisfare cos la piet dei devoti (Proc. Mediol. f. 78v-79). Ovviamente, sia pure in modo succinto, tutti i biografi parlano della morte, esposizione, trasporto funebre, sepoltura della salma di P. Carlo e lapide apposta.  Oc p. 401. Nei tre giorni dellesposizione il teste Mainini Gaetano trov la chiesa sempre tutta occupata (f. 206).  Di questo sentiero campestre, che da secoli univa il castello del feudatario con la cascina che ne portava il nome (Cascina Lampugnani) e poi il quartiere di S. Rocco al Santuario (el sant di Capucin) ho un ricordo personale che risale allinfanzia. Si girava dietro lorto del convento e si entrava nel sentiero. Si proseguiva costeggiando il muro di recinzione fino alla via Mantovana o Cremonese o Pavese. Fin qui esiste tuttora, ma ampliato e asfaltato. Attraversava il Brembiolo, allora un colatore di tutto rispetto, e lo costeggiava (sempre in aperta campagna) fino alle poche case della Senavra e alla Strada Larga, ai portici, dove un tempo facevano recapito i barconi che trasportavano sulle acque del fiumicello mercanzie e raccolti. Dopo lincrocio della via Mantovana un sentiero si dipartiva, attraversava il Travacn su un ponticello malmesso e portava rapidamente al retro del cimitero. Oppure si percorreva la Mantovana, che non aveva ovviamente il traffico attuale, fino allincrocio con la via di Piacenza, e da qui allentrata del cimitero. Non era pensabile far transitare la f.la per quel sentiero. Molto pi agibile era laltra strada, sia pur campestre: il sentiero fuori del convento, che piega verso SantAntonio (Borsotti Francesco, f. 228v). Ricordo anche questa stradina di campagna, pi ampia e pi percorsa della precedente, che voltava verso occidente dov il Madonnino del Viale dei Cappuccini (ai tempi di Padre Carlo non esisteva n Madonnino n viale) e raggiungeva la Contrada dei Cappuccini e le prime case del borgo, dov la cappelletta di Santa Marta, dellomonima confraternita che possedeva ed officiava la chiesa di SantAntonio e di Santa Marta appunto.  Stato effettivo della Comunit Religiosa in data 15 nov 1858 (ArchStorDioc., fald. Parrocchia di Casalpusterlengo, fasc 222-221 Maria Madre del Salvatore). Oltre il Guardiano Padre Daniele da Bergamo, il Vicario P. Giovanni Maria da Monza, P. Policarpo da Caravate, P. Anselmo da Montodine, P. Samuele da Vigano. Cerano cinque frati laici.  Proc. Laud., Olmi oc pp. 379-380. Anonimo pp. 70-71 1 ediz. Teste Belloni Cristorofo, f. 212v: Fu portato direttamente dalla Chiesa del Convento al Cimitero, cos almeno mi fu riferito. E premette: Non furono funerali singolari: cio si segu la norma o luso. Il teste Don Alessandro Fratti, allora giovane seminarista (f. 151), seppe dalla madre che la f.la che seguiva il funerale dalla Chiesa dei Cappuccini giungeva alla Parrocchiale. Di questa sosta nella chiesa parrocchiale non parla Don L. Alemanni nella sua Storia di Casalpusterlengo pag.. 401, pur attentissimo ai fatti riguardanti il Santuario e i Cappuccini. P. Evaldo Giudici (Appunti, pp. 420-421) cita P. Aliverti (Vita, p. 220), che cita a sua volta la testimonianza di Don Sante Peviani: La processione distendevasi dalla chiesa dei Cappuccini, per la contrada SantAntonio, alla parrocchiale. Senonch non risulta negli atti del processo che Don Peviani abbia testimoniato qualcosa relativamente al funerale di Padre Carlo. Fra Apollinare in Proc. Mediol. f. 63.  Al funerale cera tutto il popolo di Casale. Vidi una gran turba di popolo, ma io non poteri entrare in chiesa per la folla: Gastaldi Luigina, f. 291. Anche Cremonesi Domenico non pot entrare per la gran f.la. E fa una delicata osservazione: A tutti piangeva il cuore per la perdita (f. 173), una gran quantit di gente di Casale e daltri paesi dintorno (f. 177v). I funerali grandiosi: scrive la mamma al figlio allora seminarista Alessandro Fratti sopraricordato (f. 151). Con parole simili Fogliani Caterina in Tosi una moltitudine sterminata (f. 248v); Pella Marcella numero sterminato di popolo (f. 255); Chiappa Petronilla gran moltitudine di popolo, non solo di Casala, ma anche di tutte le altre parti (f. 190). Immenso concorso di popolo testimonia Don Francesco Bignami (f. 287v); e. don Giuseppe Mazza gran concorso di popolo, di Casale e di luoghi lontani (f. 145). Buonalancia Marianna in Guasconi conserva un ricordo preciso: I funerali furono grandiosi per la concorrenza di popolo; venne gente da tutte le parti, ed io fui testimonio di fatto, perch anchio ero nella folla(f. 156). Sono alcune testimonianze, tra tante.  P. Isaia negli Articoli degli atti processuali: Ai solennissimi funerali intervennero persone di tutte le parti del Lodigiano (f. 48v). Concorda G. Olmi: Il funerale che si fece nella chiesa del convento fu solennissimo: i Casalesi vollero che il cadavere del Servo di Dio nel suo trasporto al camposanto passasse per le loro contrade, nonostante che si allungasse di molto il cammino. Partecip, scrive, una quantit immensa di popolo, non solo di Casalpusterlengo, ma anche dei paesi circonvicini. (doc. X, f. 380). P. Evaldo Giudici cita P. Aliverti (Appunti, p. 420), che a sua volta riporta la Vita di P. Isaia (Art. 126, cio f. 48v sopracitato).  f. 151; f. 184. Circa un Km e mezzo, o anche due.  Teste Salamina Pietro, f. 173v.  Ivi. Buonalancia Marianna in Guasconi ricorda invece che anche il Padre di P. Carlo accompagnava piangendo di consolazione (f. 156). Un religioso Cappuccino del convento di Albino, Fra Leone da Bagnatica, che non aveva conosciuto Padre Carlo, ma ne aveva sentito parlare spesso, incontr per caso il padre del Servo di Dio, che tornava appunto dal funerale. Gli cont tutte le meraviglie del gran concorso e delle guardie che a stento frenavano la folla, oltre a numerosi particolari della sua giovinezza (Proc. Mediol. f. 249v).  Teste Salamina Pietro, f. 177v. Mainini Gaetano ricorda: Io stesso intervenni ai funerali quale Confratello del Santissimo Sacramento (f. 204v). Non ricordava se cerano altre Confraternite: se cerano dichiara non portavano labito (f. 206). La teste Buonalancia invece ricorda la partecipazione di varie Confraternite (f. 159). Gagliani Caterina, guarita al passaggio del feretro di P. Carlo quando fu riportato al santuario, gli si raccomand ricordando che aveva partecipato al suo funerale portando uno stendardino con unaltra ragazza (f. 249). Uno stendardino della Scuola della Dottrina Cristiana, frequentatissima allora a tutte le et. Non cerano ancora le Figlie di Maria, n altre associazioni al di fuori delle classiche Confraternite: SS.mo Sacramento, Madonna del Rosario, Scuola della Dottrina Cristiana. Padre Isaia negli Articoli parla di molte Confraternite presenti (f. 48v). Solo la teste Mosconi Maria ved Dosio afferma che il funerale era seguito anche dalla Banda Musicale (f. 133). Il particolare alquanto dubbio, e probabilmente la Mosconi si confonde. Sembra che la Banda sia stata fondata nei primi decenni del 1900 (A. Milanesi, Cenni sulla tradizione musicale a Casalpusterlengo, p. 23).  Il feretro era portato sulle spalle dai fratelli del SS. Sacramento: G. Olmi doc X, f. 380. Non risultano testimonianze dirette nelle carte del processo. Ci si aspetterebbe che fossero stati i frati a portare il feretro, tanto pi che dei 13 religiosi residenti nel convento due soltanto erano anziani. N i Confratelli, nei pochi casi nei quali usavano partecipare con divisa e croce professionale ai funerali, usavano portare il feretro. Si volle dunque tributare un omaggio singolare a Padre Carlo. Dalle estimonianze rese dai religiosi nel Proc. Mediol., modesto lapporto. Ancora Fra Apollinare da Arcore, lunico teste che era stato presente al funerale: I funerali furono solennissimi e si dovette per gran concorso di popolo portarlo alla parrocchia dove funzion il Prevosto del luogo. La gente accorsa da otto a dieci miglia lontano formava due ali fitte dal convento alla parrocchia distanti un chilometro. Collo stesso concorso di popolo fu portato al cimitero del Comune in una sola cassa pi solida dellordinario. Tutti senza eccezione dicevano che era morto un santo (ivi f. 62v-63). In breve P. Paolino da Verdello, Provinciale: Seppi di una folla immensa che concorse ai funerali di lui, come ad un santo (ivi f. 85v).  Olmi, f. 380.Numeroso, quindi non solo di Casale: Padre Isaia, f. 48v. La teste Buonalancia Marianna in Guasconi: Moltissimi sacerdoti (f. 159).  Le guardie o gendarmi (da non confondere con i poliziotti), dipendenti dalla Amministrazione Comunale, alla fine di quellanno 1859 sollecitarono (ed ottenessero) un supplemento di paga per il maggior lavoro svolto, ma non a causa del servizio prestato presso il Santuario, ma per landare e il venire delle truppe piemontesi in guerra contro lAustria. (ArchComCasalp. verbale adunanza Consiglio Comunale 23.12.1859; cart. 24A).  Teste Monico Cristina in Salamina, f. 163v.  Appunti, p. 420. Egli riporta P. Aliverti, Vita, p. 220. Pi genericamente G. Olmi relativamente alla partecipazione della quantit immensa del popolo e del Clero secolare (f. 380).  f. 279v.  Era stato aperto con delibera dei Deputati dellEstimo del 2.10.1786, in esecuzione (con un ritardo di quasi 20 anni), dellordine di Sua Maest Imperiale Giuseppe II dell11.10.1768. Giuseppe II aveva ordinato la chiusura di tutti i campisanti esistenti attorno alle chiese parrocchiali, che evidenziavano la contiguit dei vivi e dei morti nella Comunit Parrocchiale. Non mancavano le buone ragioni; ma forse prevaleva lintento di laicizzare la vita sociale secondo i canoni dellilluminismo. D. G. Mosca Casalpusterlengo: le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni vol IV, p. 447 sgg: inizi e sviluppi. ArchParrCasalp. faldone Chiese sussidiarie fasc. Chiesa San Rocco: Cronaca della Confraternita del Gonfalone f. 19 con precise notizie dellapertura del cimitero. ArchComCasalp. Tit. III sez. IV cart. 19 fasc 3.  Dal verbale dellesumazione, pi avanti. Teste Spelta Bassiano, f. 186: Fu tumulato in una tomba distinta, ma in terra comune, per in un luogo vicino a tombe di altri sacerdoti. Lubicazione confermata da altri testi: Mainini Gaetano, f. 206 e Buonalancia Marianna in Guasconi, f. 159. Grossi Antonio testimonio privilegiato perch fu presente alla sepoltura, prima esumazione e traslazione dichiar: Mi trovavo nel febbraio 1859 nel cimitero di Casal Pusterlengo quando si stava per tumulare la salma del Padre Carlo morto pochi giorni prima, e vidi la fossa gi apparecchiata, scavata di fronte allantica cappella; non posso attestare se il terreno fosse stato anteriormente gi scavato per altro defunto, la cassa per racchiudente la salma del Padre Carlo fu deposta in quella fossa e coperta, e i fedeli andavano su di essa a pregare (f. 342v). lecito per dubitare che la salma fosse deposta nella tomba in una cassa o feretro. Nelle due esumazioni delle quali parleremo non c accenno od avanzi lignei, anche se nel 1859 le casse o feretri erano ormai ammessi. Citer la documentazione pi avanti. Quando fu disposto di far fare questo cimitero fu fatta ordinazione acci durasse lungo tempo senza ampliarlo che tutti li cadaveri fossero sepolti non in cassa di sorta alcuna (Cronaca, f. 21). La norma fu verosimilmente cambiata quando il primitivo campo fu raddoppiato, tra il 1819 e il 1821 (ArchComCasalp. ivi fasc. 5 fald. 19. ArchParrCasalp. Fald. 10 n. 6. G Mosca, Casalpusterlengo, pp. 449-450 ).  Bramini, Unoasi dello Spirito, pp. 234-235.  f. 293v.  f. 206.  f. 48.  Doc. XX, f. 491v.  f. 402 in nota. Monumentod lidea di una lapide vistosa; Don Alemanni la giudica modesta. Qual che Padre Isaia chiama tomba distinta con lapide, i Casalesi giudicavano modesta lapide.  ArchComCasalp. titolo III sex IV cart. 18 fasc. 19: lettera 1.3.1859 dellI R Commissario Distrettuale; nel retro, minuta della risposta della Deputazione Comunale in data 3.3.1859. In Appendice: fotocopia autenticata.  Vita del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso, p. 221. Ancor prima, nel Proc. Mediol., Fra Simpliciano Maria da Riscalda, che visse alcuni anni nel convento di Casale, dichiar: So che gli venne messa una lapide, che ho ancora vista nel cimitero (f. 123v). Si era nel maggio 1899.  I Processo can. F. 159: la teste Buonalancia Marianna in Guasconi ricorda che la lapide fu posta sul muro esterno del cimitero, e quando il cimitero fu abbellito la lapide fu trasportata sul muro interno. Erano gli anni 1876-1886 nei quali si protrassero i lavori di abbellimento: nuovo muro di cinta, nuova cappella centrale (ora passaggio al secondo campo) con la serie di cappelle private ai due lati. Era ancora sul muro interno quando la Buonalancia fece la sua deposizione, e cera ancora nel 1945. Dopo di allora non si hanno pi notizie. Non cera quando nellanno 1987, preparando il 4 volume della storia delle chiese gi citato, ricopia per il capitolo Iscrizioni quelle esistenti nel cimitero riguardanti i sacerdoti (p. 420ss). Cera stato un nuovo abbellimento del muro di cinta prospiciente la Via Emilia, e finirono in discarica anche quelle lapidi che si erano salvate precedentemente. Altre pagine di storia casalina irresponsabilmente buttate, secondo le tradizioni locali!  Sessione XXV del 5 luglio 1900: Rmus Episcopus Iudex, annuente Procuratore Fiscali, judicavit depositiones assumptas jam sufficientes esse ad probationem omnium Articolorum, atque ideo decrevit, adprobante Procuratore Fiscali, renuntiare et omittere examen aliorum testium inductorum et juratorum (segue lelenco: f. 326ss).  Proc. Laud. f. 48v.  Don Mazza, f. 146; Don Guasconi, f. 116v; Don Fratti, f. 151; Don Sordi, f. 129; Don Peviani, f. 104v. Alle testimonianze di questi sacerdoti anziani e personalmente legati a Padre Carlo si aggiungono le deposizioni dei pi giovani Don Francesco Bignami di Cornogiovine parroco di Corte SantAndrea (So che si compirono prodigi per intercessione di Padre Carlo f. 280: depone circa la guarigione di un suo piccolo cugino) e Don Giovanni Cerri di Mulazzano parroco di Cascine Passerini (Lebbero e lhanno in concetto di Santo). Forse una deposizione importante lavrebbe potuta fare Don Angelo Noli Dattarino che era stato coadiutore a Casale e titolare della cappellania Novasconi in San Salvario negli anni della soppressione del convento, ma era Procuratore Fiscale nella Causa. Altre preziose testimonianze avrebbero potuto rendere il Prevosto Don Veneroni e il coadiutore Don Pesatori, difensori e devoti del Servo di Dio: ma erano gi deceduti quando ebbe inizio il Processo canonico.  Gastaldi, f. 293; Spelta, f. 186v; Chiappa, f. 193; Salamina, f. 177v; Buonalancia, f. 159.  Unoasi dello spirito, p. 235; Memorie storiche 2 ed., pp. 82-87; Annali Francescani 1.8.1898; doc. XXIII, f. 405v.  Don Sordi, f. 129; Buonalancia, f. 159: Vaccari, f. 322; Lissori, f. 276; Don Bignami, f. 280; Monico, f. 170; Don Peviani, f. 105; Zavaglia, f. 237; Vaccari, f. 322v.  Monico, F. 164; Mangini, f. 197v; Borsotti, f. 243v; Quirci, f. 303. Anche Salamina Claudina in Pomati: Sentii dire che tre o quattro persone furono guarite dalla febbre per intercessione di Padre Carlo pregando sulla sua tomba (f. 335v). La febbre della Quirci e Salamina va intesa per febbre tifoidea che serpeggiava frequentemente nel territorio, anche per linsufficiente deflusso delle acque, che creava stagni persistenti. Soltanto dopo la met del 900 nelle campagne del Basso Lodigiano furono debellate le ricorrenti forme epidemiche. Padre Isaia, f. 50.  Don Mazza, F. 146; De Filippi, f. 69v; Don Guasconi, f. 114; Monico Cristina in Salamina, f. 167; Goldaniga, f. 313v; Don Sordi, f. 123; Monico, f. 167; Salamina Pietro, f. 179v guarigione Mazza Pasquina; Don Sordi, f. 132v conversione.  Zavaglia, f. 237 e Spelta, f. 184.  Gastoldi, f. 293; Don Peviani, f. 105; Don Mazza, f. 146v.  f. 274. Il quadro cambi collocazione, perch Fra Simpliciano Maria da Riscalda testimoni (anno 1899): So che in una stanza presso la porta del convento era stato esposto il ritratto di Padre Carlo e la gente vi andava e lo venerava come Santo. Dopo poi questo quadro venne fatto ritirare non so da chi(Proc. Mediol. f. 123v). Un lontano parente, Giovanni Battista Vigevano, ricorda che il fratello del Padre, Paolo, guarito dal Padre stesso, gli diceva che in cotesto luogo (ove io non sono mai stato) vi il ritratto di Padre Carlo in atto di benedire (ivi Doc. 8, f. 264). P. Cristoforo da Lecco, che fu nel convento di Casale dal 1890 al 1896, dichiar nel Proc. Mediol.:Ho trovato una devozione generale non solo nei terrieri, ma anche dei paesi pi lontani, e devozione continuata, sempre; non vi era giorno che non si presentasse qualcheduno al ritratto del Padre Carlo. Il quale ritratto fu poi levato dal Padre Provinciale e posto in refettorio. Questa devozione in questi ultimi tempi va sempre pi estendendosi (f. 235-235v). Pare di poter intuire la ragione: non era ammissibile il culto pubblico. Gastaldi Luigia testimoni che Molte grucce di ammalati guariti dal P. Carlo colla semplice benedizione furono lasciate nella chiesa dei Cappuccini, anzi io stessa le vidi (f. 292).  Gastoldi, f. 293; Salamina, 173v; Leva, f. 225; Borsotti, f. 228.  Gagliani, f. 255; Borsotti, f. 260 (Oper molti miracoli anche dopo morte, e se ne ricevono ancora); Bardella, f. 265v; Trezzi Marianna, f. 308; Mainini, f. 205; Vida, f. 296. Salamina Claudina in Pomati: Sentii dire che tre o quattro persone furono guarite dalla febbre per intercessione del P. Carlo pregando sulla sua tomba (f. 335v). Febbri terzane, frequenti in paese.  Proc. Laud. Monico, f. 169 e f. 166v; Merli, f. 246. Nel Proc. Mediol. dopo un primo elenco di domande da sottoporre ai testimoni, equivalenti a 139 Articoli presentati dal Vice Postulatore, il Promotore Fiscale predispose un secondo formulario, molto pi ristretto (26 domande), adeguato alle conoscenze che potevano avere persone comuni, o comunque non appartenenti alla stretta cerchia dei confratelli e frequentatori del convento e del Santuario. Fu utilizzato a Milano e a Lodi. Cera una domanda precisa, non espressa nel precedente: Se sappia di prodigi operati per sua intercessione dopo la sua morte (f. 275 n. 24). Ad Abbiategrasso in genere i testimoni non sanno di miracoli compiuti dopo la morte: Mazzucchellli Pietro, f. 147; Albino Giuseppe, 160v; Del Grosso Baldassarre, f. 174v; Don Antonio Giolitta di Abbiategrasso, gi parroco di Cassago, f. 186; Bernocchi Gaetano, f. 188v; Mazza Angelo, f. 193. Ha sentito dire di guarigioni miracolose avvenute, ma non sa riferire i particolari il cugino Vigevano Angelo f. 165; anche in questi ultimi giorni aggiunge Migliavacca Carlo, f. 190v. Fracappani Maria ha sentito dire di miracoli avvenuti anche ad Abbiategrasso. Conosco in gran parte per aver sentito dire (f. 139). Sorprendente quel che ha sentito dire Marchesi Primo: Sulla sua tomba sono nati spontaneamente i fiori (f. 143). Ma ci sono anche precise testimonianze di grazie ottenute dai concittadini di Padre Carlo. Don Stefano Balconi, parroco da 14 anni, successore di Don Palazzi, che in precedenza non conosceva nulla di Padre Carlo: Ho sentito parlare da molti parrocchiani coetanei di Padre Carlo Linvocano nei loro bisogni, e si raccomandano alla sua intercessione in occasione di malattie Vi sono poi molte altre grazie, non per di rilievo che si ritengono ottenute per lintercessione di Padre Carlo, che al presente non so ricordare. Ricorda in particolare la guarigione di Boneschi Giuseppa (f. 227, 228, 229). La signora Boneschi d relazione della propria guarigione, allet di 11 anni, come la sentiva ricordare dal pap. Il piede sinistro si era ammalato. Pen un anno con medicazioni, ricovero allospedale, varie operazioni. Il piede era gonfio, si trattava di periostite, i medici volevano tagliare il piede. Il padre si port a casa la bambina. And o mand una persona a portare un paio di calze a Casale a farle benedire sulla tomba di Padre Carlo. Era lanno 1860 circa, un anno dopo la morte di Padre Carlo. Ritorn con una medaglia che la bambina port al collo per molto tempo. Nel giro di cinque o sei mesi si trov guarita perfettamente. Io, mio padre, e i miei parenti attribuimmo la guarigione ad una grazia di Padre Carlo, verso il quale conservo qualche devozione(f. 135v-136). Migliavacca Severina in Gilardoni ricorda la sua guarigione da unulcera allo stomaco che laveva condotta ad abbondanti sbocchi di sangue, alla perdita di sensi, agli ultimi Sacramenti. Per consiglio del suo confessore Don Luigi Magnaghi fece una novena, di nove Pater Ave Gloria, a Padre Carlo tenendo sotto il cuscino un involtino con un frammento di osso di Padre Carlo. Di giorno in giorno si sent meglio, guar in quindici giorni (f. 195v-196-196v). Lepisodio avvenuto nel giugno 1899 testimoniato dallo stesso Don Magnaghi, coadiutore. Parla di emorragia polmonare e gastrite. Aggiunge: So che molte persone da me benedette facendo una novena al Padre Carlo attribuiscono la guarigione alla sua intercessione Le persone dalle quali ebbi queste informazioni mi sono sembrate attendibilissime perch testimoni oculari e di scienza diretta e di ineccepibile rettitudine. Cita il Prevosto Palazzi, la vecchia servente, il cugino di Padre Carlo Don Cesare e la sorella di questi Giovannina (f. 183v). Tra i religiosi presentatisi al Tribunale di Milano Fra Raimondo da Casalpusterlengo, che era vissuto con Padre Carlo ed era stato nel Convento di Casale dal 1862 al 1864, ricordava di aver sentito dire dei miracoli operati in vita, ma non sapeva dire di quelli operati dopo morte (f. 248). Padre Augusto da Crema invece: ne ho sentito narrare parecchi, ma non fui testimonio (f. 222). Anche Fra Barnaba da Milano: So che ne sono avvenuti parecchi, ma io non fui testimonio. Conosco quanto ho detto per mia scienza e mia propria esperienza (f. 155). Padre Apollinare da Arcore, confratello di Padre Carlo nel convento di Casale: Non so di prodigio visto con i miei occhi, ma so di molti prodigi avvenuti per relazione di altri; per la lontananza del tempo non so precisarne alcuno, e per debolezza di memoria (f. 63) Tanti andavanmo al cimitero per pregarlo e facevano novene per domandar grazie (f. 79). Anche Fra Simpliciano Maria da Riscalda: Ho sentito dei miracoli operati dopo la sua morte a Casalpusterlengo (f. 102-103).  Deposizione della madre Ercoli Angela, f. 210. Il marito era emigrato in Svizzera, gli annunci la prossima morte del figlioletto. Dopo la guarigione lo raggiunse con il resto della famiglia. Il Tribunale accolse la sua deposizione in anticipo, in considerazione della partenza.  Don Bassiano Sordi: Ho sentito dire che si cercano continuamente immagini e biografie di Padre Carlo (f. 130); Buonalancia Marianna So che vi fu e vi continua ricerca di immagini e di vite di Padre Carlo, per ottenere le quali si fanno anche qualche offerta (f. 159v). Spelta Bassiano non sa di reliquie, ma sa che sono molto ricercate immagini e la vita (f. 186v). Uguale la testimonianza di Mangini Giovanni Battista (f. 195v). Salamina Pietro ha ricordi pi sfumati: In principio alcuni andarono a domandare il libricino della sua vita e qualche reliquia. (I libricini non furono pubblicati in principio f. 178). Monico Cristina in Salamina si riferisce piuttosto al breve tempo successivo alla traslazione della salma nel Santuario: Si ricercano reliquie, immagini e la sua vita (f. 166). Molte immagini si donano dai frati, e molte si comprano presso i rivenditori: dichiara Mainini Gaetano (f. 206).  Don Peviani (f. 105): So per di aver detto ai Cappuccini di far introdurre la causa di beatificazione perch era un santo. Don Guasconi (f. 117v) desiderio comune. Don Sordi f. 130.Don Mazza f. 146v Mi unisco a tutto il popolo nel desiderio che si affretti la beatificazione-  Dellesistenza di questo desiderio, vivo, universale, testimoniano Buonalancia f. 159v), Monico f. 166, Salamina f. 178, Spelta f. 186v, Mangini f. 195v, Mainini f. 206.  Ivi f. 49v. Padre Isaia coglie piuttosto laspettativa generale dopo trionfale traslazione della salma nel Santuario.  G. Mosca, Casalpusterlengo: le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni vol I, p. 13 sgg e note con riferimenti bibliografici.  Ivi p. 26ss; G. Mosca Incoronazione della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo 1780. tutti i documenti.  Ivi p. 30ss e note. Fasc VI.  La bufera dellanticlericalismo liberal-massonico, in parallelo con le varie fasi della unificazione in una nazione, si abbatt sulla Chiesa e sui cattolici. Le leggi sabaude furono estese ai territori annessi (ArchComLodi, Fondo Sottoprefettura, Delegato Provinciale di Polizia, cart. 145: applicazione delle leggi sabaude in Lombardia). Altre se ne aggiunsero, a getto continuo, tese a combattere la Chiesa, a spogliarla dei beni a lei affidati nei secoli per lesercizio della sua missione, a circoscrivere od eliminare linfluenza di sacerdoti e religiosi sul popolo cristiano, a intralciare quellassociazionismo dei cattolici che portava i semplici fedeli, laici, in prima fila nelle battaglie di libert e giustizia sociale. Il Regno dItalia fu dalla nascita saldamente posseduto dagli anticlericali laicisti, titolari di tutti i gangli del potere e beneficiari privilegiati. Percentuali minime delle popolazioni avevano voce nelle elezioni; erano escluse le masse: la gente del popolo, contadini, operai, donne. Erano le stesse classi oppresse dal padronato terriero ed industriale, da politici, borghesi, arrivisti, clientele, consorterie al potere. Per reazione venne montando la questione sociale, fino alle soglie di un drastico rovesciamento del potere, predicato dal socialismo. Lunificazione dellItalia era nelle aspirazioni di una larghissima parte del popolo; ma lopera meritoria fu iniziata e perseguita nel peggiore dei modi. I cattolici furono emarginati, angariati, vilipesi, pur essendo sudditi leali del nuovo stato che si stava costituendo, del nuovo governo, del nuove Re. Erano contrari, nellambito politico, a quel modo di fare lItalia: lItalia di pochi che si imponevano ai molti, combattendo le pi profonde convinzioni religiose e morali del popolo e ignorandone le pi vitali esigenze economiche. Levoluzione legislativa e lesercizio del potere, specie da quando furono annessi lo Stato della Chiesa e Roma stessa, crearono nella coscienza dei Vescovi e sacerdoti e fedeli un drammatico contrasto tra il sentimento di fedelt alla Chiesa e lamore di Patria. Un contrasto che fu a lungo insolubile. Le conseguenze furono laceranti anche per quel che ci interessa anche nella diocesi di Lodi e in Casale stessa. Largomento ampiamente trattato in G Mosca, Cento anni di vita e di battaglie religiose e civili delle parrocchie del lodigiano, sulla base di unampia documentazione di prima mano rintracciata in parecchi archivi, diocesani, civici e parrocchiali. Ivi riferimenti allamplissima bibliografia relativa, ricca di interpretazioni anche fortemente contrastanti e talvolta settarie, mettendo nel numero quelle celebrative-officiali-imperanti.  Si veda dello storico cittadino Franco Fraschini: Un uno del Risorgimento, Saverio Griffini e le pagine dedicate alla prima guerra dIndipendenza e in particolare al gen. Griffini in Casalpusterlengo, da borgo a citt (da p. 226). Proc. Mediol., f. 221v. Si vedano le pagine perfino spassose di Retegno: una storia singolare del sottoscritto, p. 73ss, con abbondante documentazione. Retegno si trova a pochi Km da Casalpusterlengo.  Abbondante documentazione originale nellArchComLodi. Per quanto qui citato: cart. 24, 24a, 249; ArchComCasalp. Tit. IV, sez. 2, cart. 136, fasc. 89, cart. 139 fasc. 84 e 15. Alla fine del 1859 le Guardie Comunali presentarono al Consiglio Comunale una richiesta di aumento di soldo in considerazione delle eccezionali prestazioni richieste dalle operazioni militari (ivi cart 136 fasc 89). Non per i servizi eccezionali svolti presso i Cappuccini, per mettere ordine alle f.le che accorrevano da Padre Carlo! La petizione fu discussa e accolta come gratificazione nel Consiglio Comunale del 23.12.1858, in considerazione dei molti passaggi militari durante la guerra (verbale in cart. 65). Lanno 1859 fu un anno nero per la storia locale. Dopo lepidemia di colera di pochi anni prima era scoppiata quella del vaiolo, e si diffondeva la pellagra (ivi, cart. 269). A testimonianza di Fra Apollinare da Arcore (uno dei religiosi del convento e infermiere) Padre Carlo, bench ammalato, si era offerto per lassistenza agli infettati, ma aveva avuto un diniego dal Padre Guardiano (f. 72). Le inondazioni del Po si susseguirono per tre anni, dal 1857 al 1859, sconvolgendo il territorio circostante (ivi cart 33). Per le operazioni belliche si susseguirono danni, requisizioni, alloggiamenti imposti e a carico, prestiti forzosi e volontari (ivi, cart. 86, 4, 16, 265; 132, 186). Tutto ci si sovrapponeva allendemico stato di povert che regnava nelle campag.ne: sotto gli austriaci, e sotto il novello governo patrio.  Il Corriere dellAdda di Lodi, maggio 1860, un certo Vestro in Cronache dei Comuni. Il resto altrettanto elevato: Allontanate la sorgente dogni inganno, lalleato dellAustria, il nemico del progresso, della libert altrimenti nel giorno del pericolo vedrete la strage nelle contrade dogni paese suscitata da Cannibali con cappello a tre punte: che erano i preti. La corrispondenza veniva da Casalpusterlengo; il colpevole di misfatti era il prevosto Don Veneroni! La denuncia del Rinaldini in ArchComLodi fondo Sottoprefettura cart 78.  Ivi. La cartella porta la dicitura: Moti a Casalpusterlengo 1860. La nuova Polizia, o la precedente riciclata, eseguiva le direttive del nuovo Governo con metodi ben poco accattivanti, tali da far quasi rimpiangere i precedenti. In modo macroscopico si vide nel Meridione, liberato o conquistato, il risultato dei metodi adottati dal governo e dallesercito piemontese. Fortunato Pasqualino, uno dei pi dotati e brillanti meridionalisti, defin quellepopea la pietosa e orribile storia del Sud al momento della unificazione.  Storia di Casalpusterlengo, p. 247ss. Erano fatti recenti, che bruciavano ancora, e che Don Alemanni casalino aveva vissuto nella sua infanzia. La relazione del Delegato permette di individuare tra il gruppo anticlericale del luogo i Signori Padroni, quella categoria che fu sempre a galla e sempre benefici ampiamente del nuovo ordine. I due ufficiali donnaioli furono individuati e denunciati da una delegazione di parrocchiani al gen. Stefanelli che li rimosse e diresse una circolare al presidio con un ordine: nessuno osi intrigarsi nelle cose del paese per servire ad un partito (Alemanni ivi, p. 251). Il Tribunale di Lodi ordin la scarcerazione di Don Veneroni in istruttoria per insussistenza delle accuse. Il Vescovo Mons. Banaglio protest presso lEccelso Regio Governo: Ognuno stup che il molto merito del Prevosto Veneroni venisse punito nientemeno che con una cattura Quello che poi, in mezzo a cos amara vicissitudine, maggiormente si ebbe a deplorare, fu lopinione cui pi o meno venne il basso popolo, che lattuale dominazione avesse per iscopo di osteggiare il Clero e la Religione (ivi, p. 25. ArchComLodi, ivi).  I Beza avevano un palazzo nel rione di SantAntonio. Vi abitava anche il Delegato Rinaldini. Erano una famiglia religiosa. Il fratello Don Angelo benefic in morte la chiesa di SantAntonio (ArchComCasal., Tit. IV, Culto sez. 2, cart. 22, fasc. 30: testamento a. 1872). Nel 1844, quando fu formalmente ricostituita la famiglia religiosa dei Cappuccini dopo la prima soppressione, Agostino Beza fu uno dei firmatari dellatto notarile costitutivo, come testimone: era dunque molto vicino ai frati (ArchFabbrCasal., fald. 8, fasc. 5). Era stato addirittura amministratore dei beni della parrocchia, e quindi uomo di fiducia del Prevosto Veneroni. Pass alla sponda opposta. Per ragioni politiche? Di carriera? Il decreto reale di nomina a sindaco di Casalpusterlengo gli fu trasmessa dallIntendente Circondariale di Lodi con lettera del 20.2.1860, per il triennio 1860-61-62 (ivi tit. XI Amministrazione sez. I cart. 54, fasc. 54). Succedeva al primo sindaco, Opimio Cassina, nominato nel 1859 e gi dimissionario, come anche il I Deputato dott. Carlo Cesaris che abbiamo conosciuto come medico del convento e di Padre Carlo, e il secondo Vincenzo Grazioli. Non desistettero dalle dimissioni bench il Commissario Distrettuale assicurasse ai due, ritirandole, la nomina a Deputati della Congregazione Provinciale (ivi, fasc. 54 lettera 24.9.1859).  ArchComLodi, ivi: lettera 3.8.1860 su carta intestataMunicipio di Casalpusterlengo. Nella stessa cart 78 tutta la documentazione degli avvenimenti fin qui ricordati. Ho riportato il giudizio dello storico Don Alemanni; altra campana in Il Proletario secondo numero 5.6.1860. Pi ampiamente in 100 anni ecc. del sottoscritto p. 31ss e note. Credo di poter ripetere quanto scritto nella nota 34 Don Veneroni predicava quel che aveva sempre predicato, come era suo dovere: onest dei costumi, le verit insegnate dalla Chiesa, lubbidienza ai Pastori della Chiesa, il rigetto e la condanna di quanto era in contrasto. Al tempo degli austriaci,dei Piemontesi, e degli Italiani. Chi rimaneva scottato accusava il Parroco di antipatriottismo.  ArchComCasal., tit. XI, cart. 54, fasc. 54 e fasc. 60.  ArchStDioc, cart. Casalpusterlengo 20: fascicolo del processo. La legge dei sospetti, emanata nel mese di maggio in vista della guerra, autorizzava a condannare al carcere anche in assenza do reati comprovati per il semplice sospetto di antipatriottismo. Don Gelmini, poi Vescovo di Lodi, fu tra i designati al domicilio coatto; don Angelo Bersani Dossena, poi suo Vescovo Coadiutore, dovette rifugiarsi in Svizzera per tre mesi senza abito religioso; il Prevosto di SantAngelo Don Bassano Ded fu rinchiuso nella carceri di Lodi e poi inviato in domicilio coatto ad Abbiategrasso; il suo coadiutore Don Domenico Savar fu arrestato, e poi fugg a Venezia e a Roma (Comitato Diocesano in morte di Mons. Domenico Antonio Gelmini vescovo di Lodi. G. Baroni, Mons. Angelo Bersani Dossena in Archivio Storico Lodigiano 1929. Pietro Novati, Testimoni scomodi 1848-1948. Il Movimento Sociale Cattolico nel Lodigiano, pp. 59 e 97. D. G. Mosca, Pagine di storia santangiolina, pp. 78 e 85. Per Don Ded e Don Savar (poi Padre Somasco) ricca documentazione in ArchParrS.Angelo).  ArchParrCasal., Cart. Parroci: lettera del 2.5.1867 alla Curia.  NN 23 e 30 del luglio 1866.  ArchComCasal., cart. 55, fasc. 60: lettera Sottoprefetto 29.1.1866; verbale Giunta Municipale 6.1.1867 (tit. XI, sez. 5, fasc. 3); lettera Sottoprefetto 17.3.1867.  ArchFabbrCasal., cart. 3, fasc. 30: lettera della Direzione Provinciale del Demanio e certificato dellAgente: ArchStDioc., cart. Cappuccini 2.  A Mentana i garibaldini avevano subito una sanguinosa sconfitta; ma il fatto risaliva al novembre dellanno precedente. ArchComCasal., Cart. 23, fasc. 42: la denuncia proveniva dunque dal Comune.  Ricca documentazione dei fatti in ArchFabbrCasal. (ivi); in ArchComCasal., tit. IV, Culto cart. 21, fasc. 24, tit. XI Amministrazione, sez. V, fasc. 3; Verbali Giunta Municipale 1860/1897: verbale 1.7.1868 con plauso al Sindaco per aver evitato tumulti popolari col tener aperta la chiesa; in ArchStDioc., cart. Cappuccini; ArchComLodi, Sottoprefettura cart. 219. Si vedano gli storici locali: Don Alemanni, oc p. 144ss; Mons Angelo Bramini, Unoasi dello spirito, p. 237ss; Franco Fraschini, Casalpusterlengo da borgo a citt, vol. I, p. 248ss; pi dettagliati e documentati i miei Casalpusterlengo: le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni, vol. I, p. 47ss, e Cento anni ecc vol. I, p. 31ss. Accenno in P. Giudici, Appunti per una vita, p. 437. Inaccettabile quanto scrive P. Aliverti, Vita del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso, p. 223, collegando la data di morte di Don Pesatori con la soppressione (erroneamente), accusa di disinteresse i sacerdoti di Casale, la Curia, le Autorit: I sacerdoti del luogo, la Curia Vescovile di Lodi, e le altre Autorit, in tante altre faccende affaccendati, brillano per la loro assenza e il loro disinteressamento mentre il convento era chiuso e i frati erano violentemente dispersi e scacciati. Don Pesatori mor e fu sepolto nel 1872, non nel 1869. In questo anno i preti di Casale col prevosto Don Veneroni e lavvallo della Curia davano un riparo ai frati, impedivano la chiusura del santuario, si opponevano con tutti gli appigli alle leggi al Sindaco e al Demanio, riammettevano i frati nel convento abusivamente, rendevano possibile la ricostituzione della Casa religiosa. Va anche tenuto presente che la gestione economica della Fabbriceria faceva capo non al parroco e al Vescovo, ma allAmministrazione Comunale e alla Prefettura. Diversa linformazione che si pu desumere dalla comunicazione inviata dal Sindaco di Casale alla Sottoprefettura in data 2 luglio, giorno successivo alla chiusura del convento: I PP Cappuccini sortirono parte laltro giorno, parte in oggi senza alcun lamento, ritirandosi chi alle case proprie, chi in abitazioni private in paese, e momentaneamente fino a che avranno provveduto definitivamente alla loro stabile posizione. A richiesta dei frati fu concesso di portare con s gli effetti personali e i poveri mobili della cella: lettiera di legno greggio in cattivo stato, pagliericcio, coperta, sedia, tavolino (questo era tutto larredamento!). Nulla fa posto allasta o venduto al Demanio. (ArchComCasalp. ivi). Lintero fascicolo Soppressione del Convento dei Cappuccini e della annessa chiesa o santuario di San Salvario. Passaggio dei beni alla Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di Casalpusterlengo. Disordini locali a proposito di riapertura. Nomina di un custode riprodotto in fotocopia nellArchStorDioc.).  Bramini, ivi p. 239. ArchStDioc: atti della prima Visita Pastorale, 27 e 28 ottobre 1872. Nel frattempo si mise in luce ancora una volta il sindaco Beza. Il Sabato Santo 27.4.1869, esultando per il risorgimento di Cristo, caric il fucile con pallottole da caccia alla lepre, si port alla finestra e spar, accompagnando il suono festoso delle campane. Non centr le lepri, ma tre persone che transitavano per la Via Larga (lattuale via Marsala). Fu processato, e fu assolto, perch mosso da forza irresistibile festeggiava la risurrezione! Come poteva permettersi il Tribunale Regio di condannare un personaggio del genere? (La Plebe 1.6.1869Cronaca giudiziaria). E i tre malcapitati? Non erano mossi da forza irresistibile, e forse nemmeno esultavano per il risorgimento di Cristo: peggio per loro!  Vedi sopra Funerale e sepoltura e nota 48.  Vedi sopra Lultima malattia e la morte santa e note 20 e 21.  Vedi sopra Sulla tomba, la devozione popolare, grazie e miracoli e note 71, 72, 73, 74.  I primi due sono indicati negli Articoli 134 e 140; gli altri due nel secondo schema ridotto, nn. 19 e 25. Il secondo formulario, ridotto, 27 punti, concentrato sui miracoli in vita e dopo morte. Il secondo elenco presentato al Tribunale di Milano ha due nomi in meno. Miracoli post mortem in Proc. Laud. f. 49v ss; f. 57 ss. In Proc. Mediol. f. 56v ss; f. III ss. Un terzo formulario fu inviato al Tribunale di Lodi dal Promotore Fiscale di Milano con 27 domande (f. 348v ss).  Proc. Laud., f. 50.  Ivi, f. 57. Monico Cristina in Salamina testimoni: Posso accertare daver conosciuto la Mazza Pasquini da molto tempo gonfia per modo da offender locchio di chiunque la vedesse. La rividi per parecchi anni dopo, guarita e snella nella persona, e seppi da molte persone degne di fede che la sopraddetta donna aveva compiuto una novena al Padre Carlo, fatta al cimitero sulla sua tomba, e che uscita dal camposanto si scaric di tantacqua che rimase guarita (f. 169). Salamina Pietro aggiunge qualche particolare: era molto gonfia tanto che non poteva muoversi che lentamente Da allora in poi, scomparsa la enfiagione, per molti (18 o 20) anni god di piena salute. Mor poi di altra malattia (f. 179v). Anche Gastaldi Luigia, f. 293.  Ivi, f. 58v-59. Lissori Paola, figlia del Lissori: Sapendo che il Padre Carlo operava dei prodigi, subito mi portai al cimitero di Casalpusterlengo, raccolsi un po di terra della tomba del P. Carlo, e, tornata a casa, posta quella terra in un sacchetto, lappesi al collo di mio padre. Incominciai una novena al P. Carlo,e, questa terminata, subito scomparve lescrescenza, e fu guarito, e da allora in poi mai pi riapparve, e sempre godette ottima salute (ivi, f. 276-276v). Anche la moglie del Lissori rilasci la sua testimonianza, concordante con le precedenti e pi dettagliata. Trascrivo il finale: Entro i nove giorni della novena sapr il tumore, ne uscirono le guaste, ed entro quindici giorni era scomparsa lescrescenza non solo, ma anche la cicatrice. Dopo la novena ci portammo alla chiesa dei Cappuccini, e rendemmo grazie al Signore. Questo fatto avvenuto nel mese di giugno del 1898 (ff. 316v-317v). Penso che il fatto sia avvenuto proprio a cavallo della traslazione delle reliquie al santuario: sulla tomba appena prima fu raccolta la terra; novena e il resto dopo il 4 maggio.  Proc. Laud., f. 51v. La testimonianza pi autorevole quella della mamma Ercoli Angela in Andeana. Conferma quanto scritto da P. Isaia, con qualche precisazione. Parla del ragazzo che allultimo, giorno e notte continuava a rigettare acqua e anche le medicine. Pose al suo collo il sacchetto che conteneva un pezzetto dosso di P. Carlo che le aveva dato Bassiano Bertoli. Disse sempre e a tutti che conteneva terra del sepolcro per evitare questioni che sarebbero sorte nel popolo Mio figlio guarito porta ancora al collo la reliquia. Solo lultima notte della novena cominci a riposare alquanto, e alla mattina mi disse che si sentiva un po meglio. Al terzo giorno il medico, che attendeva la morte del ragazzo, si fece vedere e non voleva credere che fosse guarito: impossibile, ha una cicatrice nel polmone. Trov il ragazzo senza febbre. Torn unaltra volta, il ragazzo stava bene, e non torn pi (ff. 210r-211r). Il medico curante dott. Giacomo Bianchi rilasci una dichiarazione che agli atti del Processo (Documento III, ff. 357v-358v): la diagnosi della malattia, il decorso che non lasciava prevedere pi di qualche settimana di vita, il sommo stupore di una guarigione che in poche settimane lo riport ad una vita normale, senza che rimanesse segno nei polmoni. Bassiano Bertoli, lattoniere, aveva approntato la cassetta di zinco quando, il 21.5.1897, erano stati riesumati i resti mortali di Padre Carlo per deporli nella nuova cappella funebre dei Cappuccini, conferma nella sua deposizione (f. 222v) quanto gi detto: Senza che gli altri se ne accorgessero, presi un pezzetto di osso e me lo posi in tasca. Dopo che ebbi saldato a fuoco la cassa di zinco, ritornai a casa mia. Ivi giunto, venne la madre di Andena Ercole, che piangendo mi disse che il suo figlio Ercole moriva. Siccome io stesso avevo veduto il ragazzo, perch vicino di casa, e dovei constatare come giudicavano anche i medici, che la sua guarigione era impossibile, diedi a quella donna il pezzetto dellosso di Padre Carlo, aggiungendo che glielo mettesse al collo. (ff. 222v-223r). Ma va rilevato che il Bertoli, non anziano (46 anni), a breve distanza di tempo dai fatti (esumazione 21.5.1897 malattia del ragazzo da fine dicembre 97 a S. Giuseppe 1898 - deposizione in tribunale 23.3.1900), si confonde in un particolare: fece dono della reliquia non appena tornato a casa dopo lesumazione, ma parecchi mesi dopo. La guarigione attestata da vari altri testimoni:Mangini GiovBattista (f. 200v); Salamina Pietro, vicino di casa, parla di sacchetto con la terra (f. 178rv); Borsotti Antonio, che ha sentito dire (f. 243v); Don Francesco Bignami, parroco di Corte SantAndrea, fu avvertito che il suo piccolo cugino Ercole era in fin di vita e gi spacciato dai medici, il 18 marzo, ma solo il 23 pot recarsi a Casale; trov il ragazzo che saltellava giocando alla palla e mangiava castagne crude: era guarito perfettamente (f. 280rv); Gastaldi Luigia seppe dalla mamma del ragazzo quel che era avvenuto (f. 293rv). Nel Proc. Mediol. P. Paolino da Verdello, Superiore Provinciale e gi condiscepolo di Padre Carlo, riferisce con esattezza il fatto: Ne sono avvenuti molti (di miracoli dopo la morte), ne dir uno di propria scienza e del quale ho ricevuto deposizione giurata dalla madre e dal figlio che ebbe la grazia, nonch del medico stesso. Una pia donna diede alla madre un po di terra estratta dalla fossa attesta che fu applicata al ragazzo in un sacchetto (Proc. Mediol., f. 86rv). Monico Cristina, abitava di fronte agli Andena, vedeva il ragazzo col volto cadaverico e molto gracile e aveva udito dalla madre stessa piangente il verdetto del medico che preannunciava la sua morte entro pochi giorni. Dichiar che la madre stessa aveva preso dalla tomba di P. Carlo un po di terra, laveva posta in un sacchetto che appese al collo dellinfermo, e che questi in pochi giorni era guarito. Era tuttora sano e ancora portava al collo il sacchetto (f. 167v-168). Buonalancia Marianna f. 159v-160. don Saverio Guasconi: la mamma lo trov che si vestiva: sono guarito, e mi alzo (f. 114rv).  Angela Merli, f. 246. uno dei due miracoli ricordati nelle tre edizioni delle Memorie storiche dellAnonimo. Guar bevendo un decotto di erbe bollite colte sulla tomba di P. Carlo (p. 72). La guarigione avvenne dunque prima del 1880, data della 1 edizione delle Memorie. Giuditta Bricconi, f. 274. Con qualche divergenza il n. 20 dei miracoli elencati da P. Isaia. Esortata a fare una novena a P. Carlo e datale da una conoscente dellolio della lampada dellaltare di San Francesco (ove riposano le ossa di P. Carlo) se ne unse gli occhi e le orecchie. In pochi giorni, occhi, orecchie, stomaco, tutto ritorn ad uno stato normale e sano;anzi di una sanit vigorosa (f. 57v). Linteressata stessa dice che P. Carlo era ancora tumulato nel cimitero. La lampada dunque non era posta nella cappella di San Francesco (in antecedenza cappella della Madonna) ove riposano le ossa di P. Carlo: non davanti al sepolcreto, che non esisteva ancora, ma davanti al quadro di P. Carlo, com detto espressamente dalla Bricconi. Don Sordi, per datando autunno 1898 (f. 132). ricordato nella 3 edizione delle Memorie storiche come appena avvenuto (anno 1898, p. 84).  Gastaldi Luigia, f. 293. Il Prontuario dei fatti prodigiosi e relativi testimoni (ArchStDioc., cart. Processo P. Carlo dAbbiategrasso) identifica lidropica nella sola Mazza Pasquini. Salamina Pietro, f. 173v. Monico Cristina, f. 164-164v e 169v-170. laltra guarigione registrata da Memorie storiche, nelle tre edizioni (ivi).  Proc. Laud., art. 131, f. 49v. P. Paolino, in Proc. Mediol., f. 96v; Chiappa Petronilla, f. 193v.; Croce Paola, f. 338; Fra Simpliciano, in Proc. Mediol. Art. 131, 134, 136, f. 124; Morini Teresa, f. 252v.  P. Isaia, art. 135, f. 50-50v. P. Giustino da Lovero, in Proc. Mediol., f. 206. Una relazione dettagliata del fatto fu resa nel Proc. Laud. dalla stessa Maria Mosconi ved Dosio Francesco. Si rec da sola, disse, bench a lenti passi, al cimitero. Pregando Padre Carlo gli disse: Voi vi siete degnato di venire due volte in casa mia, e non avete fatto la grazia a mia sorella perch disse che voleva fare la volont di Dio, fatela a me la grazia, piuttosto guarire o morire, perch trovandomi sola in casa non sono in grado di fare quasi nulla. Ripetei tre o quattro volte questa invocazione, e poi mi si oscurarono gli occhi e pregai Padre Carlo di ottenermi piuttosto di morire in casa mia che non lungo la strada. Cominciai allora a sentirmi alleviata dai dolori in modo che potei portarmi alla chiesa parrocchiale. Dovendo stare in piedi per la folla, mi trattenni un po, e poi andai a casa a bere un po dacqua. Mi pareva di sentire vicino a me una persona che mi ripeteva: Hai ricevuto la grazia, hai ricevuto la grazia. Allora io dissi: Se ho ricevuto la grazia, andr ad accompagnare la funzione al convento dei Cappuccini, e non sentendo dolore mi portai al convento, e da allora in poi non sentii pi dolori, quantunque molte volte mi trovassi anche bagnata dalla pioggia, e bagnata anche per essere andata a far il bucato (ff. 233v-234v). Le donne facevano il bucato sulle rive del Brembiolo, lumile fiumicello che attraversava il borgo. Listantanea guarigione della Mosconi attestata anche da Don Saverio Guasconi residente in Casalpusterlengo (f. 177), che seppe dalla stessa Mosconi f. 114v, 117r-118r). Vida Antonietta (f. 297). Salamina Pietro (f. 178). La sorella della Mosconi, Rosa, aggiunge altri particolari: vescicanti, rimedi, ricoveri in ospedale, tutto risultava inutile; si fece accompag.nare da una donna al cimitero; continu a migliorare e da allora in poi, bench abiti in una casa umidissima, non ebbe mai pi a lamentare dolori dartrite e continua perfettamente sana (f. 325v-326r). Gagliani Maria ricorda la guarigione della Mosconi fra i molti miracoli operati da Padre Carlo (f. 254v). Anche Monico Cristina in Salamina, che riporta quel che le aveva raccontato diverse volte linteressata. Aggiunge una precisazione: Dalla Mosconi seppi che non era prima inchiodata a letto, ma solo sentiva forti dolori (f. 166v-167r).  Art. 136 f. 50v. precisa nei particolari la deposizione della madre: Da otto giorni circa e non di pi era affetta da male agli occhi per modo che teneva le palpebre chiuse. Non le apriva neppure per assumere le gocce che aveva ordinato il medico, tanto che la mamma dovette desistere dai tentativi. La bambina diceva di non poterli aprire. Quando pass la processione, la madre voleva vederla, e cos la bambina, che insisteva: Padre Carlo mi far la grazia, ed io vedr la processione. Allora condussi per mano la Maria alla casa di una mia parente, e la bambina fece il segno della croce e non aveva ancora finito di recitare tre Ave Maria, che volgendo da una parte e dallaltra la testa, quasi cercasse la luce, dun tratto disse: Vedi, mamma, che il P. Carlo mi ha fatto la grazia, veggo la processione. Si meravigliavano quelli che avevano vista lei il giorno prima cercare a tentoni per uscire dalla casa, mentre altri giudicavano che fosse stato un male ordinario di occhi. Gli occhi della fanciulla erano veramente rossi, ma il giorno dopo avevano ripigliato il colore naturale. Da allora in poi la mia bambina, che ora ha sei anni, ha sempre visto benissimo (f. 237v-238r). P. Giustino da Lovero registra lepisodio (Proc. Mediol., f. 206), ed anche Mangini GianBattista: Ho sentito dire da tutti che la Ottolina Maria era orba, e che, trasportandosi le ossa dal cimitero alla chiesa, la bambina a tentoni venne sulla via Pozzolo per la quale passava il feretro, convincendo la madre. Al giungere del feretro, disse: Ecco la cassa del P. Carlo, e da quellistante, e anche attualmente vede benissimo (f. 200rv). Don Guasconi ha sentito da vari, non conosce i particolari (f. 118r). Questo lunico miracolo che ricorda P. Arsenio da Brescia, interrogato per rogatoria a Bergamo dove si trovava infermo: Ho sentito dire che il Servo di Dio dopo la sua morte ha operato diversi prodigi anche di prima classe. Al presente non ricordo che di una giovine del tutto cieca, la quale nelloccasione che la salma veniva trasportata dal cimitero alla chiesa del convento dei Cappuccini in Casalpusterlengo, voleva assistere alla processione. La madre le disse che era inutile perch non ci vedeva. Ma essa insistette e volle affacciarsi alla finestra. Quando pass per la via sottoposta il feretro essa aperse gli occhi e incominci a vedere, e anche al presente mi pare che viva ancora col beneficio della vista (Proc. Bergom., f. 44-45).  N. 22, f. 58. Dettagliata la deposizione della Gagliani nel Proc. Laud.: Attesto che da almeno 18 mesi io era affetta da forti dolori al ventre, e come disse il medico, per almeno una quarantina di glandole che vi si erano formate. Non potevo riposare mai, e perci i miei occhi erano diventati s gonfi che non potevo neppure toccarli, e alzandomi dal letto potevo appena fare qualche passo in casa, ma curva profondamente sulla vita. Essendosi sparsa la voce che la salma di Padre Carlo sarebbe stata trasportata dal cimitero alla chiesa dei Cappuccini, ricorsi con fede a lui, recitando tutti i giorni a lui delle orazioni, e pregandolo che mi facesse guarire, e siccome ai funerali del P. Carlo io con unaltra ragazza avevo portato uno stendardino, confidavo che mi avesse da fare la grazia. Infatti la mattina del 4 maggio 1898 sentendomi assai meglio, potei aiutare quelli che addobbavano esternamente la casa nel cortile interno della quale io abitavo. Giunto il feretro del P. Carlo vicino alla mia casa, con maggiore divozione e fiducia pregai, recitando dei Gloria Patri e dei Requiem perch non sapevo quale dei due recitare, il Padre Carlo a guarirmi e nel pomeriggio di quello stesso giorno potei portarmi alla chiesa dei Cappuccini, dove era stato portato il P. Carlo. Dopo quindici giorni nei quali ancora risentii qualche leggero incomodo, spar totalmente il male, e pi niente sentii, e ancor oggi son totalmente sana. Aggiungo che il medico che mi curava ebbe a manifestare con quelli della mia famiglia che dubitava trattarsi di cancro al ventre, e disse anche a me che avevo una malattia cronica (f. 249rv). Anche la nipote Claudina Salamina in Pomati testimoni il fatto. La zia Caterina soffriva grandi dolori in tutto il corpo, andava curva, il dott. Bianchi che la curava non sperava nella guarigione, perch le ghiandole andavano in putrefazione. Suo marito Antonio Tosi laccompag.n lentamente alla casa della sorella. Non poteva inginocchiarsi, sappoggi alla finestra quando pass il feretro: cominci subito a sentire sollievo, inizi una novena a P. Carlo, si port alla chiesa dei Cappuccini. Finita la novena and sempre migliorando. Attende tuttora alle faccende in famiglia (f. 336rv). Unaltra teste, Quirci Clotilde, riferisce alcuni particolari, che conosceva di persona. Il dott. Bianchi, medico condotto, riteneva che avesse nel ventre glandole che sarebbero trasformate in cancrena, che la malattia fosse incurabile e che la Gagliani avrebbe terminato di soffrire soltanto con la morte. La teste afferma con la Salamina Claudia aveva convinto linferma a portarsi al portone del cortile per chiedere la grazia della guarigione a Padre Carlo quando passava il corteo funebre con le sue reliquie. La Gagliani acconsent, si fece accompag.nare da una donna, singinocchi al passaggio, e nel medesimo istante fu guarita, tanto che nel giorno stesso pot portarsi a piedi al santuario dei Cappuccini, ed ancor oggi sta bene (f. 303rv).  P. Isaia, f. 58. Morini Teresa in Peviani, f. 253-253v: Aveva acqua al cervello. Campagnoli, f. 319-319v. P. Giustino da Lovero parla invece di un ragazzetto affetto di non so qual malattia, ma che dal medico era stato dichiarato che o sarebbe morto o sarebbe rimasto cretino. La madre al passar della processione del trasporto della salma, preg Padre Carlo e il ragazzo guar subito perfettamente (Proc. Mediol., f. 206v). Un ragazzetto in luogo della piccola Orsola: non sempre concordano nei particolari le deposizioni dei testimoni.  f. 272. Anche P. Giustino da Lovero testimonia: Una giovinetta della Cascina dei Passarini dai quattordici ai quindici anni, attratta che non poteva camminare, raccomandandosi a P. Carlo in qjuel giorno stesso del suo trasporto, guar perfettamente (Proc. Mediol., f. 207). P. Giustino non ricorda il nome n let giusta, ma da ritenere che si tratti della stessa Angela. Depose anche anche il parroco di Cascina Passerini Don Giovanni Cerri. Si era recato in occasione della Pasqua nella frazione Mazzone per confessare uninferma e la madre della Angela lo preg di confessare anche la bambina. Da cinque anni era inferma e si doveva portare sempre sulle braccia. Avevano pregato P. Carlo il giorno della traslazione, e da quel giorno la bambina aveva incominciato a camminare bench lentamente. Non era andata alla parrocchia distante due Km perch non era ancora in forze. Ora credo che cammini speditamente (f. 270).  Proc. Mediol., f. 206v-207r. Padre Giustino non riporta il nome della donna. Sembra che non possa identificarsi con guarigioni simili, dato che precisa il giorno della traslazione e aggiunge il particolare della ricaduta.  f. 332v-333-333v. P. Isaia, f. 59rv (in Proc. Mediol., f. 112v-113v) aggiunge: Da dieci mesi egli sostiene indefesso lavori faticosi, senza sentire disturbo alcuno. Monico Cristina: Era un giovine sano e benaitante nella persona (f. 169rv). Il fratello Giovanni (f. 305v-306r).  Padre Isaia nella sua qualifica di Vice Postulatore present al Giudice del Tribunale di Milano il supplice libello: Dat, facit, exibet atque producit positiones et articulos infrascriptos Itaque ponit et provare vult intendit. 140 articoli, nei quali sono esposti la vita, la fama di santit, le virt e i miracoli che dovranno essere comprovati dai testimoni. Gli Articoli sono stati stampati dalla Tipografia Francescana di Milano e furono presentati da P. Isaia a Milano il 13 gennaio 1899 (terza sessione) e a Lodi l8 maggio (seconda sessione). I quattro miracoli descritti negli Articoli erano dunque avvenuti tra l8 maggio e gli ultimi mesi del 1898.  Art. 139, f. 51-51v. Proc. Mediol., f. 207. Tra le persone di Lodi Vecchio presenti al trasporto delle reliquie di P. Carlo facile intravvedere la Croce Paola di Casalpusterlengo, residente in quel borgo, gi citata come testimone, devota della Madonna dei Cappuccini e di Padre Carlo: nel Processo espose infatti nei dettagli laccaduto. Era una giovane sposa di 28 anni, di condizione agiata. Il 4 maggio era a Casale per il trasporto e aveva posto sulla bara di Padre Carlo un panno. Il giorno dopo nella piazza del borgo la piccina, Carolina Maraschi, fu investita e calpestata dai due cavalli e schiacciata dalle ruote della carrozza. Il medico, subito accorso con il sacerdote coadiutore, fratello della Croce, disse a questi che amministrasse gli ultimi sacramenti. Appena seppi della disgrazia succeduta, mandai ai genitori della fanciullina un panno che avevo posto sulla bara del Padre Carlo quando furono trasportate le sue ossa dal cimitero alla chiesa dei Cappuccini. La bambina pass la notte pessimamente, e i parenti, che avevano applicato quel panno alla bambina, continuarono a pregare Padre Carlo onde la guarisse. Alla mattina mio fratello fece fare alla bambina la prima Comunione, e subito cominci a migliorare dimodoch dopo otto giorni era perfettamente guarita. (f. 338v-339r).  Art. 137, f. 50v-51. Dettagliata la deposizione della mamma. Mio figlio, Pietro, essendo stato ammalato di tifo intorno allet di sedici anni, la malattia gli lasci un deposito nella gola, per modo che cominci a sentire dolori, gli si aperse un foro che dai medici fu giudicato una fistola, dalla quale usciva ogni giorno e pi volte al giorno una materia dun fetore orribile. Mio figlio, bench si portasse a una bottega di falegname, pure molte volte e anche per parecchi giorni non poteva portarsi al lavoro pei dolori che soffriva. Feci applicare a mio figlio tutti i rimedi esterni che mi furono suggeriti, ma inutilmente; n i medici, che affermavano avesse un osso nella gola, ardirono estrarlo. Dopo alcuni giorni che la salma di Padre Carlo era stata trasportata alla chiesa dei Cappuccini, sentii come una voce interna che mi diceva: fai tante cose; ma va dal Padre, che lo far guarire. Allora incominciai una novena, uniformandomi alla volont di Dio, e nel terzo giorno della novena mio figlio mi chiam e mi disse: Guarda, mamma, mi pare che mi sorta dal foro della gola un osso, e difatto colle dita estrasse un piccolo osso che conservo ancora, e da allora in poi non sent pi dolore, il foro si cicatrizz, e guar completamente, ed ora sano e continua nel suo lavoro a Milano, dove ha famiglia. Aggiungo che la cicatrizzazione avvenne circa quattro settimane dopo lestrazione dellosso che qui mostro (ff. 255r-256r). Nella Notula testium al n. 29 figura Pilla Marcello, ma la teste la moglie Gagliani Maria. Monico Cristina in Salamina ricorda quel figlio di Maria Gagliani con la gola fasciata e le inutili cure dei medici e degli ospedali. Ricorda la guarigione con una novena a Padre Carlo. Era scrofoloso tutto pieno, in modo che si mostrava tutto increspato sotto la gola. Si confonde circa let: non poteva avere quattro anni nel 1898 e almeno ventisei alla fine dello stesso anno! (f. 167).  Art. 138, f. 51. Ferri Teresa, f. 239v-240. Buonalancia Marianna seppe dalla madre della Ferri Teresa della guarigione e la vedeva in florida salute (f. 159v-160r). Goldaniga Maria in Ferri, madre di Teresa: dopo che pose sul flemmone il fazzoletto che aveva fatto toccare la tomba di P. Carlo da un frate, e aveva iniziata una novena, allottavo giorno Teresa era completamente guarita (f. 314rv). Monico Cristina seppe dal marito della Ferri Teresa della guarigione ottenuta per lintercessione di P. Carlo e avvenuta in pochi giorni, mentre il medico riteneva che occorressero almeno tre mesi (f. 167rv).  N. 24, f. 58v.  ff. 59v-60v, n. 27. La madre De Filippi Virginia, di trentanni, di famiglia agiata, nata a Torre del Monte, (Tortona), abit a Castiglione, poi a Casale, dove spos Vida Francesco. Questi si era trasferito in Svizzera e la sposa doveva ricongiungersi con lui. Il Tribunale la convoc per prima, perch il giorno seguente sarebbe partita per la Svizzera. La sua deposizione dettagliata e concorda con la descrizione di P. Isaia. Del medico curante dott. DAdda ricorda lo stupore, il timore di una ricaduta, la lode per aver essa dato testimonianza in Curia: Brava, ha fatto bene, ne ho mandati altri ai Cappuccini (=alla tomba di P. Carlo) e ad altri santi, ed hanno ottenuto la grazia. Al marito in Svizzera aveva scritto quando ormai il bambino si trovava alla fine e lei si trovava sola, e poi per annunciargli la guarigione dopo la novena (ff. 69v-71v). Al chimico farmacista Edoardo Nolfi fu chiesta una dichiarazione scritta, che figura con il n. IV nellelenco dei Documenti presentati dal Vice Postulatore nella sess. XXXVIII, ma nel Transunto la dichiarazione non allegata. Numerose sono le attestazioni dei testimoni: Vida Antonietta, che descrive il bambino portato in giro dalla mamma sua perch non poteva respirare, e sul di lui volto apparivano i segni della prossima distruzione. Il dott. DAdda disse che per far guarire quel bambino si richiedeva un miracolo. Alla fine della novena, la madre, ritornando a casa, vide che il bambino era sceso da solo in cortile. Il dott. DAdda le disse: Se fossi chiamato come testimonio, potrei attestare altre guarigioni operate dal Padre Carlo. La Vida commenta: Io per credo che se fosse anche chiamato, certo non vorrebbe venire (f. 297rv). Cos stato, sembrerebbe! Leva Carlo, che abitava nella stessa casa della De Filippi, la moglie e la figlia con unaltra donna le suggerirono di far una novena a P. Carlo. Alla fine della novena la moglie del Leva si prest a rimanere in compag.nia del bambino mentre la mamma usciva per le compere. Il bambino, che da tempo non emetteva che qualche gemito di tanto in tanto, chiam la mamma e al suo ritorno chiese di mangiare. Dopo otto giorni camminava, giocava, era sano, e il medico e lo speziale chiedevano se era quello per il quale non si aveva pi speranza (f. 225r-226r). Borsotti Francesco, che abitava nello stesso cortile, tutte le sere faceva una visita a quel povero piccino che metteva compassione. Quando i medici dichiararono che non cera pi niente da fare, tutte le donne che abitavano in cortile si unirono alla De Filippi per fare la novena a Padre Carlo, non potendo essa andare al santuario. Al compiersi della novena, alle 10 e mezza, il bambino incominci a parlare e a domandare cibo, in otto giorni era guarito. Il fatto dest in tutti, non solo negli inquilini della casa, ma anche per il paese grande meraviglia, e il dott. Bianchi, quando vide il fanciullo, disse alla signora Vida: Ha ricevuto una grazia (ff. 228v-229v). Borsotti Carlo, vicino di casa, che ospitava nella sua stufa (un angolo della cucina ristretto attorno alla stufa con pareti posticce di carta di giornale, unica zona riscaldata) il bambino e la mamma durante linverno (f. 346-346v). Gastaldi Luigia, altra vicina di casa: con la novena fu ottenuta la grazia. Il bambino discese in corte, e bench nel volto fossero rimaste tracce della malattia, era perfettamente guarito (ff. 293v-294r).  f. 140v-141r. P. Atanasio fu lunico religioso che depose al Processo di Lodi.  f. 239v-240r. Monico Cristina in Salamina riferisce quel che diceva il marito della Ferri (f. 167r). Buonalancia Marianna in Guasconi ha appreso dalla mamma della Ferri (f. 159: Fece toccare la statua della Madonna e il sepolcro).  f. 222rv. La conversione del Soffientini (una persona che rimase sempre inquieta, in una famiglia di alta religiosit) rappresenta uno dei pochi dati che emergono (per quanto so, non conoscendo studi metodici in proposito) del protestantesimo Lodigiano. In nome della libert di religionesi spalancarono le porte alle Sette protestanti ferocemente anticattoliche, specie di provenienza inglese, e divenne lecito ogni attacco alla morale pubblica, alla Chiesa, alla religione professata dalla quasi totalit del popolo italiano,la quale religione era lunico fattore di unit, dalle Alpi alla Sicilia (D. G. Mosca, Cento anni di vita e di battaglie delle parrocchie del Lodigiano I vol., p. 29). Nord e Sud (occupato militarmente) non avevano in comune n la storia, n la lingua (la gente parlava il dialetto locale), n leconomia, e nemmeno una politica che riconoscesse i diritti di tutti. LItalia era fatta (o quasi); si andavano facendo gli italiani. Cera un debito da saldare con lInghilterra, politica e soldi, e lapertura alle Sette fu merce di scambio; ma le porte aperte dal governo italiano furono chiuse dal popolo italiano: le Sette, sussidiate dallInghilterra e poi dagli Stati Uniti, non raccolsero molti adepti, men che meno del Lodigiano. Lattenzione del Vescovo era comunque costante, come risulta dalle Visite Pastorali e dalle finalit della Pia Associazione San Francesco di Sales per la difesa e conservazione della fede cattolica eretta in diocesi.  f. 166rv. Nella deposizione non detto espressamente della guarigione della Losi, ma il contesto lo fa presumere.  f. 313v. Il cognome della teste (Ferri Goldaniga Maria, n 32 nella Notula testium) sia da leggersi pi chiaramente Goldaniga Maria in Ferri, perch rispondendo ad altra domanda e deponendo circa la guarigione miracolosa della figlia, la chiama Ferri Teresa (vedi n. 22).  f. 131v. Ieri: 6 luglio 1899; un mese fa: giugno 99.  ArchComCasal., tit. III, sez. IV, cart. 19, fasc. 26. Si allega la copia autenticata. Vicende del cimitero comunale in G. Mosca oc vol IV Lattuale Cimitero Comunale, p. 447ss. Il verbale firmato dal Medico Provinciale, dal Deputato Vincenzo Grazioli e dalling. Agostino Beza, del quale iniziava la fulminea ascesa politica.  Don Francesco Pesatori mor allet di 57 anni il 31.1.1872 (ACP Registro dei Morti 1860-1876 n. 21: fotocopia autenticata in Appendice). Si veda la nota biografica in Appendice.  Vedi sopra. P. Aliverti riporta il fatto (Vita, p. 223), ma con varie inesattezze, corrette da P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 434ss. Nessun cenno in P. Isaia, Articoli e G. Olmi, documento XX, nel Processo.  Ivi, f. 159. Concorda la testimonianza di Carlo Borsotti: Nel 1871 (sbaglia di un anno) nel mese di gennaio avendo accompagnato al cimitero di Casal Pusterlengo il defunto Sac. D. Francesco Pesatori, perch avevo amicizia con lui, vidi scavata la fossa nella quale era stata riposta la salma del P. Carlo, perch si voleva riporre di sotto la salma del Pesatori. Il tumulatore che nel 1859 aveva seppellito il Padre Carlo era il medesimo che stava per deporre anche il Pesatori. Aveva per prima raccolte le ossa del Padre Carlo e depostele sopra la neve mentre si calava il feretro del Pesatori, sul quale dopo aver posto uno strato di terra perch non nascesse confusione, il tumulatore raccolte tutte le ossa del P. Carlo, ve le colloc dicendo che, se col tempo si volesse riunirle in una cassetta o elevare un monumento,si sarebbero trovate tutte riunite (ivi, f. 343v-344r). Si ritrovarono tutte riunite, infatti, quando la tomba fu di nuovo aperta per riporre le ossa in una cassetta, come vedremo. Anche il teste Don Sordi aveva sentito dire che, aperta la tomba le ossa furono deposte in disparte sulla neve , riposte sopra la terra con la quale fu coperto il feretro di Don Pesatori, e ricoperte di nuovo (ivi, f. 129r). Troveremo una comprova nel verbale della esumazione dellanno 1897. Nessun documento nellArch. Comun. Tit. III, sez. IV, cart. 19 (fascicoli annuali relativi al cimitero comunale): non c il fascicolo anno 1872. Risulta pertanto inaccettabile la ricostruzione di P. Aliverti (Vita, p. 223) che attribuisce a tre presenti alla sepoltura di Don Pesatori Antonio Grassi, Antonio Lusardi, Domenico Comizzoli liniziativa autonoma del salvataggio dei resti mortali di Padre Carlo, mentre Preti, Curia Vescovile e Autorit erano in tante altre faccende affaccendati e brillavano per la loro assenza e disinteresse! Don Pesatori era coadiutore della Parrocchia, e possiamo benissimo ritenere che attorno alla tomba ci fossero il Parroco Don Veneroni con tutti i suoi sacerdoti. Era il 1 febbraio 1872, non nel 1869. In coda alla Visita Pastorale di Mons. Gelmini, effettuata nei giorni 27 e 28 ottobre 1872, pochi giorni dopo, il 2 novembre, furono riammessi ufficialmente i Cappuccini nel convento e santuario. Quanto alla Autorit civile non saprei immaginare a quale titolo avrebbe dovuto essere presente.  ArchComCasal., tit. III, sez. IV, cart. 19, fasc. 3, n. 11. Non fu concessa la celebrazione della Messa nella cappella centrale, con loculi per la sepoltura dei Parroci, fino al 1898, quando si apportarono correzioni alla decorazione, pi consone alle esigenze della liturgia (ArchComCasal. e ArchParrCas. Cart. 10, n 6. Alemanni oc p. 81; G. Mosca, oc vol. 4, p. 450ss).  Nella cappella funebre seguirono P. Rocco da San Colombano al Lambro (Lanzani Giovanni) nel 1889; Fra Zaccaria da Casalpusterlengo (Medaglia Giuseppe), o da Codogno secondo gli Stati effettivi 1859-1860, (a Casale gi al tempo di Padre Carlo), nel 1891; P. Filippo da Saronno (Clerici Pietro) nello stesso anno; P. Cirillo da Bergamo (Bellingardi Luigi) nel 1892; P. Guglielmo da Goglione (Cantoni Raffaele) nel 1895. Seguono Padri e Fratelli del secolo 20. (Dati delliscrizione nella cappella in G Mosca, ivi p. 425). Fra Filippo da Saronno era stato novizio con Padre Carlo a Crema (P Giudici oc pag. 253). Padre Samuele, nato il 14.7.1822, professo il 25.12.1854, morto a Casale il 20.2.1881 (Necrologio della Provincia Lombarda dei PP Cappuccini), era stato amico carissimo di Padre Carlo, suo collaboratore nel segreto del confessionale, strumento instancabile a sua volta della misericordia divina che si riversava su una f.la di devoti e di penitenti. Per 25 anni fu confessore e padre spirituale specialmente di sacerdoti nel santuario di Casalpusterlengo (Necrologio data 20 febbraio), e prima si era messo in luce come cappellano in ospedali della Lombardia specialmente in periodi di epidemie. Fu il prototipo di quella serie di confessori dei preti, altamente benemeriti, ininterrottamente fino al presente sempre disponibili in santuario, che continuano la missione di Padre Carlo e ne trasmettono lo spirito. Quando nel 1892 la salma fu dissepolta (per lo svuotamento decennale delle tombe, reputa P. Aliverti ivi pag. 237; o per lasciar posto nella cappella ad altro confratello defunto?), fu ritrovata incorrotta, il che suscit ammirazione e devozione per lui nel popolo (ivi). Nel maggio successivo una donna inferma a letto Orsola Mondaniera, soggetta a continue convulsioni isteriche e a vomiti incessanti, storpia ad una mano, priva delluso della parola, avendo saputo del rinvenimento della salma incorrotta di Padre Samuele, inizi una novena. Al terzo giorno ebbe nel sonno una visione di Padre Carlo e Padre Samuele che conosceva solo dai ritratti. Questi le si avvicin e le disse: finito il tempo dei tuoi dolori. La giovane si svegli, vide i due Padri uscire dalla stanza e scendere la scala. Cessarono le convulsioni, riprese a mangiare normalmente, la mano si raddrizz, cominci a parlare speditamente. P. Aliverti scrive che il fatto fu testimoniato personalmente dalla Mondaniera in una deposizione (Vita, p. 238), ma il nome non appare tra i testi del Processo. Padre Evaldo Giudici, Appunti, p. 450-451 riporta lepisodio.  Don Luigi Ottobelli, gi prevosto Vicario Foraneo di Zelo Buon Persico, divenne parroco di Casalpusterlengo nel 1879. Fu pastore di grande carit, predicatore rinomato, aperto alle esigenze dei tempi nuovi, generosissimo verso i poveri e la chiesa, realizzatore di opere notevoli e di associazioni religiose e sociali. Ebbe laccortezza di non surriscaldare latmosfera (a Casale non era cosa di poco conto), conseguendo per la parte cattolica buone affermazioni e buoni rapporti nellambito cittadino. Trascorse gli ultimi anni ammalato e stremato di forze. Nel luglio 1891 lasci la parrocchia; fu per pochi mesi Canonico della Cattedrale e mor alla fine di novembre, a 59 anni (G. Mosca, Cento anni di vita e di battaglie religiose e civili delle parrocchie del Lodigiano I vol., p. 95ss). Fu nominato prevosto di Casale larciprete di Lavagna Don Luigi Ciceri, in fama di intransigente. Per quasi tre anni la cricca liberale che dominava il Comune, sostenuta dalle Superiori Autorit, imped la concessione del regio Placet. Fu degno successore di Don Ottobelli, dimostrando zelo e capacit organizzative in sintonia collaffermarsi del movimento sociale cattolico in diocesi. A livello diocesano si mise in luce come intransigente accanito con rapporti diretti con il Vescovo Mons. Rota e lo stesso Papa Pio X. (ivi, p. 147ss). Visse, come attore, la traiettoria della vita parrocchiale e civile fino alla prima guerra mondiale. Mor infatti nel 1916, lasciando tutti i suoi beni allOratorio Maschile che aveva fondato.  f. 206r.  f. 293v.  Ivi, f. 117r. Don Guasconi, nativo del luogo ed ivi residente, aveva conosciuto personalmente Padre Carlo; nella deposizione molto preciso nel distinguere ci che sa per conoscenza diretta e ci che ha appreso da altri. Non ha dubbi sulla santit e fama di santit di Padre Carlo. Per non fu presente al funerale n allesumazione; partecip al trasporto solenne al Santuario. Dalla sua affermazione pare che si possa dedurre che non si sia mai recato alla tomba di Padre Carlo. Non aveva visto pregare su di essa; per aveva sentito che si faceva per ottenere grazie. Se poi si siano ottenute non lo so (ivi, f. 116v).  Ivi, f. 104v. Il che non significa che si sia dimenticato di Padre Carlo. Non in grado di testimoniare circa quel che era successo a Casale nei 40anni successivi alla sepoltura.  Oc, p. 133. LAlemanni, impegnatissimo a Lodi come vicerettore del seminario, direttore del settimanale diocesano, elemento di punta del movimento cattolico sociale, scrittore ed oratore apprezzato, lavoratore instancabile, si sentiva coinvolto nelle cose di Casale. Mor nellagosto 1897, pochi mesi dopo lesumazione dei resti mortali di Padre Carlo e la loro deposizione nella cappella dei Frati nel cimitero. In questo momento (come leggiamo nel verbale) la croce sulla tomba cera. Bisogna anche tener presente che dal 1872 quella era la tomba di Don Pesatori. Si scrisse sopra la croce il suo nome? And perduta con il tempo? Fu rimessa, comunque, quando si decise la nuova sistemazione, certamente pi decorosa, dei resti mortali di Padre Carlo? A cura, si potrebbe pensare, del nuovo Guardiano Padre Leone da Bosco, assegnato provvidenzialmente a Casale nel 1896, dopo aver esercitato per sei anni lufficio di maestro dei novizi (Necrologio data 6.7).  Proc. Laud., f. 193r.  ArchComCasal., tit. III, sez. IV, cart. 19, fasc. 12.  Don Francesco Mutti era coadiutore a Villanova quando il prevosto Don Venturini lo chiam a Casale nel 1847 (ArchStDioc., cart. 7 Casalpusterlengo Miscellanea: lettera al Vescovo 20.8.1847). Conobbe dunque Padre Carlo. Fu fedele collaboratore del successore Don Veneroni. Condivideva le sue idee, possiamo supporre anche nei riguardi del Padre. Anche le idee politiche, che abbiamo gi esposto. Per questa ragione era considerato dal locale Delegato di Pubblica Sicurezza Rinaldini Il pi intrigante, il pi attivo reazzionario e cattivo genio anche del parroco (ArchComLodi, arch. Sottoprefettura, cart. 78, fasc Mutti Don Francesco).  La volta del presbiterio fu alzata; sulla parte di fondo fu aperta la grande nicchia nella quale fu trasferita la statua della Madonna; furono collocati in presbiterio, lancona che incorniciava la nicchia, il nuovo altare, le balaustre con cancelletto centrale e cancellate. La navata fu ampliata aggiungendo una campata e spostando in avanti la facciata. Sul lato sinistro furono aggiunte tre cappelle identiche a quelle esistenti a destra, con cancellate, e quella centrale (con la bella tela della Ascensione del Molossi) anche con laltare. Tutto in legno di noce , anche lalto zoccolo che copr le pareti. La severa ed affatto cappucinesca architettura (Cairo Giarelli Codogno e il suo territorio, vol 2, p. 144) che faceva del santuario di Casale un unicum nellampio patrimonio artistico della diocesi di Lodi, fu accuratamente eliminata quando si volle aggiornare il tempio dopo il Concilio Vaticano II. Il pittore locale Angelo Prada decor il presbiterio, le cappelle e la facciata; Zambelletti di Lodi la navata. I lavori iniziati nel 1892 si conclusero nellAnno Santo 1900.  Necrologio, in data 2 settembre.  Padre Leone rivolse un appello ai devoti della diocesi (Il Cittadino 16.6.1894). Generosamente offrirono i Casalesi. Il Vescovo Mons. Rota nella Visita Pastorale di quellanno annot: i Lavori di restauro ed abbellimento compiuti in questi ultimi anni per cura del Guardiano Padre Cristoforo da Lecco dietro spontanee e generose offerte dei Casalesi e di tutta la Diocesi Lodigiana (ArchStDioc., Visita Pastorale 7-10.12.1894). La Fabbriceria Parrocchiale riusc ad ottenere dal Subeconomo la revoca dellordine di sospensione dei lavori, la sanatoria per quelli eseguiti e lautorizzazione a procedere, dimostrando che le spese non gravavano sul bilancio della chiesa, ma erano sostenute interamente dalle offerte volontarie (ArchFabbrCasal cart 13 fasc 263 e 261). Pi dettagliatamente in G Mosca (oc ,vol I, p. 56ss e note).  Proc. Laud., f. 49r.  Don Sante Peviani: So che era desiderio dei Casalesi che fosse trasportato, come di fatto avvenne, della cosa per non mi sono occupato (f. 104v). Don Saverio Guasconi: So che furono fatte le pratiche legali, perch necessarie; se poi siano state fatte dai Casalesi non lo so. E nemmeno se le pratiche fatte per la reposizione nel luogo dove benediceva siano state fatte dai Casalesi (f. 116v). Don Bassiano Sordi: Non posso dire quanto alle pratiche fatte dai Casalesi, bench desiderassero che le ossa del Padre Carlo fossero trasportate dal cimitero alla Chiesa dei Cappuccini. So per dallo stesso Padre Leone che in allora era Guardiano del Convento, che esso Padre aveva avuto gran parte per ottenere il trasporto(f. 129v). Don Giuseppe Mazza: Ritengo che le pratiche pel trasporto siano fatte dai Casalesi, ma non posso provarlo (f. 146v). Gli altri testimoni non furono interpellati in proposito o non avevano notizia. Nel formulario per le interrogazioni inviato in un secondo tempo dal Tribunale di Milano (f. 349 sgg), molto pi ridotto, la domanda relativa allArticolo 129 fu tolta. A Milano queste furono le risposte date da due religiosi soltanto sui nove convocati: Fra Apollinare da Arcore Ho sentito che sono stati quelli di Casale a far le pratiche per il trasporto delle ossa nel Santuario (f. 79v), e P. Paolino da Verdello, Provinciale: Lo prova il fatto e quello che avvenne nel 1897-98 e che fu fatto dai Casalesi nel trasporto della salma stata in tutta veridicit nellAtto Notarile che io stesso ho fatto stendere (f. 196.). Sorprende la deposizione di P. Atanasio da Busto Arsizio, guardiano in carica a Casale durante il Processo: Ritengo con morale certezza, che le pratiche del trasporto siano state fatte dai Casalesi, ma non posso provarlo (f. 146v Proc. Laud.). Era il successore di Padre Leone, e dai frati e dai fedeli del luogo che frequentavano santuario e convento poteva avere notizie precise. Non si tratta di attribuire meriti, n la questione ha un peso storico per significative conseguenze. Con P. Aliverti, che si trovava di famiglia, cio risiedeva nel convento di Casale in quegli anni, possiamo ritenere che, conclusi i radicali restauri nel santuario, i Superiori Cappuccini pensarono che fosse venuto il momento di soddisfare il desiderio vivissimo dei casalesi di trasportare al Santuario le venerate spoglie di Padre Carlo, il cui ricordo, dopo 40anni dalla morte, era in tutti ancora vivente e palpitante (oc pag. 255). Quel generico I Superiori stato ristretto ed individuato da P. Giudici in P. Paolino da Verdello. In piena armonia, dunque, si decise di non attendere oltre. Si era atteso fin troppo!  P. Evaldo GiudiciAppunti per una vita, p. 453. La data del Capitolo (10.6.1898) evidentemente erronea.  ArchComCasal., tit. III, Sanit sez. IV, cart. 19, fasc. 37 Trasporto resti mortali Padre Carlo: lettera del Sindaco al P. Guardiano. Fotocopia autenticata in Appendice.  ArchStDioc., fald. Processus pro beatificationie P. Caroli de Abbiategrasso OFM Capucinorum fasc Padre Carlo dAbbiategrasso: Verbale dellesumazione dei resti mortali di Gaetano Vigevano in religione Padre Carlo da Abbiategrasso dellordine dei Cappuccini. In appendice: fotocopia autenticata.  Uno dei presenti rese testimonianza in proposito nel Processo canonico, Antonio Grassi. Da questa possiamo cogliere qualche notizia. Parecchi erano accorsi; tra questi il coadiutore Don Carlo Gelmini, che par di capire provvide ad apporre i suggelli della parrocchia. Limpiegato Marzari Bartolomeo, testimone, risulta essere il cancelliere della Real Pretura, che appose i suggelli della Pretura sulla cassetta (Processo f. 344 344v). Era presente un altro testimone del Processo, Bertoli Bassiano, che dichiar:Nel giorno nel quale si comp lesumazione delle spoglie del Padre Carlo, bench io non ricordi n il giorno n il mese nel quale fu compiuta, avendo io portato una cassa di zinco in cui dovevano essere poste le ossa dello stesso Padre, senza che gli altri se ne accorgessero, presi un pezzetto di osso e me lo posi in tasca. Dopo che ebbi saldato a fuoco la cassa di zinco, ritornai a casa mia. Giunto a casa, trov la madre di Andena Ercole che piangeva perch il figliolo stava morendo, le diede il pezzetto dosso perch glielo mettesse al collo. Gli fu subito messo, in un sacchetto. Pochi giorni dopo il ragazzo era guarito perfettamente (ivi, f. 222v). Ne abbiamo parlato. Meraviglia che questa guarigione, comprovata da dichiarazione medica e da vari testimoni, non sia stata valorizzata per portare pi avanti al causa di beatificazione. Della corona dei Cappuccini e dei brandelli della tonaca di P. Carlo e dei resti della cassa della sepoltura non si fa cenno: erano stati prelevati nella esumazione del 1872.  Ivi: estratto del Verbale della Giunta Municipale in data 21.6.1897. Fotocopia autenticata in Appendice.  ArchComCasal. ivi. Fotocopia autenticata in Appendice.  Ivi. Lettera del Sindaco. Fotocopia autenticata in Appendice.  Ivi: lettera del Vice Prefetto al Sindaco 26.6.1897 e lettera del Sindaco al Padre Guardiano 27.6.1897 per trasmettere la risposta del Sotto Prefetto. Delle due lettere fotocopia autenticata in Appendice.  ArchStDioc. Processus de Canonizatione: minuta senza data e firma. Fotocopia autenticata in Appendice. Elenco i documenti relativi a esumazione e trasferimento delle spoglie di Padre Carlo esistenti nellArchComCasalp e riportati in fotocopia autenticata in Appendice: 21.5.1897 Sindaco a Guardiano: nulla osta; 18.6. petizione del Guardiano alla Giunta Municipale; 21.6. estratto verbale Giunta; 21.6. Sindaco al Sottoprefetto di Lodi; 26.6 risposta del medesimo a Sindaco, negativa; 28.6. comunicazione della medesima dal Sindaco al Guardiano; 10.2.1898 Consiglio Provinciale Sanit al Sindaco autorizzando il trasferimento alla chiesa; 26.2 Prefettura di Milano dispone visita di Commissione Sanitaria Provinciale; 28.2 conferma del Sindaco alla Prefettura; 28.2 Sindaco comunica al Guardiano la visita; 29.2. Sindaco d incarico al dott. Bianchi di partecipare alla visita in luogo dellUfficiale Sanitario infermo; 7.3. Prefettura sollecita il Sindaco a riscuotere dagli interessati la tassa di L. 120; 12.3 Sottoprefetto trasmette al Sindaco lautorizzazione alla traslazione; 14.3 Sindaco comunica a Guardiano il decreto di autorizzazione; 28.4. Guardiano comunica al Sindaco data della traslazione e la decorazione di strade e piazza; 28.4 stampato di annuncio della traslazione. Il diniego della Regia Prefettura non meraviglia. La Polizia segnalava lazione intensa dei Cattolici, del Partito clericale, dellOpera dei Congressi in particolare, nelle sue diramazioni regionali, diocesane e parrocchiali. Nella esumazione e traslazione di un frate venerato da tutto il popolo la Prefettura vedeva una manovra dei clericali, un pericolo. Si stavano effettuando in Milano i preparativi per il XV Congresso dellOpera dei Congressi, che si tenne infatti alla fine dellestate. Fu il pi importante della serie, e mise in luce la forza organizzativa dei cattolici italiani esclusi dalla vita politica del Paese: Comitati Diocesani e Parrocchiali, Sezioni Giovanili, Casse Rurali, Mutue Operaie, leghe professionali, giornali, ecc. Il Congresso conferm la linea cattolica: nessuna concessione o patteggiamento con i liberali che monopolizzavano il potere. Lira del governo Di Rudin imbarcati i radicali di sinistra andava visibilmente montando contro il partito clericale e quelli sovversivi (socialisti, anarchici, repubblicani). La autorit di Pubblica Sicurezza moltiplicavano minacce e misure restrittive (G. Mosca, Cento anni di vita e di battaglie religiose e civili delle parrocchie del Lodigiano capit. X: la situazione nel Lodigiano e a Casalpusterlengo).  ArchComCasal. ivi: lettera del Sotto Prefetto del 10.2.1898 al Sindaco, con la condizione che fosse verificata con una visita ai resti mortali lidoneit al trasporto, e dietro pagamento di un vaglia postale di L. 30. Da parte sua la Prefettura comunica al Sindaco la data della visita: 2 marzo, ore11.30 (lettera 26.2.1898). Risposta del Sindaco al Prefetto (28.2.1898); comunicazione al Padre Guardiano nella stessa data, ed ancora nella stessa data delega al medico comunale dott. Bianchi a presenziare in luogo dellUfficiale Sanitario che era ammalato. Fotocopie autenticate in Appendice.  ArchStDioc. ivi: processo verbale. Fotocopia autenticata in Appendice. Pochi giorni dopo la Prefettura ordin il versamento di L. 120 per procedere allemissione del decreto di autorizzazione al trasporto dal cimitero alla chiesa di San Salvario (ivi: lettera al Sindaco 7.3.1898). Furono versate. Il 12 il Sotto Prefetto comunic al Sindaco il decreto emesso dal Prefetto due giorni prima (ivi: lettera). In data 14 marzo il sindaco trasmise al Padre Guardiano copia del decreto: veduta la relazione della Commissione Sanitaria Delegata e la quietanza della Ricevitoria del Registro locale, sentito il parere del Consiglio Provinciale di Sanit, fu autorizzato il trasferimento dei resti mortali al sepolcreto alluopo predisposto nella chiesa di San Salvatore (ivi lettera 10.3.1898). Fotocopie autenticate in Appendice.  ArchComCasal. ivi: lettera del P. Guardiano del 28.4.1898. Fotocopia autenticata in Appendice. Le foto del funerale conferma il particolare delle sandaline.  ArchComCasal. ivi: copia invito a stampa datato 28.4.1898. Fotocopia autenticata in Appendice.  Proc. Laud., doc. XXI, f. 403-403v; Il Cittadino di Lodi 30.4.1898, p. 3 col. I in Cronaca Fotocopia autenticata in Appendice.  ArchStDioc. ivi: Verbale del trasporto delle spoglie del Rev. Padre Carlo da Abbiategrasso. Fotocopia autenticata in Appendice.  Proc. Laud., f. 49r. Concordi le testimonianze rese da Don Sordi (numerosissimo popolo e molti sacerdoti f. 129v); Don Sante Peviani (immenso popolo f. 104r); Don Guasconi (numeroso clero e popolo anche da altri luoghi f. 117r); Don Mazza (numeroso clero e affluenza di popolo f. 146v); Don Fratti (sterminata folla f. 152rv); Gagliani Caterina (moltitudine sterminata f. 248v).  Annali Francescani I agosto 1898, p. 452ss (Proc. Laud., Documento XXIII, f. 403v ss). Continua nel Doc. XXIV, f. 408r ss da Annali Francescani 16 agosto 1898 p. 484ss, senza firma. Ultimo articolo nella stessa rivista, numero successivo p. 516ss in Docum. XXV, a firma P. Giustino da Lovero.  Casale Pusterlengo (come si scriveva allora) alla fine del secolo XIX era annoverato tra i principali borghi della campagna lodigiana. La popolazione si aggirava appunto sui 7000 abitanti. Gran parte di questi si guadagnava da vivere (uomini, donne, ragazze e perfino bambini) lavorando nei campi. Cerano commercianti e artigiani. Per lintraprendenza anche imprenditoriale e la laboriosit dei Casalini si era venuto formando un nucleo industriale notevole, il maggiore nella campagna. Torchi, incannatoi e filande per la lavorazione della seta, fabbriche di stoviglie, fornaci di laterizi, quattro industrie lattiero-casearie, una segheria, una ditta di imballaggi (F. Fraschini, Casalpusterlengo da borgo a citt vol I, p. 263ss). Non solo gli operai (tra i quali gi si andava affermando il socialismo), ma anche contadini (allora la categoria pi numerosa) e i commercianti. Bench fosse il tempo nel quale i contadini sono pressati dai lavori nei campi :afferm P. Paolino da Verdello presente alla traslazione (Proc. Mediol., f. 96v). I negozi di Casale si tennero in quel giorno tutti chiusi, mentre son sempre aperti anche in festa: Fra Simpliciano Maria da Riscalda, che fu di famiglia a Casale (ivi, f. 123v). Si ferm lintero Borgo.  Il corteo funebre percorreva (e percorre) un itinerario fisso: dalla casa alla chiesa parrocchiale, al cimitero. Preso alla rovescia, per Padre Carlo: dal cimitero alla chiesa di San Rocco, contrada San Rocco, allangolo della contrada di San Martino (oggi Via Garibaldi) il corteo non si diresse alla vicina piazza, ma tir dritto, percorse la contrada di Pozzolo fin nei pressi della chiesa di San Bernardino, poi la contrada di Rivadersa (oggi Via Cavallotti) fino a raggiungere la piazza e la chiesa parrocchiale, e poi la Contrada Granda, la Chiesa di SantAntonio, la Contrada dei Cappuccini. Chiese di San Rocco, San Bernardino, SantAntonio, chiesa grande: il classico itinerario delle processioni del Corpus Domini e della Madonna del Rosario. Un particolare della deposizione del teste Mangini Giovanni Battista nel Proc. Laud. non lascia dubbi in proposito: A tentoni venne sulla via Pozzolo per la quale passava il feretro. Parla della guarigione di Maria Ottolini; era il sacrista di San Bernardino e abitava proprio in quella via (f. 200r). Il numero dei partecipanti al corteo funebre, valutato in 8000 presenze, non da ritenere esagerato. Vessilli, stendardi e bandiere delle associazioni religiose, numerose e fiorenti, assicuravano un gran numero di partecipanti. A Casale cerano allora la Pia Unione Figlie di Maria; Confratelli e Consorelle del Santissimo Sacramento (i soci erano ammessi dallet di 14 anni: ecco la giovent bianco vestita delle confraternite che espressamente citata dal cronista); le Confraternite della Madonna del Rosario, del Carmine, della Madonna di Lourdes, quelle dedicate al Sacro Cuore, il TerzOrdine Francescano; le Scuole della Dottrina Cristiana degli adulti;gli oratori femminile tenuto dalle Suore di Madre Cabrini e quello maschile, neonato; la Societ di San Luigi Gonzaga con la sezione giovanile; la Societ Cattolica Operaia. I soci erano migliaia, complessivamente! (G. Mosca, Casalpusterlengo: le chiese ecc vol 2, pp. 124-125; 100 anni ecc cap IX). E cera gente che veniva da paesi e citt. C una fotografia (unica, mi risulta) dellavvenimento, scattata nella piazza mentre la parte centrale del corteo funebre muove dalla chiesa parrocchiale al Santuario. riprodotta negli Appunti di P. Evaldo, p. 448. purtroppo difettosa, ma permette di intravvedere il sarcofago a forma di tempietto portato a spalla da quattro frati cappuccini, ai due lati file compatte di Confratelli con candele, tre frati davanti (Provinciale e Definitori?), diacono e suddiacono chiaramente, celebrante del quale si distingue solo il piviale che indossa; gente ai due lati, una torma di ragazzetti che segue il corteo. Purtroppo non si distingue il volto del celebrante, ma io ritengo che si tratti del prevosto Don Ciceri: le esequie le celebrava il parroco, aveva celebrato la Messa, ai suoi lati diacono e suddiacono senza barba e con berretto in testa. Fossero stati religiosi cappuccini avrebbero avuto la barba e non il berretto: i tre erano del clero di Casale. Sullo sfondo della foto, pali e sandaline (queste, s, nere), e la facciata della chiesa parrocchiale, appena rifatta dopo lallungamento delledificio, e ancora coperta dalle impalcature. Fu inaugurata (si legge negli Atti della seconda Visita Pastorale di Mons. Rota) il 7 maggio 1898. (Si noti la data: tre giorni dopo): Solenni feste celebrate con lintervento di tre Vescovi ad onore di Cristo Redentore, inaugurandosi quale monumento dellomaggio che universalmente gli si render in questo finir di secolo, la grandiosa facciata della chiesa parrocchiale (ArchStDioc.Atti 2 Visita Pastorale, fine maggio 1899, Parrocchia di Casalpusterlengo cart 19). La fama dellavvenimento si diffuse. Fra Leone da Bagnatica, del convento di Albino (Bg) si trov per caso con il pap di Padre Carlo che ritornava dalla traslazione. La Lega Lombarda di Milano del 7/8 maggio 1898 riport una corrispondenza da Casalpusterlengo con al relazione della traslazione degli ultimi avanzi di un santo al Santuario dei Cappuccini. Parla delle vie addobbate con pompa, gremite di popolo; della partecipazione del clero secolare e regolare, delle autorit civili e della rappresentanza di Abbiategrasso. La cassa sorretta da quattro Padri Cappuccini venne portata come in trionfo alla chiesa parrocchiale e poi al Santuario. Tutte le botteghe erano chiuse in segno di festa. I fedeli singinocchiavano al passaggio o si stringevano dietro il feretro. Casale volle che passasse per tutte le sue vie. Un immenso popolo lo salut allingresso nel Santuario (Proc. Mediol., Documento 9, f. 264v).  ArchStDioc. Processus: elenco dei Cittadini Abbiatensi che presenziarono la festa della traslazione delle spoglie: clero, parenti, rappresentanti della Fabbriceria, della Confraternita del SSmo Sacramento, del Comitato Parrocchiale con bandiera, del TerzOrdine Francescano con stendardo e persone diverse, per un totale di 34 partecipanti (elenco autenticato in Appendice).  Ivi Verbale del trasporto delle spoglie del R. Padre Carlo da Abbiategrasso a rogito Dott. Francesco Rognoni notajo, 4 maggio 1898. (ArchStDioc. ivi. Fotocopie autenticate in Appendice).  In questo luogo per comune voto del popolo di Casale giacciono le ossa di Padre Carlo dAbbiategrasso dellOrdine dei Cappuccini traslate dal cimitero. Mor in profumo di ammirabile santit nellanno 1859 (G. Mosca, Casalpusterlengo: le chiese ecc vol 4, pp. 411-413). La lapide fu sostituita nel 1932 dalla attuale.  Nel gennaio di quellanno 1898 era aumentato il prezzo della farina di frumento di importazione e il Governo e i Comuni avevano aumentati i dazi. Farina di frumento e di granoturco, pane e polenta, erano la componente essenziale della gi povera alimentazione delle classi lavoratrici. Le proteste furono generali. Disordini scoppiarono in tutta lItalia. Nella vicina Piacenza 5000 militari occuparono la citt, ci furono barricate, saccheggi di forni, arresti, morti, feriti. A Lodi e nel territorio non ci furono sommovimenti; solo a Casale alcune donne convinte da un gruppo socialista iscenarono una protesta in Comune, e per alcuni giorni ci furono tentativi di tumulti, sedati dai Reali Carabinieri e dallesercito. Erano i giorni della inaugurazione della facciata della chiesa parrocchiale e della intronizzazione della statua del Sacro Cuore di Ges! Il Governo Rudin rispose con la forza. A Milano e provincia il 7 maggio fu proclamato lo stato di assedio e fu conferito ogni potere al generale Bava Beccaris, comandante della 3 Armata. A Milano i militari spararono sulla f.la e si ebbero 83 morti e 450 feriti. Il giorno 9, poco dopo mezzogiorno, mentre nel cortile del convento dei Cappuccinisi di Via Manforte distribuiva pane e minestra alla consueta piccola f.la di poveri, un soldato, ritenendo che si trattasse di una convocazione di rivoltosi, diede lallarme. Alluna del pomeriggio lesercito apr una breccia nelle mura di cinta a cannonate e diede lassalto al convento. Un poveretto, trafitto da una baionetta, fu gettato sulla piazza a morire; un altro, trovato nascosto in coro, fu ucciso dovera con una fucilata. I religiosi che si trovavano in coro per la preghiera dopo pranzo, e quelli che si trovavano in altri locali o nelle celle, furono ammanettati e condotti (a un certo punto, di corsa) in Prefettura. Alcuni vi giunsero feriti: P. Alessandro da Lodi di 73 anni, subito ricoverato in ospedale, come anche P. Isaia da Gerenzano (che vedremo guardiano a Casale), a lungo tra vita e morte. Furono ammassati in una stanzetta in numero di 29. persone amiche portarono qualcosa da mangiare. Il generale Bava Beccaris riconobbe linnocenza dei religiosi, ma per salvare le apparenze, per non confessare apertamente lerrore con il loro ritorno al convento che frattanto era stato ripetutamente e minuziosamente perquisito senza alcun risultato, il giorno seguente li fece trasportare presso i Padri Barnabiti, in carrozza chiusa. Furono rimessi in libert dieci giorni dopo, a due a due per non dar nellocchio. (P. Fedele Merelli, Il convento dei Cappuccini e il tempio del Sacro Cuore di Ges in Milano, p. 13ss.; Id., La breccia del convento di Monforte Milano, 9 maggio 1898). Il Tribunale di Guerra di Milano celebr 114 processi con 779 imputati, dei quali 652 furono condannati. Cifre che fanno venire la pelle doca momento di aberrazione mentale, che lascia tristi tracce: scrisse Il Po, giornale non cattolico ma liberale di Codogno (20 agosto 1898). Fu prosciolto Il Cittadino di Lodi; fu condannato, e duramente, Don Albertario, il focoso direttore del-l Osservatore Cattolico di Milano. Il suo difensore pot dichiarare nel processo: Non una ribellione di cattolici, non una dimostrazione di clericali, non un imputato riconosciuto socio di una associazione cattolica (Il Cittadino di Lodi il 2.7.1898 Una preziosa dichiarazione). In realt le denunce e i processi intentati contro sacerdoti, religiosi, laici e stampa cattolica si conclusero con altrettante assoluzioni per inesistenza di reato. Don Albertario pag per tutti.  ArchStDioc., cart. 11: Casalpusterlengo, fasc. 3: lettera datata Pentecoste 1899. In G. Mosca, Cento anni di vita e di battaglie religiose e civili delle parrocchie del Lodigiano cap X e note: informazione dettagliata del coinvolgimento del territorio diocesano. F. Fraschini, Casalpusterlengo da borgo a citt, vol. I, p. 299ss.  ArchStDioc. Atti della seconda Visita Pastorale.  Appena eliminata loppressione austriaca, nel 1860, inizi la pubblicazione a Lodi il Corriere dellAdda, cui si aggiunse il Fanfulla da Lodi e a Codogno Il Po, espressioni delle varie anime risorgimentali liberali. In parallelo le voci della sinistra socialista: Il Proletario, seguito da La Plebe. Tutti anticlericali, in modo virulento, ad eccezione del pi misurato Il Po. Ma i cattolici non stettero a guardare. Dal 1864 per trentanni Il buon Pastore, una rivista fondata e diretta da Don Angelo Bersani, poi Vescovo Coadiutore, ebbe un numero sorprendente di abbonati, in tutta Italia. Nel 1878 nacque Il Lemene, settimanale, che con la venuta del Vescovo Mons. Rota lasci il posto a Il Cittadino di Lodi nel 1890, affidato alla direzione di Don Luigi Alemanni, di Casale. Il Cittadino lunico sopravvissuto dei giornali fondati nell800 e si appressa a festeggiare i 120 anni di vita e i 20 di trasformazione da settimanale in quotidiano. Terzo degli unici tre quotidiani cattolici sopravissuti in Italia: Avvenire, LEco di Bergamo,Il Cittadino! La Diocesi gi dal 1860 disponeva di una Tipografia Vescovile, che ebbe varie gestioni.  Stato Effettivo della Comunit religiosa al fine dellanno camerale 1858 in ArchStDioc., cart. Parrocchia Casalpusterlengo, fasc. 221-222. Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di San Carlo in Lombardia, 20 febbr. Nacque a Vigano il 14.7.1822 (nome civile: Sala Camillo); mor a Casalpusterlengo il 20.2.1881. Fu religioso molto conosciuto e stimato, anzi venerato come immagine vivente dellindimenticato Padre Carlo. Quando la sua tomba fu riaperta, dieci anni dopo la morte, la salma fu ritrovata incorrotta. I resti umani furono i primi deposti nella cappella funebre quando fu edificata per i religiosi defunti (G. Mosca, Casalpusterlengo, le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni, vol 4, p. 425). Di una apparizione di P. Samuele con P. Carlo allinferma Orsola Mondaniera si riferir nellelenco delle guarigioni attestate extra e dopo il Processo (P. Aliverti, Vita del Servo di Dio, pp 237-238, riportata anche da P. Evaldo, Appunti, pp. 450-451).  E. Giudici, Appunti per una vita, p. 446.  Necrologio, 10 febbr.  Nel Proc. Laud. allegato come doc. X, da f. 363 a f. 383v.  Pp. 39-40-41; P. Evaldo, Appunti, p. 446. Larticolo fu riprodotto come Estratto con giunte in un opuscolo stampato a Napoli nellanno 1877. P. Cal scrive in apertura: Nel 1872, trovandomi a Cremona, mi venne in mente di fare una gita fino a Casalpusterlengo, e visitare il celebre Santuario di Maria di S. Salvatore, che con tanto impegno e zelo viene officiato in mezzo a mille contrasti, dai Cappuccini(p. 5) Il simulacro della Vergine di S. Salvatore, s venerato dai Casalesi e forestieri, uno dei pi celebri dItalia (p. 8). Scrisse lopuscolo (o forse ne ebbe lultima informazione) quando, verso la fine del 1872, i religiosi avevano potuto ricostituire la famiglia conventuale (p. 43). Cita espressamente lOlmi (p. 41). Del tutto mal informato il giudizio sulla parte sostenuta dal clero per la riapertura del convento: e dopo mille angarie ed ostacoli messi innanzi da chi doveva zelare la gloria di Dio e il ripristinamento del monastero (p. 43). Si riferiva al Parroco del luogo? Don Veneroni da sempre amico dei religiosi, ammiratore e difensore di P. Carlo a suo tempo, ebbe il merito di essersi opposto, con la Fabbriceria Parrocchiale, alla chiusura e incameramento di convento e chiesa, di avervi introdotto di nuovo i religiosi prima con sotterfugi contra legem poi con approvazione governativa, e di aver permesso la rifondazione ecclesiastica della famiglia religiosa sotto il mantello protettore della Fabbriceria, che civilmente risultava ed era proprietaria del convento, e della Parrocchia, della quale la chiesa di San Salvario era sussidiaria. Per questi titoli si pot mettere al riparo convento e chiesa da nuove soppressioni, che il Cal stesso paventava (I Cappuccini per ora stanno e staranno nel loro convento). Il giudizio altrettanto ingiusto, se riferito al Vescovo Mons.Gelmini che aveva sostenuto lopera di Don Veneroni e che, in occasione della Visita Pastorale alla fine di ottobre era stato al Santuario per celebrare la Messa e parlare alle Figlie di Maria riunite nel coro. Con somma gentilezza il Guardiano gli fece sapere che la chiesa era esente. Il Vescovo non ist e grad la colazione offerta. Senonch pass alla chiesa di SantAntonio, e l fu preso da dolori fortissimi, e dovettero riportarlo alla casa parrocchiale. Non era stato avvelenato, non si pensi male! (vedi G. Mosca, Cento anni ecc, p. 68 e note; Atti Visita Pastorale).  Il guardiano P. Lorenzo da Milano, con la collaborazione di un comitato di sacerdoti e laici di Casale, organizz feste in grande. Si voleva esprimere la riconoscenza della popolazione e dei religiosi alla Madonna, alla intercessione della quale attribuivano la nuova apertura del santuario e del convento. I tempi erano tuttaltro che favorevoli; eppure giunsero al santuario pellegrinaggi da tutta la diocesi. Presiedettero le celebrazioni il Vescovo Mons. Gelmini e il suo Coadiutore Mons. Angelo Bersani Dossena, che tenne il panegirico, poi dato alle stampe. Nel panegirico, in verit, il Vescovo Coadiutore non fece alcun cenno a Padre Carlo (Sul culto della Madonna. Discorso recitato da Mons. Vescovo coadiutore di Lodi a Casalpusterlengo nelloccasione che si celebrava il centenario della incoronazione della statua della Madonna sotto il titolo di San Salvatore presso il convento dei Cappuccini. Lodi Tip. Vesc. Quirico Tamagni Marazzi 1880. Copia in ArchParrCasalp., cart. 27 Cappuccini I. Padre Carlo da Subiaco d unampia relazione delle feste: Il Santuario della Madonna detta di San Salvatore e il convento dei Cappuccini di Casalpusterlengo. Notizie storiche di P. Mauro da Subiaco Lettore Cappuccino. Milano Tip Serafino Ghezzi 1889 cap. VII, p. 39ss. Altre pubblicazioni riguardanti in santuario, di tipo storico, divulgativo, devozionale, furono curate dai Cappuccini. Merita di essere segnalato un omaggio alla Madonna (Invocazioni o litanie della Madonna di Casale) per gli accenni del tutto inconsueti ai problemi pi vivi del tempo: del lavoro, politici, religiosi: Oh Madonna di Casale perch proteggi loperaio contro al secolo immorale - Deh difendi il giornaliero dallavaro uom brutale - Poi preserva i nostri figli dal fier turbine sociale - Benedici ogni cortese la famiglia e il Bel Paese rendi prospero e morale - O Madonna di Casale, te domanda il poveretto - Tu conserva i nostri armenti, - vigne e campi siano esenti da tempeste ed altro male Tutto il popolo di Lodi qui tinvoca coi bei modi Sua Signora Nazionale - O Madonna di Casale. Regalo ai lodigiani detto nellintestazione. Gli umilissimi versi non portano firma. Furono stampati a Lodi ed arricchiti di una indulgenza concessa dal Vescovo Mons. Gelmini. Le parole, successivamente ritoccate, sono conosciute dagli anziani. Le celebrazioni scrive il Bramini suscitarono un immenso entusiasmo in tutto il Lodigiano. La Fabbriceria Parrocchiale (civilmente proprietaria del Santuario) chiese alla Giunta Comunale che provvedesse allordine pubblico, mettesse a disposizione i pompieri, vietasse il traffico dei veicoli ed ogni altro ingombro nel recinto antistante il santuario ed autorizzasse la posa in opera di archi ed ornamenti per le vie del paese. La Giunta, presieduta per la terza volta dalling. Beza, accedette alle richieste: con quanto entusiasmo dato i precedenti non saprei dire. A spese (precis il Sindaco) della Fabbriceria (G. Mosca, Casalpusterlengo: le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni, vol I: Il Santuario della Madonna dei Cappuccini, pp. 55-56). Appena 12 anni prima lo stesso Sindaco Beza aveva annunciato trionfante al Sottoprefetto di Lodi con un telegramma: Convento chiuso. Chiave ufficio. Oratorio aperto perch ordine pubblico minacciato. Custodia tempi a sacerdote laico (ArchComCasal., tit. IV, sez. 2, cart. 21, fasc. I). Celebrazioni del centenario: ArchFabbrCasal cart 7 n 85; Cronologio del convento, f. 39r; P. Mauro da Subiaco, Il Santuario della Madonna detta di San Salvatore e il convento dei Cappuccini di Casalpusterlengo, pp. 40-45; P. Valdemiro Bonari da Bergamo, I conventi e i cappuccini dellantico ducato di Milano, memorie storiche. Parte 1. I conventi, p. 272; Bramini, Unoasi dello spirito, p. 245ss; G. Mosca, Casalpusterlengo, vol I, pp. 55-56 e Incoronazione della Madonna dei Cappuccini 1780. Tutti i documenti, fasc. 8.  Il mio confratello: Padre Carlo (p. 41).  Pp. 7-8, allinizio del I capitolo. La descrizione fu rimaneggiata, resa pi elogiativa, nella 2 edizione, stampata ad Abbiategrasso.  Pp. 44-45: La grossa borgata di Lombardia, il carattere degli abitanti, alquanto idealizzato e forse circoscritto a quelli che frequentavano il santuario  P. 45: i dormitori piccoli, le celle anguste, la ricca biblioteca, la chiesa di modesta parvenza  Per esempio, dai confratelli che avevano vissuto a Casale con P. Carlo (p. 67ss dedicate alla infermit e morte). Lautore scruta lanimo di Padre Carlo, ne rileva le devozioni, losservanza perfetta della Regola, le virt, la santit di vita, i giudizi dei confratelli e del popolo, il susseguirsi dei fatti straordinari, la santa morte. Lo scopo di far conoscere il Servo di Dio e di esaltarne la figura. Siamo nellagiografia. Allega in Appendice alcuni scritti: lettera al Prevosto di Abbiategrasso, Proponimenti, Pensieri ed affetti. Nel cap VI riporta documenti relativi al tentativo dellAutorit Politica di allontanare Padre Carlo da Casale.  Prefazione, pp. 4-5  P. 607. Sono le ultime parole conclusive del capitolo dedicato a Padre Carlo, che fu completato dagli Editori (la Provincia religiosa, immagino) con la narrazione della traslazione dei resti mortali di P. Carlo al santuario.  Vita del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso sacerdote cappuccino (1825-1859), nella bibliografia, p. 13.  Santi e santit nellOrdine Cappuccino, II: Il Sette e lOttocento, a cura di Mariano dAlatri. Roma, Postulazione Generale dei Cappuccini, 1981, bibliografia p. 91.  Evaldo, Appunti, p. 447ss. Le ragioni addotte comprovano la particolare autorevolezza che avrebbe avuto una pubblicazione di Don Talini, e come scrittore, e per la facilit dellaccesso allarchivio della Curia diocesana essendo segretario del Vescovo Mons. Gelmini e del Coadiutore Mons. Bersani. In realt non c nessuna prova che i suoi manoscritti siano stati inviati a P. Cal. Anzi, potrebbe escluderlo il fatto che le sue carte sono andate disperse dopo la morte, avvenuta il 9.5.1885, mentre il volumetto in parola fu pubblicato cinque anni prima. Che questo sia stato stampato a Lodi, nella tipografia Cattolica, significa semplicemente a mio giudizio che fu commissionato a Lodi, o meglio a Casale, dalla commissione per i festeggiamenti del I centenario, che seppe scegliere il momento opportuno.  Le Memorie storiche ricordano lapparizione al Padre Guardiano pochi giorni dopo la morte, la guarigione di una donna angustiata dalla podagra, di unaltra che soffriva di tosse permanente, nella seconda e terza edizione, e del ragazzo Ercole Andena nella terza (Anzi mi piace qui riferire in conferma un meraviglioso e recente fatto, per lautenticit del quale si spera di avere un attestato del medico curante che potrebbe essere nuovo impulso, per introdurre i sospirati processi p. 84). Ricorda la devozione dei Casalesi che si recavano a pregare sulla sua tomba. Accenna a una decina di miracoli operati in vita, senza dati e nomi con una sola eccezione. Da un confratello ha avuto alcuni scritti di P. Carlo, che allega in Appendice (in parte, frasi scelte messe in fila). DallArchivio della Provincia credo ha avuto le carte relative allintervento delle autorit di Polizia. Riporta la lettera di P. Carlo al Prevosto di Abbiategrasso, Proponimenti, Pensieri ed affetti che sembrano piuttosto frasi scelte ed ordinate: trovati tra i manoscritti del Padre Carlo e che un religioso suo confratello, conserva presso di s quale cara memoria e preziosa reliquia (p. 74). Una versione, per, ahim! Gi riveduta e corretta leggi, manipolata opera certamente dellamico Padre Samuele, che con tanta devozione li aveva conservati: commenta Padre Evaldo Giudici, Appunti, pp. 448-449, nota 41, avanzando precise ipotesi. Sembra che, in sostanza, esaurita ledizione o per loccasione dei festeggiamenti dei 100 anni, si rielabor un po pi ampiamente e con diretta conoscenza il materiale che da Salo era stato messo a disposizione dellOlmi che ne aveva ricavato lesiguo libricino che non conosciamo, aggiungendo anche una appendice. Circa lautore, permangono comunque i dubbi.  P. Evaldo Giudici, Appunti, dedica gran parte del capitolo VIII Fecondo di pensieri ed azioni divine (pp. 234-250) ai pochissimi scritti di P. Carlo. Riporta gli scritti dagli originali, per intero, e li accompagna con una analisi accurata e con consonanza di sentimenti. Se si confrontano le due trascrizioni, si deve dire con P. Evaldo: Ci riesce difficile spiegare perch non sia stata trascritta mai fedelmente e per intero (p. 235) la unica, breve, incompleta predica scritta (o esercizio omeletico, scolastico), ed altrettanto le brevi annotazioni scritte nel convento di Milano. Da queste annotazioni (egli scrive) sono stati stralciati gi fin dal lontano 1880 i cos chiamati Proponimenti e Pensieri ed affetti di Padre Carlo creando una divisione o una scelta un po semplicistica e sommaria, che potrebbe sembrare anche ovvia, ma che nelloriginale proprio non c, e che noi perci preferiamo ignorare completamente, per essere fedeli il massimo possibile alla verit su P. Carlo. P. Evaldo lunico che presenta i testi originali e completi. LAnonimo del 1880 riportato da P. Idelfonso Aliverti, Vita, pp. 258-261. Il Proc Mediol. e Proc. Laud. non includono gli scritti, che sono stati raccolti, esaminati posteriormente dalle Curie di Milano e Lodi e sono stati approvati in un passo successivo il 9.12.1908 dalla Sacra Congregazione dei Riti (P. Evaldo, Appunti, p. 475). Per dal decreto del Vescovo di Lodi che introduce la causa (prot. 476/09 CSS dell11.6.2009) risulta che gli scritti editi in copia autenticata erano gi stati consegnati al Vescovo stesso con il Supplice libello. Sembra utile o necessario rintracciare e verificare fonti e passaggi e la certezza di quanto detto nel decreto.  Memorie storiche, pp. 72-73.  Ibid., p. 73 e Prefazione.  Proc. Mediol., f. 226v-227-228. Padre Vigilio da Chiari (Binelli Giovanni) fu ordinato sacerdote nello stesso anno della morte di P. Carlo: era quindi suo coetaneo e compagno negli anni della formazione (Necrologio, voce). La Presentazione iniziale per di qualcuno del luogo: nostra storia (p. 8), nostro Gaetano (p. 11). Sembra che liniziativa non abbia avuto alcun rapporto con i frati di Casale. Giunse per al momento giusto. Lanno seguente 1892 nel santuario ebbero inizio i lavori di ampliamento, trasformazione, abbellimento che diedero alledificio sacro quellaspetto, tipicamente cappuccino, che fu smantellato pezzo dopo pezzo nellaggiornamento postconciliare e che le persone anziane del luogo ricordano con grande nostalgia. Su progetto e con la direzione delling. Pietro Grazioli ledificio fu allungato sul davanti ricostruendo la facciata, portichetti laterali, fu allargato con laggiunta delle tre cappelle simmetriche a sinistra. La statua della Madonna fu collocata in presbiterio, in una nicchia, sopra un nuovo altare con ancona e con il monumentale tabernacolo di Fr. Francesco da Cedrate. Laltare fu consacrato da Mons. Rota il 2 settembre 1892. Furono posti i rastrellial presbiterio e alle tre nuove cappelle, ricopiando quelli che il famoso intagliatore aveva eseguito nel 1723-25, e rivestite le basi delle pareti: il tutto in legno di noce. Ne usc una chiesa, un santuario mariano, con caratteristiche proprie, unico in diocesi: finch si volle ridurre a chiesa parrocchiale come le altre. Rispondendo a un Appello del Padre Guardiano, P. Cristoforo da Lecco, non solo i Casalesi, ma tutta la diocesi contribu alla realizzazione (G. Mosca, Il santuario della Madonna dei Cappuccini, p. 56).  Prefazione.  NellAppendice riportato il verbale della esumazione delle ossa di Padre Carlo (24.5.1897). Nella Prefazione accenna alla istanza che i buoni Casalesi avevano fatto al Prefetto per ottenere che fossero deposte nel Santuario dei Cappuccini. Si riporta anche il decreto di autorizzazione (11.3.1898). Il libretto fu dunque pubblicato appena prima della traslazione, cio in marzo-aprile 1898.  Nellanno seguente, esponendo lepisodio nel Proc. Mediol. in qualit di teste, dichiar che conosceva lepisodiodi sua propria scienza, avendo ricevuto deposizione giurata della madre e del figlio che ebbe la grazia, non che del medico stesso (f. 86); Memorie storiche, pp. 84-87.  I Cappuccini della Provincia Milanese dalla sua fondazione 1535 fino a noi. Parte seconda vol II: Biografie dei pi distinti nei secoli XVIII e XIX. Memorie storiche raccolte da manoscritti pel P. Valdemiro Bonari da Bergamo lett. Cappuccino. Crema, Tip S. Pantaleone di Luigi Meleri, 1899, pp. 597-611. Nello stesso volume, pp. 271-272, un sintetico accenno. La Nota dellEditore rileva che Le biografie di padre Carlo edite fino ad ora sono assai scarse, troppo scarse di particolari riguardanti la sua santit e lo splendore di quelle opere prodigiose che gett abbarbagliante luce nel tramonto di sua vita presso la Madonna dei Cappuccini di Casale. La causa ne che i contemporanei non presero note, n lasciarono memorie scritte. Ricerca le ragioni: non si resero conto di aver a che fare con un santo da altare; da parte di P. Carlo labilit di attribuire tutto a Dio e alla Madonna; la brevit del tempo e lirrompere delle grazie che lasciavano sbalorditi e confusi. Riporta la risposta di P. Samuele da Vigan che fu molto vicino a P. Carlo: non si tenuto nota dei fatti perch ci sarebbero voluti due notai a scrivere da mattina a sera e poi non basterebbe ancora. Ora, troppo tardi, per servire ai processi informatori sulla fama di santit e miracoli, si vanno raccogliendo dalla bocca dei pochi superstiti i pi noti ed importanti di quei fatti prodigiosi e grazie dogni genere che P. Carlo spargeva a piene mani; ma tali particolari sono un nulla a fronte di quel dilagare di miracoli che tutti concordemente attestano con la pi profonda convinzione e commosso sentimento, senza poterne rendere molte particolarit sfuggite ormai dalle loro memorie. Che possa sorgere presto chi avvalendosi dei vecchi e dei nuovi materiali possa darci della santit e della virt taumaturgica di P. Carlo una idea esatta (nota p. 605). Il volume fu pubblicato nel 1899, quindi quando era iniziato il Processo per la beatificazione e laudizione dei testimoni.  Storia di Casalpusterlengo, p. 133. Don Alemanni termit il volume nel 1896, lo pubblic nel 1897, fece appena a tempo a vedere stampato il frutto della sua ricerca storica sul borgo nativo: mor infatti, stroncato dalle fatiche dellapostolato, nelle prime ore del giorno 28 agosto 1897. Si veda il profilo nellAppendice dedicata ai personaggi emergenti in questa storia.  Appunti, pp. 447-448. Profilo di Don Tadini in Appendice. Si poteva sperare che Don Alemanni potesse mettere mano ad una storia vera di P. Carlo, quale auspicava lautore delle Memorie storiche: Spero eziandio che altri, di lena pi forte, voglia accingersi a scrivere una compiuta storia di sua vita e virt (Ia ediz., p. 73). Aveva tutte le doti necessarie, era una personalit eccezionale, ed era Casalino e devoto della Madonna dei Cappuccini, in tutta lesuberanza del carattere; ma la morte lo colse a soli 34 anni. Del concittadino Prof. Don Giuseppe Balossi, letterato stimato in Lodi, che io stimo in grado di affrontare limpresa, non risultano particolari interessi in materia.  Primo articolo, I agosto 1898, n. 15, pp. 452-455; Proc. Laud. doc. XXIII, f. 403v ss. Secondo articolo, 16 agosto, n. 16, pp. 444-448; Proc. Laud., doc. XXIV, f. 408ss. Terzo articolo, I sett., n. 17, pp. 516-518; Proc. Laud., doc. XXV, f. 414ss.  Proc. Laud., doc. XXV, f. 416-416v. Fotocopia dei tre articoli in Appendice.  Proc. Mediol., f. 84, 85, 86, 96v  Necrologio dei Frati Minori Cappuccini, 8 aprile.  Alla quinta domanda del formulario per linterrogazione dei testi, la quasi totalit di questi rispose che erano stati invitati a deporre dai Padri Cappuccini. I testimoni erano in genere di Casalpusterlengo, ma non mancano quelli residenti in altri paesi del circondario: fu un impegno non da poco, che dimostra una dedizione esemplare. Lettera del Pesatori in Proc. Laud., f. 410v-411r: articolo in Annali Francescani del 16 ag. 1898.  Guarigione di Maria Mosconi, Art. 135: La Mosconi pronta a confermare il suesposto con giuramento. Molti sono i testimoni Basti ricordare per tutti il sac Don Saverio Guasconi. Cita Memorie storiche terza edizione (Doc. XXIV, f. 409v). Guarigione di Ottolini Maria, Art. 136: lettera firmata da Pesatori Angelo con indicazione di altri testimoni (Doc.. XXIV, f. 410v-411r). Guarigione di Gagliani Pietro, Art. 137: dichiarazione della madre (ivi, f. 411rv). Guarigione di Ferri Teresa Art. 138: deposizione del marito, con indicazione di altri testimoni: medico, madre ed altri (ivi, f. 411v-412r). Guarigione della bambina di Lodivecchio investita da una carrozza, Art. 139: relazione di Fra Giunipero, in attesa di quella promessa dal parroco del luogo (ivi, f. 413rv). Dei miracoli operati da P. Carlo in vita ricorda quello della bambina Belloni Giovannina. Art. 107: descrive quanto attestano la madre, la Giovannina e Peveralli Olimpia (ivi, f. 412rv). Guarigione di Scarpanti Luigi di Meleti, N. 17 dei Miracoli in vita, f. 56v: testimonianza della figlia, tutta la parrocchia testimone (ivi, f. 412v-413r). Anche Il Cittadino di Lodi (30.4.1898) annunci la traslazione delle spoglie di Padre Carlo, e il 7.5, diede un riassunto della cronaca pervenuta in ritardo, ma in forma cos modesta, da meravigliare, avendo come direttore un Casalino della levatura di Don Alemanni (Doc. XXI, f. 402v e Doc. XXII, f. 403rv). La corrispondenza non aggiunge nulla a quanto gi conosciamo.  Era il primo figlio di Carlo Vigevano e Giuditta Golgi, giovani sposi da un anno. Lo seguirono altri 16 fratelli o sorelle, che per morirono poco tempo dopo la nascita o in ancor giovane et. Forse solo due sopravvissero ai genitori (P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 28).  Dai Registri di nascita e Battesimo della Parrocchia riportati nel Proc. Mediol., Doc. I, f. 258r.  In tenera et, infermo a letto, passava in processione sotto le finestre di sua casa, limmagine della Madonna (la Madonna Addolorata). Il Padre Carlo pregava i circostanti a toglierlo da letto ed affacciarlo alle finestre per vedere e venerare laugusto simulacro: contrariato nel pio e santo desiderio dai genitori ed amici di famiglia, ei raccoglie tutte le sue forze ed a stento balza dal letto, e vista appena la Beatissima Vergine, sente rinnovellarsi la sua vita, fuggire linfermit, e con profonda meraviglia di tutti si trova pienamente guarito. nella prima edizione delle Memorie storiche (anno 1880, p. 29), che troviamo la prima notizia del fatto; riportato anche nella seconda edizione (anno 1891, p. 32-33) e nella terza (anno 1898, p. 31-32). Negli Articoli del Processo P. Isaia Vice Postulatore riporta lepisodio: Egli da giovinetto trovandosi ammalato da non poter discendere dal letto, e passando in processione limmagine la statua della Vergine Addolorata sotto alle sue finestre, pregava vari amici che lo portassero alla finestra per vederla, ma non ottenendolo, egli da s discese alla meglio, ed appena veduto il Taumaturgo Simulacro guar (n. 30, f. 29); P. Bonari, Brevi cenni, p. 601-602); P. Aliverti, Vita, p. 28: nella sua tenera et di circa cinque anni; P. Evaldo Giudici, Appunti, pp. 32-35, con animazione del fatto e considerazioni. La fonte della notizia indicata da P. Aliverti: Padre GiovBattista Tornatore, il santo religioso di Piacenza: Padre Carlo, ad una sua precisa domanda, se aveva avuto speciali grazie da Maria Santissima, rispose: che la divozione a Maria lebbe filiale fin da fanciullo, quando trovandosi infermo, mi pare di una piaga, nebbe istantanea guarigione, al solo vedere unimmagine di Maria che si portava in processione (Aliverti, Vita, p. 193).  Ibid., p. 9. P. Aliverti riveste linfanzia in un alone soprannaturale: Il padre, tutto compreso grato e riconoscente a Dio del dono fattogli, quasi rapito fuori di s in ispirito, esclam: Il mio piccolo Gaetano sar luce che illuminer la mia casa e il suo paese. Era Dio che metteva nel cuore dei suoi genitori, parenti e vicini tali presagi. Infatti di giorno in giorno, il bambino rivelava sempre pi nuovi segni di particolarissima predestinazione alla pi alta santit (Ibid., p. 26). In parallelo con la nascita di San Giovanni Battista! P. Evaldo sottolinea lesemplarit della vita cristiana dei genitori, prima scuola di formazione spirituale del piccolo Gaetano (Appunti, p. 26-27). Proc. Laud., f. 24. Art 3, da Memorie storiche Ia edizione, p. 9.  Il primo lAliverti, che nel 1945 parla del bambino che apprende dalla mamma piissima a conoscere Dio, a pregare davanti al Crocefisso, ad andare a Messa, alla Visita al Santissimo, alla Predica, alla Dottrina con i genitori, a cercare Ges nel tabernacolo I suoi occhi cercavano subito il tabernacolo, e non li staccava pi dalla porticina Piccolino ancora, egli, dopo aver mirato un poco il Crocifisso, si commoveva fino alle lacrime Invece la vista della Madonna, nelle sue immagini, lo rendeva pi che mai gioioso (Vita, p. 27). Fin da quando mosse i primi passi manifest una singolarissima e tenerissima devozione verso Maria Santissima, che and sempre pi ingigantendo: afferma ancora P. Aliverti (ibid., p. 38). Nella Vita da lui pubblicata nel 1945 non detto da chi abbia appreso queste notizie cos circostanziate: rimane qualche dubbio che siamo agli abbellimenti agiografici. P. Evaldo riporta e intravvede nei rapporti di Gaetanino con i genitori e con i fratellini e sorelline, che lo seguivano a ritmo serrato e altrettanto rapidamente lasciavano questa terrra i presagi della futura santit (Appunti, pp. 26-37). Riporta le parole dellAliverti: Dopo la prodigiosa guarigione, tutti constatarono che la devozione di quel bambino verso al Madonna cresceva sempre pi, e tutti si persuasero che egli fosse destinato alola santit (Aliverti, Vita, p. 38; P. Evaldo, Appunti, p. 36. Ivi la numerazione delle note 31 e 32 va scambiata).  P. Aliverti e P. Evaldo pongono linizio della scuola ai sei anni (Vita, p. 28) e non indicano su quale base lo affermino. Gli anni delladempimento scolastico andrebbero precisati. Lordinamento scolastico del 1831 non era quello del 1945. un argomento studiato; nel Lombardo Veneto direttore delle scuole di campagna era il Parroco. C inoltre una precisa testimonianza di un suo compagno di scuola, Gaetano Bonecchi, dello stesso anno di Gaetanino Vigevano: Venne a scuola con me dal Luraghi: una scuola privata, dunque, o meglio un maestro che faceva scuola per conto suo, a pagamento (Proc. Mediol., f. 189v). Dellalunno Gaetanino, alla luce del dopo, si esalta il comportamento esemplare. P. Aliverti in nota (p. 29, nota 1) rimanda a Memorie storiche p. 11 (non ne parlano) e agli Atti del Processo Informativo (non ne parlano), e aggiunge: In genere, per tanti particolari di questa Vita, quelle notizie che ho potuto avere direttamente da condiscepoli, compagni, maestri, superiori e persone che ben conobbero il nostro Servo di Dio (ivi). E nel testo: Casa, scuola e chiesa compendiano la fanciullezza del nostro Servo di Dio. I genitori, i maestri non potevano desiderare una migliore corrispondenza. Tutte le testimonianze scritte ed orali, che ebbi la possibilit di raccogliere, si accordano nellaffermare che nun ragazzo migliore di lui non sera mai visto (ivi). Il migliore per bont e disciplina. Quanto a risultati scolastici, non furono esaltanti. Di debole capacit nello studio lo defin il Prevosto Don Palazzi nella lettera di raccomandazione ai Cappuccini del 25.10.1852 (la lettera in Memorie storiche, p. 20, senza linciso qui riportato, come anche nella 2 e 3 edizione p. 22 e P. Aliverti, Vita, p. 57. In P. Evaldo, Appunti, p. 101 riproduzione integrale). chiaro il giudizio di P. Aliverti, ma anche qui del periodo di cui trattiamo, linfanzia non si colgono testimonianze negli Atti del Processo, pur affermate genericamente, se non una sola, della quale parler pi avanti. Egli cita una fonte nella Vita di P. Carlo la stessa mamma di Gaetanino. La quale disse ad un certo Palazzini Angelo di Casale: Il mio Gaetano sempre stato buono, tanto buono fin da bambino. Il Signore quando mi fece sua madre, non mi ha dato un uomo, ma un Angelo del Paradiso. Ancora piccolino era pieno di compassione per i poveri e per chi pativa. Non finiva mai di chiedermi pane e centesimi per i poverelli. Quando, fanciulletto, andava a scuola, voleva che gli mettessi nel suo canestro tanto pane, tanto companatico e tanta frutta. Ma lui, di solito, tutta quella grazia di Dio non la toccava neppure: la dava tutta quanta ai fanciulli poveri della scuola, che avevano poco o niente. Solitamente veniva a casa digiuno, sempre con il suo canestro vuoto: dolente solo di non aver avuto pi roba da poter dare ai suoi piccoli poveri. P. Aliverti ud queste parole dal buon vegliardo Angelo Casali di Casale nellanno 1936; questi apprese lepisodio dal Palazzini, suo fedele amico, maggiore di tre o quattro anni (Vita, pp. 36-37). Il Casali detto contemporaneo del nostro Servo di Dio (ivi, p. 36), mor a 93 anni nel Ricovero Vittadini di fronte al Santuario nella Pasqua del 1936 (ivi, p. 150). Nelle deposizioni dei testimoni del Proc. Mediol. si coglie una testimonianza in proposito, lunica che riguardi let scolare di Gaetanino: Riguardo alla sua carit verso il prossimo so che fin da fanciullo istruiva i propri compagni in scuola, dava loro il proprio companatico, comprava loro scarpe, ecc. (f. 181v-182r). La deposizione di Don Luigi Magnaghi, coadiutore in luogo, che riferiva quanto aveva appreso dal Prevosto Palazzi, dal cugino di P. Carlo don Cesare Vigevano, dalla cugina Giovannina, dallinserviente di Don Palazzi per quarantanni. Molte altre cose rifer, le vedremo in seguito. QuellIstruiva i propri compagni in scuola mi pare fornisca una prova che Gaetanino non incominci la scuola a sei anni.  Aliverti, Vita, p. 31. P. Evaldo precisa: 3 aprile 1836 cio il pi presto possibile, appena compiuti i 10 anni di et (Appunti, p. 49). Le descrizioni dellavvenimento sono piuttosto induttive, prive di testimonianze dirette nonostante i generici richiami ai Processi e agli Atti. Dieci, undici era let normale per lammissione. Quanto alla data, in mancanza di controprove, io mi atterrei a quanto ha scritto P. Isaia nella Vita, Art. 2: Indi (dopo la Cresima) ammesso alla Prima Comunione, quindi a 11 anni circa, let comune. Della Prima Comunione riferisce Fra Simpliciano da Rescalda: Ho sentito parlare pi di una volta in casa del Prevosto di Abbiategrasso e dai suoi di famiglia del gran fervore con cui si accost alla prima Santissima Comunione (Proc. Mediol., f. 114v). Anche Fra Apollinare da Arcore: So per aver udito dai sopraddetti (Prevosto Palazzi, genitori di P. Carlo, persone del luogo) che ricevette la prima Comunione con grande desiderio e fervore (f. 65v). Il cugino Angelo Vigevano testimoni: Era divoto della Santissima Comunione perch la riceveva ogni otto giorni, come mi dicevano suo padre e sua madre (ivi, f. 164v). Il suo amico Giosia Pusterla, che conobbe Gaetano quando aveva 17 anni, testimoni che aveva molta divozione al Santissimo Sacramento, come traspariva dal suo contegno in chiesa principalmente dinnanzi allAltare del Santissimo Sacramento, e dalla Comunione frequente che faceva forse quotidianamente (ivi, f. 179). Nessun teste fa parola della Cresima. Anche Baldassarre Del Grosso: Ricordo che riceveva la Santissima Comunione con molta compostezza e mi pare di poter dire che la ricevesse ogni giorno (ivi, f. 173v). Don Luigi Magnaghi riferisce quanto aveva appreso da Don Palazzi: che Gaetano piangeva spesso quando si confessava e comunicava, un vero dono delle lacrime a suo giudizio (f. 182v-183r). Don Magnaghi: Si accostava (alla Comunione) tutte le domeniche e feste con fervore straordinario (f. 182v).  P. Aliverti, Vita, p. 31; P. Evaldo, Appunti, p. 43. P. Cargnoni pone la Confessione ai 7 anni, 1832 (Relazione p. 12). Io ritengo che sia troppo anticipata. Si pu risolvere lincertezza consultando gli Stati danime della parrocchia di Abbiategrasso. In quelli della diocesi di Lodi (ho riordinato pi di 30 archivi parrocchiali) gli Stati danime si compilavano annualmente e a fianco del nome dei figli si segnava C (confessione), C (Comunione), C (Cresima). Si arriva a precisare lanno. P. Evaldo afferma: ad otto anni, e rileva opportunamente limportanza e linfluenza nella crescita spirituale di Gaetanino di quella precoce ammissione al Sacramento, concessa (rileva ancora P. Evaldo) in considerazione dellesemplare comportamento del bambino, colto ormai da quanti lo conoscevano, a cominciare dai suoi genitori, e del vivo desiderio del medesimo. Non risolvono con certezza il problema della data le argomentazioni di P. Evaldo: A sette anni si poteva solo iniziare la preparazione alla prima confessione; Prima ancora di essere ammesso alla santa Comunione, spontaneamente frequentava il sacramento della confessione (cita P. Idelfonso p. 140); Prima, cio qualche anno prima (da P. Idelfonso, p. 31); mettiamo lo spazio di due anni, ed arriviamo a poter affermare che Gaetanino a otto anni gi frequentava spontaneamente la confessione. Ma le prime furono senzaltro pi per tempo ancora (ivi, pp. 43-44).  Proc. Mediol., doc. 2, f. 258v in calce allatto di Battesimo. P. Aliverti scrive: Sotto le volte del duomo di Milano (Vita, p. 33), ed anche P. Evaldo (Appunti, p. 51), ma si deve ritenere certa lannotazione del Registro Parrocchiale.  Proc. Mediol., doc. 5: deposizione scritta del Prevosto don Palazzi (f. 260v). P. Aliverti riporta (Vita, p. 39); cos pure P. Evaldo (Appunti, pp. 63 e 74) e P. Cargnoni (Relazione, p. 12). Don Lattuada mor nel 1841. Don Palazzi lo sostitu lanno seguente. Questi fu Prevosto di Abbiategrasso fino alla morte, 5 luglio 1884.  Questo particolare del tutto ignorato nelle biografie, eppure in quei nove anni (che nel ritmo biologico di quel tempo corrispondevano allintera giovent, perch a 26 anni i giovani erano gi sposati), nel segreto della coscienza e del confessionale, va scoperta la radice pi profonda di quel suo modo di agire, ammirato da tutti e certamente conosciuto e seguito dal Prevosto.  anche la prima deposizione che fu raccolta. La deposizione non porta data; ma tenendo presente che don Palazzi mor il 5 luglio 1884, la data va posta in anni anteriori. Le notizie furono richieste dallAnonimo stesso: Mi piace trascrivere alcune brevi memorie che il degnissimo Prevosto di Abbiategrasso D. Francesco Palazzi gentilmente si degn spedirmi (I edizione, p. 13). Nel Proc. Mediol. si rileva anche una dichiarazione di P. Giustino da Lovero: Le altre circostanze della vita del Padre Carlo che non conosco personalmente e che si riferiscono alla giovent e vita di Padre Carlo, le ho sapute dal suo confessore Prevosto Palazzi di Abbiategrasso, il quale veniva a confessarsi da me a Milano, mentre io pi di una volta fui ad Abbiategrasso per predicazione (f. 199v). inevitabile una domanda: dunque Padre Giustino lAnonimo? O fu la via per la quale lAnonimo chiese ed ottenne la deposizione di Don Palazzi? Non c risposta, ma disponiamo di un altro tassello. Una frase riportata quasi alla lettera da G. Olmi (Una gemma dellOrdine dei Cappuccini , in Proc. Laud., Doc. X, f. 365): di carattere dolce, umile e mansueto (Don Palazzi: era umile, dolce e mansueto come un angelo Proc. Mediol., Doc. 5, f. 261v), alcune altre frasi e i particolari pi significativi riguardanti la giovinezza del Servo di Dio permettono di risalire senza dubbio a quei religiosi del convento di Sal che fornirono allOlmi la documentazione da cui trasse il volumetto che conosciamo. Questo fu stampato nel 1880; la relazione dunque fu rilasciata a richiesta di quei religiosi, prima di questanno.  Proc. Mediol., doc. 5, f. 259v-260: Dichiarazione rilasciata da questa Pretura locale, dietro verbale richiesto dello scrivente Prevosto Palazzi. Senza data. Leggo verbale richiesta quel che scritto verbale richiesto. La sostanza comunque non cambia.  Proc. Mediol., doc. 5, f. 259v-262 senza intestazione e data, con firma e sigillo di Prev. Palazzi. Non so se e dove si conservi loriginale. lesposizione dellepisodio del tentativo di sostituirsi ai due assassini nella pena riportando la dichiarazione della locale Pretura, con laggiunta di Osservazioni di fatto sulla vita secolare del Padre Carlo di Abbiategrasso. Fotocopia del Documento in Appendice.  Angelo Vigevano: Mi pare di poter dire che quanti lo conobbero nei primi anni della sua vita condotta in Abbiategrasso, ne hanno avuto grande stima Fu ritenuto come uomo santo (f. 164v-165r). Maria Fraccappani: Per quanto so io, era un uomo dato tutto al bene ed alla piet e penitenza (f. 137v) . Giosia Pusterla: Lo ritengo veramente un uomo santo. Dalle persone che conobbero Padre Carlo direttamente non ho mai sentito parlare male. (f. 178v-179v. Lanno di nascita sembra errato). Primo Marchesi: Per quello che mi consta, tutti quelli che lhanno conosciuto, lo ritengono come Santo (f. 143r). Pietro Mazzucchelli: Io sono persuaso che era un santo Lhanno tutti in concetto di Santo Parlano tutti bene di lui (f. 146rv). Baldassarre Del Grosso: Ad Abbiategrasso, mentre era ancora vivo, lo chiamavano il Beato, appunto per significare la sua speciale piet e bont. Non saprei dire in quale stima precisamente sia stato tenuto dopo la sua morte. Per parte mia ho continuato a nutrire verso di lui la stima che avevo, parlandone anche in famiglia, ispirandola ai miei figlioli. Riferisce quel che diceva la sorella Rosa: Col recitare un Pater Ave Gloria a Padre Carlo e a San Francesco dAssisi si sicuri di non morire in peccato mortale, n di morte improvvisa, e mi pare che questo sia stato raccomandato da Padre Carlo, ma non so bene (f. 174r-175r). Giuseppe Albini: Per quel che consta a me, lo ebbero tutti in opinione di Santo (f. 160). Gaetano Bonecchi: Posso dire di non aver veduto in Padre Carlo nessun difetto era un figliolo quieto, mi pare che tutti lo considerino come un Santo Ad Abbiategrasso parlano sempre di lui come di un Santo(f. 188r). Carlo Migliavacca: Posso dire che veramente un figliolo di Dio Quelli che lo conobbero personalmente ritengono che fu veramente brava persona Qui in Abbiategrasso hanno tutti il desiderio che sia santificato (f. 190rv). Angelo Meazza: So che era un bravissimo giovane Posso dire che era un buon figliolo tra i buoni, anche tra i pi attempati di lui Di quanti lo conobbero personalmente ritengo che la maggior parte lo stimasse un buon figliolo, salvo il dire che vi erano quelli che lo prendevano in ischerzo per la sua devozione Fu ritenuto in buona stima anche dopo la morte. (ff. 191v-193r).  Bonecchi Giuseppe, che nel Proc. Mediol. rifer quel che aveva appreso dal padre che andava per casa dei genitori del Padre Carlo e da parenti e conoscenti. mia persuasione ed opinione degli abitanti di Abbiategrasso che il Padre Carlo sia stato un uomo di virt straordinaria In questi ultimi tempi ho sentito dire nel popolo accennandosi al Padre Carlo: lavevamo qui noi e ce lo siamo lasciato portar via (f. 134r-135r). Migliavacca Severina (f. 196rv) rese testimonianza soltanto della propria guarigione, attribuita a Padre Carlo. Don Magnaghi f. 181v-183v. Don Balconi ff. 227r-228v. Don Antonio Gioletta, di poco pi anziano di P. Carlo: Ho sempre ritenuto che fosse un figliolo di virt straordinarie. Gli faceva visita in convento, a Milano. Chi andava a trovarlo a Casale diceva che era un santo (ff. 185r-186r). Don Pietro Giacoboni di Piacenza (f. 212ss).  Le informazioni in proposito nel Proc. Mediol. di Fra Apollinare da Arcore; P. Paolino da Verdello, Provinciale; Fra Simpliciano da Rescalda; Fra Barnaba da Milano; P. Giustino da Lovero; P. Augusto da Crema; P. Cristoforo da Lecco; P. Vigilio da Chiari; Fra Raimondo da Casalpusterlengo; Fra Leone da Bagnatica. Nel ProcBergom P. Arsenio da Brescia. Nel ProcLaud P. Atanasio da Busto Arsizio (ff. 135v-140r).  Gaetano Vigevano nella sua giovinezza fece il mercante con il padre dichiara il suo coetaneo Don Antonio Gioletta (Proc. Mediol., f. 184v). Anche Gaetano Bonecchi, coetaneo: Faceva il mercante in casa (f. 187r). imprecisa, dunque, laffermazione negli Appunti di P. Evaldo: Lavorava da sarto, in casa o vicino casa (p. 27). Nella sua bottega faceva sollecitazione alla madre perch vendendo la merce fosse larga sul prezzo colla povera gente (Bonecchi, f. 187v, un altro coetaneo). Carlo Migliavacca: Faceva il mercante aiutando i suoi genitori senza profitto perch faceva conoscere ai compratori i difetti della mercanzia (f. 189v). Albini Giuseppa, che aveva conosciuto Gaetano, aveva quasi la stessa et e ne aveva sentito parlare da molti compaesani: Nella sua famiglia faceva conoscere i difetti della merce ai compratori non ostante i rimproveri del padre, e non stava volentieri nel negozio, perch ci non gli piaceva, di che suo padre si lamentava anche in pubblico (f. 159rv). Il particolare confermato anche da Baldassarre del Grosso, compaesano, ed aggiunge: Ripreso dal padre, dal quale aveva ricevuto un sonoro schiaffo, rispose: datemene un altro, e gli offerse laltra guancia. Questo lo conosco dalla relazione di mia madre della cui veracit non posso dubitare (f. 173r). Il cugino Angelo Vigan, che trascorre insieme ladolescenza: Egli serviva nel negozio di suo padre In bottega per compassione verso i poveri, vendeva la mercanzia anche a prezzo minore del costo, e si trovava sempre al netto di ogni moneta, perch qualunque cosa ricevesse donava ai poveri Lunico difetto di cui ho sentito lamentarsi i suoi genitori era quello di trascurare linteresse della bottega (ff. 163v-164v). Maria Fraccapani moglie di un cugino: Ancor ragazzo piangeva quando vedeva che la merce in bottega si vendeva ad un prezzo superiore al costo (f. 137v). Aiutava i genitori senza profitto: dichiar Carlo Migliavacca suo coetaneo (f. 189v). Tutti i particolari sono confermati dal lontano parente Gio. Battista Vigevano, compreso lo schiaffo (Proc. Mediol., doc. 8. f. 263v). Fra Apollonio da Arcore apprese direttamente dal padre e anche da altri che in bottega dava la merce con troppa abbondanza (f. 65v). Il successore di Don Palazzi, Prevosto Don Stefano Balconi, riferendo lopinione del popolo, annover tra gli atti singolari di virt ricordati anche il fatto che Gaetano dichiarava i difetti della merce perch i compratori non la comprassero (f. 227r). Da un punto di vista umano, di semplice biuon senso, il comportamento di Gaetano era di danno alla famiglia, tuttaltro che benestante. Il suo stesso parroco e confessore ed estimatore Don Palazzi lo disapprovava: Ho dovuto talvolta avvertirlo che in riguardo a certe minuzie hanno gli occhi per esaminarle e che non doveva credere di vendere agli orbi (Doc. 5, f. 261v-262r). P. Aliverti, parlando del modo di comportarsi del giovane Gaetano nel negozio paterno, pone come titolo Mercante esemplare e cos conclude: La gente che vedeva cos ben tutelati i suoi interessi, affluiva numerosa al negozio: e gli affari dei Vigevano moltiplicavano e prosperavano: come poscia dovettero constatare gli stessi famigliari contradditori di Gaetano, mercante singolare ed esemplare (Vita, pp. 43-44). Singolare, s; esemplare (a parte lo spirito che animava il giovane), no. Infatti gli affari non prosperavano affatto con quel sistema, che portava diretto al fallimento. Per fortuna del padre, Gaetano si fece frate! La famiglia per fini in gravi ristrettezze e la madre fin in miseria (P. Giudici, Appunti, pp. 62-63).  Proc. Mediol., f. 43r.  Ibid., doc. 5, f. 259v-260r. La dichiarazione fu rilasciata a richiesta del parroco Don Palazzi e fu dal medesimo trascritta nella relazione che gli era stata richiesta da un Padre Cappuccino, unitamente alle Osservazioni sulla vita secolare di Padre Carlo. Giuseppa Albini, coetanea di Gaetano e sua conoscente, e che aveva sentito parlare di lui e degli anni della sua giovinezza da molti altri, d qualche particolare: i due delinquenti avevano operato nel territorio del mandamento, ma erano forestieri; avendo Padre Carlo sentito dire che uno di quelli aveva famiglia numerosa con sei figlioli si offr per essere mandato a morte in suo luogo. Ci cost alla famiglia grandi noie e dispiaceri (f. 159v). Altra la versione di Baldassarre Del Grosso: And a proferirsi al Colonnello Austriaco per subir la pena di morte in luogo di certo Serafino DellUomo, il quale serviva come dintermedio tra i Milanesi che aspiravano alla cacciata dei Tedeschi ed il Piemonte (f. 173v). Si tratta a quanto sembra, di un secondo intervento, del tutto distinto dal primo, e potrebbe spiegare meglio laffermazione della Albini: Ci cost alla famiglia grandi noie e dispiaceri per levidente peso politico del gesto. Hanno appreso da persone del luogo o da confratelli e in due casi dallo stesso padre di Gaetano lepisodio: Don Magnaghi coadiutore (Si offerse due volte al carcere e alla morte: f. 182); Don Balconi parroco, successore di Don Palazzi (Si offerto una volta a subire la pena di condanna a morte per due condannati dicendo: io sono solo e non ho impegni, mentre quei condannati avevano famiglia: f. 227v); P. Augusto da Crema (Si offr una volta per un condannato a morte rassegnato egli stesso a morir sulla forca per salvare il reo per provvedere allassistenza dei suoi bambini f. 219v); Fra Raimondo da Casalpusterlengo (Quando fui a Casale venne suo Padre di Padre Carlo al Convento; e gli domandai se era vero che Padre Carlo quando era ancora a casa si fosse offerto di morire per un condannato a morte, ed il padre rispose: proprio vero, e quando lo seppi, gli diedi una pedata (f. 248v); con una variante Fra Leone da Bagnatica (Mi sono trovato con suo padre che era di ritorno dai funerali di Padre Carlo Si mise a contare alcuni fatti della giovinezza di Padre Carlo quandera in famiglia, tra cui che sera offerto a morire per un condannato, come fosse lui colpevole, e daverne perci provato s vivo dispiacere, che incontratolo gli diede uno schiaffo f. 249v); Fra Simpliciano da Rescalda (Ho sentito dire che si offerto per liberare la vita ad un condannato a morte f. 101r). P. Evaldo collega la carcerazione e condanna di Serafino dellUomo alle cinque giornate di Milano e ai moti rivoluzionari del 1848, citando la Storia di Abbiategrasso di A. Palestra, p. 243: Gaetano and a profferirsi al colonnello austriaco per subire la pena di morte al posto di un certo Serafino DellUomo, il quale serviva come intermediario tra i milanesi, che aspiravano alla cacciata dei tedeschi, e il Piemonte. Il DellUomo considerato un eroe di Abbiategrasso, dove con spirito patriottico si era costituito un Comitato Provvisorio ed erano stati chiamati tutti gli uomini validi dai 18 ai 65 anni ad arruolarsi per la difesa della patria. Non risulta che Gaetano Vigevano, che aveva allora 23 anni, vi abbia preso parte (oc, p. 73). La dichiarazione della Pretura di Abbiategrasso (che non porta data) allegata da Don Palazzi alla sua, parla soltanto dei due rei della uccisione perpetrata nel bosco della Valle del Ticino in territorio di Robecco il 30 novembre 1850. Il paese era in stato dassedio con governo militare (Proc. Mediol., f. 259v-260r). Latto eroico del giovane Gaetano, di offrirsi a scontare la pena in luogo dei condannati, registrato da tutti i biografi: Olmi, p. 12; Memorie storiche, p. 15; Bonari, Brevi cenni, p. 599; P. Aliverti, Vita, pp. 47-50; P. Evaldo Giudici, Appunti, pp. 85-90. P. Aliverti ricorda un altro intervento di Gaetano presso la Pretura di Abbiategrasso, al fine di ottenere la non iscrizione e la liberazione immediata di due ladroncelli, uno di 16, laltro di 21 anni, che nello stesso giorno (15 ottobre 1850) avevano rubato due scialli (o due fazzoletti?) nel negozio di suo padre. Questi li aveva denunciati immediatamente e fatti incarcerare. Non ebbe risposta, dopo due settimane scrisse di nuovo. In calce alla petizione la Pretura o il Tribunale di Pavia fu annotato V(isto). Neg(ativo). Agli atti non potendosi alla supplica aver riguardo (Vita, pp. 45-47). Anche P. Evaldo Giudici, Appunti, pp. 79-85. Le petizioni furono copiate presso il Tribunale di Pavia da Don Ferdinando Rodolfi docente nel seminario della citt. In calce, a chiusura, attest con giuramento di aver trascritto i documenti dagli originali depositati nellarchivio del Tribunale in data 2 giugno 1899. (P. Aliverti, Vita, p. 45 nota). Dunque, nellambito del Processo canonico di beatificazione del Servo di Dio. P. Giudici pot rintracciare il fascicolo del furto nella Pretura e riporta quanto segue: domanda al padre: Se il di lui figlio Gaetano abbia per di lui ordine fatta qualche istanza in proposito; risposta: No signore, e se mai facesse il medesimo pervenire qualche scritto a questa Pretura, prego che non gli si dia retta, per essere lo stesso un po esaltato di mente, e fa tutto quello che la gente gli insinua (Appunti, p. 81 nota). Come giudicasse il figlio, ormai giovane venticinquenne, pap Carlo, vedremo in seguito.  Don Palazzi: Giovane di piet soda ed instancabile premuroso di istillarla in tutti e molto pi nei piccoli fanciulli, tutte le feste ne raccoglieva parecchi, li riuniva a s dintorno, li conduceva alle Sacre Ufficiature e circondato con alta meraviglia di tutti da questa inquieta comitiva sapeva, adesso con una occhiata amorevole, poi con qualche carezza, indi con un dolce rimprovero ricordare ai medesimi la presenza dellumanato Signore ed avvezzarli allamor suo ed al rispetto della sua casa. Alla mattina delle feste, non appena sorta laurora li riuniva in coro per disporli alla santa Confessione, e dopo li Vespri conduce vali al passeggio che terminava colla visita al Cimitero (Doc. 5, f. 261). Don Palazzi testimoniava quel che conosceva personalmente. Primo Marchesi ricorda: Non lho mai visto divertirsi o giocare con i ragazzi, ma sempre non si occupava che di attirarli a cose divote (f. 143v-144). E Angelo Vigevano, cugino di Gaetano, che aveva trascorso insieme a lui ladolescenza: Coi ragazzi non stava insieme che per pregare e per compiere altre opere buone. Non giocava mai, fuorch con mio fratello della stessa sua et, col quale si divertiva qualche volta giocando alle pallotole in un prato vicino alla casa nostra (f. 165v). Il cugino e amico nelladolescenza Angelo Vigevano: Frequentava moltissimo la Chiesa e cercava di attirare anche gli altri suoi coetanei (f. 164). Il coetaneo Baldassarre Del Grosso: Mi pare che la virt sua particolare sia stato lo zelo per educare cristianamente la giovent Radunava i ragazzi in Chiesa alla festa per la Dottrina Cristiana che ci spiegava egli stesso con molto ardore, poi in seguito alla Dottrina ci conduceva al Lazzaretto (Cappella cemeteriale) dicendo il Santo Rosario e di l si ritornava sempre insieme alla benedizione in Parrocchia (f. 173). Il suo lontano parente Gbattista Vigevano: Quandio ero giovinetto fu mio Maestro di Dottrina Cristiana. Mi ricordo benissimo che pi volte mi aiut a salire la panca a destra dellaltare maggiore della Chiesa di Abbiategrasso, la Chiesa Parrocchiale, quando avevo da recitare la cosidetta disputa (f. 263r). Il coetaneo Gaetano Bonecchi ricorda quando non ancora quindicenne Alla domenica dopo la prima Messa, Padre Carlo veniva a prenderci in casa, e ci conduceva allOratorio della Addolorata a cantare lUfficio insieme agli Scolari del Santissimo Sacramento, poi andavamo in Chiesa alla Messa cantata. Dopo mezzogiorno ci conduceva alla Dottrina, lui faceva la classe ai pi piccoli. In seguito andavamo a San Bernardino a dire il Santo Rosario.. I particolari affiorano nella memoria di chi laveva conosciuto. Il coetaneo Carlo Migliavacca: Cercava di tirar dietro i ragazzi per tenerli sulla buona strada Era divoto della Madonna perch conduceva i ragazzi davanti alla sua immagine (f. 189v-190r). Un amico personale e di famiglia, Angelo Meazza, ricorda un episodio significativo: Frequentava la Chiesa e raccoglieva i ragazzi per far del bene con loro. Mi ricordo che tra di noi tre o quattro giovinotti volendo mettere il quadro del Sacro Cuore di Ges in Chiesa, ci recammo un giorno, chiamati da lui in casa del Prevosto per combinare qualche cosa. Detto quanto importava, il Prevosto alz la voce in nostra presenza, contro il Vigevano Carlo (Gaetano), rimproverandolo aspramente perch la mattina, fatte le sue devozioni in chiesa, ritornasse in famiglia ad aiutare la madre nei mestieri di casa, e perch continuasse a vendere la merce al prezzo di costo ed anche meno. Con ironia, da parte del Parroco infuriato? E conclude il Meazza: Il Vigevano tacque e credo che abbia continuato a fare come prima (f. 191v-192r). Gaetano aveva dato inizio alla Confraternita del Sacro Cuore in parrocchia. Anche Don Luigi Magnaghi (f. 181v). Eccessivo zelo da parte del giovane? La teste Giuseppe Albini dichiara che non tutto filava liscio anche da parte dei ragazzi: Cercava di attirare anche gli altri fanciulli in Chiesa, e gli venne assegnato di spiegare la Dottrina in una classe di fanciulli, che poi egli conduceva a visitare il Camposanto, sebbene questi fanciulli gli dessero poco retta e non lo seguissero volentieri (f. 159v). I ragazzi lo seguivano, ma non era facile condurre quella turba irrequieta. Primo Marchesi: Ero uno di quelli che per qualche tempo mi son fatto a seguirlo sia in Chiesa, quando ci mettevano intorno a lui per le funzioni, sia andando alle passeggiate Ricordo che una volta essendosi uno di noi spogliato per buttarsi in acqua, lo sgrid, ma non fu ascoltato (f. 142r). Non concordano con quanto diceva la teste Giuseppa Boneschi: da suo fratello Battista aveva appreso che i ragazzi del paese andavano attorno al Padre Carlo come i pulcini alla chioccia, e faceva loro dire le orazioni (f. 134r). Maria Fraccapani: Si adoperava intorno ai giovinetti, li conduceva al Camposanto ed in Chiesa. A qualcuno proprio povero provvedeva le scarpe per poterli condurre alla Chiesa (f. 137r). Giosia Pusterla, pi avanti in et e suo amicissimo, lo ricorda come Il maestro della Dottrina Cristiana. Lesempio dato dal giovane catechista rimaneva impresso nella mente dei ragazzi: Era molto divoto specialmente verso il Santissimo Sagramento e verso Maria Santissima. Traspariva dal suo contegno in Chiesa, specialmente davanti allaltare dei Santissimo e da come parlava di Maria Santissima (f. 179r). Non era affatto un tipo cordialone. Carlo Migliavacca, suo compagno di scuola, ricorda: Lho visto tante volte piangere e non mai a ridere (f. 190r). Se ne stava ritirato: Angelo Meazza, che conosceva bene anche la famiglia, e che, da parte sua, essendo di buona famiglia, possidente, faceva vita di societ (f. 191v). Don Luigi Magnani, coadiutore in luogo durante il Processo, riporta quel che diceva la gente: La domenica raccoglieva i suoi coetanei e dinferiore et in coro per apparecchiarli alla santa confessione e comunione. Spiegava loro la Dottrina Cristiana e terminate le funzioni parrocchiali, li conduceva allOratorio della Addolorata per una breve visita, poi al Cimitero a recitare il Rosario, ed a passeggio fino a sera allo scopo di tenerli lontani dai cattivi compagni, e raggiungevano talvolta la cinquantina Radunava fanciulli per laccompagnamento del Santissimo Viatico ed anche per la visita a Ges Sacramentato ed intorno allaltare della Madonna Addolorata (f. 182v-183r) . Pietro Mazzucchelli, uno della truppa dei monelli: Ci conduceva attorno pei santuari in truppa di centocinquanta ragazzi circa e ci faceva dire le orazioni, ci conduceva a confessarci, ci apparecchiava, ed anche nei giorni feriali cin faceva ascoltare la Santa Messa (f. 146r). Anche Fra Apollinare da Arcore riporta quel che aveva udito da Don Palazzi e dai compaesani che lavevano conosciuto: Era zelante perm il bene della giovent Qaundo era fanciullo alla festa raccoglieva i suoi coetanei per prepararli ai Santi Sagramenti ed istruirli nel Catechismo, li conduceva al Cimitero per tenerli santamente occupati (f. 61r e 67v). Che Gaetano da fanciullo facesse tali cose, sembra incredibile; nelle altre testimonianze un giovane che opera. Del suo apostolato seppe dalla popolazione anche il successore di Don Palazzi, Prevosto Don Balconi (f. 227rv). Nelle biografie del Servo di Dio, Olmi (Proc. Laud., doc. X, f. 367rv), Memorie storiche (ediz. I, p. 13), P. Bonari (Brevi cenni, p. 598) riportano la testimonianza scritta del Prevosto Don Palazzi. P. Aliverti, con una citazione da Olmi e dagli Atti 6 e 78 (non meglio specificati, e quindi non controllati), supplisce con raffigurazioni ideali (Vita, p. 35). P. Evaldo Giudici unisce testimonianze qui citate ad affermazioni di P. Aliverti, delle quali bisognerebbe precisare le basi documentarie (Appunti, p. 64-65).  Appunti, pp. 75-76.  Opportunamente Padre Giudici, a proposito dellapostolato del giovane Gaetano tra i coetanei e i ragazzi, si pone una domanda: Era gi Oratorio e Azione Cattolica?. Egli risponde: A poco a poco nacque cos, appoggiato e seguito dai sacerdoti, il primo movimento di oratorio festivo. Ed ancora: Era gi, in effetti, azione cattolica in boccio, realizzata umilmente e a fondo, nella sua accezione classica di apostolato cattolico organizzato da laici (Appunti, p. 75 e 76). Aveva inventato senza saperlo, una forma originale ed efficace di oratorio festivo, senza una sede, ma con la collaborazione di altri giovani. A tale scopo aveva prescelto alcuni savi buoni compagni commettendo a ciascuno il suo ufficio acci invigilassero sugli erranti per correggerli ad ogni evenienza e per emendarne i difetti. Forme spontanee, infatti, senza collegamento con listituzione di Don Giovanni Bosco a Valdocco di Torino. Negli stessi anni o anche prima, gi si andavano manifestando. Nella diocesi di Lodi, in citt, il Vescovo Mons. Pagani (che mor nel 1835) diede inizio ai primi due Oratori, uno per gli studenti, uno per gli operai (L. Samarati, I Vescovi di Lodii, p. 303). Il successore Mons. Benaglio apr ai ragazzi la galleria al piano nobile del palazzo vescovile, dalla quale si accedeva direttamente allufficio, cappella e appartamento privato, ad uso Oratorio e vi impiant un teatrino (ivi, p. 312). Nella cappella il Vescovo celebrava la Messa per i ragazzi. A sue spese istitu una scuola serale per i lavoratori. Nel 1864 volle la Pia Associazione di san Francesco di Sales per la difesa e la conservazione della fede cattolica, che ebbe tra le finalit la fondazione e il sostegno nelle parrocchie di Oratori e scuole della Dottrina Cristiana. Nellarchivio di una piccola parrocchia, Caselle Lurani, si conserva un Metodo da osservarsi dai sorvegliatori per la buona direzione dei Fanciulli affidati alla loro custodia (cart. Parrocchia I, fasc. Memorie Storiche), manoscritto senza data n firma, che potrebbe essere degli anni dei primi Oratori: una vera guida per gli educatori (G. Mosca, 100 anni di vita e di battaglie religiose e civili delle parrocchie del Lodigiano, vol. I, p. 177-178). Forme spontanee anche per quel che riguardava una azione cattolica intesa come azione di laici cattolici in collaborazione diretta con il clero locale. Senza riferimenti, ovviamente, allAzione Cattolica Italiana che ha avuto i suoi inizi proprio nel settore giovanile con la Societ della Giovent Cattolica Italiana di Giovanni Acquaderni e Mario Fani nel 1867. Sembra infatti di vedere un gruppo di giovani che affiancano Gaetano Vigevano nella deposizione sopra ricordata di Angelo Meazza.  Don Palazzi, in Proc. Mediol., f. 261; Don Balconi, f. 228v; Meazza, f. 193-192. Fra Barnaba da Milano: Non mancavano alcuni pochi, che attribuivano la sua vita singolare a pellegra o ad altra affezione, comunemente per era tenuto come uomo di virt grandissima (f. 154v); p. Giustino da Lovero: La stima che di lui si aveva come di santo, divent sempre pi larga, sebbene qualcuno lo chiamasse pellagroso, sebbene questo stesso avesse poi a testimoniare in favore della santit di Padre Carlo (f. 206). Ancora Fra Barnaba, f. 154v-155r.  Proc. Mediol., f. 142v.  Proc. Mediol., Mazzucchelli, f. 146; Marchesi, f. 142; Vigevano Angelo, f. 164-164v; Bonecchi Giuseppa, f. 134.  P. Giustino da Lovero (che riferiva quanto udito dal padre di Gaetano e da persone di Abbiategrasso dove era stato varie volte per ministero): Avendo voluto suo padre dargli moglie, gli offerse successivi abboccamenti con diverse giovani, senza alcun frutto, perch Padre Carlo adempiendo alla volont del padre che gli imponeva tali visite, se ne rimaneva silenzioso, freddo e ad occhi bassi, tanto che il padre dietro sua preghiera dovette desistere da simili tentativi (f. 199v). Fra Simpliciano da Rescalda: Il padre lo voleva obbligare a prendere moglie (f. 119v). Padre Isaia Vicepostulatore nellArt. 89: Volendo il genitore del Servo di Dio ammogliarlo quando trovavasi seco lui nel negozio, repugnante e per obbedienza and a parlare alle due ragazze gi avvisate dal padre; ma presentossi con un portamento talmente confuso, modesto e composto che non ard alzar gli occhi da terra e lo si vide tramare come una foglia in modo che edific tutti i presenti, ed anche ne risero, ottenne per dal padre di essere dispensato di porsi a tali cimenti (f. 48v). P. Aliverti, Vita, p. 55-56; P. Evaldo, Appunti, pp. 95-97.  P. Evaldo, Appunti, p. 101-102; P. Aliverti, Vita, p. 59. Fra Leone da Bagnatica, f. 249v-250. La parte svolta dal padre va accordata con quella svolta dal Prevosto Don Palazzi, dal Provinciale e dallo stesso postulante. Vigevano Angelo, f. 164r. Fraccapani, f. 137r.  Vedi sopra. P. Evaldo, Appunti, pp. 184-187. Riporta larticolo dellAmico del Popolo 5 aprile 1855, ripreso da P. Aliverti, Vita, p. 255ss, Appendice I. Cera presente pap Carlo Vigevano accorso ad assistere alla solenne cerimonia. Ma c da credere che fossero in tanti quelli venuti da Abbiategrasso quel giorno.  Erano presenti pap Carlo e mamma Giuditta; a ringraziare Dio con fr. Carlo ora padre Carlo si un trionfante Don Palazzi con la parrocchia tutta, specie i giovani (Appunti, p. 213). Di tutti gli Ordini Sacri, Minori e Maggiori P. Aliverti porta i dati precisi, desunti dai documenti originali della Curia Arcivescovile di Milano (Vita, p. 80-81).  Don Gioletta, f. 185 e 186. Giuseppa Albini, f. 160-160v. Nel proseguo: (mio marito) era in possesso di un pezzettino della sua tunica, non so per quale parte pervenutagli e che egli riteneva come reliquia (f. 160v). Vigevano Angelo, f. 164v. Dichiar anche: Stando nel convento di Casalpusterlengo venne per un quindici giorni ad Abbiategrasso. La notizia non ha per conferma e sembra inverosimile. Probabilmente si confuse con la permanenza di altri Cappuccini in parrocchia per predicazione, che lavevano conosciuto e parlavano di lui. Fra Apollinare da Arcore, linfermiere di Padre Carlo: Dal Prevosto e da persone di Abbiategrasso e dai genitori conosciuti in occasione dellultima malattia del Padre Carlo sempre udii che quel figliolo fosse una fortuna e un regalo del Cielo (f. 65v). La visita di Don Palazzi confermata anche da Don Magnaghi, coadiutore di Don Palazzi: Il Prevosto Palazzi che lo visit prima di morire fu edificato della sua singolare piet (f. 183r). Salamina Pietro conferma: Cerano anche il Padre e la Madre del P. Carlo che seguivano il feretro piangendo Proc. Laud. (f. 173v). Buonalancia Marianna invece ricorda solo il padre: Anche il Padre di P. Carlo accompagnava piangendo di consolazione (ivi, f. 156r: di consolazione, evidentemente, per quelle esequie trionfali). Fra Leone da Bagnatica lo incontr per caso in viaggio, mentre ritornava dal funerale. Gli cont tutte le meraviglie del gran concorso e delle guardie che a stendo frenavano la folla (f. 249v). Della successiva visita a Casale del pap di Padre Carlo pochi anni dopo il funerale testimone Fra Raimondo da Casalp, tra il 1862 e il 1864, quando risiedeva in quel convento (f. 248v).  P. Aliverti, che ha raccolto notizie in luogo, Vita, p. 26ss; P. Giudici, Appunti, p. 27: Una persona straordinaria per bont danimo, per umilt e piet.  Proc. Mediol., Fraccapani, f. 137v-138r. Padre Carlo era solito chiamare mamma la Madonna: P. Giustino da Lovero, f. 201v. La profezia confermata da Don Luigi Magnaghi coadiutore in luogo, che non aveva conosciuto Padre Carlo, ma riferiva quel che aveva appreso da sacerdoti, famigliari, religiosi, testimoni nel Processo e altre persone di Abbiategrasso Predisse che la madre sua sarebbe morta povera, come avvenne (f. 182v).  Proc. Mediol., f. 139r. La Fraccapani parlava della famiglia di Padre Carlo? Della propria, dei Vigevano in genere?  Le date sono da ricercare nei registri parrocchiali, anche quelle dei fratelli o sorelle sopravvissuti. Meglio sarebbe fotocopiare gli atti di nascita e battesimo e di morte di tutti i componenti della famiglia di Padre Carlo, utilizzando quelli citati da P. Evaldo.  Cittadini Abbiatensi che presenziarono la festa (sic) della traslazione delle spoglie di Padre Carlo dal cimitero al Convento dei RR.PP. Cappuccini di Casalpusterlengo, nel giorno di mercoled 4 maggio 1898. C una divergenza tra la deposizione della Fraccapani (Proc. Mediol., f. 139r: un figlio di Eliseo) e lelenco: Golzi Paolina. Potrebbe trattarsi di un banale errore di scrittura, una a in luogo di o: Paolina, Paolino. La difficolt facilmente risolvibile controllando gli Stati dAnime della Parrocchia. Fotocopia delloriginale dellelenco in Appendice.  Giovanni Battista Vigevano, lontano parente di Padre Carlo, al Guardiano dei Cappuccini di Casalpusterlengo, rispondendo ad una sua richiesta, in data 9 ottobre 1900: Proc. Mediol., doc. 8, f. 264r.  Si hanno testimonianze di una sola visita della mamma a Casale. Ritengo che si debba individuare in quella fatta con il suo sposo, nellultima malattia del figliolo. Questi era ormai prossimo alla morte e aspettava che venisse la Madonna e laccompagnasse allincontro con Dio. Era solito chiamare mamma la Madonna (P. Augusto da Lovero, f. 201r). La profezia di sapore evangelico (Lc 8,21 Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica), ma umanamente quasi crudele si comprende alla luce della coscienza del suo imminente passaggio alleternit, che lassorbiva interamente. Lepisodio va meglio inquadrato nello studio delleroicit delle virt.  Proc. Mediol., Domande 19, 20, 23: Albini Giuseppa, f. 160-161v; Vigevano Angelo, f. 164v-165r; Baldassarre Del Grosso, f. 174rv (non sa dopo morte); Don Luigi Magnaghi, f. 183rv; Gaetano Bonecchi, f. 188r; Carlo Migliavacca, f. 190v. Unanime era il giudizio di santit. Una devozione a Padre Carlo si conservava, quantunque non organizzata o sostenuta dal clero, ma spontanea. Il Prevosto Balconi: Escludo il carattere di istigazione da parte di persone interessate; la buona memoria viveva per; sia perch il popolo rammentava le sue virt e gli atti speciali di sua vita sopraindicati, sia per due edizioni delle memorie di sua vita che circolavano in mezzo al popolo e che erano molto ricercate Speciali forme di devozione, no; per linvocano nei loro bisogni, e si raccomandano alla sua intercessione specialmente in occasione di malattie. Anche le immagini che sono diffuse nel popolo non sono oggetto di culto. Ricorda la guarigione della Bonecchi e aggiunge: Ve ne sono poi molte altre grazie, non per di rilievo che si ritengono ottenute per intercessione di Padre Carlo, che al presente non so ricordare. Anche il coadiutore Don Luigi Magnaghi: Molti nutrono speciale divozione privata e si raccomandano a lui nelle loro orazioni. So che molte persone da me benedette facendo una novena a Padre Carlo attribuiscono le guarigioni alla sua intercessione. In particolare certa Gilardoni nel mese di giugno scorso essendo gravemente ammalata di emorragia polmonare e gastrite, viaticata da me, e dal medico dichiarata in pericolo di morte, dopo una novena al Padre Carlo si trov guarita. La stessa miracolata, Severina Migliavacca in Gilardoni fece nel Processo una deposizione dettagliata della gravit della sua infermit che la portava alla morte, e della novena novena a Padre Carlo, tenendo sotto il guanciale un involtino contenente una reliquia di Padre Carlo (f. 195r-196v). Migliavacca Carlo, f. 190rv; Angelo Meazza, f. 192v-193r. Gli altri danno conferma alluna o allaltra domanda.  Prevosto Balconi, in Proc. Mediol., f. 227v-228v; Don Magnaghi, f. 183v; Migliavacca, f. 195v-196v; Bonecchi, f. 135rv; Don Balconi, f. 228v; Pusterla, f. 179v. I testi della prima sezione (confratelli di Padre Carlo, religiosi Cappuccini) sono riportati pi avanti. Lanalisi del prof. Comincini riportata nella Relazione circa la causa del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso di P. Costanzo Cargnoni, pp. 52-55.  Proc. Mediol., f. 164r.  Ibid., Art. 6, f. 34v. Superiore della Provincia era P. Camillo Cattaneo da Bergamo.  Riporto il testo come P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 101. Vedi anche P. Idelfonso, Vita, p. 57; Memorie storichei, 3 edizione, p. 22. In ambedue manca un inciso: di debole capacit nello studio e nella data pongono dei puntini in luogo del mese. P. Evaldo opportunamente osserva: Questa testimonianza scritta di Don Palazzi poteva rimanere a scagionare i superiori qualora tutto fosse andato a finire non come si desiderava. Non si negava la difficolt creata dalla poca salute di Gaetano, ma si chiedeva di accettare la sua richiesta, e almeno di poter tentare (ivi). Originale in Milano, APCL, P 1105/019 (ex cart. 01, doc. 7b).  Art. 6, f. 34v, continuazione. Completa le ragioni che si opponevano alla accettazione P. Giustino da Lovero: Per ragioni dellet avendo passato i venticinque anni, sia per deficienza negli studi, non avendo compito il ginnasio, come era allora prescritto dalla legge austriaca . Aggiunge: che fu accolto dietro insistenza del Prevosto Palazzi, il quale assicurava che avrebbero accettato un santo da mettere sugli altari (Proc. Mediol., f. 201r).  Ebbe nellOrdine uffici di alto livello. Si veda in appendice.  P. Aliverti, Vita, p. 59; P. Giudici, Appunti, p. 102-103. Ambedue interpretano i sentimenti di somma gioia di Gaetano che diventa Fra Carlo.  P. Isaia, Art. 7, f. 34v-35r. Si veda P. Ignazio da Rovetta in Appendice. P. Ignazio era giovanissimo, appena 32 anni, con 10 anni soltanto di vita conventuale.  Milano, APCL, Registro Vestizioni B 125, n. 159: Vestito al Convento della Santissima Annunciata il giorno 8.11.1852. segue una nota che riporteremo pi avanti. P. Aliverti ivi suppone che il nome sia stato scelto dal Vigevano in ricordo del padre e del Santo Arcivescovo che dava il nome alla ricostituita Provincia Lombarda dellOrdine, San Carlo Borromeo, che aveva voluto i Cappuccini a Milano. P. Giudici, (Appunti, p. 108) suppone che il nome sia stato chiesto dal Vigevano in ricordo del Padre e del suo primo confessore, oppure che sia stato suggerito dal Padre Maestro (che era lo stesso Guardiano); Memorie storiche, 1 ediz., p. 20. Il secondo nome Carlo Maria si trova soltanto in P. Giudici (ibid., p. 108), e sembra piuttosto supposto per il fatto che pi o meno tutti laggiungevano per devozione al nuovo nome.  P. Evaldo Giudici rileva che di norma si usava la prudenza di attendere dodici, quindici giorni (Appunti, p. 108).  Necrologio, 31 dic. e 3 aprile. P. Giudici si diffonde sui sentimenti del novizio Fra Carlo (Appunti, cap. 4, p. 105ss), e prima ancora P. Aliverti brevemente (Vita, p. 63-64 e passim), mentre poche righe dedicano le Memorie storiche (1 ediz., p. 22) e lOlmi (Proc. Laud., f. 369v: Il santo giovine, indossando le divise serafiche gust anticipatamente le dolcezze del paradiso).  Proc. Mediol., Art. 7, f. 35r.  Quando Fra Carlo inizi il noviziato cerano allAnnunziata altri novizi. Pochi giorni dopo, il 14 novembre, 2 fecero la Professione: P. Vittore da Milano e Fra Candido Maria da Milano (P. Evaldo, Appunti, p. 109). Un mese dopo, il 15 dicembre, fece la vestizione Fra Michelangelo da Luzzana (ivi, p. 122); il 21 aprile Fra Davide da Milano e Fra Egidio da Milano (ivi, p. 124). Il 5 maggio la cronaca del noviziato segn una pagina di lutto: il ritorno a casa del novizio Fra Alessandro da Bergamo per malattia (ivi, p. 124-125). Pochi giorni dopo, il 9, la professione di P. Giustino da Lovero e Fra Dionigi da Lecco (ivi, p. 125). Negli ultimi mesi del 1853 si effettuarono altre vestizioni: Padre Cherubino da Bagolino e Padre Vito da Martinengo il 7 settembre; P. Vigilio da Chiari il 25 (il 23 secondo P. Evaldo; ma la data indicata dallo stesso P. Vigilio); Fra Alberto da Treviglio il 31 di ottobre; Padre Geremia da Tuenno e Fra Raimondo da Casalpusterlengo il 20 dicembre (ivi, p. 129-130). Nel frattempo, il 20 ottobre Padre Eugenio da Correggioverde, gi sacerdorte, fece la Professione; si aggiunse il 30 dicembre quella di Fra Michelangelo da Luzzana (ivi, p. 129-131). Questo elenco, desunto dallopera di P. Evaldo che cita il Necrologio, importante, perch permette di individuare tutti i religiosi che hanno condiviso il noviziato con Padre Carlo, lanno intero o solo pochi giorni. Nel decorso, era diventato decano dei novizi. Le qualifiche (Padre e Frate) ovviamente non si riferiscono alla situazione giuridica del momento, ma a quella successiva e definitiva. Il giovane Vigevano trov in noviziato: P. Vittore da Milano (Pollak Leopoldo 18 agosto 1888); Fra Candido da Milano (Tomasini Gaetano 12 ottobre 1859. Sembra che non si debba individuare nel Fra Candido da Milano del quale il Necrologio non d i dati, morto l8 settembre 1912, sacrestano per 40anni nel convento di Casalpusterlengo); Fra Alessandro da Bergamo, che il 5 maggio 1853 dovette ritornare in famiglia per malattia; P. Giustino da Lovero (Giudici Stefano 8 aprile 1909 a Casalpusterlengo); Fra Dionigi da Lecco (Fagioli Quirino 24 ottobre 1868); P. Eugenio da Correggioverde (Sartori Giovanni 23 maggio 1893. Sei novizi, dunque, quelli che risultano dalle ricerche di P. Evaldo; ai quali si aggiunsero Fra Michelangelo da Luzzana (Vitali Giacomo 1 aprile 1871)); Fra Davide da Milano (Limonta Pietro 22 novembre 1861); Fra Egidio da Milano (Savini Giovanni 10 febbraio 1892: il Necrologio per pone la vestizione al 29.8.1854 e la Professione all8.9.1855. necessario una precisazione); P. Cherubino da Bagolino (Melzani Giovanni 13 maggio 1889); P. Vito da Martinengo (Valverti Giovanni 29 marzo 1870); P. Vigilio da Chiari (Binelli Giovanni 3 febbraio 1912); Fra Alberto da Treviglio (Bonetti Giuseppe 3 dicembre 1877); P. Geremia da Tuenno (Leonardi Vincenzo 3 dicembre 1908); Fra Raimondo da Casalpusterlengo (Frignati Gianpiero 20 febbraio 1912).  Dunque, quindici novizi furono compagni di Fra Carlo. Di questi, ben undici morirono prima del Processo. Vivevano ancora P. Giustino da Lovero, P. Vigilio da Chiari, P. Geremia da Tuenno e Fra Raimondo da Casalpusterlengo.  Proc. Mediol., doc. 6, f. 262r: volumus et mandamus ut omnes huius nostrae Sancti Caroli Provinciae Religiosi qui ante judicis huius Curiae Archiepiscopalis vocati sunt ad testimonium dicendum de vita et virtute Servi Dei Provinciae nostrae Alumni Patris Caroli ab Abbiategrasso, die et hora ab ipsamet Curia statutis, se praesentent . Identico ordine in Proc. Laud. e Bergom.  Proc. Mediol., f. 199r-200v e passim. P. Giustino fece la sua deposizione quando era Vicario del convento di Casalpusterlengo. da immaginare che sia stato tra i pi ferventi sostenitori della Causa di beatificazione.  Ibid., f. 239v-240r.  Ibid., f. 246v-248v. La sua dichiarazione Sono stato con lui due mesi nel convento dellAnnunciata (f. 246v) non concorda con la data di vestizione indicata da P. Evaldo (Appunti, p. 130), cio 20 dicembre, a meno che sia stata allungata lattesa dopo lingresso.  Proc. Bergom., f. 37-38.  Proc. Mediol., f. 233v-234v. La deposizione di P. Cristoforo ebbe luogo il 4 dicembre 1899. Pochi giorni prima, il 30 novembre, P. Venanzio Ducoli da Breno, dal convento di Sal scrisse al Provinciale P. Paolino, e tra le altre cose rifer che P. Cristoforo Molteni da Lecco non aveva nulla da depositare su P. Carlo perch nel breve tempo che stato sotto di lui non si distinto per nulla, anzi dice che lo hanno licenziato, perch malsano e mezzo cretino: APCL, P 1105/019 (ex cart. 01, doc. 7b). Nel Proc. Mediol. dichiar: Venne dimesso dallOrdine per il solo motivo di salute, non ritenendolo sufficiente a sostenere le fatiche della regola; e secondariamente anche perch aveva gli occhi come imbalorditi e sembrava mezzo imbecille; questo fu il mio giudizio daccordo col Maestro dei Novizi Padre Ignazio da Rovetta. Questi era morto da pochi anni, il 31 dicembre del 1893. Padre Cristoforo continua: la dimissione fu decisa da Padre Ignazio, perch di spettanza del Padre Maestro dei novizi, non del Capitolo. Quando udii che era stato riammesso in convento ricordo che conversando col Padre Ignazio da Rovetta ed anche con altri abbiamo disapprovato la riaccettazione, supponendo che presto avrebbero dovuto rimandarlo perch non aveva salute sufficiente (Proc. Mediol., f. 233v-234r). Vedremo come in seguito Padre Cristoforo cambi totalmente il suo giudizio, ma conferma: In generale lo si sempre tenuto in buona stima, anche prima chegli nel convento di Casalpusterlengo avesse a suscitare fama di s; sebbene alcuni fino a questo tempo lo ritenessero sempre per una persona meno sviluppata a cagione di malattia e lo chiamassero perci pellagroso (f. 234v).  Proc. Laud., f. 135v-138v.  Proc. Mediol., f. 35r, Art. 7. I Superiori dovevano imporsi al fervorosissimo novizio.  P. Evaldo Giudici, Appunti: tutto il capitolo da p. 105; Milano, APCL, B 156: Registro dei voti, p. 44; Proc. Mediol., f. 35r, Art. 8; P. Aliverti, Vita, p. 59-66; brevi cenni in Memorie storiche, p. 20-22, 1 ediz e seguenti, e in Olmi, in Proc.Laud., f. 369v-370r. Dei sette votanti conosciamo i nomi di P. Ignazio da Rovetta, P. Cristoforo da Lecco, P. Arsenio da Brescia e Fra Pacifico da Gandino. Testimoniarono al Proc. Mediol. P. Cristoforo e al Proc. Bergom. P. Arsenio; P. Ignazio era morto e Fra Pacifico si trovava nel convento dellAnnunciata, e non testimoni.  Aliverti, Vita, p. 65; P. Evaldo, Appunti, p. 133ss. P. Arsenio da Brescia (nato il 28 nov. 1823, vestizione il 3 ott. 1845 e professione il 4 ott. 1846), che conobbe la prima volta p. Carlo nel convento dellAnnunciata, come egli stesso dice nella sua deposizione (Ho conosciuto il Servo di Dio la prima volta nel convento del Noviziato in Valle Camonica, in comune di Borno), cos dice: Ricordo che nel noviziato allAnnunciata, luogo molto freddo, non curavasi di coprirsi, n di ripararsi dai rigori della stagione per puro spirito di penitenza, talch contrasse una malattia per la quale, dietro consiglio dei medici, fu rimandato al secolo. Per questo licenziamento egli proruppe in dirottissimo pianto e preannunci che sarebbe ritornato in religione. Come di fatto vi ritorn (Proc. Bergom., f. 38). P. Paolino da Verdello: Al termine del noviziato venne dimesso per mancanza di salute e credo per la gamba ammalata, mentre aveva compiuto tutto il suo noviziato (Proc. Mediol., f. 83v).  P. Augusto da Crema, in Proc. Mediol., f. 219r. P. Isaia Vice Postulatore: Deperendo ogni giorno in salute, i medici lo dichiararono scrofoloso incurabile, ed il Padre Guardiano, dietro avviso dei Superiori, nel licenziarlo dal noviziato, non pot non commuoversi nel veder le lagrime e i sospiri dellinconsolabile giovane che alzando gli occhi al cielo esclamava fiat voluntas tua! ma morr Cappuccino (ibid., Art. 8, f. 35e).  Ibid., f. 240r. Fra Pacifico da Gandino (si veda in Appendice).  Milano, APCL, B 156, p. 44: Partito il 26 gennaio per poca salute. dunque errata laffermazione nel Proc. Mediol., f. 239v-240r di P. Vigilio da Chiari, sopra ricordata: Nello stesso giorno (in cui fu rampognato severamente dal Padre Maestro) venne espulso dal refettorio e nello stesso giorno spogliato dellabito e dimesso dal convento.  Soddisfatta la vettura di fr. Carlo da Abbiategrasso. Mil 9:9 : fattura liquidata il 1 febbraio 1854 (APCL, sez. 7, cass. 9, cart. 3, doc. 77, f. 22, citato da P. Evaldo, Appunti, p. 136).  P. Arsenio da Brescia, in Proc. Bergom., f. 40.  Memorie Storiche, 1 ediz., p. 23-24. Ripreso da P. Aliverti, Vita, p. 67-68 e da P. Giudici, Appunti, p. 142-143.  Proc. Mediol., f. 151rv. P. Isaia, ivi, Art. 9, f. 35rv. Ho gi ricordato quanto afferma Fra Raimondo da Casalpusterlengo: Dallo stesso genitore ho sentito che rimandato a casa per malattia, non faceva che piangere protestando che voleva morire in convento, tanto che per timore di perderlo, si risolvette a ricondurlo al Padre Provinciale; il quale lo accett in vista dellinsistenza fatta, per quanto so io (ibid., f. 249v-250v). Fra Apollinare da Arcore intese dal Prevosto Palazzi di Abbiategrasso che dopo essere stato licenziato dai Cappuccini, pi volte insisteva per ottenere da lui di essere di nuovo ammesso (ivi, f. 61v). p. Atanasio da Busto Arsizio rifer in Proc. Laud. il racconto del fatto che aveva udito dalla voce dello stesso Don Palazzi (f. 137v).  Olmi, in Proc. Laud., f. 370v; p. Isaia: Il Provinciale tocco dalle lacrime di Fr. Carlo lo accett come Terziario onde provare nel convento di Milano la sua salute, e diede ottimi risultati (Proc. Mediol., Art 10, f. 35v).  P. Augusto da Crema, ivi, f. 219r. Olmi ha una variante: Il primo impiego che si diede al nostro terziario fu quello di aiutare il cuciniere. In questo impiego si dimostr sottomesso, ubbidientissimo, e ricco di spirito religioso, quasi fosse un vecchio professo. Una volta il cuciniere lo riprese un po aspramente per un fallo di cui non era colpevole, e fra Carlo senza punto scomporsi singinocchi davanti a lui, e gli chiese perdono, come se fosse stato meritevole di quella lavatina di testa. Dalla cucina pass in sacrestia. Nellufficio di sacrista il suo zelo aument di vita, e con i suoi esempi edific quanti lo conobbero (Proc. Laud., f. 370v-371r). Ancora Fra Barnaba da Milano, che ricordava dettagliatamente vari episodi. Ho condotto con lui la vita per tre mesi. Era un giovane che faceva molte stramberie, e la ragione era che lui si trovava sempre assorto in orazione. Di notte si portava in chiesa o in una cappella a pregare. Il Guardiano P. Emanuele da Mandello gli affid lincarico di sorvegliarlo e di riportarlo in cella. Si flagellava con una disciplina di catenelle terminanti con palline di ferro con punte. Una volta lamb con la lingua le gocce di acqua benedette cadute al suolo; altra volta, mandato a raccogliere fiori da Fra Barnaba (sacrista, allora), raccolse papaveri e sementi e se ne stesse in orazione inginocchiato davanti ad una croce; aiutando in cucina, lasci aperti i rubinetti, allagando la cucina, mentre Fra Carlo stava in coro appoggiato ad un ceppo (ivi, f. 151v-153r). Fra Barnaba li chiamava stramberie, ma coglieva perfettamente lelevatezza mistica di quellultimo arrivato, deputato a dargli un aiuto.  Proc. Mediol., f. 153r. P. Evaldo Giudici dedica al ritorno in convento e ai pochi mesi da terziario, e in particolare ai rapporti con Fra Barnaba, una trentina di pagine, (Appunti, pp. 145-167), cio fino a quando questi fu trasferito allAnnunciata per lanno di noviziato. Sincontreranno ancora.  Milano, ACPL, B vestizioni, p. 12. P. Paolino da Verdello: Il Padre Provinciale di allora P. Francesco da Bergamo alle reiterate istanze del medesimo Padre Carlo lo riammise alla religione circa un anno dopo conscio delle sue qualit e virt non ordinarie (Proc. Mediol., f. 83v).  Ivi.  Cf. Milano, APCL, B 156: Registro dei voti. Cf. P. Giudici, Appunti,, p. 176-178.  Decretum pro admissione ad professionem, Roma 27 febbraio 1855, a firma del Procuratore e Commissario Generale P. Lorenzo da Brisighella (Milano, ACPL cartella personale P. Carlo dAbbiategrasso, Sez. 20, cass. 07, cart. 32). Dai Registri delle Professioni Religiose in Proc. Mediol., doc. 3, f. 258v-259. Erronea quindi la data in Olmi (31 maggio: Proc. Laud., f. 370v-371r); Memorie storiche (3 ediz., p. 27: 30 maggio); Bonari (Brevi cenni, p. 600; 31 maggio); P. Aliverti (Vita, p. 69: 29 marzo 1854; in contrasto con quanto scrive esattamente nella nota sottostante e nella pagina seguente); esatto P. Evaldo (Appunti, p. 181-182, 184), il quale riporta la petizione scritta da fr. Carlo il giorno precedente 29 marzo (p. 181-182, da APCL, Registro delle Professioni, f. 112, 185, dove per appare la data 29 marzo: B 125, p. 112 secondo lelenco provvisorio compilato dallarchivista P. Fedele Marelli, pagine non numerate). P. Evaldo riporta anche la commossa relazione del rito (ore 8 del 30 marzo) apparsa sul giornale Lamico del popolo di Milano il 5 aprile. P. Aliverti, Vita, p. 255-257; P. Isaia, in Art. 12: Migliorato in salute gli si ottenne da Roma la licenza di professar come chierico, ed avuta la favorevole votazione dei religiosi, dopo un ammirabile apparecchio emise i solenni voti nel 30 marzo 1855 alla presenza del suo genitore, dei frati e di molti devoti, i quali rimasero edificati della sua piet e compostezza (Proc. Mediol., f. 36).  La lettera, che porta la data 11 febbraio 1898, dal convento dei Cappuccini di Crema, nella Raccolta fedele ,ms.p. 4-5 e in Vita, p. 71. P. Isidoro dice nella lettera, scritta sotto vincolo di giuramento, che un voto salv il novizio fra Carlo, quello di Padre Isidoro, cio il suo, par di capire.  Proc. Mediol., f. 101r.  Vita, p. 71. Commento di P. Evado Giudici, Appunti, p. 178-180.  Appunti, p. 176-180. In questo brevissimo periodo della vita di Padre Carlo emergono solo quattro nomi di Religiosi: il P. Provinciale Francesco da Bergamo, Fra Barnaba da Milano, Fra Simpliciano da Rescalda, P. Isidoro da Desio. Di questi, testimoniarono nel Proc. Mediol. Fra Barnaba e Fra Simpliciano; P. Francesco era gi morto; P. Isidoro non testimoni. Poche settimane dopo la Professione, quando ormai Fra Carlo era acquisito definitivamente nella Provincia lombarda dellOrdine Cappuccino, Padre Francesco da Bergamo, nel Capitolo del 27 aprile, present la rinuncia al governo della Provincia. Nei tre ani fu strumento della Provvidenza Divina nel momento pi cruciale della singolare via alla santit e alla missione alla quale Fra Carlo era chiamato.  P. Aliverti, Vita, p. 73-74. Docente, lettore, P. Arsenio da Brescia, un nome illustre per cultura nella Provincia. P. Arsenio per, deponendo nel Processo; dichiar di essere stato suo lettore in teologia, a Milano, come vedremo.  P. Arsenio, come gi si detto, aveva conosciuto Fra Carlo allAnnunciata, era dunque di famiglia in quel convento: Ho conosciuto il Servo di Dio la prima volta nel convento del noviziato di Borno. Aggiunge: Mi sono trovato insieme anche nel convento di Milano dove gli fui maestro di teologia per due o tre anni (Proc. Bergom., f. 37-38).  Ibid., f. 39-40.  P. Augusto da Crema (Proc. Mediol., f. 219v-220v), parla per di sei mesi a Bergamo, lo chiama novizio, Nella conversazione coi suoi condiscepoli, nei momenti di ricreazione faceva ad arte cadere il discorso sopra la passione di nostro Signore, raccomandandone la devozione ai compagni novizi: si pu pensare, dunque, che Fra Carlo abbia trascorso a Bergamo anche i mesi estivi, cio fino a prima dellinizio del corso teologico. Un giorno venne in cella a domandare il permesso di poter scrivere a tutti i nostri chierici della Provincia di Lombardia, una lettera circolare, per esortarli a corrispondere alla grazia della vocazione, e le sue parole erano accompagnate da un profluvio di lacrime. Pur non avendo altri rapporti fuori della scuola con i novizi, dimostra di essere molto ben informato sul comportamento di Fra Carlo.  P. Giustino da Lovero, ibid., f. 201r-202r, 205v.  P. Virgilio da Chiari, ibid., f. 240r-241v.  P. Isaia, in Proc. Mediol., art. 13, f. 35v. P. Aliverti riporta dati ed episodi testimoniati nel Processo (Vita, p. 73-80). P. E. Giudici parla di Fra Carlo studente di filosofia (Appunti, pp. 191-210), studiando, sulla scorta delle testimonianze, i sentimenti profondi e lopera di Dio nelle azioni di quello studente che anche come studente era una frana, ma da tutti era ammirato per la santit della vita. Non sempre testimoni e biografi concordano nello stabilire il momento di alcuni fatti particolarmente significativi, pur ricordati da tutti, come la predica sulla passione di NSGC, fatta durante il pasto frugale, o meglio non fatta per il profluvio di lacrime. Nei biografi le deduzioni sono legittime; non sempre per risultano le fonti, se non in modo generico. Ad esempio: Forse nessun ambizioso fu mai cos smanioso di apparire, come egli di nascondere (ai confratelli) le sue esimie doti danimo, mente e cuore. Faceva sforzi di sante industrie per comparire un povero idiota. Invece era fornito di bella intelligenza, di fine e pronta intuizione, di giudizio santo, diritto, sicuro, e di buona memoria. Egli vedeva di colpo il nesso di unidea con laltra; e se non fosse stato per il suo basso sentire di se stesso, con facilit poteva confondere tanti spiriti superficiali. Cos risulta da documenti, dove tra laltro si legge: Fino dai primi giorni di scuola di teologia dette luminosi esempi non solo di diligenza e perfetta osservanza dei propri doveri, ma anche di comprendimento nel coltivare le discipline ecclesiastiche. Ed unanimi erano i consensi di coloro che gli furono compagni di religione, dei tanti secolari che lo conobbero, e che ebbi la fortuna di avvicinare. Le affermazioni di P. Aliverti (Vita, p. 74-74) sono riprese da P. Giudici (Appunti, p. 218), il quale per opportunamente mette piuttosto in rilievo la modestia della cultura di Fra Carlo. Bisogna dire che i pochi suoi scritti che conosciamo testimoniano una scienza ascetica e mistica ammirevole, frutto della unione con Dio pi che dello studio, ma non un elevato pensiero teologico. Una parola definitiva a proposito viene da due quadernetti che larchivista provinciale ha scoperto nellAPCL (P 1105/05), dal titolo Breve trattato razionale del mistero della SS Trinit con una soprascritta in matita: P. Carlo. stata chiarito con certezza dalla dr. Patrizia Astori, consulente di Tribunali, che la scrittura del manoscritto non di Padre Carlo. Si tratta forse di una dispensa in uso nel corso teologico. Probabilmente la pagina (Una paginetta quasi persa, staccata da ogni contesto: P. Giudici, Appunti, p. 236) un foglio del Trattato. Ritengo che Padre Carlo non fosse in grado di produrre uno studio di tale livello sulla Santissima Trinit mancando di conoscenza approfondita della Sacra Scrittura e della lingua latina, con soli tre anni di scuola elementare e tre mesi di filosofia alle spalle, e allet di quasi trentanni. Bisognerebbe rintracciare quale testo o dispensa era in uso nello studentato. Anche P. Giudici rileva che le parole per lo pi non sono sue (ivi).  Vita, p. 81 nota 1. Riporta lelenco dei sette ordinati al sacerdozio: P. Giulio Stecchetti da Bergamo, P. Candido da Milano, P. Carlo dAbbiategrasso, P. Cherubino da Bagolino, P. Vito da Martinengo, P. Geremia da Tuenno, P. Antonio da Milano (ivi). Erano quindi i suoi compagni di corso. Di questi nessuno testimoni al Processo: cinque erano morti, P. Geremia era in Rezia, Testimonium dellordinazione sacerdotale in Proc. Mediol., doc. 4, f. 259r. P. Giudici, Appunti, p. 210-237 scruta lanimo del novello sacerdote, riferendo e interpretando episodi e comportamenti ricordati dai testimoni del Processo e citando come maggior fonte lAliverti.  P.E. Giudici, Appunti, p. 213.  P. Arsenio, Proc.Bergom., f. 42; P. Giustino, in Proc. Mediol., f. 201v; P. Paolino, ibid., f. 84r, 87v-88r. Tutti i Religiosi testimoni sono concordi. P. Isaia nellArt. 28 (ibid., f. 38v): Quando accostandosi frequentemente alla Santa Eucaristia lo si ammirava da tutti infiammato, commosso e cogli occhi pieni di lacrime; e da Religioso, quando celebrando la Santa Messa cogli occhi bassi e raccolti osservando anche le pi piccole cerimonie, sembrava di vederlo come estatico e trasfigurato massime nei solenni momenti della consacrazione e comunione.  Fra Simpliciano da Rescalda, condiscepolo: domanda Padre Carlo accettava lelemosina della Messa?; risposta: No, non accettava; domanda: Non era tenuto per obbedienza ad accettare lelemosina?, risposta: Non voleva accettare perch stava alle Costituzioni, ed applicarla per benefattori (Proc. Mediol., f. 103r). P. Giustino da Lovero, condiscepolo, d la spiegazione: Si potrebbe far addebito del non aver voluto egli, nonostante il comando dei Superiori, applicare le Messe secondo le loro intenzioni quando seppe che venivano ricevute elemosine in denaro. Ma egli si teneva obbligato in coscienza a rifiutarsi, sia per le istruzioni del Direttore (spirituale) P. Arsenio da Brescia, sia per lesatta osservanza delle regole e costituzioni nostre (f. 202v) In allora non vi era la dispensa pontificia, e si poteva osservare benissimo questo precetto, stante le circostanze del governo del tempo (f. 207rv). P. Vigilio da Chiari, condiscepolo, ricorda che disubbidiva ad altri ordini, dati a suo vantaggio, perch non conformi alle Costituzioni. Per lirremovibilit nel proposito di stare scrupolosamente alle Costituzioni, qualcuno lo giudicava un po fanatico e pellagroso (f. 241v). Era esemplarissimo per obbedienza - ricorda P. Cristoforo da Lecco - ma per notizia avuta da altri, ma certa, so che egli si rifiutava ostinatamente a ricevere denaro in elemosina di Messe, nonostante che il Padre Provinciale Francesco da Bergamo osservasse che poteva coscienziosamente, per permesso della Santa Sede. Il Padre Provinciale desistette in seguito dal fare premura, e nellOrdine vi era, e forse vi sono ancora Padri vecchi che approvavano il fatto che Padre Carlo per stare fedeli alla Costituzione (f. 234v-235r). Eppure era umilissimo ed ossequiosissimo verso i Superiori assicura P. Paolino (f. 92v); dipendeva in ogni cosa anche minima dal consiglio dei suoi Direttori (f. 92r). Anche P. Augusto da Crema (f. 220v-221r).  Proc. Mediol., f. 240v-241r.  Proc. Bergom., f. 41.  Proc. Mediol., f. 102rv.  Fra Simpliciano, f. 102v; P. Paolino, ff. 93v-95v. P. Paolino in particolare, e gli altri condiscepoli dimostravano nel Processo di conservare un ricordo vivissimo, in minuti particolari, delle manifestazioni di una santit vera in quellumilissimo fraticello che la Provvidenza aveva messo al loro fianco. Le loro testimonianze sono particolarmente convincenti. Un fatto in particolare rimase impresso nella memoria di tutti: la predica (una esercitazione, che si teneva durante il pranzo in refettorio) sulla Passione di NSGC, cui ho gi accennato. Una vivace descrizione nella deposizione di P. Paolino (f. 87v-88r). P. Arsenio da Brescia dichiar: Molti dei Padri, tra i quali ero anchio, piansero per la commozione (Proc. Bergom., f. 40-41). Anche Fra Simpliciano: Si mise invece a piangere, in tal modo da far piangere gli altri religiosi (Proc. Mediol., f. 102r). Fra Apollinare sent dire che Il Superiore dovette dirgli: Venite gi, Padre Carlo, che avete predicato abbastanza (f. 67v). Fra Barnaba da Milano, al suo fianco gli suggeriva le parole, ma invano: conservava ancora un preciso ricordo dellepisodio. Padre Carlo continu a piangere anche durante la Visita al SSmo in Coro in uso dopo il pranzo (f. 87rv).  Uno dei tre studenti sacerdoti era P. Giustino da Lovero, compagno di Padre Carlo fin dal noviziato (Proc. Mediol., f. 199r). Sarebbe stato tra i confratelli pi convinti ed impegnati nella Causa di beatificazione. Non risultano le ragioni precise dello spostamento di Padre Carlo. Il primo biografo, P. Aliverti, scrive: Allo scopo di alleggerire il peso degli studi" (vita, p. 83). P. Evaldo Giudici: non solo, ma si volle porlo "vicino ai novizi, come elemento di continuo buon esempio" (Appunti, p. 252). Al convento di Crema fu assegnato anche il Fratello Barnaba da Milano, che l'aveva conosciuto nel noviziato di Milano. Ambedue furono testimoni nel Proc. Mediol.  Proc. Mediol., f. 153rv. P. Aliverti, Vita, p. 84, riporta la testimonianza di un fatto rilasciata da un testimone, Angelo Nichetti, con i particolari: riguarda la guarigione di una giovane che aveva ricevuto gli ultimi Sacramenti, della quale il medico attendeva la morte. Padre Carlo la bened, il giorno dopo era guarita. Anche P. Giudici, Appunti, p. 257-261.  Abbandon l'Ordine, mor poco dopo improvvisamente, lasciando una notevole somma di denaro. Fra Barnaba: Mi ricordo che ivi presente disse un giorno al Padre Giacinto da Abbiategrasso: 'Lei non morr in Religione. Si arricchir e finir male'. Ci che infatti avvenne, perch detto Religioso usc dal convento il medesimo anno, e poi mor a Milano lasciando dei beni nonostante il voto di povert, per beneficienze dotali" (Proc. Mediol., f. 153r. Rifer il fatto anche P. Giustino da Lovero: ivi, f. 202v). P. Aliverti (Vita, p. 85-86); P. Atanasio da B.A. in Proc.Laud., f. 141r.  Proc. Laud., f. 36v, Art 15.  Proc. Mediol., f. 116r.  Ibid., f. 66v.  P. Aliverti, Vita, p. 86-89; P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 264-269.  Proc. Laud., f. 39v, Art 86. la prima versione, quella del primo biografo, Gasparo Olmi (ibid.,"Documenti", f. 374r): "Il Guardiano di Casalpusterlengo and a prendere il P. Carlo a Crema, ove era di famiglia, con un carretto a motivo della sua malferma salute. Nel viaggio successe un gran temporale. Il Padre Carlo domand al suo nuovo Superiore il permesso di benedire il tempo, e benedettolo appena, subito il temporale cess". Anche Fra Apollinare da Arcore (Proc. Mediol., f. 68v-69r). Anche Fra Simpliciano da Rescalda aveva sentito raccontare (ivi, f. 117r) e altri. Anche in Memorie storiche, 1 ediz., p. 50-51.  P. Aliverti, Vita, p. 89.  P. Aliverti, Vita, p. 88.  Proc. Mediol., f. 66v.  Ivi, f. 36v; Don Sante Peviani, f. 94r.  Proc. Laud., f. 93v.  Raccolta fedele, f. 7 e 11, in APCL, P1105/023. P. Atanasio da Busto Arsizio: "Molti dicevano che era un gran santo, ed altri dicevano che era un pellagroso" (Proc. Laud., f. 135r). Ai suoi tempi (era Guardiano a Casale durante il primo processo e aveva conosciuto Padre Carlo dagli anni del noviziato) poteva affermare: "Ritengo che fosse di grande santit e di virt straordinarie, e lo arguisco dalla fama che di lui corre in religione e fuori" (ivi, f. 135v).  Proc. Laud., f. 122v. P. Aliverti, Vita, p. 145-148. Conclude con una considerazione: "Questi non sapevano di essere, nelle mani di Dio, i preziosi strumenti che dovevano dare gli ultimi tocchi al suo capolavoro, al suo Santo". P. Evaldo Giudici, Appunti, pp. 276-288 aggiunge: "Sappiamo bene, per, che non mancavano i confratelli che simpatizzavano con Padre Carlo, e specialmente uno, Padre Samuele da Vigan, anima veramente santa e piena di spirito" (f. 288r).  Proc. Mediol., f. 154v- 155r.  Ibid., f. 234v. "In generale lo si sempre ritenuto in buona stima, anche prima ch'egli nel convento di Casalpusterlengo avesse a suscitare fama di s; sebbene alcuni fino a questo tempo lo ritenessero sempre per una persona meno sviluppata a cagione di malattia e lo chiamassero perci pellagroso".  Ibid., f. 206r.  P. Augusto da Crema, in Proc. Mediol., ff. 219rv, 221v. Fra Raimondo da Casalpusterlengo, ivi, f. 248r. P. Paolino da Verdello, f. 85v. P. Cristoforo da Lecco, f. 233v- 234v.  Proc. Mediol., doc. XXV, f. 415r-416r. Riporta un articolo di P. Giustino in Annali Francescani, anno XXIX, p. 516-518. Corregge laffermazione di Memorie storiche edite nello stesso anno in 3a edizione, p. 52-53. Fratelli, cio confratelli in Religione. Con questa decisa affermazione va accordata la deposizione dello stesso P. Giustino nel Proc. Mediol.: Quando and a Casalpusterlengo sebbene non lavessero mai veduto prima di allora, era voce universale E arrivato tra noi un santo. Di l limmediato concorso che si ebbe al Santuario per farsi benedire da lui, e siccome (f. 205v). Sembra che la deposizione debba essere intesa nel senso che P. Carlo, giunto a Casale non conosciuto, fu quasi subito riconosciuto come tale dai fedeli che frequentavano il Santuario per il modo con cui lo vedevano svolgere il suo ministero. P. Giustino continua: Siccome le sue benedizioni producevano effetti straordinari, il concorso si faceva sempre maggiore. Dapprima benediceva i singoli, poi tutti insieme, e venivano dal Lodigiano, dal Cremonese, Pavese e Piacentino, tanto da mettere in sospetto la Polizia Austriaca (ivi).  Proc Laud., doc. X, f. 374r.  Ibid., f. 94r.  Ibid., f. 151r.  Ibid.  Ibid., f. 96v. Bench lo trascurassero in principio e solo sullultimo anche i frati lo presero a stimare e venerare (f. 93v).  Ibid., f. 346r. Borsotti Francesco: Conduceva una vita di patimenti e preghiera giorno e notte (f. 228r).  Ibid., f. 204r.  Ibid., f. 156v-157r. Che sia giunto a Casale asciutto sotto la pioggia (lui, Padre Carlo, carretto e giumento) detto soltanto nella relazione di Don Francesco Codazzi che mise per iscritto ci che raccontava il padre. Non detto nelle testimonianze giudiziali. Il Guardiano, se pur cera su quel carretto, probabilmente non aveva dato particolare importanza alleffetto della benedizione.  Ibid., f. 109r-110v. Delizioso il racconto di Santino, ormai Don Sante, anzi Monsignore, parroco di Livraga: padre e madre non credevano alle sue parole, pensavano che avesse perduto lombrello dato dai Frati. Nello stesso giorno il pap and dai Cappuccini per chiarire il fatto.  Ibid., f. 104r.  Riporto lart. 105 di P. Isaia da Milano, Proc. Laud., f. 43v. Bench nellart. 14 affermi: Appena arrivato al convento del Santuario di S. Salvatore dei Cappuccini, venne conosciuta da tutti la sua santit, e rimandi la diffusione della fama a dopo la guarigione della Pavesi: Dallora, dopo i piccoli drappelli vi accorse una folla di gente tale che ingombrando e chiesa e piazzetta, ai Frati si rendeva impossibile la osservanza regolare, non potevano pi passare n carretti n carrozze ed ivi si trasformarono come un mercato per modo che si dovette chiamare le guardie per mantenere lordine, non si violasse la clausura e regolassero lentrata alla chiesa, tanto si era gi divulgata la fama della sua santit (Art. III, f. 45rv). Lepisodio riportato dai primi biografi: P. Cal, p.. 39, anno 1877; Don G. Olmi, in Proc. Laud., doc X, f. 374v) anno 1880; Memorie storiche Ia ediz. 1880, p. 47-48 e seguenti edizioni; P. Bonari, Brevi cenni, p. 602, anno 1899: per attribuisce il ritorno della malattia e la morte alla ricaduta nella vita di prima (poco onesta). Anche la generalit dei testimoni nel Proc. Laud. che avevano conoscenza diretta: Don Saverio Guasconi, f. 114r; Don Bassano Sordi, f. 124r e 128r; Don Alessandro Fratti, f. 151v. Buonalancia Marianna: Fin dal giorno in cui Padre Carlo venne a Casale sentii parlare dello stesso Padre e tutti dimostravano grande stima di uno santo (f. 154v, 156, 157). La Buonalancia conosceva la Francesca Pavesi perch di frequente era mandata dalla madre a portarle qualche elemosina. Padre Carlo le disse: Se sarai una buona giovane e sarai fedele a Maria guarirai e continuerai ad essere sana; ma se ti abbandonerai alle vanit e cose del mondo, ricadrai nel tuo stato attuale. Il che purtroppo avvenne Egli gi prevedeva quanto sarebbe poi avvenuto alla Pavesi (I57v-I58r). Ed ancora: Monico Cristina, f. 165rv (Se tornerai alla vita di prima); Spelta Bassiano, f. 186r (per confonde il Frate con P. Samuele); Chiappa Petronilla, f. 190r e 192v; Mangini Giambattista, f. 199; Mainini Gaetano, f. 204v e f. 205v: Prima della guarigione della Pavesi si diceva a Casale che Padre Carlo era un santo, e che nel venire a Casale aveva con la benedizione dissipato un temporale. Dopo la guarigione della Pavesi la folla and di mano in mano crescendo. Mosconi Maria ha particolari un po discordanti (f. 232r); Borsotti Antonio, f. 243r e 244r; Gagliani Maria, f. 254v; Borsotti Angelo, f. 258r e 260r; Gastaldi Luigia, f. 292v: Divulgatasi la voce della guarigione ottenuta dalla Pavesi dopo la benedizione di Padre Carlo, mentre prima solamente alcuni si portavano a farsi benedire, la folla venuta anche da lontano. Per quanto riguarda i testimoni nel Proc. Mediol., solo i Padri Simpliciano da Riscalda, f. 122r, Giustino da Lovero, f. 202v, Augusto da Crema, f. 222r e Fra Raimondo da Casalpusterlengo, f. 247v (che avevano vissuto per qualche tempo con Padre Carlo) hanno conoscenze approssimative del fatto; nessun laico vi fa riferimento. Padre Augusto Tutti nel paese (Casalpusterlengo) poterono verificare coi loro occhi (ivi). P. Arsenio da Brescia (Proc. Bergom., f. 43r) testific che lepisodio era narrato da parenti, religiosi e laici di Casalpusterlengo. Don Sante Peviani: vedi la testimonianza raccolta da P. Aliverti in Raccolta fedele, p. 15 (ms in APCL, P 1105/131-139). assunta anche da P. Aliverti, Vita, p. 154-156: Se farai bene, vivrai a lungo: ma se ritornerai alla vita di prima, entro tre anni tu morirai del male presente!. Ed anche da P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 295-297. Nelle dichiarazioni dei testi citati si rilevano due divergenze: Padre Anselmo o il Guardiano? Ricaduta nella malattia e morte per evoluzione naturale, o per castigo per ritorno a una vita moralmente negativa? da notare che questa seconda interpretazione non presente nelle biografie al primo Processo, ma costante nei testimoni del Processo e in quella di Padre Bonari, contemporanea.  Riprendiamo dai primi agiografi: P. Cal, p. 39: Tre mesi dopo larrivo a Casale; da P. Cal o dai suoi informatori riportano G. Olmi, in Proc. Laud., doc. X, f. 374r: I primi due o tre mesi fu una perla nascosta, f. 374v: In un giorno di ottobre dellanno 1858 e Memorie storiche Ia ediz., p. 46: Per volgere di due o tre mesi, nulla vi di nuovo nella sua vita. Tra i testimoni nei Processi una sola deposizione fa riferimento ad una data approssimativa, non della guarigione, ma della successiva esplosione dellattenzione generale, quella di Don Saverio Guasconi: Il concorso straordinario, la folla incominci in ottobre 1858 (f. 115r). P. Aliverti, riferendosi ai Processi Informativi, riporta: mese di ottobre, ma ritiene che si debba anticipare la data di due mesi, ad agosto (Vita, p. 155), prima della guarigione operata il 14 di quel mese a Somaglia (p. 170). P. Evaldo Giudici assume questa data: Un giorno che possiamo senzaltro fissare ai primi di agosto (Appunti, p. 295, citando in nota P. Aliverti p. 155; p.. 297 nota 30). Ritengo che la differenza dei due mesi sia risolvibile se si riuscisse ad avere notizia precisa della fine dellanno scolastico 1857-1858 di P. Carlo e confratelli. Furono inviati a Crema, penso, alla fine del terzo anno di teologia. Si riuscirebbe a precisare i due mesi trascorsi a Crema, il passaggio a Casale, i due o tre mesi prima della guarigione miracolosa della Pavesi.  Proc. Laud., f. 108-108v-109. Padre Carlo invit i genitori a confessarsi perch lo stato di peccato era di ostacolo alla grazia di Dio. Poi Padre Carlo bened il giovane che dava segni di pazzia e questi divenne del tutto calmo. Don Peviani, allora ancora chierichetto, presente al fatto, dichiar che il giovane volle confessarsi e comunicarsi da P. Carlo (ivi, f. 109r). Credo si debba intendere che lo ascolt in confessionale (se era stato pazzo non gli era imputabile alcun peccato): non aveva infatti la facolt di confessare.  Raccolta fedele di P. Aliverti, in APCL, P 1105/131-139, ms. p. 20-21: Merli Angela abitante a Casale, che vivente P. Carlo aveva pochi anni, afferma una guarigione ottenuta da sua zia Merli Maria, soprannominata Rodera, che abitava a Somaglia, e il fatto fu che portatosi P. Carlo alla Somaglia a benedire la Merli Maria ammalata da parecchio tempo, il d 14 agosto, vigilia della Madonna Assunta domand il P. Carlo alla decombente se desiderava lindomani andare alla chiesa a fare le sue devozioni. Al che lammalata rispose: Oh s, e quanto se fosse possibile. Allora P. Carlo le disse: State di buon animo, confidate nella Madonna e dimani andrete alla chiesa. Lindomani difatti linferma si portava con tutto il popolo alla Parrocchiale, guarita; s che tutta Somaglia fu in quel giorno ripiena di stupore. II sottoscritto dichiara per la verit che la suddetta Merli Maria detta Rodera fu per qualche anno inferma obbligata a letto. Dopo ottenuta la grazia come sopra, non solo lasci il letto; ma io stesso la vidi lavorare nei campi per tutto il giorno, perfettamente guarita: e ci sino alla morte. Segue la firma di Don Bassano Sordi. La testimonianza non porta data, ma siccome altre rese da Don Sordi, registrate a continuazione, portano la data 13.1.1899 Casalpusterlengo (rese presumibilmente per iscritto nel convento dei Cappuccini), si pu assegnare la stessa data. Lo stesso Don Sordi nella sessione processuale del 6 aprile 1900 testimoni che riferiva quanto aveva udito, essendo stato coadiutore di Somaglia dal 1863. Maria Merli le aveva narrato che lei stessa aveva mandato a pregare Padre Carlo onde si portasse a benedirla Padre Carlo alla persona mandata dalla Merli ad invitarlo rispose: La benedir; abbia fiducia nella Madonna, come diceva sempre. E aggiunge - non ripetendo quel che era avvenuto il 14 e il 15 agosto Il fatto si , come mi attest la Merli, che guar subito, e dopo, per molti anni che sopravvisse, pot attendere a tutti lavori(Proc. Laud., f. 130v-131). Lo stesso episodio ricordato con qualche variante non da poco conto dalla nipote Merli Angela in Mazzaroli: quando Padre Carlo le fece visita disse a mia zia che incominciasse una novena ad onore della Madonna che otterrebbe la guarigione, e prima di partire la benedisse. Mia zia piena di fede, mi fece provvedere due stampelle, sostenuta dalle quali aveva fede poter alla fine della novena portarsi alla chiesa per confessarsi e comunicarsi. E di fatto, la vigilia dellAssunzione di Maria SS. pot, sostenuta dalle stampelle, portarsi in chiesa per fare le sue devozioni, e dopo quindici giorni gett via le stampelle e guarita completamente e senza laiuto delle stampelle, pot a piedi venire a Casale e attendere ai lavori domestici e della campagna (Ivi, f. 246v-247r). Nonostante qualche sfasatura nelle due relazioni, sembra che non si possano mettere in dubbio lidentit della persona miracolata e il fatto. E comunque, per quel che interessa in questo capitolo, la data affermata da Don Sordi: 14 e 15 agosto. P. Aliverti ha altre varianti e aggiunte riportate da una fonte non citata (virgolette allinizio, mancano per alla fine), ma dovrebbe essere tra le dichiarazioni da lui trascritte: Il 14 agosto 1858, Vigilia dellAssunta, titolare di detta parrocchia, Padre Carlo dal suo padre Guardiano mandato col a confessare e a celebrare Messa il d dopo, solennit di Maria Assunta (Raccolta fedele,, p. 169-170, citando Don Sordi). Nella stessa linea Padre Evaldo (Appunti, p. 298-301). Secondo P. Isaia, in Proc. Laud. dei miracoli in vita n. 3, f. 53r: P. Carlo si port a Somaglia il 14 agosto per benedire linferma.  Il Borsotti vide Padre Carlo in coro, inginocchiato, in mezzo ai laici, senza rivolgere lo sguardo ad alcuno. Allintonazione del Gloria apr le braccia e le sollev in alto cogli occhi rivolti al cielo, dai quali sgorgavano copiose lacrime, rimase in quellatteggiamento come di estatico fino alla fine della Santa Messa (Proc. Laud., f. 257r). Nella testimonianza scritta raccolta dallAliverti il Borsotti d altri particolari: Padre Carlo era inginocchiato al lato del leggio, senza alcun punto di appoggio; nella funzione, durata due ore, mai batt le palpebre n fece un movimento, bench quasi pressato dalla gente. Il Borsotti come parecchi suoi amici, che lo stettero osservando, anzi fissando dal principio alla fine, stupirono tanto che non ebbero pi in mente di badare alla musica, n a checchessia altro pertinente alla funzione: ed essi restarono persuasi che con una virt, comune forza od un coraggio puramente umano non si poteva arrivare a tanto (APCL Raccolta fedele, f. 28-29). P. Aliverti, Vita, p. 117; P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 311-315 con riflessioni).  Raccolta fedele, f. 14-15. Sul far della sera giunse un giovanetto che si reggeva sulle grucce, accompagnato da sua madre. Padre Carlo si fece dare le grucce senza le quali non poteva muoversi n camminare, le mise in un ripostiglio sottostante allaltare, gli diede in mano una candela accesa e stando al suo lato lo condusse a fare il giro della chiesa leggendo sul rituale le preghiere di benedizione; seguivano la madre piangente e Santino Peviani il chierichetto con laspersorio. Il giovanetto camminava. Padre Carlo raccomand che non parlassero dellavvenuto e che ringraziassero la Madonna e S. Giuseppe. Cf. P. Aliverti, Vita, p. I71; P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 317-320 con considerazioni.  Ibid., p. 323. Riporta la relazione di Salamina Antonio (Raccolta fedele, f. 58): il fratello Serafino, allora di sette od otto anni, cadendo da una loggia, riport una ferita in fronte di un paio di cm. di profondit e larghezza. Per tre mesi di seguito fu curato con cerotti e cataplasmi, ma inutilmente. Portato al P. Carlo, chinatosi su di lui lo baci sulla fronte sulla piaga. Due o tre giorni dopo, essa si era perfettamente arginata e asciugata. Nella relazione non detto per quando sia avvenuto il fatto. Cf. P. Isaia, in Proc. Laud., Dei miracoli in vita n. 18, f. 56v- 57r.  Evaldo, Appunti, p. 323-325. Raccolta fedele, f. 56-58, riporta la relazione 4a. Alla ragazza si infett lindice della mano destra per un panereccio dindole assai maligna. Si allarg alla mano e al braccio, gonfiandoli enormemente, degener in una fistola, provocando dolori sempre pi gravi. La madre port la figliola a Padre Carlo, il quale intinse dellolio della lampada che ardeva allaltare della Madonna, segn il braccio, bened la ragazza: cess il dolore, usc sangue, il braccio divenne normale. La ragazza guarita, dichiar il medico, stupefatto: Ma questo un miracolo!. La relazione ha una annotazione: Testimoni: la suddetta miracolata Don Sante Peviani. Per non dice quando avvenne il fatto. Don Peviani nel Proc. Laud. f. 101r, 107rv pone tra settembre e ottobre, nelle ferie autunnali la guarigione di una signora giacente nellospedale di Pavia, ormai in agonia, operata da Padre Carlo con una preghiera e benedizione davanti alla affige della Madonna, dando al marito che era ricorso lannuncio: Andate a pigliarla, che guarita. Per nella testimonianza scritta dice espressamente Quandera gi incominciata la straordinaria affluenza quotidiana di popolo (Raccolta fedele, f. 13-14: il giorno dopo una moltitudine devota ed entusiasta ascolta la donna miracolata che grida a gran voce il suo grazie alla Madonna). Cf. Proc. Laud., art. II, P. Isaia da Milano, Dei miracoli in vita , f. 55.  Proc. Laud., f. 258rv. La febbre terzana pass al Frate portinaio!  Primo capitolo, nota 16. Don Peviani non ud quelle parole, le ud la mamma, nella chiesa di SantAntonio, una mattina che celebr la Messa, come altri; ne ebbe una profonda impressione: e quelle parole di Padre Carlo, da essa un po malconcie, ella le ripeteva spesso con un senso di paura e di terrore, ritenendole parole profetiche (Raccolta fedele, f. 17); Proc. Laud., f. 103v-104r). P. Aliverti, Vita, p. 160: Ritengo nellautunno del 1858.  Raccolta fedele, f. 25. Don Guasconi era allora seminarista, precisa: nelle vacanze. Lanno scolastico iniziava i primi giorni di ottobre. Cf. Proc. Laud., f. 113r.  Don Peviani che ricorda che una domenica mattina verso le 9.30 sulla fine del mese di ottobre, quando gi incominciatasi a diffondere la fama della virt di Padre Carlo, fu condotta su un carretto una donna cieca e che non poteva muoversi. Padre Carlo usc dalla chiesa, benedisse la donna, le tocc gli occhi con una pezzuola intinta nel secchiello dellacqua santa, e quella allistante esclam: Oh Madonna, ci veggo!. Scese senza alcun aiuto dal carretto ed entr in chiesa a ringraziare la Madonna (Proc. Laud., f. 107-108. Testimonianza di Don Peviani, chierichetto, presente con il secchiello dellacqua santa). Raccolta fedele, f. 14; P. Isaia, in Proc. Laud., Dei miracoli in vita, n. 12, f. 55v.  Pietro Salamina attesta una guarigione operata in una domenica prima del giorno dei Santi: un uomo di Soresina, portato con un carretto, appoggiatosi alle grucce e sorretto da quattro persone si trascin allaltare della Madonna, dove fu benedetto da P. Carlo. Preg, si rialz, usc da chiesa e sal da solo sul carretto. Alla domenica susseguente moltissimi vennero da Soresina per farsi benedire da P. Carlo. Le grucce rimasero ai lati dellaltare a testimonianza del fatto (Proc. Laud., f. 179). P. Isaia da Milano (ibid., Dei miracoli in vita n. 10 ) pone come data il 1 novembre.  Ancora Don Guasconi: Quanto al concorso della folla lo sentii a dire varie volte e da varie persone che il concorso era veramente straordinario, e questa folla, per quanto a me consta, cominci in ottobre del 1858 (Proc. Laud., f. 115v): cio quando era gi rientrato in seminario. Mangini GianBattista con i testimoni che avevano vissuto quei mesi straordinari: Appena si diffuse la fama che il Padre Carlo operava miracoli, ho veduto io stesso tutte le volte che andavo al Santuario, la folla sterminata che veniva da Lodi, Cremona, Pavia, Mantova e da tutte le parti condotte qui su carri, carrozze, carretti per ricevere la benedizione di Padre Carlo. Sentii che alcuni guarivano subito e altri in seguito dopo qualche tempo (Ibid., f. 198v). Nella stessa deposizione parla di folle di infermi (f. 199r).  Proc. Laud., f. 174v-175v: Alla domenica cera molta gente, e per la folla i Padri non potevano nemmeno confessare. Pietro Salamina era di casa in convento e nel Santuario, assist anche alla morte di Padre Carlo. Don Bassano Sordi: So che a Casale e in tutti i paesi intorno parlavano della santit di Padre Carlo, dopo una guarigione operata in Casale. Si tratta della Pavesi, ma forse gi succedeva da prima: Non so se abbia incominciato il concorso dopo la guarigione della Pavesi, per, essendomi portato tante volte ai Cappuccini ho trovato piazza e chiesa gremite di gente venuta anche da paesi lontani per farsi benedire da Padre Carlo (ivi, f. 124 e 128). Identico il ricordo dei testimoni oculari dei fatti e di altri che ne avevano sentito parlare in famiglia.  Mainini Gaetano, in Proc. Laud., f. 204v-205r; Mangini GiovBattista, ff. 197rv; Vida Antonietta, ff. 296r-297r; Guidoni Pietro di Fombio, ff. 262r-263r; Vaccari Michele di Secugnago, ff. 321v-322v; Gagliani Maria, ff. 254r-255r; Borsotti Antonio, ff. 242r-243v; Borsotti Carlo, ff. 345v-346r; Grossi Antoniodi San Martino Pizzolano, f. 343rv (non mi consta per che convertisse i peccatori); Pedrazzini Luigia, f. 286rv; Mosconi Rosa, f. 324r-325r (P. Carlo fu nella sua casa e guar la sorella. Sentii dire che convertiva i peccatori); Salamina Pietro, f. 173r; Albanesi Bassiano, f. 182v-183v. Identiche o simili affermazioni anche negli altri testimoni. Dott. DAdda, f. 297r; dott. Giacomo Bianchi, doc. III, f. 357v-358r; dott. Carlo Cesaris, doc. II, f. 356r-357r.  Raccolta fedele, f. 26ss: Relazione del Maestro Fenini su Padre Carlo, com riferita da P. Aliverti. Luigi Fenini, pochi anni dopo, nel 1871, fu tra i fondatori e il segretario del circolo della giovent cattolica di Casalpusterlengo, il primo in diocesi di Lodi, n. 41 in Italia, quindi tra i primi. Era assistente Don Angelo Noli Dattarino, che abbiamo visto cappellano della chiesa di San Salvario alla soppressione del convento e promotore fiscale nella causa di P. Carlo. Il M. Fenini fu poi sindaco cattolico di Casalpusterlengo nel 1906-1907 ed ancora dal 1914 al 1919, quindi durante la prima guerra mondiale. Cf. D.G. Mosca, 100 anni di vita e di battaglie religiose e civili delle parrocchie del Lodigianoi, vol. I, p. 65ss; Franco Fraschini, Casalpusterlengo da Borgo a citt, vol. II, p. 653.  Don Saverio Guasconi, f. 113-113v.114; Don Bassiano Sordi, f. 121-122, 125, 129-130; Don Giuseppe Mazza, f. 144 e 146v; Don Alessandro Fratti, f. 150 e 151; Don Francesco Bignami, f. 278v e 279v.  Memorie storiche, 1a ediz., p. 39-42; Antonietta Vida, in Proc. Laud., f. 295v; Chiappa Petronilla, f. 192v; Mangini GiovanBattista, f. 199v; P. Isaia da Milano, art. 116, f. 46rv; P. Aliverti, Vita, p. 216; D.G. Mosca, Cento anni ., vol. I, p. 95.  Numerose altre attestazioni della pi alta stima e di venerazione nellintero fascicolo dellArchStorDiocesano di Lodi, Processus pro sanctificatione, del quale allegata la copia autenticata.  P. Aliverti, Vita, p. 195; Raccolta fedele, f. 16: P. Bonaventura riferisce le parole di Don Veneroni: Ma poi non c l nel Santuario un cumulo di documenti parlanti delle operazioni prodigiose di P. Carlo? Occhiali, ecc; Ercoli Angela, in Proc. Laud., f. 209r.  Proc. Mediol., f. 85v-86r.  Vedi cap. precedente, p. 199 e nota 202.  Nessun accenno negli Atti del Processo, n riportata dai biografi. Una chiarificazione potr venire da ricerche nellarchivio della Postulazione Generale, a Roma. Possiamo presumere che P. Paolino abbia dato una relazione di quanto aveva visto personalmente a Casale, dei ricordi personali e di quelli di altri religiosi che avevano conosciuto Padre Carlo, del diffondersi della venerazione anche al di l di Casale e della diocesi di Lodi, della universale convinzione che si trattasse di un santo, da riconoscere ufficialmente. Il Postulatore Generale (che era della Provincia Umbra dellOrdine) ignorava vita ed opere di Padre Carlo e la venerazione popolare. A Casale il giorno stesso della traslazione aveva avuto la dichiarazione scritta del dott. Bianchi relativa alla guarigione di Ercole Andena (Proc. Laud., f. 357v-358r, doc. III).  P. Evaldo Giudici, Appunti, p. 469. Cita tra virgolette da Processo n. 62 (nota 73 in calce), ma non mi stato possibile interpretare la fonte. Questo il testo della lettera del Postulatore: A. R. P. Isayae a Mediolano Bernardus Nardi Ep. Tit. Thebanus, Postulator Generalis Ordinis Capuccinorum plurimam in Domino salutem. Cum praecipuae nostri muneris partes sint ut ad Dei gloriam et Ordinis nostri decus intenta cura advigilemus causis Servorum Dei qui Ordinem nostrum sanctitate vitae illustrarunt apud Apostolicam Sedem promovendis, ideo magna fuimus laetitia affecti cum acceperimus famam sanctitatis Patris Caroli de Abbiategrasso et populorum erga eum pietatem late per Insubriam vigere augerique in dies. Deesse ideo muneri nostro existimaremus, ni sedulam protinus operam demus Ordinariis inquisitionibus adornandis ut testes examinentur qui de ejus sanctitate, virtutibus ac miraculis testimonium dicere valeant. Cum autem in hoc opus incumbere per nos ipsi nequeamus, idcirco qui vices nostras geras, te A.R.P. Isaiam a Mediolano de cujus idoneitate ac zelo plurimum in Domino confidimus, eligimus ac constituimus. Tibique tradimus omnes necessaria set opportunas facultates ut Vice-Postulatoris officium rite, recte ac libere exercere valea,s quas omnes hic expressas volumus, et intelligimus, etiamsi peculiari mentione indigerent, praesertim praestandi omne licitum et honestum juramentum, etiam in animam nostram, illud maxime quod de calumnia appellatur. Vi igitur praesentis Mandati tuum erit testes examinandos inducere, articulos ad probandum exhibere, instare apud quoscumque Judices sive Ordinarios, sive ab Apostolica Sede delegandos; documenta tradere eidem Processui conficiendo addenda, aliaque omnia peragere usque ad Causae implementum quae necessaria et opportuna videbuntur. Quondam vero Causae hujusmodi graves postulant expensas, Tibi enixe commendamus et facultatem facimus eleemosynas corrogandi quibus eae, quas diximus, impensate sustineri valeant. In quorum fidem has Tibi litteras dedimus manu nostra et sigillo Postulationis firmatas. Romae ex Aedibus Generalitiis S. Laurentii a Brundisio die vigesima quinta mensis novembris anno 1898. + Fr. Maurus Bernardus Nardi qui supra (L.S.). (copia nel Proc. Bergom. f. 21-22 e nel Proc. Laud., f. 15r-16r). Poche righe, relative allavviamento della causa, in P. Ildefonso Aliverti da Vacallo, Vita, p. 227: Leco di quella trionfale traslazione e delle grazie miracolose che laccompagnarono e seguirono, fatti pubblici dagli Annali Francescani di Milano, conosciuti a Roma, destarono attenzione e vivo interesse presso il Rev.mo Mons. Mauro Nardi, Postulatore delle Cause dei Cappuccini, che dopo aver avuti pi minuti rapporti, non si ritenne dal manifestare una certa meraviglia come fino a qui non si fosse pensato ad avanzare domanda per la Causa di Beatificazione; e compiuti con grande sollecitudine i necessari preparativi, dispose che fossero iniziati i Processi canonici di informazione presso le RR. Curie di Milano e di Lodi: ove infatti si aprirono regolarmente i relativi lavori nel principio del seguente anno 1899. P. Aliverti cita in nota P. Bonari, Brevi cenni, p. 612, in I Cappuccini della Provincia Milanese parte II, vol. II. Per lesattezza, Padre Bonari era gi morto nel 1896: la pagina 611 (non 612) fu aggiunta dagli Editori nel 1899 come anche larticolo apparso negli Annali Francescani. P. Aliverti copia il testo, senza virgolette. lecito pensare che il P. Paolino abbia fatto pervenire a Roma, con la massima sollecitudine, le poche Vite gi pubblicate (Olmi, le Memorie, P. Cal, P. Bonari e gli articoli apparsi sugli Annali Francescani). pertinente losservazione fatta da P. Evaldo Giudici alla biografia di P. Ildefonso (alla quale va aggiunta la nota degli Editori aggiunta al testo di P. Bonari sopraccitata, dalla quale P. Ildefonso aveva attinto): non vero che leco di quella trionfale traslazione e delle grazie miracolose che laccompagnarono e seguirono, fatti pubblici dagli Annali Francescani di Milano, fecero conoscere Padre Carlo al Postulatore, perch solo nel mese di agosto la rivista pubblic i tre articoli dedicati a Padre Carlo (Appunti, p. 468).  Nella copia pubblica dei Proc. Mediol. e Proc. Laud. non risulta alcun cenno alla trafila di contatti preparatori. Ovviamente si parte dalla costituzione del Tribunale di Milano e (dietro rogatoria del medesimo) di quelli di Lodi e di Bergamo e dalla presentazione del supplice libello da parte del Vice Postulatore. Il quale present a Milano il mandato del Postulatore Generale Mons. Nardi, mosso da grande letizia cum accepimus famam sanctitatis Patris Carolis ab Abbiategrasso et populorum erga eum pietatem late per Insubriam vigere augerique in dies (f. 17). Il concetto ripetuto e ampliato nel supplice libello dal Vice Postulatore: per la costante fama di santit lasciata dal Servo di Dio, plures pii devotique fideles ad ejus imploramdum patrocinium accurrentes insignes gratias et prodigia a Deo obtinuerint. Quondam vero eadem sanctitatis fama quin decrevit, mirum in modum aucta sit apud etiam doctos gravesque viros, qui eum dignum existimant ut, accedente Sanctae Sedis Apostolicae judicio, Beatificationis et Canonizationis honore decoretur (f. 14, Proc. Laud. f. 10v). Nelle Lettere rogatorie inviate al Vescovo di Lodi dal Giudice Deputato del Tribunale di Milano can. Luigi Colombo: Noveris praeconceptam famam sanctitatis Servi Dei ob mirabilia, quae ad ejus intercessionem a Deo fieri divulgantur, mirum in modum auctam et propagatam fuisse (Proc. Laud., f. 11r).  ArchStDioc.,Processus pro snctificatione P. Caroli de Abbiategrasso: Verbale 12 luglio 1898.  Proc. Laud.: Letterae rogationales f. 11r. In calce lArcivescovo card. Andrea Ferrari raccomanda la petizione del Giudice Deputato.  Sulla figura di padre Bernardo d'Andermatt, per il cui centenario della morte stato svolto un convegno internazionale a cura dellIstitutpo Storico dei Cappuccini (Roma, 11-13 marzo 2010), cf. Felice da Mareto, Tavole dei capitoli generali cit. p. 299-301; Hilarin Felder, General und Erzbischof P. Bernard Christen von Andermatt (1837-1909) und die Erneuerung des Kapuxinerordens, Schwyz, Verlegt bei der Drittordens, 1943; trad. inglese: Bernard Christen of Andermatt Minister general and Archbishop 1837-1909 and the restoration of the Capuchin Order. Translated by Berchmans Bittle. Detroit, St. Bonaventure Friary, 1952; recente edizione italiana:Ministro generale e arcivescovo Bernard Christen da Andermatt e il rinnovamento dellOrdine dei Cappuccini (Varia, 26). Roma, Istituto Storico dei Cappuccini, 2010.  Decretum circa Postulatores Causarum Servorum Dei in Ordinibus Regularibus (17 sett. 1885) del cad. Bartolini, prefetto della S. Congr. Dei Riti, in Analecta O.F.M. Cap. 2 (1886) 72-73.  Lexicon Capuccinum. Promptuarium historico-bibliographicum Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum (1525-1950). Romae 1951, coll. 1199-1200.  Relazione circa la causa del Servo di Dio P. Carlo dAbbiategrasso, Roma 28 maggio 2009.  Parte seconda della lettera indirizzata al Giudice Delegato dal Tribunale Mons. Gabriele Bernardelli in data 21 luglio 2009.  Profilo biografico del teol. Magistretti in M. Navoni, Dizionario della Chiesa Ambrosiana III, pp. 1851-1843.  Proc. Mediol., f. 274r-276r.  Ibid., f. 228v-229r.  Ibid., f. 258r.  Ibid. Fra Apollinare, f. 62r; Fra Paolino, f. 85r; Fra Simpliciano, f. 102r.  Ibid. don Magnaghi, f. 183r; Benecchi, f. 188r; Padre Paolino, f. 85v-86r; Mons. Balconi, f. 228r.  Ibid. Fra Apollinare, f. 73v e 105v.  Ibid. f. 15r. In un primo tempo listanza riguardava anche Padre Augusto da Crema, che per fu ascoltato, come si visto, a Milano.  Ibid., f. 265ss, 250r, 254r.  Relazione in merito al processo milanese sul Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso 10.1.2009.  Proc. Laud., f. 363v-383v.  Mons. Luigi Mazzi, Don Giovanni Savar, Don Carlo Bersani Dossena: si vedano in Appendice le schede.  Angelo Noli Dattarino (o Dattarini); Luigi Bersani; Abele Tornielli; si vedano in Appendice le schede.  Ivi, f. 215v. Can. Ferdinando Corneliani si veda in Appendice la scheda.  Nelle ultime sessioni come notaio aggiunto appare don Domenico Abb. Il cursore sempre Federico Sagrada. Si vedano in Appendice le schede.  Ibid., f. 357v-358r, 4 maggio 1898; Dott. Bianchi, f. 351v in elenco Documenti al n. 4, ma non incluso.  Ibid., f. 297v, sess. 32 dell8 giugno 1900.  Ibid., f. 326v-327v e 329r-340r.  Ibid., f. 234v.  Ibid., f. 278v. La piccola frazione di Corte S. Andrea, ora quasi interamente spopolata, sullargine del Po, nel luogo dove Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, raccontava di aver attraversato il fiume nel suo viaggio di ritorno da Roma sulla Via Francigena (sec X), appartiene al Comune di Senna Lodigiana, ma fino agli anni 70 del XX secolo era diocesi di Milano, unenclave lontana decine di chilometri dallarcidiocesi. Evidentemente era incardinato a Lodi, ma si era presentato al concorso per questa parrocchia milanese. Probabilmente la prassi era frequente.  Ibid., f. 384r-393r.  I documenti del tribunale di Abbiategrasso, trascritti dallarchivio del Tribunale di Pavia, furono raccolti e controllati da Don Ferdinando Rodolfi (in Appendice, scheda).  Proc. Bergom., f. 66.  Ibid., f. 70.  Ibid., f. 38.  Ibid., f. 87.  Tutti i dati relativi ai processi di Milano e Lodi sono stati desunti anche in questo capitolo (come nei precedenti) dalle fotocopie dei transeunti originali messi a disposizione dalla Vice Postulazione. Quelli relativi al Processo di Bergamo sono desunti dalla fotocopia autenticata degli atti originali conservati nellarchivio di quella Curia Vescovile. Sulla copertina scritto: Processus Rogatorialis authenticus originalis Auctoritate Ordinaria in hac civitate Bergomensi confectus in causa Beatificationis et Canonizationis Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso super fama sancitatis vitae, virtutibus et miraculis, cujus exemplum sive trasumptum remissus fuit per Deputatum Portatorem Excell. Tribunali Ecclesiatico in Curia Archiep. Mediolanensi erectum hac die VIIIaprilis anno 1899. sac. Jo Signori Not a A. dal momento della acquisizione del plico sigillato del transunto da parte del tribunale Arcivescovile sopraricordato, del plico non si hano altre informazioni. Lapprodo alla Cancelleria della Sacra Congregazione Romana risulta da una copia autentica conservata a Roma, APGC, ms. 62/4: Mediolan. seu Lauden. Exemplum seu transumptum processus rogatorialis in Civitate Bergomensi peracti in causa beatificationis et canonizationis Servi Dei P. Caroli ab Abbiateghrasso O.M.S. Francisci Capuccinorum, che riporta il timbro della Cancelleria. Il dott. Mario Comincini rintracci gli Atti originali nellarchivio della Curia Diocesana di Bergamo e dalla medesima ebbe la fotocopia autenticata. Ma unaltra copia originale dovrebbe conservarsi presso la Curia Arcivescovile di Milano, come asserisce il sac. Carlo Carcano, cancelliere arcivescovile alla fine del transunto sopra citato conservato a Roma con queste significative parole: Transumptum hoc conforme est originali quod asservatur in Curia Archiepisc. Mediolanensi. Mediolani, die 23 februarii 1920. Sac. Carcano Carolus, Cancellar. Archiep.  Si riporta la dichiarazione rilasciata dalla Cancelleria della Sacra Congregazione dei riti. Ex Aedibus Cancelleriae Congregationis Sacrosum Ritum, testor ego subscriptus praesentem copiam Publicam, que constat foliis 432, hoc comprehenso, fideliter extractam et exemplatam fuisse ab autentico Transumato Processus Ordinaria auctoritate conscructi in Curia Ecclesiastica Laudesi super fama sanctitatis vitae, virtutum et miraculorum Servi Dei P. Caroli ab Abbiategrasso Sacerdotis Professi Ordinis MinorumCapuccinorum, clauso et sigillis obsignato in Actis Sacrorum Rituum congregationis esibito, ac deinde servatis servandus rite aperto in vim peculiaris Decreti sa: me. Leonis Papae XIII, quod datum fuit die vigesima septima Februarii anni millesimi nongentesimi tertii; eamdemque Copiam diligenter colaltam, opportune emendatam rubricisque a me subscripto cum dicto autentico Transumato Processus Rogatorialis ut suopraconfecti in omnibus et per omnia concordare salvo etc. omni ect. In quorum fidem Romae hac die 7 Novembris 1904 Gustavus Adv. Savignoni S.R.C. Cancellarius et Archivista, con timbro: Cancelleria Sacrorum RituumCongregationis. Identica la dichiarazione rilasciata per lacquisizione del transunto di Milano, ad eccezione del numero delle pagine: 302.  Cf. Lexicon Capuccinum, v. Carolus ab Abiategrasso, c. 348 cum bibliographia ibidem notata; Idelfonso da Vacallo, ofmcap., Vita del Servo di Dio P. Carlo da Abbiategrasso, Casalpusterlengo 1945.  Archivio della Congregazione dei Sacri Riti = Arch.SRC, Decreta in causis Servorum Dei, v. 75, 1903, p. 45v.  Arch.SRC, Decreta in causis Servorum Dei, v. 75, 1905, p. 46v.  Arch. SRC, Decreta in causis Servorum Dei, v. 79, 1907, p. 23r.  Arch. SRC, Decreta in causis Servorum Dei, v. 79, 1907, p. 54d, 56.  Arch. SRC, Decreta in causis Servorum Dei, v. 80, 1908, p. 203.  Instrumentum recognitionis habetur in Roma, APGC, n. 62: Reliquiarum relationes, 1, 2. Questo materiale documentario purtroppo non risulta pi nellArchivio della Postulazione Generale.  Cf. Roma, APGC, n. 62: Documenta, 9. In contrasto oggettivo a questa osservazione e interpretazione gi stato esaurientemente risposto nelle pagine precedenti di questa relazione storica. Anche questo documento non risulta pi nellAPGC.  Milano, APCL, P 1105/136, p. 20  Cf. Milano, APCL, P 1105/007 (ex cart. 04, doc. 37).  Cf. APCL, P.0401/03/11.  Cf. p. 9, anno 1922, B 300.  Seregno, Tip. degli Orfani dei Concezionisti, 1929, p. 21.  UnOasi dello spirito, p. 255.  Ibid., p. 256-257.  Cf. Cronistoria del convento, anno 1932, p. 7.  Cf. APCL P. 1105/136, p. 20-21.  Casalpusterlengo, ArchPC, Cart. 20: Beatificazione di Padre Carlo. Tutto il processo storico a partire dagli anni 1908.  Arch. Stor. Diocesano, De recognitione et traslatione exuviarum Servi Dei Fr. Caroli ab Ab. Ord. Fr. Minor. Cap. Casalpusterlengo 1932.  Cf. Cronistoria del Convento, an. 1932, p. 7s.  Cronaca della Parrocchia di Casalpusterlengo, an. 1932 alla data; Il Cittadino, 9 settembre.  Aliverti, Vita, Introduzione, p. 11-12.  Ibid., p. 9-10.  Atti della Provincia, IV 1944.  Casalpusterlengo, Archivio del convento, Verbali T.O.F.  Frase riportata anche in  Cf. ArchPC, cart. 18, 83.  Atti della Provincia, XXII, n. 2, p. 173.  Cf. questi documenti in Atti dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di S. carlo in Lombardia, vol. XXVI, n. 2 (luglio-dicembre 1992), p. 208-210.  ArchPC, cart. 5: Corrispondenza con la Postulazione Generale e cart. non num. Corrispondenza Vice Postulazione.  Cf. lettera di Mons. Spreafico a Fra Florio Tessari e Fra Paolino Rossi, Postulatore Generale e Ausiliare, in data 2 agosto 2006.  Si veda negli Annali Francescani alla vigilia della Incoronazione larticolo firmato Solitarius (31 agosto 1930, pp. 498-501: La Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo); LItalia, quotidiano cattolico di Milano (1 agosto 1930: Un Santo Frate milanese); I Santuari dItalia illustrati. Rivista mensile del Pro Famiglia (Ottobre 1930, pp. 147-159); ArchParrCasalp. cart 1 e 1 Cappuccini.  Cf. Annali Francescani, 1932, p. 518-519: Casalpusterlengo. Trasporto delle ossa del Servo di Dio P. Carlo M. da Abbiategrasso.  Annali Francescani, 28 febbr. 1933, p. 121-123: LXXIV anniversario della morte del Servo di Dio Padre Carlo dAbbiategrasso cappuccino.  Ibid., p. 565-566: La Madonna di Casale a firma g.c.v.  Ibid., 16 marzo 1934, pp. 139-142: Settantacinquesimo anniversario della morte del Servo di Dio.  E. Fraschini, Casalpusterlengo da borgo a citt, vol 2, p. 471-472.  Cf. ArchParrCasalp., Cronaca Parrocchiale, in data 21 marzo 1937.  Il Cittadino, 6 settembre 1937: Alla Madonna dei Cappuccini.  Cronistoria del convento dallottobre 1937 al dicembre 1950, f. 4.  Ibid., f. 7.  Ibid., f. 9.  Ibid., f. 11.  Ibid., f. 15; Annali Francescani, febbraio 1939, p. 106-110, a firma P. Arsenio da Casorate; Il Cittadino, 15 settembre 1939.  Cf. Il Cittadino.  Cronaca del convento, f. 23.  Cronaca del convento, f. 34 e 44; foglio dattilografato n. 18; Il Cittadino, 29 agosto.  Cronaca del convento, f. 78.  Cronaca del convento, f. 87; Il Pensiero Cattolico, 30 agosto e 13 settembre 1946.  In Il Cittadino, 9 ottobre 1981 la presentazione; Ordine e libert, Abbiategrasso 9.3 e aprile; Il Cittadino, 5 settembre; La Fiaccola, 7 settembre. In ArchParrCasalp., cart. Cappuccini, ricca documentazione; Autori Vari, La Madonna dei Cappuccini, secondo centenario della Incoronazione.  Il Cittadino, 28 agosto e 4 settembre; La Fiaccola, 6 settembre.  Il Cittadino, Linformatore di Santa Maria Nuova di Abbiategrasso, giugno. Il Cittadino, 2 settembre: articolo di Francesco Cerri di storia del Santuario, ed altro del Parroco Guardiano P. Caserini sulle attivit che vi si svolgono.  Il Cittadino, numero speciale, 13 giugno; 29 giugno: Da Casalpusterlengo appello dai Cappuccini al Papa: Beatificate padre Carlo dAbbiategrasso; 29 agosto, relazione di D. Giulio Mosca: Loccasione fornita dalla recente visita di S.S. Giovanni Paolo II nella nostra diocesi, dove gli stata consegnata una lettera della Comunit Cattolica locale.  Dizionario, n. 17, p. 209: Dal 1898 le spoglie del Servo di Dio riposano nel Santuario casalino e dal 1932 sono custodie nella prima cappella a destra, meta di numerosissimi devoti, e Sante Peviani e lombrello di Padre Carlo dAbbiategrasso.  Cronaca, vol. I, p. 6.  Ibid., pp. 36 e 61.  Ibid., p. 67.  Ibid., p. 101.  Ibid., p. 102.  Ibid., p. 109.  Ibid., p. 110.  Cronaca, vol. II, p. 7.  Ibid., pp. 15-18.  Ibid., pp. 59-60.  D. Giulio Mosca, Casalpusterlengo: le chiese, la religiosit popolare e le sue espressioni, Vol. I: Il Santuario della Madonna dei Cappuccini, pp. 60-61.  Cronaca, vol. II, pp. 96ss.  Cf. G. Mosca, Il santuario della Madonna dei Cappuccini, p. 61.  Ibid., p. 100.  Cronaca, vol. III, p. 38.  Ibid., pp. 32-36.  Ibid., p. 43.  Ibid., pp. 51-52.  Ibid., p. 93.  Ibid., p. 152-153.  Ibid., p.-153.  Ibid., p. 165.  Cronaca, vol. IV, p. 1.  Ibid., p. 20.  Ibid., p. 30ss.  Ibid., p. 70-71.  Ibid., pp. 87-88.  Ibid., pp. 128, 130, 139.  Cronaca, vol. V, p. 26.  Ibid., p. 32.  Ibid., pp. 47-48.  Ibid., pp. 47-48 e 76-77.  La prima, ibid., p. 76.  Quella di Mons. Bramini, Ibid., p. 100.  Primo, quello del seminario di Lodi con il Vescovo, l8 maggio, p. 104.  Ibid., p. 101.  Ibid., p. 102.  Ibid., pp. 108-110.  In ArchParrCasalp., cart. Cappuccini, tutte le carte del Comitato Organizzativo. Numero unico Ipsa Regnet. Appendice 3 edizione del volume di Mons. Bramini, Unoasi dello spirito; D. G. Mosca, Incoronazione della Madonna dei Cappuccini di Casalpusterlengo 1780. Tutti i documenti, fasc. 9: 1930: seconda incoronazione.  Cronaca, vol. V, pp. 155-169.  Ibid., p. 228.  Ibid., p. 234.  Ibid., p. 235.  Ibid., p. 242-245.  Ibid., p. 245.  Ibid., p. 256.  Mater Salvatoris Breve storia del Santuario, p. 132.  Cronaca, vol. VI, p. 30.  Ibid., p. 31.  Ibid., p. 57.  Ibid., p. 104.  Ibid., p. 121.  Ibid., p. 155.  Ibid., p. 156.  Ibid., pp. 165-166.  Ibid., p. 169.  Ibid., pp. 178-179.  Ibid., p. 208.  Ibid., pp. 225-226.  Ibid., p. 228.  Cronaca, vol. VI, quinterni aggiunti, p. 6.  Ibid., p. 8.  Ibid., p. 16.  Ibid., p. 25.  Ibid., pp. 26-27.  Ibid., p. 56.  Ibid., pp. 57-58.  Ibid., p. 59.  Ibid., pp. 60-61.  Ibid., pp. 72-73.  Ibid., p. 105.  Ibid., p. 107.  Ibid., pp. 112-113.  Ibid., pp. 117-118.  Ibid., p. 133.  Ibid., p. 135.  Ibid., pp. 140-141.  Ibid., p. 169.  Ibid., pp. 167-169.  Ibid., p. 193.  Ibid.  Ibid., p. 195.  Ibid., pp. 201-202.  Ibid., p. 216.  Ibid., pp. 215-216.  Ibid., p. 218.  Ibid., p. 220.  Ibid., pp. 224-225.  La Fiaccola, 2 sett.  Ibid., 13 sett.  Ibid., 11 sett.  Ibid., 26 agosto.  Ibid., 3 sett.  Ibid., 16 agosto e ss.; LItalia, 30 ag.  Ibid., 3 agosto.  Ibid., 13 sett.  Atti, 1 (1934), pp. 15-16.  Ibid., p. 25.  Ibid., pp. 40-41.  Ibid., p. 46.  Ibid., pp. 152-153.  Ibid., 1 (1936), pp. 252-253.  Ibid., 2 (1937), pp. 72-73.  Ibid., 2 (1938), p. 127.  Ibid., pp. 144-145.  Ibid., p. 172.  Ibid., 2 (1939), p. 278.  Ibid., 3 (1940), p. 11.  Ibid., 3 (1940), p. 79.  Ibid., 3 (1942), p. 197.  Ibid., p. 245.  Ibid., pp. 6-9.  Ibid., 4 (1943), p. 81.  Ibid., 4 (1944), p. 106.  Ibid., p. 147.  Ibid., 4 (1945) 190.  Ibid., p. 194.  Ibid., 4 (1945), p. 235.  Ibid., 5 (1946), p. 29.  Ibid. 5 (1948), p. 234.  Ibid.,p. 235.  Ibid., 6 (1949), p. 12.  Ibid., 6 (1950), p. 127.  Ibid., 6 (1951), p. 223.  Ibid., 9 (1959), pp. 205-206.  Ibid., 9 (1960), p. 386.  Ibid., 14 (1974), pp. 476-477.  Ibid., 14 (1974), pp. 559-560.  Ibid., 22/2 (1988), p. 173.  Ibid., 26/2 (1992), pp. 208-210.  Ibid., 27/3 (1993), pp.321-322.  Ibid., 34 (2000), pp. 193-194.  Cf. Piero Parodi, Notizie storiche del Borgo di Abbiategrasso-1924, pp. 239-240.  Quaderni I, 91; IX, 54; XIV, 37.  Ad esempio, ma i casi sono davvero molti: I, 45; II, 28; III, 45. 76.  Ad esempio I, 26.  I, 81.  II, 29; VII, 91, ecc.  II, 83.  III, 28.  VI, 7.  VI, 32; XV, 45.  VIII, 24; XIII, 60.  In Strada o Pizzolano? VIII, 55.  Pellegrinaggio: XIV, 35.  Pellegrinaggio: XIV, 37.  XIV, 38; XV, 64.  Cf. I, 88; II, 23. 103; V, 1; VI, 46; XIV, 42; XV, 24. 58.  I, 91; VI, 65; VII, 26; XIII, 63.  VIII, 21.  Corteolona: II, 11; IX, 10; Broni: VI, 12; Vigevano: X, 46.  XIV, 67.  VII, 24.  XIV, 68.  (MI: XV, 50.  XV, 47.  I, 60.  II, 4.  III, 67.  FE: III, 94.  VII, 88.  XIII, 67.  III, 86 e V, 29. 31. 32. 33. 39. 40. 58; VI, 10. 16. 27; VII, 8. 13. 33. 34. 53. 54. 87; VIII, 44. 56. 72. 96; IX, 4. 14; 11, 6. 53. 56; XIII, 62; sono quasi tutte, ma non tutte, della stessa persona.  II, 103 e VI, 60 in romeno.  VII, 59; IX, 19. 59; XIII, 40; XIV, 74; XV, 57; XI, 55; X, 22. 55.  (?: XII, 18.  II, 39; VII, 87; VIII, 48. 95; XI, 60.  V, 18; XII, 71, questultimo certamente dallAfrica; probabilmente di stranieri sono anche IV, 55; VIII, 95; X, 67.  XIII, 69.  Cf. De Servorum Dei beatificazione et de Beatorum canonizatione, L. III, cap. XXI, nn. 10-11.  Si vedano, ad es., i seguenti studi che possono in qualche modo illustrare questi diversi aspetti: Storia della spiritualit italiana, a cura di Pietro Zovatto. Roma, Citt Nuova Editrice, 2002, 478-593 (= La spiritualit dellOttocento italiano); Chiesa e religiosit in Italia dopo lUnit (1861-1878). Atti del quarto Convegno di Storia della Chiesa, La Mendola 31 agosto-5 settembre 1971. (Scienze storiche ; 3,1-2; 4,1-2). 4 v. Milano, Vita e Pensiero, 1973. In particolare gli studi di Mario Bendiscioli, La piet specialmente del laicato sulla scorta dei manuali di devozione diffusi nellItalia settentrionale, ibid., vol. Relazioni II, pp. 154-176; Innocenzo Colosio, Le Istituzioni di teologia ascetica e mistica di A. Ighina (1815-1906) e la spiritualit nellItalia dell800, ibid., vol. Comunicazioni II, pp. 51-103; T. Goffi, La spiritualit dellOttocento. (Storia della spiritualit, 7). Bologna, Edizioni Dehoniane, 1989.  Proc. Med., XXX testis, f. 199r.  Ibid., I testis, f. 60v.  Ibid., III testis, f. 101r, 116r.  Ibid., IV testis, f. 134r.  Ecco qualche esempio di altre testimonianze: Pietro Mazzucchelli: Da quello che consta a me era fin da giovane un uomo santo, dato allorazione (VI testis, f. 142r). Fr. Barnaba Bozzotti da Milano: Ho potuto arguire che egli era veramente un uomo di straordinaria virt. Mi pare che siasi distinto in tutte le virt, accenno in particolare la piet e la mortificazione (VIII testis, f. 153v). La signora Giuseppa Albini: Mi pare di poter dire che padre Carlo sia stato veramente uomo di grande virt (IX testis, f. 159r). Don Domenico Antonio Gioletta, parroco di Cassago: Ho sempre ritenuto he fosse un figliuolo di virt straordinarie (XIV testis, f. 185r). P. Augusto Franceschini da Crema: Fui sempre persuaso che il padre Carlo sia prima di entrare in religione, sia in religione, sia stato un uomo di virt straordinaria, unanima veramente eletta (XXI testis, f. 219v). Don Saverio Guasconi: Ritengo che era uomo di virt, e lo argomento dal suo contegno veramente singolare che inspirava santit ( Proc. Laud., III testis, f. 113r). Marianna Buonalancia Guasconi: Ritengo fosse un uomo di gran virt, lo dimostrava la devozione straordinaria che aveva in chiesa, la modestia nel non guardare mai a nessuna persona, e queste cose imporessero in me, quantunque ancora fanciulla, un concetto di gran santit (Ibid., VIII testis, f. 155r), ecc.  Ricordiamo alcune testimonianze: Fr. Simpliciano da Rescalda: Ho sentito parlare pi duna volta in casa del Prevosto di Abbiategrasso e dai suoi di famiglia del gran fervore con cui si accosat alla prima santissima Comunione Ho sentito in quando alla confessione che talvolta piangeva confessandosi. Ho sentito che in chiesa pel suo gran fervore era guardato da tutti (Proc. Mediol., f. 114v-115r); Fraccapani Maria Golgi: Ho sentito inoltre che si adoperava intorno ai giovinetti, che li conduceva al Camposanto ed in chiesa, facendo loro recitare il santissimo Rosario Mia zia Golgi Giuditta maritata Vigevano madre di Padre Carlo mi diceva che bisognava costringerlo ad andare a letto per obbedienza, altrimenti avrebbe vegliato tuutta notte pregando, nonostante la rigida stagione (ibid, f. 137v). P. Atanasio da Busto Arsizio: Mi raccont pi volte il Prevosto Palazzi che il giovane Vigevano richiese di poter attendere anche di notte allorazione mentale, e avendogli il Prevosto rifiutato il permesso, insistette ripetutamente, finch il Prevosto, mosso da tante istanze, gli accord prima unora, poi due e anche quattro di orazione, che egli, con somma consolazione del suo spirito, compiva esattamente. Essendosene accorte le sorelle del Gaetano chegli protraeva di tanto lorazione, e anche in stagione fredda, lo pregartono a coricarsi per timore che ne soffrisse nella salute. Ed egli rispondeva che aveva licenza di far ci dal Prevosto, e per un bisogno speciale che aveva di far orazione Mi disse il Prevosto di Abbiategrasso che si accusava con tante lacrime e compunzione di sue colpe che erano lievissime nella S. Confessione, che gli sembrava aver dinanzi un angelo (Proc. Laud., f. 138r-v). ecc.  Proc. Mediol., XIX testis, f. 200r, 201v.  Ibid., ff. 83v, 84rv, 87v-88r.  Ibid., f. 68r.  Ibid., f. 154r.  Proc. Bergom., f. 29rv.  Ibid., f. 185r.  Proc. Laud., f.- 92v, 96v-97r, 98r. Si potrebbero aggiungere alter testimonianze, come quella, istantanea ed efficace di Pietro Salamina: Era sempre innanzi allaltare della Madonna in cui si conservava il SS.mo, e vi stava in ginocchio colle mani giunte e con molto raccoglimento Lo vedevo sempre innanzi al suo altare a pregare. Due o tre volte lo vidi anche in ortaglia innanzi ad unimmagine di S. Giuseppe (Proc. Laud., f. 173r). Oppure Antonio Grassi: Pi volte assistetti alla S. Messa da lui celebrata, ed era tale la compunzione e divozione con cui celebrava che sembrava proprio un santo ed un estatico (ibid., f. 343r).  Proc. Bergom., f. 66. Si veda anche sopra, p. 14, nota 26, dove vien riportata la preziosa testimonianza di don Francesco Palazzi. Significativo anche ci che dice fr. Apollinare da Arcore: So dal padre Anselmo suo confessore che voleva confessarsi tutti i giorni e che alle volte padre Anselmo [da Montodine] si rifiutava, ed obbediva prontamente (Proc. Mediol., f. 67v). P. Anselmo Anselmi da Montodine si trovava a Casalpusterlengo nel 1859 ed era giovane di 37 anni. Cf. Roma, AGC, G.70, 8, doc. 9: Stato effettivo 1859.  Vedi sopra, alle pp. 53-54 e 56.  Sopra, a p. 67-68.  Qui a p. 68.  Vedi sopra, p. 74.  Don Luigi Magnaghi: Era divoto particolarmente della Madonna ed intorno al suo altare nellOratorio dellAddolorata radunava i figliuoli ed aveva desiderio che la Madonna nel suo simulacro qui venerato gli comparisse in punto di morte (Proc. Mediol., f. 182v); Bonecchi Gaetano: So che era divoto specialmente del Sacro Cuore e ci faceva recitare i nove Ufficietti ed era divoto anche di Maria Santissima Addolorata. Era divoto del sagramento della penitenza che riceveva con compunzione Era divoto della Madonna Santissima e specialmente del simulacro che si venera in questo Oratorio (f. 187v), un particolare questultimo asserito anche da Carlo Migliavacca (f. 190r); Giuseppa Bonecchi: Ho sentito dire che conduceva i suoi coetanei a San Bernardino, allAddolorata a recitare il rosario della beata Vergine Maria (f. 134v); Giuseppa Albini: So che era particolarmente devoto della Madonna Addolorata che si venera molto ad Abbiategrasso (f. 160r) e da altri.  Proc. Mediol., f. 84r.  Ibid., f. 201v-203v. Anche fr. Apollinare da Arcore: Era specialmente divoto della Madonna e stava quasi sempre al suo altare nel santuario Quando uno sempre allaltare della Madonna non si pu a meno di dire che sia specialmente divoto di Lei (ibid., f. 61r); P. Augusto da Crema: So che esercitava il ministero sacerdotale a Casalpusterlengo, nel benedire allaltare della Madonna quelli che vi accorrevano, raccomandandone loro la divozione con parole piene di unzione ed efficacissime (ibid., f. 221r). Don Pietro Giacoboni: In quel giorno stesso in cui gli ho parlato mi accorsi che mostrava gran trasporto verso la Madonna e specialmente la Madonna di Casalpusterlengo, ed aggiungo chegli mi raccomandava in modo particolare la divozione a Maria Santissima (f. 213r).  Ibid., f. 138r.  Ibid., f. 220v.  Ibid., f. 154r.  Proc. Laud., f. 97rv.  Ibid., f. 97v, 103r:  Proc. Mediol., f. 154r.  Ibid., f. 201rv. Il suo amore ai santi lo portava a leggere le loro vite. Fr. Simpliciano da Rescalda depose: So che durante le brevi ricreazioni raccontava ci che di devoto ed edificante aveva letto (f. 118r). documentato fin dallinizio il suo amore a s. Rosa da Lima, attinto dalla devozione locale. Ma era aperto anche ai santi contemporanei come il venerabile calabrese p. Bernardo Maria Clausi dei Minimi, religioso dei Minimi, nato a San Sisto dei Valdesi, frazione del Comune di San Vincenzo La Costa (Cosenza), il 26 novembre 1789 e morto 20 dic. 1849 a Paola, famoso per i molti miracoli, che operava specialmente mediante la "Madonnina" che portava sempre con s. Significativa la testimonianza di Giovanni battista Tornatore: Nella mia prima visita gli feci conoscere il Servo di Dio il P. Bernardo Maria Clausi morto in concetto di santit, e nella seconda visita egli me ne parl con sentimenti di singolare divozione, sicch mi persuasi che il Signore gli dovette aver accordati lumi speciali della santit del detto Servo di Dio (Vedi in Appendice: Roma, AGC, AD 100). Don Sante Peciani: un fatto che il P. Carlo non istava mai ozioso, ma o pregava o leggeva libri di vite di Santi, non prendeva mai diversimenti, e quando in ricreazione si trovava coi Padri discorreva sempre di gesta di santi, ed in modo speciale del Padre Bernardo Maria Clausi, del quale mi don due immagini. E di questo fui pi volte testimonio oculare (Proc. Laud., f. 101r).  Cf. Lettera enciclica Spe salvi [30 nov. 2007]. Suppl. a LOss. Rom. Citt del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2007, p. 3s, 23.  Vedi sopra, a p. 54 e nota 90.  Sopra, pp. 71-78 con le preziose note di p. Evaldo.  Proc. Mediol., f. 239v.  Ibid., f. 115r.  Ibid., f. 88r, 91v.  Ibid., f. 137v.  Ibid., f. 68r. Sullultima malattia prima della morte vedi anche sopra, nella parte II dove si tratta della fama di santit, p. 91ss.  Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1827s; Lett. enc. Deus caritas est [25 dic. 2005]. Suppl. a LOss. Rom. Citt del Vaticano, Tipografia Vaticana, 2005, n. 18, p. 42.  Anche fr. Apollinare da Arcore era rimasto colpito da questo atteggiamento: Lo vedevo di frequente alzare gli occhi aspirando al cielo (Proc. Mediol., f. 71r)  Proc. Mediol., f. 91v.  Proc. Laud., f. 113v.  Ibid., f. 98v.  Ibid., f. 124v.  Vedi sopra, p. 64, nota 114.  Proc. Mediol., f. 220r.  Proc. Laud., f. 121v.  Proc. Mediol., f.71r.  Proc. Laud., f. 98v.  Carlo Migliavacca: So che piangeva molto di spesso, lho visto tante volte a piangere e non mai a ridere (Proc. Mediol., f. 190r).  Ibid., f. 91r. P. Giustino da Lovero ricorda le conversioni che avvenivano allaltare della Madonna: A Casalpusterlengo convertiva i peccatori, dicendo loro qualche semplice parola di piet, per esempio: Amate la Madonna, e correvano in massa a confessarsi (ibid., f. 202v-203r).  Proc. Laud., f. 98r.  Proc. Mediol., f. 117r.  Ibid., f. 70v.  Proc. Laud., f. 99r.  Ibid., f. 122r, 124v-125r, 128v-129r. Altre testimonianze: Buonalancia Marianna: So che benediceva gli ammalati, e non solo otteneva guarigioni corporali, ma eccitava nel popolo la compunzione, cos che molti si accostavano ai SS.mi Sacramenti (f. 155v). Petronilla Chiappa: Ho sentito pi volte il P. Carlo ripetere a quelli che col si portavano per ottener grazie, che prima dovessero purgarsi lanima, e poi si facessero benedire per ricevere la grazia. Attesto pure che molti erano i confessori e moltissimi erano quelli che accorrevano a confessarsi (f. 191v).  P. Giustino da Lovero diceva: Ho certezza da parte di chi lo conosceva personalmente che port alla tomba linnocenza battesimale (ibid., f. 200r).  Cos testimoni Fr. Apollinare da Arcore, in Proc. Mediol., f. 60v. Ma molti altri si diffondono con particolari non sempre esatti su questo eroico atto di amore.  Vedi sopra, pp. 17-23 e pi avanti dove si tratta di cosa pensavano ad Abbiategrasso di Gaetano Vigevano, che unulteriore analisi critica della biografia di P. Carlo.  Baldassare del Grosso (Proc.Mediol., f. 173r).  Don Luigi Magnaghi (ibid., f. 181v).  P. Giustino Giudici da Lovero (ibid., f. 200v).  Cf. Osservazioni di fatto sulla vita secolare del Padre Carlo di Abbiategrasso (ibid., doc. 5, f. 261v-262r).  Proc. Mediol., f. 240v, 241r.  Questo prestarsi a lavare i fazzoletti lo ricorda anche Simpliciano da Rescalda: Le opere buone in cui si distinto il padre Carlo sono quelle della carit verso i suoi confratelli come per es. fino al punto di lavare i loro fazzoletti, di ritardare alquanto il suono della campana per lasciarli riscaldare (ibid., f. 101rv).  Ibid., f. 92r. Altre simili testimonianze: Fr. Simpliciano da Rescalda: So che risparmiava parte della sua minestra per darla ai poveri. Ho sentito dire che ammalato non si mai rifiutato di discendere a benedire gli infermi pi che ha potuuto (f. 117v-118r); don Sante Peviani: vero che si prestava sempre per la benedizione anche negli ultimi tempi quando era ammalato, e non potendo da s discendere per venire in chiesa, i frati lo portavano alla cappella della Madonna per benedire i fedeli (Proc. Laud., f. 60r); don Bassiano Sordi: Lho visto otto o dieci volte a benedire gli ammalati, e una o due sorretto, perch infermo non poteva da solo reggersi, benediceva allaltare della Madonna (ibid., f. 125r).  Proc. Mediol., f. 70v-71r.  Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1806.  Proc. Mediol., f. 92r.  Ibid., f. 87v.  Fr. Apollinare da Arcore (Ibid., f. 67v).  Proc. Laud., f. 198r.  Proc. Mediol., f. 137v.  Fr. Simpliciano M. da Rescalda (ibid., f. 118rv).  Don Stefano Balconi (ibid., f. 227v).  Vedi sopra, p. 16, nota 31; 214, nota 225.  Ibid., f. 91r.  Ibid., f. 201r.  Ibid., f. 240v.  Proc. Bergom., f. 70.  Proc. Mediol., f. 234v-235r.  Ibid., f. 240v-241r-242r.  Ibid., f. 103r.  Cf.  #$*+/067:;?EKL[\gly鰡xlaYhjOJQJhjhjOJQJh3WCJ OJQJaJ h3Whj:CJ OJQJaJ hj6CJ OJQJaJ hjCJ OJQJaJ hjhjCJ$OJQJaJ$hjh'uNCJ$OJQJaJ$hjCJ$OJQJaJ$hjhCJ$OJQJaJ$hjhjgCJ$OJQJaJ$hjh]CJ$OJQJaJ$hjhf ?\hijkly $d@&a$gdj $@&a$gdj $@&a$gd*WL $ \ @&a$gdpM 7 e ;Ͳp[L=h h4r[CJOJQJaJh hp:CJOJQJaJ)jh h4r[0JCJOJQJUaJ)jh h`a0JCJOJQJUaJh hCJOJQJaJh h]CJOJQJaJh h3WCJOJQJaJh]CJOJQJaJh h jCJOJQJaJh jCJOJQJaJhjCJOJQJaJhjhjOJQJhjOJQJh3WOJQJ u$ & FALdx^A`La$gd$dx`a$gd$d`a$gd8$dx`a$gd'$dx`a$gdU$d`a$gd=.$ \ d@&a$gd j$ \ da$gd/ e l " + @  \ 6DEFHĵĦ{{fWH9HWh h/CJOJQJaJh h,8CJOJQJaJh hUCJOJQJaJ)jh hU0JCJOJQJUaJhh4r[6CJOJQJaJhh4r[CJOJQJaJhdCJOJQJaJh h4r[CJOJQJaJh h8CJOJQJaJh haCJOJQJaJh h]CJOJQJaJh hp:CJOJQJaJh h='CJOJQJaJHIKU\ĵĦĦėĈĈyjyĵ[h hACJOJQJaJh hs'CJOJQJaJh h`QCJOJQJaJh h$CJOJQJaJh htCJOJQJaJh h\%CJOJQJaJh h`bCJOJQJaJh h=.CJOJQJaJh h,8CJOJQJaJh hUCJOJQJaJh hzhCJOJQJaJ#]f=~$dx`a$gd\% d@&gd{- $d@&a$gd{- $da$gd $ & FALdx^A`La$gd$}dx^}`a$gd$?d^?`a$gd$ & Fda$gdA \]Pef=Ǹ֬scTE3"hjghf5:CJOJQJaJhjg5:CJOJQJaJh h CJ OJQJaJ 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A! " # $ %  @ 00&P 1hP:pj. A! " # $ %  9 0&P 1h:pr=. A! " # $ %  < 0&P 1h:pF<0. A! " # $ %  ? 0 0&P 1h:po_.<0. A! " # $ %  < 0&P 1h:pA<0. A! " # $ %  < 0&P 1h:pA<0. A! " # $ %  < 0&P 1h:p.<0. A! " # $ %  ? 0 0&P 1h:p%y'<0. A! " # $ %  B@B NormaleCJ_HaJmHsHtHX@X  gTitolo 1$<@&5CJ KH OJQJ\^JaJ h@h 9?tTitolo 2$$$dhx@&`a$6OJ QJ \]^JaJh@h 9?tTitolo 3$$$dh@&`a$:CJOJ QJ \^JaJt@t 9?tTitolo 4)$ dx1$@&`6CJKHOJ QJ aJmH sH V@V 9?tTitolo 5$$@&a$6OJ QJ ]aJmH sH tHT@T 9?tTitolo 6$@&"6CJOJ QJ ]aJmHsHtHZ@Z 9?tTitolo 7$@&(56CJOJ QJ \]aJmHsHtHV @V 9?tTitolo 9 $$d1$@&a$5CJOJ QJ aJLA@L Car. predefinito paragrafoXi@X Tabella normale4 l4a 4k@4 Nessun elencorOr 9?t Carattere Carattere16.5CJ KH OJQJ\^J_HaJ mHsHtHrOr 9?t Carattere Carattere15-6CJOJ QJ \]^J_HaJmHsHtHnOn 9?t Carattere Carattere14*:CJOJ QJ \^J_HaJmHsHtHlO!l 9?t Carattere Carattere13'6CJKHOJ QJ _HaJmH sH tHfO1f 9?t Carattere Carattere12"6CJOJ QJ ]_HmH sH tHfOAf 9?t Carattere Carattere11"6CJOJ QJ ]_HmHsHtHlOQl 9?t Carattere Carattere10(56CJOJ QJ \]_HmHsHtHTOaT  9?tHeading 9 Char5CJOJ QJ _HmHsHtHX@rX `aTesto nota a pi di paginaCJaJPOP 9?t Carattere Carattere_HmHsHtHT&@T `aRimando nota a pi di paginaH*D^@D S Normale (Web)dd[$\$`Y@` *WLMappa documento-D M CJOJ QJ ^J aJ^O^ 9?t Carattere Carattere5OJ QJ ^J _HmHsHtH@@@ U Intestazione  %ZOZ 9?t Carattere Carattere8CJ_HaJmHsHtH2)@2 U Numero pagina>X@> -Enfasi (corsivo)6]H@H 0 Sommario 1!CJOJPJQJaJtH dO"d 9?tNessuna spaziatura"$CJOJPJQJ_HaJmHsHtH BW@1B 9?tEnfasi (grassetto)5\(OA( 9?tpostbodyZ @RZ &9?t Pi di pagina % %CJOJPJQJaJtH fOaf %9?t Carattere Carattere6$CJOJPJQJ_HaJmHsHtH ^Or^ 9?tOpera"'$d(^`a$CJOJ PJQJ \aJ^U@^ 9?tCollegamento ipertestuale>*B*CJ aJ phb@b *9?t Testo fumetto)$ & Fdda$CJOJ QJ ^J aJfOf )9?t Carattere Carattere9$CJOJ QJ ^J _HaJmHsHtHtOt,9?tStile15#+$ & F dda$(B*CJOJ QJ aJmHnHphsHufOf+9?tStile15 Carattere,B*CJOJ QJ _HmHnHphsHtHu|T@| 9?tTesto del blocco1-$dd*$]^`a$CJOJ QJ aJR@ /9?tRientro corpo del testo 2.$ddd`a$CJOJ QJ aJmH sH ^O^ .9?t Carattere Carattere7CJOJ QJ _HmH sH tHTO2T 9?tStile10$dh`a$6CJOJ QJ dOd 9?tStile2%1$ y dd`a$;CJOJ QJ mH sH O 9?tAStile Centrato Destro 14 cm Dopo: 5 pt Interlinea multipla 12..."2$d d]`a$CJOJ QJ aJ@O!2@ 9?tStile33h]mH sH bB@Bb 59?tCorpo del testo4$ddx`a$ CJOJ QJ bOQb 49?t Carattere Carattere4 CJOJ QJ _HaJmHsHtH<Oa< 9?ttitoloverdescuro^J:Oq: 9?ttestoverdescuro^J(OA( 9?tStile480OA0 9?tStile5 9`TOT 9?txtesto_notizie1B*CJOJ QJ ^JaJphTOT 9?t normaleeha11#5B* CJOJ QJ \^JaJphffLOL 9?t normaleeha2B*CJOJ QJ ^JaJphVOV 9?t CF recen 11=$d`a$ CJOJ QJ `0@` 9?t Punto elenco">$hdd^h`a$ CJOJ QJ zC@z @9?tRientro corpo del testo&?$ddx^`a$ CJOJ QJ bOb ?9?t Carattere Carattere3 CJOJ QJ _HaJmHsHtHFOF 9?tCF 11A$d`a$ CJOJ QJ PO!P 9?t cat_title1#5B* CJOJ QJ \^JaJphf3X @X 9?tIndice 1"C$$dd^`$a$ CJOJ QJ RV@AR 9?tCollegamento visitato>*B* ^JphbP@Rb F9?tCorpo del testo 2E$a$6OJ QJ ]aJmH sH tHdOad E9?t Carattere Carattere2"6CJOJ QJ ]_HmH sH tHfQ@rf H9?tCorpo del testo 3G$a$"6CJOJ QJ ]aJmHsHtHdOd G9?t Carattere Carattere1"6CJOJ QJ ]_HmHsHtHO J9?t'Stile Testo del blocco + Garamond 11 ptI$dd*$`a$CJOJ QJ aJO I9?t1Stile Testo del blocco + Garamond 11 pt CarattereCJOJ QJ _HmHsHtH6O6 9?ttituloKdd[$\$&O& 9?ttitulo18O8 9?tautoresMdd[$\$BOB 9?t localizacionNdd[$\$ O 9?tkop3ROR 9?t product_text16CJ OJ QJ ]aJ o(phRZ@R 9?t Testo normaleQCJOJQJ^JaJmHsH6O!6 9?ttext1CJ OJQJaJ o(pO2p 9?twiwei_rezensio&S$*$1$5$7$8$9DH$`a$CJaJmHsHtH*OA* 9?t subtituloJORJ 9?tStileU1$7$8$H$CJ_HaJmHsHtHfOaf bs) Carattere Carattere19";CJKH OJ PJQJ \aJ tHbOqb bs) Carattere Carattere186OJ PJQJ \]aJtHbOb bs) Carattere Carattere17:CJOJ PJQJ \aJtHT+@T bs)Testo nota di chiusuraY CJaJtH JOJ bs)Paragrafo elencoZdd[$\$O bs)Corpo del testo + Grassetto4567:;@CJOJPJQJS*\]^JaJO bs)#Corpo del testo (2) + Non grassetto4567:;@CJOJPJQJS*\]^JaJO bs))Corpo del testo (2) + 11 pt;Non grassetto4567:;@CJOJPJQJS*\]^JaJO bs)+Corpo del testo (2) + Non grassetto;Corsivo4567:;@CJOJPJQJS*\]^JaJO bs)1Corpo del testo (9) + Non corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJzOz bs)Corpo del testo (9) + 7 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJlOl bs)Corpo del testo (9).567:@CJOJPJQJ\]^JaJO! bs)$Corpo del testo (7) + 9 pt;Grassetto.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO1 bs)LCorpo del testo (7) + Century Schoolbook;6;5 pt;Maiuscoletto;Spaziatura 0 pt.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ OA bs)-Corpo del testo (7) + Corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOQ bs)2Corpo del testo (7) + 7 pt;Corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJpOap gbs)Corpo del testo (10)_-@CJ OJPJQJ_HaJ fHq Or fbs)Corpo del testo (10)+g$dx-DM `a$9@CJ OJPJQJaJ fHmHnHq sHtHO bs)8Corpo del testo (10) + 7;5 pt;Non grassetto;Maiuscoletto.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)ACorpo del testo (7) + 6;5 pt;Corsivo;Maiuscoletto;Spaziatura 0 pt.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ O bs)5Corpo del testo (9) + 7;5 pt;Non corsivo;Maiuscoletto.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)4Corpo del testo (7) + 7 pt;Grassetto;Spaziatura 0 pt.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ O bs)9Corpo del testo (7) + 7;5 pt;Maiuscoletto;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJlOl bs)Corpo del testo (7).567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)0Corpo del testo (9) + 7 pt;Grassetto;Non corsivo.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ lOl bs)Intestazione #2 (3).567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)2Intestazione #2 (3) + Maiuscoletto;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)-Intestazione #2 (3) + Corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO! bs)GIntestazione #2 (3) + Palatino Linotype;12;5 pt;Corsivo;Spaziatura 0 pt2567:@CJOJPJQJRHd\]^JaJO1 bs)2Corpo del testo (7) + Maiuscoletto;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJnOAn ubs)Intestazione #1 (3)_-CJOJPJQJRHx_HaJfHq OR tbs)Intestazione #1 (3) ud-D@&M 9CJOJPJQJRHxaJfHmHnHq sHtHOa bs)3Intestazione #1 (3) + 8 pt;Corsivo;Proporzioni 100%2567:@CJOJPJQJRHd\]^JaJOq bs)&Intestazione #1 (3) + Spaziatura -1 pt2567:@CJOJPJQJRHx\]^JaJO bs)@Intestazione #1 (3) + Century Schoolbook;9;5 pt;Proporzioni 100%2567:@CJOJPJQJRHd\]^JaJpOp zbs)Corpo del testo (17)_-@CJBOJPJQJ_HaJBfHq O ybs)Corpo del testo (17)!zd-DM 9@CJBOJPJQJaJBfHmHnHq sHtHO bs)'Corpo del testo (17) + Spaziatura -1 pt.567:@CJBOJPJQJ\]^JaJBO bs)%Corpo del testo (9) + Spaziatura 2 pt.567:@*CJOJPJQJ\]^JaJpOp ~bs)Corpo del testo (18)_-@CJOJPJQJ_HaJfHq O }bs)Corpo del testo (18)~d-DM 9@CJOJPJQJaJfHmHnHq sHtHO bs)#Corpo del testo (18) + 8 pt;Corsivo.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)&Corpo del testo (18) + Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)9Corpo del testo (7) + Courier New;8;5 pt;Spaziatura -1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO! bs)8Corpo del testo (9) + Grassetto;Non corsivo;Maiuscoletto.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO1 bs)ECorpo del testo (9) + Courier New;8;5 pt;Non corsivo;Spaziatura -1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOA bs)8Corpo del testo (9) + 7;5 pt;Non corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOQ bs)4Corpo del testo (9) + FrankRuehl;11;5 pt;Non corsivo.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOa bs)-Corpo del testo (9) + Century Schoolbook;9 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOq bs)7Corpo del testo (9) + Tahoma;7 pt;Grassetto;Non corsivo.567:@CJ OJ PJ QJ \]^J aJ nOn bs)Intestazione #4 (3)_-@CJOJPJQJ_HaJfHq O bs)Intestazione #4 (3)$dh-D@&M 9@CJOJPJQJaJfHmHnHq sHtHO bs)1Intestazione #4 (3) + Non corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)Corpo del testo (7) + Grassetto.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs))Corpo del testo (9) + 6;5 pt;Maiuscoletto.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ O bs)8Corpo del testo (19) + 8 pt;Maiuscoletto;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJnOn bs)Corpo del testo (19).567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)3Corpo del testo (19) + 8 pt;Corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)9Corpo del testo (9) + 8;5 pt;Non corsivo;Spaziatura -1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJnO n bs)Corpo del testo (16).567:@CJOJPJQJ\]^JaJO! bs)9Corpo del testo (16) + 7;5 pt;Non corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO1 bs).Corpo del testo (9) + Non corsivo;Maiuscoletto.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOA bs)4Corpo del testo (9) + Courier New;8;5 pt;Non corsivo.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOQ bs);Corpo del testo (9) + Grassetto;Non corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOa bs)7Corpo del testo (7) + 9;5 pt;Grassetto;Spaziatura -1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOq bs)7Corpo del testo (9) + 9 pt;Non corsivo;Spaziatura -1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)+Corpo del testo (13) + 8 pt;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)2Corpo del testo (9) + FrankRuehl;13 pt;Non corsivo.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)5Corpo del testo (9) + 6;5 pt;Non corsivo;Maiuscoletto.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ pO p bs)Corpo del testo (14)_-@CJOJPJQJ_HaJfHq O bs)Corpo del testo (14)#$dx-DM a$9@CJOJPJQJaJfHmHnHq sHtHO bs)%Corpo del testo (9) + Spaziatura 1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)6Corpo del testo (8) + 8 pt;Non corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)3Corpo del testo (8) + 8 pt;Non corsivo;Maiuscoletto.567:@CJOJPJQJ\]^JaJlO l bs)Corpo del testo (8).567:@CJOJPJQJ\]^JaJzO z bs)Corpo del testo (8) + 8 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO! bs)(Corpo del testo (9) + 7;5 pt;Non corsivo.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO1 bs)-Corpo del testo (7) + Corsivo;Spaziatura 1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOA bs)2Corpo del testo (16) + Non corsivo;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOQ bs)BCorpo del testo (16) + 9 pt;Grassetto;Non corsivo;Spaziatura -1 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJOa bs)<Corpo del testo (7) + Grassetto;Maiuscoletto;Spaziatura 0 pt.567:@CJOJPJQJ\]^JaJnOq n bs)Corpo del testo (13).567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)Corpo del testo (7) + Consolas.567:@CJOJPJQJ\]^JaJO bs)HCorpo del testo (9) + Century Schoolbook;6;5 pt;Non corsivo;Maiuscoletto.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ rO r bs)Intestazione #1 (2)_1@CJ]OJPJQJRH2_HaJ]fHq O bs)Intestazione #1 (2) dh-D@&M =@CJ]OJPJQJRH2aJ]fHmHnHq sHtHO bs)?Intestazione #1 (2) + Century Schoolbook;44 pt;Spaziatura -1 pt2567:@CJSOJPJQJRH2\]^JaJSfO f bs)Intestazione #3_-@CJOJPJQJ_HaJfHq O bs)Intestazione #32$ dX-D@&M ` a$9@CJOJPJQJaJfHmHnHq sHtHO bs)Corpo del testo (2) + 4 pt4567:;@CJOJPJQJS*\]^JaJO bs)/Corpo del testo (2) + Constantia;5 pt;Grassetto4567:;@CJ OJPJQJS*\]^JaJ rO r bs)Corpo del testo (2)4567:;@CJ OJPJQJS*\]^JaJ O! bs)WW-Corpo del testo (2) + 4 pt4567:;@CJOJPJQJS*\]^JaJO1 bs)WW-Corpo del testo (2) + 4 pt14567:;@CJOJPJQJS*\]^JaJOA bs)+Corpo del testo (3) + Grassetto;Non corsivo.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ OQ bs)!Corpo del testo (3) + Non corsivo.567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ ~Oa ~ bs)Corpo del testo + Corsivo4567:;@CJ OJPJQJS*\]^JaJ lOq l bs)Corpo del testo (3).567:@CJ OJPJQJ\]^JaJ O bs)9Corpo del testo (7) + 7,5 pt,Maiuscoletto,Spaziatura 0 pt:567:>*@CJOJPJQJS*Y(\]^JaJo(dO d bs)Mappa documento Carattere1CJOJ PJQJ ^J aJ8@8  j Sommario 2 ^8@8 0 Sommario 3 ^<y= 7!%().]/0.12J3F4>56y88`95: <<>@>AC:EE4NOKQBd;ob>ݢg*ƱF;#;W]j Hb M 1 <  sJf#4%'=)011243566'778AAABDCD*EFFoHHaLMOiQTUVSVVXY-Z~]0^8^>^^^^_____\```~ƺV|sbl0n^pM@S|> 5OIpa O^$W$(/S02T72<=?@CzJ)KLOvPSV.aYbpuz5{-0hv|]ƝHdLxSBd6hC7t` ? k"P\ !#O#g$&)+.F0=56N7u8s9<?VEGHEITLNgOPWaY\]`Ae_j ruM{6c4z PJ՘.QykʯӳevP^92!ts(f  ](x "!"''+ -6-.11<6hABEJuM.OP7Q}QQRTUsURVVY[\_ae!f/kmnvppq=s|xJ})OČڗuv![ҳwuJLG7D&XP?pnf    [  4=g%Q. 34=EH?LMpPX[^(i:j6orIkL5Pa p"R(zXWe?d,A@.7Y>S??CEbG+L MOPQ:SSTfWX\sqOΦw7["Qj{@)=[wR  Y>'RTc'Z"%B&&&'"*++,Z---..Q1g223455f66-94CJjKK2MMgNNVx4$?.$5*>  , i ( ^      -# i% & ( h) h* 56 8 t v v v v { ${ +{ :{ D{ Q{ h{ { { | M} e} } } } ~ &~ Y~ ~ ~ ~ ~   € ˀ ր   G  C p    ]   ! 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Preturala IILa Lega Lombarda la Lombardia la Madonnala Madonna Santissimala Madre la Mantovanala Mariala Mazzala Mazza Pasquinila Merlila Merli Mariala Messa la Missionela Missione Cittadinala Morte La MosconiLa Nota la Novena la Ottolinala Ottolina Maria La Parrocchia la Paternitla Paternit Vostra La Pavesi la Peviani la Pia UnioneLa Plebe La Poliziala Polizia Austriaca la PrefetturaLa Presentazionela Processionela Processione Eucaristica la Provinciala Provincia Lodi-CremaLa Provvidenzala Provvidenza DivinaLa RadioLa Radio Italiana La Redazione la Religionela Religione Cattolica. la Religiosala Religiosa Famigliala Romana Congregazionela S. la S. Messa la S. Sede la S. Urnala S.V.la Sacrala Sacra Congregazionela Sagra la Salaminala Salamina Claudiala Santala Santa MessaLa Santa Regola la Santa Sede la Sezionela Sezione Giovanile. la Societla Societ Cattolica la Solennitla Sottoprefetturala Svizzera. La la Taumaturgala Tombala Via la Via Emilia la Via LargaLa VicepostulazioneLa Vida la Visitala Visita Pastorale ProductIDCBVBZB0BcB\B8B8BZB[BBB-BpBBByBzBKBcBTBUBsB0B1BDBEBGB_B`BZBBBABGBHBGBZBBBlB5BcB0BBB0B0BZBZBBB{B{B|C BC#C BYBBC$BCCCBcBBB/BcBoBBB/CByByCCBXC CCBBWB/B9B:CCBYBiB/B/B/B/B{B0BmBnBMBMBMCCBwBxB+BKB+BcBKB+B+BBBKB2B0BcB+B2B2B2BMB2BZCBZB3B4CB2B2B'BFBMBMBBKBMBcBZB\BKBcBcBZBcCBdBeBZBKBLB2BlBlBBKBZB2BBMCBlBKBLBBB/BIBJBIBJBBC%BBC B0BZB0B,BB2BPB2BBZB/B/B}B~BZBYBZBByBZBB(B)BBBZCByBKBMBMB6B7BfB*BZB}B~BZfeB.BoBgBoB0BZBZB[BZCCB]B;BgB&C!CB-BBCB0CBB?B@C BBBrB_B`CB^BjBkBQBBBQB=B>BBC BBBCBHBsBuBuBuB;B<B0B;BqBBBBcBXCCBrBBCCBHBcC C BGBHBSByBvBhBZBgBRBsBtBNBOCCBaBbBZBcBZCCC"B/fef79_ u  ktu}djlv+3GNT ] ####}%%%%>&E&F&P&&& ))#/2/2248>899AA8C:CBCICMCVCFFFFkHuHHH4IBIMITIkJoJLLMMDQKQ1R9R{RRTTTTUUV VUWWWWWXXXXY Y,Y8YeZmZZZ[[\\\\]]]]]]^^y____ofvfff/g8g:hBhehlhhh2i8iVi^ihiniqiziiiiiiiii.j6jrjzjjjjjkkllmmnnnnnn'o.ovsstt uu+v2vzzzz{({1|6|||~~ (HO‚͂҂ׂ FNowƃɃσag}ď)DK$-Ɲnvßɟ "=@cklt#$+/6ɢ͢Ԣ NUY`nw{Ƽټӽؽ{nx)2[cGIKTW^w:C&.XZgm*^ffkpsln|79jl $%+/5AH-126osdr )2;CDI+2?C (:JLPQXimqy}  #$,/2:AFNTYZbcinx| #&0BFUWX\`bcnow{!).56;?HKMNUYbeghpqvw%./56<AFGNSXY^_ghvy~ #$+.89>?BCKLUYefpq{|%16?I_deopsv{ "&15?@EFNQUZbchiqrwx|} '(02=>EFKVYaimrsv} #()01;BLMRUZ_dhnoqrvz  )/1289<=DITZ]^deop}")./49BCFGLPVgopwx}~ %,18=EJW[`agltx   $+7=>HLPRTU_`jnsw (.359:?@CDN\efnouv #*.5AFGOU[chjopxy-2=ILUVYZbenrwx|}"Y_        ;FGL\b!,6 ;   l!w!U"X"Y"]"""%%%%%%'*4*,,}--C.L.//$/&/W0a000V2b2c5k5:6E68888 99;;;;<<>>>>??@@eAnApAtABBbBjBBBBCJClCsCwCCCCCCCCCCCCJEPEKKwNNNNNNOOOOQQQQ;UAU6V;VUV\VVV'W)WWWXXXXXX|YYN[W[D^L^~^^d`q`}````````````````````````````a a aaabgbccKdSdeeeeeeeeCfHfNfVfWf\fjfpfffff%g(gggggh hhhhhh%h)h1h3h7hBhEhqhuhhhhh iiiijjnnqqArDrosxssvzvvvvvvvvvvvvvw"wyyzzb{j{{{||||}}&-X\!)57MS͂ւsuw~ه$,ԍ܍*0Ř ow"*''X]r|`b<Bmuw~U\SZ "*5<go  NTz|} $/056?AIJQRZ[`jst}~~bfPX=M0; wGV(/7?8>DMS['-3QYAC   9APYt|}-8XansRYcl  !%!2!:!V"]":#B#K#S#$$%%,%3%%%&&''M+Q+2-8-E-M---\/f/q/y////////0 00C1J133 5566?9G9998:@:;;;;<<<<<<<<<<<<====d=j=w======G>S>?@CDD DHHOJVJJJ,K3KMMNN=UFUwW}WXXYYZZ[[F[N[[[\ \cc@cMcffh h>iGikknnnnooooqqssttXuausuuEvMvvv5w=wxxRzZz{{T}^}~~~~ENȀЀ ~ NRJS 13V]'0&3˜Řag rzjxY_ä̧ԧ,/DLS[ܮ#08֯ݯ%,ntƸθظ DJU\elq|'/:Afk:F16xkr 2:GN/4OXZ`mtiptgnz~|8=JR7="*!ju fjks,2=E{H P   eou "S!X!""''- -h/p/ 111'1u1|111~4455p7x788::::,;:;;;@@@@+A1A$B-BfFqFFFOJXJ{JJJJMM NNNNSSVVZZ"]%]-]2]3]9]:]D]M]W]f]l]m]s]t]z]{]]]]]]]]]]]]]]^^____Va\aaa'e+eDiRitt{ {||}}}}% (LjVZ΍эV_`hls8<8<=B:AZdŚ\bciؤۤ VXYael߫dj#Ǯͮ:@įʯ=CpuϹչ4;ݽw}ow5>LUY_pwjp6=?K%JRX^]k 3<iv+0KQRZp|.6z 04JPQXcj   !AG4<!!##''''((++------i.s... 0'0L0X022m5v5555555?6F6U6^6N8R899::;;==@@g@r@AAAAB BCCLLLLLLLLMM"M*MOOPPQQVQ]Q!U'U3U;UUUKVQVVVVV%Y,Y[[?_G___``ab>bIbMbUb[bbbbbbbcc'f-fdflf}kknnavfvvvxx}}܀!&Ĉ AIBMT[>Eǜ͜R]AP¡>L&"- #հܰ :D S^px>F `g$HR5<zuJQ}ipRZ*8kp2; u}  m u     _ k     {       _g&.@H`d!!""""7#B#\%d%' ' ) )++++[.a...}//000022445 55566u::==2>:>tAxAAAAACBJBKBYBBBCCCCCCDDEE FFFFIIJJ KKKK2L8LMM>PFPTTXX2Y8YxY~YpZ}Z4^<^^^d`m`b c/g7gggghhhhhNiYiiiiiiiiiijjjjjj%j&j/j0j9j!k)kpkxkm m n'n)n/n5n?JKTUabm{̯ׯƷϷ yø˸̸θϸڸ$,z7>Xa8AJT#',_e /58>dh@D%,gqzm{#)*56;<DRa\g`kS[CG 8=foHQbdfjkmv~      O W \ ` k o q u v              0 : @ F H M V \ t                                   ! 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